XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Mercoledì 5 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catalano Ivan , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DEI SERVIZI DI MEDIA AUDIOVISIVI E RADIOFONICI

Audizione di rappresentanti del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa.
Catalano Ivan , Presidente ... 3 
Dini Francesco , Consigliere di Amministrazione del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa ... 3 
Giua Claudio , Direttore Sviluppo e Innovazione del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa ... 5 
Cervi Pier Paolo , Direttore Generale della Divisione Digitale del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa ... 7 
Catalano Ivan , Presidente ... 10 
Nizzi Settimo (FI-PdL)  ... 10 
Mura Romina (PD)  ... 10 
Catalano Ivan , Presidente ... 11 
Dini Francesco , Consigliere di Amministrazione del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa ... 11 
Cervi Pier Paolo , Direttore Generale della Divisione Digitale del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa ... 13 
Giua Claudio , Direttore Sviluppo e Innovazione ... 13 
Catalano Ivan , Presidente ... 14 

ALLEGATO: Documentazione depositata dai rappresentanti del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IVAN CATALANO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, l'audizione di rappresentanti del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa.
  Ringrazio il dottor Francesco Dini, consigliere d'amministrazione del gruppo editoriale L'Espresso Spa per aver accolto l'invito della Commissione e gli do la parola per lo svolgimento della relazione.

  FRANCESCO DINI, Consigliere di Amministrazione del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa. Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente e gli onorevoli deputati per quest'opportunità. Partecipano all'audizione e interverranno dopo la mia introduzione il dottor Claudio Giua, direttore sviluppo e innovazione del Gruppo Espresso, e l'ingegner Pier Paolo Cervi, direttore generale della nostra divisione digitale.
  Come forse avete capito anche dal profilo delle persone che interverranno in audizione, abbiamo ragionato su quale contributo darvi con riferimento al vostro ciclo di audizioni per evitare, essendo il nostro un gruppo editoriale storico di questo Paese e abbastanza conosciuto, un contributo meramente didascalico raccontandovi semplicemente lo stato dell'arte delle attività del gruppo.
  Cercheremo, quindi, di focalizzarci su quella che riteniamo la frontiera decisiva – forse è il caso di dirlo, vista la situazione di crisi nel nostro settore – per la sopravvivenza del nostro gruppo, ma dei gruppi editoriali italiani, in una battaglia che si svolge fondamentalmente sulla frontiera digitale, sulle piattaforme digitali e che, a nostro parere, come speriamo di riuscire a spiegarvi, soffre oggi di un disequilibrio competitivo molto grave che non permette ai gruppi editoriali nazionali di competere ad armi pari con i cosiddetti over the top.
  Faccio un breve cenno, ma, ripeto, in estrema sintesi, su questo gruppo. Il nostro gruppo ha focalizzato la sua attività nel nostro Paese, salvo qualche investimento fatto in passato anche all'estero. Dà lavoro oggi ancora a 2.400 dipendenti paga le tasse in Italia. Questo era una cosa scontata in passato, adesso meno, quindi teniamo a sottolinearla. Edita il primo quotidiano nazionale per vendite in edicola, che a nostro parere è, insieme alla raccolta pubblicitaria, il parametro vero sul quale misurare lo stato di salute di una testata. Edita con la Finegil, controllata al 100 per cento dal Gruppo Espresso, 18 quotidiani locali, 12 tra settimanali e mensili. Controlla tre radio nazionali, Radio Deejay, la seconda radio italiana, Radio Capital ed M2o, che, come vedremo, è dedicata a un profilo di target giovane.Pag. 4
  Edita canali tv digitali e satellitari, principalmente focalizzati su target giovane e intrattenimento generalista per quanto riguarda il canale di Deejay TV sul digitale terrestre, con tematicità musicale per quanto riguarda i canali satellitari e via Web.
  Inoltre, c’è una parte consistente, sulla quale il nostro gruppo ha investito molto negli ultimi anni, che segue l'ingegnere Cervi e della quale lui vi parlerà direttamente tra poco, che riguarda i siti web e le attività del digitale per i diversi device digitali del nostro gruppo.
  Tutto il gruppo si avvale di una delle più grandi concessionarie pubblicitarie italiane, che è la Manzoni, controllata anch'essa al 100 per cento dal Gruppo Espresso, che raccoglie pubblicità per tutti i prodotti editoriali del nostro Gruppo e ha costruito negli anni un'offerta multimediale e multicanale dove, come vi anticipavo, la componente digitale ricopre una parte ormai strategicamente rilevantissima.
  Vengo a due cenni sulla crisi per inquadrare poi il tema dello squilibrio competitivo. A partire dagli anni 2007-2008, il settore editoriale in Italia, ma non solo, in tutta l'Europa occidentale, è stato investito da una violentissima crisi strutturale, che negli anni successivi si è combinata, purtroppo, con una crisi economica generale che ha colpito tutta l'Europa.
  Come abbiamo cercato di reagire a una situazione che ha portato già molti gruppi editoriali a realizzare da allora a oggi meno del 50 per cento del fatturato che realizzavano allora ? Altri gruppi come il nostro non sono arrivati a questo decremento, ma comunque non è lo stesso una buona notizia, perché in ogni caso hanno registrato anch'essi un decremento, seppur inferiore.
  Abbiamo cercato di reagire partendo con piani di ristrutturazione e rivedendo i modelli di sviluppo dell'azienda. Il nostro Gruppo – siamo abbastanza orgogliosi di dirlo pure in questa situazione – è stato il primo ad attrezzarsi per la nuova fase e a non solo ad agire sulla struttura dei costi aziendali, ma anche a varare dei piani di investimento in grado di adeguare la nostra offerta a un contesto mutato, che è quello della piattaforma digitale, dell'evoluzione dei consumi, del nuovo protagonismo sociale, che il pubblico dei nostri prodotti e dei nostri contenuti editoriali ha.
  Siamo, perciò, convinti che esista ancora un grande futuro per l'informazione qualificata e per la produzione di contenuti editoriali di qualità. Riteniamo che questa sia un'attività ancora in grado di far crescere le aziende e di svolgere quel ruolo fondamentale, non a caso in questa sede, che i gruppi editoriali hanno svolto nella storia di questo Paese in termini di pluralismo.
  Condizioni di effettiva concorrenza, come dicevo, sono però a questo punto necessarie per rimettere in assetto le aziende e ripartire con lo sviluppo e con una competizione che permetta ai gruppi nazionali di concorrere alla raccolta di risorse – sia pubblicitarie sia derivanti dalla vendita dei prodotti, ma in particolare le prime – fondamentali e ineludibili per portare avanti le nostre attività.
  Una veloce panoramica sugli ultimi dati relativi alla situazione dell'ultimo anno. Purtroppo, non sono buone notizie. Sul fronte della raccolta pubblicitaria, il quinquennio passato è stato drammatico, di caduta verticale dei fatturati. Vediamo, sulla base di dati Nielsen, qualche attenuazione della crisi, ma sicuramente non vediamo alcun segnale di inversione di tendenza.
  In particolare, per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria dei quotidiani e dei periodici del settore stampa, che rappresenta ancora l'attività core del nostro Gruppo, nell'ultimo periodo, gennaio-agosto 2014, segnaliamo un ulteriore decremento del fatturato superiore al 10 per cento sia per i quotidiani sia per i periodici.
  È doveroso dire e abbiamo detto in tante altre audizioni nel corso degli ultimi anni che il settore dell'editoria, della carta stampata, soffre in questo Paese di una condizione molto particolare, unica nel panorama europeo che, per sintesi, direi Pag. 5essere rappresentata dal numero 57, perché c’è il 57 per cento di concentrazione delle risorse pubblicitarie sul media televisivo. Per darvi tre esempi di Paesi assolutamente assimilabili al nostro, in Germania la quota di raccolta della risorsa pubblicitaria in capo alla televisione è del 22 per cento contro il nostro 57, in Inghilterra non arriva al 28 e in Francia è del 35 per cento.
  Fornisco un ultimo dato relativo alla diffusione dei prodotti editoriali, prima di passare la parola ai colleghi. Come sapete, in Italia esiste lo strumento dell'accertamento diffusione stampa, quindi non una ricerca, ma dati oggettivi poi controllati da un soggetto esterno. Abbiamo avuto una costante riduzione delle vendite in edicola che, come dicevo, insieme alla pubblicità, è il vero parametro oggettivo per misurare la temperatura e lo stato di salute del settore. Tra il 2010 e il 2013, il calo delle vendite è stato superiore al 20 per cento.
  È vero, come forse alcuni di voi avranno letto, che inizia a diffondersi una consistente quota di vendite di copie digitali on line, che non sono i siti dei nostri giornali, ma proprio le copie replica del giornale che si trova in edicola venduto attraverso abbonamenti on line. Questo è un fenomeno molto importante, che si sta sviluppando in modo consistente, ma teniamo a dire che non è assolutamente in grado a oggi di sostituire quel fatturato e quelle copie che i nostri prodotti editoriali hanno perso in edicola nella diffusione, particolarmente in questi ultimi cinque anni.
  Col permesso del presidente, passerei la parola al dottor Claudio Giua, che parlerà delle attività del gruppo, con particolare riferimento all'audiovisivo e alla convergenza digitale.

  CLAUDIO GIUA, Direttore Sviluppo e Innovazione del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa. Il Gruppo Espresso compirà 60 anni l'anno prossimo, nel 2015. Per la gran parte della sua vita, per i primi quarant'anni praticamente, si è occupato esclusivamente di carta, di prodotti cartacei. Abbiamo cominciato poi con l'acquisizione di alcune emittenti radiofoniche, di cui parlerò più avanti, e negli ultimi 16-17 anni ci siamo occupati in maniera intensiva anche della parte digitale. In particolare, Repubblica.it, come sapete, è il sito di informazione italiana più importante dal punto di vista dell’audience e su quello ci siamo molto concentrati negli ultimi 17-18 anni.
  In questa sede, parliamo soprattutto della parte audiovisiva. Negli ultimi anni, la rigida separazione che c'era tra le varie componenti aziendali, per cui chi faceva radio, faceva solo radio, chi faceva televisione, faceva solo televisione e, ovviamente, tutto il resto si occupava della carta, col mondo digitale è andata via via scomparendo e abbiamo a mano a mano anche adeguato la struttura aziendale alle nuove esigenze. Tutta l'attività audiovisiva fa capo, ad esempio, oggi alla divisione digitale del gruppo, di cui è direttore generale Pier Paolo Cervi.
  La maggiore difficoltà che stiamo riscontrando nella nostra attività quotidiana è di confrontarci quotidianamente, per quello che riguarda le attività che danno ricavi, e quindi l'attività pubblicitaria in particolare, con i player internazionali, che in un mondo audiovisivo si propongono come player totalizzanti, che cioè riescono a prendere l'utente e a gestirlo in maniera che possa trovare all'interno di quest'esperienza, fatta su YouTube, nel mondo Apple e così via, risposte talmente totalizzanti che rendono difficilmente fruibili altre piattaforme.
  Da questo punto di vista, quindi, i nostri veri concorrenti, che per anni sono stati quelli che facevano le nostre stesse attività, gli editori come noi, oggi sono invece concorrenti sul mercato internazionale e con dimensioni e struttura diversi dai nostri, sono appunto gli OTT, gli over the top.
  Sostanzialmente, questo ha provocato a livello globale, quindi anche da noi, una nuova suddivisione del mercato pubblicitario, che ha portato i nostri mezzi storicamente più importanti, quelli cartacei, ad avere un vero e proprio crollo della raccolta pubblicitaria. Nella documentazione Pag. 6che abbiamo depositato troverete un grafico molto significativo che mette in evidenza il calo dei ricavi pubblicitari dei giornali, corretto con l'inflazione, quindi in termini equivalenti nel tempo. Dal 1950 al 2010, oggi negli Stati Uniti, ma in Europa non è diverso, siamo tornati esattamente alla stessa situazione che c'era 65 anni fa, cioè nel 1950. I ricavi pubblicitari in assoluto valgono quello che valevano cinque anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
  Per noi, quindi, la pubblicità è un elemento fondamentale. In questo, come vedremo successivamente, abbiamo le maggiori difficoltà perché il nostro mercato di riferimento oggi è tutto il mercato, senza più alcuna eccezione.
  Quali sono state nel tempo e quali sono oggi le attività principali del Gruppo Espresso nei settori della produzione audiovisiva ? Abbiamo cominciato con la prima acquisizione di una radio nel 1989, Radio Deejay, che è stata ed è ancora oggi la principale o la seconda, a seconda dei mesi, radio privata italiana. Abbiamo acquisito otto anni dopo, nel 1997, Radio Capital, che ha oggi a sua volta una significativa audience. Più recentemente, abbiamo acquisito una terza radio, che abbiamo trasformato anche nel nome, M2o, rivolta al pubblico di adolescenti e preadolescenti. Anche questa ha avuto un notevole successo. In base all'indagine e a un RadioMonitor, l'ultima realmente accessibile, che è del terzo trimestre 2013, le tre radio del gruppo hanno degli ottimi risultati di ascolto nel giorno medio, in particolare Radio Deejay, che ha raggiunto i 5 milioni di ascoltatori e nel terzo semestre 2013 è stata la seconda emittenza italiana nazionale. Ovviamente, come per tutti gli altri media, questo successo non corrisponde a una raccolta pubblicitaria sufficiente, nel senso che abbiamo avuto, anche per quanto riguarda il mondo delle radio, un calo complessivo nel 2013 del 10,2 per cento, che è quello sostanzialmente che ha avuto il mercato.
  È ancora più recente l'ingresso nella televisione, che risale più o meno a 10 anni fa, con l'acquisto dei multiplex di Rete A. Da quello è nata una serie di attività che si sono strutturate molto recentemente, nel giugno scorso, con un accordo e un'integrazione delle attività di operatore di rete digitale, tra TIMB e Rete A. Con la creazione di questa società che si chiama Persidera, di cui Telecom Italia Media detiene il 70 per cento e il Gruppo Espresso detiene il 30, è nato il principale operatore di rete in Italia, con 5 multiplex in attività, con una copertura del territorio nazionale molto ampia, capillare.
  L'attività di video digitale, come abbiamo già detto, oggi fa capo totalmente alla divisione digitale del Gruppo. Per dare alcuni parametri di riferimento, si può dire che nel 2013 il Gruppo Espresso ha migliorato molto la propria attività digitale per quanto riguarda il video, tanto che recentemente, non più di tre settimane fa, in un'analisi fatta da un operatore «indipendente», il sito del Daily Mail, risulta che i video del Gruppo Espresso, Repubblica in particolare, sono in termini di utenza i terzi in Europa e, probabilmente, anche a livello globale, dopo un operatore turco e uno britannico, appunto il Daily Mail Online.
  In questo momento, vediamo un'evoluzione positiva di Repubblica.it, che ha 1,4 milioni di utenti unici al giorno ed è considerato, anzi è sicuramente il primo sito di informazione in lingua italiana. C’è anche una crescita notevole per quanto riguarda i siti dei quotidiani locali, che sono cresciuti del 17 per cento nell'ultimo anno.
  Abbiamo poi assunto recentemente alcune iniziative, un accordo con il gruppo Huffington Post per l'Huffington Post Italia, nato nel settembre del 2012. Ancor più recente è l'acquisizione di MyMovies, il sito di riferimento in Italia per quanto riguarda l'informazione cinematografica.
  Inoltre, abbiamo altre attività che riguardano il video digitale, come la produzione dei notiziari per il canale terrestre di laeffe, una televisione del digitale terrestre che, come sapete, fa capo al Gruppo Feltrinelli. Abbiamo anche delle produzioni proprio per le nostre testate, in particolare per Repubblica. Tra queste, va Pag. 7ricordata RPrima, la trasmissione di anticipazioni di film e libri di Repubblica.it e, in particolare, la produzione video di grande successo Webnotte, una vera e propria trasmissione poi anche ritrasmessa e messa a disposizione degli utenti in forma sia integrale sia, come si dice in gergo, «pillolata», divisa in pezzi, in sezioni, che va in onda il martedì sera.
  Gran parte di quest'attività è svolta da quello che noi chiamiamo il visual desk, una struttura che ha una sua unicità anche nel panorama delle produzioni televisive europee. Ci sono circa 30 persone tra giornalisti, tecnici e grafici, che producono tutti i giorni un numero notevole di prodotti audiovisivi, di video. In particolare, Repubblica.it produce oggi circa 120-130 prodotti video quotidiani, di gran lunga la maggiore produzione tra i quotidiani europei di analoga dimensione.
  Un'ultima iniziativa molto interessante che abbiamo messo in atto recentemente è una iniziativa di syndication, che significa che abbiamo costruito una piattaforma sulla quale possono agire sia le nostre redazioni sia le redazioni di altri siti in una forma di interscambio di video, in modo che redazioni di siti a noi non collegate e di piccole dimensioni possono avere a disposizione un prodotto video di qualità e noi possiamo avere in cambio un prodotto video da questi siti, soprattutto locali e settoriali.
  Questo tipo di attività è accompagnata, ovviamente, da un prodotto pubblicitario distribuito su tutta la piattaforma, quindi per tutti i siti, e consente anche a siti più piccoli di avere delle fonti di reddito che, altrimenti, non avrebbero.
  Tutto il sistema che ho descritto vive, sostanzialmente, per la gran parte di pubblicità. Le nostre attività digitali, infatti, sono finanziate per la grandissima parte dalla pubblicità. Su questo tema della pubblicità, ovviamente, c’è una notevole problematica collegata all'utilizzo dei dati, che adesso, col permesso del presidente, vi illustrerà l'ingegnere Cervi.

  PIER PAOLO CERVI, Direttore Generale della Divisione Digitale del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa. Quanto abbiamo esposto fino a questo momento sottolinea, nell'ampio panorama di attività del Gruppo in ambito stampa e radio, che abbiamo fatto grandi investimenti in questi ultimi anni per sviluppare un'intera componente di prodotto digitale che sta convergendo sempre più verso il mondo dell'audiovisivo. È il motivo per cui abbiamo impostato una parte importante di questa relazione presso di voi su questo tema digitale, sul tema Internet.
  Come i miei colleghi sottolineavano, una parte molto importante, prima di tutto, dei consumi dei cittadini e, in secondo luogo, dei ricavi pubblicitari, volente o nolente, andrà verso le piattaforme digitali nelle loro varie forme, nei loro vari prodotti e interpretazioni. La componente non più solo testuale ma video su cui abbiamo investito energie, denaro e sforzi in questi anni, saranno fondamentali. Le persone useranno fortemente queste componenti.
  Il fattore, però, fondamentale di cui crediamo sia necessario che il legislatore abbia coscienza è che questo mercato digitale, nell'ottica di un mercato globale, non di Italia e basta, nato in una logica di deregolamentazione, cioè lasciando che i servizi che si affermavano lo facessero evolvendosi in un'ottica che guardava solo al bene dei cittadini, come in parte è avvenuto, oggi invece mostra delle imperfezioni, degli aspetti critici quanto meno complessi e che vanno approfonditi.
  Probabilmente, andranno regolamentati, altrimenti crediamo che inesorabilmente, nonostante tutti gli sforzi, tutti gli investimenti che riteniamo di volere e dover fare e che siamo anche nelle condizioni di fare, avendo una posizione preminente sul mercato, senza una serie di interventi su punti cruciali da presidiare, non saranno seguiti da ricavi proporzionati. Ci sarà un meccanismo di concentrazione delle risorse nelle mani, appunto, di pochi soggetti, che creeranno un problema di fatto per l'industria dei media. Qui non parliamo solo di giornali, ma anche delle televisioni che nei prossimi dieci anni si troveranno ad affrontare Pag. 8problemi simili, per l'industria del media e, di conseguenza, crediamo anche per le democrazie.
  I temi che devono essere regolamentati costituiscono dei punti nevralgici del sistema. Uno è un tema di concorrenza in senso generale. Crediamo che alcuni ambiti, che poi potrebbero essere approfonditi in una disamina successiva, comunque meritino un'attenzione dal punto di vista proprio di quello che classicamente era considerato il meccanismo antitrust, perché si tratta di servizi in cui il dominio di pochi soggetti o di un solo soggetto – prospetticamente, avviene un po’ in tutti i grandi ambiti di Internet – creano un problema competitivo.
  Senza alcuna demonizzazione del soggetto Google, rilevo che il fatto che il search sia per il 90 per cento in mano a un unico soggetto, per una funzione importantissima dal punto di vista di Internet, che potrebbe essere considerata quasi un'infrastruttura della stessa rete, può creare una serie di problematiche, di fatto create, di controllo dei servizi che possono aver successo, di sussidio di servizi magari dello stesso operatore tramite un dominio del search.
  Quindi c’è un tema di antitrust, che si applica a vari ambiti. Pensiamo anche ai social media, dominati oggi da Facebook, con cui come Gruppo abbiamo ottimi rapporti, ma è evidente che questo non è un servizio interoperabile, ma chiuso, dove c’è un dominio che potrà portare degli effetti competitivi molto importanti.
  Per il tema della concorrenza, c’è un problema ben noto di equità fiscale che ha un risvolto non solo sul fatto di pagare le tasse, dove e quanto, ma anche sul lavoro generato nel nostro Paese o in posti diversi da questo. Ci sono problemi di giurisdizione. Tutte le volte che si introducono delle regolamentazioni su Internet, si pone il grande tema di poterle far rispettare a livello globale. Ci rendiamo conto che non sono problemi che si possono risolvere sempre facilmente con il legislatore nazionale, ma sono temi di cui si deve prendere consapevolezza. Non facendolo, ci troveremo, purtroppo, a registrare degli effetti competitivi molto negativi.
  Da ultimo, introduciamo un tema che poi vorremmo porre al centro dell'attenzione nell'ultima parte della nostra relazione: i dati degli utenti. Un fattore che sarà determinante a stabilire i ricavi pubblicitari e la loro allocazione tra i vari mezzi in futuro, in digitale, sarà molto legato all'utilizzo dei dati.
  Sostanzialmente, il mondo della pubblicità sta entrando in una fase in cui al meccanismo classico di contrattazione tra concessionarie e centri media, che appunto intermediavano, gli interessi degli editori e degli investitori pubblicitari, si sta affiancando un mercato telematico dell'investimento pubblicitario che sarà del tutto analogo al mercato finanziario, dove ci sarà una compravendita in tempo reale dello spazio pubblicitario. Questo è già attuale.
  Tutto sommato, questa è una tendenza che riteniamo sia anche positiva, nel senso che genererà efficienza nella modalità di acquisto e di vendita della pubblicità. Un fattore fondamentale, però, è che la benzina che farà funzionare questo motore di compravendita pubblicitaria sarà data dai dati degli utenti e l'acquisto dello spazio pubblicitario sarà legato al fatto di contattare un particolare utente che ha un determinato profilo e un determinato comportamento su Internet.
  Purtroppo, è un tema anche molto tecnico, ma cruciale. I dati a corredo del singolo utente contattabile possono già oggi essere di varia natura, sostanzialmente suddivisi in informazioni di prima parte, quelle nelle mani dell'editore o del sito che in quel momento sta ricevendo la visita di quel cliente e informazioni di terze parti, che già oggi vari soggetti del mondo Internet, spesso americani, talvolta anche europei, riescono a carpire dagli utenti tramite i cosiddetti cookie di terze parti.
  Ci sono, cioè, per non essere troppo tecnici, dei meccanismi, dei software, che permettono di tracciare i comportamenti degli utenti quando si muovono da un sito Pag. 9all'altro su Internet. È il meccanismo che porta ciascuno di noi, che magari sta prenotando un viaggio per Francoforte, a ricevere, mano a mano che si muove su Internet, una serie di inserzioni pubblicitarie legate ad alberghi a Francoforte o al noleggio auto e così via.
  Questo meccanismo di tracciamento del comportamento dell'utente e di disponibilità dei suoi dati è reso possibile dagli attuali regolamenti di privacy in vigore in Italia e in vari altri Paesi. Questo, sostanzialmente, tenderà a trasformare questo mondo se i Paesi europei non metteranno mano alle proprie regolamentazioni di privacy anche a tutela dei cittadini. Il viaggio a Francoforte o l'aver visitato il sito di una casa farmaceutica alla ricerca di una medicina non dovrebbero, comunque, essere dati, nell'ottica stessa del cittadino, a disposizione di terze parti che li commercializzino a favore di ulteriori soggetti.
  Qualora non si intervenga, sostanzialmente si configurerà una situazione in cui Internet non sarà più un insieme di siti dal punto di vista pubblicitario, sul quale quindi un investitore comprerà la prima pagina o la pagina di economia, ma si configurerà come una sorta di grande nuvola dove il cliente, muovendosi, sarà tracciato e colto, pubblicitariamente parlando, in modo automatico.
  Il motore che fa funzionare questa nuvola sono delle piattaforme di vero e proprio trading. Oggi, ci sono tre principali piattaforme nel mondo: Ad Exchange di Google, FBX di Facebook e una terza di Amazon, a cui si attacca una serie di altre piattaforme tecnologiche sia sul lato dell'acquisto, che della vendita e dell'arricchimento dati. Queste piattaforme sono oggetti necessari per il funzionamento di tutta quest'infrastruttura.
  Qualora nulla cambi, quindi, e non si riesca a intervenire da vari punti di vista, ma certamente anche da quello della gestione dei dati, su questo meccanismo, indipendentemente da tutto quello che noi editori faremo, sia che investiremo sulla produzione video, sia che lo faremo su nuovi servizi innovativi e così via, il rischio che avremo davanti è che l'intermediazione pubblicitaria andrà verso una strozzatura. Il mercato pubblicitario finirà in mano a poche grandissime piattaforme e, a quel punto, perderemo anche il concetto stesso di editore e la raccolta andrà a discapito degli attuali editori europei.
  Questo mondo è chiamato programmatic buying. Nella relazione che vi lasciamo, c’è una descrizione sintetica di come questi meccanismi funzionino oggi e di come riteniamo che possa essere limitata la distorsione del mercato con opportuni interventi legislativi.
  Su quest'ultimo tema, vorremmo aggiungere qualche informazione più specifica. Dal punto di vista del regolamento della privacy, quello che ho descritto prima e che oggi è legale, ovvero tracciare ognuno di noi quando si muove su Internet col proprio dispositivo attraverso tutto quello che fa sulla rete, è reso possibile dai regolamenti adottati in vari Paesi, compresa l'Italia, in attuazione delle direttive europee che, a nostro avviso, sono state interpretate in modo quanto meno originale.
  Il regolamento europeo del 2009 indicava chiaramente che dovesse esserci un'esplicita condivisione da parte del cittadino, del cliente, all'accettazione dei cookie che tracciavano il comportamento. In realtà, nel modo in cui i vari Paesi hanno tradotto e attuato questa direttiva, anche a causa delle grandi difficoltà oggettive di introdurre dei cambiamenti in uno Stato quando ci si inserisce in un mondo, Internet, che quanto meno va visto a livello europeo per non commettere un suicidio nel definire determinate regole, nel trasferire e nel trasformare questo regolamento in norme, l’Authority italiana sta andando verso una soluzione per cui l'utente si troverà di fronte un banner che non farà distinzione tra cookie di prima e terza parte, con cui sarà suggerito che, proseguendo nella navigazione sul sito, si accetterà implicitamente tutto quello che c’è dietro questa scelta, e cioè un insieme di cookie di prima, di seconda e di terza parte.Pag. 10
  Il 98-99 per cento degli utenti accetterà e non approfondirà quali dati si stiano cedendo a chi. Per il 99 per cento delle persone, quindi, si continuerà ad avere una tracciabilità di tutto quello che fa e una rivendibilità di quest'informazione in queste piattaforme. Riteniamo che, invece, questo sia un elemento da osservare con attenzione e da preservare.
  Oggi abbiamo parlato molto di cookie. Ovviamente, l'evoluzione tecnologica è forte, quindi altre tecnologie si sostituiranno o si affiancheranno a queste. Quello che vogliamo far salvo è il principio per cui i legislatori europei probabilmente dovrebbero provare ad approfondire questi temi per evitare che il mercato pubblicitario sia soggetto a storture e a concentrazioni eccessive.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SETTIMO NIZZI. Ringrazio per la relazione. Vorrei sapere se, per quanto vi riguarda, abbiate individuato la causa della maggior raccolta pubblicitaria sul segmento televisivo nel nostro Paese rispetto agli altri Paesi europei e perché in Italia leggiamo molto meno rispetto ad altri Paesi europei o ad altri Paesi a livello internazionale.
  Per quanto riguarda la soddisfazione del cliente, che va naturalmente alla ricerca di un qualsiasi sito, penso che sia più importante la sua soddisfazione di poter avere libero accesso ed entrare nel sito in cui vuole navigare piuttosto che non accettare di dare i propri dati.
  Questo è sempre il solito dilemma di limitare o meno l'accesso di tutti noi nel mondo di Internet, se introdurre o meno il pagamento per l'accesso ad alcuni siti, o di introdurre o meno altri modi per limitare. Ritengo che sia molto più importante continuare a vivere preservando la libertà di accesso a Internet anche nella maniera più gratuita possibile. Le modifiche intervenute nei comportamenti e, soprattutto, di acculturamento della popolazione con l'avvento di queste piattaforme digitali, di Internet, sicuramente hanno migliorato, per cui sarei interessato a che i siti rimanessero liberi e gratuiti.
  Vorrei anche sapere se pensate, ultima domanda che può avere un certo riscontro anche dal punto di vista politico, che l'essere visti dall'utenza come appartenenti a un determinato «schieramento politico» o essere posizionati politicamente in una ben determinata posizione del pianeta politico italiano sia un elemento positivo o negativo proprio per il mercato a cui vi riferite.

  ROMINA MURA. Vorrei sottoporvi alcune domande seguendo un po’ la relazione che ci avete illustrato. Ci avete spiegato in cosa consista e come si sia evoluta in questi anni la crisi dell'editoria. Proprio stamattina, leggevo sul giornale che nel 2013 circa 800 giornalisti hanno perso il lavoro, oltre 30 fogli locali hanno chiuso, quindi i numeri ogni giorno rappresentano questa crisi nella sua massima gravità. Nel frattempo, l'Italia, altro dato che non ci piace, è scesa al quarantanovesimo posto della classifica della libertà di informazione. Anche questo è un dato che deve preoccuparci.
  Sulla base di questi elementi e di quelli molto più approfonditi che ci avete proposto, vorrei chiedervi, in vista di una riforma dell'editoria che tutti auspichiamo sia attuata al più presto, quali sono secondo voi i capisaldi intorno ai quali questa riforma deve costruirsi.
  Relativamente al mercato digitale avete parlato, giustamente – lo condivido – della necessità di una regolamentazione. Intervenire sulla tassazione di alcune imprese che operano sulla rete potrebbe essere un primo passo verso questa regolamentazione ? Per capirci, la Web tax o la Google tax potrebbe essere uno degli interventi per procedere a questa regolamentazione ?
  Infine, avete evidenziato come gli investimenti pubblicitari siano prevalentemente orientati al mezzo televisivo. Per la Rai, dal 2007 a oggi c’è stato un crollo degli investimenti in pubblicità. Se non Pag. 11sbaglio, si sono dimezzati. La crisi colpisce, quindi, fortemente anche la televisione, e in particolare la Rai. Il Governo sta iniziando un percorso di riforma della Rai: che Rai sostenibile vedete nel futuro ?

  PRESIDENTE. Do ora la parola al dottor Francesco Dini per la replica.

  FRANCESCO DINI, Consigliere di Amministrazione del Gruppo Editoriale L'Espresso Spa. Le repliche saranno rese da me e dai miei colleghi in ragione dei nostri interventi.
  Vorrei tanto dare una risposta e ringrazio per la domanda sulla concentrazione pubblicitaria nelle televisioni, ma penso che a tutti sia nota la posizione del Gruppo Espresso. È una battaglia che facciamo da molti anni. C’è una concentrazione particolare delle risorsa pubblicitaria sulla televisione perché in Italia non esiste una legislazione antitrust efficiente sul mercato della raccolta pubblicitaria. L'autorità di settore non ha mai voluto considerare un mercato rilevante quello della raccolta pubblicitaria, e quindi siamo finiti a quella percentuale di cui vi ho parlato, il 57 per cento, che è più o meno la stessa da molti anni. Direi che questo è un fattore ormai strutturale di questo mercato.
  Aggiungiamo che questo mercato ha anche degli intermediari, che giustamente devono recuperare le risorse vitali. Per questi intermediari, che tipicamente sono i centri media, il mezzo televisivo è la maggiore fonte di risorse. Il centro media, come noto, è quel soggetto che accompagna il cliente nella pianificazione dell'investimento. Il combinato disposto di assenza di regole e di un mercato ormai strutturato da molti anni avendo come faro anche, lungo tutta la filiera, le revenues da raccolta sul mezzo televisivo, da luogo a questo risultato.
  Non crediamo che sia una carenza di offerta del settore editoriale proprio dalla carta stampata ad aver determinato quest'assetto. Sulla questione della lettura, sul perché in Italia si legga meno che altrove, è anche questo un dibattito che viene da lontano, ma riteniamo che non sia vero. Ci sono due strumenti per misurare il settore dell'editoria della carta stampata: uno è quello che ho citato, ossia Accertamento Diffusione Stampa, che misura fisicamente le copie che, principalmente in edicola o attraverso altri canali, sono distribuite; l'altro è una ricerca storica, mai messa in discussione, molto seria, fatta da primari istituti, ossia l'Audipress, che misura i lettori complessivi, quindi più lettori per copia.
  Questa ricerca ci dice che la media della readership italiana è assolutamente allineata a quelle degli altri Paesi europei pur in assenza di un prodotto, che sicuramente incide sulla diffusione, ovvero il prodotto «giornale popolare». I casi inglesi sono noti a tutti e sicuramente lì c’è una diffusione molto più importante rispetto a quella dei nostri giornali.
  Qua cerco di dare velocemente una risposta anche all'ultima domanda dell'onorevole Nizzi sulla linea editoriale: noi crediamo che la linea editoriale sia la ricchezza dei nostri prodotti e di tutti i prodotti, anche dei prodotti concorrenti. Quando mi riferivo ai rischi che la situazione che abbiamo cercato di descrivervi oggi comporta per il pluralismo in questo Paese, mi riferivo a questo: oggi, abbiamo una ricchezza di posizioni nel panorama editoriale italiano, devo dire forse unica in Europa, che sicuramente vedrà delle riduzioni importanti in termini di risorse umane impiegate, di testate che stanno chiudendo. Purtroppo, le chiusure sono iniziate nei periodici, ma oggi lo vediamo anche nei quotidiani.
  Questa non è assolutamente una bella notizia. Credo che il fatto che dei giornali abbiano una linea editoriale precisa e la portino avanti sia un bene per questo Paese e che sia anche la ricchezza che ogni azienda che fa questo mestiere può offrire al suo pubblico.
  Relativamente al tema dell'occupazione, non vogliamo fare polemiche, ma permetteteci di fare un piccolo esempio. Abbiamo citato il nostro stato di salute dimostrato dal conto economico: oggi, L'Espresso è l'unica azienda che, senza Pag. 12distribuire dividendi, senza fare particolari guadagni, ha però attraversato questa lunghissima crisi sempre in equilibrio di conto economico e finanziario. Fa un fatturato che più o meno, con tutti i mezzi che vi abbiamo descritto, dovrebbe essere circa la metà di quello che Google sviluppa in questo Paese. Uso il condizionale perché le autorità di questo Paese non hanno la possibilità di acquisire il dato del fatturato generato effettivamente da quest'azienda nel nostro Paese.
  Il doppio del nostro fatturato è generato da Google con risorse umane rappresentate da meno di un decimo di quelle – credo che anche il tema del lavoro abbia una sua rilevanza – impiegate dal nostro gruppo. Stiamo parlando, quindi, per le notizie che si hanno, di circa 200 persone rispetto a più di 2.400 di cui vi dicevamo prima.
  Come accade ? Questi signori sono sicuramente dei geni. Lo sono perché hanno scoperto un modello di efficienza produttiva che nessuno ha mai scoperto ? No, possiamo escluderlo. Questo fatturato è generato, in parte, ereditando quello che un tempo era il fatturato delle directory delle Pagine Gialle; in parte, attraverso un'offerta da media company – checché ne dicano loro, lo sono a tutti gli effetti – un'offerta, quindi, di contenuti. Questi contenuti portano su quella piattaforma delle teste, che poi sono vendute esattamente come facciamo con tutti gli altri prodotti editoriali. Naturalmente, sono vendute più profilate, ma l'ingegner Cervi vi ha già spiegato la distorsione.
  La differenza tra i 200 e i 2.400 è che questi contenuti non sono prodotti da quella piattaforma, ma presi da altri, saccheggiati da altri produttori di contenuti editoriali e messi a disposizione su quella piattaforma. Come Federazione italiana editori giornali abbiamo dimostrato con una ricerca Nielsen anni fa che, grazie anche alla presenza delle news, dell'informazione, Google attira una quota assai consistente in Italia di utenti, naturalmente poi rivenduti. Questo è il segreto industriale.
  Cosa c'entra il Parlamento ? C'entra moltissimo. Il Parlamento tedesco ha legiferato su questo, il Parlamento spagnolo l'ha fatto molto recentemente, la Francia ha scelto un'altra strada, a nostro parere sbagliata, ma che comunque insisteva sullo stesso problema: questi contenuti devono trovare una forma di protezione sul web, non è sufficiente la protezione della legge, ormai datata, del copyright, come già in altre sedi istituzionali abbiamo sottolineato.
  Sicuramente, questo dato è un punto di partenza e mi permetto di dire che riguarda proprio i Parlamenti nazionali. Mentre, infatti, possiamo discutere che alcune correzioni dello squilibrio competitivo debbano essere fatte in sede europea, come la questione fiscale, sicuramente questa è una correzione che può essere apportata dai Parlamenti nazionali.
  L'ultimo tema, poi passerò la parola ai colleghi, è stato sollevato da una domanda sulla Rai, sul modello che vorremmo di Rai. Essendo noi dei competitori, non credo che sia corretto né particolarmente rilevante far conoscere la nostra posizione. Sicuramente, ognuno di noi tre potrebbe darvela come cittadino, ma penso che rilevi poco.
  Forse può essere più interessante per voi una risposta relativa alla raccolta pubblicitaria. È vero quello che si diceva: fa impressione vedere la raccolta Sipra per chi ha lavorato, come me, da più di vent'anni in questo settore. Oggi Sipra raccoglie circa 600 milioni di euro e, per chi conosce la storia della raccolta pubblicitaria Rai, è una cosa che fa abbastanza impressione.
  Credo che la Rai su questo debba guardare al suo interno. Le politiche di Rai e della sua concessionaria sono state devastanti per il mercato negli ultimi anni. Credo che non sia eccessivo ragionare su ipotesi di dumping. Si raccoglie anche il risultato di quello che si è seminato. Dall'altra parte, c’è sicuramente un modello di televisione generalista in crisi, ma la Rai ha ottime risorse per ripensare ai suoi modelli produttivi e alla sua offerta.Pag. 13
  Sarebbe possibile una riflessione, visto che è un tema regolato per legge, sull'affollamento pubblicitario Rai, ridotto rispetto a quello degli operatori privati. Come si utilizzano queste posizioni è una riflessione che credo anche il Parlamento nelle sedi opportune possa fare.

  PIER PAOLO CERVI, Direttore Generale della Divisione Digitale del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa. Aggiungo qualche elemento sulle domande poste. Francesco Dini ha già risposto sul tema della ragione di tanta concentrazione e sul tema della linea editoriale. Io, invece, vado a un chiarimento sul tema della libertà d'accesso ai siti.
  Tutto ciò di cui abbiamo parlato non ha nulla a che fare con il fatto che un sito sia a pagamento o meno, di bloccare l'accesso a un sito o meno, ma solo col fatto che, quando si entra in un sito, qualunque esso sia, sia registrato questo comportamento e sia dato a operatori commerciali globali oppure no.
  Dal punto di vista del cittadino e di come funziona Internet, nulla cambia. Lei può entrare ovunque. Altro è, però, se, entrando in un sito, quell'informazione è usata a fini commerciali in modo automatico, come descrivevo prima, o meno. Non c’è una contrapposizione tra Internet libero o non libero, tra il pagamento o il non pagamento. Qui c’è solo da decidere a chi appartengono i dati personali degli utenti, chi li utilizza e con quale finalità. La regolamentazione di questo è un punto cruciale.
  Qui mi collego ad un'altra domanda. Si diceva che stiamo registrando, appunto, la perdita di occupazione di 800 giornalisti. Sintetizzeremmo il tema così. Da una parte, vediamo che c’è una crisi economica di carattere generale, all'interno della quale se ne iscrive una nazionale, all'interno della quale ce n’è una dei media tradizionali, per cui questo fa calare i fatturati e l'occupazione.
  Quello che stiamo, però, aggiungendo è che c’è un settore in grande crescita, che è il settore digitale nel suo complesso, e abbiamo provato a sottolineare in questa relazione che alcune misure servono a evitare di contare i disoccupati anche in un mercato crescente. Vogliamo evidenziare che questo mercato crescente ha comunque delle specificità complesse, entro le quali il legislatore dovrebbe entrare, altrimenti si produrranno dinamiche di mercato che ci faranno contare disoccupati anche nel mercato crescente in Europa. Da qui nasce tutto il tema che abbiamo sottolineato sull'utilizzo dei dati personali, perché è uno dei grandi fattori.
  Ci si chiedeva, inoltre, di quali altri fattori si trattasse. Francesco Dini ha posto il tema del copyright: aggiungo quello dei dati ai fini della concentrazione del mercato pubblicitario e ribadiamo quello del monitoraggio delle posizioni dominanti, perché Internet, purtroppo, è il mercato delle posizioni dominanti. C’è un search in Europa che domina, c’è un social network in Europa che domina, che un e-commerce che domina in Europa. Entrare nel dettaglio di queste posizioni dominanti e capire quando ci sono delle storture è fondamentale per permettere al mercato di svilupparsi in modo sano. Questo è un terzo punto molto rilevante.
  Da ultimo, c’è il tema della tassazione. Non vorremmo parlare né di Google taxweb tax, ma certamente avere una tassazione corretta e non punitiva per i soggetti che operano sul territorio nazionale italiano e degli altri Paesi, crediamo sia molto importante e che sia opportuno porvi mano.

  CLAUDIO GIUA, Direttore Sviluppo e Innovazione. Molto rapidamente, credo che alle domande poste, molto interessanti e di cui ringrazio gli onorevoli, sottenda però il problema più generale, cui vorrei solamente accennare, del ruolo della stampa in un Paese come il nostro e, in generale, nel mondo occidentale.
  Credo che la stampa, storicamente, abbia rappresentato un elemento di crescita sociale e civile del Paese e un baluardo importante per la difesa della democrazia, al di là delle posizioni che le varie testate hanno avuto nel tempo.Pag. 14
  Oggi c’è una proliferazione enorme di testate. Questo non corrisponde a due caratteristiche che crediamo essenziali. La prima è che chi fa informazione deve sentirsi libero e, per sentirsi libero, deve avere un'indipendenza economica. Se non si ha un'indipendenza economica, non si è liberi. Le nuove testate che stanno nascendo e che siamo molto contenti che nascano non hanno indipendenza economica.
  Dall'altra parte, ci sono le testate tradizionali, storiche, che perdono via via capacità di essere autonome, e quindi indipendenti. Nell'ambito di una riforma dell'editoria, questo è un tema di cui non si potrà non tenere conto. Questo non vuol dire assolutamente ripensare a sussidi o altro, ma creare le condizioni favorevoli per una stampa indipendente e autonoma, ovviamente schierata. Lo schieramento esplicito, infatti, è un elemento di libertà. È evidente che leggere una certa testata significa avere una certa posizione, leggerne un'altra significa averne un'altra, e questo è un elemento di libertà, chiarezza e trasparenza.
  Al di là di questo, si devono creare le condizioni – il Parlamento ha grosse responsabilità da raccogliere – per creare le condizioni in cui questo ecosistema possa crescere, andare avanti e sopravvivere in maniera non così disastrata come ci si prospetta nel prossimo futuro.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente i rappresentanti del Gruppo editoriale L'Espresso per il loro intervento e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.

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