XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 6 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA IDRICA E SULLE MISURE NECESSARIE PER AFFRONTARLA

Audizione di rappresentanti di Acea Spa.
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 3 
Realacci Ermete , Presidente ... 4 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 4 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 4 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 5 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 5 
Realacci Ermete , Presidente ... 5 
Bianchi Stella (PD)  ... 5 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Minnucci Emiliano (PD)  ... 6 
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Morassut Roberto (PD)  ... 7 
Daga Federica (M5S)  ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
Mariani Raffaella (PD)  ... 9 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 9 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 9 
Borghi Enrico (PD)  ... 10 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 10 
Borghi Enrico (PD)  ... 10 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 10 
Minnucci Emiliano (PD)  ... 11 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 11 
Minnucci Emiliano (PD)  ... 11 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 11 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 
Saccani Paolo , Presidente di Acea Ato2 ... 12 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 
Lanzalone Luca Alfredo , Presidente di Acea Spa ... 12 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito (ANEA):
Realacci Ermete , Presidente ... 12 
Mazzei Alessandro , Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA) ... 12 
Realacci Ermete , Presidente ... 14 
Mazzei Alessandro , Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA) ... 14 
Realacci Ermete , Presidente ... 14 
Mazzei Alessandro , Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA) ... 14 
Realacci Ermete , Presidente ... 15 
Braga Chiara (PD)  ... 15 
Realacci Ermete , Presidente ... 15 
Mazzei Alessandro , Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA) ... 15 
Realacci Ermete , Presidente ... 16 

(La seduta, sospesa alle 15.15, riprende alle 15.30) ... 16 

Audizione di rappresentanti dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale:
Realacci Ermete , Presidente ... 16 
D'Angelis Erasmo , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale ... 16 
Realacci Ermete , Presidente ... 17 
D'Angelis Erasmo , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale ... 17 
Pelillo Remo , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale ... 17 
Realacci Ermete , Presidente ... 19 
Berselli Meuccio , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 19 
Picarelli Alessio , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 19 
Realacci Ermete , Presidente ... 20 
Picarelli Alessio , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 20 
Realacci Ermete , Presidente ... 20 
Picarelli Alessio , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 20 
Realacci Ermete , Presidente ... 21 
Picarelli Alessio , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 21 
Realacci Ermete , Presidente ... 22 
Lucchesi Massimo , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale ... 22 
Bartoli Elena , Ufficio legislativo dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale ... 23 
Lucchesi Massimo , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale ... 23 
Realacci Ermete , Presidente ... 23 
Mariani Raffaella (PD)  ... 24 
Daga Federica (M5S)  ... 24 
Braga Chiara (PD)  ... 25 
Mannino Claudia (Misto)  ... 25 
Realacci Ermete , Presidente ... 25 
Picarelli Alessio , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 25 
D'Angelis Erasmo , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale ... 25 
Realacci Ermete , Presidente ... 26 
Pelillo Remo , Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale ... 26 
Realacci Ermete , Presidente ... 26 
Lucchesi Massimo , Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale ... 26 
Realacci Ermete , Presidente ... 26 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti di Acea Spa ... 27 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito (ANEA) ... 37 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale ... 43 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ... 54 

Allegato 5: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale ... 59

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti di Acea Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione di rappresentanti di Acea Spa.
  Riprendiamo il nostro ciclo di audizioni sulla questione dell'emergenza idrica. Avevamo concordato, prima della pausa, di risentire, per l'ovvia rilevanza del problema, i rappresentanti di Acea.
  Siamo l'unica capitale d'Europa che ha il rischio di un razionamento dell'acqua, e non è un primato che ci fa piacere. Sappiamo che molte cose sono state fatte. Ricordiamo le questioni che sono state poste prima della sospensione estiva dei lavori parlamentari.
  Vi chiederei di capire a che punto siamo, sia nella gestione dell'immediato, sia anche strategicamente per evitare il ripetersi di queste situazioni, che non sto a dire quanto siano pesanti per il nostro Paese. Lo sono in tante parti d'Italia, ma è chiaro che, per l'importanza dell'azienda e per l'importanza della Capitale, la questione pesa perfino sull'onore dell'Italia. Come sapete meglio di me, molti telegiornali stranieri hanno a più riprese aperto sul razionamento dell'acqua a Roma. Questo non fa bene alla nostra immagine, per così dire.
  Devo chiedervi l'autorizzazione, se non c'è nulla in contrario, ad attivare il circuito interno della Camera. Come sapete, a parte i giornalisti che possono ascoltare, il circuito interno non ha un ascolto da prima serata.
  Se ci lasciate il materiale, come avete fatto l'altra volta – ed era un materiale utile –, possiamo metterlo a disposizione dei colleghi.
  Do la parola al presidente Lanzalone.

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Buongiorno a tutti. Grazie, presidente. Ci riserviamo di inviarvi il materiale semplicemente perché volevamo darvi una rappresentazione alla data odierna, quindi l'abbiamo ultimato questa mattina proprio per consentire di rappresentare alla Commissione lo stato dell'arte in questo preciso momento.
  Faccio una brevissima premessa. Quest'anno è stato uno degli anni con la minor piovosità degli ultimi duecento anni. Complessivamente – cito un unico dato per non tediarvi con i numeri – sono caduti, tra pioggia e neve, circa 20 miliardi di metri cubi in meno di acqua. Questo vuol dire che più o meno non è piovuto (o non è precipitato, in termini nevosi) l'equivalente del lago di Como. Potete quindi immaginare l'incidenza sulle fonti di approvvigionamento.
  È comprensibile che la situazione che riguarda Roma sia particolarmente all'attenzione dei media, anche a livello internazionale, perché ovviamente è la Capitale d'Italia, ma purtroppo è una situazione diffusa su tutto il Paese. Ci sono dei laghi, tipo quello di Ispra, che si sono praticamente prosciugati, o anche il lago Pilato nel Pag. 4Lazio. Evidentemente fanno meno notizia di altre situazioni. Non credo che sia ascrivibile a colpa di nessuno quello che si è verificato, se non del Padreterno, che ha deciso, per chi crede, di far piovere meno.

  PRESIDENTE. Le perdite, però, sì...

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Ciò detto, Acea, nel momento in cui ha iniziato a verificarsi questa situazione, e in considerazione anche di quelle che erano già state una serie di segnalazioni effettuate agli organi competenti, ha avviato dal maggio di quest'anno un intervento estremamente massivo sulle perdite. Sono stati anche richiamati dalle ferie tutti i dipendenti a tal fine necessari.
  Questo intervento massivo sulle perdite ha consentito – permettetemi di dirlo – una mitigazione estremamente importante dei disagi, che sono stati ridotti al minimo, della cittadinanza di Roma (e non solo della cittadinanza di Roma, ma anche dei comuni limitrofi, serviti da Acea mediante le proprie società controllate), per non parlare dell'incidenza in generale sull'ecosistema dei prelievi di acqua effettuati.
  In sintesi, ad oggi sono stati fatti una serie di interventi che hanno consentito complessivamente, alla data odierna, di recuperare 1160 litri/secondo di acqua. Specificatamente, su 16.291 manufatti funzionali all'erogazione del servizio idrico, nell'ambito territoriale a cui appartiene il comune di Roma, ne sono stati visionati (quindi ne è stato verificato lo stato), in questi due mesi, 12.688, pari al 78 per cento; sono state individuate 1.445 perdite, ne sono state riparate 1.140 ad oggi e ce ne sono 305 in programmazione.
  Noi prevediamo di ultimare tutti gli interventi entro la metà di settembre, quindi in pochissimi giorni, peraltro con un'accelerazione di cronoprogramma di qualche mese rispetto a quello originariamente ipotizzato.
  Su 5.400 chilometri di rete di distribuzione idrica di Roma, ne sono stati ispezionati 5.290 chilometri, a stamattina; entro il 9 settembre verrà ultimata l'ispezione della rete. Sono state individuate 1.176 perdite, perdite straordinarie, non quelle che si verificano normalmente per cui l'utente chiama. Sono stati effettuati...

  PRESIDENTE. Che differenza c'è con il dato sulle altre perdite?

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Queste sono perdite individuate grazie all'ispezione della rete, non semplicemente alla telefonata di colui che chiama dicendo che ne ha vista una, quindi sono un di più rispetto a quelle segnalate, sono perdite occulte.

  PRESIDENTE. Le prime erano perdite...

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. I primi erano interventi sui manufatti, intendendo per manufatti valvole, pompe eccetera. Questi invece riguardano proprio la rete di distribuzione, i tubi in buona sostanza, per esemplificare.
  Sono state individuate 1.176 perdite: 849 sono state riparate, 447 sono in programmazione. Prevediamo di finire, come dicevo, l'esame dell'intera rete entro il 9 settembre, quindi rapidissimamente nei prossimi giorni.
  Questo ha consentito di recuperare 1.160 litri al secondo di acqua che veniva dispersa in rete precedentemente, con un conseguente significativo beneficio.
  In questo periodo è stata effettuata anche un'attività di contenimento – non entro nel merito, perché non è questa la sede, delle diatribe giudiziarie – al massimo dei prelievi dalle fonti, da tutte le fonti, perché tutte sono in una situazione di stress, non solo quelle lacustri.
  Specificatamente, poiché penso che sia un argomento di estrema attenzione, per quanto riguarda il lago di Bracciano, nel periodo dal 12 agosto fino al 29 agosto, si è ridotto a zero il prelievo, non è stato prelevato più nulla.
  Permettetemi di rimarcare il fatto che porre in dubbio questo dato è a dir poco discutibile, perché viene verificato quotidianamente dall'ISPRA, che non siamo noi, ma è un ente di Stato che verifica quotidianamente Pag. 5 i prelievi e le captazioni dal lago, come dalle altre fonti.
  Questa attività, unitamente – ritengo doveroso dirlo – anche a una collaborazione che si è instaurata con l'ente regionale, che è competente per l'autorizzazione di determinati interventi, nonché grazie a quanto ha deciso il Governo con la promulgazione dello stato di emergenza idrica, ha consentito altresì di individuare come utilizzabili delle nuove fonti di prelievo. Siamo in attesa di autorizzazione, tra oggi e domani, tra l'altro, di ulteriori quattro fonti, le quali complessivamente dovrebbero consentire un'ulteriore adduzione di circa 360 litri/secondo.
  In quest'ottica, quindi, innanzitutto noi oggi, a fronte di verifiche fatte in tempo reale, siamo in grado di segnalare che possiamo trovarci ragionevolmente nella condizione di valutare l'accantonamento del piano di riduzione delle pressioni che avevamo doverosamente, in ossequio alle prescrizioni di legge del contratto di servizio, comunicato all'utenza. Questo avverrà mediante un monitoraggio quotidiano, perché dobbiamo effettivamente verificare come vanno le cose, ma siamo ragionevolmente fiduciosi.

  PRESIDENTE. Quindi niente razionamento per il momento...

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Razionamento non l'abbiamo mai fatto, nel senso di sospensioni vere e proprie. Abbiamo fatto delle riduzioni di pressione, perché evidentemente la minore immissione di acqua nell'acquedotto, che poi è un acquedotto per certe parti anche a caduta, non consente di alimentare le parti alte della città, quindi, la riduzione di pressione, come avevamo detto, poteva generare delle interruzioni di erogazione in determinate parti della città o sui piani alti degli edifici che non hanno pompe di rinvio, autoclavi, eccetera. Ragionevolmente, nel momento in cui interverrà il provvedimento della regione – ci è stato annunciato che dovrebbe arrivare ad horas, quindi oggi pomeriggio o domani mattina – il razionamento potrebbe essere definitivamente accantonato. Resta comunque un problema di scarsa risorsa alla quale dobbiamo far fronte.
  Il clima ci sta un pochino aiutando, perché è più fresco, quindi i consumi sono diminuiti. Confidiamo anche in qualche pioggia che alimenti nuovamente – ci vorrà un po’ di tempo – le fonti stesse e confidiamo anche in ulteriori interventi che stiamo discutendo con la regione e con il ministero, che dovrebbero definitivamente consentire di chiudere una serie di prelievi, compreso quello del lago di Bracciano. Questo, ad oggi, è lo stato dell'arte.

  PRESIDENTE. Presidente Lanzalone, grazie anche per i dati che ci ha fornito. Se ha del materiale cartaceo, almeno una scheda essenziale, relativa ai dati che ci ha riferito, la invito a lasciarcelo.
  Eventualmente si può trasmettere anche successivamente il documento completo o elementi aggiuntivi.
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STELLA BIANCHI. Grazie, presidente. Ringrazio i rappresentanti di Acea per l'esposizione. Vorrei porre alcune domande.
  Mi consentirà, presidente Lanzalone, una battuta. Se lei davvero pensa – sicuramente l'ha detto senza pensarci – che è il Padreterno a non aver fatto piovere, mi preoccupa. Siccome vi è consenso unanime sul fatto che sono gli impatti dei cambiamenti climatici, siccome non finiranno quest'estate e siccome con grande probabilità succederà di nuovo, se il presidente di Acea non capisce che deve attrezzare in modo strutturale una risposta alla siccità che noi vivremo anche nei prossimi anni, mi permetta di dirle che questo mi preoccupa un po’. Tuttavia, sono sicura che la sua fosse solo una battuta, perché non può non sapere che quello che abbiamo vissuto è un effetto dei cambiamenti climatici.
  Sui dati della mitigazione delle perdite vorrei chiederle un dato percentuale. Se capisco bene, è un risultato assolutamente importante questo dei 1.160 litri al secondo, ma è circa il 6 per mille della Pag. 6portata, o qualcosa del genere, a fronte del 44 per cento di perdite. In percentuale, il dato mi sembrerebbe poco incisivo rispetto all'ammontare complessivo delle perdite, se è corretto quello che ho capito. Non mi sorprende neanche particolarmente, perché credo che per riuscire davvero a governare le perdite molto ingenti che ci sono sulla rete di Roma serva un piano di investimenti strutturali. Questa è la prima domanda che le faccio, presidente: avete formulato un piano di investimenti strutturali per la manutenzione vera, per risolvere davvero il problema delle perdite di Roma? Quanto stimate che debba essere investito, in quali tempi, con quali conseguenze sulla tariffa dell'acqua per i romani? Non mi scandalizzo, ma vorrei saperlo. Stime parlano di 60-90 milioni di euro necessari ogni anno. Chiedo a voi se corrispondono alle cifre che avete a disposizione.
  Sulla questione del lago di Bracciano, su cui sono sicura che il mio collega Minnucci sarà molto più preciso di me, vorrei soltanto segnalare un punto. Forse ho capito male io, quando lei ha detto che i prelievi sono verificati da ISPRA. Da quello che ho capito – non ho motivo di dubitare che se dite di aver prelevato zero è zero, e non credo minimamente che Acea possa correre il rischio di dire una cosa falsa – il monitoraggio del vostro prelievo lo fate voi, cioè voi date i dati ad ISPRA. Quindi, è Acea che dice quanto Acea preleva dal lago di Bracciano. Dopodiché, non ho motivo di immaginare che voi vogliate incorrere in chissà quale denuncia per falso, però quantomeno vorrei sapere da chi vengono i dati sui prelievi di Acea.
  L'ultima domanda è se avete immaginato di dover realizzare altri impianti, perché immagino che, se anche fate davvero un piano di investimenti serio, nel tempo di realizzazione di questi investimenti forse sarà il caso di immaginare altri impianti. E, se avete pensato di farli, vorrei sapere dove, quando, in quali tempi eccetera.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Invito tutti i colleghi a essere sintetici perché come sapete abbiamo una serie di altri soggetti da audire.

  EMILIANO MINNUCCI. Trattengo a stento – le confesso, presidente – l'indignazione e la rabbia per questa esposizione. Non ringrazio Acea, né per questa esposizione né per come si è comportata negli ultimi mesi. Quest'ultimo passaggio, la relazione di oggi del presidente è solamente l'ultimo passaggio di una serie di provocazioni vere e proprie, che non rispondono alla realtà, non rispondono in nessun modo alla verità.
  La verità oggettiva la certificano il parco di Bracciano, l'ISPRA, fior di scienziati espressione dei più importanti enti pubblici, universitari e non; da ultimo, vi è anche un articolo di qualche giorno fa di valenti scienziati uscito su Repubblica su questo tema. Tuttavia, io sto alle relazioni, anche quelle dell'ISPRA, laddove si parla di eutrofizzazione di ampie parti del lago.
  Non è soltanto un tema legato alla siccità. Saremmo dei folli se non partissimo da questo dato, con la chiosa che faceva la collega Bianchi, cioè i cambiamenti climatici. Stiamo al tema: non è la questione della siccità che noi poniamo in dubbio. Sono in questione il ruolo, la funzione che avete avuto, cioè il non aver fatto gli interventi giusti in tempo, aver continuato a negare anche l'evidenza, e da ultimo (lo dico perché lo richiamava il presidente) il fatto di dire oggi, qui, che dal 12 al 29 agosto avete interrotto le captazioni, quando invece nei primi giorni di agosto vi avete fatto ricorso, contro un programma della regione che prevedeva 400 litri/secondo dal primo agosto al 10 agosto, dal 10 agosto a fine agosto 200 litri/secondo, dal primo settembre nulla. E oggi venite a dirci che siete stati talmente bravi...
  Fra l'altro, lo diceva la collega Bianchi e lo ripeto io, nessuno può certificare questo, perché non avete consentito la cosa minima che vi chiediamo da mesi, ossia un contatore pubblico, visibile a tutti, possibilmente anche on line, accessibile a qualsiasi cittadino che a qualsiasi ora del giorno e della notte si colleghi e possa vedere quanto in quel preciso istante sta prelevando Acea.
  Voi autocertificate tutto, trasmettendo tutto ciò che volete ad altri soggetti. Non è Pag. 7pensabile! Siamo 1 metro e 90 sotto lo zero idrometrico. Le spiagge fanno paura. Abbiamo intere zone a rischio di morte del lago. Lo volete comprendere oppure no? E l'indignazione sale nel momento in cui ci dite che avete recuperato 1.160 litri/secondo, quando sapevamo a fine luglio che la captazione era di 1.100 (ultimo dato a fine luglio). Ora, se ne avete recuperati 1.160, l'aritmetica non è mica un'opinione: se 1.160 li recuperate dagli interventi di manutenzione, potete azzerare il prelievo da Bracciano, perché le due cose si compensano. Perché questo non avviene? Perché c'è questo continuo conflitto? Perché dobbiamo sottostare, soggiacere anche a un ricatto pubblico fatto nei confronti della Capitale, delle strutture sanitarie, perché questo è avvenuto, mettendo i cittadini di Roma contro se stessi. Quel patrimonio, Bracciano, è un patrimonio non solo di chi abita lì, ma è un patrimonio di Roma e dei romani, è un patrimonio dell'Italia, è un patrimonio del mondo.
  Allora, continuo a ritenere che contatore pubblico e interruzione oggettiva delle captazioni, evidente a tutti e verificabile, sono gli unici due strumenti che possono consentirci, presidente, se Giove pluvio ci assisterà, è ovvio, nell'arco di 2-3 anni di recuperare, intendo di recuperare il salvabile. E non è detto che recupereremo tutto, perché c'è un tema di deterioramento che può aver prodotto già oggi – lo dice anche la relazione dell'ISPRA, lo dice il parco, lo dicono gli esperti – dei processi drammatici che non si sa quanto siano reversibili.
  Quindi, se vogliamo bene all'ambiente in cui viviamo, se vogliamo fare in modo che resista quella capacità di autodepurazione che il lago ha avuto sempre e che vi ha consentito di portare via praticamente gratis et amore Dei, per Roma, milioni e milioni di metri cubi di acqua già depurata di fatto, quasi a costo zero, e di venderla ai cittadini romani, non uccidete il cavallo, altrimenti non sarà più utilizzabile quel cavallo, neanche per voi e in primis per noi, che ci siamo nati e cresciuti e a cui piange il cuore vedere il lago in quella condizione.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, presidente. Non entro in merito a quest'aspetto perché condivido pienamente le cose dette dai colleghi.
  Vorrei fare una domanda ad Acea e ad Ato 2 che abbiamo già avuto in audizione nel mese passato.
  Oggi siete intervenuti sulla problematica delle rotture, ma quelle rotture si sono verificate – lo dice uno che ha fatto l'amministratore locale per tanti anni e sa come funziona il sistema – perché tutto è lasciato a se stesso. Una azienda quotata in Borsa che capta dal territorio l'acqua non si può permettere che questo avvenga. L'intervento di Acea deve essere fatto in un contesto di programmazione perché, come avete detto voi in questa sede, ormai tutte le linee sono obsolete e perdiamo il 60 per cento d'acqua o forse anche di più.
  Voglio chiedere ad Acea, attraverso il presidente di questa Commissione, qual è il piano che Acea fa nel territorio e che Ato 2 fa nel territorio, in contemporanea e in accordo con le amministrazioni locali.
  Non voglio entrare nell'interferenza d'ambito dell'Ato, dove c'è un problema di totale importanza: le diatribe aperte tra regione e Ato. Si tratta di un problema che bisogna chiudere e lo chiedo attraverso il presidente perché il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha il coordinamento di questa problematica, che dobbiamo tenere talmente ben presente perché non si tratta di un problema di quest'anno, ma, come hanno detto i colleghi, il problema riguarderà anche gli anni futuri.
  Dobbiamo mettere in campo un sistema, come lei già ha detto, anche sul problema dell'agricoltura e dell'approvvigionamento dell'agricoltura per tutto quello che noi vogliamo fare: puntiamo sulla trasformazione e sul prodotto locale e dobbiamo far sì che l'agricoltura non muoia perché l'agricoltura deve essere il volano dell'economia insieme alla nostra posizione sull'ambiente che abbiamo sempre avuto e che terremo ancora nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
  Grazie.

  ROBERTO MORASSUT. Intervengo rapidamente chiedendo anche conferma dei Pag. 8dati sui quali sto per formulare le domande.
  Secondo i dati diffusi generalmente in questo periodo, il titolo di Acea è cresciuto, da gennaio a maggio, di quattro punti, per poi ridiscendere di due in corrispondenza del periodo critico legato all'approvvigionamento e alle difficoltà che la città ha vissuto.
  Nel 2016, c'è stato per Acea un ricavo netto di 643 milioni di euro, di cui 90 provenienti dal settore idrico.
  Alcuni vostri azionisti interni hanno diffuso, più o meno nello stesso periodo, cioè negli ultimi mesi, alcuni dati sull'andamento degli investimenti. In particolare, tra il 2012 e il 2015, si calcola che gli investimenti di Acea sulla rete idrica abbiano registrato un ammanco (rispetto alla programmazione necessaria) di 375 milioni di euro di investimenti.
  Ho due domande da porvi.
  Vi chiedo se siete in grado di fornirci, oggi o nei prossimi giorni, un dato leggibile sull'andamento degli investimenti dell'azienda negli ultimi dieci anni, cioè nel periodo 2009-2017.
  In particolare, vorrei anche capire come il programma da voi praticamente concluso, che ci avete illustrato in apertura e su cui si è concentrato il vostro lavoro in questi ultimi mesi, è intervenuto su alcuni segmenti della rete di distribuzione di 5.600 chilometri, quelli particolarmente obsoleti e provenienti dalla vecchia rete dell'acquedotto Marcio e della società Acqua Marcia acquisita negli anni Cinquanta, per i quali notoriamente la rete registra maggiori sofferenze.
  Perché faccio questa domanda? La faccio perché la legge impone, dato che il titolo di Acea – diciamocelo francamente – cresce anche in virtù della sicurezza della tariffa e della puntualità della riscossione della stessa, un reinvestimento sulla rete in virtù della privatizzazione che si è registrata e della liberalizzazione del settore. La domanda viene d'obbligo: c'è stato questo investimento sulla rete a fronte della crescita del titolo legata alla tariffa, come la legge imporrebbe?

  FEDERICA DAGA. La ringrazio, presidente.
  Non lo dico solo io, ma anche tantissimi cittadini e gruppi di cittadini in Italia: almeno da dieci anni, i lavori sulle reti non vengono praticamente fatti dai gestori, non solamente di Roma, ma di tutta l'Italia, quindi la situazione della città in questo periodo è, in realtà, la stessa che vediamo in tantissime altre regioni.
  La questione riguarda il fatto che le reti colabrodo non sono spuntate a giugno, ma ci sono da un po’ di tempo. La responsabilità per aver reso le reti un colabrodo e lasciato che queste diventassero sempre più un colabrodo, buttando litri di acqua al secondo, si deve trovare.
  È chiaro che i lavori fatti in questi ultimi mesi – stiamo parlando, come avete appena dichiarato, del periodo che va da maggio a oggi – dovranno essere fatti costantemente.
  Immagino che alcune sostituzioni di tubi – non si tratta semplicemente di rattoppi, ma anche di chilometri di tubi sostituiti perché necessari assolutamente – erano sicuramente state messe in bolletta in quelli che si chiamano «piani d'ambito». Semplicemente, quei lavori non sono stati fatti negli anni passati e sono stati fatti in questo momento perché non erano più rimandabili.
  La mia domanda è la seguente: da quanti anni non veniva fatta quella che si chiama «la ricerca delle perdite»?
  Poi, vi chiedo come e se intendete continuare con la ricerca delle perdite nei prossimi anni perché personalmente ritengo che si tratti di un'attività da portare avanti in continuazione, anche se, piuttosto che farlo, negli anni passati si è preferito investire 200 milioni di euro – e lo ripeterò fino alla morte – in quella che si chiama «information technology», quindi i grandi utili sono stati fatti anche su investimenti su voci che sinceramente potevano essere tralasciate. La ricerca delle perdite, invece, era la cosa principale da fare e noi – lo ripeto – lo diciamo da almeno una decina di anni. Pag. 9
  Vi ricordo ancora una volta che la questione delle perdite delle reti riguarda non solamente questa città, ma tutta l'Italia.
  Ci è stato detto dall'Istat, il 22 marzo, al convegno promosso da Palazzo Chigi dalla Struttura di missione, in cui si parlava appunto di una media del 38 per cento in tutta Italia, partendo da nord e arrivando fino a sud.
  In quest'occasione, mi sento anche di sollecitare tutti i gestori a fare questo tipo di operazione perché siamo sicuri che in tantissimi territori questo non viene assolutamente fatto. Lo dico anche perché la vetustà delle reti arriva nel momento in cui non si fanno sostituzioni, non si fa la ricerca delle perdite e non si fa alcun lavoro di questo genere.
  A me sembra che questi lavori fatti in fretta perché ora non più rimandabili dovessero appunto essere fatti negli anni passati.
  Vi ringrazio per le risposte.

  PRESIDENTE. Confido nella sintesi del Presidente.
  Ora, se ci sono delle richieste cui non è possibile rispondere, anche perché le domande sono tante dal punto di vista numerico, ci aspettiamo un documento scritto anche inviato successivamente.
  Per quel che mi riguarda vorrei fare solo una domanda semplice.
  Da quanto ho capito, l'Acea ha distribuito l'anno scorso dividendi per circa 100 milioni di euro. Ho letto che il comune di Roma ha ricevuto circa 50 milioni di euro, essendo in leggera maggioranza nell'Acea, e che più o meno altrettanti milioni sono andati agli altri soci privati.
  Ora, siccome è necessario evidentemente un grande piano di investimenti e ci sono delle responsabilità di quest'azienda, il management ha proposto ai soci di destinare tutto o larga parte dei dividendi degli anni prossimi agli investimenti?
  Lo chiedo perché questo mi sembra un aspetto chiave: con 100 milioni di euro all'anno si fa un grande piano di investimenti.
  Ora, se il comune di Roma rinuncia ai 50 milioni di utili e i soci privati, che hanno vantaggi di altra natura, come ricordava prima il collega Morassut, rinunciano ad altri 50 milioni di utili, c'è un cash flow certo che consente di fare un piano molto robusto.
  Vorrei capire se questa proposta è stata discussa o avanzata dal management ai proprietari, cioè innanzitutto al comune di Roma e agli altri soci.

  RAFFAELLA MARIANI. Vorrei fare una domanda riguardo al riconoscimento dello stato di emergenza idrica che il Governo ha emanato – mi sembra di ricordare – agli inizi del mese di agosto.
  Attraverso quel riconoscimento, quali strumenti avete adottato? Lo chiedo non solo in riferimento all'individuazione di nuove fonti, ma per sapere se vi sono state, praticamente e concretamente, anche misure facilitate dal riconoscimento dello stato di emergenza.

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Cercherò di dare una risposta sintetica complessiva, senza entrare nel merito di determinate osservazioni che a mio avviso non mi competono. Io rappresento Acea e non mi interessa quello che è avvenuto prima del 28 aprile, quando mi sono insediato, per cui – permettetemi – rispondo per quanto è avvenuto dal 28 aprile e non è mia abitudine contestare quello che è avvenuto prima perché non è questo il mio ruolo.
  Da un punto di vista generale, è evidente che la rete di...

  PRESIDENTE. Non le chiediamo di contestare, ma di fornirci dei dati informativi...

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. È evidente che la rete di distribuzione di Roma ha subito, negli anni passati, forse un'attenzione minore rispetto a quella richiesta dallo stato della rete stessa. Quello che è stato fatto negli ultimi tre mesi lo dimostra concretamente.
  In realtà, gli interventi che sono stati fatti in passato sono coerenti con la previsione del sezionale del piano d'ambito che si chiama «piano degli interventi», in cui si descrivono esattamente gli interventi che Pag. 10devono essere fatti dal gestore del servizio idrico. Quel piano viene poi verificato dalla segreteria tecnica dell'ambito per vedere se effettivamente quegli interventi sono stati fatti o meno, con una rendicontazione periodica e una verifica in concreto.
  È altrettanto evidente che si è resa e si renderà necessaria una programmazione che forse negli anni passati non è stata approfondita. La verifica dello stato della rete attraverso l'attività di monitoraggio complessiva dell'intera struttura richiederà degli interventi programmati maggiori, che avranno effetti inseriti nel piano industriale. Non vi posso oggettivamente anticipare il piano industriale perché mi è precluso anche dalla legge, ma lo vedrete a novembre, quando questo uscirà.
  Saranno previsti interventi in una dimensione oggi stimata tra i 90 e i 100 milioni, per rendere la rete efficiente concretamente e per far sì che quello che si è verificato quest'anno possibilmente non si verifichi più o comunque che non si verifichi più uno stato di perdita delle reti di acqua intorno al 44 per cento, come era accaduto prima, ma ci si riposizioni sulla fisiologicità di queste perdite, che è decisamente e significativamente inferiore.
  In questo senso, non sono in grado – credo che non lo sia nessuno – di dire onestamente se c'è un rapporto tra l'andamento della tariffa e l'andamento del titolo.
  Tenete presente che – rispondo anche all'aspetto relativo ai dividendi – i dividendi vengono operati da Acea Spa, un gruppo che fattura circa 3,5 miliardi di euro a fronte di 600 milioni di euro fatturati da Acea Ato 2, quindi non c'è una correlazione così stringente tra le due cose.
  Certamente è opportuno un reinvestimento della tariffa sulle reti. Devo dirvi che personalmente auspico, come ho già fatto nelle sedi opportune, che ci sia anche un provvedimento normativo in questo senso perché oggi, in realtà, questo non c'è.
  Ricordava l'onorevole Pastorelli che tale provvedimento ci dovrebbe essere, ma, in realtà, non c'è.
  Esiste una previsione nel decreto legislativo n. 152 del 2006 di una correlazione tra piano degli investimenti e tariffa. Il piano d'ambito è fatto da vari sezionali: uno è il piano degli investimenti e l'altro è il piano tariffario, che deve tenere conto del costo degli investimenti. Tuttavia, non c'è una correlazione tra un obbligo o comunque un'induzione all'utilizzo di tutto o parte dei ricavi da tariffa e l'intervento sugli impianti.
  Questo sarebbe estremamente opportuno e lo abbiamo detto anche quando abbiamo fatto l'audizione – non so se il presidente lo ricorda – con Utilitalia perché ciò servirebbe forse anche a facilitare l'intervento del management, spesso anche un po’ pressato dagli azionisti in generale, che dicono «distribuite anziché investite», anche se comunque c'è sempre un giusto...

  ENRICO BORGHI. Come si è regolato il comune di Roma?

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Il comune di Roma a me non ha detto niente perché sono arrivato dopo la distribuzione, quindi non so che cosa abbia detto a quelli di prima.
  Di regola, non è il comune che dice «distribuite»...

  ENRICO BORGHI. È l'azionista...

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Di regola, è il mercato a farlo, inducendo a tener conto di una serie di parametri.
  Vi ripeto che sono ragionevolmente convinto che, anche reinvestendo buona parte della tariffa, molto probabilmente l'entità del distribuito in termini di dividendi sarebbe sostanzialmente invariata, anche per quello che vi accennavo prima: la differenza tra i ricavi da tariffa e i ricavi dell'attività del gruppo e dell'utile da tariffa, che corrisponde a 90 milioni e che poi si distribuisce tenendo conto di tutti quelli che sono i costi di funzionamento del gruppo e di una serie di altri aspetti. Dunque, essendoci, a grandi linee, un rapporto di uno a cinque tra fatturato dell'idrico e fatturato complessivo di gruppo, non ci sarebbe un'incidenza così significativa. Pag. 11
  Certamente, si potrebbe prevedere un provvedimento normativo per favorire ciò in vario modo. Per esempio, si potrebbe imporre l'utilizzo di una parte della tariffa per effettuare gli investimenti, costruendo non la tariffa sulla base del piano degli interventi, ma il piano degli interventi sulla base della tariffa, cioè ti riconosco una tariffa, ma devi fare un certo numero di interventi. Oggi, si fa alla rovescia: si fa il piano degli interventi, che consente di valorizzare gli interventi, e questa valorizzazione entra in tariffa.
  Probabilmente, un meccanismo alla rovescia potrebbe essere accompagnato magari da qualcosa che invogli a farlo, come un sistema di diverso ammortamento degli investimenti per cui è più interessante farli che distribuire denaro.
  Comunque, quale che sia lo strumento, sarebbe opportuno un meccanismo normativo, regolamentare, a livello legislativo e a livello di provvedimenti dell'autorità, che inducesse a fare degli interventi sulle reti anziché distribuire degli utili.
  Io sono il primo a essere estremamente favorevole a una soluzione di questo tipo per il sistema idrico.
  In riferimento a quanto diceva l'onorevole Bianchi, posso dire che, personalmente, sono credente, quindi comunque riconduco a una certa volontà superiore la siccità che si è verificata.
  È evidente che la carenza riguardi, purtroppo, un discorso idrico. Lo sappiamo tutti che questa si ripeterà, quindi la mia era una battuta, è evidente. Tale carenza si ripeterà perché sta cambiando il clima – lo vediamo tutti – e perché, comunque, è anche aumentata la popolazione. Anche di questo stiamo risentendo: con l'aumento della popolazione c'è un maggior consumo della risorsa idrica. Anche di questo dobbiamo tener conto...
  Anche su Roma, rispetto agli impianti esistenti, che sono del 1990, c'è stato negli anni un aumento significativo del consumo dell'acqua, al di là delle perdite.
  Questo significa che dobbiamo efficientare il sistema e che dobbiamo far sì appunto che le perdite siano ridotte enormemente. Dobbiamo inoltre individuare nuove fonti di captazione, che possibilmente non incidano sull'ecosistema, in cui evidentemente comunque viviamo. Io stesso non sono contento o indifferente per i danni che si possono provocare all'ecosistema.
  Certo, se devo scegliere tra non dare da bere alla città di Roma e utilizzare il lago, mi dispiace, ma io, purtroppo, propendo per quella soluzione.
  Non c'è neanche – mi scusi, onorevole – una dicotomia tra resistere a un provvedimento amministrativo e poi non utilizzare la risorsa idrica. Io resisto a un provvedimento quando lo ritengo ingiusto. Dopodiché, ritenendo altresì che sia un dovere del gestore di un servizio pubblico farsi carico anche della tutela dell'ambiente, nel momento in cui la popolazione di Roma è diminuita enormemente, come sappiamo tutti, perché è andata in vacanza, per fortuna...

  EMILIANO MINNUCCI. Non lo sapevate quindici giorni prima?

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Le due cose non sono tra di loro...
  Dal punto di vista del monitoraggio, vi ricordo che abbiamo proposto anche un tavolo per farlo insieme, ma ci è stata sbattuta la porta in faccia e sono state adottate altre iniziative. Non so che cosa dirvi, però nessuno può negare il fatto che lo abbiamo posto sul tavolo per far verificare concretamente, anche ai comuni del Lago di Bracciano, quanto veniva periodicamente prelevato. Non abbiamo assolutamente nulla da nascondere, quindi ne saremo ben lieti.

  EMILIANO MINNUCCI. Fate mettere un contatore pubblico...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Adesso dobbiamo farlo finire. Poi, se volete, le altre cose si possono dire al di fuori seduta perché abbiamo delle altre audizioni da fare.

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Nel piano industriale, Pag. 12troverete la previsione di questi investimenti per circa 100 milioni di euro e un meccanismo di programmazione periodica affinché gli investimenti rientrino nel tempo e non siano un una tantum odierno, anche per le ragioni che dicevamo prima. Comunque è anche fisiologico che le perdite si formino, quindi bisogna intervenire tempestivamente e periodicamente per evitarlo.
  Inoltre, come dicevo, a breve ci saranno anche ulteriori fonti di prelievo o implementazioni – queste richiedono evidentemente del tempo, ma intendiamo farle – degli attuali meccanismi di prelievo da altre fonti che non determinano un'incidenza sull'ecosistema, per arrivare rapidamente a risolvere definitivamente il reiterarsi, come – ahimè! – purtroppo prevediamo, di questa situazione di scarsa piovosità.

  PRESIDENTE. Grazie. Penso rimarremo in contatto perché la vicenda purtroppo è lunga.
  Le chiediamo di lasciarci la tabella dei dati che ha fornito. Eventualmente può inviarci ulteriori dati o risposte puntuali alle questioni che sono state poste.
  Qual è oggi il prelievo necessario dell'acqua che Acea fa complessivamente?

  PAOLO SACCANI, Presidente di Acea Ato2. Siamo intorno a 15 metri cubi al secondo per alimentare tutta la rete.

  PRESIDENTE. Siamo intorno ai 15.000 litri al secondo, quindi voi avete recuperato perdite per un 6-7 per cento, 8 per cento?

  LUCA ALFREDO LANZALONE, Presidente di Acea Spa. Tra il 6 e il 7 per cento, come recupero complessivo delle perdite rispetto al totale.

  PRESIDENTE. Grazie.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito (ANEA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA).
  Salutiamo i nostri ospiti e rendiamo disponibile l'audizione, se gli auditi non hanno nulla in contrario, anche attraverso il canale satellitare della Camera.
  L'oggetto dell'incontro di oggi riguarda l'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica: come fronteggiarla e come evitare che questa si ripeta.
  Nel darvi la parola, vi invito ad utilizzare circa un quarto d'ora o, se siete in grado di farlo, anche meno per illustrare il vostro punto di vista, in maniera tale che poi si possa interloquire con i colleghi commissari per eventuali domande ed osservazioni.
  Do la parola al dottor Mazzei.

  ALESSANDRO MAZZEI, Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA). Grazie, presidente. Buongiorno a tutti.
  Rappresento l'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito, che sono, come voi ben sapete, i soggetti istituzionali locali che sovrintendono al servizio idrico integrato, in nome e per conto dei comuni che fanno parte di ciascun ambito territoriale ottimale.
  Ringrazio intanto la Commissione per quest'opportunità.
  Non siamo nuovi a questo tipo di audizione. Vi abbiamo già partecipato e, tutte le volte, lo facciamo molto volentieri.
  Vi porto anche i saluti della Presidente, l'onorevole Abbondanzieri, a voi certamente nota, che si scusa perché, per motivi personali, non è potuta essere qui stamani.
  Abbiamo preparato una memoria che abbiamo trasmesso alla segreteria della Commissione.
  In questa memoria abbiamo cercato di individuare quattro o cinque aspetti che a nostro giudizio sono fondamentali durante le fasi più acute dell'emergenza idrica, che – ahinoi! – si sta rivelando sempre più frequente.
  Io conosco bene, per esempio, la situazione della Toscana e posso dirvi che, da quando mi occupo di servizio idrico integrato, cioè dai primi anni Duemila, in Toscana Pag. 13 ci sono state cinque emergenze idriche, dichiarate con decreto del Presidente della Giunta regionale o addirittura del Consiglio.
  Tali fenomeni ormai diventano sempre più ricorrenti a causa (ovviamente) di cambiamenti climatici che riguardano anche il nostro Paese.
  Data questa sempre maggiore ricorrenza, secondo noi ci sono quattro aspetti fondamentali, che abbiamo cercato di enucleare nella memoria che abbiamo depositato agli atti della Commissione.
  Il primo aspetto riguarda il tema del monitoraggio: diventa assolutamente strategico poter prevedere con un certo anticipo – parlo di alcune settimane o alcuni mesi – il verificarsi di queste emergenze.
  Oggi è possibile fare questo tipo di previsioni.
  Tra l'altro, nel contributo abbiamo raccolto anche ciò che è avvenuto o sta avvenendo in queste settimane nelle varie regioni: alcuni sistemi di monitoraggio sono stati adottati dalla regione Toscana, dalla regione Sardegna e da altre regioni, che si sono trovate effettivamente in situazione di crisi.
  Si tratta di sistemi che servono a misurare, in periodi ancora invernali, il livello delle falde e degli invasi per fare una proiezione, anche con i dati pluviometrici storici e previsionali, e capire quale sarà la disponibilità di risorsa idrica nel periodo estivo, quando la situazione sarà diventata più acuta e più rischiosa.
  Sarebbe assolutamente opportuno che ci fossero delle linee guida o dei sistemi di monitoraggio a livello nazionale, quindi che i sistemi di monitoraggio fossero condivisi o confrontabili e, in qualche modo, omogenei sul territorio nazionale. Oggi, questi sistemi sono ancora affidati alla buona volontà o alla sensibilità di alcune regioni che li hanno implementati o magari li stanno implementando a titolo sperimentale in questi mesi.
  C'è un secondo tema molto delicato. Soprattutto durante le fasi più acute dell'emergenza, abbiamo visto esserci il cosiddetto «tema della governance». In tutte le situazioni in cui si è verificata un'emergenza idrica, sono sorte, in maniera a volte spontanea e a volte non spontanea, perché previste magari dalle norme regionali, delle cabine di regia di livello regionale. Tali cabine di regia sono state, il più delle volte, di livello regionale e hanno puntato a coinvolgere tutti i soggetti interessati: le autorità di distretto; i gestori dei servizi idrici e gli enti d'ambito che sovrintendono a essi; i vari assessorati delle regioni coinvolti, come assessorato all'agricoltura o quello della Protezione civile e così via.
  Questo è un tema estremamente importante: parlo della necessità, a livello regionale possibilmente, di cabine di regia, che magari possano anche far capo a una cabina di regia nazionale, perché in quelle fasi di particolare acutezza dell'emergenza è estremamente importante il coordinamento dei vari soggetti.
  Ovviamente non mi dilungherò troppo su questo che credo sia un tema assolutamente intuitivo, però vorrei precisare che, per esempio, quello del rilascio o della sospensione delle concessioni di derivazione è un tema estremamente importante e non può essere trattato da una singola istituzione, come magari la regione che è strettamente competente in materia, ma deve essere il più possibile condiviso con tutti i soggetti interessati e coinvolti.
  Quello della cabina di regia è un tema estremamente importante, anche perché – passo al terzo tema – la cabina di regia è quella che può disporre sulle misure immediatamente attivabili, in deroga, per esempio, anche alle normative regionali o, se c'è una dichiarazione di livello nazionale, a quelle nazionali.
  Faccio un esempio molto pratico, ma fondamentale. In Toscana, abbiamo affrontato la crisi idrica di quest'anno, soprattutto nell'Isola d'Elba, grazie all'attivazione di nuovi pozzi per aumentare la disponibilità idrica al servizio dell'isola.
  La normativa nazionale (e regionale) prevede che, prima di immettere in rete l'acqua di un nuovo pozzo, si attenda un anno di campionamenti e analisi della qualità dell'acqua.
  Ovviamente, capite bene che questa misura non può essere seguita in una situazione Pag. 14 di crisi e di emergenza, quindi occorre disporre una deroga a quest'obbligo del rispetto dell'anno di campionamento.
  Tale deroga è stata attuata in Toscana grazie al decreto emergenziale firmato dal Presidente della Giunta regionale, però queste decisioni non possono che essere prese in sede di cabina di regia e poi attuate dai vari soggetti interessati, ossia le ASL, che devono sovrintendere alla qualità dell'acqua per il consumo umano, oltre che i gestori che devono distribuire l'acqua stessa.
  C'è il problema di attivare percorsi autorizzativi coerenti con i tempi e le ragioni dell'urgenza e queste sono le misure più immediate che vengono stabilite, in genere, dalle cabine di regia.
  Un quarto tema di grande rilevanza è quello della pianificazione degli interventi.
  Finora ho parlato delle misure, che sono, più che altro, azioni di pronto intervento, però c'è un tema di pianificazione che riguarda, in particolare, le regioni e gli enti d'ambito, quelli che devono pianificare le opere del servizio idrico e che non possono più sottrarsi al tema dell'approvvigionamento idrico.
  Nella memoria, abbiamo inserito alcuni dati forniti dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il servizio idrico in merito alla destinazione degli investimenti.
  Come potrete vedere, la gran parte delle risorse, che derivano dalle tariffe del servizio idrico, viene assorbita dal settore fognatura e depurazione, oggi. C'è un problema...

  PRESIDENTE. Questi dati non ce li avete forniti?

  ALESSANDRO MAZZEI, Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA). I dati si trovano nei grafici...

  PRESIDENTE. Se possibile vi chiediamo di fornirci la versione completa di questi dati.

  ALESSANDRO MAZZEI, Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA). Certo.
  Come vi dicevo, la gran parte delle risorse è assorbito dal settore fognatura e depurazione perché c'è l'urgenza di far fronte soprattutto alle tre procedure di infrazione comunitaria sul settore della fognatura e depurazione, però è anche vero che, subito dopo le grandi voci, come l'inadeguatezza degli impianti di depurazione o delle reti fognarie, c'è il tema dell'inadeguatezza delle reti di distribuzione di acquedotto e delle infrastrutture di adduzione, che spesso sono interessate da situazione di crisi.
  Con ciò voglio dire che c'è già un discreto livello di pianificazione in merito, però tale livello non è sufficiente, anche perché probabilmente bisogna ragionare su tre piani distinti.
  Innanzitutto, ci sono gli interventi di breve termine, di cui facevo l'esempio prima, cioè i nuovi pozzi e le nuove sorgenti da attivare durante la fase emergenziale e così via.
  In secondo luogo, ci sono gli interventi di medio periodo, che sono più impegnativi e più costosi.
  Vi faccio l'esempio dell'Isola d'Elba per poter essere più chiaro. All'Isola d'Elba, oltre ai nuovi pozzi, verrà costruito un dissalatore, che aumenterà significativamente la disponibilità di acqua dell'isola, però è chiaro che, per costruire un dissalatore, ci vogliono due o tre anni, oltre che una spesa di un ordine di grandezza almeno superiore a quello dei pozzi.
  Infine, ci sono gli interventi di lungo periodo, che spesso sono quelli più trascurati. Si tratta di interventi di realizzazione, per esempio, di nuovi invasi o di grandi adduttrici di acqua o di interconnessioni tra adduttrici esistenti. Questi interventi devono dare quel giusto grado di sicurezza e di flessibilità, ma anche di ridondanza del sistema.
  Il sistema deve essere ridondante e non possiamo pensare, per esempio, che una città o un'area metropolitana dipenda da un'unica fonte idrica, per quanto questa sia apparentemente sufficiente oggi o in grado di soddisfare il bisogno. Occorre che ci sia Pag. 15una ridondanza di risorse nonché una flessibilità delle infrastrutture, in modo tale da poter traslare l'acqua da una parte all'altra del territorio, a seconda delle necessità.
  Credo che gli interventi di lungo periodo siano quelli su cui dobbiamo segnare di più il passo perché non c'è ancora una pianificazione e, soprattutto, le risorse derivanti dalle tariffe appaiono sicuramente insufficienti.
  Vi porto sempre l'esempio della Toscana, che è quello che conosco meglio. In Toscana abbiamo individuato, per gli interventi di lungo periodo, un pacchetto di opere per circa 700 o 800 milioni di euro. Oggi questi interventi non sono finanziati dai piani d'ambito, quindi dalle tariffe, che pure sono tra le più alte d'Italia e hanno la quota di investimento maggiore di tutte le altre parti d'Italia.
  In merito, occorre probabilmente un intervento più globale, pensato a livello nazionale e magari sostenuto anche in maniera significativa dalla fiscalità generale.
  L'ultimo tema – e chiudo – è quello della gestione. Crediamo che, per far fronte agli interventi di emergenza idrica, non bastino solo le cose che ho appena detto, ma occorra anche una maggiore attenzione da parte dei gestori agli interventi gestionali: recupero perdite; monitoraggio e controllo della pressione in rete; incremento dei serbatoi comunali.
  Questi piccoli interventi, che a volte non hanno neanche bisogno di un grande investimento, trovano riscontro all'interno di una nuova sensibilità da parte di chi gestisce quotidianamente il servizio idrico. Tale sensibilità finora non è stata ancora abbastanza coltivata da parte dei gestori perché si riteneva che la risorsa acqua fosse sostanzialmente infinita e che non dovessimo mai preoccuparci di controllare le perdite, monitorare le pressioni e gestire anche le situazioni di crisi.

  PRESIDENTE. A parte la nota in cui già molti elementi sono contenuti, le chiediamo di inviarci anche gli altri dati.
  Ringrazio il dottor Mazzei e do la parola alla collega Braga.

  CHIARA BRAGA. Grazie, presidente.
  Ringrazio l'ANEA per averci fornito elementi di inquadramento generale che ci portano anche a ragionare con una logica un po’ più distaccata dall'emergenza specifica, di cui comunque è bene occuparsi.
  Vorrei chiedere un approfondimento, essendo l'ANEA appunto l'Associazione che riunisce le autorità e gli enti d'ambito, sulla parte della pianificazione.
  Siete in grado di offrirci un quadro che descriva quanto gli enti d'ambito hanno messo in campo? Vorremmo sapere qual è il grado di copertura della capacità di pianificazione dei vari enti d'ambito e se esiste una differenziazione sia territoriale che di struttura, cioè se il caso degli enti d'ambito di più vecchia istituzione e di quelli che hanno maturato di più una capacità di governo sia un elemento determinante.
  Sappiamo che in alcune parti del territorio la fatica per dar vita a enti di governo d'ambito è maggiore che in altre parti e che l'idea di una parcellizzazione è ancora molto forte nelle gestioni.
  Vi chiediamo se, sotto l'aspetto della pianificazione, quindi della capacità di dare risposta anche a una situazione di emergenza, c'è un'incidenza della capacità di attivare enti di governo veramente efficaci.
  Vi chiediamo di fornirci un quadro, magari con un approfondimento che ci potete anche inviare successivamente.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di interventi, vorrei sapere se il dottor Mazzei è in grado di dire qualcosa adesso oppure se ci mandate una nota aggiuntiva.

  ALESSANDRO MAZZEI, Responsabile tecnico-scientifico dell'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito (ANEA). Ci possiamo riservare di mandare altro materiale soprattutto legato allo stato dell'arte degli enti di ambito per specificare quanti sono oggi gli enti d'ambito, quanti ne sono stati costituiti e quanti sono effettivamente quelli operativi, il che può variare molto perché ci può essere un ente d'ambito con pochissime risorse, anche umane, e comunque presente, ma ci può essere anche quello più strutturato e più attrezzato. Pag. 16
  Comunque, alla domanda dell'Onorevole Daga, rispondo di sì, nel senso che, ai fini dell'efficacia della pianificazione, conta moltissimo avere sul territorio un ente d'ambito strutturato, attrezzato e in grado di potersi rapportare con gli altri interlocutori, dalle regioni ai gestori e agli enti locali.
  La mia personalissima opinione è che – non voglio coinvolgere ANEA e mi assumo la responsabilità di quello che dico – gli enti d'ambito dovrebbero essere almeno di livello regionale, per essere efficaci, perché solo a livello regionale si riescono a gestire in economia le poche risorse umane e finanziarie di questi enti. Tali risorse spesso derivano o dai comuni consorziati, che versano una certa somma per le spese di funzionamento, o, negli ultimi anni, dalla tariffa, però comunque sono molto modeste, tant'è vero che sono anche contingentate da parte dell'autorità nazionale.
  Credo sia opportuno per questi enti attrezzarsi di più e arrivare a una scala regionale. D'altra parte oggi, come vedrete dal resoconto che vi invieremo, undici su venti regioni italiane hanno già fatto la scelta di enti d'ambito regionale, quindi l'auspicio è che anche le altre arrivino rapidamente a questo livello e diano luogo a enti con minimo di risorse umane e finanziarie per funzionare.
  Comunque, su quest'aspetto, mi riservo di fornire ulteriore materiale.

  PRESIDENTE. Grazie.

  La seduta, sospesa alle 15.15, riprende alle 15.30.

Audizione di rappresentanti dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione di rappresentanti dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale.
  Ringrazio tutti i presenti. Come sapete, stiamo conducendo un'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica ovviamente volta non solo a fronteggiare (la presenza dell'Acea da questo punto di vista è evidente) i problemi che si sono posti a Roma e non solo a Roma, ma anche a pianificare l'azione futura, per fare i conti con problemi che presumibilmente purtroppo si ripeteranno nel nostro Paese, visti anche i mutamenti climatici in atto.
  Noi abbiamo scelto questo metodo di lavoro, perché non esiste ad oggi un soggetto che metta assieme le varie autorità di bacino distrettuale. Quindi abbiamo scelto di interloquire con alcuni dei soggetti più importanti non solo per avere del materiale, anche se è importante quello che ci avete mandato; se ne avete altro, quanto a dati o considerazioni, in ogni caso ci è utile. Se non avete nulla in contrario rendiamo accessibile questa audizione attraverso il circuito interno della Camera dei deputati. Però per divulgare le informazioni è meglio avere delle vostre elaborazioni da far girare sia tra i colleghi della Commissione che fuori dalla Commissione.
  Abbiamo a disposizione un'ora di tempo, entro le 16.30 dobbiamo concludere i nostri lavori, quindi ognuno dei tre soggetti ha un quarto d'ora a disposizione (se è meno, meglio), così da permettere anche ai colleghi commissari di porre eventuali questioni o fare considerazioni.

  ERASMO D'ANGELIS, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale. Grazie, presidente, ringrazio la Commissione per questa audizione. È con me il dottor Remo Pelillo che poi affronterà altre questioni.
  Brevemente, in maniera molto schematica, come diceva lei, presidente, abbiamo bisogno di integrare tutti gli studi e le ricerche che le nostre istituzioni scientifiche (CNR, Istat, Ispra, distretti) stanno organizzando per approfondire il tema dell'acqua, il tema delle piogge, perché abbiamo dei dati che ci dicono che l'Italia è Pag. 17uno dei Paesi più piovosi d'Europa (302 miliardi di metri cubi di pioggia all'anno in media negli ultimi 15 anni, più dei 15 anni precedenti, poi dipende dalle varie zone come piove e dove piove). Considerata questa dotazione di pioggia, occorre capire meglio quali sono le criticità e quindi recuperare dati e conoscenza, c'è bisogno davvero di mettere insieme e di integrare dal punto di vista scientifico tutto quello che c'è ed oggi è molto parcellizzato e disperso in vari studi anche universitari.
  Il tema della siccità è un tema serio, legato al tema dei cambiamenti climatici, che è il problema dei problemi e va affrontato con serietà, con progetti di lunga scadenza, soprattutto sapendo che l'acqua non è una questione meramente ambientale, ma è dipendente dalle infrastrutture: se ci sono le infrastrutture, riusciamo a gestire periodi di criticità, se le infrastrutture non ci sono o hanno problemi, si determinano situazioni serie.
  L'acqua si può immagazzinare, si può produrre con la dissalazione, si può risparmiare, si deve risparmiare, quindi ci sono molte cose da fare. Il dottor Pelillo spiegherà meglio di me l'azione del Distretto Centrale, io concludo soltanto annunciando il piano che abbiamo consegnato al Ministero dell'economia e delle finanze, al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture e al Ministero per le politiche agricole come Italiasicura ma lavorando insieme al Ministro Delrio e ai Consorzi di bonifica, il Piano dei piccoli e medi invasi, che sono circa 2000.
  Partirà uno stralcio per le prime 84 opere già progettate, uno stralcio di circa 500 milioni: sono opere che servono per garantire l'immagazzinamento dell'acqua per il suo utilizzo in periodi di grande criticità come questi. È un progetto di lunga durata (15-20 anni), finanziato con prestiti ben strutturati. Quindi c'è anche questo piano che sta partendo.
  Cedo ora la parola al professor Pelillo.

  PRESIDENTE. Questo piano si può avere?

  ERASMO D'ANGELIS, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale, Sì certo.

  REMO PELILLO, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale. Grazie, presidente, grazie al Segretario generale. L'impostazione che abbiamo dato al documento che vi abbiamo inviato, con il quale speriamo di essere rimasti nel target che ci è stato indicato di 5-6 cartelle (in realtà le nostre sono 14, ma le abbiamo ampliate con delle note che possono essere tranquillamente saltate leggendo il documento nelle 5-6 cartelle), segue la logica dell'esperienza di questa emergenza 2017.
  Noi abbiamo vissuto anche altre emergenze nel 2002, nel 2003, nel 2012 e questa è una di quelle che dagli anni novanta in poi si verificano ormai con una frequenza di una ogni 5 anni. Il quadro emergenziale dal punto di vista idrologico è quello che è stato elaborato grazie alla collaborazione del CNR-IRSA e che mostra un dato estremamente preoccupante, che personalmente potrei anche definire tragico, cioè questo trend di anomalia negativa nelle precipitazioni e di anomalia positiva nelle temperature che ormai costantemente si sta registrando dagli inizi degli anni novanta, praticamente da una delle prime emergenze idrologiche.
  È una condizione di non stazionarietà, nel senso che permarrà con queste caratteristiche determinando una condizione strutturale che potremmo identificare appunto con il cambiamento climatico? O è una condizione di stazionarietà, nel senso che nel lungo periodo probabilmente ritorneremo alle condizioni degli anni quaranta, cinquanta e sessanta in cui in Italia c'era una più che soddisfacente piovosità?
  Tra l'altro, uno degli elementi che deve essere analizzato con molta più precisione è la struttura della piovosità nell'arco dell'anno, cioè noi abbiamo l'impressione che debba essere verificato con rigore scientifico il fatto che sostanzialmente gli eventi di forte intensità e di brevissima durata stiamo aumentando e stiamo ampliando la loro magnitudo.
  L'impressione non ci viene soltanto dalle poche elaborazioni che in questo momento Pag. 18(servono serie storiche molto lunghe) siamo riusciti a fare, ma anche dai documenti, dai report dell'IPCC che cominciano a sottolineare questi aspetti.
  Nel corso dell'esperienza nell'ambito del distretto sono emerse delle crisi idriche che si sono poi sviluppate con tempi differenziati anche a seconda dei gradi di efficienza dei sistemi che approvvigionano le utenze: una di queste ovviamente riguarda Roma, a cui si è agganciata tra l'altro anche l'emergenza ambientale del lago di Bracciano. Ma non si tratta solo di questa, che sicuramente è la punta dell’iceberg nel distretto, perché ovviamente l'emergenza ambientale coglie anche tutta un'altra serie di fiumi e di corpi idrici superficiali che ovviamente sono rimasti penalizzati.
  Trovare un equilibrio in condizioni di emergenza tra il soddisfacimento di livelli accettabili di servizio e la tutela ambientale è un problema che ci ha colto all'improvviso, sul quale si è avviato un processo per successive approssimazioni che stiamo continuando anche in questi giorni, tanto che per il 12 settembre è già stata programmata un'altra riunione come cabina di regia dell'Osservatorio distrettuale, durante la quale continueremo ad affrontare il problema della ricerca di questo equilibrio.
  La situazione che si è determinata con il riconoscimento di queste ormai frequentissime siccità ci ha portato a riconsiderare il quadro del bilancio idrico complessivo del distretto. In termini storici partiamo dal riferimento degli anni trenta che non sono stati scelti in maniera convenzionale, ma rappresentano il momento topico di caratterizzazione climatica del distretto, in riferimento al quale sono stati ideate, progettate e realizzate le grandi infrastrutturazioni idriche tra gli anni venti e gli anni sessanta.
  Siamo un distretto che ha al suo interno un grande sistema idroelettrico per 1400 megawatt di potenza efficiente installata, realizzato addirittura a partire dalla centrale di Altolina a fine secolo XIX, per arrivare ai grandi impianti del Salto del Turano (circa 1935) fino alla diga di Corbara, fino alle dighe della Montagna Spaccata e di Campotosto dell'inizio degli anni sessanta. Gli anni trenta rappresentano quindi un riferimento per valutare quant'è la risorsa idrica complessiva.
  Abbiamo cercato di ricomporre un bilancio idrico aggiornato con le analisi realizzate dal CNR-IRSA e siamo arrivati alla determinazione che la perdita nel nostro distretto è considerevole. Deve essere consolidato un bagaglio di conoscenze e di strumenti di supporto alle decisioni, però è possibile fare comunque delle valutazioni con margine di sicurezza.
  Le caratteristiche della risorsa idrica nel nostro distretto devono fare i conti con una serie di elementi. In questi anni siamo stati portati a disconnettere le acque superficiali dalle acque sotterranee e questo probabilmente è un grave errore. Recentemente ho avuto modo di confrontarmi con alcuni colleghi dell'Ispra, i quali condividono che sia possibile trovare una condizione di congruenza tra acque superficiali e sotterranee, perché toccare le une indipendentemente dalle altre è più un artificio tecnico che non una condizione fisica reale.
  Il nostro distretto tra l'altro è anche sede di trasferimenti verso gli altri distretti confinanti, che sono l'Appennino settentrionale e l'Appennino meridionale, e, senza voler rivendicare nulla, il grande schema idrico che fa capo all'ente Acque umbro-toscane, che è servito in questo momento dall'invaso di Montedoglio sull'Alto Tevere, fornisce acqua sia al settore irriguo, sia al settore civile su un bacino d'utenza di circa 6-7000 chilometri quadrati e sta a cavallo non solo di regioni, ma anche di distretti.
  Abbiamo fatto un conto approssimativo sulla base del protocollo d'intesa che le due regioni firmarono a dicembre 2008 per la ripartizione di questa risorsa: insieme a quello che perdiamo verso l'Appennino meridionale siamo ad una perdita tra i 50 e i 70 milioni di metri cubi all'anno.
  In tutto questo c'è un'ulteriore mancanza che è quella della qualità delle acque. Faceva bene il segretario a ricordarlo, perché è un'emergenza nascosta all'interno di questa emergenza idrica. Se vogliamo recuperare risorsa in quantità, dobbiamo assicurarci che sia anche di qualità idonea. Pag. 19
  Recentemente abbiamo cominciato ad affrontare problemi di contrasto non soltanto al mercurio, che è di vecchia data, ma addirittura ai PFOS che sono stati inseriti tra le sostanze prioritarie e pericolose e che rappresentano una sfida anche per le tecnologie di trattamento delle acque dei reflui.
  Qual è allora il discorso finale? Che il margine di sicurezza che oggi abbiamo rispetto agli anni trenta si è drasticamente ridotto, negli anni trenta il margine di sicurezza era elevatissimo e tuttavia il Paese si è impegnato in un sistema di infrastrutturazione idrica di cui godiamo oggi. Oggi abbiamo questo margine di sicurezza estremamente ridotto tra i 700 e i 1.600 milioni di metri cubi d'acqua e siamo costretti giocoforza a tornare a fare investimenti verso l'infrastrutturazione idrica.
  Con quali priorità? L'emergenza ce ne ha mostrate alcune. Ovviamente nell'ambito della strategia di adattamento al cambiamento climatico non possiamo non mettere in conto quelle di lungo periodo, cioè la definizione di piani di prevenzione delle emergenze a livello di schemi idrici da ricondurre ovviamente a un'analisi di deficit a livello distrettuale o subdistrettuale, la condivisione a ogni livello istituzionale e gestionale di precursori di crisi idrologiche, superando anche contrapposizioni tecnico-scientifiche (a livello internazionale ormai si sono orientati su indicatori ben chiari); l'integrazione con invasi di regolazione dei volumi dei sistemi di approvvigionamento che hanno un'elevata percentuale di ricorso alle sole acque sotterranee, oltre al progressivo contenimento dei consumi e l'interoperabilità dei sistemi informativi.
  Queste sono per noi ad oggi le linee strategiche.

  PRESIDENTE. Grazie. Tutto ciò che è stato detto immagino sia compreso nel documento che ci avete lasciato. Ritengo molto importante (lo dico anche agli altri segretari generali) l'accenno all'evidenza di differenti andamenti pluviometrici, che ovviamente, come potete immaginare, è un dato sensibile che ci aiuta a capire come muoverci.
  Ringraziamo quindi Erasmo D'Angelis, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale e lasciamo la parola al bacino distrettuale del fiume Po.

  MEUCCIO BERSELLI, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Mi presento anch'io: sono Meuccio Berselli, segretario del distretto del fiume Po. Sarò velocissimo, perché noi abbiamo appena cominciato l'attività e quindi lascerò subito la parola all'ingegner Picarelli.
  Abbiamo seguito in questi mesi la siccità con l'Osservatorio, che si è incontrato diverse volte e ha svolto un'attività di concertazione che ha dato dei frutti molto importanti per regolare soprattutto la magra del fiume Po e per consentire ai territori di valle di avere l'acqua per scopi soprattutto irrigui. Questa attività (abbiamo lasciato della documentazione scritta e poi ne manderemo altra) potrebbe essere un ottimo esempio anche per le piene, perché adesso parliamo di siccità, ma ci sono le piene: si rileva quindi l'importanza della regolazione e l'importanza di un'attività di concertazione determinata dal distretto con incontri sul territorio, per quanto ci riguarda soprattutto sui grandi laghi.
  Questo ha portato dei benefici, in particolare sulla derivazione del Po non abbiamo avuto particolari problemi, mentre li abbiamo avuti nelle aree interne, cioè dal crinale al Po: infatti in Appennino è da maggio del 2016 che non piove e non nevica, quindi lì non c'è acqua. Occorre quindi una strategia per migliorare la falda, capendo come si possa fare e quali progetti si possano realizzare, e una riduzione negli invasi della dispersione dell'acqua: si tratta di progetti già avviati, che il distretto coordinerà per cercare di ottenere questo risultato.
  Lascio subito la parola all'ingegner Picarelli.

  ALESSIO PICARELLI, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Grazie, rivolgo un saluto a tutti. Scorrendo un promemoria per accontentare anche il presidente della Commissione, per quanto Pag. 20riguarda il ruolo del distretto del Po nelle crisi veniamo per nostra fortuna, nella disgrazia, da un'esperienza che abbiamo cominciato nel 2003 istituendo una cabina di regia (abbiamo lasciato come materiale tutto quello che è successo nel bacino del Po dal 2003 fino all'istituzione degli osservatori).
  Abbiamo quindi fatto tesoro di un'esperienza pregressa, che ci aveva indotto a costruire un modello di governance sufficientemente collaudato, che permette la gestione della risorsa anche in condizioni emergenziali.
  Le caratteristiche particolari del distretto del Po sono forse diverse da molte altre situazioni nazionali: noi abbiamo la fortuna di avere un sistema dei grandi laghi regolati che rappresentano la vera riserva, la vera cassaforte dell'acqua. Tutto il sistema della cabina di regia verte sulla buona gestione di questi laghi regolati. Abbiamo poi anche una grande riserva che deriva dagli invasi alpini idroelettrici, su cui devo fare una considerazione particolare, nonché una grande rete mista di pianura di circa 60 mila chilometri, quindi di due ordini di grandezza superiore rispetto a quella che è la rete naturale.
  Questa rete mista di pianura ci permette di avere un interscambio di acqua e di far sì che la grande acqua dei laghi prima di arrivare a mare abbia la possibilità di irrorare pienamente le pianure.

  PRESIDENTE. Qual è la dimensione del canale?

  ALESSIO PICARELLI, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. No, nel senso della lunghezza, quindi abbiamo uno sviluppo...

  PRESIDENTE. Cosa considerate parte di questa rete?

  ALESSIO PICARELLI, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Tutto quello che è reticolo artificiale, quindi dal grande adduttore dei fiumi fino all'ultimo canale che poi distribuisce nel campo, quindi è una rete vastissima che ha vantaggi e svantaggi, perché deve essere tenuta invasata e quindi ha bisogno comunque di acqua, ma, una volta invasata, è una riserva, quindi è un volume ulteriore.
  Cosa si è fatto in questo periodo? Al di là delle dodici o quattordici (ho perso il conto) riunioni dell'Osservatorio che abbiamo fatto dall'inizio dell'anno, per il momento ci siamo limitati a fare azioni tattiche, perché quando si è in emergenza non si ha il tempo di fare grandi strategie, intervenendo su tutto quello che serviva per contenere il danno: concordare con i regolatori dei laghi degli svasi dal lago pilotati, in modo che i prelievi potessero utilizzare un'acqua che effettivamente c'era; ridurre i prelievi laddove le esigenze non permettevano di andare oltre certe quantità concesse, soprattutto, noto tema principale del Po; cercare di mantenere il livello del Po alla chiusura del bacino sopra un certo valore di quota.
  Vi è infatti altrimenti il rischio che il cuneo salino, per effetto delle alte maree, invada i rami del delta, pregiudicando l'agricoltura ma anche l'ambiente del delta, che, come tutti sapete, dal punto vista naturalistico è uno dei beni più preziosi che abbiamo in Italia, oltre che essere come delta uno dei più importanti al mondo.
  Queste sono le cose principali da fare. Cosa si deve fare ancora? Ormai abbiamo imparato e condiviso le azioni tattiche, siamo in grado di stabilire quali sono quelle opportune, ma innanzitutto c'è un problema che è bene portare all'attenzione di un organo politico come questo: serve anche un'informazione corretta e coordinata di quella che è la situazione emergenziale.
  Noi abbiamo spesso assistito (avete anche una rassegna stampa e un commento di due anni fa) a un'informazione da parte dei media esagerata rispetto alle reali condizioni, cosa che mette in crisi e stressa il sistema, perché bisogna prendere delle decisioni delicate sulla spinta emotiva di un'opinione pubblica più appassionata di quanto richiederebbero le reali dimensioni del fenomeno.
  È bene che questo si sappia, perché altrimenti c'è il rischio di mettere in atto azioni esagerate rispetto alle reali esigenze o dimensioni del fenomeno. Di questo si è Pag. 21già parlato nell'Osservatorio nazionale con la dottoressa Checcucci e il Ministero.
  Altra cosa importantissima è che abbiamo un modello di supporto alle decisioni che è un modello Idro-Meteo, nato per le piene ma utilizzato anche per le magre, che deve essere affinato ulteriormente ma è un modello che funziona, uno dei più avanzati in Europa, perché riesce a conciliare le previsioni meteo con il modello a flussi e deflussi dei fiumi, per cui siamo in grado di prevedere con 10-12 giorni di anticipo quali saranno le condizioni di stress del sistema in funzione delle previsioni di precipitazioni, che in questi giorni sono state scarse.
  Questa cosa, unita ai già esistenti modelli di supporto alle decisioni per quanto riguarda l'agricoltura, i cosiddetti «consigli irrigui», può dare a un sistema moderno, efficace ed evoluto la possibilità di ridurre ulteriormente il rischio di danno in caso di siccità. Mi riferisco all'agricoltura, perché per il Po per nostra fortuna abbiamo avuto pochi problemi nell'impiego civile, mentre invece per l'uso irriguo ne abbiamo avuti tanti.
  Serve una maggiore conoscenza, e noi abbiamo assistito anche a un fenomeno sul quale bisognerebbe fare un ragionamento con il mondo dell'agricoltura: i cambiamenti climatici producono anche un'estensione del periodo caldo complessivo nelle stagioni estive, quindi abbiamo avuto anche casi di secondi e terzi raccolti, cioè di richieste di fabbisogni irrigui aumentati e dilatati perché non ci si accontenta più dell'acqua per il primo raccolto, ma si chiede acqua ulteriore, tanto che c'è chi ci chiedeva l'acqua anche dopo Ferragosto, quando la tradizione voleva che dopo il 10 di agosto si chiudesse, nel senso che la stagione finiva e a Ferragosto si festeggiava proprio la fine dell'agricoltura intesa come lavori.
  Queste cose sicuramente devono essere tenute in considerazione, perché bisogna fare i conti anche con una mutata domanda di acqua rispetto a un'offerta che, come vedete, a causa dei cambiamenti climatici è diminuita.
  Azioni strutturali. Si parla dei piccoli invasi che tutti declamano, anche se i tempi e le condizioni per farli non sono sempre favorevoli, ma abbiamo anche un altro problema molto importante che è quello dei grandi invasi idroelettrici. Chi è del settore sa che le grandi dighe o i grandi invasi non sono eterni, hanno problemi di interrimento, hanno problemi di vita utile che per la maggior parte dei grandi invasi fatti 50, 60 o 70 anni fa sta volgendo al termine. Quindi questi grandi invasi nati per l'idroelettrico dovrebbero essere tutti censiti per individuare quelli che abbiano una valenza come riserva anche per altri usi. Finita l'utilità economica dal punto di vista idroelettrico possono conservare una grande e importante utilità per altri usi, che sono quelli ambientali e quindi di riserva della risorsa.
  Su questo aspetto bisognerebbe aprire una partita con il Ministero dello sviluppo economico, perché quello che una volta era soltanto appannaggio dal settore idroelettrico oggi diventa un interesse multifunzionale, e di questo sarebbe opportuno tener conto perché altrimenti perdiamo un'ulteriore chance di conservazione della risorsa.
  Gestione dell'idroelettrico. Vorremmo aprire anche un tavolo con Terna e con il Ministero dello sviluppo economico, quindi con chi gestisce la partita del mercato elettrico, perché non è possibile che, se ho bisogno di turbinare ovvero di rilasciare delle acque da un invaso idroelettrico perché a valle ho un problema ambientale serio, la cosa non può essere fatta solo perché c'è un problema di mercato elettrico. Il mercato elettrico va tutelato, ma quando ci sono emergenze idriche forse si potrebbe evitare che l'emergenza idrica leda la situazione facendo in modo di cogestire interessi di mercato elettrico con interessi di tipo ambientale e agricolo. Ho finito.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo scusa ma non ho avuto il tempo di leggere il materiale che ci avete inviato, quindi queste considerazioni sono contenute?

  ALESSIO PICARELLI, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.Pag. 22Queste sono fresche, le devo scrivere e inviare.

  PRESIDENTE. Era proprio questo il senso della domanda. Lascerei quindi la parola all'ingegner Lucchesi, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, che secondo D'Angelis beneficia di cessioni...

  MASSIMO LUCCHESI, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale. Di cui ringraziamo. L'elaborato che abbiamo consegnato riporta una serie di dati che vi sintetizzerò, eventualmente se avrete bisogno di approfondimenti ho i tecnici qui presenti che possono anche dettagliarli meglio.
  Il report riporta un lavoro fatto dall'Osservatorio sugli usi idrici del distretto e sostanzialmente tiene in considerazione la situazione dal punto di vista climatologico e quindi meteorologico, con le precipitazioni e tutta una serie di elementi che sono stati monitorati a carico dei vari bacini del distretto. La siccità di questi mesi è un evento estremo, che però si è già ripresentato varie volte soprattutto negli ultimi venti anni, per cui questo ci dà un campanello d'allarme sulle condizioni che andrebbero messe a regime: più che di risolvere l'emergenza si tratta di portare la situazione a sistema.
  Alcuni dati significativi. Nella relazione trovate che per esempio nell'Ombrone Pistoiese i millimetri di acqua piovuta da marzo ad agosto sono un quinto della media dello stesso periodo, che rappresenta un minimo assoluto negli ultimi cento anni, quindi questo dato è significativo. L'altra componente è sicuramente l'alta temperatura, che naturalmente ha comportato evaporazioni importanti anche a carico dei corsi d'acqua, in particolare dei laghi e degli invasi, e ha influito sul depauperamento della risorsa.
  Le situazioni monitorate dall'Osservatorio sono diverse. Il bacino del fiume Arno ha avuto qualche problema, mitigato dal fatto che c'è a monte la biglia di Bilancino: anche lì i dati sono confortanti ma dobbiamo tener conto delle capacità e soprattutto dei ricarichi successivi, perché se perdurasse questa situazione dovremmo capire quali manovre fare.
  Sugli altri bacini, dal Valdarno superiore al bacino del Serchio, sono presenti vari invasi e varie dighe dell'Enel: sono piccoli però danno apporto al corso d'acqua. Anche qui si fa sentire la mancanza di risorse e quindi c'è qualche preoccupazione sui volumi accumulati e su quello che può succedere dal punto di vista dei transiti nei corsi d'acqua. Altra situazione riguarda il lago di Massaciuccoli, che è apparso varie volte sulle cronache dei giornali perché siamo a un minimo di 0,56 sul livello del mare, quota raggiunta in questi giorni: è uno degli eventi più significativi che ha comportato misure rispetto all'irrigazione delle attività agricole che si affacciano sul lago e che quindi è stato oggetto di un tavolo di coordinamento nell'ambito del distretto.
  Anche il bacino del Magra ha avuto qualche carenza dovuta alla presenza di una serie di dighe, in particolare della diga del Teglia, che è di piccole dimensioni e priva di grandi invasi: ha avuto problemi di approvvigionamento soprattutto a fini irrigatori, perché vi attinge il Canale Lunense.
  Anche nel grossetano ci sono corsi d'acqua che hanno raggiunto situazioni minime estreme, addirittura di prosciugamento, con problemi dal punto di vista dei deflussi mentre una condizione diversa si riscontra nei bacini regionali liguri, dove ci sono situazioni migliori.
  Nel documento trovate anche un'analisi sull'approvvigionamento idropotabile, che credo sia stato già illustrato dal collega Mazzei. Cito questo fatto perché dal lavoro di coordinamento ci risulta che circa 350 sistemi idropotabili abbiano avuto problematiche di risorsa, quindi un numero consistente di sistemi.
  Cosa è stato fatto rispetto a queste criticità che sono state riscontrate? Sono state messe in campo alcune misure, per esempio sul lago di Massaciuccoli sono state sospese per un certo periodo le attività di irrigazione, per cui l'attingimento è stato escluso e dal Serchio è stata riattivata un'idrovora che portava acqua dal fosso Barra Pag. 23al lago per consentire il riuso irriguo di queste acque per i terreni che si affacciano sul lago.
  Vi è poi una serie di attività che sono state fatte in Lunigiana recuperando vecchi impianti con progetti immediatamente cantierabili, per cui c'è un tentativo di rimettere in campo impianti ormai persi e capire come gestire questa risorsa. Tutto ciò ci dice che la situazione è abbastanza critica, però è chiaro che questo va traguardato in un'ottica di lungo termine, perché con queste attività tamponiamo le emergenze, ma bisogna cominciare a ragionare su alcuni aspetti del distretto ma anche di coordinamento tra gli enti. Penso a tutte le questioni relative alle concessioni irrigue, al riutilizzo delle acque dai depuratori, aspetto che è stato messo in campo su parte del comprensorio di Val di Cornia, dove è stata fatta un'attività di riuso tramite il corso d'acqua...

  ELENA BARTOLI, Ufficio legislativo dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale. Un problema del riuso sono però i parametri di legge che spesso ci impediscono di procedere al riuso stesso.

  MASSIMO LUCCHESI, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale. La sostanza di questo elaborato mette a fuoco due o tre punti, cioè a livello di distretto bisogna cominciare a lavorare in sinergia con tutti gli enti, perché anche le competenze rispetto alle concessioni irrigue sono da recuperare mettendo in conto un coordinamento forte.
  Serve anche un ragionamento a lungo termine, non solamente per interventi tampone, e questa è la finalità del documento che evidenzia alcuni suggerimenti.

  PRESIDENTE. Grazie delle informazioni molto interessanti, mandateci anche eventuali dati ulteriori. Una delle partite importanti in un'azione di pianificazione è la questione agricola, perché sappiamo che più della metà dell'acqua viene utilizzata per usi agricoli. A livello di Osservatorio il problema, che abbiamo posto anche al Ministro Martina, riguarda l'azione su molti fronti, dall'agricoltura di precisione alla selezione delle colture. Mi è nuovo l'accenno che veniva fatto sulla possibilità, dati i mutamenti climatici, di avere più colture, ma poi bisogna vedere anche quali perché sapete meglio di me che alcune sono idrovore e altre meno, paradossalmente spesso le colture più tradizionali non a caso richiedono meno acqua (la vite meno del mais).
  Su questo punto c'è un monitoraggio, un'osservazione, un coordinamento? Questo riguarda anche il riuso delle acque di depurazione, che in Italia è molto più ridotto rispetto ad altri Paesi: questo dipende anche dai parametri scelti, che quindi vanno aggiornati e verificati alla luce della situazione, ma anche da una cultura che in Italia manca, perché, essendo un Paese che ha l'acqua, non si è mai posto il problema.
  È necessario quindi ragionare su innovazioni, selezione delle colture, nuove fonti da destinare in particolare ad alcuni usi non idropotabili. Il problema dei dati è irrisolvibile: l'unica cosa che può mitigare lo «scandalismo», che riguarda tutte le questioni (basta leggere i giornali di oggi sulla malaria per capire che quello che è accaduto sulla siccità è una cosa lieve rispetto ai titoli di alcuni giornali di oggi per il caso di malaria che c'è stato a Trento), è la diffusione di dati certi e credibili, cosa che manca.
  Voi infatti ci state dando dei dati, alcuni dei quali preoccupanti (penso al dato sull'area di Pistoia), però attualmente – non so se sia un compito che potete assumere voi o spetti al ministero – come sempre, nella frammentazione fra regioni (questi dati emergono carsicamente, un pezzo ora dall'Ispra, ora da un altro ente), manca un punto di monitoraggio sull'andamento pluviometrico ma non solo, perché non devo certo spiegare a voi che fra neve e ghiacciai tutto è molto collegato. Non c'è attualmente un bollettino che dica mensilmente come stia andando e che nel tempo possa contenere le esagerazioni, non eliminandole, ma normandole.
  In tutto questo la questione dei deflussi minimi vitali per i corsi d'acqua in che Pag. 24misura viene monitorata? Non è un problema da poco, perché ci sono fiumi che finiscono in secca anche naturalmente. Si è prosciugata anche la sorgente del Po. Ho letto che era capitato un paio di altre volte nell'ultimo secolo. Però i deflussi minimi vitali devono, anche questi, essere connessi ad un'azione di pianificazione dell'uso dell'acqua, perché altrimenti potremmo avere dei problemi.
  Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RAFFAELLA MARIANI. Grazie, presidente, intanto intervengo per augurare buon lavoro ai nuovi eletti alla segreteria dei distretti e per auspicare il successo di questa riorganizzazione, che aveva l'obiettivo di accorpare il maggior numero di vecchie autorità di bacino e rendere più efficace dal nostro punto di vista (il legislatore aveva pensato a questo) quella governance anche alla luce della nuova pianificazione, tanto più ora con questi cambiamenti climatici.
  La cosa che a me sembrava molto interessante e che qualcuno di voi ha citato anche in rapporto alla gestione dei bacini idroelettrici e al loro stato in questo momento è che molti dei laghi utilizzati per produrre energia da Enel, soprattutto i minori e meno importanti, passato il tempo hanno ridotto la loro capacità di invaso e in questo momento i costi per renderli più efficienti e riportarli all'efficienza iniziale sono ritenuti troppo alti, quindi questo è un aspetto che auspico vogliate considerare.
  Noi audiremo anche Enel perché avevamo chiaro che questo era uno degli elementi da valutare, non completamente a carico di una istituzione, ma soprattutto per la prevenzione incendi e in generale per l'agricoltura può essere una valutazione che, alla luce della scarsità della risorsa, noi dobbiamo fare in questo momento.
  A questo fine, per quanto riguarda il problema dei volumi, spesso si è rinunciato a ragionare su nuovi meccanismi per l'irrigazione, anche a costo di far diventare obsoleti i reticoli esistenti, ritenendo che la gestione e la cura del reticolato idraulico di alcuni territori fossero troppo onerose rispetto alle risorse date. Ritengo al contrario che una manutenzione dei vecchi sistemi irrigui (ve ne sono di valore nel nostro territorio) non solo per una ragione di volumi, ma anche per la distribuzione abbia una importanza fondamentale alla luce di quello che avviene.
  Ritengo che questa debba essere la dimensione dello studio: le nuove tecnologie e le nuove modalità per il riuso dell'acqua, per la conservazione e la tutela della risorsa. Si è parlato di agricoltura, non si parla mai abbastanza di foreste. Ne abbiamo parlato con il Ministro dell'agricoltura e credo che anche le autorità di distretto possano dire la loro, perché la tutela della risorsa idrica parte da lì, e mi piacerebbe molto che dalle Autorità di distretto, insieme alla comunità scientifica, venissero proposte anche molto innovative rispetto al medio e lungo termine.
  C'è molta risorsa idrica che ancora non viene utilizzata. Soprattutto avete parlato di acque sotterranee e in questo senso, con le dovute risorse, la capacità speculativa e l'aiuto della comunità scientifica, potrebbe essere utile approfondire quegli argomenti, come mi auguro potremo fare prima della conclusione dell'indagine conoscitiva.

  FEDERICA DAGA. L'esperienza degli Osservatori è stata estremamente utile per lo scambio di informazioni e di competenze dei vari soggetti che vi hanno partecipato, nonostante in una piccola stanza ci fossero moltissimi soggetti. Spero che questo tipo di esperienza vada ancora avanti, perché è stata estremamente utile e ha permesso di delineare un quadro delle criticità su vari territori differenti tra loro. Fra tutti ricordo quello dell'ATO 4 del Lazio che si trova in una condizione veramente difficile.
  L'attenzione si è spesso puntata sulla questione delle perdite di rete ed è emersa più volte dall'Osservatorio del distretto del bacino dell'Appennino centrale che si tratta di un fatto assodato da tempo, che doveva emergere e va assolutamente risolto.
  Mi permetto di fare una domanda al dottor D'Angelis che è qui in altra veste, ma da anni è il coordinatore della struttura di Pag. 25missione per il dissesto idrogeologico e le infrastrutture idriche. Dal suo punto di vista come vede il fallimento delle perdite di rete del 40 per cento in tutta Italia, dato assai rilevante?

  CHIARA BRAGA. Vorrei chiedere un'informazione, ossia se nella vostra esperienza abbiate rapporti di scambio di pratiche e di conoscenza con corrispondenti autorità di distretto a livello europeo di altri grandi fiumi o di distretti idrografici, se si stia svolgendo un lavoro in questo senso, perché l'impatto della siccità ma anche delle piene dovuto ai cambiamenti climatici non riguarda ovviamente solo il nostro Paese.

  CLAUDIA MANNINO. Sarò velocissima perché mi collego a quanto appena detto dalla collega. In questa Commissione abbiamo approvato una risoluzione per chiedere al nostro Governo di avviare una discussione su una direttiva europea sulla salvaguardia del suolo, in Europa (chiedo quindi se abbiate contribuito anche voi a questo iniziale lavoro) c'è stato un monitoraggio sui percorsi, sul dissesto idrogeologico, sul movimento di terre e sulle variazioni delle coste.
  Vorrei sapere se quel lavoro vi abbia coinvolto e lo riteniate utile, perché è opinione di questa Commissione che quella direttiva suolo debba essere prima o poi trattata anche a livello europeo.

  PRESIDENTE. Lascio la parola agli auditi per un rapido giro di risposte libero. Se ci sono ulteriori approfondimenti, ce li invieranno.

  ALESSIO PICARELLI, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Nel materiale che abbiamo consegnato c'è anche un'analisi comparata di alcuni distretti europei, tra i quali il bacino del Po, sugli impatti della siccità in termini socio-economici e ambientali.
  Noi abbiamo depositato soltanto tre pagine, ma c'è un link. Si tratta di un lavoro cominciato dalla Commissione europea, quindi rispondo anche sul fatto che studi e comparazioni sono stati fatti. Tuttavia le caratteristiche del distretto del Po sono un po’ atipiche, i distretti non si assomigliano tutti in Europa perché la maggior parte dei Paesi oltre Alpi non ha neanche una rete irrigua considerato che l'agricoltura si basa esclusivamente sulle dotazioni meteo naturali, tanto che ad avere grossi problemi non siamo noi ma loro, perché in caso di siccità non hanno neanche un sistema di soccorso. Però gli studi hanno comparato anche questi aspetti: li trovate indicati nel materiale consegnato.

  ERASMO D'ANGELIS, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale. Il tema delle infrastrutture è un tema molto serio. Noi siamo fra gli ultimi, se non l'ultimo Paese europeo, in alcune aree in condizioni veramente da Paese in via di sviluppo: abbiamo perdite consistenti intorno al 38 per cento in media, al nord intorno al 26 per cento, man mano che si scende troviamo Roma al 44 per cento e il sud in alcune aree al 100 per cento, il che significa inviare due litri d'acqua per utilizzarne uno.
  Questo avviene perché abbiamo una rete vetusta: 485 mila chilometri di condotte, che arrivano a 500 mila circa con gli allacciamenti dalla strada alle abitazioni, quindi 500 mila chilometri di condotte di cui circa 170-180 mila sarebbero da rottamare, riparare, rigenerare, cose possibili ma molto costose.
  Le perdite sono in aumento dall'1 al 3 per cento l'anno, dato abbastanza preoccupante, e sono proporzionali agli investimenti. Gli investimenti dipendono dalle tariffe in Italia abbiamo il sistema tariffario più complicato d'Europa, considerato che con la legge Galli 24 anni fa l'Italia è stata divisa in 92 ambiti. Quindi abbiamo 92 differenti tariffe. La legge Galli in due terzi dell'Italia è stata applicata, in oltre un terzo non ancora dopo 24 anni, quindi bisognerebbe anche fare il tagliando alla legge Galli e immaginare una tariffa unica nazionale.
  C'è un problema che riguarda sia la regolazione, quindi il tema tariffario, sia gli investimenti da parte della fiscalità generale, perché è evidente che la tariffa in Pag. 26tante realtà non sarà mai aumentata e quindi rimarremo con le tariffe più basse d'Europa o giù di lì. Quindi c'è bisogno di interrogarsi anche su una riforma della legge Galli, perché se è stata giusta all'epoca l'intuizione di integrare gli acquedotti con la depurazione, forse oggi andrebbe scorporata la depurazione, per cui siamo sotto infrazione con il rischio di pagare fra un anno o un anno e mezzo sanzioni di circa mezzo miliardo di euro l'anno perché abbiamo un terzo del Paese non allacciato a un depuratore, né ad una fognatura.
  Questo tema, che ha a che fare con la tutela di un bene pubblico come i fiumi, il mare, le campagne, forse deve essere riaffidato alla fiscalità generale, perché riaffidando questo tema allo Stato probabilmente si può lavorare su una regolazione tariffaria che può permettere maggiori investimenti solo sulle infrastrutture di acquedotto. Questo è un tema legislativo di prima grandezza che va assolutamente affrontato.

  PRESIDENTE. Questo problema, che è anche nelle note inviate, è complesso e meriterebbe un dibattito. Anche deresponsabilizzare le istituzioni locali rispetto al funzionamento di pezzi del ciclo credo che sia sbagliato e impraticabile politicamente, perché poi chi spiega al nord, dove le cose funzionano, che deve pagare per quelli che non fanno funzionare le cose? È una partita un po'complicata.
  Vorrei chiedere una cortesia: voi ci avete mandato molto materiale, ma pregherei di poter avere un abstract. Ci avete mandato 800 pagine di materiale vario. Una bellissima lettera di Voltaire a un amico termina dicendo «scusa la lunghezza, avevo poco tempo», quindi vi chiederemmo di fare uno sforzo per selezionare le questioni che ritenete importanti e utili per noi, perché vogliamo fare un lavoro serio e individuare lo stato dell'arte ma anche alcune possibili tendenze.

  REMO PELILLO, Dirigente dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale. Le chiavi di lettura su alcuni aspetti e le misure...

  PRESIDENTE. Sì. E se possibile, inviateci una sintesi dei dati che ritenete significativi e che ci sono utili per costruire un quadro e capire come procedere.

  MASSIMO LUCCHESI, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale. Rispetto alla richiesta del confronto con l'Europa, i miei colleghi mi dicono che da circa cinque anni lavorano a livello europeo anche sul confronto per quanto riguarda il piano di gestione delle acque e il piano dell'alluvione. Quindi c'è uno scambio interessante che continua a livello europeo, e credo che anche le direttive siano abbastanza coinvolgenti. Possiamo produrre anche una nota di questi lavori che sono stati fatti.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi ed autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico di tutta la documentazione consegnata nella seduta odierna (vedi allegati). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.30.

Pag. 27

ALLEGATO 1

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37

ALLEGATO 2

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40

Pag. 41

Pag. 42

Pag. 43

ALLEGATO 3

Pag. 44

Pag. 45

Pag. 46

Pag. 47

Pag. 48

Pag. 49

Pag. 50

Pag. 51

Pag. 52

Pag. 53

Pag. 54

ALLEGATO 4

Pag. 55

Pag. 56

Pag. 57

Pag. 58

Pag. 59

ALLEGATO 5

Pag. 60

Pag. 61

Pag. 62

Pag. 63

Pag. 64

Pag. 65

Pag. 66

Pag. 67

Pag. 68

Pag. 69

Pag. 70

Pag. 71

Pag. 72

Pag. 73

Pag. 74