XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 15 settembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE DI PREVENZIONE ANTISISMICA E SUI MODELLI DI RICOSTRUZIONE A SEGUITO DI EVENTI SISMICI

Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.
Realacci Ermete , Presidente ... 3 ,
Delrio Graziano , Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ... 4 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 9 ,
Borghi Enrico (PD)  ... 9 ,
Mannino Claudia (M5S)  ... 11 ,
Cera Angelo (AP)  ... 12 ,
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI)  ... 13 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 14 ,
Iannuzzi Tino (PD)  ... 14 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 15 ,
Manfredi Massimiliano (PD)  ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Carrescia Piergiorgio (PD)  ... 17 ,
Mariani Raffaella (PD)  ... 18 ,
Bernini Massimiliano (M5S)  ... 19 ,
Morassut Roberto (PD)  ... 20 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 22 ,
Delrio Graziano , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 22 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 23 ,
Delrio Graziano , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 23 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 24 ,
Delrio Graziano , Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ... 24 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 24 ,
Delrio Graziano , Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ... 24 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 24 

ALLEGATO: Relazione consegnata dal Ministro Delrio ... 25

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche di prevenzione antisismica e sui modelli di ricostruzione a seguito di eventi sismici, l'audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.
  Salutiamo il Ministro Delrio, con il quale abbiamo avuto molte occasioni di confronto anche sul tema che oggi siamo chiamati ad affrontare. Oggi è giunto qui in bicicletta, bene: apprezziamo particolarmente la sua linea di condotta. Prossimamente discuteremo due disegni di legge, uno sui piccoli comuni e uno sulla mobilità sostenibile.
  Vorrei sottolineare alcuni punti comuni nel lavoro della Commissione, su cui c'è stato un orientamento sempre abbastanza convergente: in passato abbiamo approvato all'unanimità risoluzioni sia della Commissione sia in congiunta con altre Commissioni, in sintonia con il ministro.
  Questa indagine conoscitiva serve, peraltro, anche a entrare in relazione con il progetto «Casa Italia» e con le decisioni che il Parlamento e il Governo sono chiamati ad assumere in sede di legge di stabilità. Riteniamo, infatti, che questo progetto possa rafforzare una linea d'azione che lo stesso ministro ha più volte ribadito negli incontri che abbiamo avuto in Commissione e che tende a privilegiare la qualità, il recupero, la manutenzione e la qualificazione delle aree urbane come elemento chiave della nuova edilizia.
  Ritengo che questa sia la conferma di una linea che abbiamo seguito anche nel corso degli anni passati. I dati contenuti nei dossier del Servizio studi della Camera e del Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato nell'edilizia) hanno confermato che quest'anno c'è stato un ulteriore incremento degli effetti del credito di imposta e dell'ecobonus, con dei risultati notevoli. Infatti, il dato tendenziale di fine anno indica che vi sono stati 29,2 miliardi di investimenti e, fra diretto e indotto, 426.000 occupati. Si tratta, dunque, dell'azione anticiclica più importante fatta dal Governo e dal Parlamento nel corso di questi anni.
  Quello strumento, però, va sicuramente qualificato, ampliato e aggiornato – ne conosciamo i limiti – ma è prezioso anche sul fronte del consolidamento antisismico. Devo dire che lo stesso Presidente del Consiglio, nell'incontro avuto con la Cancelliera Merkel, in sede di conferenza stampa, ha sottolineato il legame fra la sicurezza antisismica e il risparmio energetico.
  Però vorremmo essere confortati, ministro, rispetto al fatto che si sta cambiando rotta. Le cose che si dicono sulla prevenzione, dopo i terremoti, sono tutte giuste, ma vengono spesso dimenticate. Del resto, sono le stesse che abbiamo detto dopo i Pag. 4terremoti de L'Aquila, dell'Emilia e in altri casi.
  Come abbiamo più volte ribadito – senza grandi risultati –, sappiamo che bisogna andare verso misure che rendano più efficace questa azione dal punto di vista del risparmio energetico e la estendano al consolidamento antisismico. Eravamo riusciti a farlo con un emendamento di questa Commissione, estendendo l'incentivo alle zone sismiche 1 e 2, ma sappiamo che, ancor più che per il risparmio energetico, è il consolidamento antisismico che ha bisogno di certezze, non si può fare anno per anno, ma occorrono diversi anni; questo meccanismo necessita di tempi di rientro più rapidi e di un'estensione degli interventi agli interi edifici, anche alle imprese e agli incapienti.
  Il consolidamento antisismico, infatti, non si fa in un solo appartamento, come accade per il risparmio energetico, ma vi è il bisogno di certezze e del varo di un percorso politico specifico, perché un conto è il cambio di una caldaia, un altro, appunto, il consolidamento antisismico di una casa.
  Al riguardo, aggiungo, infine, che è importante l'allargamento di questo strumento anche ad altri pezzi di politica che ne sono rimasti fuori. Penso soprattutto alla questione dell'amianto, la cui eliminazione dagli edifici si è arrestata dopo il piccolo incentivo collegato al fotovoltaico, che oramai non esiste più da anni. Anche l'amianto andrebbe, pertanto, inserito in queste misure.
  C'è un ultimo tema su cui il ministro potrebbe dire qualcosa, dopodiché i colleghi porranno i quesiti che riterranno opportuni. L'ultimo aspetto che andrebbe inserito nelle varie leggi – poc'anzi abbiamo avviato in Commissione l'esame delle norme sulla nuova SCIA – riguarda il fascicolo di fabbricato, che da troppo tempo rimane lettera morta.
  Alcuni comuni, come Milano, si stanno muovendo in questa direzione, ma bisogna – lo chiediamo al ministero – capire come si intende procedere, almeno per quello che riguarda le compravendite degli edifici più delicati, che hanno un'età maggiore e si trovano in aree sismiche.
  Una proposta per favorire questo processo, che peraltro costerebbe pochissimo, è quella di inserire anche le spese per la redazione del fascicolo di fabbricato (comprensivo della sicurezza antisismica e del risparmio energetico) tra le attività per le quali si matura un credito d'imposta del 50 per cento.
  Infatti, il credito di imposta del 50 per cento – non l'ecobonus – è previsto per una lunga serie di misure, all'interno delle quali c'è di tutto, dai sanitari ai garage. Non si capisce, quindi, perché non ci debba essere anche il pagamento dei professionisti che aiutano a comprendere la situazione di un edificio, spingendo i cittadini nella giusta direzione. Partendo da questa audizione, vorremo provare a inserire tali elementi nelle politiche concrete, soprattutto per discuterne nel corso dell'esame della legge di stabilità.
  Do, quindi, la parola al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, per lo svolgimento della sua relazione.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie a lei, presidente, e agli onorevoli della Commissione per questa occasione che consente di fare il punto sulle politiche di prevenzione e ricostruzione.
  Come sapete, una delle tre fasi, quella dell'emergenza, non è ancora terminata. È importante ribadire, infatti, che nel nostro decreto è prevista per questa fase una durata di 180 giorni. Ovviamente, in questo primo periodo il ruolo principale è svolto dalla protezione civile, a cui anche in questa autorevole sede esprimo tutto il ringraziamento e l'orgoglio del Governo italiano. Infatti, è il sistema di Protezione civile – molto spesso si parla anche di altri soggetti – che, grazie a una legge di questo Parlamento, ha funzionato. In questo sistema rientrano le forze armate, i civili, i volontari della Croce Rossa e le protezioni civili regionali. Come ho avuto modo di vedere nelle prime ore subito dopo la scossa del 24 agosto scorso, quando con il capo della Protezione civile abbiamo fatto un sopralluogo, abbiamo verificato che il sistema ha Pag. 5dato prova di eccezionale efficienza e qualità, pur nel dramma straordinario delle famiglie di tutte le popolazioni colpite.
  A oggi, come sapete, questa fase riguarda ancora circa 4.000 persone, ma sono già cominciate le verifiche di agibilità, fatte finora su 720 edifici pubblici, di cui 620 scolastici. C'è una percentuale di inagibilità, tra parziale e totale, del 35-40 per cento. Quella totale è, però, molto bassa. Anche sugli edifici privati sono già stati fatti più di 2.500 sopralluoghi e circa il 50 per cento degli edifici ha già ottenuto l'agibilità.
  Insomma, il lavoro sta funzionando. Avete visto che c'è stata la ripresa dell'anno scolastico, anche qui grazie a una straordinaria corsa di tutte le protezioni civili, in particolare quella di Trento. Ed abbiamo già nominato anche il commissario per la ricostruzione.
  Come sapete, però, il tema vero, che peraltro è l'oggetto dell'audizione, è un cambio di passo sulle politiche di prevenzione. Il Governo aveva già messo in campo alcune misure, anche grazie all'azione del Parlamento. Un'azione che ritengo necessaria è il completamento della riforma sulla Protezione civile. Questo è, infatti, un altro elemento che credo aiuterà a rafforzare il quadro normativo, quindi speriamo che arrivi presto all'approvazione.
  Del resto, è un elemento che abbiamo approntato quando ero alla Presidenza del Consiglio. Sulla questione della preparazione a tali eventi, il Governo aveva già ripristinato, sempre grazie al coordinamento con l'azione parlamentare, il fondo emergenze nazionali, che nel 2014 era prossimo allo zero e che, invece, quest'anno era già di 250 milioni, permettendo lo stanziamento dei primi 50 milioni.
  In relazione alle politiche di prevenzione, come sul dissesto idrogeologico, anche sugli edifici scolastici era stato già messo in campo un piano organico di intervento che si basa su due principi. Abbiamo un piano pluriennale di messa in sicurezza e di adeguamento e un piano più mirato e immediato, focalizzato sulle criticità più evidenti.
  Con lo stesso principio e unendo questa filosofia, il Presidente del Consiglio, usufruendo della disponibilità del professor Azzone, ha fatto partire il progetto «Casa Italia» come cornice di tutte queste iniziative, incluse le nuove azioni in materia di prevenzione antisismica. Pertanto, i ministeri, le migliori intelligenze del Paese e tutti coloro che sono coinvolti cercheranno di lavorare alacremente perché anche nel settore sismico vi sia una pianificazione organica degli interventi pluriennali.
  La questione è tanto più importante se si considera che tra il 2010 e il 2012 abbiamo speso più di 3,5 miliardi all'anno per i terremoti. Lo Stato spende già moltissimo per la riparazione dei danni: dall'immediato dopoguerra a oggi sono stati spesi più di 180 miliardi. Pertanto, è evidente che, come in tutte le situazioni, da quelle mediche a quelle in oggetto, la prevenzione è la chiave.
  Tuttavia, la prevenzione si può basare – questa è l'impostazione di «Casa Italia» – solo su una cultura, appunto, della prevenzione. È necessario, quindi, che si diffonda la cultura della prevenzione.
  Come ha ricordato il presidente Realacci, abbiamo già introdotto incentivi per l'adeguamento e la ristrutturazione dal punto di vista antisismico, ma, per vari motivi, non stanno funzionando bene. Bisogna, dunque, guardare onestamente le cose in faccia e trovare una formula più efficace, che possa consentire, a partire dalle zone a maggiore criticità, un intervento diffuso.
  Per poter fare prevenzione, la scaletta del nostro lavoro parte dal tema della conoscenza. Bisogna conoscere il territorio e classificarlo e mapparlo in maniera seria, sapendo che comunque le mappature hanno dei limiti. Per citare un esempio, il comune simbolo di Finale Emilia era in zona sismica 3, ma, nonostante questo, è stato colpito durissimamente dal terremoto.
  C'è, allora, un problema di conoscenza e anche uno di risorse, che, però, è affrontabile: siamo già impegnati finanziariamente in maniera massiccia in tal senso. D'altra parte, il principio con cui abbiamo Pag. 6fatto il piano di prevenzione del dissesto idrogeologico è esattamente questo.
  I lavori iniziati nel Seveso, nel Bisagno, a Olbia, ma anche altrove, servono esattamente per evitare di dover intervenire successivamente per le riparazioni, come, appunto, stiamo facendo. Infatti, anche sul dissesto idrogeologico si ha una spesa superiore ai 2 miliardi all'anno di riparazioni. Abbiamo profuso, complessivamente, un impegno importantissimo.
  Il terzo elemento è riuscire ad avere una pianificazione. L'ultimo elemento è, invece, una formazione diffusa tra gli amministratori, tra gli operatori e quant'altro, in maniera che vi sia una condivisione complessiva del piano.
  Come Ministero, siamo parte integrante di tutte queste fasi. Ricordo che per una felice intuizione del ministro Barca, dopo il terremoto dell'Aquila, furono assunti dal mio dicastero 100 giovani ingegneri, geologi e così via, poi distaccati all'Ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila. Queste persone adesso si sono formate. Il lavoro – allora ero sindaco, quindi lo ricordo perché lo affrontammo come ANCI – fu fatto anche per costituire un nucleo di persone competenti che fossero in grado di agire nelle fasi immediatamente post-terremoto.
  È chiaro che questa competenza è molto preziosa. Ricordo, per esempio, che in Emilia ci servivamo delle competenze dell'Umbria e di altre regioni interessate dal terremoto negli anni precedenti, proprio perché non è molto facile trovare le competenze adeguate.
  Esiste, dunque, di fatto, una task force di persone giovani. Abbiamo sottoscritto un accordo in base al quale 13 di queste si sono già trasferite per fare assistenza nei comuni e nelle zone terremotate di recente. La loro esperienza è fondamentale per la Dicomac (Direzione di comando e controllo), per le verifiche di agibilità, per il patrimonio pubblico e così via.
  Partendo dal punto che per la prevenzione è fondamentale la conoscenza, bisogna ricordare che la classificazione sismica del territorio è stata modificata diverse volte nel corso degli anni.
  Nel 2003 sono stati emanati i criteri per la nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basata sugli studi e sulle elaborazioni più recenti, cioè sull'analisi delle probabilità che un territorio venga interessato, in un certo intervallo di tempo (normalmente, 50 anni) da un evento sismico che abbia una certa soglia di intensità.
  Sono stati, pertanto, emanati i nuovi criteri di classificazione, per cui i comuni italiani sono suddivisi in quattro classi di rischio, ossia da zone di tipo 1 a zone di tipo 4.
  Le zone sismiche sono poi suddivise in sottozone; si tratta quindi, di un approccio di classificazione ormai consolidato. Il Dipartimento di protezione civile, anche in conseguenza di leggi che si sono susseguite nel corso degli anni, ha classificato i comuni, appunto, secondo le suddette classi.
  Questa classificazione non costituisce – ripeto – un dato assoluto sulla possibilità di escludere che un comune in zona 4 possa essere interessato da sismi. Lo dico con molta chiarezza.
  Secondo la classificazione sismica dei comuni italiani, nelle aree a più elevato rischio – zona sismica 1 e zona sismica 2 – ricadono circa il 44 per cento del territorio nazionale, ovvero 133.000 chilometri quadrati, e il 36 per cento dei comuni. In queste aree risiederebbero 22 milioni di persone, quindi 8 milioni di famiglie. Questo dato corrisponde a 6 milioni di edifici, di cui quasi un milione a uso produttivo, che impiegano quasi 5 milioni di addetti.
  La popolazione residente nelle suddette aree è aumentata, rispetto al 2001, del 4 per cento. Il numero di edifici realizzati in questi comuni, secondo gli studi Cresme, è aumentato del 7,6 per cento. Si tratta, dunque, di aree «dinamiche» da un punto di vista della popolazione e in termini di edifici realizzati.
  I dati censuari dicono che dei 6,1 milioni di edifici, 1,1 milioni si trova in zona sismica 1 mentre 5 milioni si trovano in zona sismica 2. La quota più consistente di edifici esposti al rischio ha un uso prevalentemente residenziale. Pag. 7
  Nell'ambito di questi edifici vi sono, ovviamente, dei rischi differenti. Siccome il 56 per cento di questi edifici, in zona sismica sia 1 sia 2, è stato realizzato prima del 1970, non sono state utilizzate tecniche costruttive antisismiche. Questo è il primo elemento. Soltanto il 5 per cento degli edifici in zona a rischio elevato è stata realizzata dopo gli anni 2000, mentre le attuali norme tecniche di costruzione, che hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali, sono in vigore dal 1 luglio 2009, quindi da allora le tecniche di costruzione sono state modificate in maniera sostanziale.
  La lezione che si imparò dall'esperienza dei sismi precedenti, oltre all'istituzione di una task force, portò a costituire, nel 2013, presso il Ministero dei lavori pubblici, un gruppo di studio per la proposizione di una o più ipotesi per la classificazione del rischio sismico. Questo è, infatti, un altro elemento molto importante.
  Il presidente Realacci ha fatto cenno al tema della classificazione energetica. Analogamente, anche qui bisogna avere una classificazione di rischio sismico ed il Paese si deve, pertanto, dotare di linee guida per classificare tale rischio. La diagnosi sismica va fatta esattamente come quella energetica. A quel punto si può poi costituire anche un'anagrafe e un fascicolo di fabbricato adeguati.
  Il gruppo di lavoro del 2013 ha terminato tre mesi fa il lavoro preliminare, finalizzato all'incentivazione fiscale degli interventi, ovvero a promuovere la ristrutturazione e la riduzione del rischio. In sostanza, è uno strumento per una politica di incentivazione e di riqualificazione sismica dei nostri edifici.
  Il relativo testo è ora all'esame del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Posso dire che entro l'anno sicuramente potrà essere adottato, per cui potremmo finalmente avere a disposizione uno strumento per la classificazione del rischio sismico che si riferisce all'analisi di pericolosità, a quella strutturale, di vulnerabilità e di esposizione, con formule di previsione che consentono di valutare anche l'impatto economico, quindi il costo stimato di ricostruzione.
  Si tratta di un indicatore tecnico-economico che può orientare gli investimenti immobiliari, esattamente come avviene per la diagnosi energetica, e che consente quindi un'esplicitazione della qualità della progettazione e del rapporto costi-benefici.
  Per noi questo è un passaggio molto importante, collegato – ripeto – alla possibile attivazione di un criterio per la concessione di contributi e di benefici fiscali, ma che servirà anche per disegnare in maniera più efficace i futuri piani di Protezione civile e potrà dare ai singoli cittadini la possibilità di compiere una scelta oggettivamente più consapevole. Infatti, se riusciamo a favorire l'adesione alle diagnosi degli edifici, più facilmente si potrà favorire anche una modifica e un miglioramento in upgrading dell'adeguamento sismico. Vogliamo, quindi, creare un meccanismo virtuoso e su questo lavoriamo e lavoreremo nelle prossime settimane. Crediamo che l'incentivo fiscale vada rafforzato e semplificato il più possibile, in maniera che vi sia la massima adesione.
  I quasi 30 miliardi di ricavi derivati dal bonus per le ristrutturazioni e per la riqualificazione energetica rappresentano un successo e dimostrano che, se il meccanismo è semplice e fruibile, vi è una grande disponibilità da parte degli italiani, che vedono la casa come un bene rifugio, quindi come la cosa più importante. Da questo punto di vista, la classificazione, le linee guida e la possibilità della diagnosi sismica possono innescare un meccanismo di adesione molto più forte rispetto al precedente.
  C'è, però, un elemento che non riguarda solo il patrimonio privato, ma anche quello pubblico. Ho già detto del piano di edilizia scolastica. Questa è stata una delle prime cose che abbiamo verificato sul posto, ovvero il crollo degli edifici pubblici (il municipio, l'ospedale), anche se questi dovevano essere già stati diagnosticati e messi a norma.
  Insomma, abbiamo bisogno che vi sia un grande piano che riguardi gli edifici pubblici. In quei comuni la perdita delle anagrafi Pag. 8 o dei valori catastali è oggettivamente un problema. È molto importante, quindi, non solo per un fatto culturale o per l'interesse delle comunità, che tali luoghi pubblici vengano messi in sicurezza.
  Bisognerà, poi, combinare il meccanismo degli incentivi con le attività degli enti locali, perché procedano rapidamente e pianifichino la messa in sicurezza delle infrastrutture strategiche. Da un punto di vista generale, per noi è molto importante estendere il più possibile e in maniera semplificata l'incentivo antisismico in una politica di prevenzione.
  Come ho detto, in primo luogo, si pone un'esigenza di conoscenza: in relazione alle nuove classificazioni abbiamo, infatti, le zone 1 e 2, per cui sappiamo quali sono le aree con un più alto rischio potenziale.
  Il secondo elemento è avere la capacità di predisporre dei piani di intervento seri e organici, in relazione ai quali sia verificabile che l'intervento comporti un miglioramento della sicurezza. È ovvio che va fatta una approfondita discussione. Ad esempio, è più giusto fare pochi interventi per ottenere una sicurezza al 100 per cento o invece molti interventi, ma con misure leggere, per garantire che non vi siano i crolli?
  L'esempio di Norcia è stato molto positivo da questo punto di vista. A volte, per la delicatezza dei nostri centri storici appenninici, è più utile agire su intere zone residenziali, anche storiche, con interventi leggeri, in maniera da impedire crolli e ridurre il pericolo per le vite. Dopodiché, le lesioni agli edifici possono rimanere, ma se si ha un sisma di particolare intensità, si evita una tragedia come quella che è successa di recente, perché gli edifici si sono «sgonfiati» e «accasciati», cosa che ha determinato l'incredibile percentuale di vittime in proporzione agli abitanti della zona.
  Insomma, occorre fare una scelta. Secondo noi, in una politica pluriennale, vanno prima messe in evidenza le maggiori criticità, quindi i luoghi a maggior rischio, che vanno messi subito in sicurezza totale – gli edifici di servizio pubblico, in particolare – per poi pensare a fare miglioramenti e adeguamenti sostanziali che impediscano di dover piangere delle vittime, come purtroppo abbiamo fatto in quest'ultima occasione.
  C'è anche un altro importante elemento che vorrei segnalare: l'incentivo, per funzionare, ha bisogno di una diagnosi e di un piano di lungo periodo con dei criteri oggettivi.
  Rispetto al piano economico, per funzionare, l'incentivo – come ha detto bene il presidente – deve avere una durata pluriennale. È impossibile prevedere di prorogarlo, anno per anno, altrimenti rischiamo l'inutilità della misura. Lo dico con molta franchezza.
  Siccome questi interventi devono riguardare le parti strutturali degli edifici, è impossibile che si pensi di affrontarli con una decisione rapida, senza la certezza che si potranno davvero pianificare e realizzare non appena pronti.
  Credo anche che questo incentivo – questa è la proposta che faremo – debba essere reso molto corposo in relazione agli interventi antisismici: anche più del 65 per cento se vi è un upgrading della classificazione. Secondo me, infatti, il gioco vale la candela!
  Credo che da ogni terremoto impariamo qualcosa, anche se sono lezioni che non vorremmo mai apprendere. Questo terremoto ci dice che il tema delle seconde case esiste, per cui l'incentivo va esteso anche a questi immobili. In molti paesi, specialmente nelle zone più a rischio, le seconde case – come dimostra l'esempio del reatino – rappresentano una parte integrante dell'economia. In Emilia sono crollate le fabbriche; qui, invece, sono crollate le seconde case, che dal punto di vista economico sono equivalenti.
  Questa è anche la dimostrazione che i paesi, rispetto ai centri storici, vivono insieme, quindi è evidente che, nel ragionamento sull'incentivo, si può pensare di passare da una logica basata sull'importo massimo per unità immobiliare – sto esprimendo alcuni orientamenti che stiamo valutando – a una logica basata sui metri quadri, a seconda dell'intervento previsto, in maniera da favorire anche interventi su larga scala. Pag. 9
  Vi è, poi, l'idea di estendere gli ambiti di applicazione agli aggregati urbani. Quindi, quello che vale per l'ecobonus vale anche per il «sisma bonus». Complessivamente, il nostro intendimento è quello di fare un lavoro costante, come vi ho raccontato, per licenziare un piano organico di prevenzione e dare un segnale importante già con la prossima legge di stabilità.
  Il lavoro grosso da fare è completare le linee guida di classificazione ed estendere l'incentivo su base pluriennale e far sì che sia applicabile ai condomini.
  Sul fascicolo di fabbricato è importante non introdurre ulteriori oneri burocratici ed economici per i cittadini, ma capire se, per esempio, questo possa essere accorpato a quello della certificazione energetica, quindi con una misura leggera ed una spesa detraibile.
  Come Governo, siamo pronti a valutare tutto. L'importante è – ripeto – non chiedere ulteriori oneri ai cittadini per fare qualcosa che richiede ancora alcuni aggiustamenti. Per esempio, si può pensare di far rientrare queste spese nelle compravendite o altro, magari per il 50 per cento.
  Insomma, c'è un ventaglio di possibilità che a oggi non abbiamo chiarito, ma che comunque sono allo studio, in vista della nuova legge di stabilità. La questione della durata pluriennale degli incentivi rimane, però, il punto chiave. Questo è il tema essenziale.
  C'è un lavoro da fare anche insieme agli enti locali e ai professionisti, per continuare a implementare e aumentare la consapevolezza nei cittadini, perché, purtroppo, sappiamo che su queste grandi tragedie, a un certo punto, si spengono i riflettori e quindi diventa complicato convincere la gente che vale la pena fare certi interventi.
  Credo, tuttavia, che l'azione sugli amministratori locali, sui consigli comunali e su coloro che hanno responsabilità pubblica per un'azione capillare, con gli strumenti adeguati che piano piano si stanno adottando, potrà consentirci di dare una risposta finalmente organica e pluriennale. Si tratta, infatti, di piani che devono avere una durata di diversi anni.
  Questo non significa, però, che non ci possano essere tempi molto rapidi per alcuni interventi di messa in sicurezza nelle zone considerate più a rischio.
  Credo di avere descritto quali sono, più o meno, gli orientamenti del Ministero e come intendiamo collaborare al progetto «Casa Italia», per come è stato finora impostato.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Delrio. Nell'autorizzare la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico odierno della relazione depositata dal ministro (vedi allegato), do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO BORGHI. Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento e un apprezzamento all'iniziativa e alla disponibilità del Ministro Delrio, che oggi ci ha rappresentato un percorso che avevamo già iniziato a tratteggiare con la prima audizione del sottosegretario De Vincenti e che avevamo poi proseguito con il contributo importante del capo della Protezione civile dottor Curcio. Mi sembra che nell'incontro odierno le prime indicazioni trovino un ulteriore perfezionamento.
  Come gruppo del Partito Democratico ci sembra che il Governo abbia colto quanto già in quelle circostanze avevamo cercato di sottolineare. Riteniamo positivo che questo drammatico «shock anafilattico» rappresentato dalla vicenda del terremoto induca a cambiare l'approccio con il quale sin qui il Paese, i Governi, le istituzioni e le classi dirigenti hanno reagito a fenomeni di questa natura e che è basato, sostanzialmente, su una logica di ricostruzione (in alcuni casi positiva, in altri piuttosto discutibile), che non consente, però, di cogliere il dato vero.
  Ecco, a noi pare che nel Paese stia emergendo questo dato. Credo che in un Paese «sdraiato» sulla placca africana non si possa e non si debba parlare di emergenza sismica, ma si debba prendere atto di una condizione strutturale rispetto alla quale occorre fare in modo che questi temi diventino ordinarietà e non eccezionalità, sia Pag. 10perché questo impatta dal punto di vista della complessità del fenomeno, sia perché l'approccio che oggi è stato descritto offre anche la possibilità di rendere più efficiente l'impiego di denari pubblici.
  Sappiamo, infatti, che quando si agisce in nome della fretta, dell'emergenza e della rincorsa si spende spesso troppo e male. Invece, se si entra nella logica dell'ordinarietà si riescono ad affrontare alcuni nodi in modo migliore e in tempi più congrui.
  Abbiamo verificato che questo passaggio è in atto, e questo non rappresenta solo un salto concettuale, ma anche un approccio politico e istituzionale, per cui chiediamo di poter rendere concrete, sin dalla legge di stabilità che il Governo presenterà a questo ramo del Parlamento, alcune delle risposte molto puntuali che stanno emergendo anche nel corso dei nostri lavori istruttori.
  Come Commissione consegniamo al Governo – ci fa piacere che il Ministro lo abbia sottolineato – un lavoro di approfondimento su cui abbiamo a lungo dibattuto e che chiarisce che il tema del bonus fiscale è uno strumento che ha funzionato.
  Ci fa piacere anche ascoltare per la prima volta (se la memoria non mi inganna) un Ministro della Repubblica dire che questo tema deve uscire dalla logica della proroga, per diventare un elemento di stabilità, cioè di politiche strutturali, non collegate ad un evento occasionale.
  Questo dato è molto importante, dobbiamo costruire un sistema in cui il fisco diventa una leva positiva che mobilita le risorse endogene del Paese. Quindi non sarà solo il pubblico che interviene. Inoltre, grazie alle risorse che mettiamo in campo, saremo in grado di intervenire contemporaneamente su due questioni chiave del Paese, la messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio e la domanda interna. Infatti, sappiamo perfettamente che intervenire positivamente in un'ottica di incentivazione fiscale significa mobilitare risorse private che vengono spese tutte nel mercato interno.
  Il popolo italiano è quello che, nel mondo, ha la maggiore incidenza di proprietà di prime case. Siamo convinti che sia, quindi, importante mettere in condizione gli italiani di mobilitare i loro risparmi per una cosa che è loro e che, quindi, al termine di questo percorso gli viene consegnata più efficiente e migliore dal punto di vista della sicurezza e anche economicamente più appetibile.
  Tra una casa a rischio sismico e un'altra resa efficiente dal punto di vista energetico e messa in sicurezza a livello sismico c'è, ovviamente, anche un diverso gradimento di mercato. Questo è un elemento su cui noi sollecitiamo il Governo a proseguire gli interventi, con un'ulteriore misura che proponiamo di introdurre da subito. Non proponiamo di aprire una discussione normativa chiusa in se stessa sulla questione del fascicolo di fabbricato, ma di guardare a cosa è accaduto in questi anni. Su questo c'è, infatti, il rischio di una discussione quasi ideologica. I tempi per giungere al punto di caduta non sono compatibili con gli obiettivi che il Governo si è posto. Allora, mentre si affronta il tema del fascicolo del fabbricato, riteniamo sia più produttivo – come è stato detto – introdurre all'interno del meccanismo di incentivazione fiscale il percorso di certificazione sismica dei fabbricati, che già oggi è previsto.
  Se facciamo in modo – mi pare che il ministro volesse dire questo – che questa misura non si trasformi in un prelievo forzoso ai cittadini, per cui fare il certificato sismico diventa un balzello in più, ma sia invece un onere che può essere portato a detrazione, avremo tre effetti positivi: inneschiamo un percorso positivo, creiamo occupazione e reddito per i professionisti e interveniamo sul mercato immobiliare in un'ottica positiva.
  Sotto questo profilo, consegniamo al Governo alcuni spunti emersi da un lavoro svolto dalla Commissione all'inizio della legislatura, grazie all'indagine conoscitiva sulla green economy, che ha consentito di scoprire che esistono degli strumenti di certificazione internazionale. Ricordo l'audizione di rappresentanti del Green Building Council Italia, che hanno adottato meccanismi per l'applicazione di protocolli certificati LEED sui fabbricati storici. Pag. 11
  Questo è un caso tipicamente italiano, perché gli americani, che hanno inventato il protocollo LEED, non hanno fabbricati che risalgono a prima del 1800, mentre il 60 per cento del nostro patrimonio risale a prima del 1945. Ci sono oggi gli strumenti per poter innescare condizioni di questa natura, positivamente e dentro la logica del quartiere a cui faceva riferimento il Ministro.
  Chiudo con un'ultima battuta su un tema che in passato è stato oggetto del lavoro del Ministro Delrio quando ricopriva altri incarichi. Possiamo rendere operativo tutto questo meccanismo se portiamo il sistema delle autonomie comunali e dei piccoli comuni, come Amatrice, Accumoli o Arquata del Tronto, fuori dalla logica dell'eterna proroga delle funzioni fondamentali.
  Dobbiamo assicurare ai comuni che questioni come queste – la Protezione civile è una delle funzione fondamentali di tipo associato – non devono essere oggetto di eterne proroghe, rispetto alle quali non si capisce mai dove si va. Dobbiamo concludere questo lavoro e immaginare che proprio il tema della Protezione civile sia uno dei primi in relazione ai quali il Governo, a partire dal prossimo anno, renderà obbligatoria la funzione associata dei comuni, attraverso lo strumento delle unioni che il Ministro ha sapientemente affrontato nella sua legge. Dobbiamo fare in modo che, da subito, vi sia una risposta armonica sul nostro territorio nazionale e ci sia una spinta anche di carattere istituzionale verso questi obiettivi.
  In questo senso, crediamo che ci sia la possibilità di lavorare anche nel pieno confronto con le altre forze politiche all'interno di questa Commissione.

  CLAUDIA MANNINO. Ringrazio il Ministro Delrio per questa audizione e soprattutto il presidente per il tempo che ha deciso di dedicarvi perché, appunto, come è già stato detto più volte, gli eventi che si sono verificati a fine agosto hanno scosso tutti noi. Approfittiamo, quindi, per fare il punto della situazione, ma senza voler fare un ragionamento critico o di parte: mi piacerebbe condividere con i colleghi e con il Governo alcune considerazioni. Mi sembra possibile schematizzare questo tema in due macro aree, quella privata e quella pubblica.
  Per quanto riguarda la parte della Pubblica amministrazione, abbiamo già sollevato delle questioni, quindi non mi ripeto. Siamo in attesa delle misure annunciate dal Ministro entro fine anno, ovvero le linee guida che, appunto, sarebbero dovute essere pronte molto tempo fa (lo dico sulla base anche di notizie di stampa). Ci auguriamo che questo evento sia da stimolo per completare questo iter.
  Un'altra considerazione riguarda i piani di sicurezza, che devono essere uno strumento a conoscenza di tutti i cittadini. Molti, per varie ragioni, non sanno neanche di vivere in una zona a rischio. Allora, occorre una campagna che sensibilizzi gli amministratori locali e li spinga a condividere con i cittadini qual è lo stato dei propri territori. Ovviamente, non parliamo solo di terremoti, ma anche di alluvioni e di tanti fenomeni che possono sconvolgere la nostra vita.
  Un altro elemento che deve essere introdotto dalla Pubblica amministrazione, anch'esso molto atteso, essendo stato annunciato diverse volte, e che, secondo me, viene anche prima del fascicolo del fabbricato, è il fantomatico regolamento unico edilizio comunale.
  Questa linea guida per la Pubblica amministrazione è necessaria perché comuni confinanti che convivono con la stessa situazione geografica si trovano ad adottare piani regolatori differenti, nell'arbitrarietà più assoluta. Nessuno è in malafede, ma poi così sorgono problemi.
  Con questo mi collego all'ultimo punto relativo alla Pubblica amministrazione, che riguarda la competenza degli uffici. Ovviamente, per uffici non intendo solo i piccoli uffici tecnici dei comuni, soprattutto dei più piccoli, ma tutti gli uffici coinvolti nei processi autorizzativi. Mi riferisco, dunque, alle sovrintendenze, al genio civile e alle ASL.
  In sostanza, abbiamo un sistema autorizzativo delle pratiche, in particolare ai privati, che è ancora fermo agli anni sessanta. Pag. 12 Ad esempio, in taluni casi vi è un certo numero di copie di progetti che devono essere presentate in via cartacea, che poi vengono mandati a un certo numero di uffici, in modo che poi ognuno prenda la sua strada: ma questi non comunicano tra di loro! Ecco, con le pratiche si perde tempo e poi abbiamo i problemi che conosciamo.
  Crediamo, quindi, che la questione si possa iniziare ad affrontare – non dico che si risolva – se cominciamo a parlare seriamente di digitalizzazione di tutte le procedure previste per quei soggetti che devono necessariamente comunicare tra di loro. Lo sta facendo il genio civile della regione Lazio e penso che possa costituire un modello da sperimentare anche in altre realtà.
  Aggiungo che i ragionamenti sul fascicolo del fabbricato o sulle detrazioni non escludono gli edifici pubblici. L'ospedale, la scuola o l'ufficio tecnico a chi deve richiedere il certificato del fabbricato? Pertanto, va fatto un ragionamento serio sugli obiettivi che la Pubblica amministrazione deve raggiungere.
  L'argomento che mi permette di passare dal pubblico al privato è quello che, oltre alle prime e alle seconde case, domina questo Paese, ovvero l'abusivismo edilizio. Il tema dell'abusivismo edilizio è un altro buco nero che ci ritroviamo a dover affrontare, quantomeno in relazione alla messa in sicurezza delle persone, senza tener conto degli aspetti burocratici. Su questo ricordo alla maggioranza e al Governo che al Senato è fermo l'esame di una proposta di legge in materia, ovvero la proposta Falanga sull'abusivismo edilizio, già approvata dalla Camera e che è stata profondamente modificata e condivisa.
  Con riferimento al settore privato, oltre all'ordinanza del Presidente del Consiglio del 2003, che prevedeva la verifica della sicurezza sismica degli edifici della Pubblica amministrazione, nel 2009, in seguito all'emergenza dell'Abruzzo è stato varato un decreto-legge nel quale vennero adottate misure di carattere più ampio, prevedendo anche la messa in sicurezza degli edifici che si affacciano sulle vie di fuga. Sarebbe, quindi, interessante capire se quel meccanismo ha funzionato o meno ed eventualmente perché non ha funzionato e se è intenzione del Governo valutare questa proposta.
  Concludo con un'ultima considerazione, visto che lei ha citato «Casa Italia» e il tema del dissesto idrogeologico. Che rapporto esiste tra il progetto «Casa Italia» e quello «Italia sicura»? Dove finisce uno e inizia l'altro? Sul dissesto idrogeologico, a noi risulta che i lavori siano iniziati soltanto in tre dei 33 cantieri inizialmente previsti. Vorrei, quindi, capire qual è lo stato dei lavori e con quali priorità si procede o quantomeno con quali tempistiche.

  ANGELO CERA. Anche da parte nostra rivolgiamo un ringraziamento al ministro per la sua consueta disponibilità. Prima ancora di entrare nel tema, voglio riprendere un aspetto che la collega Mannino ha citato qualche istante fa.
  In tema di prevenzione e di linee guida antisismiche è, infatti, fondamentale riprendere il lavoro svolto dalla Commissione istituita dall'allora ministro Lupi, che presentò i risultati dei suoi lavori giungendo a una metodologia di classificazione degli edifici analoga a quella della classificazione energetica. Questo approccio costituiva, all'epoca, un'innovazione senza precedenti, anche a livello internazionale!
  È un bene che finalmente quel lavoro venga ripreso e che ad esso sia data concreta attuazione. Quel lavoro ha portato alla luce, infatti, numeri impressionanti. Sono 7 milioni le case costruite prima dell'introduzione della normativa antisismica, cioè prima del 1971; 2 sono i milioni di quelle costruite tra il 1972 e il 1981; 1,3 milioni tra il 1982 e il 1991; 800.000 tra il 1992 e il 2001. Sono tutti edifici costruiti prima della nuova zonizzazione sismica attuata nel 2003 e prima del varo delle vigenti norme tecniche sulle costruzioni, emanate nel 2008.
  Se consideriamo i fabbricati a uso produttivo, vediamo che i due quinti dei 326.000 fabbricati esistenti sono stati costruiti fra il 1971 e il 1990. Di questi, ben 95.000 capannoni sono in aree ad alto rischio sismico. Fatte le dovute somme, vi sono circa Pag. 1310 milioni di costruzioni che necessitano di interventi migliorativi in termini di sicurezza.
  Questi interventi devono avere come obiettivo la sicurezza di tutti gli edifici, che va considerata una priorità per il Paese. Gli edifici pubblici e quelli scolastici devono essere posti in cima a questa classifica delle priorità. Non è pensabile che edifici che nei piani di emergenza sismica venivano indicati come luogo di concentramento della popolazione crollino come cartapesta!
  Ben vengano, quindi, criteri scientifici che stabiliscono precisi parametri di valutazione del rischio sismico delle case. In base a questi criteri dobbiamo stabilire, poi, nuovi incentivi fiscali per il miglioramento della sicurezza degli edifici e per l'adeguamento antisismico, che considero assolutamente necessario nel caso degli edifici pubblici.
  Bisogna, quindi, dare ordine alle complicate disposizioni in materia di incentivazione fiscale e graduare tale strumento in base all'effettivo miglioramento del livello di sicurezza sismica preesistente all'intervento di adeguamento. Si dovrà introdurre l'obbligo della classificazione degli edifici a livello nazionale, ma anche fare attenzione che questo obiettivo di massima non sia, invece, di ostacolo a un cammino graduale per raggiungere effettivamente altri obiettivi.
  Occorre iniziare dalla classificazione delle priorità dello Stato e degli enti locali nelle zone a media e alta sismicità (zona 1 e zona 2) ed emanare al più presto le linee guida sulla classificazione dei fabbricati. È necessario prevedere, realisticamente, un arco temporale di applicazione di lungo periodo (almeno 10-20 anni).
  Bisogna poi estendere l'ambito di applicazione di questi strumenti alle zone sismiche 3 e 4 e agli insediamenti produttivi commerciali terziari e alle seconde case. Ad Amatrice, come tutti sappiamo, si è visto che questa distinzione è assurda. Molti degli edifici interessati dal sisma erano, di fatto, le prime case di famiglie emigrate in grandi città italiane o di persone residenti all'estero che tornavano in queste case per le vacanze.
  Signor Ministro, siamo certi che lavorerà bene. Mi auguro, quindi, che la pubblicazione di queste linee guida consenta di continuare il lavoro già avviato dall'allora Ministro Lupi e che il dramma che ha colpito le nostre regioni centrali costituisca un incentivo per un'accelerazione dell'adozione degli strumenti necessari per uscire dalla cultura dell'emergenza, che in tanti campi, purtroppo, affligge il nostro Paese.

  ORESTE PASTORELLI. Voglio ringraziare il signor ministro per la relazione svolta, che condivido. Voglio, tuttavia, integrare quanto egli ha detto sul problema della prevenzione. Come diceva giustamente lei, nel momento in cui si verifica una catastrofe tutti parlano di prevenzione. Dopo qualche mese, però, tutti la dimenticano!
  La stessa cosa vale anche per i territori colpiti dal sisma, nella provincia in cui abito. Nel momento in cui i riflettori si spengono emerge, infatti, un problema per quelle zone. Credo che la conoscenza del territorio – chi ha fatto l'amministratore locale sa benissimo in cosa consista – debba essere messa a frutto per dare la possibilità a chi rappresenta le istituzioni locali di evitare un eccesso di burocrazia dalle amministrazioni.
  Un'amministrazione non è in grado, nel momento in cui avanza richiesta di emergenza, di concedere autorizzazioni per eliminare quell'emergenza. Prima di farlo ci sono dei passaggi, che possono anche diventare pericolosi per l'incolumità delle persone.
  Sa bene, signor Ministro, che ad Amatrice sono crollate due palazzine delle case popolari realizzate dopo la legge sismica. Questo significa che anche i controlli sono mancati. Per costruire è necessario, infatti, il parere del Genio civile. Nel momento in cui si presentano dei progetti, questi vengono avallati dal Genio civile.
  Esiste anche un problema di collaudo delle opere. Dobbiamo – concordo con lei – sciogliere questo filo annodato, per cui chi compie degli errori non paga mai; ma sono errori che poi paghiamo tutti, soprattutto a livello politico, che è sempre il livello centrale rispetto a un problema. Chi Pag. 14collauda e sbaglia non paga mai. Anche nel momento in cui viene condannato, dopo continua a firmare atti (non gli viene tolta la firma!). Mentre il politico o l'amministratore è esposto alla gogna mediatica, per gli altri passa il tempo, dopodiché iniziano a lavorare di nuovo.
  Credo, quindi, che dobbiamo mettere in campo un sistema di equità, anche in considerazione della delicata situazione che viviamo nel nostro Paese. D'altra parte, dobbiamo portare avanti con grande slancio quanto diceva il presidente Realacci, che è anche un mio impegno (lo abbiamo sempre condiviso insieme), ovvero affrontare il problema del credito di imposta, che non deve essere approvato anno per anno, ma con una durata pluriennale.
  Io ho visitato quei luoghi e con il Ministro ci siamo incontrati il 24 mattina ad Amatrice, ad Accumoli e ad Arquata del Tronto, dove abbiamo verificato la situazione. Io credo che il Governo abbia dato una risposta vera e forte. Dobbiamo fare in modo che questa risposta forte non venga indebolita nel tempo. Quei cittadini ne hanno bisogno.
  Segnalo poi il problema delle attività agricole: abbiamo parlato di case e anche di seconde case, che giustamente debbono usufruire degli stessi incentivi, ma dobbiamo, in qualche modo, dare appoggio alle locali imprese agricole, commerciali e artigianali, che rappresentano l'economia di quel territorio.

  PRESIDENTE. Del resto, colleghi, per parlarci con franchezza, l'indagine conoscitiva che stiamo svolgendo sarà utile, alla fine, anche per impedire che si abbassi il livello di attenzione e per far si che quello che è accaduto influenzi poi le scelte politiche. Questa è anche la motivazione per cui l'abbiamo avviata.

  TINO IANNUZZI. Ringrazio innanzitutto il Ministro per la condivisibile relazione, molto accurata e approfondita. E lo ringrazio ancor prima per l'atteggiamento di grande attenzione e correttezza istituzionale verso il Parlamento e i parlamentari, nei confronti dei quali egli ha dato sfoggio di stile – mi piace ricordarlo – ma anche di garbo, rispetto e attenzione, a mio avviso, esemplari. Mi associo anche al forte ringraziamento iniziale del Ministro nei confronti della straordinaria opera con cui la nostra Protezione civile, le Forze dell'ordine, i sindaci, gli amministratori locali, i tanti cittadini e i tanti volontari hanno garantito una risposta, la più intensa e la più totale possibile, di fronte a una tragedia devastante, che ha lasciato dietro di sé tanta distruzione, lutti e immenso dolore. A noi spetta il dovere di trarre, anche da questa terribile tragedia, delle linee di azione chiare, che si traducano poi in politiche concrete, in interventi e in comportamenti costanti del potere pubblico, delle istituzioni e dei cittadini.
  Mi soffermerò unicamente sulle misure antisismiche, che già sono previste nell'ordinamento vigente e rispetto alle quali abbiamo il dovere di verificare rapidamente come si possano migliorare. Condivido la duplice impostazione indicata dal Ministro. Si tratta, da un lato, di potenziare e di accrescere le attuali misure antisismiche, e, dall'altro, di semplificare e snellire le procedure, rendendole applicabili, anzi direi concretamente utilizzabili.
  Sappiamo che le misure antisismiche attualmente vigenti nel nostro ordinamento prevedono, per le zone identificate come zone sismiche ad alta pericolosità 1 e 2, sulla base dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 2003, che, nel caso di immobili adibiti ad abitazione principale e ad attività produttiva, per le spese sostenute per il consolidamento antisismico e la messa in sicurezza statica del fabbricato, vi sia la possibilità di usufruire di un incentivo fiscale nella misura del 65 per cento di tali spese, spalmato su un arco temporale di dieci anni e con un tetto di spesa complessiva di 96.000 euro.
  Sappiamo che il bonus edilizio e il bonus energetico secondo le previsioni del Servizio studi della Camera e del Cresme, si avvicinano a toccare nel 2016 il livello massimo di utilizzazione in Italia, dopo circa diciotto anni dalla loro introduzione: questo è estremamente significativo. Aggiungo che l'importo complessivo delle attività Pag. 15 economiche che i due strumenti hanno fatto registrare è intorno ai 30 miliardi di euro, ripartito all'incirca all'80 per cento per il bonus edilizio e al 20 per cento per il bonus energetico. Al converso, evidenzio che l'incentivo del 65 per cento previsto per interventi di natura antisismica non ha minimamente funzionato.
  Perché questo tipo di misure non ha funzionato? Su quest'aspetto – sarò molto rapido – penso che dobbiamo riflettere. Innanzitutto, dobbiamo intervenire sulla quota del 65 per cento e non solo: perché, se riteniamo che la messa in sicurezza antisismica e quella statica siano una priorità del Paese, è giusto differenziare tali quote e incrementarle, mi riferisco sia al 50 per cento del bonus edilizio sia al 65 per cento dell'ecobonus. Sostengo ciò anche perché, se oggi per il consolidamento antisismico di un appartamento si spendono 50.000 euro, il 65 per cento da portare in detrazione fiscale equivale a 32.500 euro, che spalmati in dieci anni danno diritto ad un rimborso annuo di 3.250 euro. In pratica, a fronte di una spesa iniziale e immediata di 50.000 euro si ricevono, il primo anno o il secondo anno, 3.250 euro all'anno. È evidente che il differenziale economico è enorme e che questo impegno di spesa, in una fase di grandi difficoltà, è di fatto insostenibile. Quindi bisogna incrementare l'incentivo.
  E non solo bisogna incrementarlo, ma non lo si può spalmare in dieci anni. È evidente che bisogna spalmarlo in un arco di tre o quattro anni, e non dieci come ora, ciò al fine di renderlo molto più attrattivo e appetibile. Bisogna inoltre prevedere un meccanismo di reintegro per gli incapienti, per coloro che non hanno reddito fiscale e quindi non possono godere dell'agevolazione, e bisogna anche concederlo direttamente al condominio, perché, se si deve intervenire, come attualmente accade, sulle parti strutturali degli edifici o nei centri storici con progetti che riguardano l'intero edificio, visto che questa è la destinazione ex lege dell'incentivo del 65 per cento, per interventi di adeguamento antisismico, è giusto darlo al condominio, che può deliberare secondo le regole interne.
  Infine, vorrei parlare del fascicolo del fabbricato, che, al di là delle varie osservazioni, rappresenta un ulteriore costo per le famiglie. Dobbiamo innanzitutto prevedere un incentivo fiscale ad hoc per il fascicolo fabbricato. Ricordo che, nell'ambito dell'attuale meccanismo di incentivi del 65 per cento, sono già previste anche le spese per la documentazione obbligatoria, atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio, ma questa possibilità si può estendere anche al fascicolo di fabbricato. A tal riguardo, ritengo però necessario chiarire che bisogna avviare un'iniziativa per calmierare le tariffe che gli ordini professionali praticano per la realizzazione del fascicolo, coinvolgendo nel meccanismo economico – è giusto dirlo – anche le regioni.
  Su questa linea, penso anche che il cosiddetto bonus antisismico non debba essere previsto con proroghe biennali o triennali: quando abbiamo prorogato per più anni le incentivazioni, queste hanno funzionato molto meglio. Dobbiamo quindi rendere stabile e strutturale tale strumento, dobbiamo cioè trasformarlo in un capitolo permanente della politica di incentivi fiscali che lo Stato italiano attua. Grazie.

  PRESIDENTE. Mi pare che il Ministro su alcuni punti avesse già fatto delle aperture in tal senso.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Ringrazio il Ministro per la sua collaborazione continua con la Commissione e con tutti i gruppi parlamentari.
  Vorrei soffermarmi su un aspetto che riguarda l'utilizzo dell'ecobonus e il suo impatto. Le tabelle del Cresme indicano che abbiamo raggiunto il livello massimo di utilizzo di questo strumento, che però registra un impiego di risorse molto diversificato su base territoriale. Il ricorso all'ecobonus non è sempre più alto nelle aree dove c'è maggiore esigenza di una ristrutturazione sismica o, come già è stato detto dai colleghi, c'è la necessità di una bonifica dell'amianto o di altri interventi energetici.
  Il risultato è inoltre condizionato anche dalla situazione economica. Credo che – ne Pag. 16ha parlato il collega Iannuzzi e con il Ministro ne ho discusso alcune volte – dovremmo cercare di trasformare l'ecobonus in un meccanismo flessibile, nel senso che dovremmo prevedere una durata inferiore del periodo di sua applicazione a fronte di un minor importo dell'incentivo. Anche perché, così, si avrebbe la possibilità di riscuoterlo prima. È accaduto anche nel mio condominio e poter contare su 500 euro all'anno di detrazioni fiscali è un qualcosa in più. Nel centro-sud, questo è avvenuto nell'anno in cui abbiamo sperimentato le misure in materia di amianto nel periodo della cosiddetta Terra dei fuochi; al riguardo si è però anche manifestato in taluni casi il problema dell'evasione dell'IVA da parte di alcune attività produttive.
  Ritengo che tale situazione si rifletta anche sulla sicurezza degli stabili e, per altre dinamiche, anche sull'ambiente. In connessione con il fenomeno della Terra dei fuochi (direi anche a prescindere dai roghi), vi è la problematica delle discariche di amianto e di laterizi dove sono le aziende a sversare i materiali e non i camorristi o i mafiosi. Lo stesso si può dire dell'80 per cento dei roghi, anche se questa, purtroppo, non è materia né del Ministro né di questa Commissione. Proprio oggi hanno sequestrato altri quattro opifici a Palma Campania, un comune situato nella Terra dei fuochi. Si tratta di aziende del settore tessile che lavorano in nero, per cui, se riuscissimo a fare emergere il sommerso di talune aziende, risolveremmo l'80 per cento dei problemi e ci potremmo concentrare sul contrasto ai criminali veri.
  Credo che dovremmo individuare le modalità per rendere flessibile il meccanismo, sapendo che non si può concedere un incentivo massimo per un periodo minore di anni, ma renderlo flessibile in base a quelle che sono le utenze e le situazioni economiche del Paese. Lo dico perché, se noi non rendiamo conveniente questo meccanismo, è normale che ci sia la tendenza a non avvalersene. Se si introducono strumenti per contrastare il lavoro nero, si possono recuperare risorse per lo Stato e mettere in campo politiche ambientali corrette, nel senso che la dismissione dei materiali verrà fatta secondo le regole.
  Noi parliamo solo dell'inquinamento, ma sarebbe curioso parlare di quante risorse lo Stato deve impiegare per bonificare dei siti che, invece, avrebbero comportato costi bassissimi se si fosse agito preventivamente. Nei fatti, il meccanismo per lo Stato si autofinanzia, se noi riusciamo a introdurre alcuni meccanismi virtuosi.
  C'è un altro accenno che vorrei fare, oltre al fatto che sono d'accordo con quanto ha già detto il collega Iannuzzi, ossia sulla possibilità di versare gli incentivi direttamente al condominio. Vi sono al riguardo problemi molto sentiti. Penso, da un lato, al rilevante tema della detrazione delle parcelle e, dall'altro, al fondamentale tema del fascicolo di fabbricato. Analogamente a quanto avviene per il registro dei tumori, si potrebbe fare in modo che il fascicolo di fabbricato costituisca soltanto lo «storico» di quello che c'era prima.
  Dobbiamo creare un meccanismo di incentivi e di modulazione del fascicolo, che tenda, da una parte, a fotografare la situazione, ma, dall'altro, a essere come una sorta di pagella, che registra la necessità di interventi e di prescrizioni obbligatorie. Così facendo, nessuno può dire di non sapere, sia che si tratti di un condominio sia che si tratti di un cittadino. Inoltre, bisogna creare un meccanismo fiscale che porti a questo risultato.
  Lo dico perché, altrimenti, corriamo il rischio di fare lo «storico» del passato, che è importante, ma ci bloccheremmo, come è stato detto dalla collega Mannino, dinanzi al problema dell'abusivismo, che incide sulla sicurezza. Dobbiamo creare un fascicolo «dinamico» tra passato e presente, che sia accompagnato da misure fiscali, che dia indicazioni prescrittive per i cittadini e per il condominio, altrimenti si faranno lavori di tinteggiatura ma non di messa in sicurezza antisismica.

  PRESIDENTE. Non credo che il Cresme riesca a darci i dati disaggregati per territorio. Sta migliorando la situazione, anche se – parliamoci chiaro – il problema è costituito dal nero e dall'illegalità, quindi il motivo per cui in Campania non si ricorre Pag. 17a certi strumenti fiscali e a certi incentivi non è solo perché la gente è più povera, ma perché l'edilizia in quelle aree è tutta in nero e i redditi sono in buona parte in nero: le cose sono collegate. Per questo motivo, la politica dello Stato è quella di far emergere, in qualche maniera, certe situazioni che, altrimenti, non sono visibili: non c'è solo la mancanza di reddito, ma c'è il fatto che quei settori sono purtroppo dediti al nero.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Esprimo anzitutto una valutazione positiva – già ho avuto occasione di dirlo – sulla gestione di questa prima fase successiva al sisma da parte di tutte le componenti coinvolte, dal Governo alla Protezione civile, dal Servizio sanitario nazionale al mondo del volontariato, così come colgo positivamente gli annunci fatti dal Ministro nonché le anticipazioni relative agli interventi in programma e alle misure che saranno inserite nella legge di stabilità.
  Detto questo, vorrei fare alcune riflessioni, partendo dal fatto che quest'audizione nasce dopo gli eventi del terremoto, per conoscere le politiche di prevenzione antisismica e per definire e per conoscere i modelli di ricostruzione nelle zone interessate dal sisma. Vorrei quindi focalizzare la mia attenzione, più che sulla fase della prevenzione, su quella della ricostruzione, anche perché la prevenzione, oggi, nasce su due binari diversi: da una parte vi sono gli interventi in aree terremotate, in cui c'è necessità di fare prevenzione partendo da un contesto urbanistico in gran parte fortemente devastato, e, dall'altra parte vi è l'esigenza di una programmazione che potremmo definire più ordinaria, perché non basata sull'emergenza.
  Rispetto invece al tema della ricostruzione, un fattore quanto mai prioritario è quello del tempo. Vi è la necessità, infatti, di definire prioritariamente alcuni interventi (qual è il modello e quali sono le prospettive per quei territori) e cioè di intervenire bene, ma anche presto.
  Il territorio colpito interessa quattro regioni ed è un territorio comunque abbastanza omogeneo e – direi – multisettoriale, perché vive di manifatturiero, di piccola industria, di piccola edilizia, di artigianato artistico, di enogastronomia, di turismo integrato e di agricoltura. Il tessuto sociale di quelle zone ha una propria specificità, perché si tratta di aree montane, con difficoltà di collegamento e dove risiede la popolazione anziana.
  Per quello che riguarda gli enti pubblici, i comuni sono fondamentali nel rapporto finora instaurato molto positivamente con il Governo. Si tratta di piccoli comuni, spesso con strutture tecniche deboli (come già detto), quindi una prima riflessione al riguardo è relativa alla necessità di facilitare e sostenere gli uffici tecnici dei comuni in questa fase di programmazione e di ridefinizione degli assetti urbanistici e anche di applicare talune deroghe volte a rendere più efficaci le norme e le procedure tecniche. Ritengo comunque che questi interventi dovrebbero essere caratterizzati da una rigorosa e trasparente celerità; non dobbiamo pensare di fare interventi devastanti, tutt'altro.
  L'altra priorità è quella del ripristino delle infrastrutture pubbliche, penso alle infrastrutture viarie, strade, porti e acquedotti, ma anche alle reti informatiche, per consentire di far ripartire le attività produttive. Lo dico perché, talune aziende se interrompono la propria attività, corrono il rischio poi di non esser più in grado di ripartire.
  L'altra urgenza – accolgo positivamente quello che ha detto il Ministro – riguarda la conclusione delle ricognizioni tecnico-edilizie, d'intesa con gli enti locali.
  Sul problema delle seconde case, poi – come già anticipato –, ritengo necessario intervenire su tutti gli edifici. Penso che potremmo cogliere l'occasione anche per pensare a un diverso approccio in edilizia, ossia ad una sorta di bioedilizia e ad interventi più leggeri, visto che, oggi, disponiamo di tecniche di costruzione, di modelli abitativi e di moduli abitativi diversi dai container utilizzati trent'anni fa. Esistono strutture in legno che danno delle garanzie di antisismicità e di abitabilità elevate.
  Un altro intervento importante è sicuramente l'allentamento dei vincoli di bilancio Pag. 18 per i comuni terremotati, al fine anche di «sterilizzare» le spese sostenute in questa fase post-terremoto e ridurre le difficoltà della fase emergenziale. Allo stesso tempo, – faccio alcune riflessioni che riguardano sia il suo Ministero sia, complessivamente, il Governo nel suo insieme – c'è la necessità per i sindaci, che sono dei lavoratori dipendenti, di poter avere delle aspettative – ho finito, Presidente – e c'è la necessità del superamento del turnover nei piccoli comuni, ai quali, ad esempio, si dovrebbe concedere la possibilità di disporre di segretari a tempo pieno. Da ultimo, ritengo che, in relazione all'ipotesi di sterilizzazione dei tributi, si dovrebbe prevedere anche un loro ripristino graduale, al fine di evitare, poi, impatto troppo elevato al termine della fase emergenziale. Grazie.

  RAFFAELLA MARIANI. Ringrazio il Ministro Delrio per il suo lavoro e anche per le indicazioni che ci ha dato. Penso che, in questa legislatura, sia con riferimento all'impegno sulle modifiche alla Protezione civile, sia per aver coerentemente seguito un percorso di incentivazioni e di definizione di fondi per l'emergenza, saremmo molto orgogliosi se potessimo, purtroppo dopo una gravissima calamità naturale, portare a termine anche il grande piano della prevenzione, che avevamo valutato come fondamentale nell'ambito del processo di riforma in materia di Protezione civile, a prima firma di Chiara Braga, di cui sono stata la relatrice.
  Lo dico perché penso che in questa Commissione possiamo essere fieri del lavoro fatto riguardo, per esempio, alla definizione del fondo per l'emergenza, che prima non esisteva e che il Governo ha istituito, potendo così dare una mano alle popolazioni in difficoltà. Penso che possiamo anche essere molto soddisfatti per come ha funzionato l'ecobonus, ma è evidente a tutti che, sulla normativa antisismica, il problema è un po’ più complesso, per cui non ripeto quello che hanno detto tutti i colleghi.
  Vivo in una zona di classe 2, quindi altamente sismica, come peraltro tutta la fascia appenninica, quindi una zona molto ampia. In base ai numeri da lei elencati, dobbiamo fare molta attenzione – questa è una competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – ai temi che incrociano la normativa tecnica e le linee guida per le costruzioni, visto che ci siamo occupati di Codice degli appalti. Tutte e due le competenze interessano il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
  Lo dico perché chi, come me, vive in una zona altamente sismica, ha vissuto anche una fase della storia del nostro Paese, prima del 2003 e prima del 1974, in cui la normativa tecnica indicava, per esempio, per le zone sismiche che l'adeguamento delle costruzioni venisse fatto attraverso l'utilizzo del cemento armato, cosa di cui oggi possiamo verificare i danni. È noto a tutti, ma già era stato così in occasione dei sismi in Umbria e nelle Marche, che moltissimi fabbricati antichi, quindi costruiti ben prima della classificazione sismica del nostro Paese, sono rimasti «schiacciati» dalla normativa, da quella che potremmo definire l'attenta e inderogabile legge... attraverso la quale si ristrutturavano i fabbricati.
  Oggi, dobbiamo considerare la possibilità di scambio di competenze tra la comunità scientifica, le varie università, il Consiglio superiore dei lavori pubblici e gli ordini professionali, che quotidianamente sono sul territorio. Dobbiamo fare moltissima attenzione a quest'aspetto, alla vigilia anche dell'emanazione delle norme tecniche, perché è possibile anche soddisfare le esigenze di risparmio dei cittadini e di riduzione del rischio. Non possiamo parlare assolutamente di eliminazione del rischio totale, ma almeno di riduzione del rischio della perdita di vite umane. In questo senso, chi, in questo momento, si occupa dei due pilastri, ossia delle linee guida per la progettazione e delle normative tecniche per la costruzione, deve avere un surplus di attenzione e anche di verifica sulla realtà.
  L'altra cosa, che vorrei sottolineare e che i colleghi non hanno richiamato, ma penso sia importante, riguarda la normativa tecnica e l'ipotesi di coinvolgere su tali aspetti, oltre al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche il Ministero dei Pag. 19beni e delle attività culturali e del turismo. Abbiamo avuto, in occasione di altre calamità, una normativa tecnica differenziata, con riferimento agli edifici pubblici e a quelli privati vincolati. Anche in questo caso, abbiamo verificato che molti edifici pubblici storici e molti beni culturali, ricostruiti dopo gli ultimi eventi, non hanno mostrato la stessa resistenza di quelli adeguati e migliorati secondo la normativa. Inoltre, abbiamo sostenuto costi elevatissimi e affrontato rischi per le comunità troppo alti, quindi, in questo senso, ci vuole maggior coerenza (anche con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) sull'adeguamento soprattutto dei beni ecclesiastici, ma anche dei beni di uso comune. Penso che la normativa debba essere tarata di nuovo, per evitare rischi ulteriori e più alti per i fabbricati storici, che presentano altre particolarità.
  C'è un'ultima cosa che vorrei dire. Ogni anno, in prossimità dell'esame della legge di stabilità abbiamo fatto una battaglia per l'ecobonus. Chi ha qui discusso e trattato col Ministero dell'economia e delle finanze per estendere il bonus alla prima, alla seconda o alla terza classe sismica, perché non c'era la copertura, vorrebbe ora, data la serietà del problema e data l'importanza per tutto il nostro Paese, poter arrivare, quest'anno, all'esame della legge di stabilità già con decisioni condivise, evitando di discuterne di notte, nei momenti di disattenzione, con qualche funzionario e non con i ministri competenti.
  In questo senso, ritengo che sia opportuno, sulla base della collaborazione che abbiamo instaurato col Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e che vorremmo avviare anche con il Ministero dell'economia e delle finanze, definire queste misure in tempo utile e in maniera chiara e seria, anche attraverso una risoluzione e possibilmente ricorrendo a tutte le competenze disponibili, Grazie.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, presidente, soprattutto per l'opportunità che ci dà di intervenire di nuovo. Grazie, Ministro, per la sua relazione. Anch'io, come tanti altri colleghi qui presenti, ho avuto l'opportunità e la possibilità di visitare più volte i luoghi colpiti da questo terribile sisma e – mi consenta, Ministro – ho rilevato l'esistenza di alcune urgenze e di alcune criticità che, per carità, lo preciso, non riguardano la macchina dei soccorsi in favore della popolazione civile, che è stata appunto più che soddisfacente e, in alcuni casi, anche «esuberante». Si tratta piuttosto di urgenze e criticità che riguardano prevalentemente il settore economico trainante di quelle aree e di quelle zone, ossia l'agricoltura, ed in particolare il settore zootecnico, che in quelle zone rappresenta l'attività produttiva prevalente in agricoltura.
  Quali sono queste criticità e queste emergenze, che oggi riporto alla sua attenzione e per le quali le chiedo un pronto intervento? Tali emergenze riguardano appunto il settore zootecnico, che ha sofferto per l'inagibilità o il crollo dei ricoveri per gli animali da allevamento, quindi bovini, ovini e altre tipologie. Parlo di urgenze perché è necessario fare presto e non possiamo impiegare giorni o settimane per provvedere a ricoveri alternativi alle strutture inagibili o crollate. Dobbiamo necessariamente intervenire nelle prossime ore. Le temperature in quelle aree si stanno abbassando e gli animali non possono più essere condotti ai pascoli, ma devono essere messi dentro dei ricoveri sicuri e protetti dalle intemperie, e bisogna fare assolutamente presto. Questa è la prima criticità che è emersa dai sopralluoghi che ho effettuato in quelle aree, ossia la necessità di strutture per i ricoveri degli animali.
  Per quanto concerne le strutture abitative, ossia MAP (moduli abitativi provvisori) o container (non so che cosa avete in mente di adottare per quelle aree), urge che queste strutture vengano collocate in prossimità delle attività produttive, in modo particolare delle aziende agricole, cercando di mantenere unito il più possibile il nucleo familiare. Servono container o MAP che possano ospitare tutto il nucleo familiare. Sappiamo bene che le aziende agricole sono molto spesso a conduzione familiare e che, pertanto, tutti i componenti della famiglia collaborano alla conduzione dell'attività agricola. Pag. 20
  L'approvvigionamento dei mangimi zootecnici rappresenta un'altra emergenza. Vi è stata una grande catena di solidarietà: sono arrivati alimenti zootecnici da tutta Italia e gli imprenditori che non hanno subito danni alle proprie strutture hanno messo a disposizione i magazzini. Tuttavia, la distribuzione non è stata capillare e ci risulta, allo stato attuale, che alcune realtà agricole non abbiano ottenuto, per i propri animali, la quantità giusta di alimenti, quindi di mangimi zootecnici.
  La questione degli incentivi per la ricostruzione delle aziende e, soprattutto, degli agriturismi è quanto mai urgente. Al riguardo, penso che le misure adottate in occasione del terremoto dell'Emilia del 2012 siano soddisfacenti. Inoltre, invito il Governo a pensare anche a incentivi a fondo perduto, anche questi assolutamente urgenti e più che mai necessari.
  Quello che chiedo alle istituzioni e che chiedo a lei, in qualità di rappresentante del Governo, è un occhio di riguardo per l'agricoltura e la zootecnia, perché, soprattutto in quei contesti rurali e in quelle zone montane colpite dal sisma, l'agricoltura e la zootecnia si caratterizzano quale grande elemento di coesione economica e sociale.
  Per concludere, in merito agli interessanti interventi dei colleghi, sono d'accordo sugli incentivi e sulle detrazioni, ma bisogna incentivare e investire negli uffici pubblici, deputati al controllo dei progetti. Parlo degli uffici tecnici, del Genio civile e altro. Servono le attrezzature e serve il personale preparato, che possa fare appunto un adeguato controllo dei progetti, soprattutto nelle zone sismiche. Grazie.

  ROBERTO MORASSUT. Sarò brevissimo, perché molte cose sono state dette. Anch'io ovviamente vorrei ringraziare il Ministro Delrio per la sua presenza oggi dinanzi alla Commissione.
  Non torno sulle valutazioni più che positive, che sono state fatte da tanti colleghi, sull'azione svolta nelle ore successive al terremoto, quando si è data prova di una grande efficienza e di una grande sensibilità. Vorrei soltanto fare alcune riflessioni molto rapide.
  La prospettiva di un programma pluriennale, di molti lustri, per la messa in sicurezza del Paese, quindi del suo patrimonio edilizio nei territori, è un orizzonte che comporta una conversione generale di carattere amministrativo, normativo e culturale. Ma soprattutto comporta la mobilitazione di risorse finanziarie poderose, che è difficile immaginare si possano ottenere soltanto con la leva della defiscalizzazione.
  L'intervento che ha fatto il collega Iannuzzi è abbastanza sintomatico ed esemplificativo, per cui ci ritornerò con un piccolo esempio. Le risorse messe in campo in questi anni sulle incentivazioni fiscali per le ristrutturazioni e le riconversioni energetiche hanno funzionato tantissimo perché si rivolgono prevalentemente alla piccola e piccolissima proprietà immobiliare. Questi incentivi hanno registrato una risposta importante, cambiando anche il mercato dell'edilizia, spostando l'asse dalla ristrutturazione al nuovo e producendo un sorpasso vero e proprio nel mercato.
  Ora, la vicenda del terremoto porta in luce due fragilità. La prima è una fragilità antica: la storia di questo Paese è fatta anche di insediamenti antichi e di una povertà e di un'arretratezza che permangono, al di là della bellezza dei borghi che abbiamo voluto conservare. Siamo, infatti, l'unico Paese che ha una normativa di tutela dei centri storici. Le zone A esistono soltanto in Italia, sostanzialmente, e i nostri centri storici sono rimasti così come sono da secoli, grazie alla sensibilità che il Paese ha avuto nei loro confronti, ma questo presenta anche dei risvolti.
  Tuttavia, esiste soprattutto una fragilità moderna, che non riguarda l'evento naturale del terremoto, ma anche altri eventi naturali, come ad esempio le alluvioni, e che è conseguenza dello sviluppo realizzato al di fuori delle programmazioni urbanistiche, di condoni, di abusivismo eccetera, ma può riguardare soprattutto l'invecchiamento del patrimonio edilizio. Questo è il punto fondamentale. Ora, se intendiamo affrontare questo enorme e gigantesco problema, dobbiamo appunto sapere che abbiamo un problema edilizio che affligge il Pag. 2170 per cento delle strutture costruite in Italia (mi riferisco in particolare a quelle realizzate fino agli anni Settanta), con materiali la cui consistenza e la cui sicurezza non siamo in grado di valutare completamente, soprattutto per gli aspetti legati alla vita media del cemento armato, di cui abbiamo più volte discusso.
  Le mie riflessioni sono le seguenti. Bisogna mettere insieme tre aspetti normativi, che sono sia di carattere edilizio sia di carattere urbanistico. Ora, sull'edilizia si è detto tanto, si è fatto tanto e si continua a fare tanto; proprio oggi abbiamo incardinato il provvedimento del Ministro Madia sulle semplificazioni e c'è il tema del nuovo regolamento edilizio, quindi è molto importante che si vada verso una semplificazione e un'accelerazione delle procedure, che consentano di intervenire anche sulle parti strutturali e sugli interventi di recupero.
  Vi è poi un tema che riguarda la programmazione dello sviluppo del territorio, sul quale voglio tornare molto rapidamente. Le operazioni di sostituzione edilizia, di alloggi di rotazione ed il convincimento della piccola proprietà immobiliare ad affrontare i rischi degli interventi di ristrutturazione pesante, fino alla demolizione della propria proprietà, mettendo in gioco la propria vita e la propria casa, comportano anche la messa in gioco di un grande patrimonio pubblico e di un demanio pubblico che consenta di fare di operazioni di rotazione.
  Questo, oggi, non è possibile ed è il grande limite delle nostre politiche urbane. Inoltre, è naturalmente improponibile, per i tempi forse troppo stretti, immaginare un intervento sulla riforma generale del regime dei suoli che affronti questo argomento. Questo però è uno dei temi cruciali che, se non viene affrontato, non consentirà di dare il necessario respiro al tema della ristrutturazione edilizia delle grandi periferie urbane consolidate, cioè quelle ad alta densità degli anni Cinquanta e Settanta, che peraltro sono senza servizi.
  Attraverso questo passaggio, magari per gradi, si può, in parte, affrontare il tema dell'aggregazione della piccola proprietà immobiliare, che si aggrega soltanto se le operazioni di ristrutturazione sono credibili. Lo dico perché, se c'è la prospettiva di arrivare in fondo al tunnel, anche la piccola famiglia nel condominio di 80 famiglie può pensare, in cinque anni o in sei anni, di poter demolire il proprio edificio e vederlo ricostruire magari nel proprio quartiere.
  Sulle risorse finanziarie, poi, è naturale lavorare per un'estensione della defiscalizzazione e delle incentivazioni fiscali anche agli aspetti più generali della ristrutturazione e agli interventi di rafforzamento e di messa in sicurezza sismica; credo, però, sia molto importante anche creare un nuovo mercato di strumenti finanziari, creare cioè un sistema nel quale gli istituti di credito e bancari siano chiamati a competere nella produzione di nuovi strumenti finanziari convenienti, a più basso rendimento e a più lungo termine, includendo in questo discorso anche i privati. Questo è possibile se c'è una leva pubblica che fa questo, cioè, se ci sono soggetti pubblici o «parapubblici» che mettono in campo strumenti finanziari nuovi, finalizzati a questo tipo di operazioni.
  Vorrei segnalare che il mondo degli istituti previdenziali e delle casse professionali, a partire dall'INAIL, che ha già svolto un ruolo, per esempio, nella ricostruzione dell'Aquila, può essere una leva importantissima. In questo caso, abbiamo una concentrazione di circa 270 miliardi di risorse finanziarie sul cui destino spesso ci sono tanti aspetti da approfondire; non mi riferisco all'INAIL, ma soprattutto alle casse professionali e degli enti previdenziali privati. Potrebbe essere molto utile cercare di trovare dei binari per favorire l'impegno anche di queste realtà e per creare condizioni per l'incentivazione e la creazione di strumenti finanziari utili per la ristrutturazione e la messa in sicurezza.
  C'è un'ultima riflessione, che vorrei fare per concludere. Non ho visto – lo dico francamente – un particolare entusiasmo per la cancellazione dell'ICI. C'è la tendenza negli ultimi anni a cancellare la tassa sull'abitazione, ma non ne capisco le motivazioni. Pensiamo che in Italia esistono Pag. 22circa 4 miliardi di metri quadrati di costruito (questo è più o meno il patrimonio edilizio esistente) e 30 milioni di abitazioni. Ebbene, senza necessariamente introdurre tributi diretti, se pensassimo che da ogni metro quadrato di costruito si possa ricavare un euro attraverso incentivazioni fiscali, ma anche tributi e interventi finanziari paralleli a quelli statali, avremmo un «polmone» di 4 miliardi di euro disponibili per attuare politiche urbane di recupero. Con un euro per ogni metro quadrato... raggiungiamo quasi la metà della cifra che le famiglie pagano per il canone Rai...
  Non si tratta di imporre delle tasse e dei tributi.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Delrio per la replica.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio davvero la Commissione per le osservazioni, i commenti e anche i suggerimenti che avete fatto e di cui abbiamo preso nota.
  Credo appunto che questo lavoro, cui, da ultimo, accennava l'onorevole Morassut, di trovare strumenti finanziari e idee innovative, per potere stimolare questo tipo di mercato, sia assolutamente collegato al lavoro che stiamo facendo da alcuni mesi, anche perché la previsione dell'estensione ai condomini degli ecobonus richiederà un protagonismo diverso delle ESCO (Energy Service Company) e di altri strumenti analoghi. Ovviamente, la ristrutturazione e la riqualificazione di un intero edificio è tanto più appetibile quanto meno risorse il condomino dovrà sborsare inizialmente. Questo è evidente, in particolare se qualcuno anticipa una cifra che poi recupera attraverso, ad esempio, l'efficientamento energetico. È chiaro che questo si applica, in maniera chiara, all'efficientamento energetico; infatti, sulla base dei calcoli dell'ENEA, appunto si può risparmiare il 40-50 per cento della bolletta, quindi c'è un ritorno ovvio.
  Sulla riqualificazione e sulla ristrutturazione sismica, è evidente che ci deve essere anche un meccanismo di leva importante. Su questo non c'è dubbio. Se vogliamo fare un vero piano al riguardo, abbiamo bisogno di immettere risorse. Come ho già ricordato all'inizio, la legge di stabilità dovrà prevedere anche quest'aspetto e l'ha sostenuto anche il Presidente del Consiglio dei ministri. È quindi chiaro che il meccanismo degli incentivi ha bisogno anche di una leva pubblica, oltre a quella dei privati.
  Gli strumenti finanziari a disposizione ci sono. Inoltre, il protagonismo di enti come quelli già citati è sicuramente importante; gli stessi, ad esempio, sono già stati coinvolti in altre operazioni di questo tipo, quindi anch'io ho presente questi aspetti e condivido molto gli ultimi suggerimenti in materia.
  Condivido anche il fatto che questo tipo di importanti provvedimenti, proprio perché pluriennali – come ricordavano sia l'onorevole Mariani sia altri – non fa più parte di una politica estemporanea, da attuarsi nei momenti di crisi, ma può costituire una strategia di rinnovo e di qualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato italiano. Quindi, è evidente che il provvedimento andrebbe concertato e discusso in termini molto approfonditi, e siamo disponibili ad avviare questo percorso. Già l'anno scorso, infatti, avevamo preparato un pacchetto di misure su questo tema, anche se, all'ultimo, si scelse di ricorrere alla proroga di taluni strumenti di incentivazione, per cui, come si dice dalle mie parti, piuttosto che niente è meglio ...piuttosto!
  È evidente che l'obiettivo di tutti è però quello di avviare un simile percorso, anche attraverso il progetto «Casa Italia».
  L'onorevole Mannino infine chiedeva la differenza tra «Casa Italia» e «Italia sicura». Posso dire che «Casa Italia» rappresenta l'insieme di tutte le politiche di prevenzione, di cui «Italia Sicura» è la parte relativa al dissesto idrogeologico e di cui il piano di edilizia scolastica è un altro pezzo; quindi, «Casa Italia» rappresenta un grande contenitore, una filosofia della cura e della manutenzione che viene applicata ai vari settori. Pag. 23
  Noi l'abbiamo applicata, per esempio, negli indirizzi dati all'ANAS e in quelli dati a RFI, perché, in quegli indirizzi, abbiamo detto che la manutenzione deve avere una quota molto importante. L'ANAS spendeva 80-100 milioni all'anno di manutenzione e, quest'anno, spenderà un miliardo di manutenzione. È stato seguito l'indirizzo (ne avevamo discusso, a suo tempo, sulle linee guida del mio Ministero) di privilegiare la cura, la manutenzione e l'attenzione al patrimonio esistente, più che nuove opere, grandi opere eccetera. Lo stesso ha fatto RFI, che sta intervenendo in maniera molto importante sull'ammodernamento, oltreché sulla manutenzione, specialmente della rete storica italiana. Questo è il tema importante e «Casa Italia» rappresenta appunto tutta questa filosofia di cura, manutenzione e prevenzione, che poi si attua attraverso varie misure.
  Sto dando solo le risposte più importanti, ma devo anche puntualizzare una cosa sul regolamento edilizio unico, che abbiamo consegnato già da mesi alla Conferenza Stato-regioni, nella versione definitiva e concertata con tutte le regioni. Adesso, finalmente pare che si sia arrivati a una definitiva riunione tecnica prevista il 21 settembre, quindi speriamo che sia la volta buona. Noi abbiamo fatto la nostra parte, anche perché, come sapete, su questi argomenti ci sono determinate competenze: l'urbanistica ad esempio è una competenza regionale. Questa notizia non è pertinentissima, però è importante e attinente.
  Sono molto d'accordo con quello che osservavano l'onorevole Pastorelli e altri sul tema delle verifiche e dei collaudi. In tal senso, è ovvio che abbiamo bisogno di formare il personale tecnico, come sostenevano gli onorevoli Iannuzzi e Manfredi, ma c'è bisogno, da un lato, anche di rendere flessibile il meccanismo e, dall'altro lato, di far sì che l'amministrazione pubblica disponga della conoscenza tecnica necessaria per compiere le verifiche e i collaudi adeguati. Questo è uno degli elementi assolutamente importanti.
  Sulle osservazioni dell'onorevole Massimiliano Bernini, in riferimento al lavoro agricolo, posso dire che ero in contatto anche ieri col Capo della Protezione civile, sempre molto presente in questa vicenda delle aziende agricole. Questo problema viene seguito costantemente; quindi, mi sento di poter dire che in questa fase, che è di competenza della Protezione civile, il Capo della Protezione civile sta di persona verificando la situazione in tutte le aziende, quindi vedo uno sforzo molto importante al riguardo. Ovviamente siamo disponibili a dare tutto il supporto a quest'azione, che, però, a me sembra già capillare e seria.
  Certamente, siamo convinti che l'economia di quei territori non possa essere mutata di colpo, quindi è evidente che non può e non deve essere così, perché la ricchezza sta in questi bellissimi e fragili borghi e in queste attività agricole o in altri tipi di economia. È chiaro che miriamo, come abbiamo detto in maniera molto chiara, a ricostruire negli stessi luoghi e con le stesse caratteristiche, miriamo cioè a mantenere le peculiarità del territorio, quindi a mantenere le industrie del territorio, che voi indicavate come essenziali; siamo assolutamente in questa stessa ottica.
  Credo più o meno di aver risposto alle vostre domande, ma non so c'è qualcosa che ho dimenticato, presidente.

  PRESIDENTE. Il fascicolo di fabbricato...

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Sul fascicolo di fabbricato, secondo la valutazione che stiamo facendo, aperta ovviamente alla discussione, è molto importante avere dei paletti entro cui muoversi. Il paletto è rappresentato dal fatto di non caricare i cittadini di oneri eccessivi, di tasse, perché, altrimenti, non vi sarà adesione.
  Oggi, sappiamo che la certificazione energetica di un edificio sta diventando sempre più parte del costume e che, per esempio, la gente acquista case nuove se hanno un certificato energetico di un certo tipo, a dimostrazione che si possono introdurre una cultura e delle dinamiche positive. Per esempio, si può pensare a introduzioni graduali della certificazione sismica. È chiaro che dobbiamo completare lo strumento, che, lo ricordo, è molto complesso ed è pronto solamente Pag. 24 da pochi mesi, e che ha visto coinvolti i maggiori esperti italiani. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici lo licenzierà, come penso, tra poco, quindi potremo poi avere lo strumento.
  Certo, si potrebbe pensare a certificazioni energetiche e sismiche congiunte, da introdurre per esempio, nelle compravendite nuove o nelle ristrutturazioni. E si può pensare di mettere un incentivo al riguardo, ma con gradualità, come avete sottolineato voi. Lo dico perché poi va a finire che, se si introduce il fascicolo di fabbricato, poi magari qualcuno vi aggiunge la richiesta di una informazione... C'è il pericolo in Italia che ogni ministero poi aggiunga qualcosa, per cui se aggiungiamo anche questo, si creano degli oneri burocratici... siamo però molto d'accordo – credo – sulla filosofia generale...

  PRESIDENTE. Le chiedo, per poter poi orientare il nostro lavoro, di approfondire il tema dell'utilizzo degli strumenti elettronici. Nell'incrociare questi strumenti, il Ministero deve dire come ha intenzione di intervenire, perché in alcuni passaggi (compravendite, ristrutturazioni e nuove costruzioni), già si comincia a creare una certa cultura, per cui quel meccanismo va avanti. Poi, se diamo anche lo sgravio del 50 per cento, che mi sembra giusto, visto che lo diamo per tutto...

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Forse basterebbe allargare l'interpretazione dell'esistente per includerlo...

  PRESIDENTE. Basterebbe aggiungere una «lettera», perché, se vedete com'è fatto il sistema delle detrazioni del 50 per cento, che poi normalmente è il 36 per cento, ma che, per il momento, è stato innalzato al 50 per cento, noterete che c'è un «alfabeto» di capitoli, in cui c'è veramente tutto, e basterebbe aggiungere la certificazione, ma il ministero ci deve dire come fare.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Certo. Ci lavoriamo con grande piacere. Lo ripeto, credo sia utile inserirlo in quei parametri dei criteri generali, che abbiamo ricordato. Certamente, la cosa da prevedere con molta attenzione e con molta sapienza è che l'incentivo sismico diventi facilmente utilizzabile. Questa è la cosa che mi preoccupa di più, francamente, nel senso che il fatto che, negli anni scorsi, tale incentivo non sia decollato come speravamo ci deve far riflettere, quindi dobbiamo trovare un modo per farlo decollare. Su quest'aspetto, ovviamente confidiamo molto anche nella vostra esperienza e nei vostri suggerimenti.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Delrio, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.

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