XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 17 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE BUONE PRATICHE DELLA DIFFUSIONE CULTURALE

Audizione di Ricardo Franco Levi, Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE); Francesca Chiavacci, Presidente nazionale dell'Arci; Livio Jacob, Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona; Jay Weissberg, Direttore delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone; Sergio Grmek Germani, membro del Comitato Scientifico della Cineteca del Friuli; di Stefania Romagnoli, bibliotecaria; Orazio di Stefano, Presidente dell'Associazione sociologica per la ricerca ed azione; Anna Orsatti, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo di San Salvo (Chieti).
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 
Jacob Livio , Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona ... 3 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 
Weissberg Jay , Direttore delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone ... 4 
Jacob Livio , Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona ... 4 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 4 
Grmek Germani Sergio , membro del comitato Scientifico della Cineteca del Friuli ... 4 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 4 
Romagnoli Stefania , Bibliotecaria ... 4 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 6 
Di Stefano Orazio , Presidente dell'Associazione sociologica per la ricerca ed azione ... 6 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 7 
Orsatti Anna , Dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo di San Salvo ... 7 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 8 
Chiavacci Francesca , Presidente nazionale dell'Arci ... 8 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 9 
Levi Ricardo Franco  ... 9 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Carocci Mara (PD)  ... 12 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Levi Ricardo Franco  ... 12 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Ghizzoni Manuela (PD)  ... 12 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 
Grizi Sandro , Consigliere delegato alla Cultura del Comune di Maiolati Spontini ... 13 
Jacob Livio , Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona ... 13 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 
Levi Ricardo Franco , Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE) ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori PER l'Italia: Misto-CIpI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
FLAVIA PICCOLI NARDELLI

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Ricardo Franco Levi, Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE); Francesca Chiavacci, Presidente nazionale dell'Arci; Livio Jacob, Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona; Jay Weissberg, Direttore delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone; Sergio Grmek Germani, membro del Comitato Scientifico della Cineteca del Friuli; di Stefania Romagnoli, bibliotecaria; Orazio di Stefano, Presidente dell'Associazione sociologica per la ricerca ed azione; Anna Orsatti, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo di San Salvo (Chieti).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle buone pratiche della diffusione culturale, l'audizione di Ricardo Franco Levi, Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE), nonché di altri autorevoli esponenti e testimoni del nostro campo d'indagine.
  Naturalmente rivolgo un saluto di benvenuto a tutti gli ospiti presenti. Comincerei dalle esperienze dei territori, dando quindi la parola al dottor Jacob.

  LIVIO JACOB, Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona. Proprio ieri sera, giungendo a Roma e venendo in albergo, sono passato per la libreria Feltrinelli e ho comprato l'ultima edizione della Guida Verde del Touring club italiano, e con piacere ho letto che «al numero 50 di via Bini c'è la Cineteca del Friuli, una delle più vivaci istituzioni regionali». Personalmente, direi anche di più, ma fermiamoci pure alla «regionale». Le sue origini risalgono alle proiezioni itineranti nelle tendopoli, sorte subito dopo il terremoto del 6 maggio 1976, ed è diventata nel corso degli anni un importante centro di studi che va oltre la prestigiosa sede di Casa Gurisatti, dove si svolgono incontri e proiezioni. La ricerca della Cineteca è diretta non solo verso la grande storia del cinema, ma anche alle piccole produzioni locali e ai documentari girati in Friuli, ai film di cineamatori che con il passare degli anni e con la trasformazione del paesaggio assumono un valore che va al di là di quello cinematografico. Si sono rivelati preziosissimi, per esempio, i 16 millimetri realizzati a Gemona prima del terremoto, che ora testimoniano nel movimento una città che non c'è più. La Cineteca organizza a ottobre con Cinemazero di Pordenone le Giornate del cinema muto, una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicate a questo tipo di film.
  Chiedo se possa prendere la parola Jay Weissberg, il direttore delle Giornate del cinema muto, che le dirige per il terzo anno e con il quale abbiamo avuto una splendida esperienza: quest'anno siamo arrivati alla trentaseiesima edizione delle «Giornate del cinema muto». Abbiamo portato con noi il catalogo e altra documentazione che lasceremo agli atti.

  PRESIDENTE. Prego.

Pag. 4

  JAY WEISSBERG, Direttore delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Le «Giornate del cinema muto» sicuramente è il festival più importante dal punto di vista degli archivi del cinema muto. Recentemente abbiamo realizzato anche qualche gemellaggio con vari altri festival nel mondo: ci sarà una rassegna sulle Giornate del cinema muto a New York in gennaio, in Messico questo mese, ad Israele in novembre; quindi abbiamo rilanciato all'estero il nome non solo delle Giornate del cinema muto, ma anche di Pordenone e del Friuli.

  LIVIO JACOB, Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona. A questo punto chiedo se possa intervenire Sergio Germani per illustrarci l'esperienza della nascita della Cineteca e di quanto si sta facendo a livello regionale e nazionale.

  PRESIDENTE. Prego.

  SERGIO GRMEK GERMANI, membro del comitato Scientifico della Cineteca del Friuli. La Cineteca collega la dimensione regionale a quella dello studio complessivo di tutta la storia del cinema italiano, scoprendo talvolta rarità assolute e opere perdute. Ci sono cineasti non sufficientemente riconosciuti nella loro importanza, che vanno da Augusto Genina a uno sceneggiatore che è stato anche grande scrittore e grande poeta da riscoprire come tale, Siro Angeli, ai quali la Cineteca dedica fondi specifici che raccolgono le opere di tutta la loro attività, andando trasversalmente dal cinema agli altri campi dell'attività, quella letteraria e così via.
  Queste ricerche, che costituiscono le raccolte più complete dedicate a queste figure, in molti casi in Italia ancora da riscoprire adeguatamente e, anzi, molto spesso, come nel caso di Genina, riconosciute prima internazionalmente in Francia e in Germania, dove è stato attivo, che in Italia, si collegano poi a momenti di presentazione in eventi pubblici, come i festival.
  Nella regione Friuli Venezia Giulia ci sono vari festival di dimensione internazionale, che cercano di collegare in modo particolarmente attento il cinema del passato con il cinema di oggi, perché riteniamo che l'attività archivistica sia destinata non solo agli studiosi, ma al più largo pubblico, ed eventi come i festival sono i momenti in cui questo si può vedere più nettamente. Avere un pubblico di massa, come è stato quest'anno a Pordenone per le Giornate del cinema muto, per opere che resterebbero nell'ombra, è una grande soddisfazione, quindi saremmo lieti se questo ottenesse ulteriori riconoscimenti anche a livello istituzionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, ci fermiamo qui per questa esperienza davvero straordinaria in termini di presenza di pubblico e di coinvolgimento del territorio, e passiamo ad un secondo esempio, la Fornace a Moie di Maiolati Spontini, nelle Marche, con la bibliotecaria Stefania Romagnoli, che è accompagnata dal sindaco Umberto Domizioli, da Sandro Grizi, consigliere delegato alla cultura, da Silvia Badiali, assessore ai servizi educativi, e da Irene Bini, assessore all'ambiente e attività produttive.

  STEFANIA ROMAGNOLI, Bibliotecaria. Grazie, presidente, c'è un video che adesso vi mostrerò. Mi chiamo Stefania Romagnoli e lavoro come bibliotecaria presso La Fornace di Moie di Maiolati Spontini, in provincia di Ancona. La biblioteca fa parte di un polo culturale che comprende l'Informagiovani, il Caffè letterario, la biblioteca privata del Gruppo solidarietà, specializzata in tematiche sociali, il deposito, il Binario 9 e ¾, dedicato principalmente ai bambini, la sala Joyce Lussu per le piccole conferenze e il tunnel, ovvero il forno dove venivano cotti i mattoni, ora utilizzato come spazio espositivo.
  Come ho appena accennato, l'edificio era una fornace di mattoni, caduta in disuso e poi ristrutturata, inaugurata dieci anni fa con un investimento di 3 milioni di euro provenienti dagli introiti della discarica dei rifiuti. Il principio che ha mosso l'amministrazione è il seguente: oggi molti l'hanno dimenticato, ma senza investire in cultura, in sapere e in educazione non ci Pag. 5può essere futuro per l'Italia. In una società che voglia essere realmente inclusiva i diritti di cittadinanza si realizzano anche attraverso una più forte partecipazione di tutti alla vita culturale.
  Tempo fa, leggevo che, secondo recenti studi, i vantaggi apportati da una nuova biblioteca possono essere sintetizzati in tre aree: stimolo all'economia, qualità della vita e immagine della città che la costruisce. Questo è quello che è successo nel nostro piccolo Comune di 6.000 abitanti. Da fornace di mattoni a fucina di idee il passo è breve. Il polo culturale FM 23 ha modernizzato il concetto di biblioteca anche attraverso una comunicazione interna ed esterna innovativa ed emotivamente accattivante.
  Questo perché vogliamo che da noi si respiri un'aria diversa: non una biblioteca polverosa, ma una biblioteca pubblica di informazione generale, che intende documentare la cultura contemporanea e infatti non ha alcun compito di conservazione; dove persone di ogni tipo sfruttano materiali differenti, non solo libri, ma anche musica, film e riviste; dove c'è un impiego intensivo di nuove tecnologie e dove troviamo spazi per lo studio, la consultazione e la lettura informale, ma soprattutto per la convivialità.
  Le attività giornaliere vengono fatte conoscere sul territorio grazie alla brochure, al giornalino mensile Biblionews – che viene distribuito in trenta espositori situati nei punti nevralgici del comune e che ha una versione on line scaricabile dall’homepage del sito – ai gadget, al logotipo che si staglia sulla cima del camino, alla segnaletica lungo la strada di accesso, alle scritte sui pulmini delle scuole e soprattutto grazie a Radionics 9 e ¾, la radio della biblioteca, con speaker di 13 anni che hanno preso molto sul serio il loro lavoro.
  Tante sono le cose che accadono da noi ogni giorno. Nel nord Europa, al progressivo calare dell'indice di prestito, non corrisponde un calo di frequentazione delle biblioteche, perché in biblioteca si viene per incontrare libri, ma anche persone e per imparare cose nuove in un contesto confortevole, quasi un'estensione del salotto di casa. La biblioteca diventa quindi un luogo pubblico sicuro e neutrale, dove si può seguire un corso di lingua, di teatro, oppure imparare a riconoscere le erbe spontanee, oppure si possono incontrare delle eccellenze come Luis Bacalov, premio Oscar per la musica, e Rigoberta Menchú Tum, premio Nobel per la pace.
  Sono cinque i circoli gestiti dai volontari e vanno dal Circolo di lettura alla Leche League, al Circolo di scrittura creativa, al Gruppo della maglia e ai Giochi da tavolo, e sono quindici i corsi a pagamento gestiti da associazioni a cui affittiamo gli spazi.
  Come si sa, l'Italia è il Paese industrializzato dove la pubblica lettura è più arretrata, non ne abbiamo la tradizione e gran parte delle biblioteche sono carenti, antiquate, per nulla invitanti per i cittadini. Chi non vorrebbe una biblioteca, anzi un centro culturale così, pieno di cose nuove da imparare e da fare ogni giorno nella propria città; chi non la frequenterebbe? Lo farebbero tutti, e infatti i nostri utenti sono bianchi e neri, grandi e piccoli, soprattutto i piccoli. Le biblioteche del futuro saranno quelle in cui i bambini vengono accolti, perché sono loro il nostro futuro.
  Alla biblioteca La Fornace siamo abituati a coccolare i nostri utenti e a soddisfare tutti i loro desideri e bisogni, anche quelli primari; infatti, oltre ad avere un bagno attrezzato con fasciatoio e a distribuire gratis i pannolini, abbiamo acquistato una seggiola a dondolo per l'allattamento, perché leggere fa venire anche fame. Abbiamo aderito al Baby pit stop, a Nati per Leggere, abbiamo un gruppo di lettori volontari che si chiama Lettori per caso, doniamo un kit di lettura e la tessera in omaggio ad ogni nuova nascita.
  Ben venga, quindi, l'esempio di un piccolo comune di 6.000 abitanti che ha deciso di investire nella cultura come componente fondamentale per il miglioramento della qualità della vita. Investire nella cultura, nonostante una prima, riduttiva analisi delle attuali difficoltà finanziarie degli enti locali, potrebbe portare a pensare alla cultura come al primo settore su cui applicare Pag. 6i tagli alle spese, e le difficoltà finanziarie ci sono, anche se l'amministrazione, che crede molto in questo progetto, si è avvalsa negli anni dell'aiuto di alcuni sponsor, anche se abbiamo aderito all’Art bonus e ora la nostra è tra le 12 e biblioteche italiane ad avere un accordo di collaborazione con la Scuola di Roma di fund raising, finanziato dal CEPELL del Mibact.
  Dobbiamo dare un servizio a 5.045 utenti, anche se i due terzi provengono dai tanti comuni limitrofi, mentre le spese, purtroppo, sono a carico di un solo comune. Anche se il disavanzo di gestione del 2016 è di 170.000 euro e il futuro appare incerto, ogni giorno lavoriamo con costanza e passione per fare in modo che la biblioteca La Fornace diventi una buona abitudine quotidiana per tutti.
  Vi rubo ancora tre minuti di tempo per farvi vedere un secondo video, che è andato in onda questo inverno nella trasmissione televisiva Quante storie di Corrado Augias su RAI3.
  (Proiezione video)
  «I libri vivono vivi se li senti, se di loro rammenti odore e forma, ospiti solitari del cammino, antiche sentinelle della notte, poggiate l'una all'altra per destino. Mi chiamo Francesco Scarabicchi e questo è per me un luogo privilegiato, La Fornace di Moie, a Maiolati Spontini, in provincia di Ancona. Da molti anni frequento la biblioteca, che rammento fornace diroccata e cadente, da quando, bambino, venivo a Moie di Maiolati con mio padre. Oggi svetta la ciminiera con questo acronimo, Fornace Moie, e il numero 23, che rappresenta il civico, ma anche l'anno in cui la fornace, considerata fra le più importanti delle Marche, aveva da poco inaugurato la sua vita da fornace in biblioteca. Ci ho pensato più volte e mi sono chiesto come abbia fatto un opificio così a raggiungere un luogo perduto nel mondo, Moie di Maiolati Spontini, tra la palude, il fiume Esino e una selva di frazioni. Un pomeriggio di febbraio presi a passeggiare nel buio. Epoche, millenni, secoli: davanti ai miei occhi era la storia che offriva le sue stanze e le scene di un teatro del mondo infinito, il vento delle battaglie, l'urlo delle maree, il grido doloroso dei soldati lasciavano posto ad altro ed io vivevo lo sconvolgimento e la paura, lo stupore e la meraviglia. Sotto i miei occhi accadeva quello che conoscevo dalle pagine lette e rammentate, e il mio brivido cresceva. Dal fuoco alle parole, dal fuoco alle immagini e ai suoni, dal fuoco a questo presente, la sua ricchezza è quella di far circolare cultura, conoscenze, esperienze nell'ortodossia del libro».

  PRESIDENTE. Grazie. Credo che a questa Commissione non possa che far piacere una simile presentazione, vista la passione che nutre per i libri, per la lettura, per le biblioteche. Di questa biblioteca noi avevamo già sentito parlare da Antonella Agnoli, quando era venuta in audizione a proposito della nostra legge sul libro.
  Approfitto per presentare agli ospiti i colleghi presenti: gli onorevoli Malisani, Luigi Gallo, Di Benedetto, Blazina, Iori, Marchi, Carocci, Rocchi, Manzi, Ghizzoni, Narduolo e Coscia: una presenza significativa della Commissione proprio a testimonianza di come queste audizioni siano importanti per noi per capire come sul territorio ci siano delle prassi straordinarie, come questa biblioteca che si trova in un paese di 6.000 abitanti. Devo quindi dare atto agli amministratori di un modo illuminato di gestire una dimensione di questo genere con un centro di cultura di questo tipo.
  Proseguiamo nella nostra audizione con il terzo esempio di oggi, il progetto Abitare i luoghi, che coinvolge l'Abruzzo e il Molise. Do la parola a Orazio Di Stefano, Presidente dell'Associazione sociologica per la ricerca ed azione, che è accompagnato dalla dirigente scolastica Anna Orsatti dell'Istituto comprensivo San Salvo di Chieti.

  ORAZIO DI STEFANO, Presidente dell'Associazione sociologica per la ricerca ed azione. Grazie, presidente. Noi, come associazione sociologica per la ricerca ed azione, che è una tecnica dell'antropologia e della sociologia, quattro anni fa abbiamo svolto uno studio per lo sviluppo endogeno dei territori dal quale, per fare studi e ricerca Pag. 7sul campo, abbiamo estrapolato quattro azioni, la più importante delle quali, Abitare i luoghi, è un'azione di diffusione culturale con le scuole.
  Le altre tre azioni sono la valorizzazione delle tipicità locali attraverso studi, che coinvolge 70 comuni di quasi tutta Italia (c'è anche il Trentino con la mortandella), la costruzione di rapporti e relazioni tra le comunità locali e le associazioni di emigrati all'estero, per cui abbiamo avuto anche degli stages con studenti, e il rafforzamento del capitale sociale, con corsi di formazione e master collegati a università e Dipartimenti di sociologia dell'Abruzzo.
  L'azione più importante e prioritaria è Abitare i luoghi, che nasce da una convenzione, sottoscritta da noi che la coordiniamo, tra l'ANCI dell'Abruzzo e del Molise e l'USR dell'Abruzzo e del Molise, attraverso la quale l'ANCI ha inviato delle schede per richiedere l'adesione dei suoi comuni: 150 comuni di Abruzzo e Molise si sono messi a disposizione delle scolaresche per riceverle. Se la estendessimo anche alle Marche o in tutta Italia, i nostri ragazzi potrebbero visitare anche la Fornace delle idee.
  In ogni caso, l'anno scorso più di 5.800 ragazzi hanno visitato di tutto (è compito delle scuole scegliere dove andare), perché abbiamo rilevato che spesso non si conosce il territorio vicino. Quest'anno stiamo prevedendo (meglio di me dirà la dirigente Orsatti) l'accoglienza non solo delle amministrazioni comunali che ricevono i ragazzi e delle guide, ma anche delle scuole stesse, per creare una sorta di gemellaggio tra scuole e studiare cose simili, personaggi che magari hanno avuto due comunità. Faremo quindi un gemellaggio tra scuole tra il comune di Cupello in provincia di Chieti e il comune di Civitella Roveto in provincia dell'Aquila nel nome di Mattei, perché del primo Mattei è stato cittadino onorario, nel secondo è nato. Abbiamo rimandato le schede a tutte le scuole, che delibereranno dove andare. L'anno scorso, per la prima volta, con classi campione, abbiamo mosso 5.800 studenti; quest'anno ne muoveremo 20-30.000, creando un rapporto stabile di partenariato tra le scuole e le comunità locali.
  Attraverso questo le scuole possono realizzare una cosa che sta a cuore a noi sociologi, ma credo a tutti: fare coesione sociale, avere un ruolo importante nelle comunità, perché spesso i progetti non vengono fruiti dal territorio; mentre, se una scuola fa uno studio sulla vostra biblioteca o su un castello medievale, è bene che il territorio ne abbia contezza, che non resti solo una cosa studiata dai ragazzi. Lascerei quindi la parola alla preside.

  PRESIDENTE. Prego, professoressa Orsatti.

  ANNA ORSATTI, Dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo di San Salvo. Grazie, presidente. Noi riteniamo che l'esperienza che abbiamo realizzato attraverso questo progetto possa rappresentare una buona pratica, in grado di essere replicata anche in altri contesti. Siamo partiti dalla convinzione che la cultura e il territorio possano rappresentare un binomio, la leva su cui giocare la partita dello sviluppo delle comunità. Questa è la ragione per cui siamo partiti in primo luogo dalle microcomunità. Accedere al loro patrimonio culturale, per i ragazzi rappresenta un'esperienza straordinaria, perché è importante (uno degli aspetti innovativi è stato questo) che insieme si crei una rete rappresentata dagli amministratori locali, dalle scuole e dalle associazioni culturali, e insieme si condivida il valore dell'eredità culturale. Da questo nasce un percorso virtuoso, che ci ha portato ad attuare queste esperienze di incontro con i luoghi e abbiamo sperimentato che questo è un progetto in primo luogo trasversale, ma anche verticale, adatto ad ogni scuola, a partire dalla scuola d'infanzia fino agli istituti superiori che hanno avviato delle ottime pratiche di alternanza scuola/lavoro.
  Il territorio è diventato così un attivatore cognitivo anche di esperienze, perché è lì che si sono accumulati significati, esperienze culturali e affettive e le risorse di tutto un territorio. I ragazzi hanno imparato a leggere e a capire il contesto in cui Pag. 8vivono, ma anche a confrontarsi con altri contesti e quindi a passare dalla percezione della propria identità culturale all'incontro con altre identità culturali: quindi una valorizzazione partecipata e condivisa che è passata per la prima volta attraverso gli amministratori locali e le associazioni del territorio.
  Abbiamo avuto la convinzione che l'eredità culturale è fondamentale e che tutti debbano avervi accesso, conservare il patrimonio culturale, ma anche arricchirlo; quindi i ragazzi hanno capito che è importante contribuire all'arricchimento del patrimonio culturale, che loro sono protagonisti attivi di questo impegno, per lasciarlo in eredità alle generazioni future, quindi impegno personale e anche competenze sociali e civiche. Grazie.

  PRESIDENTE. Bene. Proseguiamo con la Presidente dell'Arci, Francesca Chiavacci, che è stata per due volte parlamentare, nella XII e XIII legislatura e, da ospite, è stata in questa Commissione se non altro per seguire qualche provvedimento particolare.

  FRANCESCA CHIAVACCI, Presidente nazionale dell'Arci. Ringrazio la Commissione e dico subito che il mio intervento sarà diverso dai precedenti. Vi ringrazio anche perché avete pensato che fosse utile, per il vostro lavoro di indagine sulle buone pratiche, ascoltare che cosa fa l'Arci.
  L'acronimo sta per Associazione Ricreativa Culturale Italiana: abbiamo celebrato i 60 anni qualche mese fa, qui alla Camera. L'associazione nasce per occuparsi del tempo libero dei lavoratori (così scrive il nostro Statuto) nel 1957, a Firenze e ha un legame fortissimo – ben descritto in pratiche concrete, che per noi era mutualismo, solidarietà, crescita e ricostruzione dei territori, e allora, in un mondo molto diverso dal punto di vista ideologico – con la cultura, anche come strumento di emancipazione e di libertà.
  Questo per inquadrare l'Arci, che è molto radicata sul territorio. Descriverò questa complessità e la consegnerò soprattutto attraverso numeri, perché, altrimenti, ci vorrebbe troppo tempo. Da questo punto di vista ha trasformato nel tempo la propria mission, anche perché la società (la descrizione di tutte le esperienze precedenti lo rende molto visibile) ha cambiato – a nostro parere non in meglio – la relazione personale fra le persone, le relazioni all'interno della società. Quindi consideriamo fondamentale la valorizzazione delle esperienze nei territori, che sono molto diversificati all'interno del nostro Paese per situazione economica, sociale, istituzionale.
  Questa premessa di ringraziamento è per dire che abbiamo colto con plauso l'impostazione di questo lavoro, perché non era scontato, almeno per quanto riguarda quello che noi riscontriamo. Lo dico anche perché noi, da associazione nazionale di promozione sociale, siamo dentro la partita dell'attuazione della riforma del terzo settore. La legge n. 106 del 2016 sta trovando nei decreti attuativi una definizione di coloro che hanno diritto ad alcune esenzioni. In quella legge, precisamente alla lettera i) dell'articolo 5, si parla di associazioni che svolgono attività culturali di interesse sociale. Questa interpretazione ci preoccupa un po’ (presumo che i presenti diano per acquisito che l'attività culturale sia sempre di interesse sociale) anche perché in una prima versione del testo, si parlava di «particolare interesse sociale», poi di «interesse sociale con ricaduta nei territori», che doveva essere dimostrato numericamente. Approfitto di essere in un'aula parlamentare per la sensibilità che avete dimostrato, perché ai decreti attuativi è demandata la definizione di coloro che hanno diritto ad alcune esenzioni fiscali, e ne capiamo la ratio, ma è altresì demandata l'interpretazione possibile di qual è l'interesse sociale del valore culturale. Ad onor del vero, molte associazioni no profit che svolgono attività culturale hanno avuto fino ad oggi diritto ad alcune esenzioni.
  Vado ai dati, forse con poca descrizione. Siamo una rete nazionale organizzata in tutto il territorio in 4.723 circoli, di cui 1537 fanno musica e 813 teatro. A noi piace ricordare anche il legame con la socialità, perché coesione sociale significa stare insieme Pag. 9 in luoghi collettivi. Un dato significativo è quello che ci ha consegnato la SIAE: sono 2.749 gli organizzatori di eventi nel 2016, per un totale di 28.830 eventi, ovvero 80 eventi al giorno. Come sapete, in questa parola rientrano tante cose, anche tanti soldi che vengono dati alla SIAE, come è giusto che sia, però vorrei sottolineare che fare rete per noi è sempre più difficile per la diversificazione sempre maggiore che gli enti locali hanno nei confronti di soggetti come l'Arci.
  A questo punto la legge sul terzo settore ci dà il riconoscimento istituzionale: per quanto riguarda le forme di finanziamento siamo una rete nazionale, ma non percepiamo finanziamenti dal Ministero della cultura perché non li chiediamo, non perché non ce li danno, perché stiamo più nella storia della promozione sociale.
  L'altra nostra caratteristica è quella degli spazi. Chi conosce che cosa significhiamo per alcune parti del Paese, sa che la nostra è una modalità molto concreta, nel senso che le manifestazioni hanno luogo in spazi reali e non virtuali, come tutte quelle già descritte, e oggi questo trova ulteriori difficoltà in relazione alle mutate normative legate alla sicurezza e ad altre questioni, compresa la concessione da parte dei comuni di spazi per attività culturali.
  Per ragioni di tempo consegnerò per iscritto tutti gli altri dati. Vorrei però ricordare l'iniziativa, No rogo, che svolgiamo ogni anno in occasione del 10 maggio, data tristemente nota per il rogo di libri da parte dei nazisti. Questo appuntamento prevede contemporaneamente in tutto il Paese momenti di letture collettive nelle piazze. Quest'anno l'abbiamo dedicato alla grandissima difficoltà di promozione in cui versano le biblioteche locali.
  Pur essendo un po’ fuori tema, approfitto della Commissione cultura perché siete prossimi alla discussione sulla legge di bilancio. Pensiamo che in occasione di questo esame potrebbe essere un importante segnale simbolico estendere l'esenzione fiscale che si attribuisce a chi iscrive il proprio figlio a un corso sportivo anche a chi svolge corsi di musica. Negli anni abbiamo visto segnali importanti da questo punto di vista, come i 1.000 euro per i conservatori; quindi pensiamo che sarebbe in linea con l'intento di promuovere la cultura, perché riteniamo che tanta educazione popolare (non solo musica, ma anche corsi di inglese, di italiano per stranieri, corsi di qualsiasi genere per adulti) rientri in quel ragionamento sulla crescita complessiva di questo Paese. Qualcuno dice «più cultura, meno paura», non voglio buttarla su temi che non c'entrano con quello odierno, ma è indubbiamente importante una maggiore socialità così come agevolare l'educazione permanente di chi non può permettersela.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. L'ultimo dei nostri ospiti è Ricardo Franco Levi, che è stato per due volte parlamentare in Commissione cultura, nella XV e XVI legislatura; attualmente è presidente dell'AIE ed è stato promotore di una legge, la legge Levi, in favore delle piccole librerie, quindi in questa Commissione è particolarmente conosciuto e seguito.

  RICARDO FRANCO LEVI. Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE). Grazie, presidente. Non posso iniziare senza dire del mio piacere e, francamente, della mia emozione per essere di nuovo qui con voi; grazie davvero. Sono qui come presidente dell'AIE, l'Associazione italiana editori, e mi sento di dovervi dire che cos'è l'associazione degli editori, che rappresenta poco meno del 100 per cento del fatturato dell'industria editoriale italiana e rappresenta la più grande industria culturale del Paese.
  Abbiamo sempre l'idea che il libro sia un elemento marginale nella nostra società, mentre con poco meno di 3 miliardi di fatturato all'anno (è bene che abbiamo tutti presente questi parametri) il libro vale 12 o 13 volte la musica, vale 7-8 volte il cinema italiano, vale qualche centinaio di milioni in più dei quotidiani, vale circa 1 miliardo in più del canone della radiotelevisione. È la più grande industria culturale del Paese. Se però si parla di lettura, qui siamo nell'ambito dell'articolo 3 della Costituzione, ossia rimuovere gli ostacoli che impediscono ai nostri cittadini la piena partecipazione Pag. 10 alla vita sociale, culturale e politica del Paese.
  Per noi editori parlare di lettura significa sia tutelare l'interesse specifico della nostra categoria e sia corrispondere a un interesse generale del Paese; ossia, se il Paese non riesce ad uscire da questa minorità a cui lo condanna il suo scarso livello di lettura, siamo messi male, per così dire; noi, come editori, crediamo di fare la nostra parte.
  Ho trovato emozionante sentire le parole di coloro che mi hanno preceduto, vedere la biblioteca nella fornace è un elemento di speranza; tra l'altro, vedendo la volta della vostra splendida biblioteca, mi è venuta in mente l'altra volta, lontana negli anni anche nell'immaginazione, di quella spettacolare Sala della lettura che chiude la nuova Fondazione Feltrinelli a Milano (se vi capita di andarla a vedere, andateci, perché è una di quelle cose che davvero allarga il cuore), ma qui siamo ai due estremi dell'impegno per la lettura.
  Come editori che cosa facciamo per la lettura? Tra parentesi, il mondo dell'editoria sta uscendo anch'esso, come il resto dell'economia italiana, dalla fase della lunga crisi. Il libro è entrato in crisi qualche anno dopo perché è riuscito a resistere un po’ di più ai suoi colpi. Si dice sempre che il libro è un po’ anticiclico come consumo: è stato vero nel 2008, nel 2009 e nel 2010, ma nel 2011 non ce l'ha fatta più ed è entrato in crisi profonda. Oggi siamo a circa un 10 per cento di perdita di mercato rispetto ai picchi del 2011, ma si sta riprendendo. La vera garanzia per una ripresa però è quella della lettura; quindi noi cerchiamo di fare tutto il possibile. Se mi chiedete quali sono le buone pratiche della lettura, non lo so, l'unica vera risposta è che sono tutte: tutte le pratiche della lettura sono buone pratiche, per cui non ce n'è una che sia meglio dell'altra, che sia In vitro o Nati per leggere tutte vanno bene, tutte sono una meraviglia.
  Noi cerchiamo di fare la nostra parte. Che cosa abbiamo fatto? Come prima cosa abbiamo immediatamente regalato per i prossimi anni i libri di testo alle scuole nelle zone colpite dal terremoto, perché, se non si danno i libri di testo, come si può crescere? Questa è una delle cose che abbiamo fatto.
  Venendo poi incontro (quante volte ne abbiamo parlato anche in quest'Aula) al problema del peso dei libri sulle spalle dei bambini che vanno a scuola, cose che finiscono sempre sui giornali, ci siamo inventati una cosa che si chiama zaino digitale: da quest'anno i bambini che vanno alle scuole con un'unica password e un unico nome utente, pigiando un dito nel loro computer, hanno immediatamente accesso a tutti i contenuti digitali di tutti gli autori di tutti i libri di testo adottati nelle loro scuole; per cui, se vogliono, con un click, hanno immediatamente accesso a tutto, senza dover fare complicatissime manovre.
  Abbiamo fatto un'altra cosa che mi sta molto a cuore: abbiamo lavorato con grande intensità per rendere i libri accessibili a tutti i portatori di disabilità, a partire dai non vedenti. Abbiamo messo a punto uno strumento e alcune pratiche così apprezzate nel mondo da essere state scelte e presentate addirittura recentemente a Francoforte, nell'ultima fiera internazionale, e adottate dall'ONU tra le prime cinque pratiche che l'ONU diffonderà in tutto il mondo. Queste sono un vanto dell'editoria italiana perché rendono accessibili ai non vedenti i libri. Rendere accessibili i libri cosa vuol dire? Non fare dei libri speciali, ma consentire che un qualsiasi libro con un file normale diventi accessibile ai non vedenti. Normalmente la cosa avviene con la scrittura Braille, però un foglio di Braille è grande come questa stanza: I promessi sposi letti su Braille portano via uno spazio stupefacente.
  Con questo piccolo «aggeggio» si riesce a tradurre il testo del libro su una tastiera più stretta di un telefonino e larga il doppio; scorrendo su questa tastierina con rilievi, fatti da piccoli punzoni, si consente al non vedente di leggere oppure di averlo in audio. Non so se abbiate mai visto come un non vedente che ascolta un audio lo faccia a una velocità che per noi sarebbe assolutamente inconcepibile; noi non riusciremmo nemmeno a capire cosa dice, Pag. 11perché il non vedente sviluppa una capacità uditiva come se fosse un 33 giri girato a 78.
  Un'altra cosa meravigliosa sono le letture al buio. Non so se avete mai assistito alla lettura al buio. Si spegne la luce in sala: ci sono due lettori, un vedente e un non vedente; una piccola luce illumina la pagina del lettore vedente che comincia a leggere; poi si spegne anche quella e continua il lettore non vedente su Braille, il che dà una partecipazione al testo con un'emozione indicibile. L'abbiamo fatta a Bologna alla Fiera del libro per ragazzi e l'abbiamo ripetuta in varie occasioni: sono cose straordinarie che vanno viste.
  Abbiamo fatto anche Io leggo perché: un'iniziativa che si concentra nell'ultima settimana di ottobre. Quest'anno, grazie all'impegno personalissimo e decisivo del Ministro Fedeli, abbiamo avuto il pieno appoggio del Ministero della pubblica istruzione e anche del Centro per il libro e la lettura (non chiamiamolo più CEPELL, vi prego, è una cosa spaventosa!) che contemporaneamente partecipa con Libriamoci, e nell'ultima settimana di ottobre inviteremo tutti i cittadini italiani a regalare un libro nelle scuole italiane. Grazie alla comunicazione che abbiamo fatto con il Ministero della pubblica istruzione attraverso tutti i provveditorati, quest'anno il numero delle scuole è quasi triplicato: si sono associate quasi 6.000 scuole, per poco meno di 1,5 milioni di alunni di ogni classe, dalle scuole dell'infanzia sino alle medie superiori. Gli editori hanno promosso questa iniziativa e contribuiranno, per ogni volume che sarà regalato dai cittadini, a metterne uno proprio fino a 100.000 libri. Io sono intervenuto per dire che, se arriviamo a 100.000, facciamo uno sforzo in più e con i quattrini dell'AIE ne mettiamo altri 20.000; per cui mi auguro che si arrivi a 200-250.000 libri regalati a più di 5.000 scuole, che può voler dire arricchire le biblioteche scolastiche di oltre 5.000 scuole di 40-50 volumi ciascuna. Non sono numeri di poco conto, soprattutto se andiamo a vedere che cosa hanno fatto nel passato di questi libri: per il 63 per cento dei casi hanno fatto dei laboratori di lettura, per il 30 per cento dei casi li hanno prestati ai loro ragazzi, per il 30 per cento (poco più o poco meno) hanno su questi libri organizzato delle visite in libreria o addirittura in biblioteca. Insieme a tutte le altre, questa è una buona pratica della lettura.
  Che cosa si può fare di più? Quello che tutti stiamo aspettando (qui siamo in mani vostre) è finalmente una legge organica di sostegno del libro e della lettura, come avviene negli altri Paesi, che stanno più avanti di noi su questo campo. Il pensiero corre sempre alla Francia, la nostra cugina che ci fa invidia e ci dà un senso di vergogna, perché quando guardiamo il nostro Centro per il libro e poi quello francese, con una dotazione 100 volte superiore, ci si stringe il cuore, però la strada è quella.
  Ho appena avuto dalla Presidente Piccoli Nardelli una notizia che mi ha allargato il cuore in merito ad un'appostazione di una voce nella prossima legge di bilancio, che forse potrebbe creare una prima apertura per poi diventare una porta più spalancata nella prossima legislatura. Davvero ci stiamo giocando il Paese: noi, come editori, facciamo tutto il possibile e credo che le cose che vi ho raccontato siano cose buone che si sono fatte. Ci sono poi tutte le feste del libro da Mantova per la letteratura a Modena per la filosofia, a Trento per l'economia; il compianto Stefano Rodotà aveva fatto il diritto a Piacenza, poi c'è il Salone del Libro di Torino, «Tempo di libri» a Milano (e voglio dire a tutti che abbiamo fatto la pace, non esistono più guerre tra Milano e Torino), tra pochi giorni a Roma nella splendida «Nuvola» di Fuksas Più libri, più liberi con tutti i piccoli e medi editori.
  Gli editori fanno la loro parte e sono una parte attiva nella società. Pochi giorni fa ci ha ricevuto il Presidente Mattarella ed è stato un segno di grande soddisfazione e piacere; tra pochi giorni ci riceverà formalmente il Ministro Franceschini, e vi racconto la cosa alla quale sto lavorando come sogno: vorrei riportare (spero e conto di riuscirci), dopo trent'anni, l'Italia ad essere di nuovo il Paese ospite alla grande Fiera internazionale del libro di Francoforte, che quest'anno ha ricevuto la Francia con Macron Pag. 12 e la Merkel. Mi auguro che il prossimo Presidente del Consiglio vada lì a rappresentare l'Italia.

  PRESIDENTE. Grazie Presidente Levi, facciamo tutti il tifo. Apprezziamo in particolare questa ripresa che c'è nel numero delle scuole coinvolte, perché negli anni passati avevamo seguito Io leggo perché con la delusione di non veder decollare questa iniziativa, mentre mi pare che adesso le cose stiano funzionando; quindi saremo tutti coinvolti alla fine di questo mese in questo lavoro sulle scuole e sulle librerie. Ricordo che per il cinema è stata approvata una legge importante, che riconosce anche il valore di festival come quello che ci è stato presentato oggi; dovremo continuare a lavorare sul tema delle biblioteche di pubblica lettura, uno dei temi sul territorio particolarmente importanti. Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARA CAROCCI. Grazie, presidente. Ringrazio gli ospiti che ci hanno raccontato esperienze interessantissime sul cui merito adesso non voglio entrare, ma per Io leggo perché non potremmo chiedere una pubblicità progresso? Possiamo, come Commissione, cercare di far conoscere di più questa iniziativa? Mi è venuto in mente questo, ma forse ci sono anche altri mezzi.

  PRESIDENTE. Potrebbe essere un'idea, possiamo preparare una lettera e chiedere alla Presidenza del Consiglio e poi della RAI di farsi tramite.

  RICARDO FRANCO LEVI. Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE). I tempi sono strettissimi, però sarebbe una grande cosa.

  PRESIDENTE. I tempi sono strettissimi, tutto il processo è comunque avviato e credo molto anche al passaparola sui territori, perché sta funzionando.

  MANUELA GHIZZONI. In realtà sarei stata ancora a lungo ad ascoltare esperienze di questo tipo: ho trovato alcune di esse realmente commoventi, come quella di un'amministrazione di una piccola comunità di 6.000 abitanti che fa un investimento così significativo di oltre 3 milioni di euro nel 2004, in un periodo non facilissimo per le amministrazioni locali, e realizza quello che diventa molto più di un civic center, perché di fatto è una sorta di identità comunitaria.
  Visto che, come è emerso anche oggi, gli investimenti in cultura sono investimenti a sostegno dell'agio e quindi la cura migliore contro il disagio variamente inteso e declinato, vorrei sapere se in quella scelta politica, che io ritengo assolutamente lungimirante, la comunità sia stata con voi o sono sorte le polemiche e le discussioni che invece in altre città e nei territori, colpevole anche la crisi, emergono sempre in merito agli investimenti di cultura, che troppo spesso devono fare un passo indietro rispetto agli investimenti sul sociale.
  Ricordo che nelle mie sedute di Giunta era molto difficile e sempre più complicato negli anni mantenere il punto sugli investimenti in cultura, nel nostro Paese ancora troppo spesso intesi come investimento sullo svago (questo è stato tema di una nostra seduta precedente) e non invece investimenti nel sociale. Dalla vostra comunità quale tipo di reazione e di sostegno avete ricevuto?
  Al presidente della Cineteca del Friuli, Livio Jacob, vorrei chiedere – visto che adesso avete il patrocinio del Mibact e che i grandi festival nel nostro territorio ormai sono moltissimi, ma credo che quelli che potrebbero fregiarsi di una caratterizzazione per originalità e per come intervengono nella promozione e nella produzione culturale non siano più di una decina – se riteniate che l'intervento del Mibact dovrebbe essere messo a regime o se dovrebbe essere laddove non c'è. Penso che un riconoscimento di questo tipo potrebbe costituire una sorta di riconoscimento sociale nazionale di un lavoro ben fatto, che va gratificato e riconosciuto.
  All'amico Levi, che rivedo dopo tanto tempo, non posso fare altro che i complimenti. Sono andata in libreria l'altro giorno Pag. 13perché volevo comprare i libri per Io leggo perché, ma mi hanno detto che bisogna aspettare ancora dieci giorni; quindi mi sembra che la campagna promozionale che ho visto anche in piccole cartolibrerie vicino alle scuole, quest'anno, sia stata programmata in modo tale da determinare un risultato particolarmente significativo, quindi grazie, andiamo avanti così.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, lascio la parola ai nostri ospiti per la replica.

  SANDRO GRIZI, Consigliere delegato alla Cultura del Comune di Maiolati Spontini. Rispondo alla domanda che ha posto. Sicuramente per una comunità di 6.000 abitanti, che aveva una biblioteca che funzionava tantissimo, ma di soli 75 metri quadri, pensare di progettare una struttura di 1.400 metri quadri e spendere 3 milioni di euro è stata un'impresa: siamo un comune ricco ed eravamo molto famosi per la presenza di una discarica; quindi, crediamo di poter dire che è stata una buona pratica avere una gestione oculata di una discarica e avere investito in cultura i suoi proventi. La risposta della popolazione (adesso può sembrare anche enfatizzato da parte mia) è stata quanto di meglio ci si possa aspettare; perché io che sono nato in quel paesino, in quella piccola comunità, e quindi posso dire di conoscere tutti, ho visto in biblioteca gente che non avrei mai pensato di vedere, è stato veramente come buttare un tozzo di pane in mezzo agli affamati, c'è stata un'esplosione. Abbiamo fatto il primo anno 10.000 prestiti librari, per arrivare in 4 o 5 anni a quasi 50.000 (la Biblioteca Benincasa di Ancona fa 14.000 prestiti librari l'anno, in una città di 100.000 abitanti).
  La partecipazione delle persone alle iniziative mi fa infervorare perché non è stato quello che qualcuno poteva anche pensare, ovvero costruire una cattedrale nel deserto: siamo 6.000 abitanti e il bacino d'utenza sono 30.000 abitanti: 12 comuni che fanno 32.000 abitanti, più la cittadina di Jesi con 40.000 abitanti a dieci chilometri di distanza. Il bacino di utenza è questo, con la presenza anche della Biblioteca Planettiana di Jesi, realtà importante. Questo ha veramente dimostrato che questi soldi non sono stati spesi male. Il problema è che una piccola comunità fa fatica poi a mantenere questo livello di investimenti. Quest'anno a dicembre celebriamo il decimo compleanno: ogni anno festeggiamo il compleanno con maggior difficoltà, perché i bilanci comunali, come sapete benissimo... Per quanto riguarda le risorse in cultura, un comune di 6.000 abitanti che nella voce di bilancio per la biblioteca reca 170-180.000 euro vi fa capire quale sia l'aspetto negativo.

  LIVIO JACOB, Presidente della Cineteca del Friuli di Gemona. Volevo dire al Presidente Levi che, in seguito al successo delle Giornate del cinema muto, molti anni dopo è nato il festival Pordenonelegge, che ha una significativa rinomanza a livello italiano e internazionale. Le cose nascono anche perché ci sono precedenti che creano una cultura e un humus da cui possono nascere ulteriori manifestazioni. Essendo giunti alla trentaseiesima edizione, ne siamo consapevoli. Volevo rispondere alla domanda relativa al Mibact, dicendo che è vero che il Mibact ci finanzia abbastanza regolarmente con degli aumenti che ci sono stati negli ultimi anni, però con la nuova legge sul cinema abbiamo dei problemi seri, perché prevede un bando e non la stabilità dei finanziamenti.
  È anche successo che la Cineteca del Friuli e la Cineteca di Milano, quella del Friuli nata 40 anni fa, quella di Milano 70 anni fa, non sono riuscite a essere ricomprese nella legge e neanche nei decreti attuativi: ciò ci mette in difficoltà con la regolarità dei finanziamenti, problema che abbiamo quest'anno. Sarebbe fondamentale per noi riuscire a rientrare in questi decreti attuativi. Forse incontrando il Ministro Franceschini riusciamo ad ottenere questo passaggio ulteriore.

  PRESIDENTE. Ci faremo spiegare poi da lei, presidente, le technicalities, in modo da darle alla Commissione per capire le difficoltà che avete avuto. Prego, Presidente Levi, vuol chiudere lei?

Pag. 14

  RICARDO FRANCO LEVI, Presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE). Grazie di nuovo. Tra due anni festeggeremo i 150 anni dell'AIE, faremo tutti insieme una bella festa e speriamo di festeggiare con numeri della lettura più importanti. Mi pare evidente (mi scuso di non aver ricordato Pordenonelegge, che è una delle grandi istituzioni) che l'incrocio tra cinema e libro sia la dimostrazione che tutti i consumi culturali si alimentano gli uni con gli altri, per cui più si legge e più si va al museo, più si va al museo e più si va a teatro, più si va a teatro e più si va a sentire un concerto di qualsiasi tipo di musica, per cui davvero tutto si tiene.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli ospiti per il loro contributo in questa dinamica di presenza nei territori e diffusione sui territori di queste buone prassi. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.50.