XVII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 2 febbraio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE TEMATICHE RELATIVE AI RAPPORTI TRA OPERATORI FINANZIARI E CREDITIZI E CLIENTELA

Audizione dei rappresentanti di CRIF SpA.
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 
Lodi Enrico , Managing Director di CRIF SpA ... 3 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 9 
Di Maio Marco (PD)  ... 9 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Barbanti Sebastiano (Misto)  ... 9 
Pesco Daniele (M5S)  ... 10 
Paglia Giovanni (SI-SEL)  ... 10 
Causi Marco (PD)  ... 11 
Alberti Dino  ... 11 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 12 
Moretto Sara (PD)  ... 12 
Lodi Enrico , Managing Director di CRIF SpA ... 12 
Monti Luisa , Regulatory Developments – Credit Bureau Services di CRIF SpA ... 15 
Lodi Enrico , Managing Director di CRIF SpA ... 16 
Monti Luisa , Regulatory Developments – Credit Bureau Services di CRIF SpA ... 16 
Lodi Enrico , Managing Director di CRIF SpA ... 16 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal dottor Lodi ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale - Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MAURIZIO BERNARDO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti di CRIF SpA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle tematiche relative ai rapporti tra operatori finanziari e creditizi e clientela, l'audizione dei rappresentanti di CRIF SpA.
  Colgo l'occasione per salutare i rappresentanti di CRIF SpA: il dottor Enrico Lodi, direttore generale, la dottoressa Monti e la dottoressa Pollio. Siete i primi soggetti che la Commissione Finanze procede ad ascoltare, nell'ambito dell'indagine conoscitiva che abbiamo avviato e che svolgeremo nel corso dei prossimi mesi. Tale scelta tiene conto innanzitutto dell'ambito della vostra attività, che presenta aspetti molto delicati e che si inserisce nel rapporto tra sistema bancario e utenti del mondo creditizio.
  Do la parola al dottor Lodi.

  ENRICO LODI, Managing Director di CRIF SpA. Signor presidente, onorevoli deputati, innanzitutto vi ringrazio per l'invito a fornire il nostro punto di vista sul tema di questa indagine conoscitiva. Esporrò qualche elemento introduttivo su CRIF e sul ruolo che svolge, quindi toccherò gli aspetti legati al tipo di attività che CRIF svolge; infine parlerò di alcuni aspetti legati alle modalità attraverso le quali potrebbe essere facilitato il ruolo che società come CRIF svolgono, per ottimizzarne i risultati.
  CRIF è una società italiana, fondata a Bologna nel 1988, che si occupa di sistemi di informazioni creditizie. Dirò tra un attimo che cos’è un sistema di informazioni creditizie.
  È una società che attualmente ha una presenza internazionale: siamo infatti presenti in Europa, America, Africa e Asia. Ad oggi sono circa 3.100 le banche e le società finanziarie le quali, nel mondo, utilizzano i nostri servizi e il nostro supporto, e circa 25.000 le imprese.
  CRIF è il primo gruppo, in Europa continentale, nell'attività dei sistemi di informazioni creditizie. Nel 2015 il valore della produzione è stato pari a circa 386 milioni di euro, con un patrimonio netto di circa 151 milioni. CRIF impiega circa 2.600 dipendenti nel mondo, di cui 1.100 in Italia, suddivisi nelle varie sedi (di cui Bologna, Milano e Roma sono le principali).
  Per il tipo di attività che svolge, CRIF è in contatto con una serie di soggetti istituzionali. Ne cito alcuni: innanzitutto la Banca Mondiale (World Bank), la quale svolge un'attività specifica legata alle infrastrutture che facilitano l'accesso al credito. Questa è una delle sue missioni e in quest'ambito organizza una serie di attività. Forse le più rilevanti da citare in questa sede sono quelle in chiave di formazione, i cosiddetti «Credit Infrastructure Programmes», – che negli ultimi quattro anni sono stati tenuti a Kuala Pag. 4Lumpur in Malesia e a Rabat in Marocco – ai quali partecipano decine e decine di esponenti delle banche centrali.
  La World Bank pubblica anche un report, «Doing Business», nel quale c’è una sezione specifica chiamata «Getting Credit» che rappresenta sostanzialmente un termometro per misurare quanto sia facile l'accesso al credito nei diversi Paesi monitorati (si tratta, in pratica, di tutti i Paesi del mondo), scelti sulla base di una serie di indicatori. Riprenderò più avanti questo aspetto.
  CRIF è, inoltre, parte di diversi organismi di categoria. Cito innanzitutto il primo è il Business Information Industry Association, l'associazione delle aziende che svolgono attività di referenza creditizia in Asia. Inoltre, CRIF è membro di ACCIS, l'associazione europea dei sistemi di informazione creditizia di cui sono vice presidente, che raggruppa praticamente tutti i soggetti pubblici e privati che in Europa svolgono questa attività.
  Siamo partner di banche centrali, perché abbiamo fornito l'infrastruttura di credit reporting, cioè l'infrastruttura che consente di gestire le informazioni relative al credito, a diverse banche centrali: ad esempio, la Banca centrale del Marocco, alla quale abbiamo consegnato alcuni anni fa l'infrastruttura che consente di gestire le informazioni a servizio del sistema bancario e finanziario locale; la Banca centrale del Bangladesh, per la sua Centrale dei rischi pubblica; più recentemente, il Ministero delle finanze degli Emirati Arabi Uniti, che ha creato una propria infrastruttura di Centrale dei rischi pubblica; penultimo in ordine di tempo, il Ministero delle finanze delle Filippine, sempre con la stessa finalità e, da ultimo, la Banca centrale irlandese, la quale si è affidata alle competenze di CRIF per la costituzione della propria Centrale dei rischi pubblica.
  Al livello domestico, il tema del credito ha rilevanza non soltanto per chi eroga credito ma anche per chi il credito lo richiede, cioè i consumatori, le famiglie consumatrici e le famiglie produttrici. In quest'ottica, da molti anni abbiamo un rapporto di collaborazione con le principali associazioni dei consumatori, così come con le associazioni di categoria del mondo degli intermediari bancari e finanziari, segnatamente con ABI e ASSOFIN, con i quali abbiamo collaborazioni per la produzione di contenuti informativi aggregati, partendo dai dati che noi gestiamo.
  Colgo subito l'occasione per rimarcare, signor presidente, che nell'ambito dei lavori di questa indagine conoscitiva, ma anche nell'ambito di future attività, siamo pronti a mettere a disposizione i dati a nostra disposizione per eventuali elaborazioni statistiche che voi riteniate necessarie o utili al vostro lavoro.
  Oggi focalizzerò il mio intervento sul tema del credito, perché è il tema attinente all'attività di CRIF, e non parlerò quindi di gestione del risparmio, dato che essa non costituisce un'attività di nostra competenza. Vi dirò, in poche parole, che cos’è un sistema di informazioni creditizie, cioè il mestiere che noi svolgiamo.
  Un sistema di informazioni creditizie è un sistema nel quale confluiscono le informazioni sui comportamenti di pagamento relativi al credito e a tutte le forme ad esso assimilabili, quindi, ad esempio, sui pagamenti dilazionati e differiti.
  Questa raccolta di informazioni viene fatta sul principio di reciprocità: chi conferisce le informazioni al sistema ha la possibilità di utilizzarle secondo le regole fissate dalla normativa in materia. Lo scopo è creare la referenza creditizia. Tipicamente, senza i sistemi di informazioni creditizie come quello gestito da CRIF, il credito viene concesso a chi può prestare garanzie personali o reali. Ciò significa che tutti coloro i quali non possono prestare tali garanzie hanno un accesso al credito difficile, o nullo.
  La mia storia di credito, raccolta in un sistema di informazioni creditizie, diventa la mia garanzia immateriale: il fatto che un soggetto possa dimostrare di aver avuto, in passato, comportamenti di pagamento regolari rende più facile, per il soggetto stesso, accedere a un nuovo credito. La World Bank chiama tale strumento – tradotto in italiano – «garanzia Pag. 5immateriale» o «democratizzazione dell'accesso al credito» (secondo un'altra locuzione della Banca mondiale).
  Il settore della referenza creditizia in Italia è regolato, dal 2004, da un codice di deontologia promosso dal Garante per la protezione dei dati personali, che sostanzialmente fissa tutte le principali regole di comportamento che devono essere rispettate dai soggetti gestori dei sistemi di informazioni creditizie. Non voglio annoiarvi con eccessivi dettagli, però vorrei fornire alcune informazioni sui principali elementi di questa normativa. È una normativa, di fatto, di rango secondario.
  Desidero sottolineare un aspetto, sempre in chiave di qualificazione dell'attività che noi svolgiamo. Un sistema di informazioni creditizie, nella sua versione evoluta, secondo la nostra interpretazione, è un sistema che raccoglie tutte le informazioni sui comportamenti di pagamento, sia che si tratti di pagamenti regolari, sia che si tratti di pagamenti non regolari.
  Uno dei falsi miti legati alla referenza creditizia è che essa escluda, ma non è così. La referenza creditizia include, anzi essa serve appunto a facilitare l'accesso al credito. Va anche ricordato che, per quanto riguarda l'osservazione dei dati da noi gestiti, i cittadini italiani, le famiglie consumatrici e le famiglie produttrici sono, nella stragrande maggioranza, pagatori regolari dei loro debiti. Soltanto una percentuale minima di essi, inferiore al 5 per cento, presenta comportamenti di pagamento irregolari; la stragrande maggioranza, il 95 per cento e oltre, paga regolarmente gli impegni che ha assunto con chi gli ha concesso credito.
  In sintesi, ho già illustrato le finalità dei sistemi di informazioni creditizie, pubblici o privati che siano. Esse consistono nel trasformare la garanzia da un fatto materiale a un elemento immateriale, nel rendere più veloce l'accesso al credito e nel ridurre il rischio di sovraindebitamento, poiché, chiaramente, la valutazione del limite del sovraindebitamento è più facile qualora si hanno a disposizione le informazioni sull'esposizione complessiva del soggetto che sta richiedendo una nuova linea di finanziamento. Inoltre, essi consentono di utilizzare il cosiddetto risk-based pricing, cioè la possibilità di differenziare il costo del servizio del credito a seconda del rischio connesso. Questo è un elemento molto importante, perché l'appetito al rischio di chi eroga credito è collegato alla misurazione del rischio; infatti, se si hanno strumenti che consentono di misurare il rischio di credito della controparte si potranno applicare condizioni diverse; quindi non si arriverà a negare il credito a chi è più rischioso, ma semplicemente gli si applicherà un prezzo diverso.
  Un'altra finalità molto importante è evitare il cosiddetto «azzardo morale», il quale è collegato al rischio di sovraindebitamento. La disponibilità di informazioni consente di evitare di concedere nuove linee di credito a chi è già in una situazione di stress finanziario molto forte.
  Per quanto riguarda l'utilizzo del sistema di informazioni creditizie di CRIF, che è uno dei sistemi presenti in Italia ed è sicuramente il più utilizzato, va fatto presente che esso è un sistema volontaristico, cioè vi partecipa chi lo desidera, non trattandosi di un sistema obbligatorio. Ad oggi vi partecipano circa 400 banche, 80 intermediari finanziari, 15 società di leasing e 160 Confidi. Quindi esso può dirsi quasi rappresentativo dell'universo degli intermediari bancari e finanziari.
  Cito ora alcuni dati sul ruolo dei sistemi di informazioni creditizie, o meglio su come sarebbe oggi il mercato del credito in Italia se non esistesse la condivisione di informazioni. Secondo uno studio realizzato da Nomisma una decina di anni fa, l'ipotesi di sottrarre le informazioni sui ritardi di pagamento dai sistemi di informazioni creditizie non si trasformerebbe in un più facile accesso al credito per coloro che hanno una storia di pagamento irregolare, ma si trasformerebbe in una minor visibilità, a favore di chi deve prestare denaro, dell'effettiva solvibilità delle controparti, con conseguente restrizione del credito erogato e un effetto indiretto sul PIL che Nomisma ha stimato in circa Pag. 6l'1,6 per cento, in negativo. Quindi, una riduzione del prodotto interno lordo dell'1,6 per cento.
  Questo dato mi consente di spiegare il seguente concetto: la condivisione di informazioni, che è a costo zero per il sistema, è estremamente importante perché, se adeguata alle evoluzioni del mercato del credito nel tempo, consente di includere e, quindi, di favorire l'accesso al credito per quelle categorie di persone o imprese che ne possono essere parzialmente o totalmente escluse.
  A tale proposito, vorrei sottolineare un aspetto della normativa che regola il nostro settore, al fine di qualificare meglio le modalità operative di un sistema di informazioni creditizie. Per quanto riguarda la conservazione delle informazioni positive, cioè legate alla regolarità dei pagamenti, la normativa e il codice di deontologia impongono il consenso della controparte. Senza il consenso della controparte interessata, le informazioni non possono essere raccolte. I tempi di conservazione dei dati sono definiti dalla normativa stessa, quindi non ci sono dubbi su quanto a lungo le informazioni possano essere conservate.
  È previsto il diritto di accesso da parte di tutti i cittadini ai propri dati gestiti presso i sistemi di informazioni creditizie. Per farvi un esempio concreto, l'anno scorso abbiamo ricevuto più di 400.000 richieste di accesso da parte di cittadini o imprese.
  È previsto inoltre il diritto alla correzione dei dati, qualora siano presenti nel sistema di informazioni creditizie dati che fosse dimostrato essere non corretti. Gli accordi in essere con diverse associazioni dei consumatori sono, tra l'altro, anche finalizzati a facilitare l'accesso dei cittadini al sistema di informazioni creditizie per poter verificare, nella maniera più facile e veloce possibile, i dati in esso detenuti.
  Il tema dell'educazione finanziaria nel nostro Paese è molto sentito, e su di esso c’è probabilmente ancora molto da fare. Nell'ambito della nostra attività, noi cerchiamo di fare del nostro meglio. Abbiamo sul web una sezione molto ampia del nostro sito internet che fornisce moltissimi dettagli e informazioni su come sia più appropriato gestire il proprio bilancio familiare per poter avere un più facile accesso al credito.
  Più recentemente abbiamo anche realizzato una App che si chiama «Saver & Spender», destinata ai bambini, la quale può essere facilmente scaricata sia su sistemi Android sia su dispositivi Apple. Si tratta di un gioco che serve a spiegare ai bambini quali comportamenti sono virtuosi in termini di gestione del danaro e quali, invece, non lo sono. Riteniamo, infatti, si debba cominciare, fin da bambini, ad acquisire la consapevolezza su qual è il modo migliore per gestire il proprio equilibrio economico-finanziario, non solo come imprenditori, ma anche come famiglie e come singoli cittadini.
  Entrando nel merito delle questioni tecniche, per quanto riguarda l'evoluzione del mercato del credito, noi rileviamo una serie di fenomeni.
  Il primo è legato all'accesso al credito delle persone che non hanno ancora avuto accesso a una linea di finanziamento. Mi riferisco ai giovani, alle start-up, e ai cosiddetti «nuovi italiani», cioè i cittadini di altri Paesi i quali vivono e lavorano in Italia. Chi non ha mai avuto accesso al credito e chiede per la prima volta una linea di finanziamento ha il problema di non avere una storia da poter presentare, quindi ha difficoltà ad accedere al credito a causa del fatto che non ha alcuna referenza. In merito, l'unico modo che gli intermediari hanno per erogare credito è quello di chiedere garanzie personali e reali. Che soluzioni possono essere adottate per eliminare o limitare questo problema ?
  In altri Paesi europei, è stata adottata la seguente soluzione: vengono raccolte, all'interno dei sistemi di informazioni creditizie, anche le informazioni relative ai pagamenti delle utenze (telefono, luce, gas e acqua). Nella Repubblica Ceca, in Danimarca, in Germania, in Polonia, in Svizzera e in Gran Bretagna le società che svolgono attività come quella di CRIF SpA Pag. 7raccolgono le informazioni sui pagamenti delle utenze telefoniche. Mi riferisco al post-pagato naturalmente. In Paesi, come la Germania, la Danimarca, la Polonia, la Svizzera e la Gran Bretagna, i sistemi di informazioni creditizie raccolgono le informazioni sul pagamento delle utenze di energia elettrica e gas. In Danimarca, in Germania, in Polonia, in Svizzera e in Gran Bretagna sono raccolte anche le informazioni sul pagamento delle utenze dell'acqua.
  Abbiamo fatto un esperimento in Italia, grazie alla disponibilità che ci è stata offerta qualche anno fa dall'Acquedotto pugliese, per verificare se effettivamente anche qui ci fosse una correlazione tra il rischio di credito e il regolare, o meno regolare, comportamento nei pagamenti delle utenze idriche. I risultati sono stati abbastanza impressionanti, in senso positivo. Vi do solo un dato: il 63 per cento del sottocampione di cittadini pugliesi che pagava regolarmente la bolletta del servizio idrico, aveva chiesto accesso al credito e gli è stato rifiutato perché era la prima volta che chiedeva un finanziamento, avrebbe avuto accesso al credito se quell'informazione fosse stata resa disponibile.
  In merito a questo aspetto, potreste dirmi: «qual è il problema ? fatelo !». Tuttavia, la normativa in Italia non ci consente di raccogliere le informazioni sul pagamento regolare o irregolare delle utenze, quindi questo è un primo elemento che vi sottopongo. Ciò rappresenta un tema significativo, se vogliamo lavorare per sviluppare una maggiore inclusione sociale, a costo zero per tutti.
  La World bank, nella sottosezione «Getting credit» del rapporto «Doing Business», fa la classifica dei Paesi che hanno preso le misure più appropriate per facilitare l'accesso al credito e non inserisce l'Italia fra i primi proprio per questa limitazione normativo-regolamentare. Essa in sostanza dice all'Italia: «dovreste agire per includere finanziariamente le persone che sono attualmente escluse, attraverso uno strumento molto semplice: includere nei sistemi di informazioni creditizie le informazioni relative al pagamento delle utenze». Questo è un primo tema.
  Un secondo tema che porto alla vostra attenzione riguarda la turbolenza nell'evoluzione delle modalità di accesso al credito.
  La mia generazione ha conosciuto un mondo del credito sostanzialmente statico per decenni. Negli ultimi anni, e sarà sempre di più così, nel prossimo futuro, c’è stata un'accelerazione. Ad esempio: Amazon o Paypal sono strumenti di pagamento che hanno già iniziato nel mondo anglosassone a concedere dilazioni di pagamento e stanno cominciando a comportarsi come un intermediario bancario e finanziario.
  La Payment Service Directive 2, la quale è stata recentemente approvata dal Parlamento europeo e che, a breve, sarà recepita nell'ordinamento nazionale, sta legittimando nuovi soggetti, i quali si occupano di pagamenti, a concedere dilazioni di pagamento che equivalgono al credito.
  Il crowdfunding o il suo sottoinsieme, il peer-to-peer lending, cioè il credito di molti a molti, è un altro fenomeno rilevante, in alternativa al credito tradizionale. Il tema che le società di gestione di sistemi di informazioni creditizie si trovano ad affrontare è quello dell'inclusione di questi nuovi soggetti nel circuito informativo, poiché, di fatto, queste nuove forme di pagamento sono equipollenti alla concessione di credito.
  In tal senso, torniamo alla questione che vi ho già sottoposto: se un trentenne che opera su sistemi di pagamento innovativi, come quelli proposti da Amazon e da Paypal, e ha la possibilità di crearsi la sua storia di credito, la quale, attualmente, sfugge, perché la normativa non consente di includere talune informazioni all'interno dei sistemi di informazioni creditizie, potrebbe avere qualche referenza da spendere per acquistare, ad esempio, una casa con un mutuo; al contrario, se lo stesso soggetto va a chiedere il mutuo senza che vi sia traccia dei comportamenti di pagamento da lui posti in essere attraverso Pag. 8questi nuovi strumenti, probabilmente avrà più difficoltà ad ottenerlo.
  Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, al netto di ciò che il legislatore italiano ha recentemente posto in essere, ci sono segnali molto importanti, tra i quali, in quanto operatori tecnici, segnaliamo in particolar modo la Capital Markets Union.
  La Commissione europea nei mesi scorsi ha sostanzialmente affermato che il credito bancario non crescerà nei prossimi anni e che dovranno essere trovate modalità alternative per sostenere la crescita della piccola e media impresa in Europa; occorre cioè bilanciare diversamente credito e capitale. In sostanza, ci chiedono di adottare modalità atte a far sì che l'accesso al capitale da parte delle piccole e medie imprese sia favorito. Si parla di tutti i fornitori di capitale, in quanto fornire credito a una piccola e media impresa, o fornire capitale, è sostanzialmente la stessa cosa, posto che si tratta soltanto di diverse modalità di sostegno all'attività e alla crescita delle piccole e medie imprese.
  Anche in questo senso, condividere, all'interno dei sistemi di informazioni creditizie, tutte le informazioni rilevanti, le quali vengono gestite dai soggetti che erogano capitale, sarebbe di aiuto. Faccio un esempio banale: se una piccola o media impresa che oggi non ha accesso al mercato del credito, potesse dimostrare, fra un anno o due anni, che l'operatore «Alfa» le ha fornito del capitale e che, grazie a quel capitale, sta ottenendo delle buone performance, ciò potrebbe riaprire all'impresa stessa anche la porta dell'accesso al credito bancario, e viceversa.
  Ancora una volta, ipotizziamo di utilizzare e inglobare all'interno dei sistemi di informazioni creditizie tutte le informazioni rilevanti per poter fornire referenze; non solo, quindi, le informazioni strettamente creditizie, ma anche quelle legate a iniezioni di capitale.
  Sul tema dei crediti cosiddetti «non performing», quando parliamo di operazioni di cartolarizzazione, per fare un esempio, il tema è il seguente: l'intermediario bancario e finanziario ha un portafoglio cartolarizzabile e c’è un mercato disponibile a valutarlo per poterlo acquistare. È interesse dell'intermediario, ed è interesse di tutti – a dir la verità – trovare una sintesi che renda possibile questa transazione.
  Per rendere più facile questo meccanismo, è chiaro che chi vende e chi compra dovrebbero trovarsi sullo stesso piano, non dovrebbero, cioè, esistere asimmetrie informative. La possibilità per chi è interessato ad acquistare un portafoglio di crediti performing, o non performing, dovrebbe essere assicurata, al fine di facilitare la formazione del prezzo e la definizione di un accordo. Anche in questo caso, quindi, a nostro parere a costo zero per tutti sarebbe utile che i soggetti interessati a operazioni di acquisto di portafogli potessero partecipare ai sistemi di informazioni creditizie e potessero condividere le informazioni legate alla loro attività.
  Mi avvio verso la conclusione della mia relazione.
  Ho cercato di comunicarvi, in sintesi, il senso dell'attività tecnica che i sistemi di informazioni creditizie svolgono: gestiamo informazioni con lo scopo di ridurre le asimmetrie informative e rendere più facile la formazione dell'incontro tra la domanda e l'offerta di credito nelle varie forme che ha, e che avrà, nel prossimo futuro.
  Le limitazioni rispetto a questa attività derivano da un'infrastruttura normativo-regolamentare che non si adegua velocemente alla mutazione del mercato. Tale difficoltà nell'adeguarsi ai mutamenti del mercato ha l'effetto di escludere quote della popolazione, sia singoli cittadini, sia imprese, i quali sono ai margini del mercato stesso. A tale proposito mi riferisco nuovamente ai giovani, alle start-up, ai nuovi italiani», cioè agli immigrati, nonché a tutti coloro i quali hanno difficoltà ad avere accesso al credito.
  Penso che misure semplici, atte a favorire la condivisione delle informazioni operata dei sistemi di informazioni creditizie pubblici o privati, oltre ad essere a costo zero per il bilancio dello Stato, Pag. 9aiuterebbero ad accelerare l'inclusione finanziaria e a far compiere un passo in avanti nella direzione della democratizzazione dell'accesso al credito. Grazie per la vostra attenzione. Sono a disposizione per eventuali domande che vorrete pormi.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, in particolare per averci segnalato la disponibilità, da parte di CRIF, a rendere note, anche a beneficio della Commissione Finanze, informazioni che potrebbero essere utili al nostro lavoro.
  Cedo la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO DI MAIO. Nel ringraziare CRIF e il dottor Lodi, vorrei evidenziare come sia del tutto evidente che i sistemi di informazioni creditizie necessitano di condividere e integrare maggiormente tra loro i dati, anche riferiti a settori e tipologie differenti, così da riuscire a costruire un'infrastruttura di dati più efficace di quella di cui disponiamo oggi.
  La domanda che pongo, e che credo stia molto a cuore a questa Commissione per i temi di sua competenza, è la seguente: dal vostro punto di vista, un'infrastruttura di questo tipo e questa possibile maggior condivisione dei dati, quanto potrebbe aiutare a prevenire i casi di sovraindebitamento o, addirittura, anche a ridurre i crediti in sofferenza che oggi, come noto, rappresentano un punto molto dolente del nostro sistema creditizio ?

  MICHELE PELILLO. La mia non è una domanda, ma un apprezzamento per questa audizione e per il contributo che CRIF ha dato oggi alla Commissione Finanze.
  Quello attuale è un momento molto particolare per il nostro Paese, sia in riferimento al sistema bancario, sia per quanto riguarda l'accesso al credito. Si tratta di argomenti di strettissima attualità, che è quindi inutile sottolineare ulteriormente.
  Dobbiamo riflettere sulle vostre tante potenzialità. Penso sarebbe inoltre molto utile utilizzare la vostra disponibilità.
  In questo senso quindi, presidente, ritengo auspicabile la creazione di un canale continuativo di flussi informativi, ove possibile, insieme, ovviamente, ai canali tradizionali i quali già sono nella nostra disponibilità. Segnalo in particolare come molto interessante, insieme a tanti altri aspetti, la tematica dello sviluppo della cultura e dell'educazione finanziaria. Nella fase più acuta della recente crisi delle quattro banche poste in risoluzione sulle quali il Governo è recentemente intervenuto nell'ambito dell'esame della legge di stabilità e di ciò che ne è derivato in termini di riscontro sui media nazionali, è emerso come la poca consapevolezza nell'accettare un prodotto finanziario e nel valutarne il grado di rischio derivi dalla scarsa informazione e, quindi, dalla conoscenza insufficiente, che l'utente medio ha del nostro sistema bancario.
  È davvero interessante anche lo spunto sull'iniziativa rivolta ai ragazzi: mi sembra di poter condividere appieno questa iniziativa, la cui idea di fondo potrebbe anche essere sviluppata perché, se di informazioni si tratta e se di istruzione o di cultura si tratta, è chiaro che bisogna investire da subito, Presidente.

  SEBASTIANO BARBANTI. Ringrazio CRIF per questa audizione, che è stata molto interessante.
  Penso che, al di là delle prassi commerciali che contraddistinguono le diverse banche, qualunque sistema utile a quantificare, il più precisamente possibile, il rischio di credito, aiuti certamente le banche nell'assolvere appieno uno dei loro obiettivi fondamentali, cioè la tutela dei depositanti e dei risparmiatori.
  Inoltre, ridurre al massimo grado anche l'aleatorietà nel processo di valutazione, quindi nell'erogazione del credito, ritengo aiuti anche l'organismo di vigilanza a individuare in sede ispettiva, e poi a sanzionare, i comportamenti che poco hanno a che fare con la sana e prudente gestione della banca e che mettono a rischio la tutela dei depositanti.
  Detto ciò, so che la BCE ha redatto un regolamento, per ora in versione non definitiva, Pag. 10che riguarda una banca dati granulare sul credito, a livello europeo. Vorrei capire cosa pensate di questa iniziativa.

  DANIELE PESCO. Ringrazio CRIF per la relazione. Con riguardo al consenso, vorrei domandare: CRIF agisce solo col consenso dei titolari dei dati, o anche senza di esso ? Chiedo questo perché dalla vostra pagina web si apprende che CRIF può trasmettere ai fornitori di credito, quindi alle banche, informazioni riferite ai consumatori, anche senza il consenso dei consumatori stessi, qualora il finanziamento presenti irregolarità nei rimborsi. Ci interesserebbe avere una risposta su questo aspetto.
  Per quanto riguarda la vostra struttura societaria, abbiamo provato a raccogliere informazioni su di voi, come voi fate sui cittadini, ed è emerso che CRIF è posseduta per l'87 per cento da Cribis Holding Srl la quale, a sua volta, è una società a responsabilità limitata con un socio unico, rappresentato dalla Unione fiduciaria (Società fiduciaria e di servizi delle banche popolari italiane Spa). Ci chiediamo: perché avere la struttura di società fiduciaria ? Inoltre, posto che, fornendo informazioni che incidono sull'erogazione del credito, svolgete un servizio di natura sostanzialmente pubblica, non sarebbe più opportuno che aveste una struttura più trasparente, in modo da far sapere a tutti di chi è veramente CRIF ?
  Vorrei fare inoltre una domanda sulle segnalazioni. Nei nostri frequenti incontri pubblici, incontriamo persone segnalate dalla CRIF; molti di questi soggetti testimoniano il fatto di avere difficoltà a ottenere la famosa «cancellazione» dalla CRIF. Vorrei chiedervi se questa difficoltà risulta anche a voi e in che modo il cittadino può riuscire a superare questa stortura.
  Per quanto riguarda il tema delle bollette, mi vien da dire che, se attualmente vi è una percentuale di cittadini che non riescono ad accedere al credito, stento a credere che attraverso le bollette questa pratica possa diminuire, anzi temo che essa possa aggravarsi, visto che molti cittadini non pagano le bollette regolarmente, anche solo per dimenticanza. Certo, pur trattandosi di un comportamento non idoneo, a mio parere resta comunque una cosa ben diversa il pagamento di un finanziamento o di un credito rispetto a quello di una bolletta.

  GIOVANNI PAGLIA. Ringrazio il dottor Lodi per la sua relazione. Vorrei porre una domanda alla quale non so se siate in grado di rispondere adesso, o se vogliate magari rispondere più avanti. Rispetto al vostro punto di osservazione, che è certamente significativo, avrete osservato lo sviluppo attraverso cui si è venuta a determinare la grande massa di crediti non performanti che abbiamo in Italia. Mi chiedo se ciò che avete osservato sia stata sostanzialmente l'esistenza di una certa massa di credito la quale, già presente prima dell'inizio della crisi, si è andata progressivamente deteriorando o se, invece, i crediti non performanti siano connessi a nuovo credito erogato durante la crisi.
  La seconda domanda è se, a mano a mano che si è aggravata la crisi economica del Paese e, con essa, anche la crisi dei pagamenti, abbiate notato un diverso grado di accessibilità delle informazioni o se, invece, essa si sia mantenuta inalterata o sia, addirittura, migliorata.
  In ultimo, vorrei fare un'osservazione rispetto alla questione delle utenze, perché ho al riguardo qualche perplessità. A mio parere, affinché funzioni quello che voi proponete, sarebbe necessaria la garanzia di un comportamento assolutamente corretto da parte degli operatori di utilities, i quali non generassero, a loro volta, un contenzioso e non ponessero gli utenti nella posizione di non pagare le utenze, come autodifesa dai loro comportamenti. Ora, dato che questo accade invece in Italia più e più volte, com’è noto, perché è stato oggetto di denunce e persino, talvolta, è stato riconosciuto dagli operatori, credo che rischierebbe di crearsi una situazione la quale, anziché migliorare la capacità di accesso al credito, potrebbe, sotto certi aspetti, peggiorarla.Pag. 11
  Paradossalmente forse l'acqua è l'unica fra le utenze in cui non si segnalano grandissimi problemi, da questo punto di vista. È anche vero, però, che l'esperienza ci dice che l'acqua è comunque la prima utenza a essere pagata quindi, paradossalmente, il pagamento dell'utenza idrica non costituisce un indicatore attendibile circa la propensione al rispetto dei contratti.

  MARCO CAUSI. Anch'io ho tre domande e mi associo alla prima dell'onorevole Paglia che è molto interessante.
  La prima domanda è questa: come si gestisce nella vostra operatività e nell'operatività di queste banche dati il fenomeno delle imprese che nascono e muoiono ? Lo chiedo perché noi sappiamo, in particolare sul versante dei pagamenti contributivi e dei pagamenti fiscali, i quali sono anche un po’ più consistenti di quelli delle bollette, che molto spesso una strategia che gli operatori adottano è quella di aprire un'impresa, stipulare dei contratti, per poi chiuderli e scomparire; magari poi si scopre che hanno lasciato un enorme debito contributivo all'INPS. Nel caso delle vostre banche dati, come riuscite a gestire questo fenomeno e come ritenete lo si possa gestire al meglio ?
  La seconda domanda riguarda l'inclusione finanziaria, su cui lei ha speso parole importanti, che condivido. Le faccio questa domanda perché, per quanto di mia conoscenza, la semplice storia d'impresa non è un titolo sostitutivo delle garanzie che i soggetti erogatori del credito richiedono. Ciò è vero, oppure oggi basta avere una determinata storia di impresa per ottenere un prestito senza garanzie ? O forse ciò è vero con riferimento al costo delle garanzie ? Le chiedo se può chiarire questo punto.
  È vero, quindi, che si può fare a meno delle garanzie, oppure una storia di impresa può rappresentare uno strumento per l'operatore che chiede il prestito, anche se dovrà poi predisporre delle garanzie ? Le chiedo se è così e se c’è qualche evidenza empirica in materia.
  Il terzo punto è collegato a una delle domande dell'onorevole Pesco, anche se un po’ più generale, perché non attiene all'operatività della gestione delle banche dati. La domanda è la seguente: attraverso la regolamentazione di questi sistemi, dobbiamo far sì che essi siano in grado di gestire le discontinuità ? Infatti, occorre tener conto del fatto che esistono, nella storia dei popoli, come nella vita delle imprese, delle famiglie e degli individui anche momenti di discontinuità, durante i quali un operatore può avere alcune difficoltà; se questo momento di difficoltà permane, noi gli impediamo di superarlo.
  Quindi, come gestire questo genere di problemi ? La questione si inserisce anche nella riforma del diritto fallimentare, perché si tratta di fare in modo che gli operatori che hanno incontrato una difficoltà oggettiva da cui poi sono usciti, possano cominciare una nuova storia.
  Lei ha citato il moral hazard, che, però, è un concetto nato nei Paesi protestanti. Essendo l'Italia un Paese di cultura non prevalentemente protestante, a noi piace anche perdonare le persone che hanno sbagliato, non soltanto punirle; quindi un operatore, una famiglia o un'impresa può anche aver sbagliato in una certa fase, magari per colpa della crisi, ma vorremmo comunque riuscire a includerlo nuovamente. Non corriamo invece il rischio che questi strumenti, anziché includere, escludano tali soggetti ?

  DINO ALBERTI. Vorrei porle qualche domanda. Per la prima, mi collego all'intervento del collega Pesco. Cosa ne pensate di una sorta di «ripubblicizzazione» del servizio da voi gestito ? Esso tratta dati molto importanti i quali, secondo noi, dovrebbero essere gestiti dallo Stato. Le chiedo, quindi, se non sia il caso di riportare questa attività in capo allo Stato.
  Passo ad un'altra domanda. Voi fate una sorta di raccolta e ridistribuzione di informazioni. Il livello di rielaborazione di queste informazioni a che punto arriva ? Banalmente: se vado in banca, chiedo un prestito e la banca me lo rifiuta, vengo segnalato. C’è però l'eventualità che la Pag. 12banca mi abbia proposto un contratto non consono, perché non era adeguato alle mie esigenze. In casi come questo, la CRIF elabora i dati relativi alla qualità del credito ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Vorrei chiedere se è ancora previsto che, nel caso in cui la richiesta di un credito o di un finanziamento sia bocciata – cosa che può accadere anche perché, come diceva bene lei, non c’è la storia creditizia del cliente – la persona venga comunque iscritta in CRIF per 6 mesi. Me lo conferma ?
  Da questo deriva la mia riflessione. Introdurre anche il pagamento delle utenze presenta dei rischi: potremmo infatti trovarci di fronte a una persona che, avendo bisogno di un finanziamento urgente (non oltre i 2-3 mesi di durata dell'istruttoria di una pratica), si reca in una banca ma, probabilmente ha sbagliato porta – poiché, se invece di entrare in quella banca fosse entrato in un'altra che ha parametri differenti per l'erogazione del finanziamento, lo avrebbe ottenuto – e, non avendo ottenuto il finanziamento, viene iscritto nella banca dati della CRIF.
  In un caso come questo, poiché ha solo tre mesi di tempo, ad esempio perché si deve operare e ha bisogno di 4-5.000 euro, prova a rivolgersi a un'altra banca, ma non ottiene il finanziamento perché è stato, appunto, iscritto in CRIF da quella precedente.
  Introducendo tra i dati anche quelli relativi al pagamento delle bollette, amplificheremmo ancora di più questo problema. Se si parla, infatti, di una persona che non ha credito né una storia creditizia, la banca fa il suo lavoro, analizza il cliente, verifica le buste paga, il CUD e così via, per poi decidere se dare o meno il finanziamento.
  Occorre inoltre considerare che può anche accadere che una persona si dimentichi di pagarle. Per esempio, noi stiamo a Roma e io pago alcune utenze in Sicilia; è capitato che per un paio di mesi sia rimasto a Roma, non sia tornato in Sicilia e non abbia ricevuto la bolletta, per cui non l'ho pagata. Ecco, per questo non dovrei ottenere un credito ?

  SARA MORETTO. La mia domanda è specifica e veloce. Riconosco gli effetti positivi di una condivisione delle informazioni, in particolar modo relativamente agli aspetti che citava il dottor Lodi, ovvero alla possibilità di accesso al credito da parte di persone che non hanno una storia creditizia, nonché al fine di evitare situazioni di sovraindebitamento createsi in passato per famiglie e individui.
  Quindi, anche alla luce dei nuovi soggetti che possono erogare credito o che lo faranno in futuro (lei faceva gli esempi di società on line e così via), chiedo se queste informazioni ci siano già o se pensate che possano rendersi disponibili anche alle imprese le quali, attraverso di esse, potrebbero valutare più compiutamente la propria clientela, soprattutto nel caso di necessità di erogare credito.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SESTINO GIACOMONI

  ENRICO LODI, Managing Director di CRIF SpA. Sono state poste molte domande, quindi cerco di rispondere per gruppi di quesiti.
  Riguardo alla domanda dell'onorevole Barbanti: AnaCredit è una piattaforma di raccolta dati che la BCE ha deciso di realizzare per operare al meglio la sorveglianza sul sistema bancario e finanziario europeo. Tecnicamente è stata impostata come un meccanismo di raccolta indiretta: le banche centrali dell'Eurozona, sulla base di un determinato standard fissato dalla Banca centrale europea, raccoglieranno le informazioni a livello domestico e le trasmetteranno a Francoforte.
  L'obiettivo è statistico, si tratta cioè di orientare in maniera appropriata l'attività di supervisione. Il tema è quello che, tecnicamente, si chiama feedback loop, cioè le banche centrali nazionali, se lo desiderano, dovrebbero poter utilizzare le informazioni che raccolgono a livello nazionale Pag. 13per la propria attività di centralizzazione dei rischi pubblica. Per un Paese come l'Italia, in cui la Banca d'Italia gestisce la più evoluta centrale rischi europea e, forse, del mondo, questo tema è poco importante, ma in Paesi dove un sistema del genere non esiste, esso può diventare fondamentale.
  Per noi, posto che, al livello di associazione europea, i nostri membri sono sia le banche centrali sia operatori privati, il problema è riuscire a non avere effetti distorsivi della concorrenza, cioè a far sì che questa raccolta di informazioni sia messa a disposizione di tutti i soggetti che la possono utilizzare per creare valore.
  Vengo, così, anche alla domanda dell'onorevole Moretto per dire che le informazioni che i sistemi di informazioni creditizie raccolgono vengono utilizzate in maniera molto circoscritta e ristretta, perché le normative del settore sono molto stringenti.
  Esistono, però, alcune categorie di informazioni le quali, ad esempio, sono disponibili su piattaforme diverse da quelle del sistema di informazioni creditizie. Pensiamo ai dati delle Camere di commercio, estremamente rilevanti anche per l'autodiagnosi da parte dell'impresa nel momento in cui desideri approcciare un intermediario per chiedere credito.
  L'impresa e il cittadino hanno la possibilità di accedere ai propri dati, detenuti presso i sistemi di informazioni creditizie, per poter avere un'evidenza e utilizzarla appropriatamente al fine di indirizzare la propria richiesta di credito all'intermediario, sia esso nuovo, o più tradizionale.
  Passo, quindi, al tema dell'infrastruttura normativo-regolamentare.
  Il consenso è richiesto per i dati positivi e soltanto per le persone fisiche. Non è richiesto il consenso per i dati negativi: si tratta di una scelta operata nell'ambito di un bilanciamento degli interessi: il Garante per la tutela dei dati personali ha ritenuto che, a fini di stabilità dell'equilibrio economico-finanziario, il dato negativo non richieda il consenso. È questa la ragione per cui il consenso esiste solo per i dati positivi.
  Per quanto riguarda il tema dell'equilibrio nei tempi di conservazione dei dati, in caso di rifiuto di un finanziamento l'informazione viene gestita sul sistema di informazioni creditizie soltanto per 30 giorni. La scelta nasce dalla volontà dell'Autorità garante di bilanciare l'esigenza di protezione dei dati personali, evitando quello che l'onorevole Villarosa ricordava, e bilanciare, dall'altra parte, il rischio del cosiddetto «credit shopping». I sei mesi a cui lei faceva riferimento sono, infatti, legati alla richiesta di finanziamento: viene conservato per sei mesi il dato relativo alla richiesta del finanziamento, non il rifiuto del finanziamento. Il dato relativo al rifiuto è conservato soltanto per 30 giorni.
  Il dato della richiesta viene conservato più a lungo perché, anche in questo caso, la scelta di bilanciamento effettuata in occasione della stesura del Codice deontologico è stata finalizzata a evitare il fenomeno del credit shopping, cioè il fatto che un soggetto frammenti la sua richiesta di credito in piccoli importi per poter avere un più facile accesso ad esso.
  A ogni modo, si tratta sempre di una scelta molto difficile. La coperta è sempre corta, occorre quindi trovare il bilanciamento più appropriato.
  Per quanto riguarda i tempi di conservazione dei dati – passo a una delle domande dell'onorevole Pesco – sono definiti in maniera molto precisa dal Codice di deontologia e sono facilmente accessibili da parte di tutti. Anche sul nostro sito di operatore privato è chiarito molto bene quali sono i tempi di conservazione. Per quanto riguarda il pagamento delle bollette, il tema della dimenticanza, citato dall'onorevole Villarosa, è rilevante anche rispetto al credito. Infatti il Codice di deontologia ha previsto delle misure di tutela, in tal senso, anche per il credito tradizionale. Si tratta della cosiddetta «franchigia»: un'informazione relativa a un ritardo di pagamento la prima volta che viene comunicata, deve essere notificata: la banca e, se in futuro fossero ammessi alla partecipazione ai SIC, anche gli operatori della telefonia o quant'altro, devono notificare una comunicazione scritta con la quale avvisano che è Pag. 14stato rilevato un ritardo di pagamento, in conseguenza del quale, qualora non avvenga il saldo, l'informazione verrà comunicata al sistema di informazioni creditizie entro 30 giorni.
  Inoltre, è prevista una franchigia: infatti, per evitare, anche nell'ambito del credito tradizionale, che si tratti di fenomeni di dimenticanza, il primo ritardo non viene mai segnalato. Dico questo per evidenziare che ci sono delle misure che possono essere adottate, e anche affinate o potenziate, per evitare il verificarsi degli inconvenienti che lei citava.
  Lei richiamava inoltre il tema delle pratiche commerciali scorrette. Su questo la CRIF è, per così dire, un termometro: misuriamo i fenomeni. Il fatto di avere un termometro che misura il fenomeno potrebbe consentire anche a chi deve indirizzare le scelte su eventuali interventi legati alla mitigazione delle pratiche commerciali scorrette di avere un paio di occhiali migliore. Il dato aiuta anche a fare la scelta più appropriata per riuscire a porre in essere interventi volti a mitigare le pratiche commerciali scorrette.
  Poi c’è una questione legata ai crediti cosiddetti «non performing», a cui si riferiva l'onorevole Paglia. L'andamento dei tassi di default parla abbastanza chiaro. A questo proposito, abbiamo allegato alcune tabelle al documento che vi consegniamo.
  Il tasso di default si definisce come la percentuale di posizioni che vanno a default o, comunque, hanno da 6 a più rate scadute non pagate nell'unità di tempo di riferimento, che è l'anno. Si prende a riferimento lo stock di pagamenti regolari a gennaio, si osserva quindi quali sono i nuovi crediti che vanno a default da gennaio a dicembre, si mettono al numeratore i nuovi crediti andati a default e al denominatore i crediti in bonis: questo è il tasso di default che traccia, anno per anno, se l'andamento è crescente o decrescente.
  Per quanto riguarda il credito al dettaglio, cioè il credito alle famiglie, il picco del tasso di default è stato raggiunto nel giugno 2010, con il 3 per cento, ed è andato via via diminuendo. L'ultimo dato che abbiamo elaborato, a settembre 2015, è pari al 2,2 per cento.
  Per quanto riguarda il tasso di default delle imprese, nel loro insieme le micro e piccole imprese hanno osservato il loro picco di tasso di default nel secondo quadrimestre del 2013, raggiungendo l'8 per cento. L'ultima rilevazione, del secondo quadrimestre del 2015, lo colloca al 6 per cento. Anche questo dato, dunque, ha subito una riduzione.
  Anche per quanto riguarda le medie e grandi imprese, caratterizzate da un tasso di default strutturalmente più basso, il picco c’è stato nel quarto trimestre del 2013, quando si è assestato poco sopra il 5 per cento; oggi è attorno al 3 per cento. Stiamo quindi osservando un progressivo miglioramento dei tassi di default.
  Per concludere, rispetto alle domande dell'onorevole Pesco, la scelta della struttura fiduciaria è una scelta di natura tecnica. CRIF è una società che ha nel suo fondatore, presidente e amministratore delegato, l'azionista di riferimento. Una quota restante (pari al 10 per cento circa) è detenuta da alcuni intermediari bancari e finanziari. Ulteriori quote, minime, sono detenute dal management della società. Non c’è, quindi, una volontà di non essere trasparenti, ma si tratta soltanto di uno strumento tecnico.
  Per chiarire questo aspetto mi collego alla domanda dell'onorevole Alberti. Lo Stato dovrebbe gestire questo tipo di attività ? Ebbene, questa è una vexata quaestio.
  La Banca mondiale afferma, in primo luogo, che un privato ha un rischio reputazionale fortissimo perché se fallisce la sua missione, cessa di operare quell'attività, e che, inoltre, può fare scelte di investimento legate anche alla richiesta proveniente dagli utilizzatori del servizio cioè, da un lato, chi presta credito e, dall'altro, chi lo riceve.
  Questi elementi rendono più appropriato che quest'attività sia svolta da soggetti privati e non da quelli pubblici, i quali sono, invece, vincolati a una missione Pag. 15che non è quella di accompagnare l'evoluzione del servizio alle mutevoli necessità del mercato.
  Rispetto a questo, personalmente, non ho una posizione da esprimere. Dico solo che è una vexata quaestio.
  In relazione alle considerazioni dell'onorevole Pelillo, con riferimento alla disponibilità dei flussi informativi, ricordo che già oggi il Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare la prima direzione del Dipartimento del Tesoro, utilizza flussi statistici, che noi eroghiamo per esigenze di valutazione. Insomma, qualunque informazione statistica che possiamo elaborare è resa volentieri disponibile ai soggetti interessati.
  Riguardo alla domanda sulle bollette direi che ho già fornito una risposta. Spero di aver colto tutti i punti.
  L'onorevole Causi, giustamente, citava la questione della discontinuità. I tempi di conservazione sono chiaramente definiti e sono abbastanza contenuti proprio per garantire quel bilanciamento necessario di cui ho parlato in precedenza.
  Onorevole, credo che lei abbia sollevato un punto molto importante che i francesi chiamano «accident de vie», il quale è emerso anche da altre osservazioni: il caso in cui una persona non ha la volontà di non pagare, ma si trova in una situazione personale (per esempio, è colpita da una malattia o da altri fatti eccezionali) che le rende impossibile onorare i suoi impegni.
  Questo, tuttavia, è un tema che sfugge al nostro lavoro. In qualità di tecnico posso solo dire che, guardando ad altre esperienze internazionali – alcune anglosassoni, altre continentali, tra cui quella francese – ci sono iniziative alle quali voi, come legislatori, vi potete ispirare per cercare di aiutare le persone colpite da un accident de vie.
  Cito l'esempio francese, dove le delegazioni territoriali della Banca centrale hanno uffici appositi nei quali raccolgono il dossier delle persone che vi si rivolgono e, qualora accertino che, effettivamente, quella persona o quell'impresa non è in grado di pagare perché ha un problema personale urgente che lo ha colpito, convocano i creditori e cercano di trovare una soluzione in chiave di ristrutturazione del debito.
  Alcune iniziative in Italia sono già state adottate e sono ad oggi in nuce, ma si può andare avanti su questo percorso. La mia, però, è un'opinione più da cultore della materia, se permettete. Non sto parlando con il cappello del tecnico.
  L'ultima questione è quella relativa alle imprese che nascono e che muoiono. Si tratta di un tema molto importante. Tecnicamente i sistemi di informazioni creditizie più evoluti sono in grado, soprattutto con riferimento alle società a responsabilità illimitata, di collegare l'impresa ai soggetti illimitatamente responsabili. Quindi, la questione della verifica della solvibilità può essere risolta, perché se oggi un soggetto è socio della società «alfa» e domani diventa socio della società «beta», egli è comunque ricollegabile, come storia di credito, al fatto di essere stato, in passato, socio di quella società. Questa è la funzione antifrode svolta dai sistemi di informazioni creditizie.
  In merito alla prevenzione del sovraindebitamento e ai crediti in sofferenza, nel nostro Paese la massa di crediti in sofferenza può apparire particolarmente elevata ma, in realtà, se comparata ad altre esperienze internazionali, ciò non è completamente vero, se si guarda al dato nudo e crudo.
  Ritengo che il vero tema del credito in sofferenza sia la sua collocabilità sul mercato. È la questione che citavo poc'anzi, ossia la necessità di trovare modalità per favorire la possibilità di collocare il credito in sofferenza. Si tratta, forse, di uno degli aspetti più importanti, nel senso che se non c’è mercato del credito in sofferenza diventa poi difficile risolvere il problema attraverso misure adeguate.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MAURIZIO BERNARDO

  LUISA MONTI, Regulatory Developments – Credit Bureau Services di CRIF SpA. Vorrei aggiungere una considerazione per rispondere anche all'onorevole Pesco Pag. 16sulla difficoltà della famosa cancellazione dei dati.
  Su questo aspetto mi preme, infatti, sottolineare due elementi. Il primo è quello citato dal dottor Lodi, ovvero che ci sono tempi di conservazione certi e normativamente definiti. Occorre quindi riflettere sul fatto che, se il dato è corretto e legittimamente trattato, la funzione di mantenerlo è innanzitutto quella di evitare che ci siano situazioni di sovraindebitamento e garantire al sistema bancario e finanziario di potersi tutelare.
  Il secondo aspetto riguarda il fatto che ci sono delle società che millantano la possibilità di cancellare dati dalle banche dati, a volte chiedendo anche somme di denaro significative. Si tratta di vere e proprie truffe nei confronti dei cittadini.

  ENRICO LODI, Managing Director di CRIF SpA. Devo dire che abbiamo fornito evidenze di fatto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, quando ci è stato richiesto, perché, ovviamente, fornendo un servizio di consulenza ai consumatori, riceviamo 400.000 richieste di accesso all'anno, quindi intercettiamo anche fenomeni di questo tipo.

  LUISA MONTI, Regulatory Developments – Credit Bureau Services di CRIF SpA. L'ultima considerazione che faccio è questa. Se il dato non deve essere trattato perché è errato, c’è la possibilità di chiederne la cancellazione e se, effettivamente, risulta errato, viene tempestivamente cancellato. Inoltre, se è in atto un contenzioso con l'azienda in questione (si è parlato anche di energia o di telefonia, che oggi non segnalano dati ai SIC) è chiaro che l'informazione non viene più mantenuta a sistema.
  È ovvio che se l'operatore mi sta facendo pagare soldi che, a mio parere, non dovrei pagare, inviando la documentazione a CRIF si ottiene l'effetto di eliminare quell'informazione. Dopodiché il contenzioso viene gestito in altra sede, che può essere di conciliazione giudiziale, o stragiudiziale. Comunque, a quel punto il dato non deve più nuocere al consumatore o all'azienda.

  ENRICO LODI, Managing Director di CRIF SpA. Questo è un punto molto importante che, peraltro, il Codice di deontologia già prevede rispetto al perimetro attuale di gestione delle informazioni.
  Per esempio, può occorrere il caso di una società che tiene corsi d'inglese e che fallisce: una persona che ha acceso un finanziamento con una banca per poter pagare un corso di inglese, non pagherà più la rata alla banca, non perché non voglia pagare, bensì perché il servizio non le viene erogato.
  Ebbene, quando il consumatore si rivolge a CRIF in un caso del genere, CRIF elimina l'informazione, in quanto essa non è rappresentativa di un'evidenza di fatto.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Lodi per la sua audizione. Non è un caso che siate i primi soggetti auditi nell'ambito della nostra indagine conoscitiva: ciò consegue, infatti, al ruolo che ricoprite in quanto società di informazioni creditizie. Essendo la vostra audizione propedeutica rispetto allo svolgimento delle altre audizioni dell'indagine, vorrei evidenziare come sia emersa la generale preoccupazione affinché, soprattutto nel presente momento storico, ci sia, da parte vostra e del mondo del credito, la flessibilità nel giudicare situazione per situazione, così da riuscire a contenere ulteriori effetti di crisi del sistema.
  Vi ringrazio, dunque, della disponibilità.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Lodi (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.

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