XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Mercoledì 4 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI SERVITÙ MILITARI

Audizione di rappresentanti della Regione Friuli Venezia Giulia.
Vito Elio , Presidente ... 2 
Santoro Mariagrazia , Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia ... 2 
Vito Elio , Presidente ... 5 
Zanin Giorgio (PD)  ... 5 
Artini Massimo (M5S)  ... 5 
Vito Elio , Presidente ... 6 
Santoro Mariagrazia , Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia ... 6 
Artini Massimo (M5S)  ... 7 
Santoro Mariagrazia , Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia ... 7 
Vito Elio , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ELIO VITO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Regione Friuli Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca – nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di servitù militari che la nostra Commissione sta conducendo e che si avvia ormai alle sue fasi conclusive – l'audizione di rappresentanti della Regione Friuli Venezia Giulia.
  Saluto e do il benvenuto alla dottoressa Mariagrazia Santoro, assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia.
  Assessore, questa indagine conoscitiva è un po’ una tradizione delle Commissioni difesa di Camera e Senato, che la svolgono ritualmente in ogni legislatura, così come lo è l'audizione di rappresentanti delle regioni e degli enti locali. Noi sappiamo che il Friuli è una regione particolarmente interessata.
  L'indagine conoscitiva della nostra Commissione assume un particolare valore, in questa legislatura e in questo momento, perché ci si avvia a effettuare da parte del Governo una Conferenza nazionale sulle servitù militari Peraltro, la settimana prossima ascolteremo anche il Ministro della difesa. L'indagine conoscitiva contribuirà al lavoro del Governo e alla Conferenza nazionale, ma naturalmente tracceremo poi, successivamente alla Conferenza e comunque entro il mese di giugno, le nostre conclusioni.
  Io La ringrazio per aver accolto il nostro invito a partecipare all'audizione e all'attività della Commissione e per averlo reso possibile in orari compatibili con i lavori dell'Assemblea. Le darei subito, come abitualmente facciamo, la parola, affinché Lei possa svolgere un intervento introduttivo e rappresentare le Sue esigenze e le esigenze della Regione e del territorio che Lei rappresenta. Successivamente, i colleghi rappresentanti dei gruppi potranno intervenire per chiederLe chiarimenti o precisazioni, cui Lei potrà rispondere in conclusione della nostra audizione.
  Do la parola, ringraziandoLa ancora per la disponibilità, all'assessore Santoro.

  MARIAGRAZIA SANTORO, Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia. Grazie, presidente. Onorevoli, buongiorno e grazie dell'invito.
  La Regione Friuli Venezia Giulia è una delle tre regioni che stanno per sottoscrivere un protocollo d'intesa con il Ministero della difesa a proposito dell'utilizzo delle servitù militari. La nostra Regione, vista la sua posizione geopolitica, si ritrova a essere forse un caso esemplare all'interno dello Stato italiano. In questo senso il tema della difesa nella nostra Regione assume quanto meno tre declinazioni.Pag. 3
  La prima è che, a fronte del nuovo modello di difesa, le stesse Forze armate si ritrovano a utilizzare strutture molto spesso sovradimensionate e non più adeguate rispetto alle nuove esigenze dovute all'Esercito, ora professionale e non più di leva.
  Vi riporto solo alcuni numeri. La città di Udine, che raggiunge a malapena i 100.000 abitanti, aveva 19.000 militari di leva all'interno del proprio perimetro urbano e oggi si ritrova ad avere la presenza di 2.000 militari, i quali non possono più occupare quegli stessi spazi, fatti di enormi caserme e di camerate, ma hanno un bisogno alloggiativo e logistico completamente diverso. Ciò porta, quindi, al sottoutilizzo anche di quelle strutture che sono ancora occupate.
  L'altro tema, che consegue a quanto appena detto, è quello dell'abbandono di molti spazi operativi, alcuni dei quali sono stati oggetto di due provvedimenti normativi con cui sono stati ceduti all'amministrazione regionale – e da essa poi agli enti locali, direttamente con dei bandi – e che vede tuttora un elenco di beni non ancora destinati all'utilizzo civile.
  Tali beni sono ancora in una sorta di limbo che preoccupa non poco le popolazioni, da un lato perché all'interno di queste aree ci sono ancora elementi da bonificare – il più semplice è l'amianto – dall'altro, perché l'abbandono consegue a utilizzi non certamente alla luce del sole delle stesse infrastrutture.
  Infine, c’è il tema delle servitù militari. Lo cito per ultimo non perché sia il tema meno importante, ma perché si configura come un capitolo all'interno di questa grande storia della presenza militare nella nostra Regione.
  All'interno del tema delle servitù militari, ripeto, noi stiamo per sottoscrivere un protocollo di intesa in cui le principali attività, in questo anno di lavoro, hanno riguardato la mappatura delle servitù militari sul territorio, mi riferisco ai poligoni e alle aree addestrative militari, che sono ancora di grande consistenza quantitativa, ma, io direi, anche qualitativa. La presenza di queste servitù ha permesso, infatti, il mantenimento di habitat naturali, tanto che gran parte questi luoghi, ancorché utilizzati come poligoni o aree addestrative, sono stati riconosciuti come siti di interesse comunitario (SIC).
  Per questi poligoni e aree addestrative stiamo procedendo alla revisione dei disciplinari d'uso, che è arrivata a buon punto, perché, dopo aver fatto tutte le verifiche con il COMIPA e con le direzioni di biodiversità e ambiente, siamo arrivati al punto delle osservazioni da parte degli enti locali, i quali si stanno pronunciando sulle modalità e sui protocolli di utilizzo di questi siti. Ovviamente, tali siti sono soggetti alle attività tipiche delle servitù militari, pur essendo in altri periodi dell'anno utilizzati per altri scopi.
  Il tema che stiamo portando avanti è quello di capire come possa essere effettuata un'attività di ricerca all'interno di queste aree soggette a servitù militari. Al riguardo, in quest'anno sono stati attivati numerosi soggetti, tra cui le Università degli studi di Trieste e di Udine, enti di ricerca che operano sul territorio regionale e i consorzi industriali. Nel corso di un incontro il Ministero della difesa ha comunicato di essere interessato al potenziamento del settore della ricerca, con particolare riferimento a tecnologie duali o polifunzionali, al fine di consentire la partecipazione dell'Italia ai bandi europei espressamente dedicati alla ricerca.
  In altre parole, attivando questi soggetti, abbiamo potuto intravedere la possibilità che, fermo restando l'utilizzo di queste aree soggette a servitù da parte delle Forze armate, ci potesse essere un loro contestuale utilizzo da parte degli istituti di ricerca e delle università per quanto riguarda azioni di tipo confinato che avessero bisogno di ambienti particolarmente protetti e tutelati per essere svolte.
  Faccio un esempio. L'Università degli studi di Udine ha avanzato una proposta di studio e sviluppo di sistemi per la Pag. 4protezione di unità militari in teatro di operazioni e controllo del territorio regionale ai fini di protezione civile, nonché una proposta di studio e sviluppo di applicazioni smart basate su realtà aumentate per la visualizzazione dei punti di interesse in aree militari e aree turistiche. Oppure, ancora, l'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (OGS) di Trieste ha proposto l'utilizzo delle servitù militari per attività di sperimentazione geofisica e caratterizzazione geologica.
  Si tratta dell'inizio di un percorso che vede portare avanti il tema della compatibilità dell'utilizzo «civile», in questo caso di ricerca, con utilizzi di carattere militare che, ripeto, rimangono molto forti e molto presenti nella nostra Regione.
  Per noi questo protocollo non può che essere un primo passo verso un chiarimento su quale sia, da parte del Ministero della difesa, il programma di dismissione e razionalizzazione. Se è evidente che la seconda categoria di problemi, ovvero quella delle aree abbandonate dall'utilizzo reale, pone un problema di dismissione, certamente il problema dell'ottimizzazione delle attuali strutture pone un problema di adeguamento e, quindi, di riutilizzo in loco.
  Faccio presente che sono state abbandonate anche intere palazzine residenziali, che per noi sarebbero assolutamente fondamentali per quanto riguarda la risposta a un bisogno abitativo sociale che potrebbe utilizzare tali strutture già edificate piuttosto che andare a fare investimenti di altro tipo.
  Noi auspichiamo e vorremmo chiedere che all'interno del protocollo ci sia almeno un impegno in questo senso da parte del Ministero della difesa, affinché possa realizzarsi un primo passo verso un coordinamento con esigenze che credo siano comuni tra enti locali e il Ministero stesso e che vedono tutti avere una parte di esigenza da soddisfare.
  Molti pongono un tema risarcitorio o di compensazione rispetto a decenni nei quali il territorio è stato fortemente – oserei dire – almeno condizionato dalla presenza delle aree militari, delle servitù militari e delle caserme. Io mi sento di poter dire che credo che in questo momento noi dobbiamo, con grande realismo e pragmatismo, metterci di fronte alle reali possibilità di utilizzo e di valorizzazione.
  Il tema delle bonifiche non è un tema banale. Molto spesso, ancorché in via gratuita, questi beni sono stati conferiti a enti locali i quali, in questo momento storico, non hanno nemmeno la possibilità di avere spazi economici per poter procedere a questo tipo di bonifica. Tanto meno esiste nella nostra Regione – voi sapete che noi siamo un po’ piccini – un mercato immobiliare tale per cui aree di decine di ettari possano essere riqualificate.
  Solo un progetto comune tra Stato, regioni ed enti locali può portare a un soddisfacente programma. Non chiedo la soluzione, ma almeno un programma. Se, così come sappiamo, la costruzione del modello di difesa al Nord-Est è stato l'esito di un preciso progetto di difesa nazionale, è probabile che anche la dismissione di questo modello di difesa debba avvenire attraverso un altrettanto preciso progetto, che metta in campo le regole del gioco e non sia una sorta di disfacimento «a spizzichi e bocconi».
  Questo sarà quanto chiederemo di inserire nel protocollo, proprio perché, se, da un lato, siamo molto soddisfatti della possibilità che queste servitù possano aprirsi a usi soprattutto di ricerca e di sviluppo, aiutando le nostre università, dall'altro certamente non possiamo con questo nascondere uno dei temi più importanti, che è quello del programma complessivo di intervento. Questo soprattutto nella nostra Regione, in cui tanta parte del territorio è stata fortemente condizionata dalla cortina di ferro, dovendo noi difendere il confine nazionale. Non ci sono, quindi, solo servitù militari rispetto a una normale attrezzatura, ma c’è anche un surplus molto evidente, che deriva proprio dalla posizione geopolitica, che fortunatamente oggi è cambiata.Pag. 5
  Io ho concluso e sono a disposizione per quanto riguarda le vostre domande. Ho anche l'elenco di tutte le aree che da noi sono sottoposte a questo regime. Il tema per noi è di fondamentale importanza proprio rispetto a un possibile programma che ci vede totalmente disponibili alla collaborazione con il Ministero.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, assessore. Naturalmente, il materiale che riterrà utile lasciare agli atti della Commissione sarà messo a disposizione di tutti i colleghi e farà parte dell'indagine conoscitiva.
  Do adesso la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIORGIO ZANIN. Grazie, presidente. Grazie, assessore, per essere venuta qui e per aver reso presente quello che anche in questi anni a livello di regione è un punto di riferimento importante nello sviluppo anche del territorio a trecentosessanta gradi.
  Io penso che il terreno che è stato oggi aperto e dissodato dal suo intervento ci permetta di fare alcuni approfondimenti, credo ragionevolmente, anche rispetto alla prospettiva che in queste settimane abbiamo aperto proprio sul territorio. La prossima settimana, a Pordenone, sarà presente anche il Sottosegretario Alfano, nell'ambito del convegno che abbiamo promosso insieme a Legambiente, che abbiamo audito, peraltro, la scorsa settimana.
  Io mi permetto di chiederLe un paio di approfondimenti. Il primo è collegato al caso, che ha avuto anche una risonanza parlamentare con una mia interrogazione relativa alla contaminazione da torio, del poligono di Cellina-Meduna. Noi siamo andati, a suo tempo, a fare un sopralluogo con l'assessore regionale all'ambiente Vito ed eravamo in attesa di avere delle indicazioni da parte dell'ARPA. Credo che questo sia un argomento di notevole importanza per capire il tema dei protocolli di compatibilità tra la ricerca scientifica e la salvaguardia ambientale. Penso che questo sia un elemento importante.
  La seconda questione che mi permetto di porre è se ci siano già sul tavolo, evidentemente anche locale, delle idee oggettive e concrete con cui ragionare in termini di reimpiego. Il tema della mancanza di risorse crea la necessità di un programma che deve vedere la partecipazione dello Stato, ma è evidente che questo non può essere fatto se non a partire da alcune proposte concrete. Riprendersi in mano quel patrimonio, che è un patrimonio nazionale – parlo solamente delle aree abbandonate; abbiamo calcolato non so quanti chilometri quadrati di territorio – senza avere un piano, semplicemente dismettendo è difficile. Questo è un elemento di grande rilievo, che tutti noi ci auguriamo possa vedere anche la partecipazione piena della cittadinanza.
  Io penso che un piano, anche partecipato, mi permetto di suggerire, a questo punto forse diventerà necessario. Abbiamo delle buone pratiche. Si potrebbe fare qualche reimpiego, per esempio, con progetti di nuove carceri, con qualche area che viene utilizzata adesso per la produzione di energia elettrica, ma è evidente che un piano strategico richiede anche delle buone idee. A che punto, dunque, siamo come Regione per le idee ?

  MASSIMO ARTINI. Grazie, assessore. Svolgo solamente un appunto e Le chiedo una cortesia. Poiché, per quanto ho capito, la Regione Friuli è una delle più avanzate nella fase di trasferimento di questi beni del demanio rispetto alle altre e poiché anche in altre regioni c’è questo tipo di passaggio – noi abbiamo già avuto anche incontri con il Sottosegretario Alfano – vorrei conoscere quali sono le vostre procedure, come state lavorando, e anche magari avere per iscritto tutti i passaggi che state facendo. Questa potrebbe essere una best practice per tutte le altre situazioni in cui si possono andare ad affrontare questi tipi di problemi.
  Più che fare domande sulla parte di pertinenza io vorrei vedere come risolvere Pag. 6alcune questioni. Fondamentalmente il problema è come fare a cambiare le destinazioni urbanistiche. Quelle strutture hanno attualmente una destinazione, che è unica, ed è quella della pertinenza militare del demanio. Vorrei sapere se ci sono delle pratiche già utilizzate nella vostra Regione e come declinarle anche rispetto ai regolamenti urbanistici di ogni singola regione per avere poi questa pratica da applicare a tutti. Si tratta, cioè, di prendere i modelli più avanti per avere poi da tutte le altre regioni il miglior risultato.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola all'assessore Santoro per la replica.

  MARIAGRAZIA SANTORO, Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda il tema della contaminazione dei Magredi, nell'ultima riunione del COMIPA attendevamo ancora le rilevazioni dell'ARPA, che doveva finire i rilevamenti. Non appena avrò questi dati, ve li trasmetterò.
  Per quanto riguarda la questione piano e idee, io credo che, nel momento in cui un'area militare entra nella disponibilità dell'ente locale, questa sia a tutti gli effetti come qualsiasi altra area dismessa che ci ritroviamo. Abbiamo passato molti anni a discutere delle aree industriali dismesse. Trattarle in modo speciale non è più probabilmente corretto, ma rientra in un disegno complessivo di riqualificazione urbana, di riuso e di rigenerazione.
  La nostra Regione ha fatto una precisa scelta, che è quella di consumo di suolo zero e dell'avvio del Piano paesaggistico. Per questo motivo siamo molto interessati a capire quando, come e con che tempi queste aree si renderanno disponibili, perché nell'esperienza i tempi non sono mai certi e le procedure, ancorché chiare – adesso le risponderò – da un punto di vista formale, molto spesso sono non prevedibili dal punto di vista sostanziale.
  È evidente, quindi, che le esperienze nella nostra Regione sono diverse, perché ogni situazione locale ha potuto ritrovare in queste aree differenti soluzioni. È stato fatto l'esempio di Sacile, che è diventato un parco fotovoltaico, ma potremmo fare quello di San Vito, dove è stata data la soluzione a un'emergenza carceraria della vicina Pordenone. Grazie al Ministero della giustizia è stata individuata un'ex caserma dismessa proprio come luogo per la costruzione di un nuovo carcere, perché quello preesistente ha assolutamente delle criticità.
  Oppure, ancora, nella città di Udine una caserma dismessa è stata reinterpretata come secondo polo sanitario della Regione, con una serie di destinazioni che, attraverso un partenariato pubblico-privato, potessero riqualificarla. Il tema è, una volta che si ritiene opportuno che queste aree vengano riqualificate, lavorarle come materiale disponibile. Il problema è che adesso non sappiamo se tali aree siano disponibili.
  Porto sempre degli esempi molto concreti. Nella città di Udine c’è una caserma, Cavarzerani, di 15 ettari, splendida e bellissima, ma non sappiamo, pur essendo in un elenco, quando e se arriverà alla disponibilità. Altro elemento sono le casermette, le linee di difesa, che possono essere dal demanio direttamente cedute con procedure molto più semplici.
  Capite, però, che, quando in una città piccola (da noi sono tutte piccole), ci ritroviamo 10-12 ettari in cui – punto di domanda – i tempi di messa a disposizione non sono chiari, risulta difficile poterli interpretare come luoghi nei quali dare risposta a un bisogno reale e concreto, proprio perché non si riesce a mettere il fattore tempo nel processo di riqualificazione. Qualsiasi sia lo scenario che ci poniamo, che sia un intervento pubblico, un intervento pubblico-privato o una semplice alienazione, il fatto di non averne la prontezza da un punto di vista Pag. 7temporale diventa immobilizzante, diciamolo chiaramente.
  Per quanto riguarda i compendi militari dismessi – non parliamo più di servitù, ma di proprietà militari – vicepresidente Artini, noi abbiamo avuto due decreti legislativi, uno del 2001 e uno del 2007. Si è trattato sempre di norme in attuazione dello Statuto speciale in materia di trasferimento alla Regione di un bene immobile dello Stato.
  Il primo decreto legislativo ha comportato il trasferimento a titolo gratuito, dallo Stato alla Regione, di circa 160 compendi dislocati in maniera sostanzialmente uniforme in 79 comuni del territorio regionale. Tutto è avvenuto in circa cinque anni ed è finito quasi nel 2006. Abbiamo ancora una decina di compendi per i quali concludere l’iter.
  Per quanto riguarda, invece, il decreto legislativo del 2007, abbiamo 36 compendi dei quali è stato disposto il trasferimento di proprietà alla Regione. Alcuni di questi sono stati trasferiti a comuni e altri alle province. Ci sono ancora sei beni che non sono stati ancora completamente trasferiti.
  Il passaggio è questo: dal Ministero della difesa al demanio, dal demanio alla Regione e dalla Regione poi agli enti locali. Nel caso, per esempio, di San Vito, però, il bene è tornato allo Stato, perché è stato ritenuto luogo adatto per costruire il carcere.
  Prima parlavo di programmazione e di messa a sistema di noi soggetti diversi che operiamo sulla stessa materia. Alla luce di questo è evidente che questo passaggio avrebbe potuto forse essere evitato, perché dal Ministero della difesa il bene è passato al demanio, dal demanio al comune e il comune l'ha poi reso al demanio per costruirci il carcere. Sono meccanismi che sicuramente ci vedono più avanti rispetto ad altre regioni, ma che, mi permetto di evidenziarlo, devono essere ancora un po’ oliati.
  Inoltre, non è mai così immediato il passaggio tra Ministero della difesa e demanio, anche perché ora, con Difesa SpA, sembra che alcuni beni debbano essere messi in disponibilità direttamente dal Ministero della difesa. Con quest'ultima procedura, che vedeva la possibilità di alienazione, non abbiamo attivato alcun tipo di bene, proprio perché è ancora molto poco chiara, se mi posso permettere.

  MASSIMO ARTINI. Le dispiace se Le chiedo un approfondimento ? È una domanda che mi veniva in mente. È stato fatto dagli enti, sia regionali che comunali, un elenco delle esigenze che i comuni o i territori potrebbero avere in modo da fare incontrare la domanda e l'offerta e non trovarsi poi nell'inghippo per cui si passa dallo Stato alla Regione, dalla Regione al comune e dal comune allo Stato ? Vorrei capire se ci siano già eventualmente esigenze formate sul territorio.

  MARIAGRAZIA SANTORO, Assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici e università della Regione Friuli Venezia Giulia. In alcuni casi sì, però noi ci siamo ritrovati con la dismissione di molti beni fatta a seconda del programma che il Ministero della difesa ha ritenuto di portare avanti e che certamente non ci era noto. Nei due decreti di cui Le parlo ci sono sicuramente delle segnalazioni che gli enti locali hanno fatto, ma che si sono dovute far combaciare con quanto la razionalizzazione ha portato avanti e soprattutto con la disponibilità a mettere a disposizione i beni.
  La risposta, quindi, è «un po’ sì e un po’ no», nel senso che ci sono state delle domande, ma questi due decreti non sono partiti da una richiesta di esigenze, quanto piuttosto da una scelta di mettere a disposizione. Conosco sicuramente delle situazioni che sarebbero richieste da parte degli enti locali e che, adesso come adesso, pur essendo in un elenco di beni dismettibili, non si capisce quando e se lo saranno, oppure, essendo vuote, si stanno deteriorando. Pag. 8
  Le faccio l'esempio di una splendida villa liberty, ex sede di un comando in città, per la quale ci sarebbero anche i soggetti che la prenderebbero in carico, ma le procedure di messa a disposizione non sono chiare. Nemmeno si sa se andiamo avanti con la gratuità oppure no. Anche questo è un tema.

  PRESIDENTE. Colleghi, se non ci sono altre domande, io ringrazio l'assessore e il suo accompagnatore per la disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione, che noi riprenderemo la settimana prossima, ascoltando il presidente della Regione Sardegna. Vi ringrazio e buon proseguimento di giornata.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.