XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Martedì 7 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione della Ministra Plenipotenziaria Francesca Tardioli, Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 ,
Tardioli Francesca  ... 3 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 8 ,
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 9 ,
Tardioli Francesca , Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 9 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 10 ,
Tardioli Francesca , Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 11 

ALLEGATO: (Documentazione consegnata dalla Ministra Tardioli) ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa: AP-NCD-CpE;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
PIA ELDA LOCATELLI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra Plenipotenziaria Francesca Tardioli, Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione della Ministra Plenipotenziaria Francesca Tardioli, Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Saluto e ringrazio per la sua presenza la Ministra plenipotenziaria Francesca Tardioli, che ricopre questo prestigioso incarico dal settembre scorso, avendo in precedenza svolto importanti funzioni presso la NATO.
  La Ministra Tardioli ha già svolto un'audizione informale presso il Comitato permanente sui diritti umani lo scorso 26 novembre, nell'ambito della discussione della risoluzione Tidei n. 7-01051.
  Ricordo, inoltre, che, sulla stessa materia, lo scorso 23 febbraio, il Comitato ha audito il Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, che ha svolto un intervento relativo al Terzo Piano d'azione nazionale dell'Italia e, più in generale, al ruolo del Comitato interministeriale per i diritti umani in tema di donne, pace e sicurezza, che è l'argomento che verrà affrontato dalla Ministra Tardioli, che ci parlerà dell'attuazione dell'Agenda Donne, pace e sicurezza nel contesto del mandato italiano presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
  Do la parola alla Ministra Francesca Tardioli affinché svolga la sua relazione.

  FRANCESCA TARDIOLI, Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie e buongiorno, presidente. Signore e signori onorevoli, è un grande piacere per me essere qui. Cercherò di illustrare in breve la strategia e l'azione dell'Italia attraverso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale su questo importante tema – Women, Peace and Security –, nel contesto specifico del mandato presso il Consiglio di Sicurezza.
  Inoltre, se il tempo lo permette, vorrei anche dire qualcosa circa quanto viene fatto a livello delle Nazioni Unite nel loro complesso, ovvero nell'Assemblea Generale, nel Consiglio Diritti Umani e in altri importanti fori internazionali.
  Se permette, vorrei iniziare distribuendo a lei, presidente, e ai membri del Comitato copia del manifesto Italy on the Security Council, che, in forma divulgativa Pag. 4per il pubblico, illustra il programma che l'Italia ha presentato a gennaio, nel momento in cui ha iniziato il proprio mandato presso il Consiglio di Sicurezza.
  Vorrei attirare l'attenzione su due punti. In primo luogo, il riferimento ai diritti umani per tutti con lo slogan «human rights for all», come potete vedere nel documento, appare molto in alto, nel primo paragrafo. Scorrendo la brochure potete vedere riferimenti alla salvaguardia e alla protezione dei diritti delle donne e dei bambini in diversi passaggi, anche in relazione alle tematiche geografiche.
  Infine, tra le tematiche cosiddette «trasversali» c'è un paragrafo dedicato all'importanza di far progredire il ruolo delle donne negli sforzi di pacificazione. Infatti, il nostro Paese è da sempre un convintissimo sostenitore del fatto che il ruolo femminile è imprescindibile per una pace duratura e sostenibile. Pertanto, anche nel corso del mandato presso il Consiglio di Sicurezza, che – lo ricordo – si esercita nell'anno 2017, porteremo avanti delle iniziative, di cui tra un momento vi parlerò in dettaglio, per rafforzare questo ruolo femminile, con un'ottica particolarmente focalizzata, per quanto riguarda le nostre priorità geografiche, all'area del Mediterraneo.
  Vorrei dare anche qualche breve elemento di background, sulla risoluzione n. 1325 e le seguenti anche se so che l’audience è ben informata. Ricordo brevemente che sin dal 31 ottobre 2000, anno in cui il Consiglio di Sicurezza adottò all'unanimità la risoluzione n. 1325 su donne, pace e sicurezza, l'Italia è sempre stata in prima linea sia nella sponsorizzazione e nell'adozione dell'iniziativa sia, in seguito, nell'elaborazione di tutte le agende, molto nutrite e diversificate, per le azioni che rispetto a questo tema devono essere svolte, sia dagli Stati membri che dalle organizzazioni internazionali stesse, al fine di favorire un ruolo delle donne nella risoluzione dei conflitti e per una pace durevole.
  A questa risoluzione, sono seguite altre otto risoluzioni sulla tematica, che adesso richiederebbe troppo tempo dettagliare. Ne vorrei citare solo una, la risoluzione n. 2242. Cito proprio questa risoluzione, che è stata adottata in occasione del quindicesimo anniversario del lancio dell'agenda Women, Peace and Security nel suo complesso, perché essa ha apportato importanti elementi di novità e soprattutto ha ampliato il focus dalla protezione e della promozione dei diritti delle donne nei conflitti verso un ruolo attivo di portatrici di pace e di mediazione e, quindi, verso un ruolo delle donne come attrici in primo piano. Quindi, il focus si è ampliato: alla protezione dei diritti si è aggiunto l’empowerment femminile nel contesto dei processi di pace e di mediazione.
  La risoluzione n. 2242 del 2015 è stata preceduta da un'importante azione di revisione dell'agenda Women, Peace and Security, commissionata dal Consiglio di sicurezza al Segretario Generale delle Nazioni Unite, che ha portato all'individuazione di numerose raccomandazioni su cui siamo molto attivi. Ha, altresì, creato un gruppo informale di esperti, di cui fanno parte i quindici Paesi che siedono in Consiglio di Sicurezza (quindi, in questo anno anche noi), che si dedica all'esame, in maniera informale, di situazioni specifiche, in genere legate a crisi regionali o a crisi-Paese in cui si può portare avanti in maniera più sistematica l'agenda Women, Peace and Security.
  Ho già detto che il nostro Paese è sempre stato estremamente attivo nel sostenere questa tematica. A questo punto vorrei anche segnalare che, per esempio, nel corso del penultimo mandato italiano presso il Consiglio di Sicurezza, nel 2008, il nostro Paese fu tra i più attivi per l'adozione della risoluzione sulla violenza sessuale nelle situazioni di conflitti armati, la risoluzione n. 1820, che è comunque molto importante e che fa parte del pacchetto delle otto risoluzioni a cui prima facevo riferimento.
  In questo contesto, abbiamo anche avviato un'importante azione di formazione dei peacekeeper, le truppe che fanno parte delle operazioni di pace delle Nazioni Unite, anche attraverso il nostro Centro di eccellenza per le unità di polizia specializzate Pag. 5 (CoESPU), che si trova a Vicenza, con il quale collaboriamo. Effettivamente svolgono delle attività eccellenti a beneficio di peacekeeper che vengono in prevalenza dai Paesi africani, quindi c'è anche una componente di awareness e di ownership molto importante.
  Durante la campagna dell'Italia per l'elezione in Consiglio di Sicurezza, abbiamo, inoltre, indicato la volontà di approfondire gli aspetti dedicati alla mediazione contenuti nell'agenda Women, Peace and Security. Quindi, in un certo modo, abbiamo voluto lanciare uno spunto ad hoc dell'agenda che, infatti, chiamiamo Women, Peace and Security and Mediation, attraverso un'iniziativa specifica che tra poco vi racconterò, ma anche attraverso il sostegno dei settori all'interno del Dipartimento per gli affari politici (DPA) che si occupano esattamente di mediazione. Ad esempio, l'Italia sostiene, con contributi volontari, il fondo fiduciario istituito per questo scopo, che si aggiunge ai contributi di natura obbligatoria, che l'Italia è tenuta a versare. Inoltre, facciamo parte del Gruppo di amici della mediazione (Group of Friends of Mediation).
  Nel contesto del mandato presso il Consiglio di Sicurezza, quindi, la nostra intenzione è quella di rafforzare il più possibile le sinergie tra risoluzione n. 1325 e mediazione. Su questo scenderò un po’ più in dettaglio, passando, con il vostro permesso, a parlarvi, in sintesi, delle iniziative che abbiamo preso o che prenderemo in ambito di Consiglio di Sicurezza.
  Il quadro di riferimento è quello che ho appena delineato. In questo contesto, è ovvio che anche in Consiglio di Sicurezza il nostro Paese continuerà ad assicurare il proprio impegno per sostenere gli obiettivi di attuazione della risoluzione n. 1325 e delle altre risoluzioni rilevanti. Facciamo ciò sia a titolo nazionale sia come membri dell'Unione europea. Infatti, ricordo che il riconoscimento dello stretto legame tra pace, sicurezza, sviluppo e parità di genere è ampiamente riconosciuto e consolidato anche a livello di Unione europea nel cosiddetto «comprehensive approach».
  Come ho accennato poc'anzi, il centro dell'azione è l'ampliamento, se non il superamento, della visione riduttiva delle donne come segmento debole da proteggere (che ovviamente resta, in particolare nelle situazione di crisi) verso un ruolo molto più attivo all'interno del ciclo della pace. Abbiamo individuato strumenti specifici per tradurre questi princìpi e queste priorità in iniziative molto pratiche, perché è molto importante riuscire a far avanzare nel concreto l'agenda Women, Peace and Security.
  Uno di questi strumenti è l'inclusione, laddove necessario, o il rafforzamento dei princìpi dell'agenda Women, Peace and Security nei mandati delle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, per prevenire più efficacemente le violenze di genere contro donne e bambine. Questo è un aspetto già molto avanzato, ma ci sono situazioni dove si può fare ancora di più. A titolo di esempio, nel recente rinnovo delle sanzioni alla Repubblica Centrafricana, l'Italia, insieme alla Svezia e alla Francia, ha proposto un criterio sanzionatorio specificamente dedicato alle violenze sessuali e di genere. Questo dovrebbe portare ad un innalzamento delle attività della missione stessa per prevenire questo tipo di crimini e di problematiche.
  Il secondo strumento, che ho citato molto brevemente, è l'inclusione dei moduli su tematiche di genere in tutti i programmi di formazione per il personale impiegato nelle missioni di pace. Come abbiamo detto, ciò avviene già abbondantemente, però è sempre importante verificare, controllare e adeguare, se necessario, il modulo formativo, anche per attagliarlo alle specifiche iniziative di training. Ci tengo a dire, a questo proposito, che tutte le nostre iniziative di training si svolgono in inglese e in francese. Questo è molto importante, perché la maggior parte, o comunque un gran numero, dei troop contributors è francofona. In alcuni casi abbiamo anche dei moduli in lingua araba.
  Tornando più in dettaglio al capitolo specifico Women, Peace and Security e mediazione, vorrei spendere qualche minuto Pag. 6 per parlarvi di un'iniziativa, a nostro avviso importante, che stiamo organizzando e che vedrà due tappe fondamentali, una tra breve e una a fine anno, con l'obiettivo finale di stabilire un network di mediatrici per l'area mediterranea. Insieme al Regno Unito, che – lo ricordo – è pen holder all'interno del Consiglio di Sicurezza sul dossier Women, Peace and Security, stiamo già lavorando all'organizzazione di un dibattito aperto a briefer esterni, una tipologia di dibattito chiamato «formula Arria» dal nome del suo ideatore. Questo avverrà in marzo. La data è ancora provvisoria, ma è calendarizzato il 27 marzo.
  Intendiamo sollevare una discussione con i membri del CdS e con altri Stati membri delle Nazioni Unite che vorranno partecipare sulla necessità di ampliare il lavoro della comunità internazionale, nel proprio complesso, per quanto riguarda il ruolo attivo delle donne nei processi di pace e, quindi, il loro ruolo nella mediazione. A questa iniziativa parteciperanno diversi Paesi. Ora siamo in contatto con molti, che sono interessati a partecipare attivamente, prendendo la parola in Consiglio di Sicurezza. Avremo anche dei briefer, persone che porteranno la loro esperienza diretta, che vengono sia dal sistema delle Nazioni Unite che dall'Unione Africana. Infatti, è importante ricordare che il progetto della risoluzione n. 1325 è nato per volontà dei Paesi africani. Ci saranno anche rappresentanti della società civile. A questo proposito mi fa molto piacere ricordare che la rappresentante della società civile in questione è una collega italiana, che è la presidente dell'associazione Women In International Security (WIIS), che – apro una sotto-parentesi –, insieme all'Istituto affari internazionali (IAI), sarà il partner operativo-esecutivo per la realizzazione della seconda parte del progetto.
  Quali sono gli obiettivi dell'iniziativa? Innanzitutto, occorre sempre tenere alto il tema dell'innalzamento della consapevolezza (awareness raising). Parlare del tema, coinvolgendo il Consiglio di Sicurezza e quanti altri vorranno partecipare, è, di per sé, importante. Inoltre, nel corso dello sviluppo dell'iniziativa, si cercherà di aumentare il numero delle donne mediatrici e il loro contributo alle iniziative di pace, per rafforzare il loro ruolo.
  Un altro obiettivo è favorire il coordinamento e le sinergie con altri network già esistenti. Infatti, è importante ricordare che esiste un network di donne mediatrici dei Paesi nordici, esiste il network di donne mediatrici africane, recentemente creato dall'Unione Africana, ed esiste anche un'altra iniziativa, di cui anche l'Italia fa parte, che si chiama Med-Med Initiative e fu promossa circa due anni fa. È un'iniziativa a favore della mediazione nel Mediterraneo, anche se non ha un focus specifico sulle donne. È ovvio che ci baseremo su quanto già esiste per lanciare l'iniziativa – speriamo – in autunno, idealmente il più vicino possibile al mese di novembre, che coincide con la presidenza italiana del Consiglio di Sicurezza. Magari, se ci riusciamo, potremmo lanciare l'iniziativa in Italia il 31 ottobre, in occasione dell'anniversario della risoluzione n. 1325.
  L'idea è di organizzare un grande workshop, ovviamente aperto. Dopo che nel corso di questi mesi, con l'ausilio delle organizzazioni che esistono, di altri enti attivi su questo tema e dei due partner operativi, avremo individuato le mediatrici, le porteremo qui per un'iniziativa di lancio. Vorrei anche sottolineare che secondo noi è fondamentale evitare iniziative spot, anche se sono importanti. Per noi, però, ha un grande valore aggiunto cercare di dare continuità e, quindi, il nostro progetto si vorrebbe estendere su un piano pluriennale e prevedere almeno un'iniziativa l'anno. Per esempio, l'anno prossimo – poi lo vedremo – potremmo pensare a un'iniziativa di formazione per le mediatrici in questione, in modo tale da applicare anche a loro, laddove possibile, il concetto train the trainer e di farne delle portatrici di formazione nei Paesi di loro provenienza, creando un impatto indiretto ma importante sullo sviluppo della componente femminile nelle società civili di tutti i Paesi del Mediterraneo. Il focus sono i Paesi del Mediterraneo in senso allargato, dai Balcani ai Paesi europei del Mediterraneo, a tutti quelli della sponda sud.
  Questo è ciò che riguarda le iniziative specificamente concepite e «incastonate» nel contesto del programma del Consiglio di Sicurezza, Pag. 7 che ha tantissimi altri volet. Sul tema in questione queste sono le iniziative più qualificanti.
  Inoltre, naturalmente il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale svolge un'azione molto più ampia per la promozione dei diritti delle donne nell'ambito delle Nazioni Unite e anche nell'ambito di altri importanti fori internazionali. Innanzitutto, vorrei ricordare brevemente che il Paese è parte della Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, partecipa attivamente ai lavori della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile, la CSW, che si riunirà la settimana prossima, e sostiene numerose iniziative che ogni anno vengono promosse su temi di questo tipo all'interno del sistema Nazioni Unite.
  Il nostro Paese ha svolto un ruolo molto importante e molto attivo per consentire l'entrata in vigore, nell'agosto del 2014, della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, la cosiddetta «Convenzione di Istanbul», e continua a incoraggiare in tutte le sedi la più ampia adesione a questa Convenzione.
  I diritti delle donne e la lotta alla violenza contro le donne costituiscono oggetto di raccomandazioni specifiche che il nostro Paese indirizza anche a Paesi terzi, nell'ambito, ad esempio, della revisione periodica universale, che è un esercizio di monitoraggio a cui tutti i Paesi membri del Consiglio dei diritti umani, compresa l'Italia, si sottopongono periodicamente, per monitorare lo stato di messa in atto di tutti gli strumenti di cui l'Italia è parte. Noi sistematicamente presentiamo raccomandazioni anche sulle questioni legate all'agenda Women, Peace and Security.
  Ovviamente siamo molto impegnati anche nelle campagne per l'eradicazione delle mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni precoci e forzati. C'è stata un'importante iniziativa a cui era presente anche Lei, signora presidente, recentemente ospitata dalla Farnesina e organizzata dalla ong «Non c'è pace senza giustizia». Ciò sta a indicare che l'azione si svolge a tutto campo.
  Vorrei ricordare anche l'importanza di questi temi nel contesto dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile, l'Agenda 2030. In questo caso non agisce direttamente la Direzione affari politici, piuttosto i colleghi che si occupano di cooperazione allo sviluppo e la neocostituita agenzia, che ovviamente lavorano con noi per far sì che il tema dell’empowerment femminile e dell'uguaglianza di genere venga inserito in maniera sistematica (mainstreamed) in tutti gli obiettivi a esso in qualche maniera afferenti.
  Noi riteniamo che l'uguaglianza di genere e l’empowerment femminile siano un obiettivo trasformativo. È, quindi, necessario applicare in maniera sinergica e coerente la stessa policy in tutti i diversi campi di azione del nostro Paese, in modo da riuscire ad affrontare nel lungo periodo le cause strutturali delle disuguaglianze tra uomini e donne, modificando le istituzioni e le norme sociali discriminatorie che vi sono alla base e che, in qualche modo, le perpetuano.
  Un altro elemento qualificante dell'approccio italiano è che abbiamo sempre una posizione di profondo rispetto e di profondo dialogo con le realtà diverse dalla nostra, anziché un atteggiamento – passatemi l'espressione – un po’ ideologico, perché quello che noi vogliamo è avere un impatto vero, che possa migliorare la vita delle donne in tutte le situazioni possibili. Anche riguardo questo aspetto abbiamo una posizione di ascolto, che ha portato, per esempio, al successo enorme dell'iniziativa, a cui ho fatto riferimento prima, relativa alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili, come ultimo esempio in ordine di tempo.
  In linea più generale, nel 2016 al World Humanitarian Summit il Presidente del Consiglio aveva ricordato la priorità che l'Italia annette a queste tematiche, stanziando anche un importante contributo, che verrà utilizzato su base pluriennale e ci darà modo di intervenire in modo strategico su queste tematiche.
  Non dimentichiamo anche l'importante azione di educazione, perché, sempre nell'approccio di lungo periodo, con l'obiettivo di affrontare le cause profonde di queste situazioni, l'educazione delle nuove generazioni è essenziale. Noi a questo proposito siamo partner molto attivi del Consiglio dei diritti umani a Ginevra e anche nel contesto UNESCO, Pag. 8 che è chiaramente l'organizzazione leader in questo settore.
  Vista la prossimità immediata di questa iniziativa, se volete, potrei raccontare qualcosa sulla prossima CSW, la Commissione sulla condizione delle donne, che è una commissione funzionale del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). È stata istituita nel giugno 1946 con lo specifico mandato di predisporre raccomandazioni in materia di promozione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali delle donne. Inoltre, la CSW è responsabile del monitoraggio, della revisione e della valutazione dei progressi che vengono compiuti in questi campi, ripresi anche nella piattaforma d'azione di Pechino del 1995.
  La sessantunesima sessione della CSW è in programma a New York dal 13 al 24 marzo. Il tema prioritario di quest'anno è Building alliances to promote gender equality and the empowerment of women in the changing world of work (Costruire alleanze per promuovere l'uguaglianza di genere e il ruolo attivo delle donne nel cambiamento del settore professionale). Il tema emergente sarà l’empowerment delle donne indigene, ovvero delle popolazioni locali, mentre il tema della revisione sarà dedicato alle sfide e a quanto è stato finora raggiunto per la messa in opera dei Millennium Development Goals, che sono gli obiettivi strategici che hanno preceduto i Sustainable Development Goals dell'ultima Agenda 2030.
  I lavori di questa Commissione si dividono in una prima settimana, con eventi a livello ministeriale, e una seconda, in cui, invece, si concentrano i negoziati tecnici sui documenti conclusivi della Commissione. Alla fine dei lavori è prevista l'adozione di conclusioni concordate sul tema prioritario, che, al momento, sono in fase di negoziato. Infine, ci saranno probabilmente alcune risoluzioni tematiche.
  Le deleghe in materia di pari opportunità sono attribuite alla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, l'onorevole Boschi, che, quindi, ha la responsabilità politica delle attività in CSW. La Farnesina non è, quindi, implicata in prima battuta, ma noi comunque partecipiamo in maniera sinergica e attiva.
  A margine dei lavori della CSW61 abbiamo organizzato quelli che chiamiamo side event su un tema che, secondo noi, è di grande rilevanza e di attualità. Infatti, stiamo organizzando un evento, in collaborazione con Giordania, Nigeria e Filippine, sul tema del traffico di donne e bambine nel contesto del flussi migratori. È prevista anche la partecipazione di un'altra donna italiana, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sul traffico di persone, la dottoressa Maria Grazia Giammarinaro, e del direttore esecutivo di UN Women. Al side event parteciperà anche il sottosegretario per gli affari esteri Benedetto Della Vedova. Anche in questa occasione si coglie ogni possibile opportunità per sensibilizzare sul tema e per lavorare con i Paesi like-minded, ma anche con quelli da cui purtroppo provengono gran parte delle vittime di questo terribile sfruttamento.
  Con questo potrei concludere la mia spiegazione. Lei ha già fatto riferimento all'audizione del Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, che, in qualità di presidente del Comitato interministeriale sui diritti umani, vi ha già ampiamente illustrato lo stato delle cose relativamente alla messa in atto in Italia.
  L'unico punto che vorrei ricordare relativamente al Terzo Piano Nazionale per l’implementation dell'agenda Women, Peace and Security è che, grazie all'attività del Parlamento quest'anno l'Italia è entrata nel piccolo gruppo di Paesi che dispone di un finanziamento governativo per l'attuazione del piano. A tal proposito vi ringrazio ancora una volta da parte mia personale e delle istituzioni.
  Parte delle iniziative di cui vi ho parlato, in particolare quella per la creazione del network di mediatrici nel Mediterraneo, potranno essere in parte finanziate anche attraverso il fondo che questa Commissione e il Parlamento nel suo complesso hanno molto opportunamente messo a disposizione.
  Con questo concludo la mia presentazione e sono a disposizione per le vostre eventuali domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Plenipotenziaria per questa amplissima relazione, che ci ha dato davvero un panorama completo di quanto sta avvenendo, ma anche dell'omogeneità del lavoro che si sta facendo. Pag. 9 La ringrazio anche per la documentazione che ci ha consegnato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Non si tratta di interventi spezzettati, ma di interventi all'interno di un quadro complessivo di assoluta coerenza.
  Le sono molto grata, perché molto spesso sappiamo cosa succede, ma rimettere il tutto in forma ordinata, in un quadro coerente, non sempre è facile. Lei lo ha fatto e di questo la ringraziamo.
  Mi permetto di aggiungere una ragione d'orgoglio: l'Italia è uno degli undici Paesi al mondo che ha avviato il Terzo Piano relativo alla risoluzione n. 1325. Mi sento di dire che siamo tra i Paesi speciali.
  Do la parola alla collega Quartapelle, che è stata co-autrice dell'emendamento che ha portato al finanziamento di 2 milioni di euro in tre anni del Piano relativo alla risoluzione n. 1325, perché anche lei ci dia le sue riflessioni.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Io ringrazio tantissimo, oltre che la nostra presidente, Francesca Tardioli per la sua relazione, che ci aiuta, secondo me, anche a immaginare iniziative di lavoro successive che accompagnino quanto sta facendo il Governo.
  In particolare, grazie al lavoro della presidente, noi abbiamo approvato questo emendamento sulla risoluzione n. 1325. Il lavoro di cui Lei ci ha parlato è certamente un lavoro rilevante, molto finalizzato e molto legato a un valore aggiunto italiano. Infatti, avere un ruolo sul tema della mediazione, da un lato, e, dall'altro, sul tema delle forze armate, dell'addestramento e della sinergia tra il nostro importante impegno nelle missioni internazionali e avere un senso rispetto al significato delle donne in questo settore mi sembra veramente molto specifico.
  Quindi, vorrei capire il nostro posizionamento rispetto agli altri Paesi. Noi siamo molto orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Siamo riusciti a indicare questo tema come una priorità anche in sede di legge di bilancio ed è importantissimo che questo argomento sia tra gli impegni per quest'anno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
  Tuttavia, il tema del gender non viene riconosciuto come uno dei nostri punti forti. Mentre è un punto forte in sede multilaterale, non è un punto forte rispetto alla nostra iniziativa generale, diplomatica, della cooperazione. Non è quello che ci contraddistingue. L'Italia si contraddistingue per l'impegno diplomatico, per l'impegno nel peacekeeping e per altre cose.
  Quanto questo può diventare un elemento che va a qualificare la nostra presenza di politica estera? Secondo me, c'è un interesse da parte del Parlamento e c'è un lavoro che è stato avviato e che ci qualifica. Vorrei sapere come ci posizioniamo rispetto agli altri Paesi e come possiamo renderlo un tema forte di politica estera, non solo per gli addetti ai lavori, che stanno facendo un gran lavoro.

  FRANCESCA TARDIOLI, Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie per questa domanda, che mi permette di spiegare un po’ più in dettaglio come questo rafforzamento del pilastro Women, Peace and Security può avvenire.
  Dal nostro punto di vista, noi consideriamo il tema Women, Peace and Security un tema trasversale, quindi non è un tema che può essere di per sé affiancato in maniera separata alle altre priorità che Lei ha elencato.
  Prendiamo il caso peacekeeping, che è senz'altro uno dei punti di forza dell'azione italiana nel contesto internazionale. All'interno del peacekeeping quello che noi stiamo facendo con le iniziative di cui vi ho parlato è integrare (streamline) nella maniera più ampia possibile la tematica Women, Peace and Security in tutte le declinazioni delle attività legate al peacekeeping.
  Lo stesso messaggio e lo stesso approccio portiamo avanti, per esempio, attraverso le nostre priorità relative ai diritti umani. Noi abbiamo alcune priorità principali, a partire, per esempio, dalla moratoria contro la pena di morte. Altre sono i diritti delle donne, la lotta contro la mutilazione genitale femminile, la lotta contro i matrimoni forzati. Su queste mettiamo un valore aggiunto forte. In tutte le altre iniziative a cui noi partecipiamo, comunque, inseriamo in maniera coerente, Pag. 10trasversale, consistente e sostenuta nel tempo anche la tematica Women, Peace and Security.
  Questo riguarda la messa in atto dell'agenda sul piano internazionale, che è l'aspetto di cui mi occupo io, mentre il Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU) si occupa della messa in atto dell'agenda sul piano interno.
  Se volessimo fare un'analisi comparativa rispetto alle priorità e agli approcci di alcuni altri Paesi, potrei dire che ce ne sono alcuni che sono storicamente all'avanguardia su questi argomenti. Mi riferisco in particolare ai Paesi del Nord Europa, quali Svezia e altri. Tuttavia, non mi sentirei nemmeno di dire che, nell'ampio contesto delle Nazioni Unite, tra i 193 Paesi membri, siamo poi così indietro. Facciamo un'azione di continuo richiamo a questi temi in tutte le possibili sedi, di dialogo e di persuasione con le realtà che hanno, per ragioni storiche e culturali, approcci diversi, proprio per cercare di cambiare la situazione sul terreno. Altri Paesi hanno un approccio forse più avanzato dal punto di vista delle politiche, però poi bisogna vedere anche il tipo di risultato che riescono a portare a casa. Nel complesso, io penso che su questo tema le linee guida e l'approccio siano sufficientemente chiari e sufficientemente strategici.
  È un tema che non bisogna mai dare per scontato, perché richiede veramente un cambio di mentalità. Lo vediamo anche nelle nostre società, in cui, per quanto siano avanzate, su certi temi esistono ancora delle resistenze. Di conseguenza, non bisogna mai abbassare la guardia. Occorre continuare a tenere il tema tra quelli prioritari e cercare di lavorare nella maniera più sinergica possibile.
  Questo è quello che cerchiamo di fare, naturalmente con gli strumenti finanziari e umani disponibili. Infatti, anche questo è un elemento da considerare: per quanto riguarda l'impegno finanziario, noi non ci possiamo paragonare ad alcuni dei Paesi a cui ho fatto riferimento prima, che investono molte risorse in più su questioni di questo tipo, mentre noi in questa fase, soprattutto a seguito dell'austerità che è derivata dalla crisi economica, dobbiamo prioritarizzare gli interventi e utilizzare i fondi al momento disponibili. C'è anche questo aspetto da non dimenticare.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ringrazio la collega Tidei che, nel frattempo, si è unita all'audizione. Non so se la collega vuole prendere la parola, ma tramite gli strumenti di pubblicità ci sarà la possibilità di recuperare questa interessantissima audizione.
  Voglio solo aggiungere una parola a commento di quanto detto, anche per aiutare a rispondere alla domanda della collega Quartapelle relativa al nostro posizionamento rispetto agli altri Paesi.
  Io credo che noi scontiamo un'immagine che riguarda più il nostro passato che la nostra storia di oggi con riferimento alle tematiche di genere in generale. Siamo stati per decenni nella parte bassa del ranking quanto a uguaglianza di genere, presenza delle donne nelle istituzioni, gender mainstreaming. Continuiamo a esserlo, per la verità, per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile, però abbiamo fatto davvero passi avanti per quanto riguarda la presenza delle donne nelle istituzioni a livello nazionale e a livello locale e passi avanti grandissimi su queste tematiche, tant'è che, come dicevo prima, noi siamo uno degli undici Paesi al mondo che hanno implementato la risoluzione n. 1325 in quindici anni con tre Piani consecutivi, l'ultimo dei quali adottato a dicembre dello scorso anno.
  Ho una richiesta, Ministra. Quest'azione concreta che stiamo facendo, implementando il concetto del gender mainstreaming, con questo lavoro trasversale nelle nostre politiche, deve essere accompagnata, secondo noi, da un'azione di pubblicizzazione di quanto stiamo facendo. Questo è un lavoro che Le chiediamo di fare con tutti i nostri diplomatici nel mondo, in particolare in questo momento nel Mediterraneo, visto che stiamo iniziando il lavoro di formazione della rete di mediatrici mediterranee. Se tutto il nostro mondo diplomatico non perdesse mai occasione di dire quanto stiamo facendo su questi temi, la nostra immagine ci guadagnerebbe di molto. Un'immagine aiuta moltissimo anche nell'efficacia delle politiche, perché si viene a conoscenza di tutto questo lavoro che si sta facendo, che è un lavoro importante. Pag. 11 Ad esempio, abbiamo l'Inviata speciale delle Nazioni Unite in tema di tratta, la dottoressa Giammarinaro, che da una vita lavora su questo, ma pochissime persone sono informate di questo ruolo importante che svolge una nostra concittadina.
  Insieme al lavoro che dobbiamo continuare a fare, dobbiamo fare anche quest'opera di pubblicizzazione. Come si sa – e lo si sa bene – che il modello italiano delle missioni internazionali è speciale, perché noi siamo capaci di mettere insieme l'aspetto militare con l'aspetto civile, lo stesso tipo di diffusione dell'informazione, della conoscenza e della consapevolezza deve esserci in merito a questo lavoro che noi stiamo svolgendo per il ruolo delle donne come costruttrici di pace, con l'implementazione della risoluzione n. 1325 e di tutte le altre otto risoluzioni sul tema.
  Dobbiamo farlo e, quindi, chiediamo a Lei di portare avanti, a sua volta, un lavoro di sollecitazione dei nostri ambasciatori e delle nostre ambasciatrici – che non sono tantissime, ma cominciano a crescere (infatti, le nuove generazioni vedono una presenza femminile) –, perché si sappia che l'Italia è impegnata su questi temi.
  Siamo consapevoli che i fondi che noi destiniamo alla nostra politica estera, se comparati a quelli dei Paesi nordici europei, sono pochi, però abbiamo alcune specializzazioni e dobbiamo farle conoscere.
  Mi pare che Lei voglia aggiungere qualcosa.

  FRANCESCA TARDIOLI, Direttrice centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani presso la Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Innanzitutto, sono assolutamente d'accordo sull'importanza del divulgare in maniera costante e continuativa questi temi, sicuramente attraverso la rete diplomatica, ma anche attraverso altri metodi.
  La nostra rete viene sensibilizzata e viene anche provvista di linee guida, cosa che abbiamo fatto, per esempio, nel contesto del mandato del Consiglio di Sicurezza. Naturalmente c'è talmente un eccesso di informazione su tantissimi altri temi che, a volte, può diventare difficile, quindi forse può essere fatto un lavoro di affinamento.
  Per ciò che concerne il contesto CdS, vi ho portato un piccolo esempio dello sforzo di outreach pubblico, che è il piccolo manifesto che vi ho distribuito. A New York la nostra Rappresentanza fa cose straordinarie a livello di comunicazione. Nei casi specifici ciò viene fatto anche nei Paesi in questione.
  Chiaramente sono iniziative lasciate alla discrezione dei capomissione e anche al coordinamento del nostro ufficio stampa, dunque non sono in grado, in questo momento, di dare dettagli, ma raccolgo e condivido assolutamente quanto Lei dice sull'importanza di far conoscere molto di più quanto già facciamo, nell'ottica anche di continuare a mantenere alta l'attenzione su questi temi.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Plenipotenziaria Tardioli, ringrazio le colleghe per aver partecipato e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.55.

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