XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Lunedì 30 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marazziti Mario , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE.

Audizione di Sardar Mohammad Rahimi, preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul, sui diritti della minoranza hazara.
Marazziti Mario , Presidente ... 3 
Rahimi Sardar Mohammad , Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul ... 3 
Marazziti Mario , Presidente ... 4 
Rahimi Sardar Mohammad , Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul ... 4 
Marazziti Mario , Presidente ... 5 
Scagliusi Emanuele (M5S)  ... 5 
Marazziti Mario , Presidente ... 6 
Rahimi Sardar Mohammad , Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul ... 6 
Marazziti Mario , Presidente ... 6 
Rahimi Sardar Mohammad , Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul ... 7 
Marazziti Mario , Presidente ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO MARAZZITI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non ci sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione tramite impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di Sardar Mohammad Rahimi, preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul, sui diritti della minoranza hazara.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, di Sardar Mohammad Rahimi, preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul, sui diritti della minoranza hazara.
  Ringrazio per la sua presenza il professor Rahimi, che ricopre anche l'incarico di consulente presso le autorità che guidano il suo Paese e che è accompagnato dal dottor Korbanali. Nel ricordare ai presenti che l'etnica minoritaria hazara è stata nel passato oggetto di violente persecuzioni da parte del regime talebano e, più recentemente, anche da parte delle milizie del cosiddetto Daesh, do la parola al professor Rahimi affinché svolga il suo intervento. Grazie per essere qui.

  SARDAR MOHAMMAD RAHIMI, Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul. Innanzitutto ringrazio il signor presidente, i suoi colleghi e il Parlamento per avermi dato questa possibilità di parlare dell'etnia degli hazara e della sua situazione.
  Sono molto felice di trovarmi nella capitale d'Italia, Roma. L'Italia è un Paese che ha da lungo tempo un rapporto molto vicino con l'Afghanistan, un rapporto molto amichevole. La popolazione afghana – in particolare gli hazara – è molto grata dell'appoggio e del sostegno ricevuto in questi lunghi anni di rapporto amichevole.
  L'Italia è stato uno dei primissimi Paesi che hanno riconosciuto l'indipendenza dell'Afghanistan, nel 1921. Da allora il rapporto di amicizia e di collaborazione bilaterale si è sempre sviluppato. Per questo motivo io credo che noi possiamo chiedervi ad alta voce di rivolgere l'attenzione verso ciò che riguarda i diritti umani in questo Paese, proprio perché abbiamo un lungo rapporto.
  Nonostante i problemi economici che hanno colpito molti Paesi, tra cui anche l'Italia, quest'ultima non ha interrotto il suo aiuto nel soccorrere la popolazione afghana. Per questo motivo vi ringrazio e, a nome del Governo, della popolazione afghana e soprattutto degli hazara, esprimo una sincera gratitudine al popolo italiano.
  Quando si parla della situazione dei diritti umani degli hazara occorre osservare che essa non è distaccata dalla situazione politica, economica e sociale dell'Afghanistan.
  L'etnia hazara fa parte della popolazione multietnica dell'Afghanistan, ma si è distinta, ogni volta in cui gliene è stata data la possibilità, nel rispettare i diritti Pag. 4umani, nel credere nello sviluppo economico-sociale e nel garantire la stabilità e la sicurezza della sua terra.
  Vorrei aggiungere che la popolazione degli hazara era una tra le prime popolazioni autoctone del Paese. Lo dimostravano le statue di Buddha che poi furono distrutte. Prima della storia, prima del calendario gregoriano, gli hazara vivevano già in queste zone, che oggi vengono chiamate Afghanistan.
  L'evoluzione storica, territoriale e geografica attraverso vari governi e vari regnanti ha fatto sì che gli hazara venissero sempre più costretti e sempre più circondati in alcune aree e in alcune zone. Questo ha fatto sì che gli hazara siano ora distaccati e lontani dallo sviluppo e dai contatti con altre popolazioni e con altri Paesi vicini.
  A mano a mano il governo centrale, con l'appoggio della Compagnia britannica delle Indie Orientali, ha fatto sì che gli hazara venissero sistematicamente perseguitati e messi sotto minaccia in un dato punto del Paese.
  Se leggiamo la storia e le opinioni degli storici, esse ci dicono che gli hazara sono sempre stati un'etnia lavoratrice e molto attaccata al territorio. Sono un'etnia che ha sempre fatto tutto il possibile perché la stabilità fosse garantita nella sua terra. Aggiungo anche che sono una popolazione molto brava nell'adattarsi a vivere in una zona molto difficile del Paese.
  Nonostante tutto, gli hazara hanno sempre cercato di vivere in armonia e in fraternità con le altre popolazioni dell'Afghanistan. Quando, però, ci sono stati interventi stranieri, oppure quando ci sono stati rivoluzioni e cambiamenti politici nei Paesi vicini, hanno subìto immediatamente un effetto negativo.

  PRESIDENTE. Quanti sono e come sono caratterizzati religiosamente gli hazara ?

  SARDAR MOHAMMAD RAHIMI, Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul. Non esiste una statistica esatta, precisa e affidabile, ma, secondo quelle cui attualmente il governo fa riferimento, siamo tra il 15 e il 22 per cento della popolazione. Bisogna precisare che una parte degli hazara, una piccolissima parte, non è sciita, ma sunnita.
  Poiché molto spesso quello che conta è la questione etnica, che si riconosce dalla fisionomia della persona, non si va molto a vedere se la religione sia sciita o sunnita, soprattutto quando si tratta di essere perseguitati o di essere accolti o meno. In quel caso conta molto di più la questione etnica.
  Come dicevo prima, quando ci sono cambiamenti nei Paesi vicini, gli hazara all'interno dell'Afghanistan subiscono per primi gli effetti negativi, anche se in passato hanno vissuto quasi in armonia con le altre popolazioni.
  Quanto alle persecuzioni cui gli hazara spesso sono soggetti, esse hanno a che vedere un po’ con ciò che succede all'esterno dell'Afghanistan, e quindi hanno una radice politica. Una parte, però, proviene dall'interno del Paese per una questione culturale.
  Durante il periodo talebano, se voi lo analizzate, i talebani avevano convinto tutte le etnie afghane di religione sunnita, con l'appoggio esterno del Pakistan e di molti Paesi arabi, a esercitare pressione sugli hazara.
  Anche durante il regno di Abdur Rahman Khan, dal 1880 in poi, quando essi hanno voluto perseguitare gli hazara, hanno usato la religione. Hanno preso ordini dalle autorità religiose per poter facilmente colpire gli hazara. La religione fu usata, quindi, come strumento contro gli hazara.
  Nel periodo attuale, invece, gli hazara si sono dimostrati molto attivi nella società civile. Hanno dato ottima dimostrazione nel campo dell'informazione, dei media, dell'istruzione, dei diritti umani. Questo aspetto è stato sotto gli occhi di tutti, soprattutto nella città di Kabul, quando è stata concessa loro questa possibilità.
  Anche in questo periodo noi abbiamo avuto delle forzature e dei problemi dal punto di vista «gestionale» con le altre etnie, ma questo non è molto importante. Pag. 5Noi veniamo colpiti soprattutto dalla pressione dall'estero: è questa che ci colpisce di più.
  I talebani venivano appoggiati dal Pakistan e dai Paesi arabi. Daesh oggi è appoggiato da altri Paesi. Gli ordini che vengono da fuori sono quelli che ci colpiscono maggiormente. Con le altre etnie afghane all'interno possiamo trovare una via di uscita, ma, quando ci sono politiche che vengono controllate da fuori, è molto difficile uscirne.
  Anche nell'ultimo periodo, in cui Daesh è nato in Afghanistan, esso ha usato lo stesso sistema che ha usato in Iraq e in Siria, ossia ha adottato strumenti violenti contro le minoranze etniche o religiose. Spesso si prendono di mira gli hazara che viaggiano passando per le zone abitate dalle altre etnie. Molto spesso si tratta di gente completamente innocente, di semplici passanti.
  Per evitare che ciò che è successo a Kobane in Siria e contro gli yazidi in Iraq succeda anche all'etnia hazara in Afghanistan, bisogna già adesso intervenire e far sì che questa situazione venga evitata.
  Considerato che le forze della NATO stanno lasciando l'Afghanistan, per gli hazara la minaccia aumenta, perché, in questi ultimi anni in cui la NATO e le forze di sicurezza internazionali erano presenti in Afghanistan, si era creato un ambiente molto favorevole alla crescita e allo sviluppo degli hazara sia dal punto di vista economico, che culturale e dell'istruzione. Infatti, gli hazara sono molto preoccupati che, lasciando l'Afghanistan le forze internazionali, riprenda la situazione che vivevano nel periodo precedente.
  Come ripeto, se Daesh prende piede in Afghanistan, le sue prime vittime saranno gli hazara, perché sono diversi etnicamente o perché appartengono a una religione diversa dagli altri. Per questa ragione io ho voluto incontrare voi, l'Italia, e dire all'Italia e, tramite l'Italia, all'Unione europea, di non avere fretta di fare uscire i vostri soldati dall'Afghanistan. Dateci il tempo di capire come essere preparati a ogni eventuale violenza o attacco che subiremo.
  La presenza della NATO e delle forze internazionali, anche se in piccola quantità e solo simbolica, psicologicamente agli hazara dà molta forza e molto coraggio per poter continuare a lavorare per la stabilità e per lo sviluppo del nostro Paese e delle nostre zone; per dare appoggio e sostegno forte e concreto e realizzare una stabilità duratura del nostro Paese, garantire la democrazia e sostenere il diritti umani nel nostro Paese.
  Vorrei concludere il mio intervento dicendo che, se voi andate a vedere anche sui social media, sulla stampa, vedrete che gli hazara sono i primi a essere preoccupati e a esprimere la loro preoccupazione per quanto riguarda il ritiro dall'Afghanistan delle forze internazionali. Noi sentiamo la minaccia veramente vicina e concreta e, per questo motivo, bussiamo a tutte le porte che possano aprirsi in nostro soccorso.
  L'esempio concreto che posso portare, di qualche giorno fa, è l'uccisione di quella ragazza, Farkhunda, che è stata barbaramente picchiata e il cui corpo è stato dato alle fiamme. Questo episodio dimostra che in Afghanistan si è molto lontani dall'accettare ed applicare il concetto di diritti umani. Ci vuole ancora molta attenzione. C’è ancora molto lavoro da fare.
  Vi prego di non distogliere lo sguardo, da questo punto di vista. Bisogna cambiare proprio completamente l'approccio con questo Paese affinché i diritti umani vengano rispettati come tali.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Rahimi.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Ringrazio il professor Sardar Mohammad Rahimi per il quadro esauriente e realistico delle condizioni in cui vive oggi la minoranza hazara nella realtà afghana, il cui deterioramento è imputabile anche agli errori commessi in questi anni dall'Occidente. Mi associo alle considerazioni ed alle proposte formulate dal presidente Marazziti, Pag. 6poiché ritengo che oggi sia compito dei Paesi occidentali puntare su concrete iniziative di cooperazione civile, a partire dai bisogni di queste minoranze fortemente perseguitate.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  SARDAR MOHAMMAD RAHIMI, Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul. Confermo ciò che diceva l'onorevole: il meccanismo di tutela e protezione dei diritti umani non è solo quello che Lei ha citato, ci possono essere vari meccanismi. L'importante è che, visto che la situazione in Medio Oriente sta scoppiando e che tutta l'attenzione è là rivolta, non venga dimenticato l'Afghanistan, perché ha ancora bisogno del vostro sostegno.

  PRESIDENTE. Io volevo utilizzare questa occasione per raccogliere ancora più notizie rispetto alla situazione degli hazara, perché penso sia importante che il popolo italiano, oltre che il Parlamento italiano, sia più consapevole del ruolo estremamente importante che la vostra popolazione in Afghanistan può svolgere come popolazione-ponte per la convivenza delle diverse etnie e per favorire un rispetto maggiore delle differenze religiose ed etniche, nonché la democrazia.
  Voglio ricordare a me stesso e a tutti i colleghi, al Comitato permanente sui diritti umani e a tutti coloro che nel Parlamento sono interessati a una soluzione politica e non militare di questo grande disordine violento che sta attraversando il mondo, e soprattutto lo scenario oltre il Medio Oriente, fino all'Asia centrale, nonché il Mediterraneo e il Nord Africa, che gli hazara effettivamente sono una popolazione che a livello internazionale è definita a rischio genocidio e che, secondo gli osservatori internazionali, i Paesi che vedono più rischi per le minoranze sono la Somalia, l'Iraq, la Siria, il Sudan e l'Afghanistan.
  In Afghanistan storicamente rispetto ad altre popolazioni, quali pashtun, turkmeni, uzbeki, tagiki e beluci, gli hazara hanno sofferto diverse ondate di persecuzione, a causa della loro origine persiana e il loro collocarsi negli altipiani centrali.
  La loro capacità di essere una popolazione-ponte è mostrata dal fatto che, per esempio, Lei stesso, professor Rahimi, è stato indicato come ministro delle telecomunicazioni, ossia come colui che dovrebbe parlare al popolo afghano in prima persona e preoccuparsi della comunicazione proprio per la riconciliazione.
  Nel contempo, Lei ha citato l'episodio terribile della distruzione dei Buddha che erano nelle zone in cui la vostra popolazione vive. Proprio gli hazara, costretti e forzati, furono utilizzati come manovalanza, come persone che materialmente dovevano mettere le bombe per distruggere quel simbolo di pace, di cultura mondiale, di bellezza e di religione.
  Il problema che Lei ci porta con la sua presenza qui in Italia è un problema non piccolo. Noi dobbiamo sentire l'impegno morale a non lasciare solo il vostro popolo. Mentre noi vogliamo ridurre lo sforzo militare, accompagnare l'Afghanistan nella sua crescita autoctona e rispettare il processo di autodeterminazione del popolo afghano, dobbiamo sapere che oggi c’è bisogno di aiuto perché le minoranze, e la vostra minoranza, non siano spazzate via quando la luce dei riflettori del mondo uscirà dal vostro Paese perché ci sono altre aree del mondo più in difficoltà.
  Io Le propongo quindi di segnalare a questo Comitato notizie sia di progressi, sia di episodi terribili che forse potrebbero accadere nei prossimi mesi. Noi dobbiamo avere, attraverso di Lei e voi, un faro di luce su una zona del mondo da cui forse non avremo notizie. In questo modo noi possiamo prenderci la responsabilità di coinvolgere altri e speriamo di non lasciarvi soli.
  Chiedo se avete delle proposte concrete perché i vostri tre milioni di abitanti di etnia hazara possano non solo non essere spinti fuori dal vostro Paese, ma aiutare il consolidamento dell'Afghanistan per renderlo più vivibile per tutti, che era ed è, in ogni caso, l'obiettivo della missione internazionale.Pag. 7
  Se vuole concludere il Suo intervento, La ringrazierei per le prossime parole.

  SARDAR MOHAMMAD RAHIMI, Preside della facoltà di scienze politiche dell'Università di Kabul. Ringrazio il signor presidente e i colleghi presenti in sala. Ringrazio soprattutto per le parole che ha speso. Ho visto che Lei è una persona concreta, e molte cose che io volevo dire Lei le ha già dette. Mi sono accorto che è una persona convinta, che sa in che situazione viviamo.
  Come prima ho accennato, molti dei problemi di cui noi soffriamo nascono fuori dal confine afghano, tramite gruppi estremisti e terroristi che hanno radici e base all'estero, fuori dall'Afghanistan.
  Un appoggio politico del vostro Paese è molto importante, come dicevo prima, anche a livello psicologico. Anche se, come diceva il deputato Scagliusi, è normale che le forze militari si ritirino perché il popolo vuole questo – non lo mettiamo in dubbio e lo rispettiamo –, un appoggio politico concreto è molto importante.
  Io chiedo che i lavori svolti fino adesso continuino. L'Italia ha avuto un ruolo importante nella riforma della giustizia in Afghanistan, ha fornito un contributo decisivo. Noi vorremmo che questi contributi, questi lavori e questi rapporti continuassero e che non venissero meno.
  Per quanto riguarda le proposte che Lei voleva che io Le facessi, intanto devo dire che gli hazara sono circa sette milioni, tra sciiti e sunniti, non tre milioni. La cosa che si potrebbe fare è riprendere l'impegno che l'Italia ha assunto soprattutto nei progetti che aveva nel centro del Paese, su cui aveva già preso un impegno tempo fa.
  Un'altra iniziativa molto importante, secondo me, e anche molto costruttiva è fare uno studio sulla popolazione afghana tramite un centro studi che già esiste a Kabul. Su questo noi, come università, sicuramente possiamo essere molto utili. Dobbiamo capire esattamente chi siamo, chi sono gli afghani e come sono fatti. Parlo di un censimento da svolgere in collaborazione con il centro studi di Kabul.
  Dobbiamo poi aiutare lo sviluppo nelle zone rurali del Paese, dove gli hazara vivono in una situazione molto difficile.
  Io penso che si debba aiutare a garantire stabilità e pace tra le popolazioni e gli abitanti, e che lo si possa fare in tre modi.
  Dal punto di vista geografico, nell'area regionale da cui politicamente nascono le idee e le violenze contro gli hazara, si potrebbe capire che politiche hanno i Paesi vicini, usando i buoni rapporti che l'Italia ha con essi. Questo può essere uno strumento. Mi riferisco all'Asia centrale, al Pakistan e soprattutto all'Iran.
  Occorre poi, a livello nazionale, cambiare il meccanismo con cui finora si proteggevano i nostri diritti umani e sostenere e appoggiare gli organi di giustizia del Paese, che spesso non hanno forza. I nostri organi giudiziari non hanno molta forza per poter perseguire chi commette violenze o altri reati.
  A livello etnico, come dicevo prima, occorre aiutare lo sviluppo delle regioni in cui gli hazara vivono e i centri studi che realizzano un censimento della situazione etnica del Paese.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto, anche a nome di tutto il Comitato, per le cose che ci ha portato e per le proposte concrete, su cui penseremo e lavoreremo.
  Ringrazio tutti gli intervenuti. Ringrazio anche il dottor Korbanali, che in Italia è stato un ambasciatore dell'Afghanistan in anni difficili e che oggi svolge il ruolo di mediatore culturale, che può aiutare e aiuta il nostro Paese a trovare anche un modo umano per accogliere quanti hanno dovuto lasciare, per guerra e per minacce alla propria vita, il proprio Paese.
  Ringrazio anche per il lavoro di traduzione e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.50.