XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 11 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marazziti Mario , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione della figlia del sindaco di Caracas, Vanessa Ledezma.
Marazziti Mario , Presidente ... 3 
Ledezma Vanessa , figlia del sindaco di Caracas ... 3 
Marazziti Mario , Presidente ... 5 
Amendola Vincenzo (PD)  ... 6 
Bueno Renata (Misto-MAIE-ApI)  ... 7 
Porta Fabio (PD)  ... 8 
Sibilia Carlo (M5S)  ... 8 
Marazziti Mario , Presidente ... 10 
Ledezma Vanessa , figlia del sindaco di Caracas ... 11 
Marazziti Mario , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO MARAZZITI

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito)

Audizione della figlia del sindaco di Caracas, Vanessa Ledezma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione della figlia del sindaco di Caracas, Vanessa Ledezma.
  L'odierna seduta è la prima dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e la conservazione dei diritti necessari in ogni democrazia, deliberata lo scorso 4 marzo.
  Saluto e ringrazio per la sua partecipazione ai lavori di questo Comitato Vanessa Ledezma, che è accompagnata dal marito Salvador Mendoza, dalla signora Rosaria Bruno e dal signor Massimo Vitale.
  Ricordo che Antonio Ledezma è l’alcalde mayor, il sindaco della città metropolitana di Caracas. Originario di Grottaminarda in Irpinia, già deputato e senatore, nonché leader del partito Alianza Bravo Pueblo, è stato arrestato lo scorso 19 febbraio nel suo ufficio a Caracas e trasferito nel carcere di Ramo Verde, dove ancora è in attesa di giudizio.
  Secondo Nicolas Maduro, Presidente del Venezuela, Antonio Ledezma avrebbe infatti partecipato alla cosiddetta «Operaciòn Jericò» intentata dalle opposizioni per rovesciare il Governo venezuelano.
  Prima di dare la parola a Vanessa Ledezma, vorrei salutare e ringraziare tutti i deputati presenti e in particolare il presidente della Commissione esteri Fabrizio Cicchitto, che ha voluto essere qui.
  Do, quindi, la parola a Vanessa Ledezma, affinché svolga il suo intervento.

  VANESSA LEDEZMA, figlia del sindaco di Caracas. Grazie mille, presidente. Innanzitutto voglio ringraziare tutti per avermi concesso questa audizione e spiegare quello che sta accadendo in Venezuela.
  Mi sono ripromessa di scrivere tutto quello che voglio dire perché il mio italiano non è molto buono e per farmi capire da tutti vorrei leggere.
  Sono Vanessa Ledezma, sono nata a Caracas, cittadina venezuelana e attualmente anche italiana, in quanto vivo da anni nella città di Piacenza. Ho sposato un italo-venezuelano e abbiamo scelto l'Europa e in particolare l'Italia per far crescere i nostri bambini in uno Stato libero e democratico.
  Ringrazio innanzitutto la Commissione affari esteri, nella persona del presidente, e tutti i parlamentari qui presenti per avermi offerto la possibilità di rappresentare la mia causa, che è quella di mio padre e della mia patria.
  Sono la figlia maggiore di Antonio Ledezma, alcalde mayor del distretto metropolitano Pag. 4di Caracas, eletto nel 2008 e riconfermato nel 2013, già deputato, governatore del distretto federale, senatore e vicepresidente del Senato. Vi consegno un breve profilo per una più facile e veloce presentazione dell'uomo e del politico.
  Ancor prima di parlare di mio padre, è opportuno esporre in breve la situazione del mio Paese, che attraversa la più grave crisi della sua storia dal punto di vista economico, sociale e politico: l'inflazione oltre il 60 per cento, la mancanza di beni di prima necessità, il calo del prezzo del petrolio, che ha solo accentuato un processo di regresso economico, candidano il Venezuela a un vero collasso economico-finanziario.
  Il disagio sociale si esprime con il dissenso contro il governo; persistono scontri violenti che provocano vittime e si concludono con arresti di massa.
  In un rapporto pubblicato da Human Rights Watch, che si occupa della difesa dei diritti umani, sulla repressione della manifestazione degli oppositori da parte del Governo in Venezuela, si denunciano violenze e torture.
  «Questa è la crisi più grave del Paese degli ultimi anni», ha sottolineato un responsabile dell'organizzazione, José Miguel Vivanco. Le forze di sicurezza venezuelane hanno ripetutamente usato la forza contro persone disarmate e non violente. Inoltre, la natura e la tempistica di molti degli abusi suggerisce che il loro scopo non è quello di far rispettare la legge o disperdere le proteste, ma piuttosto di punire le persone per le loro opinioni politiche.
  La democrazia e lo stato di diritto sono di fatto inesistenti. La stessa Amnesty International scrive, tra l'altro, in un suo rapporto che il Venezuela sembra sull'orlo di un abisso. Dall'inizio del 2014 il Paese è scosso dalla violenza innescata da manifestazioni pro e contro-governative in cui sono morte oltre 37 persone, compresi sei membri delle forze di sicurezza; i feriti sono più di 500 e oltre 2.000 persone sono state arrestate.
  Sono stati registrati episodi di uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza. Alcuni detenuti hanno raccontato di essere stati torturati.
  Nel rapporto alla 52ma sessione della Commissione ONU contro la tortura, Amnesty si spinge addirittura a intitolare un capitolo sull'impunità, evidenziando che l'impunità per i diritti umani rimane una preoccupazione in Venezuela.
  Il sistema giudiziario non sembra essere adeguatamente sostenuto ed è sottoposto a interferenze da parte del potere esecutivo, in particolare nei casi di coloro che sono apertamente critici nei confronti delle autorità.
  Dal 2013 la Corte interamericana dei diritti umani, il tribunale di ultima istanza e quindi l'ultima speranza di giustizia, non avrebbe più giurisdizione sul Venezuela.
  Ciò premesso, parlerò della questione che mi riguarda più da vicino. Come è ormai tristemente noto, il 19 febbraio scorso un folto drappello di uomini armati del Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (SEBIN) ha fatto irruzione nell'ufficio di mio padre, l’alcalde mayor del distretto metropolitano, l'ha prelevato con la forza e arrestato.
  Solo dopo qualche giorno si è appreso che la Procura generale del Venezuela aveva chiesto al Tribunale penale la misura cautelare per aver redatto, in data 11 febbraio 2015, un manifesto, l’Acuerdo Nacional para la Transición (che ho messo come prima pagina nel rapporto che ho preparato), insieme a Leopoldo Lòpez, già detenuto da un anno, e Maria Corina Machado, con l'accusa di attentare alla pace, alla sicurezza e alla Costituzione.
  Qualche giorno dopo è stato accusato per un suo presunto coinvolgimento, in accordo con gli Stati Uniti, per un supposto colpo di Stato contro il Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela. È l'ennesimo colpo di Stato che Maduro denuncia contro il suo Governo.
  Un giorno dopo l'arresto è stato tradotto nelle carceri militari di massima sicurezza di Ramo Verde, a Caracas, dove attualmente si trova. Le immagini dell'arresto riportate in video e pubblicate in Pag. 5rete subito dopo l'evento sono eloquenti, dimostrano chiaramente che si è agito con metodi non democratici e hanno destato, nell'intera opinione pubblica internazionale, sgomento e sdegno.
  Ne è conseguita la solidarietà non solo degli Stati Uniti (Barack Obama, Bill Clinton, Marco Rubio, Ileana Ros-Lehtinen, Luigi Boria, Thomas Regalado), ma anche della Spagna (Josè Maria Aznar), della Colombia (Alvaro Uribe, Andres Pastrana), del Cile (Sebastián Piñera, Isabel Allende), dell'Ecuador (Lucio Guitierrez), del Messico (Felipe Calderon), del Perù (Alejandro Toledo), della Bolivia (Tuto Quiroga), di Human Rights Watch, di Amnesty International e di moltissime personalità e istituzioni internazionali.
  Ho notizia che l'arresto non sarebbe stato preceduto dalla notifica della misura di custodia cautelare che stava per essere eseguita e che mio padre sarebbe stato addirittura picchiato durante le fasi concitate dell'arresto.
  Le modalità dell'arresto destano a dir poco scandalo e seria preoccupazione, perché la persona presa con la forza e trattata come se fosse il peggiore dei terroristi è il sindaco di Caracas, l’alcalde mayor del distretto metropolitano, democraticamente eletto e per ben due volte riconfermato nella carica.
  Mio padre è leader dell'opposizione e, pertanto, da sempre osteggiato nella governance amministrativa e costantemente attenzionato dall'attuale Governo, che a seguito della perdita di consenso popolare cerca sempre più di mantenere il potere con la forza.
  Le notizie che mi giungono, pur rassicuranti sul buono stato di salute di mio padre, non mi tranquillizzano affatto, per i motivi innanzi esposti, circa il rispetto dei diritti umani e circa la situazione economica, finanziaria e soprattutto politica.
  Infatti, altri esponenti dell'opposizione come, Leopoldo Lòpez, già sono da tempo in carcere, ancora in attesa di un giudizio.
  Mi rivolgo al Parlamento italiano come sua cittadina e anche perché il Venezuela è storicamente legato all'Italia, in quanto ospita una delle più grandi collettività italiane. In centocinquanta anni di emigrazione sono quattro milioni gli italiani in Venezuela – scusatemi, non è facile questa situazione – e rappresentano il 13 per cento della popolazione. Essi hanno contribuito alla storia e alla prosperità economica del Venezuela e con le loro rimesse hanno determinato una ricaduta economica positiva anche per l'Italia.
  Tanto premesso, chiedo di intervenire per la liberazione di mio padre Antonio Ledezma e di tutti i prigionieri politici.
  Chiedo che si intraprenda, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, ogni iniziativa utile affinché siano loro garantiti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
  Chiedo che si prenda posizione attuando misure in difesa dei diritti alla libertà, di pensiero, di espressione, di stampa e di comunicazione.
  Chiedo che gli organi di stampa nazionali e la televisione nazionale seguano le vicende che riguardano il Venezuela per mantenere l'attenzione mediatica.
  Chiedo che si intraprenda un dialogo tra Governo e le varie rappresentanze politiche dell'opposizione, al fine di garantire la stabilità e la pace all'intero popolo venezuelano.
  Ringraziando fin da ora, vi consegno una rassegna stampa e i link utili per un approfondimento su quanto esposto, oltre a recapiti personali e siti dedicati che sono tutti indicati nel rapporto.
  Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie davvero, signora Ledezma, per averci fornito un rapporto dettagliato ancorché toccante di una situazione preoccupante, su cui noi ci sentiamo chiamati ad ascoltare e a prendere tutte le decisioni e le iniziative che derivano dal nostro essere rappresentanti del Comitato dei diritti umani della Camera dei deputati e di un Paese che tiene i diritti umani e la democrazia in alto concetto e pratica.
  Do la parola ai colleghi che desiderano porre quesiti e formulare osservazioni.

Pag. 6

  VINCENZO AMENDOLA. Ringrazio Vanessa Ledezma per la sua presenza, con gli altri graditi ospiti. Farò due osservazioni, poi interverrà il collega Fabio Porta, sempre del Partito Democratico, che ha svolto recentemente anche una visita in Venezuela. Sappiamo che in queste ore c’è anche una delegazione del Senato in Venezuela.
  Il Venezuela è parte della nostra storia e noi siamo attenti a tale Paese, non solo per uno spirito di amicizia, ma per qualcosa di più che ci lega al Venezuela.
  Non posso nascondere, caro presidente, le mie considerazioni sui protagonisti della storia recente del Venezuela. Non nascondo le critiche per errori strategici che abbiamo fatto in passato, anche in sede di organizzazioni internazionali, rispetto alle opposizioni, ma la linea politica ideologica prima di Chávez e adesso di Maduro certamente non ci appartengono. Non ci appartengono come storia – ricordo che nel passato di Chávez c'era anche un tentativo di golpe – e non ci appartengono per come il Venezuela è condotto ultimamente.
  La cosa che più ci preoccupa è la questione dei diritti politici e diritti umani. I report che abbiamo sul Venezuela sono allarmanti. Non voglio usare parole fuori luogo, ma mi basta ripetere le parole usate dall'Unione delle nazioni sudamericane, dall'Organizzazione degli Stati americani, dalla Commissione e dal Parlamento dell'Unione europea e dalle Nazioni Unite, con il Segretario Generale Ban Ki-moon, che hanno espresso sul governo Maduro delle considerazioni di preoccupazione altissima.
  Abbiamo la vicenda del sindaco di Caracas, ma ricordo che sono altri cinque gli esponenti che sono attualmente in galera e sono parlamentari portati in galera con l'accusa di golpe. Nel caso del sindaco Ledezma, addirittura José Rocha, che aveva denunciato il golpe, l'unico testimone di questo supposto golpe, è stato arrestato e torturato per cospirazione dai servizi, che l'avrebbero citato come complice nel tentativo di golpe.
  È una storia tutta gestita dai servizi segreti e dalla giurisdizione di quel Paese, ma noi stiamo parlando di esponenti politici, di parlamentari che – lo dico ai colleghi parlamentari – per un'opposizione dura e intransigente che è legittima in ogni Paese verso chi governa, si trovano da un giorno all'altro accusati di golpe da una persona che ha un curriculum piuttosto «strano» e vengono deportati in carcere senza nemmeno potersi difendere.
  Dinanzi a quello che sta succedendo con il governo Maduro, parlare di preoccupazione, come fanno l'ONU, il Parlamento europeo e la Commissione, mi sembra quasi un eufemismo.
  Ci sono elementi nuovi ancora più pericolosi, perché ovviamente l'arresto di questi esponenti politici sta mobilitando la piazza. Il governo, per fermare la mobilitazione di piazza, ha addirittura concesso a polizia ed esercito il diritto a usare le armi pesanti per fermare le manifestazioni.
  Pensate se in Italia, con gli operai che dimostrano davanti a Montecitorio, alla polizia si desse il diritto di sparare. È quello che Maduro ha fatto dopo questi arresti.
  Senza entrare nelle considerazioni politiche – io lo faccio per una questione ideologica personale, di lontananza dall'ideologia di Chávez prima e di Maduro – di ogni movimento che esiste in Venezuela, credo che il riconoscimento dei diritti politici per parlamentari, per sindaci, per semplici cittadini debba essere un requisito la cui mancanza non solo ci fa definire preoccupante la situazione in Venezuela, ma anche fuori dalle norme internazionali.
  Quindi, per un Comitato sui diritti umani – mi fa piacere che sia presente il presidente della Commissione Cicchitto –, per la tradizione di amicizia e vicinanza che abbiamo con il Venezuela, quello che è successo con l'arresto del sindaco e degli altri parlamentari è qualcosa che non ci può far tacere e su cui è giusto continuare a richiamare l'attenzione. Oggi lo facciamo con un'audizione – ringraziamo la nostra ospite e ci scusiamo se ci accaloriamo Pag. 7politicamente quando c’è anche un fattore umano che noi rispettiamo molto – ma credo che, anche interessando il sottosegretario competente Mario Giro e sollecitando i vertici dell'ambasciata venezuelana, non possiamo far finta che questi casi siano qualcosa di lontano da noi, legato a questioni politiche nazionali.
  Qui c’è un caso evidente, secondo me, di violazione dei diritti politici e civili delle persone. Grazie.

  RENATA BUENO. Benvenuta, Vanessa. È un piacere sentire le parole, certo tristi, pronunciate da qualcuno che si sta mobilitando preoccupato non solo per suo padre, ma anche per il suo Paese.
  Insieme a Fabio Porta e ad altri tre colleghi parlamentari italiani siamo stati in Venezuela, circa un anno fa, in missione per capire la crisi sociale di quel Paese. Abbiamo visto una realtà molto triste non solo dell'economia, ma soprattutto dei giovani che si lamentavano tutti i giorni in piazza, e poi il terrorismo fatto dal governo. Abbiamo visitato esponenti del governo sentendo anche i parlamentari legati a Maduro. Loro stessi già dicevano che Maduro non aveva la stessa leadership che aveva Chàvez, ma loro dovevano mantenere il potere a qualsiasi costo.
  Dall'altra parte, poi, abbiamo sentito anche deputati di opposizione e ci siamo soprattutto riuniti con loro, per capire esattamente quello che stava succedendo. Quando parla il governo, la stampa e tutti guardavano e sentivano; quando, invece, dice qualcosa l'opposizione, le telecamere si spengono e nessuno può sentire e portare avanti le parole dell'opposizione.
  I parlamentari venezuelani di opposizione, per dare un'idea ai nostri colleghi, non possono partecipare a nessuna Commissione, non fanno parte di nessuna iniziativa di direttiva del Parlamento venezuelano, solo perché sono all'opposizione. Questo non è uno Stato democratico, quindi dobbiamo per forza intervenire, in qualsiasi modo.
  Capiamo che non è solo un problema sociale, ma è una guerra civile instaurata soprattutto dal governo verso il popolo. Noi abbiamo conosciuto i parlamentari di opposizione, poi ho avuto modo di accompagnare Maria Corina Machado in Brasile e anche nella Commissione diritti umani del Parlamento europeo. Lei ha fatto un bel lavoro girando per portare negli altri Paesi, all'estero, la disperazione del popolo venezuelano.
  Poi purtroppo l'hanno bloccata in Venezuela e non è potuto neanche venire in Italia. Noi abbiamo provato, anche qui in Italia, a evidenziare il problema del Venezuela in quel momento, ma purtroppo qui c'era un momento di grande preoccupazione per Ucraina e Russia, quindi non c'era spazio per dibattere sul Venezuela.
  In un'occasione importante, anche il mese scorso, siamo stati da Papa Francesco al quale abbiamo detto, insieme a un collega senatore nato in Venezuela, della necessità che lui intervenga e aiuti veramente il popolo venezuelano.
  Purtroppo, lì non c’è uscita. Il governo brasiliano, che dovrebbe deliberare un'azione contro il governo venezuelano, non lo fa perché ha rapporti positivi con quel governo, e vediamo che tutta l'America Latina perde, e perde molto: non soltanto il padre di Vanessa, ma tutti quelli che sono in carcere, che sono stati torturati, che hanno subito torture non soltanto fisiche, ma soprattutto psicologiche.
  Vediamo che il Venezuela è un Paese rovinato negli ultimi anni e non ha oggi una prospettiva di futuro.
  È triste vedere che nessuno riesce a salvare il Venezuela. C'era una storia di tanta ricchezza ed è anche il motivo per il quale tanti italiani si sono trasferiti in Venezuela, immaginando e sognando un futuro. Lì abbiamo incontrato la comunità italiana che diceva proprio questo: sono venuti in Venezuela, anni fa, con il sogno di un Paese bello, che aveva tutto da offrire a loro e alle loro famiglie, ma oggi sono in mezzo a una guerra civile, povertà, violenza e soprattutto torture.
  Abbiamo visto anche italo-discendenti che sono stati torturati e messi in carcere. Abbiamo incontrato anche una Ong che ci Pag. 8ha fatto denunce davvero spaventose di come venivano torturate e messe in carcere delle persone.
  Se l'Italia può fare qualcosa dobbiamo farla noi, partendo dal Parlamento e da questa Commissione. Sicuramente il Venezuela non solo è un Paese fratello dell'Italia, ma questo è oggi un problema grosso per tutto il Sudamerica.
  Noi siamo eletti in Sudamerica e siamo responsabili anche dei cittadini italiani che stanno lì. Quindi, è nostra responsabilità – soprattutto mia, di Fabio Porta e di questo Parlamento – guardare ai nostri fratelli.

  FABIO PORTA. Le valutazioni di carattere politico generale le ha fatte il nostro capogruppo del Partito Democratico in Commissione esteri, Enzo Amendola, e ovviamente le faccio anche mie.
  Vorrei esprimere il mio ringraziamento e un saluto personale a Vanessa Ledezma, al marito e alle persone che l'accompagnano, e dirle che come parlamentari eletti in America meridionale, con Renata Bueno in particolare, stiamo seguendo e non da oggi la situazione che vive il Venezuela, una situazione che ci preoccupa dal punto di vista economico, sociale e politico. La seguiamo sia per la grande comunità italiana che vive in quel Paese, sia per i rapporti storici di vicinanza che uniscono l'Italia al Venezuela e che, come diceva prima il collega Amendola, dovrebbero far sentire all'Italia questo Paese molto più vicino – anche dal punto di vista dell'attenzione dei media, come voi stessi chiedete – di quanto invece avviene.
  Come parlamentari seguiamo con preoccupazione, con grande solidarietà e con uno sforzo consapevole, insieme alla comunità internazionale, la situazione del Venezuela. È vero che sono stati ricordati gli sforzi dell'UNASUR e degli altri organismi internazionali, che noi sosteniamo.
  Credo che anche questa Commissione, presidente Cicchitto, potrebbe prendere qualche iniziativa di prossimità. Abbiamo fatto una missione l'anno scorso, come parlamentari eletti in Sudamerica. Credo che non sarebbe sbagliato pensare anche alla presenza di una delegazione della Commissione affari esteri in quel Paese per contribuire in tutti i modi – uso proprio le parole dell'opposizione – al cambio pacifico, democratico, elettorale e costituzionale. Sono le parole dell'ultimo comunicato della MUD, la Mesa de la Unidad Democrática, che riunisce tutte le forze di opposizione e cerca un cambiamento democratico.
  Noi siamo, come ha detto Amendola prima, per il rispetto dei diritti civili umani e politici. Credo che tutto debba avvenire nell'ambito della democrazia. Il nostro Governo sta seguendo molto da vicino quello che succede in Venezuela. Il sottosegretario agli affari esteri Mario Giro è stato diverse volte in Venezuela; abbiamo seguito casi simili, purtroppo, a quello del sindaco Ledezma, che tra l'altro io ho avuto la fortuna di conoscere qualche anno fa al Centro italo-venezuelano dove lui era un ospite benvenuto e frequente.
  Abbiamo seguito il caso del sindaco Scarano, del capo della polizia Lucchese, che fortunatamente, anche grazie alla presenza, alla vicinanza e alla preoccupazione della comunità italiana e del Governo italiano, sono stati poi liberati.
  Sappiamo che questo è un caso diverso, ma umanamente ci preoccupa come ci preoccupano tutti i casi dei detenuti per motivazioni politiche in Venezuela e in qualsiasi Paese del mondo.
  Quindi, anche da parte mia, esprimo solidarietà e vicinanza personale e politica. Siamo convinti che il Venezuela possa e debba uscire da questa situazione. Speriamo che lo faccia in maniera pacifica, perché una guerra civile sarebbe una sconfitta per tutti e, soprattutto, sarebbe un prezzo molto alto di vite umane che nessuno vuole affrontare in questo momento.

  CARLO SIBILIA. Prima di tutto vorrei raccontare come sono venuto a conoscenza della vicenda dell’alcalde Ledezma: sicuramente dagli organi di informazione il 20 febbraio, il giorno dopo, e devo dire che ho ricevuto anche pressioni interessate, in senso positivo, della stampa locale.
  Sono un deputato che viene da Avellino. La provincia irpina, devo dire, si è Pag. 9mossa in maniera molto pronta, puntuale e dettagliata. Credo che questo sia il punto di una forza di una comunità che, nonostante miglia e miglia di distanza, riesce comunque in qualche modo a ricompattarsi quando si tratta di questioni relative soprattutto ai diritti umani.
  Il giorno dopo ho interessato direttamente, tramite contatti mail, il Ministro degli affari esteri Gentiloni, dietro sollecitazione della figlia di Ledezma, Vanessa, per un incontro o comunque un interessamento. Sono molto contento che, a seguito di quel tipo di contatti, ci sia oggi questa possibilità, quindi ringrazio il presidente della Commissione e il presidente del Comitato che si sono attivati per questo tipo di iniziativa. Questo a riprova del fatto che quando c’è qualcosa che ci può accomunare si lavora bene insieme, mi rende molto felice.
  Aggiungerei anche che una delle più grosse preoccupazioni è stata quella che mi è stata riferita da un incontro che ho avuto il 7 marzo con Sonia e Giuseppe Bruno, parenti di Ledezma che vivono a Grottaminarda, a testimonianza di questo legame che continua ad esserci. Il fatto che il 13 per cento dei venezuelani sia in Italia ci fa capire quanto ci sia una vicinanza forte, nonostante le differenze che ci contraddistinguono.
  Dopo il racconto che ci è stato fatto, naturalmente capiamo benissimo la sofferenza umana. Il Movimento 5 Stelle è vicino e solidale in questo momento di difficoltà. Capiamo benissimo che, soprattutto dal punto di vista personale, non deve essere una situazione facile, quindi i nostri ospiti hanno tutta la libertà di commuoversi.
  Il nostro primo interessamento ha riguardato la questione di garantire a Ledezma la possibilità di incontrare i familiari, tralasciando la questione, che già hanno trattato alcuni miei colleghi, meramente politica. Rimane ferma – e il Movimento 5 Stelle lo dice sempre – la sovranità di ogni popolazione, quindi è chiaro che dovremmo approfondire la questione molto da vicino, capire i motivi dell'inflazione, capire su cosa si è basata l'economia venezuelana, sottolineare che il Venezuela è un fondamentale hub di distribuzione petrolifera e che il petrolio è la causa principale di tutte le guerre, in tutte le zone del pianeta. Quindi, il fatto che il Venezuela ne sia ricco costituisce da un lato la sua fortuna, dall'altro la sua disgrazia, ed è un dato di fatto.
  Ricordando il fatto che oggi attacchi speculativi sull'energia decadono in situazioni che possono creare scompiglio e disordini, alla fine non saprei dove c’è la ragione e dove c’è il torto. È difficile schierarsi da una parte o dall'altra. L'errore è sempre dietro l'angolo, da questo punto di vista, però è chiaro che, da qualsiasi ottica si guardi, non si può non condannare la violenza, il fatto di non rispettare i dettami costituzionali.
  Come Movimento 5 Stelle ci siamo battuti contro qualsiasi violazione di diritti umani, anche qui in Italia. Ricordo sempre con piacere l'attivazione che abbiamo avuto per il caso Shalabayeva, quando questa cittadina kazaka è stata di fatto deportata nel suo Paese da forze che ancora non abbiamo capito bene, almeno noi del Movimento 5 Stelle, a chi facessero capo. Di fatto, il Ministro dell'interno ci ha spiegato che neanche lui sapeva come si è definita la situazione di Alma Shalabayeva, che era la moglie di un oppositore del regime kazako.
  Quindi, chiaramente ci siamo attivati da ogni parte. Forse noi stiamo vedendo con una certa curiosità un nuovo concetto, che magari, rivisto nella maniera giusta, potrebbe anche applicarsi in Europa: il concetto della solidarietà fra i popoli del Sudamerica, che è stata espressa nella posizione dei Paesi dell'ALBA (Alleanza Boliviariana per le Americhe). Questo è un modello che noi vediamo con molto interesse e che è partito dal Venezuela. Chiaramente deve essere applicato, perché se si predica la solidarietà tra i popoli è normale che non si può andare in contraddizione facendo ricorso alla violenza.
  Sollecito anche, a tal proposito, i presidenti a verificare se è possibile organizzare un incontro anche con l'ambasciatore venezuelano, per poter approfondire in Pag. 10maniera più significativa gli aspetti che riguardano la parte governativa, in modo tale che possiamo anche noi avere un colloquio diretto con chi più da vicino sta vedendo la situazione e naturalmente ne ha un'altra visione.
  Mi preme sottolineare che sicuramente l'attenzione mediatica deve continuare a essere alta. Il fatto che Antonio Ledezma sia detenuto nel Ramo Verde resta comunque una preoccupazione, perché alcune informazioni che ci arrivano da quel carcere militare non possono tranquillizzare la famiglia.
  Certo, la giustizia deve fare il suo corso. Se ci sono sovrapposizioni tra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, noi ci siamo opposti quando le abbiamo viste anche soltanto di passaggio all'interno delle modifiche costituzionali.
  Vorrei chiudere non cadendo in provocazioni, perché mi sembra che non sia questa la sede adatta, ma solleciterei tutte le azioni possibili per trovare le soluzioni che il Paese Italia può dare nei confronti di queste possibili violazioni dei diritti umani.

  PRESIDENTE. Ringrazio Vanessa Ledezma Camero e coloro che l'hanno accompagnata, che sono coinvolti in questa dolorosa vicenda, non solo per un sindaco, rappresentante democratico di quel Paese, ma per tutto il Paese che si chiama Venezuela.
  Per noi, come per tutto il mondo, il Venezuela è un simbolo di inizio di emancipazione che ha ispirato la nascita della democrazia nell'America Latina. In più, c’è il valore aggiunto, per noi italiani, di un Paese di elezione che è stato ed è così importante, tanto da pensare al Venezuela come parte della nostra identità nazionale, in termini di amicizia, fratellanza e di un'idea molto cosmopolita, dove non si perdono le radici e si costruisce un mondo nuovo insieme agli altri.
  Il problema che ci avete rappresentato è per noi un impegno politico. L'Italia, questo Comitato, la Commissione affari esteri sentono come un tratto identitario il problema di difendere i diritti politici, anzitutto, la democrazia, la libertà di agibilità democratica, non solo in Italia, ma in tutti i Paesi amici. Certo, questo deve avvenire senza rompere niente sul terreno del rispetto della sovranità nazionale.
  Questo è un problema doloroso, perché l'amicizia spingerebbe ad atti ancora più forti ma giustamente, non solo il diritto internazionale bensì anche il rispetto e l'amicizia impongono il rispetto dei limiti imposti dalla sovranità nazionale.
  Noi ci dobbiamo muovere in questo territorio stretto. Per prima cosa, ritenendo che il Venezuela possa essere, in America, un luogo di pratica e affermazione di un modello di democrazia inclusiva e solidale per quelli che hanno di meno, mi impegnerei, come Comitato, a rafforzare i legami di solidarietà. Quindi, la vostra richiesta di una maggiore pubblicità, di tenere viva l'attenzione sul caso Venezuela, di non lasciarvi soli, è il primo impegno che penso di potermi assumere, anche a nome del presidente della Commissione esteri, che è estremamente solidale a questo riguardo.
  In secondo luogo, senza sconfinare sul terreno dell'ingerenza umanitaria, credo che noi dobbiamo porre l'accento, nell'ambito dei grandi rapporti di amicizia col governo venezuelano, come Italia, sul problema della libertà parlamentare e dei pubblici ufficiali. Credo, cioè, che noi possiamo lavorare a costruire una proposta – spero, finché le indagini giudiziarie non sono concluse – di libertà condizionale o almeno di condizioni di attenuazione del regime di carcerazione. Ritengo che questa sia una richiesta che noi possiamo sensatamente fare, sperando di essere ascoltati, nella misura in cui si garantisce il fatto che il governo mantiene le sue prerogative di sovranità, senza interferire nelle indagini.
  I nostri giudizi personali sulle garanzie giuridiche possono essere diversi, ma io credo che su questo terreno ci sia uno spazio legale, ordinario, che possiamo cercare di occupare.
  Il prossimo 23 maggio è per me e per tanti di noi una data particolarmente cara e, comunque, se non per tutti, avverrà un Pag. 11fatto significativo a livello planetario, cioè sarà beatificato monsignor Romero, che noi speriamo possa essere il patrono di tutte le pacificazioni in America Latina.
  Come prevenire una guerra civile, in un tempo di grande crisi economica, è un altro problema, perché temo che l'abbattimento dei prezzi del petrolio, positivo o negativo, comunque non sia un dato temporaneo (questo è un parere personale, non come presidente), quindi è verosimile che si debbano trovare altri modelli di sviluppo e di sostegno del disagio della popolazione, anche in permanenza di un prezzo basso del petrolio per un Paese come il Venezuela. Temo, quindi, che possano esserci motivi di maggiore scontro sociale, indipendenti da qualunque volontà.
  Credo che l'Italia su questo possa ragionare col governo venezuelano per vedere come provare a costruire soluzioni che possano eventualmente favorire non l'evoluzione verso la guerra civile, ma pian piano l'evoluzione verso la pacificazione.
  Su questo terreno noi ci impegneremo. Restiamo in contatto. Raccogliamo i vostri materiali e li diffonderemo. Vi ringraziamo.
  Se Vanessa Ledezma vuole replicare agli interventi può farlo.

  VANESSA LEDEZMA, figlia del sindaco di Caracas. Vorrei ringraziare tutti, perché è veramente importante per noi avere il sostegno di tutti. Quanti di voi sono andati in Venezuela conoscono qual è la situazione vera: se vai al lavoro forse non torni a casa, ti derubano o ti uccidono anche per un cellulare, nel supermercato non trovi assolutamente niente.
  Il Venezuela adesso è veramente distrutto.
  Ringrazio tutti e spero che possiamo fare qualcosa.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.