XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULLA POLITICA ESTERA E RELAZIONI ESTERNE DELL'UNIONE EUROPEA

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 26 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Picchi Guglielmo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ITALIANA PER L'ARTICO

Audizione del Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE) per le questioni dell'Artico, Terkel Petersen.
Picchi Guglielmo , Presidente ... 5 
Petersen Terkel , Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna per le questioni dell'Artico ... 5 
Picchi Guglielmo , Presidente ... 6 
Cassano Franco (PD)  ... 6 
Petersen Terkel , Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna per le questioni dell'Artico ... 6 
Picchi Guglielmo , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GUGLIELMO PICCHI

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE) per le questioni dell'Artico, Terkel Petersen.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia italiana per l'Artico, l'audizione in videoconferenza del Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE) per le questioni dell'Artico, Terkel Petersen, che saluto e ringrazio per la sua disponibilità a contribuire ai nostri lavori.
  Ricordo che l'indagine conoscitiva che la Commissione affari esteri e comunitari sta svolgendo è di straordinaria importanza, in quanto gli effetti dei cambiamenti climatici e l'intensificarsi della concorrenza per l'accesso all'Artico e alle sue risorse naturali, come pure la crescita delle attività economiche, hanno portato nella regione notevoli opportunità.
  L'indagine conoscitiva ha già visto il contributo di soggetti provenienti dal mondo istituzionale, scientifico, accademico e industriale. Oggi, grazie al contributo del Consigliere Petersen, avremo modo di cogliere il ruolo e il lavoro dell'Unione europea nella regione artica. Nonostante l'Unione europea sia ancora in attesa dell'approvazione del proprio status di osservatore in seno al Consiglio Artico, occorre sottolineare che essa ha gradualmente costruito e potenziato la sua politica per l'Artico. La Comunicazione congiunta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 27 aprile 2016 rappresenta un passo positivo verso una politica dell'Unione europea più integrata sulle questioni relative alla regione artica.
  È anche da segnalare la Strategia globale dell'Unione europea in materia di politica estera e di sicurezza del giugno 2016 sul tema «Visione condivisa, azione comune, un'Europa più forte», che affronta aspetti relativi alla sicurezza nell'Artico.
  Ricordo anche che il 16 marzo 2017 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su una politica integrata dell'Unione europea per l'Artide, in cui si sottolinea la necessità di una maggiore coerenza tra le politiche interne ed esterne dell'Unione per quanto riguarda le questioni relative alla regione artica. Tale risoluzione invita la Commissione a mettere a punto misure concrete di attuazione e di follow up della sua comunicazione, ribadisce la richiesta di una strategia globale e di un piano di azione concreti in relazione all'impegno dell'Unione europea in Artico, il cui punto di partenza dovrebbe essere l'obiettivo di preservare il vulnerabile ecosistema della regione.
  Fatte queste premesse, lascio la parola al Consigliere Petersen per lo svolgimento della sua relazione.

  TERKEL PETERSEN, Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna per le questioni dell'Artico. Grazie mille, presidente, è un piacere essere con voi.
  Vorrei iniziare dicendo che Lei ha ragione: il 27 aprile 2016 l'Alta Rappresentante e la Commissione hanno emesso una Comunicazione congiunta dal titolo «Una Pag. 3politica integrata dell'Unione europea per l'Artico». Si tratta di un passo che garantisce continuità al processo di sviluppo di una politica artica europea.
  Voglio sottolineare che questa comunicazione non è solo il frutto del lavoro del Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE): sono state coinvolte anche diverse direzioni generali della Commissione, in particolare la Direzione Generale MARE, che è titolare della conduzione congiunta per le questioni dell'Artico, la Direzione Generale per la ricerca e lo sviluppo (RTD – Research and Innovation), il Centro Comune di Ricerca, che ha sede a Ispra, in Italia, la Direzione Generale CLIMA, la Direzione Generale per l'ambiente, la Direzione Generale REGIO, la Direzione Generale MOVE, che si occupa di trasporti navali, la Direzione Generale GROW, che si occupa delle politiche industriali e di energia, la Direzione Generale NEAR, la Direzione Generale ECFIN. Quindi, sono svariate le direzioni generali coinvolte in questo processo. Questo è importante per capire come si interagisce nell'ambito dell'Unione europea in relazione alle questioni dell'Artico.
  La Comunicazione congiunta del 2016 ha fatto seguito ad una prima, originaria Comunicazione della Commissione del 2008, che risale al periodo precedente l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Quello fu il primo passo verso lo sviluppo di una politica europea sulle questioni artiche. All'epoca di quella Comunicazione, alla fine del 2008, la Commissione europea presentò domanda per ottenere lo status di osservatore nel Consiglio Artico. Ma contemporaneamente, sempre nel 2008, l'Europa chiuse il mercato ai prodotti derivanti dalla foca e quando il Consiglio Artico prese in esame per la prima volta la domanda per lo status di osservatore presentata dalla Commissione, nel 2009, il bando sui prodotti derivanti dalla foca giocò una parte importante.
  Già nel corso del 2008 e del 2009 l'Unione europea aveva creato il «Quadro politico sulla dimensione settentrionale», che affondava le proprie radici negli anni successivi alla caduta del Muro di Berlino ed era stato ampiamente promosso nel 2004 dalla Finlandia, Stato membro dell'Unione europea. Anche in questo progetto si affrontavano questioni legate all'Artico. In aggiunta, eravamo membri anche del Consiglio euro-artico di Barents. Questo per dire che le questioni dell'Artico non sono discusse solo nel Consiglio Artico.
  La prima Comunicazione congiunta successiva all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona risale alla metà del 2012; segnava senz'altro un passo avanti nella politica riguardante l'Artico ma serviva soprattutto per ridare slancio alla questione della domanda relativa allo status di osservatore nel Consiglio Artico. Tuttavia la questione relativa al divieto dei prodotti derivanti dalla foca ha continuato ad avere un peso ed è stata risolta soltanto tra il 2014 e il 2015. Poi, nel 2014 altri fattori geopolitici hanno mantenuto il Consiglio Artico ancora riluttante rispetto alla possibilità di concedere lo status di osservatore all'Unione europea.
  Oggi, a metà del 2017, riceviamo costantemente l'invito a partecipare alle riunioni del Consiglio Artico a tutti i livelli, il che vuol dire che abbiamo funzionalmente lo stesso status degli osservatori. Il punto è importante, in quanto dimostra che l'Unione europea non è esclusa dalla partecipazione alle riunioni del Consiglio.
  Da una prospettiva di politica estera, la Comunicazione congiunta del 2016 è importante perché dimostra che l'Unione europea è un soggetto artico molto importante di per sé. Abbiamo due Stati membri, Finlandia e Svezia, che sono Stati artici, c'è il Regno di Danimarca, che è Stato artico grazie alla Groenlandia, ci sono due Stati che fanno parte dello Spazio Economico Europeo, Islanda e Norvegia, che sono Stati artici e sono strettamente associati all'Unione europea, e abbiamo una forte cooperazione con gli altri tre Stati artici (Russia, Canada e Stati Uniti).
  È chiaro che l'Unione europea non può avere responsabilità primaria per gli sviluppi che riguardano gli Stati artici, quindi la Comunicazione congiunta ribadisce che sono gli Stati artici ad avere la responsabilità primaria di molti degli sviluppi che Pag. 4riguardano la regione. Tuttavia, esistono numerose questioni che hanno carattere transfrontaliero. Lei, signor presidente, ne ha citate alcune, dai cambiamenti climatici alle opportunità economiche. Esistono anche elementi dinamici – penso all'acquisto di prodotti dalla regione artica –, a riprova del fatto che noi siamo strettamente legati all'Artico e che queste questioni non si fermano ai confini nazionali. Noi possiamo giocare un ruolo fondamentale non solo perché abbiamo Stati membri che sono Stati artici ma anche perché esistono questioni che richiedono negoziati, politiche e soluzioni sia a livello regionale sia a livello multilaterale, nell'ambito dei quali l'Unione europea funge da veicolo e da interlocutore.
  Vorrei illustrare ora alcuni aspetti fondamentali della Comunicazione congiunta sull'Artico. È chiaro che, come ho già detto, c'è uno stretto legame tra l'Unione europea e la regione artica, sebbene quando parliamo della regione artica pensiamo ad un'unica regione, mentre dobbiamo essere consapevoli del fatto che esistono delle delicate differenze: c'è la penisola finno-scandinava, quindi Finlandia, Svezia e Norvegia, inclusa l'Islanda, che è interconnessa a livello di trasporto, di energia, di wi-fi; c'è la Groenlandia, che è molto lontana; ci sono, infine, il Canada settentrionale, l'Alaska e ampie regioni della Russia, che affrontano sfide molto diverse. Anche in relazione alle potenzialità economiche della regione, esistono aree dell'Artico densamente abitate dai popoli indigeni e altre aree a minore densità demografica.
  L'Unione europea ha un impatto sull'Artico e questo è un elemento molto importante per noi. Noi emettiamo gas serra e utilizziamo prodotti che arrivano dalla regione artica. Quindi, nella Comunicazione congiunta l'Unione europea ha cercato di individuare le seguenti priorità: protezione ambientale, cambiamenti climatici, sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale a livello trasversale. In relazione a tali ambiti, grande importanza rivestono ricerca e scienza. Se avrò modo di rispondere a qualche domanda su questo tema, potrò approfondire gli aspetti che riguardano il lavoro della Direzione Generale RTD e la preparazione della seconda riunione ministeriale sull'Artico, che si terrà nel prossimo mese di ottobre. La correlazione tra l'impatto che noi abbiamo sull'Artico e l'impatto che l'Artico ha su di noi è un parametro fondamentale anche per definire le nostre politiche per l'Artico.
  Ma esiste anche un altro elemento fondamentale: la stessa regione artica sta cercando di trovare un equilibrio tra l'utilizzo delle proprie risorse e la loro salvaguardia. Che sia in Russia, in Groenlandia o nel nord della Finlandia, in quell'area vivono i popoli artici ed è un'area in cui è importante utilizzare il potenziale esistente. Quando si vive a latitudini inferiori, si pensa all'Artico come ad un'unica regione, un unico paesaggio fatto di ghiacci e neve bianca, ma chi vive a latitudini superiori sa che è necessario trovare un equilibrio tra l'utilizzo delle risorse e la loro salvaguardia e questa è una questione prioritaria nei Paesi artici.
  L'Islanda e la Norvegia hanno una prospettiva specifica basata sul ruolo primario svolto dal turismo. La Norvegia, poi, ha sviluppato il suo estremo nord grazie alla pesca e alle attività petrolifere. L'Unione europea deve trovare, anch'essa, un equilibrio tra l'utilizzo e la salvaguardia delle risorse. Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sull'Artico. All'interno del Parlamento europeo c'è chi sostiene la necessità di svolgere poche attività economiche nell'Artico ma questa è una posizione molto difficile da difendere perché sappiamo che all'interno dei Paesi artici l'auspicio è quello di riuscire a trovare un equilibrio.
  Forse ho parlato anche troppo, sarò lieto di rispondere alle vostre domande. Concludo dicendo che la Comunicazione congiunta è un documento ampio e dettagliato in relazione agli ambiti trattati, ma ci sono anche altri ambiti non trattati dalla Comunicazione congiunta, che sono altrettanto importanti per l'Artico e che meritano una notevole attenzione.
  In proposito, voglio sottolineare che c'è un interesse generale in merito alle questioni della sicurezza e a possibili tensioni. Pag. 5Questa è un'area considerata non importante da tanti, ma potrebbe diventarlo nel futuro. In quest'area si possono osservare gli effetti dello scioglimento del permafrost. Nell'estate del 2016, nel nord della Russia, lo scioglimento del permafrost ha provocato, tramite le renne, il ritorno, dopo settantacinque anni, di un'infezione di antrace. Quindi, con i cambiamenti climatici, potrebbero emergere anche problemi sanitari.
  Per questo motivo siamo consapevoli del fatto che, al di fuori dell'ambito strettamente toccato dalla Comunicazione congiunta, ne esistono altri ugualmente importanti; quindi, occorre stabilire se sia possibile fare di più anche in altre sedi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Consigliere Petersen per la sua esposizione. Prima di lasciare la parola ai colleghi, vorrei porre al Consigliere una domanda semplice. Cosa o chi ancora osta al fatto che l'Unione europea diventi membro osservatore del Consiglio Artico e cosa possono fare i singoli Parlamenti nazionali per dare più forza alle politiche artiche dell'Unione europea?

  TERKEL PETERSEN, Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna per le questioni dell'Artico. Il Consiglio Artico decide all'unanimità in merito alla concessione dello status di osservatore, quindi la questione va al di là del nostro controllo. Noi non siamo uno Stato membro; sono gli otto Stati artici a decidere. In aggiunta, i sei partecipanti permanenti, le organizzazioni delle popolazioni indigene, hanno un ruolo.
  Nel periodo in cui l'Unione europea mise al bando i prodotti derivanti dalla foca abbiamo assistito a una dinamica interessante tra gli Stati artici e le popolazioni indigene. Il Canada, ispirato dalle popolazioni indigene, sosteneva che l'Unione europea non fosse un attore utile per alcuni versi ma lo fosse per altri, quindi siamo stati autorizzati a partecipare alle riunioni ma non abbiamo ottenuto lo status di osservatori. La dinamica all'interno degli Stati artici è cambiata: adesso, ad esempio, le relazioni tra la Russia e l'Unione europea sono caratterizzate da varie dinamiche differenti. Quello che noi abbiamo rilevato – anche se non posso parlare a nome di quello Stato – è che esistono questioni non direttamente legate all'Artico che possono incidere sul desiderio degli Stati artici di avere l'Unione europea come attore chiave nel Consiglio Artico.
  Come ho già detto, noi riceviamo costantemente l'invito alle riunioni e in termini operativi questo meccanismo funziona. Ad esempio, siamo coinvolti nei lavori sul particolato carbonioso oppure in progetti di ricerca. Ci occupiamo di tante questioni, siamo pienamente integrati e le stesse direzioni generali della Commissione vogliono avere un ruolo e fanno parte di alcuni gruppi di lavoro.
  Cosa possono fare i Parlamenti nazionali? Possono fare di più? Credo che si possa sempre parlare con i partner; il punto è che se la dinamica del Consiglio Artico, con i suoi otto Stati membri e le popolazioni indigene, non cambia, la questione dello status di osservatore per l'Unione europea continuerà ad essere problematica. Noi abbiamo un accesso funzionale ma occorre far entrare in vigore lo status di osservatore sul piano formale. Sicuramente l'Unione europea ha introdotto il bando relativo ai prodotti derivanti dalla foca, come ho detto nella mia introduzione, decidendo autonomamente alle latitudini più basse. Ma le popolazioni più piccole, che vivono dei proventi dei prodotti derivanti dalla foca e non hanno avuto più accesso al mercato dell'Unione europea, hanno visto la questione da una prospettiva diversa, e questo ha avuto un ruolo nella loro percezione dell'Unione europea.
  Non è una questione facile per noi; noi non abbiamo il potere di forzare questa decisione. Dobbiamo lavorare in modo attento e l'obiettivo della Comunicazione è quello di dimostrare che l'Unione europea vuole essere un partner costruttivo per gli Stati artici e le comunità artiche. L'Unione europea non vuole aprire la porta con la forza: siamo nella loro stessa stanza. Aggiungo, in ogni caso, che esistono altre sedi, a parte il Consiglio Artico, nelle quali lavoriamo alacremente. Pag. 6
  La sua seconda domanda riguardava cosa si può fare per rafforzare in genere le politiche artiche. Le condizioni globali sono tali per cui nel mondo ci sono crisi ovunque e questioni che richiedono un'attenzione politica più diretta, mentre l'Artico è percepito come una zona remota. Tuttavia, i cambiamenti climatici non sono una questione remota: in questi mesi in Germania si registrano copiose precipitazioni, mentre c'è siccità in tante zone dell'Europa. Quindi in questo periodo i cambiamenti climatici hanno assunto una dimensione molto concreta ma sembrano molto più distanti rispetto alle crisi all'interno dei Paesi al confine meridionale dell'Europa o in altre parti del mondo.
  La politica artica non è basata su un trattato ma è supportata e integrata da altre politiche settoriali, laddove possibile. Occorre rafforzarla attraverso lo stanziamento di ulteriori risorse e occorre cambiare la percezione dell'urgenza delle questioni.
  Sul piano politico è chiaro che Paesi come il Giappone, la Cina, la Corea del Sud guardano alle vie di navigazione a nord della Russia e del Canada in modo diverso rispetto ad altri Paesi, perché per loro sarebbero di grande attrattività. Tra gli Stati osservatori del Consiglio Artico c'è anche Singapore, che ha interessi nello Stretto di Malacca. Probabilmente, se si guarda alla prospettiva dei Sami che vivono nel nord della Norvegia, in Svezia o in Finlandia, è chiaro che le cose sono diverse.
  Noi tutti sappiamo che le attività legate al petrolio e al gas non hanno implicazioni solo in termini di rischio ambientale e possibili incidenti ma anche in materia di interessi strategici, legati alla sicurezza della fornitura energetica e all'indipendenza. Per quanto riguarda i prezzi di petrolio e gas a livello globale, Norvegia e Russia, ad esempio, vogliono praticare politiche che rafforzino le loro economie.
  Quindi, la questione è molto complessa e non possiedo soluzioni facili e pronte da offrirvi su come rafforzare la politica sull'Artico, se non il consiglio di prestare maggiore attenzione e considerare attuali questioni che sembrano remote, come i cambiamenti climatici.

  PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Petersen. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCO CASSANO. Grazie, presidente, pongo due domande tra loro connesse, alle quali in parte il Consigliere ha già risposto, ma che desidero formulare ugualmente per avere un ulteriore chiarimento.
  Lei, Consigliere, ha detto giustamente che i problemi dell'Artico non sono solo regionali, dal momento che la questione ambientale e lo scioglimento dei ghiacci dei poli, con tutta una serie di conseguenze, finiscono per coinvolgere Paesi che sono molto lontani dall'Artico. Non perché consideri una soluzione complicare organizzativamente gli organismi internazionali, ma nel momento stesso in cui alcuni effetti dello scioglimento dei ghiacci dei poli e del degrado ambientale cominciassero a interessare altre aree del pianeta, come si può fare perché siano rappresentati gli interessi di questi Paesi anche relativamente a quella zona? In che modo questi Paesi, che non sono rappresentati, possono riuscire a far sentire la propria voce? Ha un'idea di come si possa costruire una rappresentatività di queste altre aree?
  In una precedente audizione, parlando dello scioglimento dei ghiacci dei poli, è emersa la possibilità che il fenomeno, che in sé è preoccupante, produca conseguenze molto differenziate da Paese a Paese, per esempio riguardanti la facilità di navigazione in un'area del pianeta a nord dell'Asia e dell'Europa.
  Questo comporta anche delle differenze nel modo di controllare questo processo tra chi ne ha molta paura, chi ne ha meno e chi può vedervi in futuro addirittura dei vantaggi? Vorrei che mi aiutasse a capire meglio queste differenziazioni, perché il principale contributo di questo ciclo di audizioni è quello di farci capire la complessità del tema che abbiamo di fronte.

  TERKEL PETERSEN, Consigliere del Servizio Europeo per l'Azione Esterna per le Pag. 7questioni dell'Artico. Lei ha sottolineato due sfide molto importanti. I Paesi che sono più distanti dall'Artico vengono influenzati dall'Artico e influenzano, a loro volta, l'Artico. La questione è se siano interessati all'Artico. Il Consiglio Artico, ad esempio, si è mai incontrato con l'Unione Africana? No, però se, ad esempio, si installano reti elettriche a basso o ad alto contenuto di carbonio in Africa, ci sarà un'enorme differenza per l'effetto sui ghiacci polari. Ma la questione è talmente vasta che è difficile pensare di poter fare qualcosa.
  L'Italia è molto vicina all'Africa ma forse il continente africano non è la prima regione a cui pensa chi sta in Islanda o nel nord della Norvegia. Quindi c'è una questione relativa al modo di comunicare. Ci sono Stati membri dell'Unione europea che si trovano a latitudini più basse, come l'Italia, che sono osservatori nel Consiglio Artico. I Paesi membri dell'Unione europea che sono osservatori nel Consiglio Artico sono Italia, Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Francia e Regno Unito. Chiaramente appartengono all'Unione europea tre Paesi membri del Consiglio Artico, ossia Finlandia, Svezia e Regno di Danimarca. Però, hanno presentato domanda per diventare osservatori permanenti del Consiglio Artico anche India, Singapore, Cina, Giappone e Corea del Sud. Tuttavia, essere osservatori non attribuisce alcun potere: il Consiglio Artico ha otto Stati membri che non possono adottare provvedimenti legislativi, in quanto è un foro di dialogo.
  Lei sottolineava le opportunità economiche che si stanno aprendo. In alcuni Paesi ci sono nuove possibilità di navigazione che possono essere molto attraenti ma, a mio avviso, possono verificarsi dei problemi connessi a questioni di assicurazione e a capacità di ricerca e soccorso che impediranno il pieno sviluppo di queste rotte di navigazione prima di dieci o venti anni. Se si verificasse un incidente grave nel passaggio a nord-est o in quello a nord-ovest, nei primi anni di sviluppo di queste rotte di navigazione, ci sarebbero molte ripercussioni ambientali.
  Questo riporta alla questione dell'equilibrio tra l'utilizzo delle risorse e la protezione dell'Artico. La politica artica dell'Unione europea garantisce almeno la possibilità di discutere queste questioni, come dimostra la vostra stessa indagine. Ma sul piano pratico l'azione vera per i cambiamenti climatici è stabilita dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Noi possiamo stimolare la politica sull'Artico attraverso la Comunicazione congiunta. La questione della navigazione nell'Artico sarà regolamentata dai singoli Stati e dalle compagnie di navigazione, quindi sarà l'Organizzazione Marittima Internazionale ad avere voce in questo caso.
  Per quanto riguarda la ricerca e la scienza relativamente alle questioni dell'Artico esiste una cooperazione rafforzata. Il punto è stabilire se si riesca a portare le attrezzature scientifiche nell'Artico, raccogliere dati e poi riportare tutto indietro per estrapolare i dati. Il Consiglio Artico ha un accordo in questo campo.
  È molto difficile per noi membri dell'Unione europea affrontare i temi che riguardano l'equilibrio tra le popolazioni indigene e gli Stati, però siamo consapevoli del fatto che molte popolazioni indigene si sentono sottoposte a svariate pressioni nella ricerca di equilibrio tra l'uso e la protezione delle risorse, perché loro ritengono che la loro vita dipenda dall'utilizzo delle risorse dell'Artico.
  In risposta all'intervento dell'onorevole Cassano, quindi, considero importante incoraggiare un dialogo più esplicito sulle questioni dell'Artico, evitando di fare di tutte queste questioni (cambiamenti climatici, rotte di navigazione, petrolio e gas, popolazioni indigene con i loro diritti, le loro culture, le loro tradizioni, altre questioni sollevate dagli Stati artici) una questione complessiva.
  Le questioni, quindi, sono molte, però se dovessi proporre un'idea per il lavoro vostro e del vostro Governo, suggerirei di partire dall'esigenza fondamentale che la parte meridionale del mondo si renda conto che l'Artico è una questione importante. Come dicevo, un incontro tra il Consiglio Artico e l'Unione Africana oggi potrebbe sembrare strano, però, forse, tra quarant'anni Pag. 8 qualcuno potrebbe dire che avremmo dovuto organizzarlo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Consigliere Petersen per il contributo che ci ha dato nel comprendere meglio le politiche dell'Unione europea sull'Artico, perché il Parlamento italiano è molto impegnato ad approfondire il tema dell'Artico.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.