XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 30 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DELLO SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE RIFORMA ORGANICA DELLA MAGISTRATURA ONORARIA E ALTRE DISPOSIZIONI SUI GIUDICI DI PACE, NONCHÉ DISCIPLINA TRANSITORIA RELATIVA AI MAGISTRATI ONORARI IN SERVIZIO (ATTO N. 415)

Audizione di rappresentanti di Associazioni di magistrati onorari e di Confedilizia.
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Barone Olga Rossella , presidente del Coordinamento Magistratura giustizia di pace ... 4 
Ferranti Donatella , Presidente ... 5 
Enna Antonio , presidente nazionale facente funzione del Coordinamento nazionale magistrati onorari d'Italia (CONAMO) ... 5 
Ferranti Donatella , Presidente ... 6 
De Asmundis Isabella , segretario generale dell'Organismo unitario della magistratura onoraria ... 6 
Ferranti Donatella , Presidente ... 7 
Cipollone Pina , componente della giunta dell'unione nazionale giudici di pace (UNAGIPA) ... 7 
Ferranti Donatella , Presidente ... 8 
Libri Massimo , vice presidente della Confederazione giudici di pace ... 9 
Ferranti Donatella , Presidente ... 10 
Libri Massimo , vice presidente della Confederazione giudici di pace ... 10 
Ferranti Donatella , Presidente ... 11 
Di Girolamo Gabriele , presidente dell'Associazione nazionale giudici di pace (ANGdP) ... 11 
Ferranti Donatella , Presidente ... 12 
Puliàfito Anna , consigliere nazionale dell'Unione nazionale italiana magistrati onorari (UNIMO) ... 12 
Ferranti Donatella , Presidente ... 13 
Valerio Paolo , presidente della Federazione magistrati onorari di tribunale (FEDERMOT) ... 13 
Ferranti Donatella , Presidente ... 15 
De Iorio Fabio , presidente dell'Associazione nazionale magistrati onorari ... 15 
Ferranti Donatella , Presidente ... 16 
Manganiello Emilio , presidente nazionale dell'Associazione nazionale magistrati onorari – Movimento per ... 16 
Ferranti Donatella , Presidente ... 17 
Bellone Paola , presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio ... 17 
Ferranti Donatella , Presidente ... 18 
Bellone Paola , presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio ... 18 
Ferranti Donatella , Presidente ... 18 
Bellone Paola , presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio ... 18 
Ferranti Donatella , Presidente ... 19 
Loveri Diego , segretario generale di Unità democratica giudici di pace onorari ... 19 
Ferranti Donatella , Presidente ... 20 
Molteni Nicola (LNA)  ... 21 
Ferranti Donatella , Presidente ... 21 
Molteni Nicola (LNA)  ... 21 
Ferranti Donatella , Presidente ... 21 
Scalettaris Paolo , vicepresidente della Confederazione italiana proprietà edilizia (CONFEDILIZIA) ... 22 
Ferranti Donatella , Presidente ... 22 
Scalettaris Paolo , vicepresidente della Confederazione italiana proprietà edilizia (CONFEDILIZIA) ... 22 
Ferranti Donatella , Presidente ... 22 
Scalettaris Paolo , vicepresidente della Confederazione italiana proprietà edilizia (CONFEDILIZIA) ... 22 
Ferranti Donatella , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Civici e Innovatori: (CI);
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 17.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Associazioni di magistrati onorari e di Confedilizia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame dello schema di decreto legislativo recante riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace, nonché disciplina transitoria relativa ai magistrati onorari in servizio (Atto n. 415), di rappresentanti di Associazioni di magistrati onorari e di Confedilizia.
  Per il Coordinamento Magistratura giustizia di pace è presente la presidente, Olga Rossella Barone, accompagnata dal segretario del Coordinamento Arturo Nocerino. Per l'Organismo unitario della magistratura onoraria è presente Isabella De Asmundis, segretario generale. Per l'Unione nazionale giudici di pace è presente Pina Cipollone, componente della Giunta. Per la Confederazione giudici di pace è presente Massimo Libri, vicepresidente, accompagnato da Luigi Vingiani, segretario nazionale. Per l'Associazione nazionale giudici di pace e il Movimento autonomo giudici di pace è presente Gabriele Di Girolamo, presidente dell'Associazione nazionale giudici di pace. Per l'Unione nazionale italiana magistrati onorari (UNIMO) sono presenti Anna Puliàfito, consigliere nazionale, e Stefania Cacciola, vicepresidente. Per la Federazione magistrati onorari di tribunale (FEDERMOT) sono presenti Raimondo Orrù, vicepresidente vicario, e il presidente, Paolo Valerio. Per il Coordinamento nazionale magistrati onorari d'Italia (CONAMO) è presente Antonio Enna, presidente nazionale facente funzione. Per l'Associazione nazionale magistrati onorari è presente Fabio De Iorio, presidente, accompagnato da due viceprocuratori, Nunzia Paudice e Rosaria De Rosa. Per l'Associazione nazionale magistrati onorari – Movimento per è presente il presidente nazionale, Emilio Manganiello. Per l'Associazione movimento per la riforma della magistratura onoraria – Sei luglio è presente la presidente Paola Bellone, accompagnata dalla dottoressa Elisabetta Barone. Per l'Unità democratica giudici di pace onorari sono presenti il segretario generale, Diego Loveri e il Comitato esecutivo, rappresentato da Giorgio Taranta e Antonio Margani.
  Per la Confederazione Italiana proprietà edilizia sono presenti Paolo Scalettaris, vicepresidente, e Giovanni Gagliani Caputo, responsabile dei rapporti istituzionali.
  Se non ci sono problemi e se altri non hanno problemi oltre a Olga Rossella Barone e Antonio Enna, che hanno necessità di intervenire prima degli altri per poter rientrare nelle proprie sedi, farei parlare loro due e poi tutti gli altri. Se, invece, ci sono problemi, andiamo in ordine. Non so se tra di voi ci siano delle priorità. A eccezione di queste due rappresentanze terrò presente l'ordine che abbiamo indicato. Pag. 4
  Faccio presente che è a disposizione dei deputati tutta la documentazione scritta pervenuta alla Commissione sia da parte degli auditi, sia da parte dei non auditi che hanno ritenuto, però, di inviare osservazioni.
  Il tempo è di cinque minuti per gruppo. Parlerà un rappresentante per gruppo.
  Iniziamo con il Coordinamento Magistratura giustizia di pace. Articolate l'intervento come ritenete più opportuno, fermo restando che lo scritto è a disposizione del relatore e dei deputati. Pertanto, vi chiedo di focalizzare l'intervento sui punti che ritenete più salienti.
  Do la parola a Olga Rossella Barone, presidente del Coordinamento Magistratura giustizia di pace.

  OLGA ROSSELLA BARONE, presidente del Coordinamento Magistratura giustizia di pace. Buonasera. Gentilissimi onorevoli, siamo stati convocati, paradossalmente, solo oggi, quando è già in discussione lo schema di decreto attuativo della legge delega n. 57 del 2016. Riteniamo di attribuire questa tardiva convocazione unicamente alla consapevolezza e alla convinzione, che, finalmente, anche questa onorevole Commissione si è fatta, che la legge delega e lo schema di decreto attuativo non riguardano assolutamente i 5.000 magistrati precari che prestano le loro funzioni da più di 12 anni e che sono al servizio di questo Stato.
  Questo perché? Perché lo Stato italiano ha già posto in essere, nei confronti dei giudici di pace, dei vice procuratori onorari (VPO) e dei giudici onorari di tribunale (GOT) in servizio, la violazione del diritto comunitario. Oggi siamo qui, dunque, unicamente a sollecitare in via d'urgenza un decreto per la stabilizzazione dei 5.000 magistrati precari, perché la legge delega non ci riguarda, così come è stato affermato anche dal Consiglio di Stato, a cui il Ministro Orlando ha chiesto un autorevole parere e che ha indicato la via della stabilizzazione al di fuori della legge delega.
  Non è ammissibile pensare che dei giudici che ancora oggi sentenziano e richiedono condanne in nome del popolo italiano possano improvvisamente passare a fare i delegati o, comunque, dei passacarte. Non solo ci sarebbe una violazione dei princìpi costituzionali, ma sarebbe lesa la dignità della stessa magistratura, come ha affermato anche la Presidente della Commissione europea, la quale ha testualmente dichiarato che «dalla soluzione dei magistrati in regime transitorio dipenderà anche la valutazione che l'Europa farà della stessa magistratura italiana».
  Ecco perché noi attribuiamo anche la mancata audizione della delegazione dei 120 capi degli uffici giudiziari, procuratori della Repubblica e presidenti di tribunale a questa consapevolezza e coscienza della Commissione. Altrimenti, dovremmo ritenere che, a questo punto, ci sia un vero attacco alla Costituzione e alla giustizia. Non possiamo pensare diversamente.
  Respingiamo con fermezza la convocazione di organismi sindacali che non ci rappresentano. Oggi è presente Confedilizia, ma è convocata anche l'Associazione nazionale magistrati (ANM), un organismo sindacale a cui non sappiamo perché sia stato chiesto un parere e che, tra l'altro, ha espresso delle valutazioni particolaristiche di categoria. Esse non eviteranno, però, all'Italia di far avere delle condanne dall'Europa – lo ribadiamo – oltre ai risarcimenti di danni che si ripercuoteranno inevitabilmente sui cittadini, ma che ricadranno sulla responsabilità politica di chi oggi decide di licenziare questa riforma e, soprattutto, di chi oggi non prende una decisione per i magistrati in regime transitorio.
  Noi chiediamo che si ricorra a un decreto d'urgenza. La necessità di ricorrere a un decreto d'urgenza è nell'esigenza più che evidente di consentire la razionale e immediata amministrazione della giustizia, vista l'indispensabilità delle funzioni svolte dai giudici di pace, dai VPO e dai GOT, che è riconosciuta da tutti a livello istituzionale. Diversamente, in mancanza di un'urgente stabilizzazione, verrebbe a collassare l'intera efficienza del sistema giustizia, il che si ripercuoterebbe inevitabilmente sul prodotto interno lordo (PIL) e sugli investimenti stranieri. Pag. 5
  Ricordiamo che il Ministro Orlando l'anno scorso, nel 2016, si è speso la credibilità dello Stato italiano dinanzi a un consesso di investitori internazionali e redattori del rapporto Doing Business della Banca mondiale garantendo la celebrazione del primo grado di giudizio entro un anno. Questo perché? Perché si è basato sui dati statistici sostenuti dalla magistratura in regime transitorio. Ciò avrebbe un rilievo soprattutto nel settore di competenza in particolare dei giudici di pace, che è strutturalmente incardinato in un ufficio a contatto diretto con i cittadini.
  Con questa legge delega, che, lo ripetiamo, è totalmente incostituzionale – infatti, i colleghi delle altre associazioni vi sottolineeranno anche eventuali emendamenti proprio per far rilevare l'incostituzionalità di questa legge – avremo delle ricadute e soprattutto un gap che noi abbiamo individuato in dieci anni di caos giudiziario. A un dato punto, nello schema di decreto avete, infatti, previsto, tra l'altro, che un terzo del carico non possa essere assegnato ai magistrati in regime transitorio. Nel frattempo, i nuovi devono, comunque, rimanere almeno due anni nell'ufficio del processo. Ci ritroveremo, quindi, a un dato punto, in un vuoto che ricadrebbe in particolare sulla magistratura professionale, che già oggi non riesce, ovviamente, a sostenere la domanda di giustizia.
  Per questo motivo è importante emanare un decreto d'urgenza e, soprattutto, prevedere la stabilizzazione dei magistrati in regime transitorio, che potrebbero essere usati anche come razionalizzazione delle risorse, come ha detto un magistrato. Tale razionalizzazione delle risorse potrebbe permettere anche la formazione e la costruzione del nuovo ordinamento che volete introdurre per i futuri magistrati.
  Se ritenete che un decreto d'urgenza, su cui noi abbiamo anche depositato un documento, fornendo uno spunto che – ripeto – non è stato suggerito da noi, ma dal Consiglio di Stato, alternativamente si potrebbe far ricorso alla cosiddetta «legge Madia», atteso che il problema della stabilizzazione, come rappresentato anche nello schema delegato, pare essere quello dei costi.
  Peraltro, non si sa perché il problema dei costi riguardi soltanto la magistratura precaria. Fino a oggi i costi non hanno impedito di stabilizzare tantissime categorie: ricordiamo i portantini della Croce Rossa e i dipendenti di Equitalia, che non hanno mai fatto un concorso e che verranno stabilizzati. Stranamente, solo con la magistratura precaria non ci sono i soldi.
  Ebbene, se non ci sono i soldi, la legge Madia prevede una stabilizzazione di 80.000 precari a fronte di un numero che oggi è di 5.000. In realtà, fra breve saremo anche 4.000 e qualcosa in meno. Credo che questi costi non potrebbero cadere. Noi non ci fermeremo nella nostra lotta. Non possiamo ammettere che questioni di principio, come ci è stato detto dall'ANM, possano portare questo Stato alla fine della giustizia e possano far ricadere sui cittadini una condanna da parte dell'Europa. Noi non ci fermeremo, anche se questa legge andrà avanti.

  PRESIDENTE. Ringrazio e do la parola, per il Coordinamento nazionale magistrati onorari d'Italia (CONAMO), ad Antonio Enna, presidente nazionale facente funzione.

  ANTONIO ENNA, presidente nazionale facente funzione del Coordinamento nazionale magistrati onorari d'Italia (CONAMO). Mi associo a tutte le critiche che sono state mosse allo schema di decreto legislativo e alla legge delega emanata dal Parlamento, specialmente per quanto riguarda i profili di violazione delle norme europee e i profili di incostituzionalità che sia la legge-delega, sia lo schema di decreto legislativo contengono.
  Mi voglio soffermare solo ed esclusivamente, per brevità di tempo, su due punti che, a nostro avviso, sono assolutamente incostituzionali. Parlo dell'articolo 10, commi 13 e 14, e della norma analoga di cui all'articolo 17, comma 6, i quali prevedono che il giudice onorario possa essere incaricato di esercitare funzioni giudiziarie da parte del giudice professionale – ormai Pag. 6non viene più chiamato «giudice togato» in questa legge, ma «giudice professionale» – e che, purtuttavia, pur esercitando funzioni giurisdizionali, il giudice onorario incaricato della trattazione di quanto gli viene delegato, debba seguire le direttive del magistrato professionale. Se non riesce a seguire le direttive, se non vuole farlo o se ritiene che non si possano seguire le direttive del magistrato professionale, deve chiedere al magistrato professionale che decida lui al suo posto o affidi l'incarico ad altro magistrato onorario.
  Ugualmente la norma, che è quasi analoga, riguarda i viceprocuratori onorari, ossia la parte della magistratura onoraria requirente che svolge normalmente la funzione della pubblica accusa nelle udienze monocratiche.
  Riteniamo che questa normativa sia palesemente incostituzionale, perché mina l'autonomia e l'indipendenza del giudice che sono garantite dalla Costituzione, nonché l'autonomia, se non vogliamo parlare di indipendenza, del pubblico ministero, che è anch'essa garantita da tutto il nostro ordinamento giudiziario.
  Davanti ai profili di incostituzionalità e ai profili di violazione delle norme comunitarie, noi riteniamo che questo decreto legislativo debba essere totalmente modificato, oppure addirittura che debba decadere e che non debba essere esercitata la delega sul punto.
  Riprendendo il discorso già fatto precedentemente dalla collega, noi riteniamo che la strada maestra da percorrere per risolvere il problema dei magistrati onorari – che sino a oggi lodevolmente hanno contribuito all'amministrazione della giustizia e anche a fare in modo che la giustizia italiana, sia civile, sia penale, non collassasse, infatti eravamo vicini al collasso, – e per fare in modo che a questi magistrati onorari vengano riconosciuti i propri meriti, sia quella che è stata introdotta nel 1974 per quanto riguarda i vicepretori onorari.
  Se ho ancora un minuto, a proposito di vicepretori onorari, non vorrei cadere nella retorica, ma voglio ricordare alla Commissione che anche i magistrati onorari, così come i magistrati togati, o professionali che dir si voglia, hanno subìto dei problemi per quanto riguarda la loro incolumità personale. Hanno dato del sangue anche loro. Mi riferisco a un episodio avvenuto nel 1978 a Corleone, dove il vicepretore onorario di Prizzi, tale Ugo Triolo, venne ucciso proprio per la sua funzione.

  PRESIDENTE. Ritorniamo all'elenco che era stato redatto. Do ora la parola, per l'Organismo unitario della magistratura onoraria, al segretario generale Isabella De Asmundis. È stato presentato un documento che si trova nel volume 1 in distribuzione al n. 1.

  ISABELLA DE ASMUNDIS, segretario generale dell'Organismo unitario della magistratura onoraria. Grazie, presidente. Ringrazio tutti i presenti. Voglio precisare, innanzitutto, che il documento che è stato depositato è riconducibile all'Associazione nazionale giudici di pace, alla Confederazione giudici di pace (COGIPA), alla Federazione magistrati onorari di tribunale (FEDERMOT), all'Organismo unitario della magistratura onoraria – Magistrati onorari uniti, al Movimento autonomo giudici di pace, all'Unione nazionale giudici di pace (UNAGIPA) e all'Unione nazionale italiana magistrati onorari (UNIMO). Chiedo scusa per la premessa, ma penso che fosse necessaria.
  Con questo documento le associazioni intendono, anzitutto, porre dei rilievi a questo decreto attuativo per quanto riguarda i profili di costituzionalità e di contrasto con i princìpi di diritto comunitario. Ribadiscono anche la ferma richiesta in ordine all'applicazione ai magistrati onorari in servizio dell'ipotesi di permanenza nelle funzioni, così come delineato dalla legge n. 217 del 1974. Auspichiamo, così come il Consiglio di Stato ha indicato, la strada stretta di una legge che sia mutuata sulla legge n. 217 del 1974.
  Questa soluzione è stata valutata dal Consiglio di Stato con il parere dell'8 aprile 2017 sul quesito formulato dal Ministero della giustizia in ordine alla permanenza nelle funzioni per i magistrati onorari in Pag. 7servizio, il quale ha concluso con l'ipotesi che la legge 18 maggio 1974, n. 217 ha disposto la conservazione dell'incarico in corso e che, quindi, offre una qualche possibilità operativa.
  L'ipotesi di garantire la permanenza nelle funzioni della magistratura onoraria in servizio sul modello di questa legge costituisce la soluzione di compromesso che è stata indicata anche dalla presidente della Commissione parlamentare UE, dottoressa Cecilia Wikström, al Ministro Andrea Orlando, per risolvere la questione, definita allarmante e critica, della disparità di trattamento sul piano giuridico, economico e sociale fra magistrati togati e onorari.
  Mi permetto di segnalare che un sistema di giustizia ben funzionale è un sistema che garantisce in maniera determinante la costruzione di un ambiente positivo e anche incentivante per gli investimenti e per le imprese e, quindi, per un sistema economico che possa garantire il benessere dei cittadini, oltre che una serena convivenza sociale. È di oggi un articolo in cui l'Unione europea bacchetta l'Italia per la lungaggine dei processi e auspica un funzionamento molto più celere. Siamo il fanalino di coda della giustizia europea, insieme a Malta, Cipro e Portogallo.
  Mi preme anche fare un riferimento alla comunicazione che ho menzionato poc'anzi nell'ambito della Commissione parlamentare UE della dottoressa Cecilia Wikström. Leggo testualmente il passaggio di questa comunicazione D304831 di questa presidente al Ministro Andrea Orlando: «Ferma restando la piena consapevolezza da parte dei membri della nostra Commissione circa la particolarità della pregressa e consolidata situazione italiana – dal momento che nel panorama europeo i magistrati onorari non svolgono a titolo esclusivo questi compiti di amministrazione della giustizia – auspico che il confronto in corso fra il Governo italiano e la Commissione europea sul caso in questione possa produrre entro la scadenza della legge delega del 28 aprile 2016 e con il pieno coinvolgimento di tutte le parti interessate un compromesso ragionevole che garantisca i loro diritti».
  Noi auspichiamo che questo passaggio odierno possa determinare un'ulteriore sensibilizzazione sul piano giuridico, ma anche e soprattutto etico, di una situazione che si trascina ormai da quasi vent'anni e che ha prodotto dei danni esistenziali di vita a una categoria che ha operato e che è stata utilizzata dallo Stato italiano senza le benché minime tutele giuslavoristiche che la Costituzione e i princìpi comunitari riconoscono a tutti i lavoratori ordinari.

  PRESIDENTE. Do la parola all'Unione nazionale giudici di pace. Fa parte della stessa sigla per cui è stato depositato il documento unitario che si trova negli atti della Commissione al n. 1. L'Unione nazionale giudici di pace è rappresentata da Pina Cipollone, componente della Giunta.

  PINA CIPOLLONE, componente della giunta dell'unione nazionale giudici di pace (UNAGIPA). Buonasera. Il parere di questa Commissione a seguito della nostra audizione non potrà che condurre all'immediato ritiro dello schema decreto legislativo del Governo, perché dimostreremo che esso è totalmente incostituzionale per eccesso di delega.
  Questo decreto è in violazione delle direttive dell'Unione europea, non è conforme a quanto richiesto dalla presidente della Commissione petizioni dottoressa Cecilia Wikström e non segue la cosiddetta via stretta indicata dal Consiglio di Stato, su cui il Ministro Orlando aveva promesso alle Camere di provvedere.
  Occorre prevedere un decreto-legge d'urgenza per la magistratura onoraria in servizio ormai da tanti anni, basandosi sul precedente della legge n. 217 del 1974, di cui mai nessuno ha eccepito l'incostituzionalità.
  Inizio da oggi lo sciopero della fame per solidarietà con i colleghi che attuano questa forma estrema di protesta in tutta Italia per sottolineare l'incostituzionalità di questo decreto, che precarizza e voucherizza la giustizia italiana.
  Adesso tratterò, a titolo esemplificativo, due punti pericolosissimi di questo decreto, che, se approvato, produrranno l'immediata Pag. 8 decadenza della metà dei giudici in servizio e il collasso della giustizia.
  Il primo punto è la previsione dell'obbligo di residenza nel distretto. Si tratta di un chiarissimo esempio di eccesso di delega. Il decreto delegato all'articolo 4, comma 1, lettera f), prevede fra i requisiti per il conferimento dell'incarico di magistrato onorario di avere la «residenza in un comune compreso nel distretto in cui ha sede l'ufficio giudiziario per il quale è presentata domanda, fatta eccezione per coloro che esercitano la professione di avvocato o le funzioni notarili».
  È evidente che questa formulazione è incostituzionale ai sensi dell'articolo 3 ed è ancora più evidente la violazione ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione per eccesso di delega, in quanto il requisito della residenza non è affatto menzionato nella legge-delega. Questo requisito storicamente era stato previsto anche nel 1991, ma venne poi abrogato.
  Perché venne abrogato? Proprio perché era incompatibile con il rapporto di lavoro onorario e risultava appropriato solo per il servizio di magistrato professionale. L'obbligo di residenza nel distretto tradisce lo spirito della legge, che intende rendere l'attività di magistrato onorario compatibile con il lavoro subordinato, autonomo o pubblico e con l'esercizio di un'altra professione.
  Pertanto, il testo del decreto legislativo, oltre a esorbitare dalla delega, si pone in contraddizione con gli obiettivi della legge, senza alcuna ratio giustificatrice. Se questo provvedimento fosse approvato, produrrebbe l'immediata decadenza della metà dei giudici di pace in servizio, che non sarebbero sostituiti, con conseguente caos degli uffici giudiziari per il collasso del sistema, e – lasciatemelo dire – getterebbe nella disperazione centinaia di famiglie improvvisamente private dei mezzi di sussistenza.
  Il secondo punto che tratterò riguarda il mancato inserimento della procedura di trasferimento d'ufficio a domanda. La procedura di trasferimento era espressamente prevista nella delega e precisamente all'articolo 2, comma 8, della legge n. 57 del 2016. Siamo, purtroppo, davanti a un altro eccesso di delega. Il legislatore delegato ha, infatti, completamente omesso di attuare le disposizioni del Parlamento. Tale omissione risulta inammissibile, stante l'interesse pubblico primario imposto dalla delega, che risulta leso dalla sua non attuazione.
  L'omessa previsione dei trasferimenti dei magistrati onorari comporta l'assoluto divieto di trasferimento. Tale divieto impedisce di rimediare a eventuali incompatibilità sopravvenute, come, per esempio, un familiare che diventa avvocato e altre, e, quindi, di perequare le situazioni di carenze di organico. Il decreto delegato crea, così, i presupposti per il collasso del sistema in tempi brevi.
  Mi appresto a concludere. Noi chiediamo, in primis, di esprimere parere contrario sul decreto attuativo emesso dal Governo, chiedendone l'immediato ritiro, seguendo pertanto per i magistrati onorari in servizio la via stretta indicata nel parere del Consiglio di Stato e invitando il Governo a emettere un decreto d'urgenza basandosi sulla legge n. 217 del 1974.
  In via subordinata, chiediamo la soppressione dell'articolo 4, comma 1, lettera f) dello schema di decreto delegato sulla residenza e la modifica del testo del decreto così come indicato nell'emendamento che non sto a leggere, ma che è già acquisito in atti dai componenti di questa Commissione, con l'inserimento nel decreto delegato della norma sui trasferimenti.
  In ultimo, chiediamo in via ulteriormente subordinata, nella malaugurata ipotesi che questo decreto legislativo non sia modificato, il differimento di almeno due anni dall'entrata in vigore del nuovo regime per quanto riguarda residenza, trasferimenti e regime fiscale, poiché l'articolo 3 della delega prevede che entro due anni possano essere apportati correttivi con il decreto legislativo.
  Grazie dell'attenzione. Ho terminato.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Adesso abbiamo la Confederazione dei giudici di pace, con il vicepresidente, Massimo Libri. Anche lui fa riferimento al documento depositato Pag. 9in atti. È accompagnato dal Segretario nazionale Luigi Vingiani.

  MASSIMO LIBRI, vice presidente della Confederazione giudici di pace. Ringrazio l'onorevole presidente e gli onorevoli deputati. Il mio intervento, facendo sempre la premessa che è nella scia di quell'unico documento che si condivide per ogni aspetto, soprattutto sull'intervento basato sulla legge n. 217 del 1974, attiene alle problematiche del funzionamento degli uffici e, quindi, dell'impiego dei magistrati onorari in servizio.
  Partiamo dalla problematica relativa al regime transitorio, ossia alla circostanza che il Ministero ha ipotizzato per cui nel 2022 saremo a pieno regime oppure avremo già concluso tutta la pianta organica e saremo arrivati a 8.000 magistrati onorari che lavoreranno un terzo.
  Ovviamente, non possiamo nasconderci che questa è una prospettiva illusoria. Basta leggere soltanto il testo della norma. Cosa prevede come tirocinio? Prevede che i Consigli giudiziari individuino un numero di posti, che il Consiglio superiore della magistratura approvi le domande e che si cominci con la procedura concorsuale a livello distrettuale, nell'ambito della quale verrà acquisito un numero di domande. Possiamo immaginare il numero di domande che ci sarà. L'abbiamo già visto nell'ambito degli ultimi concorsi per quanto riguarda gli assistenti.
  Cosa dovranno fare poi i Consigli giudiziari? Dovranno predisporre una graduatoria sulla base dei titoli. Immaginiamo la mole di lavoro. Poi la parola dovrà passare, per dire così, al Consiglio superiore della magistratura, che individuerà per un posto almeno due candidati.
  La palla – passatemi il termine – ritornerà quindi al Consiglio giudiziario, il quale darà inizio ai tirocini, ovviamente gestiti da magistrati professionali, un magistrato collaboratore e dei magistrati assegnatari. Immaginatevi 8.000 magistrati in tirocinio in tre anni, perché non possiamo cominciare adesso. Si comincerà, se va bene, nel 2018 con l'inizio della richiesta e nel 2022 bisognerà arrivare alla conclusione.
  Questa è, obiettivamente, una situazione ingestibile per i capi degli uffici e per gli stessi magistrati. L'ingresso, in genere, sia come magistrati togati, sia come magistrati onorari, presuppone un tirocinio. Per questo motivo, anche quando si fece il famoso «concorsone» in magistratura di mille posti, non se ne bandirono mille il giorno dopo. Ci vollero tre anni per bandire il concorso.
  In questo modo andiamo a colpire direttamente gli uffici di procura e gli uffici di tribunale, i quali non riusciranno a gestire questa mole di lavoro, e, soprattutto, il Consiglio superiore della magistratura. Per questa ragione vedete i capi degli uffici che si stanno lamentando e che stanno «protestando». Nel distretto del Veneto c'è stata una conferenza stampa del presidente della Corte d'appello, del presidente del tribunale e del procuratore generale per chiedere che cosa si stia facendo, perché ci state dando una mole di lavoro che non riusciamo a gestire.
  Ipotizzando che questi uffici riuscissero ad arrivare al 2022, cosa succederà nel 2022? Questa grande tecnostruttura dell'ufficio del processo sarà piena. Certamente gli interessati inizieranno il biennio nell'ufficio del processo in cui il magistrato onorario non potrà fare nulla, perché non potrà avere funzioni giurisdizionali. Nel tribunale non ci sarà alcun GOT. Non ce ne sarà nessuno, perché non esiste.
  I giudici di pace faranno un'udienza a settimana. Non dimentichiamo che due giornate fanno un'udienza, perché altrimenti si viola il principio del pro rata temporis e si va in violazione della direttiva. Sapete che vuol dire un'udienza a settimana? Vuol dire rinvii a cinque anni, con quel contenzioso che viene dato alla magistratura onoraria.
  È evidente il collasso del sistema. È scritto nel testo della norma. Qual è la violazione della delega? È non aver attuato la norma sulla parte relativa alla normativa transitoria, interpretandola come relativa ai quattro anni. I quattro anni a cosa servivano? Servivano agli uffici del giudice di pace per organizzarsi in funzione dell'aumento di competenza, ossia Processo Pag. 10civile telematico che non abbiamo, consolle del magistrato che non abbiamo, PEC che molti uffici non hanno, personale amministrativo e corsi di formazione e anche un iniziale aumento di competenza.
  Gli ulteriori anni che vengono concessi a noi in servizio rispetto ai nuovi a che cosa servivano? Servivano a creare l'avvicendamento tra nuovi e vecchi, che il Governo ha deciso di escludere, mettendo in ginocchio gli uffici e violando così la delega. Si tratta di un problema oggettivo di funzionalità degli uffici. È come un treno che sta sicuramente andando a un binario morto e sta correndo, perché dobbiamo correre.
  La soluzione qual è? È l'attuazione della normativa transitoria. Si tratta di prevedere un maggiore utilizzo dei magistrati onorari in servizio, che non è la giornata in più o l'udienza in più. Si tratta di individuare come parametro il lavoro del magistrato togato di riferimento, utilizzando il principio del pro rata temporis, e di suddividerlo non, come ha fatto il Governo, a giorni.
  Cos'è che noi contestiamo? Contestiamo la «tornellizzazione» dell'attività dei magistrati, la possibilità di «beggiare» l'attività del giudice. Non può esserci un giorno di udienza e uno di ufficio. Vi immaginate un giudicante? Che cosa va a fare in ufficio? Si devono prendere come riferimento le udienze del magistrato togato e il carico di lavoro del magistrato togato e operare in riduzione.
  Non si può far entrare nel nostro ordinamento un pericoloso principio per cui l'attività giurisdizionale è pari a quella amministrativa, che può essere «beggiata», seppure sia funzione giurisdizionale onoraria, perché non esiste una funzione giurisdizionale onoraria. Esiste un magistrato onorario, ma l'attività del giudice non è quella di un amministrativo, con il massimo rispetto, e non si può quantificare.
  Osservo anche l'errore nel criterio che è stato individuato e la necessità che si individui per i magistrati onorari in servizio un'attività o a tempo pieno, o quanto meno di due terzi rispetto all'attività del magistrato togato.
  Entro sotto il profilo contabile, perché da revisore legale non devo soltanto fornire proposte, ma devo anche fare i conti, ossia vedere se ci sono i soldi. Entriamo, quindi, nel discorso economico, ossia vediamo se vi sono i soldi. Nel momento in cui raddoppio l'attività e, quindi, raddoppio l'indennità o la triplico rispetto a quella prevista per il magistrato onorario, ho i fondi in bilancio.
  Che cosa ha fatto il ministero? Il Ministero ha conteggiato 8.000 magistrati, nonostante i fondi di bilancio fossero stati assegnati soltanto ai magistrati onorari in servizio. Voi mi obietterete che, però, così si blocca l'ingresso dei nuovi. No, perché – ed ecco il sistema che alimenta se stesso – a mano a mano che i magistrati onorari in servizio vanno fuori, entrano i nuovi. Come entrano, però? Entrano non nella proporzione 1 a 2, ma nella proporzione 1 a 3. Per esempio, se vanno via 100 magistrati onorari, che vengono pagati il triplo o il doppio, ne entrano il triplo o il doppio.
  Qual è il beneficio? Il beneficio è che gli uffici giudiziari e anche il Consiglio della magistratura riescono a programmare da oggi l'ingresso dei nuovi, in modo tale, da un lato, da garantire un'aliquota di magistrati in servizio che mantenga gli uffici, venendo incontro ai presidenti di tribunale e ai presidenti di Corte d'appello, e dall'altro, da venire incontro alle esigenze di un graduale ingresso.
  L'ultimo aspetto, quindi, è quello di natura fiscale. Scusatemi se sto andando un po’ fuori, ma sono problematiche di natura tecnica.

  PRESIDENTE. Deve stare nei tempi.

  MASSIMO LIBRI, vice presidente della Confederazione giudici di pace. Ha ragione, devo stare nei tempi e lei fa bene a segnalarlo.
  Il problema di natura fiscale qual è? È stato introdotto il regime fiscale all'articolo 53, relativo al lavoro autonomo. Qual è il problema per le Corti d'appello? Il problema è che tutti i pagamenti vengono incentrati in ragioneria. Questo, signori, vuol dire che verranno bloccate le ragionerie delle Corti d'appello, perché, adesso Pag. 11che tutti siamo nell'articolo 50, come i magistrati laici delle Commissioni tributarie, in ogni singolo ufficio non c'è bisogno del funzionario che attesti. Invia telematicamente i dati. Accentrando tutto in Corte, si bloccano le Corti. Per questo motivo i presidenti delle Corti sono scesi in piazza.
  Vi ringrazio e mi scuso della lunghezza dell'intervento, ma questa modifica è necessaria anche per venire incontro alle richieste dell'Unione europea di un compromesso valido e ragionevole.

  PRESIDENTE. Grazie a tutti della sinteticità e della pregnanza degli argomenti.
  Andiamo avanti con l'Associazione nazionale giudici di pace e Movimento autonomo giudici di pace. Do la parola a Gabriele Di Girolamo.

  GABRIELE DI GIROLAMO, presidente dell'Associazione nazionale giudici di pace (ANGdP). Come lei ha detto, presidente, parlo anche a nome del Movimento autonomo giudici di pace. Nel mio breve intervento voglio evidenziare la circostanza che non vi è alcuna traccia nella relazione illustrativa della sentenza del Comitato europeo dei diritti e delle uguaglianze sociali, che lo scorso anno ha sancito la violazione da parte del Governo italiano, quindi dello Stato italiano, del principio di non discriminazione nei confronti della magistratura onoraria e della magistratura professionale.
  Perché questo? Perché il Comitato sancisce che la magistratura di pace e onoraria ha diritto alla previdenza, che in questo schema legislativo sostanzialmente non esiste, perché dire che la previdenza è a carico esclusivo del lavoratore è sostanzialmente una norma inutile.
  Il secondo principio che ha stabilito è che è necessaria l'equivalenza propria della funzione giurisdizionale della magistratura onoraria con quella professionale anche sotto l'aspetto stipendiale.
  Questa sentenza di violazione non è stata recepita né nella legge delega, né, ovviamente, in questo schema di decreto legislativo. Che cosa accade? Se leggiamo l'articolo 117, comma 1, della Costituzione, vediamo che la potestà legislativa si espleta nel rispetto della Costituzione e dell'ordinamento comunitario. La Carta sociale europea, che è stata violata dallo Stato italiano, è un trattato europeo che è stato ratificato dall'Italia. Con questa ratifica il trattato europeo è entrato nell'ordinamento giuridico italiano e fa parte dell'ordinamento comunitario. Pertanto, oggi rischiamo di parlare di un provvedimento legislativo che è quantomeno inficiato di incostituzionalità alla radice.
  È notizia – lei, presidente, sicuramente lo saprà – di qualche giorno fa che il Consiglio di Stato si è rimesso alla Corte costituzionale per un'analoga violazione da parte dello Stato italiano in relazione a una sentenza del Comitato europeo. Si tratta proprio di violazione dell'articolo 117, comma 1.
  Per quanto riguarda l'aspetto della residenza, mi rifaccio a quello che ha detto la collega. Io qui volevo e non posso fare altro che svolgere un intervento sull'aspetto reddituale. In questo schema di decreto legislativo viene individuata la cifra di 16.140 euro lordi l'anno. Nella relazione tecnica, in maniera molto superficiale, è stata individuata una mensilità netta di 1.200 euro. Niente di più falso. Non hanno saputo fare neanche il conteggio. La mensilità è di 623 euro netti al mese. Questa è la cifra reale che fra tre o quattro anni, quando entrerà in vigore il sistema, tutta la magistratura di pace e onoraria percepirà.
  Per quanto riguarda i giudici di pace – questo lo vorrei sottolineare, ma non per discostarmi dai colleghi GOT e VPO – oggi il giudice di pace può prendere un tetto massimo, per legge, di 72.000 euro lordi. Con questo schema di decreto legislativo questo tetto si abbassa a 16.140 euro.
  Noi sappiamo che la Corte costituzionale con due decisioni, le sentenze nn. 223 del 2012 e 116 del 2013, ha già sancito l'illegittimità costituzionale delle norme che abbassano il reddito quando il destinatario sia una categoria specifica, come nel nostro caso. Mi auguro che la Commissione non condivida questa impostazione, specialmente indennitaria, perché sa benissimo Pag. 12che condividerà una norma già dichiarata incostituzionale.
  Inoltre, mi auguro sempre che questa Commissione non condividerà la stessa impostazione introdotta dal Ministro Orlando e – ho visto la bollinatura – dal Ministro Padoan, in quanto questo è un progetto politico tendente ad affamare 5.000 persone e le loro famiglie. Chiedo scusa, ma questo è il verbo che deve essere utilizzato in questa fase.
  Il Consiglio di Stato ha individuato la linea da seguire. Mi auguro che il Ministro segua questa linea. In ogni caso, ricordo che i membri della Commissione giustizia della Camera hanno presentato un ordine del giorno, quando è stata approvata la legge-delega, in cui veniva individuata un'indennità fissa non inferiore a 36.000 euro lordi l'anno. Faccio appello alla loro coerenza.

  PRESIDENTE. Passiamo all'Unione nazionale italiana magistrati onorari. Do la parola ad Anna Puliàfito, consigliere nazionale.

  ANNA PULIÀFITO, consigliere nazionale dell'Unione nazionale italiana magistrati onorari (UNIMO). Sarò molto breve, perché mi devo occupare di un aspetto specifico, relativo al trattamento durante il periodo transitorio dei magistrati onorari di tribunale con riguardo sia agli emolumenti, sia alle competenze.
  In particolare, già nel momento della fase dell'approvazione della legge-delega si era evidenziata un'incostituzionalità nella parte relativa al sistema indennitario da applicare alla magistratura onoraria di tribunale nei tre anni antecedenti il passaggio a pieno regime del sistema nuovo.
  A unificazione avvenuta tra magistrati onorari e di tribunale e giudici di pace la legge-delega già prevedeva un diverso trattamento economico tra i GOT, i VPO e i giudici di pace. Ricordo che i giudici di pace sono remunerati a udienza e a provvedimento, mentre i magistrati dei tribunali sono remunerati esclusivamente a udienza. In particolare, i giudici onorari di tribunale, categoria a cui appartengo, sono, comunque, tenuti a redigere sentenze che non vengono in alcun modo remunerate.
  Si era detto che questa riforma della magistratura onoraria avrebbe avuto la finalità finalmente di eliminare questa sperequazione tra magistrati onorari di tribunale, giudici onorari in particolare, e giudici di pace a parità di funzioni esercitate e, quindi, a parità di funzioni giudicanti esercitate. La legge delega non ha assolutamente rispettato queste promesse, perché ha sancito che per il primo quadriennio il trattamento indennitario rimanga nel regime precedente. L'unificazione è stata proprio esclusivamente formale e noi giudici onorari di tribunale continuiamo a scrivere sentenze, peraltro di materie di competenza del tribunale, quindi di un determinato spessore o di una determinata difficoltà, a titolo puramente gratuito.
  Evidentemente dovremmo esserne onorati, ma forse c'è qualcosa che non va. Non andava nella delega, ma non va neanche nel decreto attuativo di questa delega, che non solo non pone rimedio, ma anzi aggrava ulteriormente la disparità di trattamento. La presidente della Commissione potrà notare che nella disposizione transitoria del decreto attuativo, l'articolo 33, comma 10, si stabilisce addirittura che nei primi quattro anni, quindi nel periodo già transitorio, i giudici onorari di tribunale in servizio potrebbero addirittura essere destinati in supplenza o in applicazione anche parziale in un ufficio del giudice di pace.
  Nei primi tre anni, quindi, a regime invariato d'indennità, già di per sé in violazione dell'articolo 3 della Costituzione, si potrebbero applicare i giudici onorari di tribunale addirittura agli uffici del giudice di pace.
  Naturalmente il Governo non si è posto in alcun modo il problema di come verrebbero remunerati i giudici onorari di tribunale qualora applicati all'ufficio del giudice di pace. Direi che non se l'è posto perché è impossibile risolvere questo problema: nel momento in cui dovesse essere applicata l'indennità da giudici onorari di tribunale vi sarebbe una disparità di trattamento rispetto al giudice di pace, di cui eserciterebbero Pag. 13 in applicazione le funzioni; nel momento in cui, invece, fosse applicata l'indennità di giudice di pace vi sarebbe una disparità di trattamento con i giudici onorari rimasti in tribunale. È chiaro che il Governo ha preferito non disporre nulla perché probabilmente non sapeva come risolvere il problema di una norma che è del tutto incostituzionale, oltre che essere ultra delega.
  Su questo noi chiediamo che la Commissione esprima parere assolutamente negativo. Il Governo si sarebbe dovuto porre prima il problema di eventuali carenze di organico negli uffici del giudice di pace, con l'applicazione di una norma transitoria diversa, probabilmente con un decreto, come ha chiesto qualche collega prima, che applicasse la legge del 1974. Con questo ogni problema si sarebbe risolto.
  Un altro elemento che in via del tutto subordinata vorrei sottolineare è che nella fase transitoria a questo punto, visto che la disparità di trattamento non è stata in alcun modo risolta, quanto meno si potrebbe applicare, e si auspica che ciò avvenga, il suggerimento che è contenuto nella circolare del 13 gennaio 2016 del Consiglio superiore della magistratura.
  In tale circolare si è inteso valorizzare l'attività strumentale all'udienza, sia preliminare che successiva, che viene espletata dai viceprocuratori ma soprattutto dai giudici onorari di tribunale, estendendo quanto meno il concetto dell'udienza remunerabile, non legandolo esclusivamente all'attività di udienza in senso stretto, ma legandolo al concetto di tempo di lavoro prestato.
  Questo potrebbe alleviare, naturalmente in via del tutto subordinata, quella disparità di trattamento che continua a sussistere tra giudici onorari di tribunale e giudici di pace, soprattutto alla luce di quella norma che riteniamo assolutamente di dover chiedere di espungere dal decreto.
  Un ultimo elemento di incostituzionalità e di ultra delega è costituito dall'articolo 33, comma 9, nel quale si stabilisce ciò che non era assolutamente previsto nella legge-delega: «L'incarico dei magistrati onorari nominati successivamente all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 92 del 2016 e prima dell'entrata in vigore del presente decreto ha durata quadriennale con decorrenza dalla nomina».
  Sostanzialmente si vuole sanare lo scorrimento di graduatorie antiche risalenti al 2007, relative a bando di concorso per viceprocuratori e giudici onorari di tribunale, che dovrebbero essere già perenti, in quanto ormai la normativa precedente è stata superata dalla legge-delega. Pertanto, si è inteso salvare delle nomine successive all'entrata in vigore dello statuto unificato, prevedendo una figura ulteriore, cioè un magistrato onorario che dura addirittura quattro anni, né otto né sedici. Questa disposizione non ha assolutamente alcun fondamento neanche nella delega in questione.

  PRESIDENTE. Do la parola a Paolo Valerio, presidente della Federazione magistrati onorari del tribunale (FEDERMOT).

  PAOLO VALERIO, presidente della Federazione magistrati onorari di tribunale (FEDERMOT). Presidente, la ringrazio, anche per il suo ruolo di garante imparziale, che ci consente oggi di rappresentare alla Commissione la nostra posizione, che è in pieno accordo e sintonia con quella dei capi degli uffici giudiziari, che d'altronde è sintetizzata in una nota del 23 maggio scorsa, corredata di allegati che pienamente condividiamo e che sono già all'attenzione della signoria vostra e dei componenti della Commissione.
  In effetti, la riforma varata dal Governo limita fortemente le possibilità di mantenimento degli attuali standard di produttività (dire che li limita è un eufemismo), in quanto in primo grado si limita la funzione di supporto dei magistrati onorari, prevedendo che giudici e pubblici ministeri che ne fanno parte prestino servizio per non più di due giorni a settimana.
  Applicando tali disposizioni i giudici non potranno garantire più di tre udienze al mese, per ognuna delle quali, come spiegato da chi mi ha preceduto, occorre impegnare un giorno per lo studio delle cause Pag. 14e almeno un giorno per la redazione delle sentenze e degli altri atti giudiziari che non possono essere messi in udienza nel caso si tratti di sentenze semplici, che non richiedano un'impegnativa ricerca di precedenti giurisdizionali e sempre che non vi siano più di un paio di cause o udienze mature per la conclusione.
  Il numero delle udienze potrà forse essere leggermente più alto per i pubblici ministeri onorari addetti a sedi in cui ci si limita a delegare loro attività di udienza e il relativo studio preliminare dei fascicoli, affidando esclusivamente ai pubblici ministeri di ruolo e al personale amministrativo e di polizia giudiziaria che li coadiuva le ulteriori attività di indagini preliminari, impugnazioni, redazioni di liste testi eccetera, ma in molte procure, come Roma, Napoli, Torino e Milano, che da sole assommano l'80 per cento circa del contenzioso italiano, i pubblici ministeri onorari attualmente svolgono anche tali attività.
  Per questo i capi degli uffici sono preoccupati e hanno sposato la causa anche sindacale dei magistrati onorari, che invero non ha mai riscosso grande attenzione nel Paese prima che l'Unione europea e il Consiglio d'Europa ritenessero discriminatorio il loro trattamento.
  Riteniamo, quindi, che il decreto legislativo debba consentire ai magistrati onorari che ne hanno l'intenzione di lavorare full time, senza che ciò costituisca, oltre che una facoltà, un obbligo, poiché, ahimè, ciò contrasterebbe con la legge-delega, la quale prevede che il magistrato onorario deve essere messo in condizione di svolgere anche un'altra attività lavorativa.
  Parimenti indispensabile sarebbe prevedere una modifica delle disposizioni della legge delega e, quindi, un intervento di normazione primaria che consenta di trasformare obbligatoriamente il rapporto di servizio dei magistrati onorari in rapporto full time, superando la logica dell'attuale legge-delega, per dare la massima spinta propulsiva alla giustizia ordinaria.
  A valle dell'aspetto organizzativo, che per noi è prioritario e dirimente, si pone la questione retributiva, che deve seguire il criterio del pro rata temporis indicato dalle autorità sovranazionali, ossia il magistrato onorario deve ricevere un trattamento proporzionato alla quantità del lavoro svolto e alla sua qualità, come d'altronde reciterebbe l'articolo 36 della Costituzione.
  Il parametro deve essere quello di chi svolge stabilmente tale funzione, ossia il magistrato di carriera. Non riteniamo, però, che tale parametro conduca ad applicarci un trattamento annuo lordo pro capite di 130.000 euro, come sostenuto – oso dire – quasi a mo’ di spauracchio dagli uffici tecnici di via Arenula.
  Basterebbe garantire al magistrato onorario che operi a tempo pieno una retribuzione lorda massima analoga a quella già prevista da anni per i giudici di pace poc'anzi citata: 72.000 euro lordi sembrerebbe un importo ragionevole. Parliamo di 42.000 euro netti annui, di uno stipendio poco superiore ai 3.000 euro netti mensili.
  Sarebbe una retribuzione dignitosa, un importo che moltiplicato al lordo per i 4.984 magistrati che a via Arenula vengono conteggiati nei calcoli, cioè coloro che sono a oggi in servizio, unità in più unità in meno, comporterebbe una spesa annua di 359 milioni di euro, ma nel bilancio dello Stato ve ne sono già 127. Ne mancano, pertanto, 231 e non 648 come indicato nelle stime del Ministero partendo da retribuzioni irragionevoli. L'algebra non è un'opinione. Ovviamente poi il 45 per cento di tale spesa pubblica tornerebbe allo Stato a titolo di IRPEF e di contributi previdenziali.
  Mi avvio alla conclusione più velocemente che posso, presidente. Lo sforzo effettivo richiesto alla finanza pubblica, quindi, al netto della fiscalità e della contribuzione previdenziale, è di circa 150 milioni l'anno, importo irrisorio rispetto ai possibili benefici macroeconomici e fiscali conseguibili.
  Volevo tratteggiare questi dati a margine della proposta a saldi di bilancio invariati egregiamente evidenziata dal collega, il professor Massimo Libri, che mi ha preceduto. Si tratterebbe, quindi, di un piccolo sforzo irrilevante finanziariamente a fronte dei benefici che deriverebbero al sistema giustizia Pag. 15 dall'utilizzo full time di quasi 5.000 magistrati già formati e pronti.
  Il Consiglio di Stato ci sembra abbia avallato tale soluzione allorquando ha ritenuto possibile nel proprio parere reso al Governo un intervento sostanzialmente in linea con l'analogo provvedimento legislativo assunto nel 1974.
  È ora la politica che deve tenere conto di tale autorevole indicazione dei giudici di Palazzo Spada, consentendo ai magistrati onorari di congelare altre attività lavorative che li distraggono dalla giurisdizione e di dedicarsi full time a essa, conservando, magari, l'iscrizione all'albo nella sezione speciale, senza esercizio della professione sul libero mercato, ponendo in aspettativa senza assegni dipendenti pubblici. Sarebbero altri risparmi di spesa che si potrebbero conseguire.
  Non è un'assunzione in ruolo, quindi, quella che chiediamo, ma, come immaginato dal Consiglio di Stato, una semplice manutenzione di professionalità già acquisite e formate, salvo revoca del CSM. Chiediamo manutenzione e mantenimento in servizio, una valida ed efficiente alternativa all'avvio di un contenzioso per risarcimento danni per violazione del diritto comunitario, che lo stesso Consiglio di Stato ha già evocato nel proprio parere in termini assertivi e non dubitativi.
  Concludo, presidente, con un invito che non vuole apparire retorico. La richiesta è di poter fare in questo Parlamento qualcosa per la giustizia e per i cittadini, senza dispiacersi se il rilancio della giurisdizione passa per una volta, non attraverso annunci di riforme che poi al giudizio dei tecnici sono apparse addirittura destrutturanti delle poche certezze già esistenti, ma attraverso il mantenimento in esercizio di silenti e operosi servitori dello Stato fedeli alla Repubblica.

  PRESIDENTE. Do la parola a Fabio De Iorio, presidente dell'Associazione nazionale magistrati onorari.

  FABIO DE IORIO, presidente dell'Associazione nazionale magistrati onorari. Presidente, grazie dell'invito. Spero che l'attenzione che il Parlamento vorrà avere per questa riforma sia quella che merita.
  La situazione è sicuramente delicata. Io, però, vorrei tralasciare le proposte, le controproposte e i dati tecnici, che in cinque minuti non credo si possano illustrare adeguatamente. Peraltro, credo che ci siano stati dei contributi di persone illustri quali il procuratore Spataro, ma non solo, che ha sicuramente già inviato delle relazioni anche sulle criticità di questa riforma.
  Io domando alla Commissione e al Parlamento che cosa risolva questa riforma, perché credo che quando si fa una riforma la si faccia per migliorare un sistema o per correggere eventuali lacune.
  Io ancora non ho capito. Migliora l'attuale legge? Non credo. Migliora l'efficienza? No, non lo diciamo noi, ma lo dicono gli addetti del settore, presidenti di tribunale, procuratori e presidenti di corte d'appello. Riduce i costi per il sistema? No, perché il bilancio rimane sostanzialmente invariato.
  Certamente, se vogliamo ragionare per assurdo che l'efficienza non va di pari passo con il risparmio, allora possiamo dire che tagliando ai minimi storici il bilancio per la magistratura onoraria possiamo ottenere un gran risultato. Così non è, perché tagliamo il bilancio, riduciamo l'efficienza, ma non mi pare che abbiamo fatto granché.
  Perché dico questo? Di fatto si vuole diluire la spesa su un numero di persone all'ennesima potenza rispetto all'attuale, non garantendo nessuna professionalità, ma al contrario perdendo le professionalità, peggiorando le condizioni di lavoro e abbandonando definitivamente – non so neanche se a oggi le condizioni economiche lo abbiano consentito – quel principio costituzionale che prevede che il magistrato deve essere messo in condizioni di lavorare con indipendenza e decoro.
  Io credo che la retribuzione prevista attualmente non sia decorosa né possa garantire l'indipendenza. Si tenga presente che anche sulla somma cui si riferiva poc'anzi il collega Valerio di 3.000 euro va scomputata la previdenza. Se calcoliamo la previdenza sono 2.000. Pag. 16
  Dove voglio arrivare? Voglio arrivare a dire che non penso che chi ha ideato questa riforma abbia ritenuto di risolvere un problema, se non quello di collocare in qualche maniera in un alveo di sicurezza coloro che svolgono questa attività da numerosi anni. Di sicurezza per chi? Non certo per i magistrati onorari, ma per chi teme questa situazione contra legem che è stata portata avanti per anni.
  Quello che rende insopportabile la vicenda è l'ingiustizia di fatto, che è stata rilevata dall'Europa a seguito di una serie di iniziative anche a carattere personale, e l'impudenza e la sfacciataggine che ha questo Governo di continuare a far finta di niente – chiaramente lo dico e me ne assumo la responsabilità – di fronte alle censure che sono state mosse dai vari uffici europei in ordine a una serie di situazioni, non soltanto alla disparità di trattamento.
  È lo stesso atteggiamento che ha avuto il Governo quando dei rappresentanti di una commissione di studio della Commissione europea sono venuti sul territorio nazionale e hanno effettuato le verifiche presso i singoli uffici. A questi ispettori sono stati forniti dei dati evidentemente parziali e non è stata neanche spiegata loro l'esistenza dei viceprocuratori onorari, una figura assolutamente ignota in ambito europeo, dove si conoscono soltanto i giudici di pace.
  Credo di dovermi avviare alla conclusione, perché cinque minuti sono davvero pochi. Io penso che si sia messo in conto di accettare le sanzioni europee, perché con questo decreto legislativo che si andrà ad approvare e con i mandati in proroga che si andranno ad approvare vi saranno sicuramente sanzioni europee. Chi consentirà l'approvazione di questa legge si dovrà assumere la responsabilità davanti agli italiani del pagamento delle sanzioni che lo Stato dovrà elargire negli anni prossimi.
  Faccio un'ultima annotazione. Il Consiglio di Stato nella sua contraddittorietà, laddove da una parte afferma che i magistrati onorari non sono dipendenti pubblici e, quindi, non possono essere inquadrati e dall'altra prevede che in caso di risarcimento del danno debbano essere estese le discipline dei dipendenti pubblici – pensate che paradosso – ha dato una soluzione, cioè la legge n. 217 del 1974, che comporterebbe di salvare, come si dice in maniera gergale, capre e cavoli.

  PRESIDENTE. Adesso abbiamo l'Associazione nazionale magistrati onorari – Movimento per. C'è un documento, che potete trovare nel volume secondo, numero 5.
  Do la parola a Emilio Manganiello, presidente nazionale dell'associazione.

  EMILIO MANGANIELLO, presidente nazionale dell'Associazione nazionale magistrati onorari – Movimento per. Onorevole presidente, la ringrazio di averci convocato e di aver chiesto la nostra opinione nell'ambito dell'indagine conoscitiva avviata dalla Commissione Giustizia della Camera dei deputati sullo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri.
  Vi ringrazio anche perché ci consente di esprimere la nostra posizione, in quanto il Ministro ha ricevuto le associazioni soltanto precedentemente allo schema di legge-delega, quando ovviamente c'erano state delle consultazioni che avevano a oggetto una materia totalmente diversa da quella che poi ha iniziato a configurarsi già nella legge-delega n. 57 del 2016 e si è ulteriormente sviluppata nel decreto legislativo.
  Io cercherò di sintetizzare quanto ho già riportato nella nota scritta e quanto è emerso dalla discussione: una nostra opinione fortemente negativa contro questo schema di decreto legislativo.
  Sostanzialmente qual è l'idea del Governo? Noi avevamo una magistratura onoraria costituita da giudici di pace, viceprocuratori onorari e giudici onorari di tribunale. Come è stato qui ripetuto, i giudici onorari di tribunale sostanzialmente svolgono le stesse funzioni dei magistrati professionali, pur non ricevendo un compenso per le sentenze ma soltanto in base all'udienza. I giudici di pace, invece, avevano un'indennità commisurata alle attività, alle udienze, ai decreti ingiuntivi e alle sentenze, senza che questo comportasse una copertura previdenziale. Si è detto che la magistratura onoraria svolgeva un'attività di lavoro in nero previsto dalla legge. Pag. 17
  Ora cosa fa il Governo? Mi consentirà, onorevole presidente, di utilizzare le mie conoscenze di avvocato giuslavorista e di dottore di ricerca in diritto del lavoro, quando si facevano le cause per ottenere il riconoscimento delle differenze retributive dei rapporti di lavoro formalmente a part time e di fatto a tempo pieno. Il Governo che cosa prevede? Loro dicono di poter risolvere i problemi della giustizia, fondamentalmente della giustizia civile, prevedendo – lo si stabilisce all'articolo 1, comma 3, dello schema di decreto legislativo – un utilizzo di due giorni alla settimana e, quindi, in proporzione a questi due giorni alla settimana, un'indennità addirittura di 16.140 euro lordi.
  A parte che questa indennità costituisce oltre il 70 per cento della riduzione dell'attuale limite, come è stato già detto, di 72.000 euro, a parte il problema di vedere se è compatibile – comprendo la discrezionalità legislativa – che la funzione giurisdizionale sia svolta da soggetti che percepiscono un compenso, come è stato detto, di 600-700-800 euro mensili, ciò è senz'altro concretamente impossibile da realizzare nella pratica.
  Questo mette a rischio tutto il sistema e la funzionalità degli uffici del tribunale, perché sono inseriti. L'idea che ci siano due giorni a settimana è sostanzialmente incompatibile con l'attuale carico di lavoro e con l'attuale domanda di giustizia che perviene ogni giorno da parte dell'avvocatura italiana negli uffici del giudice di pace e dei tribunali.
  Che cosa succede? È una legalizzazione di un part time in nero. Di fatto la legge dice «fate un part time», ma in concreto poi i magistrati onorari saranno costretti a lavorare full time. Non si comprende se i due giorni a settimana sono due udienze a settimana, comunque con i fascicoli cosa si fa? Si può rinviare di cinque anni, di sei anni, di dieci anni, di vent'anni? No, ci saranno i presidenti di tribunale che diranno «Dovete lavorare questi fascicoli», e questo avverrà con un compenso part time.
  Quanto tutto questo sia costituzionalmente illegittimo, secondo me, deriva da un principio di ragionevolezza e dal palese contrasto con l'articolo 97 della Costituzione, che comunque ritengo applicabile anche all'organizzazione degli uffici giudiziari in quanto uffici della pubblica amministrazione.
  Io concludo dicendo che di ciò è addirittura consapevole il Governo, tant'è vero che, non potendo assumersi la responsabilità politica del caos e dei problemi di ordine pubblico e sociale che potrebbero provocare l'applicazione e l'entrata in vigore, ha posticipato tutto questo al 2021.
  Infatti, questo utilizzo di part time contrasta con l'aumento delle competenze. Già attualmente gli uffici del giudice di pace hanno un carico di lavoro certamente difficile da esaurire nell'ambito della ragionevole durata del processo. Addirittura, c'è un aumento delle competenze notevolissimo in materia di espropriazione mobiliare. Credo che interverranno pure rappresentanti di Confedilizia, in materia condominiale, con una competenza per materia. Ciò contrasta logicamente e razionalmente con l'utilizzo a tempo parziale di due giorni.
  Di tutto questo è consapevole il Governo, che ha posticipato al 2021. L'onorevole presidente mi consentirà questa metafora. Io chiedo alla Commissione Giustizia della Camera di fare tutto il possibile per disinnescare quella che secondo me è una bomba a orologeria che esploderà nel 2021.

  PRESIDENTE. Do la parola a Paola Bellone, presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio.

  PAOLA BELLONE, presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio. Buongiorno, onorevole presidente e onorevoli deputati. Noi ringraziamo anzitutto per averci convocati, però per introdurre la nostra prima richiesta ci sia consentita una battuta, in senso distensivo, non in senso polemico.
  Siamo qui anche per dimostrare che non siamo soggetti pericolosi. Infatti, c'è stato replicato che abbiamo attentato all'autonomia Pag. 18 del Parlamento. Invece – ci sia consentito dirlo – noi abbiamo ritenuto di esercitare legittimamente il nostro diritto di critica, rilevando che la decisione di rifiutare l'audizione di una delegazione dei procuratori scelti in modo da rappresentare tutte le realtà territoriali e le dimensioni degli uffici priverebbe la Commissione...

  PRESIDENTE. Questo non è inerente alla sua posizione. Su questo la interrompo, perché le Commissioni...

  PAOLA BELLONE, presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio. Era una richiesta.

  PRESIDENTE. No, su questo la interrompo subito, così chiariamo questo problema anche con la web-tv e quant'altro. Metto anche a disposizione dei deputati, affinché faccia parte del materiale, la risposta formale che io ho dato al gruppo dei 108 capi degli uffici che hanno fatto pervenire una richiesta. Questa cosa non riguarda la vostra audizione. Io ho preso una decisione in Ufficio di presidenza e poi ho risposto anche per iscritto. Metto a disposizione dei deputati la mia risposta, ma su questo vorrei che non si facesse tema di audizione.
  Le do la parola.

  PAOLA BELLONE, presidente dell'Associazione Movimento per la riforma della magistratura onoraria – sei luglio. Grazie, presidente. A ogni modo, noi abbiamo comunque prodotto nella relazione il parere tecnico del dottor Massimo Terzi, presidente del tribunale di Torino e in quanto tale coordinatore dei giudici di pace. Anche con riferimento a lui, si tratta di un parere tecnico. Questa relazione dimostra dati alla mano, come attraverso un teorema, che lo schema di decreto legislativo in esame mette in ginocchio gli uffici giudiziari di tutta Italia.
  Nel corso dell'incontro tenuto a Torino venerdì scorso il dottor Terzi ha esordito dicendo di avere risposto così agli autori dello schema di decreto legislativo che gliel'avevano inviato: «Non sapete di che cosa state parlando». Vi chiediamo a questo punto di leggere la relazione per capire di che cosa stiamo parlando. Abbiamo depositato anche la trascrizione integrale del suo intervento a Torino.
  Il decreto legislativo introdurrebbe fattori gravissimi di inefficienza. Il dottor Terzi ha dichiarato che non si può attuare un provvedimento che distrugge un servizio essenziale come quello della giustizia.
  Mi permetto di dire che il presidente ha dichiarato con riferimento alla pianta organica prevista che sarebbe necessario, anzi, un impiego full time.
  La motivazione del Governo alla base dello schema di decreto legislativo è la necessità di superare i noti rilievi della Commissione europea. Invece, come dichiarato anche da un rappresentante dell'ANM in sede di audizione davanti al Consiglio superiore della magistratura, questo decreto porta l'Italia dritta dritta alla sanzione della Commissione europea, in quanto la riduzione di tutti i magistrati onorari a lavoratori part time con la disciplina prevista non supera, anzitutto, il principio di non discriminazione, richiamato, non solo dalla Commissione europea, ma anche dalla decisione del Comitato europeo dei diritti sociali che è stata già citata.
  Vi invitiamo a leggere anche la nota in diritto sul punto che abbiamo prodotto, che – vogliamo ricordarlo – è stata redatta proprio dall'avvocato Claudio Tani e dall'avvocato Bozzi, che hanno già formulato con successo la nota di legittimità costituzionale della precedente legge elettorale.
  In tale nota è evidenziato che lo stesso Ministro Orlando, nel rispondere per iscritto a una delle interrogazioni che sono state presentate, in particolare in questo caso a quella formulata dall'onorevole Maestri, ha riconosciuto la necessità di garantire l'effetto utile delle direttive europee.
  Cui prodest? L'abbiamo chiesto più volte, perché la nuova disciplina peggiora il sistema giustizia e non supera le violazioni del diritto dell'Unione europea.
  Siamo, quindi, qui per chiedere a voi, onorevoli deputati, di assumere la responsabilità Pag. 19 politica di dare parere negativo allo schema di decreto. Come ha dichiarato il dottor Terzi a Torino, il legislatore dovrebbe prendersi una pausa di riflessione.
  L'Italia dovrà rispondere alla Commissione europea nel prossimo autunno? Bene, per evitare una sanzione immediatamente dovrebbe con decreto-legge adottare una misura tampone che riconosca a noi tutti la tutela previdenziale e assistenziale. So che è pervenuta a tutti la lettera del collega Calogero, che è stato colpito da un carcinoma. Ricordiamo che il carcinoma non è una malattia onoraria.
  L'Italia così potrebbe dimostrare nel prossimo autunno alla Commissione che si sta impegnando effettivamente a prevedere uno statuto che corrisponda alle nostre attuali funzioni, non violi il diritto dell'Unione europea e allo stesso tempo garantisca un sistema di giustizia efficiente.
  I nostri obiettivi sono comuni a quelli delle altre associazioni, cioè continuare a esercitare le stesse funzioni, con un trattamento dignitoso e le tutele tipiche dei lavoratori. In proposito noi abbiamo depositato un documento che descrive la nostra proposta, che è già nota ai deputati perché è già depositata in sede di esame della legge-delega, che però è in linea con la soluzione individuata nel corso dell'incontro dei procuratori con il Ministro del 15 febbraio scorso. Abbiamo anche spiegato nei nostri documenti perché questa soluzione è pienamente compatibile con il parere del Consiglio di Stato.
  Mi scuso, ma il Parlamento ha già più volte approvato delle leggi ratificando la volontà del Governo precedente con leggi che però sono state cassate dalla Corte costituzionale. Noi chiediamo che questo errore non sia più commesso. Abbiamo indicato i motivi e la strada. Vorremmo non dover dire il prossimo autunno: «Ve lo abbiamo detto». Loro ne risponderanno politicamente, ma ci sentiamo di dire che i cittadini pagheranno a proprie spese le conseguenze.

  PRESIDENTE. Ascoltiamo adesso Unità democratica giudici di pace onorari. Hanno depositato oggi un documento che verrà allegato agli altri che già sono stati stampati.
  Do la parola al segretario generale Diego Loveri.

  DIEGO LOVERI, segretario generale di Unità democratica giudici di pace onorari. Ringraziamo della consultazione per quanto riguarda il parere sullo schema di decreto applicativo della legge-delega n. 57 del 2016.
  Come Unità democratica giudici di pace onorari ribadiamo la nostra posizione, che è critica riguardo allo schema di decreto legislativo per i seguenti motivi: lo schema applicativo della riforma nella parte relativa all'aspetto economico-previdenziale e al limitato impiego bisettimanale dei magistrati stessi, che dovrebbe entrare in vigore nel 2021, non corrisponde alla lettera della legge-delega n. 57 del 2016.
  Non è stata poi esercitata la delega relativamente agli aspetti disciplinari e ai trasferimenti dei magistrati onorari che attendevano l'attuazione degli stessi istituti giuridici da anni e che risultano, invece, presenti nella legge-delega, dalla quale emergono chiaramente i princìpi ai quali il Governo avrebbe dovuto uniformarsi.
  L'Unità democratica, però, riguardo agli aspetti economici e previdenziali della legge n. 57 del 2016, tenuto conto della clausola di invarianza finanziaria, sottolinea la necessità di una nuova legge che preveda l'utilizzazione dei magistrati onorari almeno quattro giorni alla settimana oppure senza limite, con un'elevazione conseguente e proporzionale dell'importo delle indennità, che dovrebbe essere almeno doppio o triplo rispetto a quello proposto nello schema di decreto legislativo.
  Noi abbiamo elaborato anche un prospetto con delle tabelle che verrebbero dalla proposta, però non l'abbiamo allegato e lo invieremo successivamente. In tale prospetto evidenziamo che la proposta governativa porterebbe – mi ricollego a qualcuno che era già intervenuto sull'argomento – a una spesa complessiva di 171 milioni di euro circa. Indicando come indennità fissa 16.140 euro e come indennità variabile 4.842 euro e sommandole, a regime definitivo, cioè su 8.000 nel 2021 (parliamo sempre di tabelle per il 2021) ci Pag. 20sarebbe una spesa di 171 milioni di euro circa.
  Invece, la nostra proposta porterebbe a un aumento notevole, pari ai 36.000 euro lordi che erano nell'ordine del giorno della Camera più il 50 per cento per l'indennità variabile e di risultato. Ciò porterebbe a una spesa totale di 294 milioni di euro.
  Tuttavia, è chiaro che, se sommiamo le ritenute previdenziali all'indennità fissa e a quella variabile per un altro successivo importo, il totale per il bilancio dello Stato arriverebbe a 554 milioni di euro. Il risultato sarebbe notevole.
  Per quanto riguarda i trattamenti netti abbiamo calcolato come ufficio sindacale che la retribuzione fissa più la variabile indicata nello schema di decreto legislativo, portando a 16.000, avrebbe come risultato un netto di circa 1.200 euro, mentre 11.988...
  Quella cifra, però, è falsa, in quanto include anche le ritenute del 25,72 per cento che il Ministero intende aggiungere al lordo delle indennità fisse. Praticamente, su quelle si dovrebbero pagare anche le ritenute IRPEF, quindi è sbagliato il calcolo da parte del Ministero.
  La proposta del Governo porterebbe a un netto di 966 euro. La proposta di 36.000 euro lordi porterebbe a 2.132 euro netti con le ritenute fiscali, mentre la nostra proposta di 54.000, che include sia la fissa che la variabile, porterebbe a circa 2.953 mensili netti a magistrato onorario.
  Noi investiamo la Commissione giustizia di farsi carico della richiesta di impegnare una somma che sia molto superiore a quella che derivava dalla legge e che portava la clausola di invarianza finanziaria, per arrivare addirittura da 170 a 554 milioni di euro.
  Questo trattamento non sarebbe poi tanto lontano (è circa due terzi o anche meno) dal trattamento economico di cui, invece, fruiscono i magistrati togati, nel rispetto dell'articolo 36 della Costituzione, con un equivalente riconoscimento previdenziale per tutti i magistrati onorari di pace in servizio dal 1998, anche se non più in servizio alla data di entrata in vigore della legge-delega, per tener conto dei diritti maturati da parte di coloro che non sono più in servizio a carico prevalente della stessa amministrazione giudiziaria, oppure incluso nella stessa indennità che andrà maggiorata proporzionalmente ed escluso tale importo dalle ritenute fiscali.
  Noi vi proponiamo la stabilizzazione dei magistrati onorari di pace tramite un accesso concorsuale – corso-concorso –, con prova scritta e orale, così come sancito dalla Costituzione all'articolo 106.
  Unità democratica ritiene d'altro canto che alle proprie istanze ci siano state risposte positive da parte del legislatore delegante e da parte del Governo in relazione: alla continuità degli incarichi quadriennali per sedici anni dal 2016 al 2032; all'abolizione del cottimo diseguale e ingiusto che divideva le tre sub-categorie (giudice di pace, giudice onorario di tribunale e viceprocuratore onorario), introducendo un'indennità fissa e una variabile di risultato uguale per tutti di un importo almeno pari a quello indicato nell'ordine del giorno approvato in Parlamento; all'introduzione del coordinamento degli uffici del giudice di pace da parte dei presidenti dei tribunali, però effettivo e non delegabile; al confronto continuo con la magistratura togata in relazione alle procedure di accesso, tirocinio e formazione continua nella stessa magistratura onoraria.
  Diamo atto dell'approvazione tempestiva da parte del Consiglio dei ministri dello schema del decreto legislativo applicativo sulla riforma organica che definisce globalmente la figura di un nuovo magistrato onorario, così come il Parlamento ha voluto nel 2016.
  Per questo noi, che continuiamo ad avere questi pochi concetti relativi alla magistratura onoraria, riteniamo che l'ampliamento delle competenze civili e penali del giudice onorario di pace che entreranno in vigore nel 2021 dovranno comportare per forza un impegno di spesa molto più alto di quello attuale.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio molto perché la materia è complessa. I documenti saranno letti tutti approfonditamente, anche quelli allegati e le eventuali consulenze di procuratori, presidenti e quant'altro. Vi ringrazio per essere stati abbastanza sintetici Pag. 21 ma anche significativi nei vostri interventi.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  NICOLA MOLTENI. Non ci sono domande ma credo che sia opportuno, vista questa occasione storica e importante, fare alcune considerazioni.
  La materia è complessa, i problemi sono estremamente chiari, presidente.

  PRESIDENTE. Faccia delle domande, però, onorevole.

  NICOLA MOLTENI. Mi lasci dire, presidente, che mi rammarica il fatto che non ci siano rappresentanti del Governo. La prima considerazione che faccio, presidente, concerne l'assenza del Governo. Avremmo preferito, anche per rispetto nei confronti di coloro i quali oggi sono qui presenti a illustrarci delle problematiche e a lanciare un grido d'allarme gravissimo, che il Governo fosse presente.
  Peraltro, su un tema che credo sia stato toccato da parte di tutti coloro i quali sono intervenuti, ovvero la retribuzione, ci sono tre ordini del giorno, uno a firma mia, uno a firma della maggioranza e un ordine del giorno alla legge-delega che è stata approvata che è estremamente chiaro, dove il Governo si è impegnato a garantire una retribuzione non inferiore ai 36.000 euro.
  Pretendiamo che il Governo, per dimostrare che gli ordini del giorno non sono, come spesso si dice, carta straccia, dia valenza e concretezza a quegli ordini del giorno. L'assenza del Governo è drammatica da questo punto di vista.
  Presidente, io mi sono segnato alcune parole che sono state pronunciate da coloro i quali sono intervenuti: «Questa riforma è una bomba a orologeria», «Questa riforma mette in ginocchio gli uffici giudiziari», «Questa riforma distrugge la giustizia», «Questa riforma affama 5.000 lavoratori», «Questa riforma voucherizza» – bellissimo termine – «la giustizia», «Serve una pausa di riflessione».
  Presidente, io credo che alla luce di quello che è emerso e alla luce delle osservazioni estremamente critiche che – ripeto – lanciano un grido d'allarme al Paese, non solo per assicurare dignità, garanzie, diritti, stipendi, assistenza e previdenza a 5.000 lavoratori, ma, soprattutto, perché il lavoro di 5.000 persone andrà a incidere purtroppo negativamente, come 110 procuratori...
  Insisto sul fatto che l'audizione del dottor Spataro sarebbe stata fondamentale per portare una voce in più, autorevole e importante, a questo dibattito. Io credo che questa riforma vada a creare un vulnus drammatico al funzionamento del sistema giustizia.
  Non c'è il Governo, ma c'è il relatore e c'è la presidente della Commissione, che ha dimostrato in questi anni grande attenzione sui temi della giustizia. Io vi invito a una pausa di riflessione importante. I tempi ci sono, le istanze sono state sollevate e, quindi, io credo che ci siano tutte le condizioni affinché la Commissione, che esprime un parere obbligatorio ma non vincolante... Del nostro parere il Governo può anche fregarsene. Io spero che non lo faccia, ma non lo so. Non c'è il rappresentante del Governo, quindi non sapremo che cosa il Governo deciderà.
  Tutta questa documentazione sintetizza elementi drammatici e di profonda criticità di questa riforma che trasforma la magistratura onoraria, non più in una magistratura «di serie B», come spesso è stata definita o è stata considerata da qualche forza politica, ma in una magistratura «di serie Z».
  Io credo che serva un'attenta riflessione, altrimenti evidentemente, come abbiamo già espresso in precedenza, da parte nostra c'è un giudizio totalmente negativo su questa riforma, presidente.

  PRESIDENTE. Peraltro, avverto che, oltre ai documenti, poiché abbiamo fatto un'indagine conoscitiva e non audizioni informali, ci sono anche i resoconti stenografici, che saranno a disposizione non solo degli altri colleghi parlamentari, ma anche del Governo. Pag. 22
  Chiudo questa parte che attiene all'audizione di rappresentanze della magistratura onoraria. Adesso abbiamo una coda con un intervento, anche questo breve, della Confederazione italiana proprietà edilizia, che ha già portato un documento, che è al n. 4 del volume 1.
  Do la parola al vicepresidente Paolo Scalettaris per un intervento, anche questo di cinque minuti, sui punti più significativi che ritiene di segnalare rispetto al testo che ha già depositato.

  PAOLO SCALETTARIS, vicepresidente della Confederazione italiana proprietà edilizia (CONFEDILIZIA). Ringrazio innanzitutto la presidente e la Commissione.

  PRESIDENTE. Devo precisare che Confedilizia ha portato un documento. L'avevo visto già agli atti, però oggi c'è un nuovo documento?

  PAOLO SCALETTARIS, vicepresidente della Confederazione italiana proprietà edilizia (CONFEDILIZIA). Sì, c'è un documento che è stato depositato oggi.

  PRESIDENTE. È questo, quindi, quello definitivo?

  PAOLO SCALETTARIS, vicepresidente della Confederazione italiana proprietà edilizia (CONFEDILIZIA). Sì, infatti, le due parole che vorrei dire sono proprio di illustrazione di questo documento.
  Innanzitutto, ringrazio la presidente e la Commissione per consentire di esprimere un parere anche alla Confedilizia, che porta la voce dei proprietari di casa e in particolare dei condomini rispetto a un problema specifico che in qualche modo ha aspetti diversi da quelli che finora sono stati considerati.
  Il problema che desideriamo sottoporre all'attenzione della Commissione nasce dalla preoccupazione di tanti proprietari di casa e di tanti condomini, di cui come Confedilizia, come dicevo, siamo i portavoce, che concerne un aspetto specifico delle disposizioni che stiamo considerando, che è quello dell'attribuzione alla competenza del giudice di pace delle controversie condominiali.
  Ciò che ci sembra importante sottolineare è che le controversie condominiali non devono essere viste esclusivamente, come si è in alcuni casi portati a fare, come controversie di importanza limitata. La controversia condominiale può anche avere una rilevanza sia con riferimento ai diritti che sono in gioco (pensiamo anche a diritti costituzionalmente tutelati), sia con riferimento agli interessi anche economici che sono in discussione, sia con riguardo alla profondità e alla difficoltà delle questioni giuridiche che comporta.
  Non per niente, negli ultimi anni abbiamo visto una serie di sentenze delle sezioni unite della Cassazione sulla materia condominiale, proprio a conferma del fatto che si tratta di aspetti estremamente complessi, che sono resi ancora più delicati dal fatto che solamente da qualche anno è entrata in vigore la riforma della disciplina del condominio, che ha dato luogo a studi e approfondimenti, tra l'altro soprattutto da parte dei giudici del tribunale. Tali studi e approfondimenti, con il passaggio dell'intera materia condominiale ai giudici di pace, in qualche modo si perderebbero.
  Quello che riteniamo di segnalare è questa grande preoccupazione che c'è da parte di tutti i condomini per il fatto che le controversie che li riguardano e che possono anche implicare questioni di grande importanza e di grande delicatezza, vengano tutte trasferite, come se il termine «controversia condominiale» in sé fosse un elemento di caratterizzazione in qualche modo negativa, alla competenza dei giudici di pace.
  A questo proposito c'è un aspetto di contraddittorietà, ma che probabilmente è la strada che può portare, invece, a dare soluzione al problema. Mi riferisco al fatto che è previsto che le controversie in materia di comunione vengano attribuite ai giudici di pace quando presentano difficoltà ridotte, mentre nel caso in cui i problemi siano particolarmente complessi siano di competenza del tribunale.
  Siccome condominio e comunione sono nella sostanza una realtà unica (d'altra Pag. 23parte il condominio è indicato nel codice civile stesso come species rispetto al genus comunione), ecco che l'adozione dello stesso metro con riferimento alla comunione e al condominio diventa quasi obbligatoria.
  Diventa obbligatoria anche per evitare che possano aversi situazioni di conflitto e di difficoltà che vanno a danno di tutti, innanzitutto delle parti ma anche dei giudici stessi che si trovano a dover gestire le liti, in tutti i casi in cui le controversie condominiali devono fare i conti anche con norme che riguardano la comunione.
  Si pensi alle tantissime cause che in materia di condominio riguardano, per esempio, la questione dell'uso dei beni comuni, il famoso articolo 1102 del codice civile, che concerne la comunione, ma che trova diretta applicazione nel caso del condominio.
  La strada evidentemente è quella di un'omogeneità di conduzione delle questioni, in modo che anche le controversie condominiali che presentino maggiore complessità seguano lo stesso percorso seguiti per le controversie in materia di comunione.
  Non voglio rubare altro tempo, perché oltretutto mi rendo conto che si tratta di un argomento specifico, anche se l'interesse che presenta è vastissimo, perché tutti noi abitiamo in condominio, tutti noi siamo condomini, tutti noi siamo interessati da questi problemi, la cui vastità è perciò notevole.
  Ciò che vorrei segnalare è che nel testo che abbiamo predisposto abbiamo cercato anche di individuare delle fattispecie specifiche sia di procedimenti di volontaria giurisdizione, sia di giudizi contenziosi che possano essere «indirizzati» in un senso o nell'altro proprio in relazione al criterio principe utilizzato dalla legge-delega, quello della distinzione in relazione, non soltanto al valore, ma anche alla complessità delle questioni. Facendo utilizzo di quel criterio, abbiamo ritenuto di fornire delle indicazioni in questo senso.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 19.25.