XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 29 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE C. 4512 FERRANTI, RECANTE MODIFICHE ALLA LEGGE 24 MARZO 1958, N. 195, IN MATERIA DI EQUILIBRIO TRA I SESSI NELLA RAPPRESENTANZA DEI MAGISTRATI PRESSO IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) e dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI).
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Lendaro Carla , presidente dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI) ... 3 
Ferranti Donatella , Presidente ... 5 
Albamonte Eugenio , presidente dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 5 
Marra Giuseppe , componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 7 
Cilenti Edoardo , Segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 8 
Giannaccari Rossana , componente della Giunta esecutiva dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 8 
Ferranti Donatella , Presidente ... 9 
Piepoli Gaetano (DeS-CD)  ... 10 
Giuliani Fabrizia (PD)  ... 11 
Zan Alessandro (PD)  ... 12 
Dambruoso Stefano (Misto-CI-EPI)  ... 13 
Ferranti Donatella , Presidente ... 13 
Esposito Liana , componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 14 
Ferranti Donatella , Presidente ... 14 
Esposito Liana , componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 14 
Ferranti Donatella , Presidente ... 14 
Cilenti Edoardo , Segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 15 
Albamonte Eugenio , presidente dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). ... 15 
Marra Giuseppe , componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) ... 15 
Lendaro Carla , presidente dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI) ... 16 
Ferranti Donatella , Presidente ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 15.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) e dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame della proposta di legge C. 4512 Ferranti, recante «Modifiche alla legge 24 marzo 1958, n. 195, in materia di equilibrio tra i sessi nella rappresentanza dei magistrati presso il consiglio superiore della magistratura», l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) e di rappresentanti dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI).
  Sono presenti il relatore Dambruoso, i colleghi del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Movimento democratico progressista. Darei prima la parola alla Presidente dell'ADMI, Carla Lendaro, anche perché nella relazione che ha presentato dà atto che viene dal lavoro realizzato in maniera trasversale dall'ADMI.

  CARLA LENDARO, presidente dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI). Grazie, presidente, buongiorno. Ringrazio per l'audizione. Non immaginavo di avere intorno a me un drappello così numeroso di altre voci, probabilmente contro, che ascolteremo dopo, quindi grazie della possibilità eventuale di replica.
  ADMI, dal suo nascere, mira alla protezione e alla difesa dei diritti, primo tra tutti quello dell'effettiva parità di genere sia nella giurisdizione che nella magistratura, settori che sono in astratto scevri da discriminazione, ma in realtà, consapevolmente o meno, fanno propri i pregiudizi della cultura dominante.
  La qualità e la concreta attuazione dei diritti rappresentano la misura della civiltà dello Stato, di questo nostro Stato. Il cammino delle donne è stato lungo e molto è ancora da fare per superare storiche disuguaglianze. Per giungere al termine, occorrono concrete azioni di opportunità per acquisire un reale cambiamento, che è un cambiamento di ordine culturale.
  Le giudici oggi in magistratura caratterizzano la giurisdizione, sono il 52,8 per cento, oltre il 60 per cento fra i magistrati ordinari in tirocinio (MOT), nell'ultimo concorso tra il 62 e il 63 per cento, un dato enorme, ma nondimeno non è ancora stata acquisita pienamente la consapevolezza del valore del genere femminile, una ricchezza in termini di capitale umano, un patrimonio, un investimento.
  È improcrastinabile trovare una soluzione al problema della sottorappresentanza di genere nell'organo di autogoverno, ove è particolarmente evidente la resistenza all'adozione di concrete misure che facilitino il riequilibrio di genere. Il nostro Paese è andato avanti, ma questo è un gap che permane. Non sono state, infatti, introdotte misure volte a garantire una paritetica rappresentanza, e sono rimaste del tutto inattuate le delibere del CSM del 2010 Pag. 4e del 2014 e anche quella dello scorso anno.
  È rimasta inattuata una delibera che prevedeva semplicemente il principio della parità di genere e l'obbligatorietà della doppia preferenza di genere: neanche questo è stato applicato, ritenuto meritevole di considerazione.
  Non possiamo attendere oltre, non lo possono più la magistratura e le stesse magistrate, oltre il 53 per cento. Non può attendere neppure questa Italia, questo nostro straordinario e amato Paese. Non possiamo aspettare.
  Occorre la voce delle donne per cambiare le cose e per farlo occorre che abbiano la possibilità di avere un'effettiva presenza forte, non meramente simbolica, al passo con i tempi e con l'evoluzione dell'ordinamento giuridico.
  Nella situazione di stasi in atto, per attuare finalmente il cambiamento occorre quindi l'intervento della politica, l'intervento vostro, così come è avvenuto nella consiliatura del CSM del 1981 – 1986, ventidue anni dopo la sua istituzione, quando due donne non togate, Ombretta Carulli Fumagalli e Cecilia Stanti, poterono per la prima volta accedere al Consiglio superiore, aprendo la strada a quella che poi fu, nella successiva consiliatura, la prima consigliera togata, Elena Paciotti, l'unica che a tutt'oggi detiene anche un altro record: essere stata presidente dell'Associazione nazionale magistrati. Sono passati trent'anni, un'enormità.
  È passato dal 1959, da quando ha cominciato a funzionare il Consiglio superiore della magistratura, un numero considerevole di consiglieri eletti al CSM, oltre 450. Su questi 450, le donne sono state in tutto 23, il 5 per cento, un dato oggettivo e inequivocabile. Occorre trovare un modo per cominciare a introdurre prime misure di riequilibrio, ecco la ragione della proposta di legge della presidente Ferranti, una proposta che è frutto anche di interlocuzione con la nostra associazione.
  La nostra associazione ha cominciato a occuparsene dopo che erano svaniti i lavori della Commissione Scotti per l'opposizione delle correnti, che non volevano l'introduzione di meccanismi che togliessero loro la possibilità di introdurre forme di cooptazione di coloro da far eleggere e mandare al CSM.
  Abbiamo percorso una strada molto lunga, ci siamo confrontati con le altre magistrature amministrativa e contabile, con il mondo accademico, abbiamo studiato le norme di legge e sentito, soprattutto, tantissimi costituzionalisti (oltre una decina). Per trovare un meccanismo sulla base della legge esistente l'unica possibilità era quella di incidere, introducendo un meccanismo apparentemente blando, quello di una doppia preferenza di genere, che però era significativo e cominciava a mostrare quelle che sarebbero state le potenzialità, gli effetti, l'esserci delle donne.
  Creare l'abitudine alla presenza femminile al Consiglio superiore genera una prassi, lo ha dimostrato e lo dimostrano le recenti votazioni del Consiglio nazionale forense, laddove si sono svolte, perché anche con la nuova normativa le donne hanno continuato a esserci, pur non essendoci quella forma antecedente che le tutelava.
  La proposta di legge della presidente Ferranti non garantisce direttamente il risultato della presenza paritaria fra donne e uomini nella componente togata, mira a implementare effettivamente le chances delle donne, facilitando le modalità della loro presentazione. Con 25 sottoscrittori possono essere presentati due candidati se sono un uomo e una donna, altrimenti solo uno; prevede la doppia preferenza di genere: l'elettore può esprimere due voti validi solo se si tratta di candidati di genere diverso, in caso di due voti di candidati dello stesso genere il secondo sarà annullato, e la prevalenza del genere meno rappresentato in caso di parità di voti. Misure minimali.
  Un meccanismo analogo è previsto per le elezioni degli altri organi istituzionali, già approvato dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 4 del 2010 e proprio per tale ragione non più rinviabile, data la necessità di riportare la legge elettorale dell'organo di autogoverno della magistratura nell'alveo costituzionalmente orientato Pag. 5 dell'effettiva parità fra sessi nella rappresentanza.
  Il rimedio ipotizzato non è rivoluzione, rimandandosi in ADMI la battaglia per quote paritarie di risultato temporaneo per tre consiliature (questo quando riprenderanno i lavori nella prossima legislatura per la nuova legge elettorale). Non ci abbiamo rinunciato, sono venticinque anni che ci battiamo per quello, adesso vorremmo che si cominciasse a introdurre un meccanismo che riconosca la presenza femminile all'interno dell'organo di autogoverno.
  Non è null'altro che un banale allineamento della legge elettorale del CSM a quella degli altri organi a rilevanza costituzionale, che hanno fatto proprie le direttive emanate sul punto dall'Unione europea nel 1989.
  In più occasioni il Ministro della giustizia, onorevole Orlando, ha rimarcato l'urgenza indifferibile di misure di riequilibrio, e ci ha raccontato la storia del Marocco in vari momenti, dove esistono quote di risultato del 30 per cento del CSM locale, in maniera conforme al disposto dell'articolo 51 della Costituzione. Lo ha fatto a maggio a Napoli, a Montecitorio lo scorso luglio, a Milano lo scorso settembre.
  Le buone prassi si diffondono, perché creano precedente. Occorre allora che la proposta di legge concluda il suo percorso parlamentare e divenga legge. L'ADMI ha chiesto e chiede nuovamente in questa sede che l'approvazione avvenga in tempo utile, affinché il lavoro finora fatto non risulti vano e affinché i sistemi e i rimedi di riequilibrio ideati divenuti legge possano essere utilizzati nelle prossime elezioni del 2018.
  Le magistrate non possono aspettare ancora fino al 2022, non possono aspettare ancora 5 anni, sono troppi. Esserci, partecipare, mettersi in gioco, concorrere con la propria voce femminile a formare quella del CSM, trasformandolo in un organo di reale e completa rappresentatività politica e di piena espressione di tutte le sue diverse componenti: questo è l'obiettivo, un obiettivo che vi chiediamo di aiutarci a raggiungere. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente Lendaro, anche per la passione con cui ha ritenuto di portare la voce dell'Associazione donne magistrato italiane.
  La pluralità della rappresentanza dell'Associazione nazionale magistrati ANM è motivata dal fatto che c'è stata una richiesta di rappresentanza di tutte le componenti, quindi decidete voi come volete procedere.
  Do atto che è presente il dottor Edoardo Cilenti, segretario generale, Diana Esposito, componente del Comitato direttivo centrale, Rossana Giannaccari, componente della Giunta esecutiva e Giuseppe Marra, componente del Comitato direttivo centrale.
  Do la parola al Presidente Eugenio Albamonte.

  EUGENIO ALBAMONTE, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Presidente, innanzitutto grazie per l'attenzione e la sensibilità dimostrate nell'invitare l'ANM, tra l'altro in una rappresentanza più ampia del solito proprio per la delicatezza del tema che ovviamente incide sull'elezione e quindi anche sulla vita e sul funzionamento dell'organo di autogoverno, cosa che è stata molto apprezzata dall'ANM.
  Ovviamente noi condividiamo il merito di tutte le posizioni che sono state espresse dall'ADMI, tra l'altro l'Associazione nazionale magistrati ha realizzato e ha inverato il principio di eguale rappresentanza dei generi nei propri organismi rappresentativi, istituendo, applicando e praticando ormai da tempo un sistema elettorale che si basa sulle quote di risultato. Tra l'altro, la nostra soddisfazione alle ultime elezioni è che la maggior parte della rappresentanza femminile eletta non si è neanche dovuta avvalere delle regole compensative, perché ha ottenuto consensi a prescindere dal funzionamento delle regole compensative che hanno operato soltanto in minima parte rispetto alle elette, e questo è sicuramente un punto d'orgoglio ed è il riscontro dell'impegno dell'associazione su questo tema.
  Tra l'altro, in questo corso in particolare io stesso in diverse occasioni pubbliche, non ultima quella del congresso, ho sottolineato Pag. 6 come il tema della dirigenza, a cui faceva riferimento anche l'ADMI, sia un tema molto sentito dall'Associazione nazionale magistrati. Abbiamo più volte sottolineato, anche in incontri bilaterali con rappresentanze del Consiglio, che sicuramente passi avanti sono stati fatti per la rappresentanza di genere negli uffici direttivi e semidirettivi, che tuttavia la percentuale non è ancora rappresentativa della percentuale della magistratura, e che una classe dirigente degli uffici giudiziari non può essere pienamente legittimata se non è esattamente rappresentativa della base dei magistrati che operano, vivono e lavorano nei vari uffici.
  Anche su quel punto abbiamo quindi sottolineato più volte la necessità di mettere mano ad azioni positive. È evidente che la normativa non impone limiti, se però, come è probabile e come noi riteniamo, ci sono dei limiti di fatto che dipendono dal percorso attraverso il quale si arriva alla dirigenza, bisogna agire anche su quelli.
  Ultimo passaggio. È evidente che la stessa legittimazione del CSM ancor più che degli uffici giudiziari rispetto a una platea composta con una ormai prevalente maggioranza di genere femminile non può che trovare la sua legittimazione attraverso sistemi che garantiscano un risultato nella rappresentanza, quindi non soltanto quote di chances, ma anche (riteniamo noi) quote di risultato nelle elezioni del Consiglio superiore della magistratura.
  Abbiamo invece delle perplessità che sono relative al modo in cui si interviene attraverso questa proposta normativa e ritengo che siano motivate dal fatto che questo sistema elettorale vigente, che è un sistema maggioritario, senza voto di lista e con collegi unici nazionali (abbiamo tre collegi unici nazionali, uno per i giudici, uno per i PM e uno per la Cassazione), sia un sistema intrinsecamente inadatto a realizzare un risultato di equa rappresentanza di genere, se non attraverso una drastica modifica degli equilibri di rappresentanza democratica all'interno dell'organismo.
  Passando all'esame del testo, ci sono due momenti che vengono in considerazione già dal primo momento, quello della presentazione. Il testo che modifica il comma 3 dell'articolo 25, inserendosi nel testo vigente, dice che sono i magistrati presentatori in un numero minimo di venticinque che, anziché presentare una candidatura, ne presentano due.
  È evidente e tutti quanti sanno come questo sistema elettorale che noi stiamo vivendo ormai da alcune consiliature si vivifichi nell'esperienza quotidiana. Le correnti non hanno più le liste, però è evidente che i candidati che vengono espressi per la stragrande maggioranza sono candidati espressi dai gruppi associativi. I gruppi associativi in realtà si coagulano in gruppi di presentatori, quindi presentano la candidatura.
  È evidente che se gli stessi 25 presentano una candidatura e da domani ne presentano una seconda, quelle due candidature non potranno che far riferimento allo stesso gruppo che ha effettuato la presentazione, quindi c'è un collegamento inevitabile della seconda candidatura al sistema che vede in campo, anche se in un ruolo non apertamente visibile, i gruppi associativi. I due candidati, quindi, sono inevitabilmente espressione di correnti.
  Passaggio successivo, sistema elettorale: anziché una preferenza se ne realizzano due. Il risultato qual è? Il risultato è che lo stesso bacino di elettori, anziché eleggere un consigliere, ne elegge due.
  Se partiamo dall'assunto per cui i due candidati che gareggiano, uomo e donna, sono un ticket che fa riferimento a un unico gruppo, in un Consiglio di 16 componenti, che ha normalmente un gruppo di maggioranza relativa che va tra i 6 e i 7 eletti, noi ci troveremo che tendenzialmente quel gruppo avrà raddoppiato la sua rappresentanza al Consiglio.
  Poi è evidente che potrebbe non accadere necessariamente così, ma è inevitabile che, se non passano da 7 a 14 o da 6 a 12, passeranno da 7 a 10, a 11, anziché a 14, e in un Consiglio composto da 16 residuano altri 4 o 6 massimo componenti che dovranno essere distribuiti tra gli altri gruppi. Pag. 7Il che vuol dire che fatalmente il gruppo di minoranza assoluta, che ha avuto sempre cittadinanza persino con questo sistema elettorale, rischia di rimanere privo di rappresentanza, e avremo tendenzialmente un Consiglio composto da due anime, se va bene da tre, e mai da un'intera rappresentanza della magistratura, tra l'altro con conseguenze che, in relazione al sistema elettorale e alla costituzione dei Collegi, farebbero sì che l'unica rappresentanza della Cassazione nella stragrande probabilità dei casi sarà espressione di un unico gruppo, anziché come oggi da due.
  È evidente che questo interferisce molto nel circuito democratico di rappresentanza del Consiglio, che il legislatore non ha mai voluto alterare. Anche nel passaggio dal sistema per liste contrapposte proporzionale, attraverso passaggi intermedi, fino ad arrivare a questo, si è sempre curato che ci fosse una rappresentanza democratica che fosse esponenziale dell'intero corpo della magistratura.
  Qui noi rischiamo, per dare una rappresentanza che riequilibra il genere, dall'altra parte di vincolare il Consiglio a una monoliticità culturale, che non è propria della storia della magistratura e che soprattutto vedrebbe estromessi i gruppi di rappresentanza minoritaria, cosa che non è mai successo nella storia della magistratura, se non ai tempi forse dei primi CSM, in cui non c'era neanche il mondo associativo attuale come è disegnato adesso.
  Noi riteniamo che debba essere fatto un intervento normativo per garantire la rappresentanza di genere al Consiglio, riteniamo che sia opportuno farlo, riteniamo che con l'occasione si possa anche intervenire sulla legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura, una legge che è stata concepita, come spesso accade, per realizzare un certo risultato che è quello di privare i gruppi associativi del canale diretto di rappresentanza con il Consiglio e in realtà ha prodotto l'effetto opposto.
  In questa fase i gruppi non solo gestiscono la rappresentanza al Consiglio attraverso delle proprie candidature, ma di fatto privano gli elettori del proprio potere di scelta, salvo situazioni particolari o sistemi compensativi. Abbiamo un numero di candidati che spesso è pari al numero dei posti da coprire, e questo determina un ulteriore vulnus nella privazione da parte degli elettori dell'espressione di un vero consenso, e certo non indebolisce, ma anzi rafforza i gruppi associativi.
  Tornare a un sistema elettorale, che è quello che noi abbiamo sempre proposto, molto simile a quello dell'Associazione nazionale magistrati per liste contrapposte, collegio unico nazionale e proporzionale con quote di genere di risultato, è la strada che noi dobbiamo percorrere, e auspichiamo che un intervento avvenga non a legge invariata, inserendo soltanto quei passaggi che potrebbero apparentemente realizzare il risultato di genere, ma determinerebbero altri effetti negativi sotto altri profili, ma mettendo mano definitivamente alla legge elettorale per riportarla a un sistema elettorale rappresentativo, democratico e anche fortemente caratterizzato da una scelta di genere.

  GIUSEPPE MARRA, componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Io sono stato eletto nella lista di Autonomia e indipendenza, che attualmente non è in Giunta e quindi rappresento la voce non necessariamente rappresentata dal Presidente Albamonte, del quale, invece, in questo intervento condivido totalmente le osservazioni.
  Desidero intervenire perché il mio gruppo, essendo nato per ultimo, è quello meno numeroso e quindi quello che rischia di più di essere compresso da questa innovazione legislativa, che si innesta su una legge elettorale che tutta la magistratura ormai considera la peggiore in assoluto, perché purtroppo il Collegio unico nazionale ha attribuito maggior forza nella indicazione dei gruppi associativi ai fini della elezione dei consiglieri, tanta forza che addirittura le elezioni vengono già fatte prima ancora di andare a votare.
  Il numero dei candidati selezionati all'interno dei gruppi è infatti talmente limitato che al momento del voto la scelta rimessa agli elettori è molto ridotta. Questo sistema elettorale, che quindi attribuisce un forte potere di condizionamento da parte Pag. 8dei gruppi associativi, cosa legittima e scontata (non voglio demonizzare alcunché, è normale che i gruppi associativi cerchino di far eleggere al CSM i propri rappresentanti), ha attribuito un fortissimo potere di indicazione ai gruppi associativi.
  Questo innesto in questa legge, che noi tutti critichiamo, perché ci siamo resi conto che non ha per nulla svincolato l'elezione dal potere delle cosiddette «correnti», in più attribuisce la possibilità di raddoppiare il numero degli eletti con lo stesso bacino elettorale, quindi un effetto moltiplicatore rispetto alla situazione distorsiva che questa legge elettorale con il Collegio unico nazionale crea di fatto.
  Nelle intenzioni dell'ADMI, ovviamente, non c'è questa intenzione di schiacciare i gruppi meno rappresentativi, ne sono convinto, come sono convinto che ovviamente bisogna riequilibrare la presenza di genere all'interno del CSM (i dati sono oggettivi, quindi sicuramente bisogna intervenire), ma credo che questo tipo di intervento possa creare dei grandissimi problemi ai fini della adeguata rappresentanza di tutte le voci della magistratura.
  Ho presentato personalmente una proposta di modifica al Ministro della giustizia, che ovviamente non è stata presa in considerazione e che era finalizzata a creare dei Collegi elettorali di tipo maggioritario per ogni distretto, in modo da assicurare una scelta più consapevole degli eletti. A prescindere dalla nostra proposta, come ha detto il Presidente Albamonte, il sistema della elezione dei componenti dell'ANM assicura addirittura, non soltanto nella quota di candidature, ma anche nel risultato, la presenza in questo caso delle donne, ma potrebbe ovviamente a breve invertirsi la rappresentanza.
  Noi abbiamo già un sistema elettorale sperimentato, che assicura il risultato per il giusto equilibrio di genere, quindi, piuttosto che avventurarsi in una modifica legislativa fatta all'ultimo minuto, che rischia in maniera concreta di alterare la rappresentanza nel prossimo Consiglio superiore della magistratura, tema delicatissimo, ritengo opportuno che il Parlamento soprassieda e casomai valuti la modifica complessiva della legge elettorale. Grazie, presidente.

  EDOARDO CILENTI, Segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Innanzitutto, voglio ricordare che la modifica dello Statuto associativo in relazione all'introduzione delle quote di risultato è dell'ottobre 2011, quindi come associazione siamo avanti rispetto alla soluzione di questa istanza, e poi ho sentito la rappresentante dell'ADMI citare la delibera consiliare del 2014.
  Ebbene, in questa delibera c'è già la risposta al nostro confronto odierno, perché al paragrafo 8, intitolato «Prospettive di riforma», si afferma quanto segue: «data l'attuale struttura del meccanismo elettorale, un eventuale innesto non appare sostenibile, né compatibile senza comprometterne la natura dalle più profonde fondamenta, ab imis» è scritto nella risoluzione del CSM «di conseguenza, si rende auspicabile un intervento legislativo di riforma più ampio e strutturale». È già scritto nella stessa risoluzione citata dall'ADMI dell'anno 2014.
  Un altro riferimento brevissimo al testo della proposta di legge in titolo. Mi chiedevo perché non ci sia una previsione che riguardi la garanzia anche per la componente laica del Consiglio, perché nella proposta di legge C. 4512 non ho visto interventi di modifica sull'articolo 22, la cui rubrica si intitola «Componenti eletti dal Parlamento» e invece le modifiche iniziano dall'articolo 23, intitolato «Componenti eletti dai magistrati», quindi sempre nell'ottica di una visione d'insieme si potrebbe riflettere anche su questo passaggio ulteriore. Grazie.

  ROSSANA GIANNACCARI, componente della Giunta esecutiva dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Grazie, presidente. La premessa è la condivisione delle perplessità che sono state esposte dai colleghi su un sistema maggioritario senza voto di lista e che vede un collegamento dei candidati con i gruppi. Sotto questo punto di vista la riforma del sistema elettorale del Consiglio superiore è auspicabile. Pag. 9
  Rilevo però che, come già sottolineato dal presidente ADMI, fermo restando l'auspicio ad una riforma complessiva del sistema, la proposta di legge è un primo passo per l'equilibrio di genere. Da un lato, i gruppi possono presentare due candidature, e si tratta di facoltà e non di obbligo, dall'altro non si garantisce l'eguale rappresentanza tra uomini e donne, risultato che andrebbe perseguito, ma attraverso il doppio voto quanto meno vi è una chance che sia ristabilito o quantomeno si tenda a ristabilire l'equilibrio di genere.
  Ricordo a me stessa ed è noto a tutti che le ultime consiliature hanno visto una presenza femminile infima, nello scorso Consiglio Superiore solo 2 donne, peraltro elette nel gruppo che rappresento, in questo una sola donna, quindi si tratta anche attraverso questa proposta di legge di sensibilizzare i gruppi perché la rappresentanza femminile possa essere una alternativa di voto o comunque un doppio voto, laddove gli elettori lo ritengano, per i magistrati italiani. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Se nessun altro desidera intervenire, vorrei fare il punto e poi andremo avanti con le nostre audizioni, perché questo testo vuole essere anche di promozione di un tema molto reale, che non può essere sottaciuto, né minimizzato, perché francamente i dati sono questi.
  Anche dalla Commissione Scotti, a cui hanno partecipato fior di magistrati e fior di professionisti ed esperti, in realtà una riforma effettiva ... perché io parto dal presupposto che dalla posizione dell'ANM sembra molto semplice dire al legislatore di non prendere una scorciatoia per modificare una legge che è nata già «storta», soprattutto per eliminare dal Governo di centrodestra con il Ministro Castelli le correnti (questa è storia, il pluralismo della magistratura), ma di prendere una via maestra, che è quella di riformare il sistema elettorale.
  Il Ministro Orlando ha però tentato attraverso una Commissione di studio, che non è stata in grado nonostante l'altezza, il prestigio, la risonanza dei componenti, di portare un articolato, perché sono state prodotte due relazioni (nemmeno quindi un'unica proposta) non articolati, peraltro non univoci, quindi la vicenda mi sembra sempre molto in salita.
  A questo punto, abbiamo scelto una strada che, a mio avviso, ha un significato da un lato per il Parlamento, riflettere in maniera approfondita, dall'altro è rivolta alla magistratura associata, rendersi conto che si dà un esempio su una cosa che attiene a un diritto di parità di genere ormai riconosciuto in tutti gli organismi rappresentativi, e il CSM è rimasto l'unico organo in cui questa rappresentanza di genere non viene rappresentata. Non credo che la magistratura ci faccia una buona figura, e lo dico da magistrato, perché tale mi ritengo, sia pure in aspettativa.
  Non ci nascondiamo dietro un dito, è ovvio che noi siamo a fine legislatura e quindi questo vuole essere un segnale concreto dell'esigenza di porre il problema. Audiremo anche i costituzionalisti Valerio Onida, Marilisa D'Amico, Massimo Luciani, Gaetano Silvestri e quindi avremo modo di avere un confronto anche su richiesta del relatore però ho una perplessità rispetto alle obiezioni che mi sono state poste e vorrei un dibattito su questo punto, se è possibile.
  Si parte da una logica di gestione totalizzante da parte delle correnti dell'elettorato. Il presidente prima ha detto giustamente che c'è un numero quasi identico di candidati e di eletti, non si dà all'elettore la possibilità di scegliere qualcun altro, e in questo a me sembra che ci sia una forte lesione della rappresentatività del Consiglio.
  L'obiezione mi colpisce, perché a questo punto il gruppo notoriamente di maggioranza (mi pare che ad ogni elezione ci sia una verifica diversa, come accade nella politica) farebbe la parte del leone, portandosi a casa l'uomo e la donna.
  Noi invece l'abbiamo presentata e letta in un'altra visione, quindi vorrei che questo restasse storicamente: aumentare il numero dei candidati possibili, facendo in modo che i 25 sottoscrittori presentino un uomo e una donna (se vogliono, non è obbligatorio) e se voglio quando voto, voto una donna e un uomo, altrimenti do un Pag. 10voto solo, perché oggi la legge prevede un voto solo. Non vi sembra che, invece, in questa maniera si ampli la platea dei candidati di prestigio? Perché potrebbero esserci casi in cui appartenenze un pochino meno «militarizzate» nelle correnti dalla base portino a votare persone che magari sono state presentate da un gruppo, ma hanno il consenso di tanti altri che non fanno parte di quel gruppo.
  Dico questo perché ho fatto parte della magistratura anche della provincia, quindi ho lavorato in sedi di provincia, dove quello che conta è l'autorevolezza della persona, non l'appartenenza a un gruppo. Mi chiedo, quindi, perché questa reazione unanime dell'ANM? Mi spaventa. Ovviamente ne prendo atto, sapete bene che non sarà una proposta che ha una priorità, perché ne abbiamo tante altre, forse l'abbiamo presentata tardi, dovrà essere lavorata e forse in questo contesto anche il Ministro avrebbe potuto lavorare a una revisione del sistema elettorale. Ora ovviamente lasciamo una traccia, cerco di andare avanti il più possibile anche con il relatore anche in altre materie, perché io credo che il Parlamento abbia il dovere di lavorare fino all'ultimo, poi accadrà quello che accadrà.
  Sfido un po’ l'ANM, sfido un po’ la magistratura associata: presentate una proposta veramente condivisa, perché, se nella Commissione Scotti non si è arrivati a nessuna soluzione... e volevo dire al dottor Cilenti che è vero che nel 2014 c'è stata quella delibera, ma nel 2016 il CSM ha cambiato orientamento, non vuole più le quote di risultato. Io le ho lette le delibere.
  Nel 2014 c'è una sferzata al legislatore molto stretta, mentre nel 2016 c'è un passo indietro, addirittura molto timidamente si dice «se proprio le volete, queste preferenze di genere...» e francamente una togata al CSM...il Parlamento ha fatto di più il suo dovere, perché ha eletto due donne.
  Quella proposta poi dovrebbe arrivare a una proposta di riforma costituzionale, perché lì va modificato l'articolo della Costituzione e dire che questo sia un criterio tenuto presente. Nel Parlamento, o per demagogia o per valore più sentito, comunque il passaggio è più avanti, anche se c'è ancora da fare, perché in questa legislatura, fino a quando non è stata nominata presidente della Commissione Cultura l'onorevole Flavia Piccoli Nardelli, alla Camera ero l'unica presidente di Commissione donna.
  Non ritenete che questa sia una soluzione tampone, ma comunque da non osteggiare al 100 per cento, perché è un segnale importante da dare, che poi darebbe forse meno autoritarismo da parte delle correnti? Sapere chi sono i candidati del prossimo Consiglio e chi sono tra quattro anni non è una cosa che fa bene alla magistratura, né alla democrazia, e già si sanno. Magari il gruppo presenta un uomo e una donna, coltiva anche le donne, perché mi si dice che le donne non si propongono perché hanno da fare altro, ma le donne che meritano non solo perché donne devono averne la possibilità, e penso che questo l'avete realizzato.
  Il legislatore rientrerà in carica, quindi perché l'ANM non lavora, magari anche con l'ADMI, ad un testo di riforma elettorale, e lo presenta al legislatore futuro come condiviso dalle forze della magistratura?
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GAETANO PIEPOLI. Io raccolgo quello che ha detto la presidente, che mi pare importante e che condivido. È chiaro che il fine legislatura è un po’ come il fine vita, e queste non sono nemmeno le dichiarazioni anticipate di trattamento, perché noi conosciamo non solo il sistema delle spoglie come impalcatura di potere, ma anche il sistema delle spoglie come prodotto legislativo, quindi si ricomincia sempre da capo.
  Ritengo però che la vera sfida che la presidente vuole suggerire apparentemente in maniera provocatoria e che personalmente faccio mia è che le associazioni della magistratura non possono più permettersi di pagare un prezzo che nessuno è in grado di onorare, se non purtroppo il declino del Paese. Siamo tutti dentro una crisi del sistema politico-istituzionale radicale.
  Se le associazioni della magistratura, giustamente preoccupate anche della specificità Pag. 11 del ruolo, non si fanno carico per un pezzo di questo scenario generale, penso che possano ancora riscuotere i frutti di un proprio ruolo e di un proprio successo, però alla lunga ne rimarranno sotto, e mi ha colpito soprattutto recentemente vedere che questo, che pensavo fosse un tema domestico, è diventato un tema europeo.
  Se leggete i lavori di Garapon in Francia o seguite il dibattito che si sta aprendo in Germania su questi temi che sono fondamentalmente i temi al fondo di tutto, della crisi, dell'esperienza giuridica positiva, dei soggetti produttori dell'esperienza giuridica positiva, questo pone oggi il bisogno di rifiutare il tema esclusivamente della rappresentanza, ma di legare il tema della rappresentanza a quello della funzione, perché a mio parere il rischio è che in questo quadro di crisi di sistema evapori la funzione costituzionale dalla magistratura e rimangano solo i gruppi dei magistrati. In questo dibattito mi pare sinceramente (lo dico da osservatore esterno che sta finendo questa gita) che questo rischio esista.
  Siete in grado di sganciare, di capire che c'è un problema, ferma restando la potestas di crisi dell’auctoritas? Stiamo parlando delle quote, esattamente delle stesse questioni e dei temi che abbiamo nel ceto politico, però, se ne mutuate la logica anche in nome del giusto bisogno di rappresentanza e di ruolo delle associazioni, temo che renderete un cattivo servizio a voi stessi e anche alla giustizia. Voi dovete avere la forza di imporre al legislatore che continua a essere inconcludente un tema di rappresentanza, che sia in grado di salvare le funzioni che voi esercitate, perché altrimenti anche il CSM... Il Vangelo ce l'ha già detto: non prendete una toppa da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio, perché tanto si sdruce l'uno e l'altro.
  Vedo per esempio che è ancora assente da parte vostra il problema del legare la vostra rappresentanza alla fatica dell'esercizio delle funzioni, ma questo significa rischiare di fare dell'organo dell'autogoverno una bolla un po’ autoreferenziale rispetto anche allo stesso soggetto che deve essere governato, cioè la magistratura.
  Purtroppo, siamo alla fine di una legislatura e quindi stiamo discutendo «a futura memoria», però sarebbe bello che le componenti della magistratura sfidassero la debolezza del legislatore alzando la posta in gioco. Poi si vedrà se c'è un legislatore all'altezza, ma almeno avrete la consolazione di aver indicato una strada. Se invece sommiamo le nostre reciproche debolezze per una prospettiva di breve periodo, senza volerlo, questo nostro discutere rischia di essere una parabola che dal passato ci riporta al passato.

  FABRIZIA GIULIANI. Grazie, presidente. Io ho sottoscritto questa proposta di legge perché ne condivido profondamente lo spirito ma soprattutto ne condivido l'urgenza.
  Io non vengo dal mondo giuridico, vengo dal mondo universitario, mi occupo di filosofia, però molto persuasa di un dato più complessivo, ossia che le difficoltà e la crisi italiane siano molto legate al tema della marginalità della presenza femminile nella vita pubblica.
  Questo vale a tutti i livelli, vale a livello economico, a livello politico, a livello anche di prestigio delle istituzioni. Il nostro Paese è rimasto per molto tempo fermo dentro una discussione un po’ sterile e un po’ provinciale per quanto riguardava la correzione di questi riequilibri a livello politico, altrove si è discusso meno di quote, i Paesi del nord Europa che hanno assunto con più decisione questo tema ne hanno fatto un elemento complessivo di crescita del Paese.
  Questo per dire che il tema del riequilibrio della rappresentanza ad ogni livello non è un tema che riguarda il protagonismo femminile, perché fin qui potrebbe essere un'adesione a livello morale, mentre è un problema proprio di sistema: laddove il riequilibrio funziona, le cose marciano meglio.
  Naturalmente a tutti i livelli si è ragionato molto su come persuadere della necessità di introdurre dei correttivi laddove naturalmente questo riequilibrio non avviene. Io voglio sottolineare un dato: l'Italia nell'ultimo report sul gender gap è precipitata all'82° posto. Questo dato credo interroghi Pag. 12 tutti, cioè tutte le associazioni e tutti i corpi intermedi che rappresentano pezzi di società importanti, tanto più pezzi come il vostro, che rappresenta un punto di equilibrio e di potere straordinariamente rilevante anche per le questioni prima ricordate dal collega.
  Soltanto un atto di responsabilità e di autogoverno può consentire, a mio avviso, di portare a soluzioni condivise, autorevoli e durature, però di questo dobbiamo essere fino in fondo consapevoli tutti. Per questo noi abbiamo individuato una strada per raggiungere questo obiettivo.
  Credo che sia necessario intanto fare un passo avanti tutti e capire che occorre mettere mano rapidamente a questo correttivo. Incontriamo resistenze ovunque, abbiamo dedicato con la Presidente Ferranti larga parte di questa legislatura anche ad intervenire su altri capitoli della vita pubblica per quanto riguarda il riequilibrio, il contrasto alle resistenze e alle discriminazioni. Sappiamo che in questo Paese le resistenze al riequilibrio sono state fortissime, altrimenti non saremmo all'82° posto. Altrove questo aspetto è stato molto più condiviso e si è capito molto di più che non riguardava soltanto le donne, ma riguardava l'intero Paese.
  Vi muovo questo appello affinché questo obiettivo sia condiviso da tutti e vi invito, anche laddove si individuano delle criticità, laddove nascono delle perplessità, ad avanzare una proposta, in modo da raggiungere questo obiettivo, sapendo che, come lei evidenziava, non resta molto tempo. Vi ringrazio.

  ALESSANDRO ZAN. Ho ascoltato con interesse questa serie di audizioni. Come diceva la collega Giuliani, in Commissione giustizia in questa legislatura abbiamo affrontato una stagione di diritti che probabilmente sarà ricordata come la legislatura dei diritti, perché abbiamo dato vita e approvato provvedimenti importanti. Ricordo fra tutti il provvedimento sulle unioni civili, per cui in questa sede più volte abbiamo rappresentato la magistratura come organo avanzato, molto più avanti della politica, che sanava situazioni di discriminazione e di disparità di trattamento laddove la politica non riusciva ad arrivare.
  A me pare francamente che oggi ci troviamo a ruoli invertiti. Qui c'è una politica che ha mostrato di saper cogliere le esigenze e le istanze di democratizzazione anche dell'organo di autogoverno e trovo delle resistenze da parte dell'Associazione nazionale magistrati, alla quale va tutta la mia considerazione e la mia stima ovviamente, resistenze che hanno un riflesso decisivo sul Consiglio Superiore della Magistratura, perché l'Associazione nazionale magistrati è l'organo di rappresentanza principe della magistratura.
  Io mi chiedo quindi perché, come diceva prima la Presidente Ferranti, gli organi associativi non facciano propria questa battaglia, superando interessi e logiche di correnti, che sono sicuramente l'ossatura della discussione e del dibattito democratico, ma che in questo caso, se penalizzano un possibile riequilibrio di genere all'interno degli organi associativi e consiliari, non giovano alla magistratura stessa.
  Ecco perché deve essere necessariamente l'Associazione nazionale magistrati che assieme all'ADMI e a tutte le associazioni dei magistrati e delle magistrate a farsi portavoce di questa battaglia, perché la legislatura è a fine corso, ma sarebbe veramente un peccato che si perdessero altri cinque anni magari con un cambio di Governo o di maggioranza senza che questo riequilibrio di genere, in un Consiglio fondamentale che è un potere dello Stato come il Consiglio Superiore della magistratura, fosse messo in pratica, considerato che la politica con tutti i suoi difetti si è fatta carico di introdurre un riequilibrio di genere.
  Anche in quel caso tale riequilibrio ha rotto gli equilibri dentro correnti, perché ha costretto in sede di formazione delle liste per le elezioni politiche regionali i gruppi organizzati dentro i partiti a farsi carico della rappresentanza femminile, dunque a ridiscutere, a rivedere, a ripensare la modalità dello stare assieme e al coinvolgimento non delle donne come quote, ma delle donne come coprotagoniste della politica stessa. Pag. 13
  Se parte della magistratura, dall'Associazione nazionale dei magistrati e da tutte le associazioni, questa battaglia darà lustro e prestigio ulteriore alla magistratura stessa.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, presidente. Intervengo sinteticamente, anche perché è già stata riportata la maggior parte delle cose su cui avevamo già fatto delle riflessioni.
  Mi piace cogliere soprattutto dalle parole del Presidente Albamonte il riconoscimento dell'esistenza del problema, anche noi avevamo fatto nella nostra istruttoria un'analisi attenta sulle aspettative e sulle necessità che, considerando l'attuale legge elettorale per l'elezione del CSM, che una eventuale introduzione, così come auspicata nella proposta di legge, avrebbe comportato quelle perplessità che sono emerse e sono assolutamente legittime.
  Allo stato dell'arte rappresenterebbe un rischio, che Marra ha espresso adeguatamente, essendo il rappresentante del gruppo con minori numeri, che i gruppi maggiormente rappresentati siano maggiormente supportati dal punto di vista dell'eventuale raddoppio delle loro presenze.
  Siamo però partiti da un dato di fatto, anche grazie ad una sollecitazione non recente dell'ADMI, ossia da numeri inquietanti: una rappresentante togata su diciannove.
  Anche la nostra Commissione aveva l'unica presidente di Commissione donna a inizio legislatura, per cui anche noi vivevamo un problema di questo genere, e questo lo dico anche per rafforzare questa sorta di richiamo verso un'associazione che vive questa problematica nel quotidiano, perché l'unica parte che non condivido di alcuni interventi è una sollecitazione quasi colpevolizzante dell'associazione per il mantenimento dello status quo.
  In chiave squisitamente politica è un atteggiamento diffuso a qualunque livello soprattutto in questo palazzo per quanto riguarda il mantenimento dello status quo, per cui c'è poco da sollecitarsi reciprocamente. Mi viene anche da pensare che un atteggiamento di maggiore entusiasmo verso il raggiungimento di questo obiettivo, che io riconosco autentico in tutti gli interventi, sia da raggiungere, però è vero che il legislatore siamo noi, è giusto aspettarsi un forte supporto da parte dell'associazione, però mi rendo conto che chi nell'associazione dovesse avere un atteggiamento maggiormente perplesso rispetto a questa posizione potrebbe chiedere che il legislatore faccia il legislatore.
  Anche in considerazione della necessità di lasciare una traccia, come è stato detto, perché siamo a fine legislatura ed è davvero difficile che tutto questo possa raggiungere un obiettivo, poiché spesso ci ritroviamo a parlare in altri tavoli in termini quasi sempre condivisi e condivisibili, per la prossima legislatura lasciando questa traccia e unendo la prospettazione rappresentata dal Presidente Albamonte di una riforma della legge elettorale, che è fondamentale a questi fini, se si vogliono unificare entrambi gli obiettivi, pur spettando sempre al legislatore, questo, se sensibilizzato più che sollecitato dalla magistratura e convinto in questo senso, può raggiungere questo obiettivo.
  Il nostro, che rimarrà un tentativo che lascerà una traccia, mira a raggiungere questo tipo di apertura, di valutazione e di riflessione, che sono convinto che già esista nell'associazione e nei gruppi che ne fanno parte, che si sentiranno ulteriormente rafforzati nella convinzione che da parte del legislatore c'è una volontà non punitiva e non distante, ma davvero di apertura verso obiettivi già maturati sia nell'associazione che nella intera magistratura e che vanno nella stessa direzione.
  Considererò come relatore quanto ha detto oggi il presidente dell'ANM nella fase conclusiva di questo lavoro che stiamo cercando di portare a termine per unire la parte che abbiamo già individuato come rafforzamento della presenza nelle candidature, della facoltà di poter eleggere una rappresentante di genere, alla necessità di una riforma della legge elettorale.

  PRESIDENTE. Siamo intervenuti ampiamente perché il tema è molto sentito, quindi ringrazio veramente i colleghi. Se volete, potrete inviarci anche proposte scritte, perché ci sarà una fase emendativa. Pag. 14
  Lascio quindi la parola agli auditi per la replica.

  LIANA ESPOSITO, componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Il problema della rappresentanza di genere esiste, da donna magistrato lo sento fortemente.
  Condivido lo spirito della riforma, quindi si deve cambiare per migliorare, ma non è certo che cambiando si migliori. Il rischio allora è che questo cambiamento non produca quei risultati che vedo nella proposta di legge. Gli obiettivi sono due, rappresentanza di genere, che ho trovato scritto nella relazione di accompagnamento ho sentito dalle relazioni, e limitare il potere delle correnti.
  Il rischio con questa riforma è che rimangano solo pochi gruppi di magistrati. Mi riferisco alle correnti come rappresentate all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura. Mi domando quale spazio (non parlo di gruppi che hanno una rappresentatività minore) potrebbe avere un candidato indipendente, per poter validamente, di fronte a numeri limitati di membri togati da eleggere, di fronte a gruppi associativi che sono diffusi sul territorio, che hanno dei numeri, delle tradizioni, una diffusione sul territorio molto più ampia, quale spazio residuerebbe a un candidato di poter tentare la scalata al Consiglio?
  Ci è stato detto di fare una proposta, ma credo che il Presidente Albamonte l'abbia sommessamente presentata prima nell'ambito della sua relazione, lo ha fatto con pudore proprio nella consapevolezza che l'Associazione nazionale non è il legislatore e che quindi compete a voi.

  PRESIDENTE. Rispondo, perché è ovvio che le proposte competano al legislatore, e ringrazio il relatore per aver voluto ribadire anche l'autonomia di valutazione del legislatore. Noi in questa legislatura abbiamo sentito sempre tutti e poi abbiamo deciso, questa è la responsabilità della politica e del Parlamento, poi i cittadini valuteranno e il tempo darà l'effetto delle riforme.
  Ovviamente, le categorie interessate, come accade, in maniera trasparente possono far arrivare anche ipotesi di emendamento di una proposta di legge, come è normale e legittimo nell’iter.
  Non ho capito invece molto bene la preoccupazione della dottoressa Liliana Esposito, la critica è alla legge elettorale o alla proposta di legge?

  LIANA ESPOSITO, componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Ai rischi che si determinerebbero con un gruppo...

  PRESIDENTE. Io francamente devo dire che un gruppo indipendente di venticinque persone potrebbe portare una persona, come è già successo per il CSM, dove è andato un gruppo indipendente ed è stata eletta un uomo nella scorsa consiliatura.
  Io sono d'accordo che bisognerebbe approvare un sistema elettorale nuovo, ma forse non è stato compreso che ci sembrava di dare una possibilità in più che ci dovrebbe già essere. Alla Cassazione già oggi vanno solo due gruppi, quindi gli altri non si sono mai lamentati...
  Quello che non ho capito è come i gruppi pensino di controllare il voto di 9.000 magistrati. Quando si ampliano le candidature non si controllano, e forse questo è il punto.
  Ritengo che quando, anziché avere ventiquattro persone, ne hai quarantotto, non controlli il voto in maniera così automatica, molte persone potranno votare un candidato di Unicost uomo e la candidata di Area donna, perché quello che conta è l'autorevolezza della persona, è la stima. Questo è il punto della proposta di legge che forse non è stato compreso, perché la proposta (sentiremo anche i costituzionalisti) voleva dare una rappresentanza più ampia, delle possibilità in più, perché il gruppo di minoranza AI, per ipotesi, potrebbe avere una donna di livello tale che prende i voti che pensava di avere Unicost o Area.
  Quello che non va oggi e che deve assolutamente essere cambiato è che non c'è la rappresentanza di genere, di cui si dovrebbero fare carico i gruppi nelle candidature, perché se su ventitré viene presentata Pag. 15 una donna sola, è ovvio che poi la gente vota chi ha a disposizione perché non ne ha altri. Se però raddoppio le candidature, amplio la platea dei candidati e ci metto anche le donne, a quel punto forse non controllo più il voto. Questo è il punto, questo è il vero pericolo dei gruppi, il timore, ed è quello che è successo nella politica.
  Non ci nascondiamo dietro un dito, lo dico in maniera molto chiara: il problema va risolto, perché è un problema di rappresentanza, quindi si potrebbe fare una legge elettorale nuova, e il relatore forse pensa a un lavoro che può fare già qui, quindi potrebbe già essere questa l'occasione, potremmo lasciare un testimone molto importante e concreto con il lavoro e la sensibilità di tutti e anche proposte emendative che possono arrivare anche da voi.

  EDOARDO CILENTI, Segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Posso, presidente, chiedere al rappresentante dell'ADMI se c'è già la possibilità di una convergenza sulla proposta dell'Associazione che fu fatta anche in sede di audizione davanti alla Commissione Scotti? Che è quella di cui allo Statuto associativo 2011, cioè passare a un proporzionale per liste contrapposte. Secondo noi, in questo modo l'innesto del riequilibrio dei generi sarebbe abbastanza agevole. È una base di partenza per un buon confronto?

  EUGENIO ALBAMONTE, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Vorrei aggiungere alcune cose anche in base alle considerazioni che sono state fatte. L'ANM mi sembrava di aver dato in premessa che sente il problema e che si adopera non solo su questo tema, ma più ampiamente sull'argomento ed è una militanza convinta.
  Sicuramente possiamo raccogliere – almeno personalmente la raccolgo e poi valuteranno i colleghi che insieme a me compongono il direttivo e poi il Comitato direttivo centrale se sia il caso di articolare noi una nostra proposta – la sfida di proporre un articolato come Associazione nazionale magistrati. Se il Comitato direttivo centrale appoggerà questa proposta, sicuramente lavoreremo in tal senso e credo anche in tempi rapidi, visto che abbiamo in testa un'idea, è abbastanza facile realizzarla ed è condivisa. Ovviamente sarà l'occasione anche per confrontarci con l'ADMI su questo testo, sia nella redazione, se vorranno, sia quantomeno nella fase di discussione prima di renderlo pubblico.
  Quello che volevo dire è che purtroppo i sistemi elettorali devono prendere in considerazione l'attualità del modo in cui un corpo sociale vive e si muove. Noi abbiamo avuto in questo Paese non sul Consiglio superiore della magistratura, ma in modo più generale dei tentativi di modificare i circuiti della rappresentanza modificando le leggi elettorali, e questo non ha mai dato buona prova di sé nel Paese Italia, non soltanto nell'associazione o nella categoria o nel singolo ruolo istituzionale.
  Purtroppo quello che diceva la collega Liana Esposito è vero, perché anche il Collegio unico nazionale fortemente pregiudica la possibilità anche oggi del candidato fuori dagli schemi di promuoversi, semplicemente per il fatto che è difficile per una persona che vive in un posto farsi conoscere in tutta Italia soltanto con le sue forze e senza poter contare in nessun ufficio su un piccolo appoggio per poter andare a conoscere i colleghi, incontrarsi e far sentire il suo punto di vista. Questo quindi è un sistema che schiaccia le possibilità di candidarsi indipendentemente.
  Quello che noi prevediamo in base a come oggi si atteggiano il corpo elettorale e le dinamiche della rappresentanza è quello che abbiamo anticipato. In più, io sono abituato nella vita a seguire un proverbio secondo cui tendenzialmente una cosa che può andare male lo farà, soprattutto se è già previsto che vada male, quindi non auspico mai di fare esperimenti.

  GIUSEPPE MARRA, componente del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM). Velocissimo. Ritengo importantissima questa occasione, che la proposta di legge Ferranti ha offerto, di porre la questione all'attenzione massima dell'Associazione nazionale magistrati, che colpevolmente è arrivata senza una proposta Pag. 16 già elaborata e già approvata dal Comitato direttivo centrale. Certamente la proposta di legge avrà l'effetto di porre all'attenzione dell'ANM la necessità da tutti condivisa di modifica della legge elettorale.
  Per quanto riguarda il mio gruppo, che al momento è all'opposizione all'interno dell'Associazione magistrati, come dicevo prima, noi abbiamo fatto una proposta di modifica di tipo Collegio uninominale a livello distrettuale per cercare di scollegare il potere delle correnti. Ciononostante, posso dire già ora che la proposta che probabilmente il presidente vorrà anticipare, cioè la legge elettorale del Comitato direttivo centrale (CDC), ci trova favorevoli, perché risolve in maniera vera ed effettiva il problema delle quote di risultato, quindi è una proposta che nessuno può non accettare, perché è il sistema elettorale dell'ANM che ha dato prova effettiva di riequilibrare perché nell'ANM il problema era ancora maggiore, perché lì effettivamente nessuna donna si voleva candidare.
  Quel sistema ha dato ottimi risultati. Ce l'abbiamo e siamo tutti quanti pronti a fare una proposta in maniera unitaria in quel senso. Lo posso anticipare a nome del mio gruppo.

  CARLA LENDARO, presidente dell'Associazione donne magistrato italiane (ADMI). Grazie, presidente. Molti gli stimoli che sono venuti fuori, molte le cose importanti, alcune che vanno oltre questa legge. È stato importantissimo e sono state molto profonde, intense, significative le parole del professore Piepoli, quando dice di legare la rappresentanza alla fatica dell'esercizio delle funzioni, questa frase per una associazione trasversale, che prende tutte le correnti e che rappresenta le donne di tutte le correnti, che vuole portare la specificità delle magistrate all'interno dell'organo di autogoverno per far sentire la loro voce, la nostra voce, quella della magistratura. È questo, professore, quello che vogliamo fare, esattamente questo.
  A spot sulle altre cose. Una contro 16 nell'ultima consiliatura, ma quell'una – lo dico con orgoglio – ha preso un numero talmente elevato di voti che è andata oltre la sua corrente di appartenenza, ne ha presi quasi 2.500 (non ricordo il numero). Questo è un risultato che mostra come il voto non possa essere controllato, che non siamo in un Paese a voto bulgaro (non mi viene in mente adesso un altro parallelo).
  Forse per la Cassazione può essere ancora questo, perché sono due e le correnti quattro, ma allora perché non attuare un meccanismo operoso propositivo da parte delle stesse correnti proprio per superare questo? Un meccanismo che Nappi a Milano ha indicato nell'autoregolamentazione delle spese correnti, quindi nell'indicare o un uomo o una donna. A proposito dei lavori di Milano, è in fase di pubblicazione e uscirà in dicembre la raccolta di tutti gli interventi, quindi potranno essere anche per il relatore d'ausilio perché saranno un utile compendio di punti di vista diversi.
  Se si tratta di 23 su 450, il 5 per cento, non ci sta in nessun discorso di rappresentatività, c'è una lesione molto forte di una rappresentatività e bisogna trovare sistemi per superarla. Ad ADMI nemmeno passa per la mente di svuotare di significato la rappresentanza democratica all'interno del Consiglio superiore, anzi, proprio per la sua composizione variegata e trasversale, è espressione di un qualcosa che va oltre.
  ADMI, nel 1991, al congresso dell'ANM propose l'ingresso di quote. Lo abbiamo ricordato nel messaggio inviato al nostro e vostro congresso di Siena, dicendo appunto che fu bocciato. Addirittura aggiungo, rispetto a quanto scritto in quel messaggio di saluto, che la collega che lo propose venne fischiata, ed era la richiesta di una quota a inizio anni ’90.
  Certamente come donne eravamo sotto il 30 per cento, non certo oltre la metà della magistratura, ma venne fischiata, nel 1991. Occhio alle date: sono quasi trent'anni, siamo arrivati al 2011, come ci ricorda il Presidente Albamonte, ben venga ma perché in questi sei anni non è stato proposto nulla da parte di ANM per l'organo di autogoverno e per garantire una pari rappresentatività di genere all'interno dell'organo di autogoverno? Non interessa? Non interessa che la voce dell'organo di autogoverno sia una voce democratica, che rappresenti tutte e tutti? Pag. 17
  ADMI non si è mossa soltanto lavorando, pensando a un'ipotesi di modifica di questa legge elettorale, ma ha cercato anche altre strade, si è confrontata con il mondo accademico, un importantissimo incontro in Sapienza a dicembre del 2014, dove abbiamo appreso che le tematiche sono sempre e comunque le stesse. ADMI ha chiesto a ciascuna singola corrente che compone ANM di introdurre volontariamente dei correttivi per modificare la situazione, io stessa ho firmato una mozione nel gruppo cui appartengo, è stata votata ed è stata approvata, alla fine di questa settimana vedremo a cosa porta. È vero anche che c'è un'altra corrente che ha ascoltato le parole di ADMI, e per me è un risultato importantissimo che non posso tacere. Questa corrente a luglio aveva unicamente candidati uomini, adesso ha tre uomini e due donne. Ha introdotto operosamente il risultato.
  Allora, perché trincerarsi, perché questa chiusura corporativa? Ce l'ha detto lo stesso Presidente Albamonte, ma l'avevo scritto anch'io: lo scopo della resistenza durante i lavori della Commissione Scotti e al venir meno per mancanza di articolato di una fase attuativa di quelle proposte è quella delle correnti di limitare il numero degli eleggibili allo stesso, prevedibile o poco di più superiore, in modo da controllarlo, in modo da scegliere a monte, attraverso criteri di cooptazione, se, come, chi e quando. Allora scegliamo se, come, chi e quando mettendo anche le donne, ma fatelo.
  La proposta. L'abbiamo chiesto nel saluto inviato a Siena al Congresso: ANM lavora, quindi lavoriamo insieme, facciamo insieme. La proposta di quote di risultato in misura da determinarsi all'esito dell'incontro, certamente l'interesse e lo scopo ci sono, e sono trent'anni che ADMI ci lavora. Perché mai no? Eravamo invece molto perplessi su una possibile normativa che veniva fuori dalla Commissione Scotti, abbiamo presentato un documento riservato al Ministro Orlando, esprimendo tutte le nostre perplessità e chiedendo quote di risultato per tre consiliature. Poi basta, perché non le vogliamo neanche noi oltre, perché si creerà un meccanismo per cui non ci sarà più bisogno di tutto questo.
  Lavorare insieme? Ben venga, siamo qui. Intanto però introduciamo queste prime misure, se è possibile. Politica, introduci queste misure! Le donne ne hanno bisogno. Grazie.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio e ringrazio i colleghi (nel frattempo è arrivato anche il vicepresidente Bonafede). Noi andremo avanti in questo approfondimento e cercheremo anche di redigere un testo conclusivo.
  Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.45.