XVII Legislatura

Commissioni Riunite (II e XI)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 5 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Damiano Cesare , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE C. 4008 , RECANTE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CONTRASTO AI FENOMENI DEL LAVORO NERO, DELLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO IN AGRICOLTURA E DI RIALLINEAMENO RETRIBUTIVO NEL SETTORE AGRICOLO

Audizione di rappresentanti di Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti e UE Coop.
Damiano Cesare , Presidente ... 3 ,
Giansanti Massimiliano , Vicepresidente di Confagricoltura ... 3 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 5 ,
Verrascina Franco , Presidente di Copagri ... 5 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 6 ,
Magrini Romano , Responsabile del Servizio contrattazione e relazioni sindacali di Coldiretti ... 6 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 7 ,
Miccoli Marco (PD)  ... 8 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 9 ,
Berretta Giuseppe (PD)  ... 9 ,
Rizzetto Walter (FdI-AN)  ... 10 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 11 ,
Rostellato Gessica (PD)  ... 11 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 12 ,
Venittelli Laura (PD)  ... 12 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 13 ,
Taricco Mino (PD)  ... 13 ,
Vazio Franco (PD)  ... 13 ,
Sannicandro Arcangelo (SI-SEL)  ... 14 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 14 ,
Magrini Romano , Responsabile del Servizio contrattazione e relazioni sindacali di Coldiretti ... 14 ,
Giansanti Massimiliano , Vicepresidente di Confagricoltura ... 15 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 15 

(La seduta, sospesa alle 15.10, è ripresa alle 15.20) ... 16 

Audizione del professor Enrico Pugliese, ordinario di sociologia del lavoro presso la facoltà di sociologia dell'Università «La Sapienza» di Roma e di rappresentanti dei sindacati FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e USB:
Damiano Cesare , Presidente ... 16 ,
Pugliese Enrico  ... 16 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 18 ,
Galli Ivana , Segretaria generale della FLAI-CGIL ... 18 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 19 ,
Colonna Fabrizio , Segretario nazionale della FAI-CISL ... 19 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 20 ,
Mantegazza Stefano , Segretario generale della UILA-UIL ... 20 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 21 ,
Mattei Paolo , Segretario nazionale dell'UGL Agroalimentare ... 21 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 22 ,
Soumahoro Aboubakar , Rappresentante dell'USB ... 22 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 23 ,
Piccolo Giorgio (PD)  ... 24 ,
Chimienti Silvia (M5S)  ... 24 ,
Rizzetto Walter (FdI-AN)  ... 24 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 25 ,
Miccoli Marco (PD)  ... 25 ,
Placido Antonio (SI-SEL)  ... 25 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 26 ,
Galli Ivana , Segretaria generale della FLAI-CGIL ... 26 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 26 ,
Soumahoro Aboubakar , Rappresentante dell'USB ... 26 ,
Damiano Cesare , Presidente ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE CESARE DAMIANO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti e UE Coop.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame del disegno di legge Atto Camera n. 4008, recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo, l'audizione di rappresentanti di Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti e UE Coop.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro partecipazione all'odierna audizione, segnalo che sono presenti per Agrinsieme Claudia Merlino, Carlo Bonizzi, Massimiliano Giansanti, Giorgio Buso, Roberto Caponi, Franco Verrascina, Matteo Milanesi e Fabio Caldera, per Coldiretti Romano Magrini, per UE Coop Maria Maddalena Guerriero.
  Segnalo che le Commissioni hanno a disposizione per questa audizione circa 40 minuti di tempo. Lascerei spazio ai nostri auditi per circa 25 minuti, per poi lasciare il tempo ai quesiti dei componenti delle Commissioni e alle repliche.
  Do la parola al dottor Massimiliano Giansanti, vicepresidente di Confagricoltura, per lo svolgimento della sua relazione.

  MASSIMILIANO GIANSANTI, Vicepresidente di Confagricoltura. Grazie, signor presidente e signori onorevoli. Noi oggi possiamo fare solo alcune riflessioni sul disegno di legge, che va certamente bene per quanto riguarda la battaglia per il riconoscimento del diritto dei lavoratori contro lo sfruttamento.
  Agrinsieme ha sempre combattuto lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, perché riteniamo che un'agricoltura che vuole essere un modello di sviluppo vincente non possa che dire in maniera esplicita che lavora nell'ambito di una chiarezza di impianti normativi.
  Rispetto al disegno di legge, che prevede una serie di azioni volte a debellare – lo speriamo – un fenomeno criminoso che continuiamo a rifuggire, è evidente che Agrinsieme dà un parere positivo sull'impianto generale.
  Ci sono, però, alcuni punti di tale impianto generale che generano negli imprenditori che noi rappresentiamo preoccupazioni, che vogliamo oggi illustrare in questa importante sede.
  Noi riteniamo che sia giusto combattere tutto ciò che ruota in maniera illegale intorno al mondo del lavoro in agricoltura, con uno strumento che vuole limitare i fenomeni di sfruttamento. Dall'altra parte, laddove fosse possibile, vorremmo che non si introducessero norme che possano limitare Pag. 4 l'attività di quel mondo imprenditoriale che vuole stare all'interno delle regole.
  Lo dico molto chiaramente: noi vogliamo muoverci all'interno delle regole, però debbono essere regole che consentano all'imprenditore di poter svolgere attività di impresa.
  Faccio riferimento in particolar modo all'articolo 1 del provvedimento, nel punto in cui parla di indici di sfruttamento. A questo proposito, noi speriamo che siano definiti in maniera chiara e puntuale i fenomeni che possono essere interpretati quali indici di sfruttamento del lavoro, perché oggi nell'impianto normativo non c'è chiarezza. Alcuni punti dell'articolo 1 non sono abbastanza chiari rispetto alla vita che un imprenditore affronta quotidianamente, con tutte le sue difficoltà.
  Infatti, nel settore dell'agricoltura molto spesso l'imprenditore – non ci vergogniamo di dirlo – è un lavoratore al pari dei lavoratori con cui collabora tutti i giorni. Siamo noi stessi collaboratori dei nostri collaboratori.
  Comprenderete che, quando si parla di reiterate violazioni delle normative, vorremmo sapere quali sono effettivamente queste violazioni e come si misurano. Molto spesso può accadere di lavorare a fianco degli operai e di commettere paradossalmente alcune potenziali violazioni di legge, che oggi, sulla base della normativa vigente, vengono sanzionate in via amministrativa, mentre con il nuovo disegno di legge verranno sanzionate con un procedimento di carattere penale.
  Nella vita può succedere a tutti di sbagliare, nessuno escluso. Gli imprenditori operano in un contesto di legge e può capitare di fare errori, che io ritengo siano sempre commessi in buona fede. Oggi dobbiamo separare in maniera chiara l'errore in buona fede dall'errore in malafede, perché chi specula sul lavoratore deve cessare qualsiasi forma di attività e deve andare incontro a pene severissime, mentre chi opera in un contesto economico all'interno di regole non può essere equiparato a chi specula sulla salute e sulla vita dei lavoratori.
  Penso a un imprenditore che la mattina, per un motivo qualsiasi, dimentica di verificare se un suo collaboratore non ha con sé le scarpe antinfortunistiche. Sulla base di questo disegno di legge quell'imprenditore verrà denunciato penalmente. Stante questo impianto normativo, quell'imprenditore va incontro a un procedimento penale e, potenzialmente, rischia addirittura la reclusione o la confisca dell'azienda agricola.
  La riflessione vuole concentrarsi su questi tre punti. Riteniamo che possano esserci motivi per chiedere alla Camera o al Senato di modificare questi punti. Noi non chiediamo che vengano eliminati, chiediamo solamente che venga fatta chiarezza su quali fattispecie possono essere perseguite sul piano penale. Chiediamo altresì che le fattispecie che non rientrano nella casistica penale vengano perseguite in base alla loro natura, amministrativa o civile.
  Io mi metto nei panni di un imprenditore che domani mattina dovrà confrontarsi con il nuovo impianto normativo e dovrà fare una serie di valutazioni. Dovrà scegliere se ricorrere a lavoratori dipendenti, come ha sempre fatto, rischiando, oppure, paradossalmente, avvalersi di forza lavoro fornita da società di lavoro interinale o da cooperative. In quest'ultimo caso, ne risponderebbe comunque, ma in misura minore.
  È evidente che, nel momento in cui si svolge un'attività ricorrendo a prestazioni di lavoro per conto terzi, si ricorre a forme contrattuali diverse, che fino a oggi non hanno mai trovato spazio in agricoltura. In agricoltura da sempre noi firmiamo contratti agricoli tra le parti. È evidente che un impatto normativo devastante sulla vita di un imprenditore comporterà il diffondersi di diverse tipologie di contratti di lavoro in agricoltura.
  Io credo che vada fatta una profonda riflessione rispetto a questo profilo. Noi, come rappresentanti del mondo degli imprenditori, ovviamente vorremmo mantenere lo statu quo, all'interno di una normativa che sia chiara e trasparente e che consenta di dire con facilità a qualcuno: «Guarda, tu sei fuori». Pag. 5
  Noi vogliamo essere molto chiari: noi non vogliamo più consentire a nessuno, tanto meno a quegli imprenditori che oggi abusano di forme di lavoro irregolari, di poter far parte di quel sistema, perché la prima forma di concorrenza sleale che noi abbiamo è paradossalmente all'interno di un mondo economico che si confronta con regole diverse.
  Noi vorremmo confrontarci, signori onorevoli, in un mondo dove l'impalcatura normativa sia chiara e trasparente, che consenta realmente a un imprenditore di fare impresa nel rispetto della legge.
  Tutto questo oggi ci sta portando a raccogliere profonde preoccupazioni da parte delle imprese che rappresentiamo, che ci illustrano come questo disegno di legge, se approvato in questa maniera, genererà importanti conseguenze nel mondo imprenditoriale.
  Per questo motivo, io credo sia necessaria una più attenta valutazione, che vorremmo condividere con voi, sulla possibilità di modificare soltanto alcuni piccoli dettagli. Per il resto, ovviamente, noi non possiamo che affermare che bisogna andare avanti nella lotta contro lo sfruttamento.
  Chiudo con la preghiera che possa essere fatta una volta tanto una riflessione sulla volontà di un mondo importante, quello degli agricoltori, che generalmente è un mondo silenzioso, un mondo che raramente si lamenta, ma che rappresenta un settore dell'economia italiana che nell'ultimo periodo ha tenuto in piedi anche i conti dello Stato.
  Ovviamente, vorremmo avere la possibilità di continuare a farlo nel prossimo futuro, all'interno di un contesto normativo che stabilisca chi non può far parte del nostro mondo e soprattutto preveda sanzioni amministrative per irregolarità di carattere amministrativo e non irregolarità di carattere amministrativo trattate come se avessero carattere penale.
  Vorremmo muoverci all'interno di un contesto chiaro e soprattutto, laddove possibile, con il rispetto dei ruoli, che noi, ovviamente, auspichiamo.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il vicepresidente Giansanti, che ha utilizzato il tempo a sua disposizione lasciando i circa venti minuti restanti a disposizione dei colleghi per i loro interventi. Per regolare i lavori, direi che i successivi auditi avranno circa otto minuti a disposizione.
  Do la parola a Franco Verrascina, presidente di Copagri, per lo svolgimento della sua relazione.

  FRANCO VERRASCINA, Presidente di Copagri. Io vorrei aggiungere qualcosa all'intervento di chi mi ha preceduto.
  Dal documento sottoscritto dalle organizzazioni di Agrinsieme e dallo stesso intervento di chi mi ha preceduto si evince chiaramente che siamo per una lotta «senza se e senza ma» al caporalato. Su questo non possiamo giocare.
  In un Paese civile come il nostro non possiamo chiudere gli occhi su un fenomeno che va combattuto e debellato. Non possiamo permettere il verificarsi in campagna di alcune situazioni che noi, per primi, condanniamo. Ciò vale per i lavoratori dipendenti, ma vale anche per la stragrande maggioranza delle aziende agricole, che operano nel rispetto della legalità. Non c'è, quindi, nessuna tolleranza da parte nostra e nessuna connivenza.
  Noi siamo totalmente d'accordo con le linee della memoria che chiediamo di depositare presso le Commissioni e riteniamo che l'articolo 1 sia da rivedere, come da noi ipotizzato con le due proposte di modifica che abbiamo illustrato nella memoria stessa.
  Il mio intervento, però, vuole andare oltre, nel senso che io voglio cogliere questa occasione per rimettere alla vostra attenzione il tema della partecipazione alla cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità. Mi riferisco all'articolo 8, comma 1, del disegno di legge Atto Camera n. 4008. Alla cabina partecipano le singole organizzazioni dei datori di lavoro, non noi come Agrinsieme o quant'altro.
  Come ben sapete, in questi mesi sono state avanzate una richiesta formale e una proposta di emendamento, affinché la Copagri, presente in tutti i tavoli di discussione in modo attivo e costruttivo, nonché Pag. 6sottoscrittrice del protocollo d'intesa «Cura, legalità e uscita dal ghetto», fosse tra le organizzazioni incluse nella cabina di regia.
  In primo luogo, riteniamo giusto che un'organizzazione come la Copagri abbia titolo a rappresentare le proprie aziende associate, anche con riferimento alle azioni da intraprendere nei confronti delle aziende stesse. In secondo luogo – e non è un fatto di secondaria importanza – riteniamo che non si possa escludere un'organizzazione che rappresenta circa il 10 per cento delle aziende e delle giornate lavorative.
  Voglio ancora una volta esprimere la mia amarezza per l'esclusione della Copagri da tale tavolo, in quanto non trova nessuna giustificazione e nessuna motivazione, se vogliamo combattere questa situazione.
  Il caporalato si combatte se tutti i soggetti di rappresentanza vengono impegnati a dare il proprio contributo. All'esito di questo delicatissimo impegno non si daranno medaglie a nessuna rappresentanza né ci saranno rappresentanze vincenti e rappresentanze perdenti. Se noi riusciamo a mettere fine a questo fenomeno, la vittoria sarà di tutti, soprattutto dei lavoratori e delle aziende agricole.
  Purtroppo, devo rimarcare che, ancora una volta, una classe politica, che io non capisco e che certamente non rappresenta il nuovo, inspiegabilmente non ha voluto prendere in esame la richiesta da noi avanzata.
  Qualcuno ci dovrebbe spiegare perché nel corso dell'esame del disegno di legge da parte del Senato la cooperazione – è giusto che sia così, per quello che ho affermato sinora – è stata inclusa nella Cabina di regia e la Copagri no. Evidentemente abbiamo tanti «amici».
  Ebbene, ancora una volta proponiamo oggi il nostro emendamento, nella speranza che venga accolto.
  Se la nostra richiesta non verrà presa in considerazione, la mia organizzazione si sentirà comunque impegnata a dare il proprio contributo, nella consapevolezza che arriverà il giorno in cui ognuno di noi sarà chiamato a rispondere del proprio operato.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Romano Magrini, rappresentante di Coldiretti, per lo svolgimento della sua relazione.

  ROMANO MAGRINI, Responsabile del Servizio contrattazione e relazioni sindacali di Coldiretti. Grazie, presidente. Interverrò anche a nome di UE Coop. Innanzitutto porto il saluto dei nostri rispettivi presidenti, Roberto Moncalvo e Luigi Giampaolino. Entrambe le associazioni esprimono soddisfazione rispetto al percorso e alla velocità con la quale si sta esaminando questo disegno di legge, del quale più volte abbiamo condiviso lo spirito, il cammino e la finalità.
  Nel passaggio tra il Senato e la Camera alcune cose di cui avevamo parlato in una precedente audizione sono state rese più chiare, mentre altre rischiano di penalizzare le imprese virtuose.
  Vi riporto un esempio. La Rete del lavoro agricolo di qualità è il perno di questo nuovo impulso che noi vogliamo dare alla trasparenza nel settore agricolo. In questi primi mesi di operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, per esempio, i controlli effettuati dall'Ispettorato del lavoro e dall'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) sono stati dedicati proprio a chi è iscritto. Questo è un paradosso. Ci troviamo di fronte a imprese che per essere iscritte devono avere il documento unico di regolarità contributiva (DURC), devono assumere regolarmente e tutto il resto, e sono proprio queste a essere controllate. Allora si potrebbe dire: «sai che c'è? Fermiamoci, non le facciamo iscrivere, perché altrimenti come tirano fuori la testa vengono penalizzate». Questo è un paradosso.
  Credo che dal Parlamento debba arrivare un segnale forte e chiaro che chi ha scelto la trasparenza, chi vuole e deve essere iscritto alla Rete deve avere un piccolo vantaggio, anche se non definitivo.
  C'è un altro vantaggio che chiedo che sia riconosciuto a questo proposito. Fra un Pag. 7anno o fra sei mesi avremo in commercio la passata di pomodoro dell'azienda agricola Romano Magrini, che produce pomodori, fa la passata e la espone nel supermercato o in qualunque negozio. L'azienda agricola Romano Magrini è iscritta alla Rete agricola di qualità, è registrata con il n. 742 presso l'INPS, paga i contributi, assume regolarmente la manodopera, non ha avuto sanzioni, neanche fiscali, e, dunque, è un'azienda virtuosa e trasparente. Accanto, avremo la passata di pomodoro «vattelappesca», di cui non sappiamo la provenienza, come è stato prodotto il pomodoro, se c'è stato sfruttamento, se è stato coltivato in Cina, se è stato coltivato in Romania con il «caporalato bianco», se è stato coltivato in Africa. Tuttavia, saranno tutte e due sullo scaffale.
  Io credo che il Parlamento dovrebbe valorizzare e spingere i prodotti realmente «made in Italy», realizzati dalle imprese iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Noi dobbiamo valorizzare quelle imprese e forse dovremmo anche pretendere che due passate di pomodoro che stanno sullo stesso scaffale siano entrambe prodotte senza lavoro nero. Ci piacerebbe che anche i prodotti di altri Paesi abbiano la stessa certificazione.
  Chiudo con due considerazioni. La prima riguarda ancora l'articolo 1 e si riaggancia a quanto già detto da chi mi ha preceduto. Dobbiamo stare molto attenti. L'esempio che è stato fatto è lampante. Mi riferisco all'articolo 1 e, in particolare, al numero 3 del comma terzo del nuovo testo dell'articolo 603-bis del codice penale: la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, la cui sussistenza può configurare un indice di sfruttamento.
  Nel caso di un lavoratore senza scarponi antinfortunistici, il datore di lavoro sarebbe condannato due volte penalmente: una volta, ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che attribuisce rilievo penale a quella mancanza, e la seconda, ai sensi del codice penale, perché è considerato addirittura un caporale, solo per questa violazione.
  Io credo che l'intento di tutti – Senato, Camera, organizzazioni dei datori di lavoro e organizzazioni sindacali – sia quello di colpire tutte quelle imprese che ricorrono al lavoro nero, sfruttano i lavoratori, fanno del sottosalario una regola e fanno concorrenza sleale e non quello di colpire fattispecie come quella che ho descritto.
  Su quest'aspetto, troverete in Coldiretti e in UE Coop due dei più grandi sostenitori di questa legge, però dobbiamo capirci, altrimenti rischieremmo di arrivare a colpire i soliti noti, cioè le imprese regolari. Ora, se guardate ai dati di quest'anno e alla media delle ispezioni in Puglia, è stata forse scoperta un'azienda, che ha lavoratori in nero? Non è stata individuata neanche un'azienda che ha lavoratori in nero, in tutte le ispezioni fatte in Puglia. Sono state ispezionate solo le imprese che assumono manodopera regolarmente e di cui si conoscono la dichiarazione di manodopera agricola (DMAG) e la denuncia aziendale (DA). Io credo che così non andiamo avanti, perché tartassiamo le imprese, che hanno scelto di stare nella trasparenza.
  Chiudo, accennando a due aspetti che rimangono da discutere. C'è la previsione di bandiera riferita all'UNIEMENS, che, rispetto al caporalato e a questa legge, non c'entra niente, il che vorrà dire che, se non entrerà in vigore il Libro unico del lavoro (LUL) telematico, si triplicheranno gli adempimenti amministrativi sempre delle imprese regolari, l'ultimo dei quali riguarda gli indici di coerenza. Il secondo aspetto riguarda gli indici di congruità. Attenzione, abbiamo avuto già in passato esperienze di indici di congruità e di coerenza che non hanno funzionato e che, guarda caso, sono andati a colpire sempre e comunque le imprese di cui conosciamo quanti lavoratori assumono, quante giornate dichiarano e quanti contributi versano. Allora, io credo che alle imprese regolari dobbiamo far svolgere il loro mestiere e dobbiamo tutti insieme colpire quelle imprese che ricorrono al lavoro nero e allo sfruttamento. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Intanto saluto il vicepresidente della II Commissione, on. Vazio, che ci ha raggiunto. Abbiamo terminato Pag. 8 gli interventi degli auditi e passiamo, adesso, alle domande dei componenti delle Commissioni. Hanno chiesto la parola gli onorevoli Miccoli, Berretta, Rizzetto e Rostellato, cui chiederei gentilmente di svolgere brevi interventi, considerando i tempi a nostra disposizione.

  MARCO MICCOLI. Grazie, presidente. Ringrazio gli intervenuti. Ho alcune riflessioni da fare e qualche domanda da porre per chiarire, anche a tutti noi, in merito al percorso che stiamo per affrontare, quale opportunità ci viene data per la fase successiva dell'esame del disegno di legge.
  Io ho ascoltato con attenzione le sollecitazioni e ho segnato le preoccupazioni, che sono state esposte. Credo che noi dobbiamo mantenere, però, lo spirito con cui abbiamo assistito all'adozione e al successivo percorso di questo provvedimento. Lo voglio dire per completare le informazioni, anche perché il provvedimento è il frutto di un percorso abbastanza lungo. Nella scorsa legislatura è stata condotta un'indagine conoscitiva e lo scorso anno è stata votata una risoluzione al termine di una serie di audizioni, durante le quali sono stati ascoltati praticamente anche tutti i soggetti che oggi sono intervenuti. C'è stata una discussione e un confronto con il Governo in quell'occasione, ma anche successivamente, a causa – ahimè! – dei fatti drammatici cui abbiamo assistito lo scorso anno. E’, quindi, in questo spirito che si è affrontato il problema.
  Ovviamente le preoccupazioni, di cui prendiamo atto, riguardano alcuni punti, però, io credo, non lo spirito generale del disegno di legge, perché non è intenzione del legislatore ovviamente colpire i bravi e onesti imprenditori, che sono la maggior parte. La legge fa riferimento ai fatti accaduti e alle esperienze fatte nella lotta al caporalato, che, per alcuni versi, è stata inefficace fino a oggi. Ecco perché si fa una legge apposita. Inoltre, devo dire che, rispetto ai dati disponibili sul fenomeno, la preoccupazione di intervenire e le modalità di stesura della legge danno ragione a chi sostanzialmente ha scritto quei punti.
  Osservando i dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sui controlli effettuati nel 2015, risultano 8.862 le aziende controllate, quindi il 59 per cento in più rispetto al 2014, con un aumento dei controlli, che non credo abbiano riguardato solo le aziende in regola col DURC e quant'altro. Si tratta di controlli a tappeto, che stanno aumentando nel tempo. Purtroppo, i dati di queste ispezioni ci dicono che sono stati 6.153 i lavoratori irregolari scoperti, dei quali più del 50 per cento totalmente in nero.
  I dati confermano che le preoccupazioni, che hanno portato all'adozione del testo del disegno di legge, riguardano un settore che soffre per la concorrenza al suo interno di chi utilizza in maniera illegale i lavoratori, con il caporalato e i lavoratori in nero, quindi l'intermediazione tramite i caporali. Noi vogliamo colpire proprio quelle aziende, appunto perché, riguardo alle vostre preoccupazioni, capiamo di che cosa si tratta. Chi, come noi, ha a cuore – parlo come componente della Commissione lavoro, ovviamente – il lavoro nel suo insieme, sia quello degli imprenditori che quello dei lavoratori, vuole salvaguardare il lavoro buono e regolare. Quindi, riteniamo legittime le preoccupazioni, ma, francamente, non pensiamo che la dimenticanza delle scarpe antinfortunistiche possa configurare, sulla base delle previsioni di questa legge, il reato di sfruttamento o di intermediazione illecita.
  Come è stato ricordato, ci sono leggi apposite che regolano la sicurezza sul lavoro, come il decreto legislativo n. 81 del 2008, e ci sono regole, cui sono sottoposti sia i lavoratori che gli imprenditori, a cui credo che sia importante fare riferimento.
  Ovviamente, prendiamo atto delle preoccupazioni espresse, ma voglio anche sollecitare una riflessione e anche una domanda: è sul problema complessivo che bisogna intervenire. Per esempio, in questo momento in Assemblea, nel corso del question time, alcuni nostri colleghi stanno interrogando il Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla questione dei voucher, in particolare, sul limite del loro utilizzo. A tale proposito, vorrei chiedervi se condividete con noi la preoccupazione derivante dall'abbassamento del limite a Pag. 92.000 euro, anziché a 7.000 euro, per ogni lavoratore. Come dicevo, è con riferimento ad ogni aspetto che noi vogliamo limitare il ricorso a modalità di utilizzo di lavoro che possano comportare concorrenza sleale rispetto a imprenditori che utilizzano il lavoro a tempo indeterminato e i contratti regolari che rimandano agli accordi con le organizzazioni sindacali.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo ancora cinque richieste d'intervento, quindi, per rispettare i tempi, segnalerò ai colleghi la necessità di concludere gli interventi dopo quattro minuti.

  GIUSEPPE BERRETTA. Anch'io mi associo ai ringraziamenti e penso che anche le audizioni, sia pure assolutamente sintetiche, siano estremamente utili per approfondire insieme i problemi che riguardano un provvedimento in discussione, con un iter significativo in termini di partecipazione e anche di condivisione con le organizzazioni sindacali, oltre che con i Ministeri coinvolti.
  Mi associo alle considerazioni del collega Miccoli, dicendo che certamente l'intenzione del provvedimento è quella di colpire fenomeni di sfruttamento, che avvengono attraverso il meccanismo dell'intermediazione o attraverso un diretto utilizzo della manodopera da parte del datore di lavoro. E’ questo l'obiettivo. Certamente, non c'è nessun intento da parte del legislatore di colpire, in maniera indiscriminata, un settore e, meno che mai, il settore agricolo, al quale annettiamo grande importanza e che reputiamo, ovviamente, strategico; noi deputati meridionali in particolare modo.
  Credo che abbiamo un interesse precipuo, tenuto conto anche dei dati economici, che, via via, raccogliamo. Peraltro, le norme in discussione, in questo caso, non riguardano solo l'agricoltura. Ovviamente, ci stiamo soffermando con chi rappresenta il mondo dell'agricoltura, ma, in realtà, le norme hanno una valenza generale.
  Per come la vedo io – però ovviamente vi do la mia interpretazione della norma – la fattispecie penale si configura nel momento in cui un reclutatore o un caporale utilizzano i lavoratori in condizioni di sfruttamento e approfittano del loro stato di bisogno, ovvero un datore di lavoro sottopone i propri dipendenti a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno. La fattispecie penale, quindi il reato, si configura in presenza di un utilizzo consapevole dei lavoratori in queste condizioni, ossia lo stato di bisogno e lo sfruttamento. In tal senso, non si introducono modifiche perché la norma vigente è già formulata così, in quanto gli indici sono già previsti e sono stati soltanto minimamente modificati.
  Lo dico perché la sussistenza degli indici non configura automaticamente una fattispecie di sfruttamento, ma costituisce soltanto un elemento che può indurre il magistrato a configurare il reato. In questo caso, si fa riferimento alla reiterata corresponsione di retribuzioni di un livello palesemente difforme da quello indicato dai contratti. Inoltre, si fa riferimento alla reiterata violazione delle normative in materia di orario di lavoro e alla violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, che è già prevista e viene confermata dal disegno di legge, omettendo, rispetto al testo vigente, la parte conclusiva, che è assolutamente tautologica, perché, quando si viola la disciplina in materia di salute e sicurezza è chiaro che si espone il lavoratore a rischi per la salute, per cui c'è poco da fare. Inoltre, si fa riferimento alla sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza e a situazioni alloggiative degradanti.
  È chiaro che, in tal senso, si fotografano e si traducono in chiave normativa fatti che noi tutti abbiamo avuto modo di verificare e che sono il portato dell'inciviltà dello sfruttamento, specie di persone in stato di bisogno. Poi, c'è il tema del sequestro, ma, ovviamente, questo è a valle, successivo al tema della configurazione della fattispecie del reato.
  Aggiungo l'ultima considerazione, presidente. Io vorrei che evitassimo tutti un allarmismo, alla luce di una corretta lettura della ratio della norma e del suo Pag. 10contenuto testuale e alla luce della giurisprudenza, che si è formata con riferimento alla fattispecie penale, di cui all'articolo 603-bis del codice penale nella sua formulazione vigente, in base alla quale la Corte di Cassazione ha sempre giudicato che la semplice violazione della disciplina in materia di avviamento al lavoro non configura una fattispecie di caporalato e, allo stesso modo, la semplice violazione delle norme in materia di orario di lavoro non si configura come fattispecie di sfruttamento del lavoro e di caporalato.
  Io credo, quindi, che la lettura corretta della norma, che sin d'ora noi dobbiamo dare, debba essere tesa a distinguere le inadempienze e le violazioni dal punto di vista civilistico dallo sfruttamento della manodopera, che è cosa ben diversa, come risulta anche dal testo approvato dal Senato.
  Come vi ripeto, siamo consapevoli delle preoccupazioni del mondo agricolo e non solo, però vorremmo assieme superarle, dando un'indicazione chiara: non è quello l'intento del legislatore e non è nemmeno quella la lettera della norma approvata dal Senato.

  WALTER RIZZETTO. Ringrazio anch'io i nostri ospiti. Ascoltavo l'intervento del collega, che giustamente ricordava qual è l'intento del legislatore.
  Devo dire che, come sanno anche i presidenti, dopo l'importante lavoro svolto dalle Commissioni riunite XI e XIII e la votazione di una specifica risoluzione, l'articolo 1 del disegno di legge, che, per come la vedo io, è il cuore del provvedimento, mi lascia completamente insoddisfatto perché si sarebbe dovuto seguire un percorso più specifico rispetto a quello prescelto, assolutamente insufficiente e con conseguenze che, a mio giudizio, possono essere gravi.
  Secondo me, presidente, si andrà verso un nulla di fatto, nonostante questo piccolo passo avanti che il Governo ha deciso di fare. Già la legge delega sul mercato del lavoro (il cosiddetto «Jobs act»), tra l'altro tornando indietro rispetto alla normativa vigente, aveva, di fatto, depenalizzato il reato di somministrazione fraudolenta di lavoro; adesso stiamo cercando un po’ di ritornare indietro. Ricordo che la somministrazione di lavoro era stata disciplinata dal decreto legislativo n. 276 del 2003, agli articoli da 20 a 28, che, quindi, di fatto, l'aveva depenalizzata. Adesso, fortunatamente, il legislatore cerca di tornare indietro.
  Continuo rapidissimo, per concludere con una domanda. C'è una prima previsione, che modifica, con una reclusione più breve rispetto a quella prevista dalla norma vigente, l'articolo 603-bis del Codice penale, portando la sanzione a 500-1.000 euro di multa, salvo che il fatto costituisca più grave reato. L'effettivo sfruttamento, come prima detto, deve – è un po’ intricata la vicenda – essere reiterato. Secondo il nuovo testo dell'articolo 603-bis, comma terzo, del codice penale, l'effettivo sfruttamento è reiterato soltanto quando sussiste una sistematicità, quindi la fattispecie di reato è sub iudice di fatto, nel senso che è il giudice che, in quel momento, può dire quanto effettivamente uno può essere «caporale» o non può esserlo; è abbastanza aleatorio questo concetto.
  Una volta accertato lo sfruttamento, la norma prevede un inasprimento delle pene rispetto a due elementi: il reato di violenza e di minaccia e l'avvantaggiarsi dello stato di bisogno. Io ricordo, Presidente, che spesso non serve a queste persone applicare la violenza o la minaccia, perché coloro che vengono presi in consegna alle quattro di mattina e che vanno a lavorare e, spesso, purtroppo a morire, sono considerati fortunati, quindi non si sentono minacciati in questo senso.
  In seconda battuta, si dice che «ai fini del presente articolo, costituisce indice di sfruttamento la sussistenza di una – questo è grave – o più delle seguenti condizioni», di cui quattro sono citate, quindi soltanto una di queste condizioni configura un caporale. Nel testo si dice anche: «reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali». Lei mi insegna, Presidente, che, se, per esempio, un'azienda metalmeccanica non risulta iscritta a nessuna associazione firmataria di contratti collettivi nazionali, quest'azienda non è obbligata a Pag. 11sottostare ai parametri dei medesimi contratti collettivi nazionali. Questo è un elemento difforme rispetto alla norma in esame, nel senso che, se un'azienda non vuole aderire ai contratti collettivi nazionali, corrisponde lo stipendio che effettivamente le può sembrare più opportuno; questa è la prima domanda.
  Vorrei capire qualcosa in più rispetto alla seconda condizione, laddove nel testo si parla della «reiterata violazione della normativa relativa all'orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all'aspettativa obbligatoria e alle ferie». Vorrei che mi spiegaste brevemente cosa intendiamo per ferie nel lavoro agricolo, perché penso sia abbastanza importante capire quali sono le ferie nel lavoro agricolo.
  Necessita quanto meno di interpretazione il terzo punto, in materia di sicurezza, in quanto, se, per esempio, un imprenditore non fa il certificato di prevenzione incendi perché dimentica di farlo, è considerato caporale? Secondo questa norma, sì, perché questa è una conditio sine qua non, anzi senza «non», per essere caporali.
  Anche il punto quattro, sulle situazioni alloggiative degradanti, Presidente, è da interpretare, nel senso che un giudice può considerare una situazione abitativa più o meno degradante. Quindi si tratta di una norma veramente molto confusa.
  Chiudo velocemente: la preziosa norma – secondo me, è preziosa la disposizione dell'articolo 603-bis del Codice penale – di fatto, anche in questo caso – quindi lasciando da parte la politica e affidandosi al Codice penale –, come in parte ricordava prima il collega Miccoli, non colpisce, per esempio, l'utilizzo spropositato dei voucher o le finte cooperative. Lo dico perché ci sono pure le finte cooperative che operano in questo caso.
  Un'altra domanda riguarda le ferie: cioè come si deve interpretare questa norma rispetto alle ferie.
  Dopodiché, sull'utilizzo dei voucher, vorrei chiedervi quale, secondo voi, può essere il limite corretto da applicare. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Considerato che ogni intervento dura cinque o sei minuti, se dovessimo mantenere questo ritmo, avendo ancora tre interventi da fare, non riusciremo a rispettare i tempi, pregiudicando le audizioni successive. Quindi vi chiedo di limitare la durata degli interventi, in modo da consentire una breve replica.

  GESSICA ROSTELLATO. Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io gli auditi per la presenza e per i loro interventi, che purtroppo condivido. Per quanto riguarda l'articolo 1, io condivido le vostre preoccupazioni, perché è ovvio che il legislatore non vuole assolutamente punire tutti i datori di lavoro, anche quelli che svolgono in maniera onesta il proprio lavoro, però, anche a mio parere, la norma è scritta in maniera molto superficiale.
  È vero che la norma non è stata modificata molto rispetto all'attuale testo dell'articolo 603-bis, ma, prima di tutto, non è detto che l'articolo 603-bis vigente sia scritto in maniera adeguata e, in secondo luogo, c'è una forte differenza tra il testo vigente dell'articolo, in cui si parlava solo di intermediari, e l'attuale, in cui si parla di intermediari e di datori di lavoro, anche non intermediari. La situazione di un intermediario è necessariamente diversa da quella di un datore di lavoro, quindi è evidente che la stessa norma non può essere applicata ai datori di lavoro.
  Anche secondo me, la fattispecie del reato dovrebbe essere specificata in maniera più chiara. Inoltre, mi preoccupa molto, appunto, quest'indicazione degli indici di sfruttamento, perché riguarda la sussistenza di uno o più indici di sfruttamento, quindi è sufficiente che uno solo degli indici non venga rispettato perché un datore di lavoro venga ritenuto sfruttatore. Presi singolarmente, questi punti purtroppo non sono veri e propri indici di sfruttamento, perché, se io, appunto, compio una piccola mancanza in ambito di sicurezza, non sto di fatto sfruttando il lavoratore, ma ho compiuto comunque una mancanza, che deve essere punita, come già previsto per legge, senza essere un indice di sfruttamento. Pag. 12
  Non ripeto quello che è stato già detto anche da altri colleghi, però c'è effettivamente, secondo me, superficialità nel modo in cui è stata scritta questa norma, che lascia troppa discrezionalità ai giudici. Inoltre, non è esplicitato nel testo dell'articolo 603-bis a chi si riferisca la norma. Non stiamo parlando solo di agricoltura, ma di tutti i settori economici, quindi questa norma non si applicherà solo all'agricoltura e all'edilizia, che magari sono i settori in cui il caporalato è più diffuso, ma effettivamente potrebbe essere, di fatto, applicata a tutti i settori economici.
  In base alla mia esperienza, quelli che vengono indicati come indici di sfruttamento sono condizioni che purtroppo si verificano molto spesso nelle aziende italiane, magari non per volontà del datore di lavoro, ma perché purtroppo succede che l'orario di lavoro non possa essere rispettato come anche le ferie. Si tratta di uno dei grandissimi problemi delle aziende e, quindi, ritengo che, forse, il testo precedente dell'articolo 603-bis fosse effettivamente più corretto.
  Faccio un esempio. Il fatto che, nel punto relativo alla sicurezza sul lavoro, sia stata espunta la frase «tale da esporre il lavoratore a pericolo di salute, sicurezza e incolumità personale», secondo me, è un errore, perché un conto è una norma, appunto, che, se non viene rispettata, può causare la morte del lavoratore, un altro sono le tantissime norme in ambito di sicurezza sul lavoro il cui mancato rispetto non causa veramente un pericolo immediato e reale per il lavoratore.
  Spero che riusciremo appunto a modificare tale disposizione, anche perché sappiamo che l'intenzione sarebbe quella di approvare il provvedimento al più presto. A mio parere, sarebbe necessario che, come legislatori, riflettessimo maggiormente su quest'articolo per evitare di non raggiungere poi l'obiettivo perché, magari, non abbiamo fatto attenzione nella scrittura della norma.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'onorevole Venittelli, cui chiedo di limitare il suo intervento perché siamo oltre l'orario programmato. Grazie.

  LAURA VENITTELLI. Grazie, presidente, e grazie agli auditi. Intanto, vorrei valorizzare alcuni elementi positivi della norma. Rispetto al nuovo testo dell'articolo 603-bis del codice penale, almeno da una prima lettura, mi sembra che l'elemento della violenza e della minaccia non sia più condizione necessaria a configurare il reato di caporalato, mentre viene, appunto, considerato come un elemento aggravante. Questo è positivo perché non c'è più bisogno che ci siano necessariamente la violenza e la minaccia per avere questa fattispecie.
  In merito alla preoccupazione rappresentata dagli auditi, ossia quella – la dico così – di sganciare l'ipotesi del reclutamento, previsto dal primo comma, rispetto all'ipotesi dello sfruttamento del lavoratore, che potrebbe essere anche una conseguenza della reiterata corresponsione di retribuzioni palesemente difformi dai contratti nazionali, io penso sia compito del legislatore, soprattutto nella fase dei lavori preparatori, come quelli di oggi, far comprendere che, in verità, non c'è uno scollegamento tra la violazione dei contratti nazionali, la violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene sul lavoro e la violazione, in situazioni e condizioni particolari, di altre norme, che fino a oggi sono state già sanzionate, in parte, con norma penale e, in parte, con provvedimenti amministrativi.
  Come dicevo, qual è il compito nostro oggi, qualora si decidesse appunto che la norma, così come è, è completa e risponde alle esigenze del momento e non solo, perché appunto la norma non si introduce soltanto per fare fronte ad una questione momentanea e contingente? Bisogna capire se, di fatto, il numero 1 e il numero 2 del comma primo del nuovo articolo 630-bis, ovvero il reclutamento della manodopera stricto sensu e la violazione di norme relative alla contrattazione collettiva, agli orari di lavoro e via dicendo, non si inseriscano in un più ampio schema, che è quello del reclutamento.
  Mi spiego meglio: se il datore di lavoro viola in maniera reiterata le norme sulla retribuzione, sull'orario di lavoro o quelle Pag. 13in materia di sicurezza e igiene sul lavoro, e ciò rispetto ai lavoratori reclutati in maniera illegale, noi abbiamo risposto all'esigenza di colpire i fenomeni di caporalato e, quindi, non si pone il problema dell'estensione della norma sul caporalato ai datori di lavoro che non si sono rivolti al caporale. Lo dico perché, in questo caso, la preoccupazione è su cosa fare. Puniamo i datori di lavoro per il solo fatto che hanno violato le norme del contratto nazionale o li puniamo perché hanno violato le norme del contratto nazionale nel contesto del reclutamento da parte del caporale? Questo è il punto interrogativo.
  A me, leggendo il primo comma dell'articolo, sembra di comprendere che la violazione, appunto, delle norme del contratto nazionale di lavoro, dell'orario di lavoro e via dicendo, scatta nel momento in cui si fa riferimento a lavoratori reclutati dal caporale. Allora, se non ci fosse quest'aggancio, bisognerebbe comprendere che cosa ha indotto i nostri colleghi del Senato a distinguere le due ipotesi, visto e considerato, ma non penso che sia questo il motivo, che anche il titolo del provvedimento fa riferimento a «disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero», cioè tutto quello che viene dopo il lavoro irregolare e dopo lo sfruttamento ottenuto con l'uso del caporale. Faccio un'interpretazione della norma, partendo dalla cosiddetta mens legis, ossia dalla volontà del legislatore, che ci aiuta quando c'è una difficoltà interpretativa. Aggiungo – mi posso permettere anche di dirlo a chi ha sollevato questa questione – che la norma è chiara quando parla di agricoltura, quindi non possiamo immaginare di estenderla a fattispecie, che non riguardano l'agricoltura stessa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo anche all'onorevole Taricco di non superare i tempi stabiliti.

  MINO TARICCO. Cercherò di stare assolutamente entro il tempo concesso. Fermo restando che mi pare chiaro che, nella decisione che ha portato ad avviare il percorso per l'approvazione di questa norma, ci sia la ferma volontà di colpire quella fattispecie e non un settore produttivo. Inoltre, è nell'interesse di quel settore il fatto che possa colpire quella fattispecie, che crea, come è stato detto, una concorrenza assolutamente sleale, quindi non sto a spendere parole in merito, perché credo sia chiaro a tutti.
  A me premeva, se è possibile, avere due chiarimenti relativamente a due fattispecie, che negli interventi mi sono parse non emergere con così netta chiarezza. Nel 98 per cento dei casi facciamo riferimento a campagne di raccolta. Non mi risulta di aver mai letto da nessuna parte che esiste questa fattispecie in contrasto col lavoro dipendente a tempo indeterminato. Vorrei capire se è una mia carenza informativa o se è la situazione alla quale necessariamente facciamo riferimento.
  In merito a un'altra questione, inoltre, vorrei capire se ho compreso bene. A me pare che la preoccupazione che emerge, in parte già presa in considerazione dalla collega Venittelli, sia legata al terzo comma del nuovo testo dell'articolo 603-bis del codice penale, laddove si dice che, «ai fini del presente articolo, costituisce indice di sfruttamento». Se fosse scritto che costituisce «ulteriore indice di sfruttamento», credo che sarebbe chiaro a tutti che rientriamo pienamente nella fattispecie cui faceva riferimento la collega. Scritto così, si intende che, ad esempio, «costituisce indice di sfruttamento» la sussistenza di violazioni in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro.
  Da questo punto di vista, vorrei capire se ho compreso e se la preoccupazione espressa dagli auditi riguarda quest'aspetto. Sarà necessario, se è così, capire come preciseremo che non è automatico che la sussistenza di violazioni in materia di sicurezza del lavoro faccia scattare il presupposto di indice di sfruttamento, con tutte le conseguenze che ne seguono. Oltretutto, sono sempre stato convinto che, al di là delle buone intenzioni di chi scrive la norma, chi la applica legge che cosa è scritto.

  FRANCO VAZIO. Rifacendomi all'intervento dell'onorevole Berretta, che mi pare Pag. 14abbia colto lo spirito dalla norma, cioè quello di rifarsi anche alla giurisprudenza che si è formata rispetto al vigente articolo 603-bis del codice penale, mi pare corretto, anche ai fini della raccolta dei lavori preparatori, specificare che, così com'è stato costruito, il nuovo testo proposto non determina un automatismo della sussistenza del reato in conseguenza della sussistenza degli indici di sfruttamento.
  Gli indici di sfruttamento, come è stato ribadito anche in una recente sentenza del 2015 della Corte di Cassazione, costituiscono, come è stato detto, indice dello sfruttamento in concomitanza dell'altro elemento necessario della fattispecie costituente reato, cioè lo sfruttamento medesimo e l'approfittamento dello stato di bisogno. Se ci sono queste condizioni, l'indice di sfruttamento è un indice che il giudice dovrà valutare, e non automaticamente.
  La mancanza di un estintore o la mancanza delle scarpe del lavoratore non determinano automaticamente la sussistenza del reato. Poiché è un indice di sfruttamento, il giudice, in concomitanza della sussistenza degli altri elementi fattuali, soggettivi e oggettivi, indicati dalla norma, dovrà dedurre se quella violazione integra la fattispecie reale in questione. Credo che questa preoccupazione, così come correttamente è stato detto dall'onorevole Berretta, non sussista.
  Del resto, bisogna tenere in considerazione, condividendo anche gli interventi che altri hanno fatto, che trattiamo non di una norma specificamente applicabile all'agricoltura. Si applica a tutte le fattispecie, e non necessariamente a quelle dell'agricoltura. Anche il trattamento delle ferie magari in agricoltura è più complicato, ma in altri contratti di lavoro è previsto. In questo contesto va interpretata la norma, secondo me, alla luce dei lavori preparatori. Credo che queste precisazioni siano assolutamente illuminanti e corrette.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Io voglio dire che non ho dubbi sulla portata del nuovo testo dell'articolo 603-bis. Poi possiamo essere d'accordo o meno. Ci sono dubbi interpretativi, ma io non ho dubbi che l'articolo 603-bis contempli due soggetti destinatari di questa fattispecie di reato. Uno è colui il quale recluta manodopera con lo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento e così via. Per l'altro, leggiamo il numero 2, senza l'inciso: si parla di chi utilizza, assume o impiega manodopera sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno.
  Ora, è evidente che quell'inciso: «anche mediante l'attività di intermediazione» di cui al numero 1, ipotizza una seconda posizione: il datore di lavoro che si rende colpevole di una condizione di lavoro del tipo indicato al numero successivo, sotto forma di indici, è certamente una persona che può finire sotto processo penale. Quello deve essere chiaro. Non c'è bisogno del caporale. Poi possiamo essere d'accordo o non esserlo, ma abbiamo stabilito in questa norma che c'è un caporale che può essere incriminato e c'è un datore di lavoro che, senza utilizzare il caporale, può essere incriminato. Punto.
  Poi entriamo nel merito e nel dettaglio, ma dubbi su questo non ne vedo. La norma è chiarissima. Poi possiamo essere d'accordo o non esserlo, ma questo è un altro paio di maniche.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per una loro breve replica agli interventi dei deputati.

  ROMANO MAGRINI, Responsabile del Servizio contrattazione e relazioni sindacali di Coldiretti. Intervengo molto velocemente. Credo che l'ultimo intervento sia stato la sintesi di tutti gli altri. È chiaro, ed è così – non ci piove – che ci sono due fattispecie: una è quella del caporale e una è quella del datore di lavoro. Su questo non ci piove. Se il datore di lavoro sfrutta il lavoratore, alla larga! Deve essere colpito. Su questo non ci sono dubbi! E su questo c'è il consenso di tutti. Se un datore di lavoro sfrutta il lavoratore, mi metto pure a difenderlo? Giù, forte, ancora più forte! Su questo non ci sono dubbi.
  L'attenzione che abbiamo, o almeno, che ho voluto porre riguarda gli indici che, poi, servono ad identificare lo sfruttamento. Pag. 15Questa è l'attenzione che dobbiamo avere, altrimenti rischiamo di fare di tutta l'erba un fascio. Questa è attenzione agli indici.
  Gli indici esistevano anche prima. È stata fatta una piccola modifica, non si utilizza più la parola «sistematica», oggi si dice «reiterata». Non vorremmo che questa piccola modifica potesse rappresentare un problema per i datori di lavoro borderline, che non sono quelli che sfruttano. Abbiamo già escluso quelli che sfruttano. Quelli sono delinquenti e non vanno trattati in un'altra maniera.
  In questa sede diciamo che l'utilizzo di questi indici potrebbe portare gli organi ispettivi ad operare anche contro gli imprenditori, che, per una piccola violazione, potrebbero essere giudicati come caporali. Quest'obiettivo non vuole bloccare l’iter del provvedimento, assolutamente. Dobbiamo approvarla il più velocemente possibile ma cerchiamo di stare attenti a questo aspetto.
  Il secondo punto riguarda i voucher. Attenzione, le statistiche fornite dal Governo, dall'INPS, dall'ISTAT, da tutti, dimostrano che il settore agricolo è l'ultimo dei settori che utilizza i voucher. Il settore agricolo non può sfruttare i lavoratori con i voucher per il semplice motivo che in agricoltura questi possono essere utilizzati solo per pensionati, studenti durante le vendemmie e durante il periodo estivo, nonché lavoratori in cassa integrazione, per un limite di 3.000 euro. Esiste un limite oggettivo. Non possono essere sfruttati.
  Allora, non si capisce perché il settore debba essere oggetto di un'ennesima modifica che riguarda i voucher. Sapete che cosa vuol dire portare da 7.000 a 2.000 euro il limite del loro utilizzo? Siete troppo intelligenti per non capire che cosa significa. Non ve lo devo dire io. Non serve.

  MASSIMILIANO GIANSANTI, Vicepresidente di Confagricoltura. Ringrazio veramente per tutti gli interventi degli onorevoli deputati.
  Agrinsieme non ha dubbi rispetto al portato del disegno di legge. Agrinsieme vuole con forza che il fenomeno del caporalato venga trattato, combattuto e debellato, perché non deve più esistere nell'agricoltura.
  Certo, però, il sistema del caporalato non è il sistema prevalente di assunzione di manodopera in agricoltura. Trattare una piccola parte, tra l'altro utilizzata da aziende che noi per primi non vogliamo rappresentare, non può essere motivo per limitare l'attività d'impresa di tutto il sistema agricolo nazionale.
  Crediamo che l'impatto normativo debba essere certamente contro qualcuno, ma vorremmo che fosse anche per qualcuno, altrimenti, stante la situazione attuale, è contro tutte le forme di lavoro, nessuna esclusa. Sono toccate, quindi, tutte le forme di assunzione di manodopera regolare, irregolare, a tempo determinato, a tempo indeterminato, in agricoltura, nell'industria, nel commercio, o nella grande distribuzione organizzata.
  Noi chiediamo solamente una riflessione sugli indici di sfruttamento. Io ho sentito che in tutti gli interventi, compreso il mio, si è cercato di capire che cosa intende la norma. Sarebbe bello se una volta tanto si avesse una norma chiara, che non consentisse nessuna forma di equivoco. Credo che sia da stato di diritto semplicemente distinguere ciò che è bianco da ciò che è nero. Stiamo chiedendo di operare nel bianco. Diteci ciò che è bianco. Dire che una norma possa dare modo a un giudice di dire che quel colore è bianco, nero, grigio, capite che significa che un'azienda agricola di fronte a un giudice ci va comunque.
  Noi abbiamo presentato due emendamenti, che mettiamo a disposizione delle Commissioni, su cui con il permesso del presidente, lascerei la parola al dottor Caponi.

  PRESIDENTE. Il dottor Caponi non può prendere la parola, perché abbiamo esaurito il tempo. Abbiano un'ora per tutti gli altri auditi, quindi abbiamo ampiamente sforato.
  Naturalmente ringrazio tutti, soprattutto gli auditi. Mi pare che dalla discussione, pur con sfumature diverse, anche interpretative, siano emerse alcune questioni molto importanti. Abbiamo capito qual è la vostra preoccupazione. Ribadiamo, ribadisco, che non c'è un'automaticità Pag. 16 nella norma e che, comunque, l'articolo 1 del disegno di legge si impernia sul reclutamento della manodopera, da un lato, e sullo sfruttamento della manodopera, dall'altro. Fa riferimento, quindi, al reclutamento della manodopera e all'utilizzo e all'assunzione di lavoratori sfruttati. Questo va tenuto in considerazione.
  Inoltre, al posto della sistematicità, attualmente prevista, si introduce la reiterazione. Faccio presente che la reiterazione è meno incisiva della sistematicità. Ciò detto, ovviamente si possono avere opinioni divergenti. Naturalmente, c'è l'intenzione comune di battere il lavoro nero e la concorrenza sleale.
  Sulla questione dei voucher preciso che non torniamo indietro. Il limite di utilizzo era 2.000 euro. La norma correttiva voleva portarlo a 7.000 euro. E’ rimasto a 2.000 euro. Faccio presente che il voucher deve essere interpretato come un lavoro occasionale o accessorio. Se consideriamo 7.000 euro netti di reddito all'anno per un prestatore d'opera, anche se è uno studente o un pensionato, abbiamo praticamente una stagione di lavoro. Non vedo nessuna occasionalità. Per noi, la domanda non era peregrina. L'interpretazione è che il tetto debba rimanere di 2.000 euro, com'era in precedenza, ripeto secondo la nostra interpretazione. Comunque, lo vedremo. Le risposte al question time in corso di svolgimento in Assemblea stanno chiarendo l'argomento.
  Ringrazio tutti. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 15.10, è ripresa alle 15.20.

Audizione del Prof. Enrico Pugliese, ordinario di sociologia del lavoro presso la facoltà di sociologia dell'Università «La Sapienza» di Roma, e di rappresentanti dei sindacati FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e USB.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame del disegno di legge Atto Camera n. 4008, approvato dal Senato, recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo, l'audizione del Prof. Enrico Pugliese, ordinario di sociologia del lavoro presso la facoltà di sociologia dell'Università «La Sapienza» di Roma, e di rappresentanti dei sindacati FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e USB.
  Nel ringraziare il prof. Pugliese della sua partecipazione, segnalo che l'audizione avrebbe dovuto avere una durata di circa dieci minuti. Dal momento che la precedente audizione si è protratta, le chiederei di svolgere la sua relazione in tempi più ristretti. Poi continueremo con le audizioni successive e, alla fine, le repliche avverranno contestualmente.
  Segnalo che il sindacato CONFSAL-FNA, invitato all'audizione, ha comunicato di non poter partecipare.
  Nel ringraziare i nostri ospiti, do anche conto dei nominativi di chi interviene. Abbiamo, per la FLAI-CGIL, Ivana Galli, segretaria generale, e Giovanni Mininni, segretario nazionale; per la FAI-CISL, Fabrizio Colonna, segretario nazionale; per la UILA-UIL, Stefano Mantegazza, segretario generale, e la dottoressa Eleonora Tomba, della segreteria nazionale; per la UGL Agroalimentare, Paolo Mattei, segretario nazionale; per la USB, Aboubakar Soumahoro.
  Ringrazio i nostri ospiti. Segnalo che la Commissione avrà complessivamente 55 minuti, perché poi sono previste votazioni in Assemblea. Sarò molto tassativo sui tempi.
  Professor Pugliese, non posso darle più di otto minuti.

  ENRICO PUGLIESE. Professore ordinario di sociologia del lavoro presso la facoltà di sociologia dell'Università «La Sapienza» di Roma. Innanzitutto, ringrazio per l'invito.
  Porterò qualche elemento di chiarimento, sostanzialmente sul meccanismo di funzionamento del mercato del lavoro e sul ruolo del caporale in agricoltura, fermo restando che non è solo in agricoltura che c'è questa figura. In edilizia si trova, anzi è Pag. 17uno dei primi fenomeni che si sono osservati quando sono cominciati i primi studi su immigrazione e lavoro.
  Per quel che riguarda il caporalato, vorrei sottolineare con forza un punto. Su questa figura si è incentrata l'attenzione, a mio avviso oltremisura, dipingendola forse anche a tinte fosche, anziché analizzare in dettaglio il funzionamento del mercato del lavoro e il modo in cui i diversi caporali nelle diverse situazioni, diverse per regime fondiario, per tradizione culturale, per forza delle organizzazioni sindacali, operano.
  Per intanto, il caporale criminale, rispetto al quale nel tempo sono stati introdotti nel codice penale gli articoli 603 e 603-bis, sicuramente esiste, ma sta al margine, all'estremo di un continuum, che va dai gruppi autorganizzati di immigrati che lavorano con un capogruppo, non necessariamente una bravissima persona – spesso non lo è – che li taglieggia sul lavoro, sul salario, a figure un po’ più sfruttatrici, che intervengono anche con minacce, fino alle figure arrivate in tribunale e che hanno permesso quei pochissimi processi che si sono celebrati a norma della legge precedente. Chi aveva caricato il problema, affrontandolo con un atteggiamento penalistico, pur essendo un problema del lavoro, aveva puntato su una figura che è estrema.
  Per chi lavora il caporale? Il caporale lavora per l'impresa. Mi sembra che sia molto importante questo e che il testo approvato dal Senato, per quanto posso dire, rappresenti sicuramente un significativo passo in avanti. Compare la figura dell'impresa, che finora, rispetto non solo alla legislazione, che pure c'è, ma anche alle convenzioni correnti, a come funziona il mercato del lavoro agricolo e alle forme di sfruttamento, non compariva affatto. L'impresa pareva trovarsi lì per caso. Non si capiva per chi lavorasse il caporale.
  Quali sono le funzioni del caporale? Le funzioni del caporale, allo stato attuale delle cose, sono imprescindibili, e non basta la migliore delle leggi – e io considero quella approvata dal Senato una proposta che si avvicina alla migliore delle leggi – senza interventi a latere altrettanto profondi, per sconfiggere ciò che sta alla base dell'esistenza del caporale.
  Il caporale svolge funzioni neutre, pur attraverso violenza e cattiveria. Il caporale svolge una funzione che non è più svolta da organi dello Stato, che è quella di avvicinare la domanda all'offerta di lavoro, avvicinamento che avviene tanto fisicamente, attraverso il ruolo nel trasporto dei lavoratori, tanto virtualmente, attraverso le informazioni di cui il caporale dispone.
  Le forme di oppressione svolte dal caporale portano alla caratterizzazione del mercato del lavoro agricolo, con orari di lavoro impossibili, presenza di cottimo illegale e, soprattutto, condizioni di lavoro e condizioni salariali impossibili.
  Il motivo per cui è importante che in questa catena di sfruttamento si prenda in considerazione anche l'impresa (non dico solo l'impresa, ma anche l'impresa), è perché ci sarà pur qualcuno che beneficia del fatto che le paghe per i lavoratori non riescono a schiodarsi dal livello di 25, 30, 35 euro al giorno. Certo, c'è il taglieggiamento da parte del caporale, ma questo è taglieggiamento su un salario, che è quello che risulta dalla contrattazione di una figura debole – il diritto del lavoro è la tutela del contraente debole – debolissima, rappresentata da un intermediario sbilanciato tutto dalla parte di una delle parti, che è l'impresa, che poi è la beneficiaria finale sia dei meccanismi sia dei risultati in termini economici.
  I risultati in termini economici sono i salari che vediamo, che non sono una novità nel mondo. In California, grosso modo, c'è la stessa cosa. Dove c'è agricoltura molto ricca, con questi picchi di lavoro così elevati, con impiego di manodopera straniera, con impiego di manodopera non facilmente sindacalizzabile, questo succede, dappertutto. L'Italia ha avuto il merito, per ora, di entrare nel merito con questa legge. Si tratta di applicare le sanzioni nei confronti del caporale e dell'impresa.
  Voglio citare un esempio per quel che riguarda il rischio di concentrarsi esclusivamente sulla figura del caporale. Si raccontano le nefandezze che il caporale fa, e Pag. 18alcune possono essere fatte solo da lui: la violenza personale, le minacce e così via. Vengono denunciate altre forme di sfruttamento. Il caporale porta gli immigrati all'azienda e dopo vende loro la bottiglietta di acqua minerale a 1,5 euro, cosa gravissima.
  Chi compie il reato? Chi compie il reato è l'azienda! Il caporale vende la bottiglia d'acqua ma è l'azienda, che viola le leggi sulla sicurezza del lavoro. L'azienda agricola deve garantire che ci sia acqua potabile nel posto in cui il lavoratore lavora.
  Personalmente, ritengo che probabilmente l'impianto legislativo abbia delineato una figura troppo uniforme rispetto alla complessità della figura del caporale. Il reato commesso – vedo che ci sono aggravanti, fattispecie e così via – è probabilmente quello di chi sta al margine, all'estremo più negativo. Quest'impianto, però, ha sicuramente superato le carenze della legislazione precedente considerando il ruolo dell'impresa e tenendo conto delle responsabilità dell'uno e dell'altra.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Pugliese.
  Do ora la parola a Ivana Galli, segretaria generale della FLAI-CGIL.

  IVANA GALLI, Segretaria generale della FLAI-CGIL. Grazie per l'invito a questa audizione. Sarò veloce.
  La crisi economica e sociale, la condizione che sta vivendo l'agricoltura ormai da vent'anni e i flussi migratori sempre più consistenti negli ultimi anni hanno fatto sì che nel settore agricolo e nelle nostre campagne si creassero situazioni che non fanno onore né all'agricoltura italiana, che ha delle eccellenze importanti riconosciute in tutta Europa e in tutto il mondo, né a un Paese civile come l'Italia.
  Sappiamo bene quali sono i contesti. C'è un dumping sociale ed economico che penalizza soprattutto le imprese sane, quelle che stanno sul mercato rispettando i contratti e i diritti dei lavoratori. Ci sono situazioni, che conosciamo benissimo, che rendono preoccupanti anche i contesti sociali. Le amministrazioni locali, provinciali e regionali dovrebbero preoccuparsi rispetto a quello che avviene nelle campagne italiane.
  L'assenza di un collocamento pubblico e di un trasporto pubblico porta anche a creare alibi per quanto riguarda, non il caporale, ma i caporali. Infatti, adesso dobbiamo parlare di caporali, perché sono diverse le figure del caporalato in agricoltura. C'è una realtà variegata di caporalato e di caporali nell'agricoltura e anche in altri settori.
  La crisi ha portato migliaia di lavoratori a essere espulsi dai cicli produttivi. Essendo troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per trovare un nuovo lavoro, trovano soluzioni occupazionali in agricoltura.
  L'agricoltura è diventata un settore dove si consumano il mancato rispetto dei contratti, della sicurezza e della dignità e tutte le cose che sono state descritte.
  Noi riteniamo che il disegno di legge Atto Camera n. 4008 sia un testo che raccoglie le nostre richieste, che sono proprio finalizzate a un'azione di contrasto a questo fenomeno di sfruttamento, di caporalato e di lavoro nero in agricoltura. È quindi un testo importante, che garantisce questa azione di contrasto.
  Certamente questo testo raccoglie molte nostre richieste, ma non tutte. Tuttavia, noi non proporremo nessun emendamento, perché questo è comunque un testo importante, che interviene sia sul tema del collocamento pubblico, sia sul tema del trasporto, sia sul tema dello sfruttamento, sia sul tema della modifica dell'articolo 603-bis del Codice penale, per quanto riguarda il reato di sfruttamento e di caporalato e la confisca, tutti elementi importanti che colpiscono soprattutto le aziende che sfruttano, non le aziende sane.
  Noi vogliamo che sul mercato ci siano le aziende sane, che esistono. Ci sono le eccellenze e noi vogliamo tutelare quelle imprese che creano buona occupazione.
  Noi auspichiamo che questa legge abbia tempi di approvazione brevi. Da luglio a oggi fortunatamente non sono avvenuti gli eventi luttuosi dello scorso anno, perché le azioni delle task force, delle direzioni territoriali Pag. 19 del lavoro e delle forze dell'ordine durante quest'estate hanno costituito un elemento importante di contrasto e di attenzione nei confronti di chi utilizza lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù.
  Noi dobbiamo fare presto, anche per affrontare le campagne di raccolta, per esempio quella delle arance, che sarà la prossima. Infatti, c'è una «transumanza» di lavoratori, che si spostano seguendo le campagne di raccolta.
  Come dicevo, si tratta di un testo importante e non proporremo nessun emendamento. Le aziende dovrebbero preoccuparsi di buttare fuori dal mercato le imprese che non rispettano le leggi, ma soprattutto quelle che utilizzano la riduzione in schiavitù per stare sul mercato e vendere a prezzi più bassi, sfruttando la manodopera.
  C'è un elemento, però, che vorremmo porre all'attenzione: l'articolo 10, che all'ultimo momento è stato presentato come emendamento al Senato all'atto della votazione in Assemblea e che reintroduce i contratti di riallineamento.
  Questa norma intendeva sanare una situazione pregressa, ma, così come è formulato, quest'articolo 10 ha determinato la modifica anche del titolo della legge con l'aggiunta dell'inciso «e dei contratti di riallineamento in agricoltura». Questo ci preoccupa, perché è vero che la norma è volta a sanare una situazione pregressa, affrontando un problema di contribuzione e configurandosi come una norma a termine, ma, così come è formulata, se, in futuro sarà prevista la possibilità di riconoscere sgravi contributivi per i contratti di riallineamento, la norma sembra permettere la reintroduzione di tali contratti. Questo, in qualche modo, depotenzia l'efficacia e l'importanza di una legge come il disegno di legge Atto Camera n. 4008.
  Quello che chiediamo, quindi, è un ordine del giorno oppure un'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali o del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che chiarisca che l'articolo 10, come ci è stato detto e come risulta dagli atti parlamentari che abbiamo avuto modo di esaminare, è volto a sanare una situazione pregressa e non riguarda il futuro.
  Questo chiarimento serve assolutamente, proprio per evitare che si possano riaprire i termini per i contratti di riallineamento, perché – lo ricordo a tutti – si tratta di lavoro nero e sotto pagato.
  È necessaria una puntualizzazione anche per quanto riguarda i voucher, perché aver riportato il limite dei 2.000 euro per singolo committente è stato un altro elemento importante. Infatti, se quel limite non ci fosse stato, così come con l'articolo 10, avremmo inficiato questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Do la parola a Fabrizio Colonna, segretario nazionale della FAI-CISL.

  FABRIZIO COLONNA, Segretario nazionale della FAI-CISL. Presidente, grazie per l'invito. Resterò nei tempi che mi sono concessi.
  Io ho ascoltato con grande interesse l'intervento del professor Pugliese. Il fenomeno del caporalato ormai coinvolge, purtroppo, l'intero territorio nazionale e colpisce migliaia di lavoratori e lavoratrici extracomunitari, neo-comunitari e indigeni, che subiscono continue e ripetute violenze e minacce. Ci sono donne che vengono violentate e uomini che vengono trattati peggio delle bestie.
  Il caporale offre poco, in connivenza con le poche – fortunatamente – aziende che se ne servono per reclutare la manodopera. Queste aziende producono grazie al sudore e – oserei dire – al sangue di queste persone. Infatti, la qualità che l'Italia esprime purtroppo spesso viene macchiata dal sangue di questa povera gente.
  Come spiegava bene il professore, l'azienda paga molto poco (20 euro al giorno) e il caporale trattiene una parte del salario per i servizi che lui sostiene di offrire al lavoratore, ma che alla fine non dà, come, per esempio, l'alloggio (alloggi fatiscenti, senza porte, senza finestre, senza servizi), l'acqua e il trasporto. Alla fine al lavoratore restano in tasca 5-6 euro.
  Non possiamo assolutamente continuare a fare esistere in questa nostra Italia Pag. 20caporali e aziende di questo tipo. Ne risente anche l'economia nazionale. L'evasione stimata supera i 42 miliardi di euro ogni anno.
  È passato oltre un anno da quando il Governo ha annunciato una legge che recepisse le richieste nostre e di migliaia di lavoratori sfruttati. Siamo all'ultimo miglio, non possiamo e non dobbiamo assolutamente tornare indietro. Noi chiediamo una veloce approvazione del disegno di legge da parte della Camera, in vista delle prossime campagne di raccolta quasi alle porte. Penso, per esempio, alla raccolta degli agrumi in Calabria, a Rosarno, dove tanti anni fa si verificarono fatti incresciosi e luttuosi.
  Questa è un'opportunità senza precedenti e può segnare una svolta davvero importante contro il caporale e le aziende che se ne servono.
  Come ha affermato il nostro Presidente del Consiglio, bisogna mettere in campo tutte le risorse e non perdere altro tempo. Noi chiediamo un'approvazione bipartisan, che conduca entro pochi giorni all'approvazione da parte dell'Assemblea, senza modifiche, del testo già approvato dal Senato.
  Noi diciamo a Confagricoltura, a Coldiretti e ai loro presidenti, soprattutto al presidente di Confagricoltura, Guidi, che ha fatto una dichiarazione pubblica, che tutto è perfettibile, tutto può essere migliorato, ma non sempre è la strada giusta, come in questo caso. Questo disegno di legge Atto Camera n. 4008 deve essere approvato così come è stato trasmesso dal Senato.
  A tutte le aziende sane, che per fortuna sono la stragrande maggioranza, e alla controparte chiediamo, invece, di concentrarsi e di riprendere il negoziato finalizzato ai rinnovi dei contratti provinciali di lavoro, proprio per dare una stretta ancora più incisiva a questo fenomeno in agricoltura.
  A chi dice che l'articolo 1 del disegno di legge Atto Camera n. 4008, approvato lo scorso 1° agosto dal Senato, inasprisce le pene al punto tale che una sola mancanza può far condannare l'azienda per il delitto di caporalato rispondo che è una falsità che non ha alcun fondamento.
  Presidente, in base al nuovo testo dell'articolo 603-bis del codice penale, si ha delitto in presenza di una pluralità di condizioni e non di una sola. Inoltre, le condizioni necessarie per configurare il reato penale sono le stesse previste dalla legislazione vigente. Il disegno di legge non fa altro che estendere la responsabilità al datore di lavoro, inasprendo pene e introducendo la confisca.
  Per tutto questo, come FAI-CISL, siamo per un'approvazione veloce del testo, così come approvato dal Senato, senza alcuna modifica.

  PRESIDENTE. Do la parola a Stefano Mantegazza, segretario generale della UILA-UIL.

  STEFANO MANTEGAZZA, Segretario generale della UILA-UIL. Presidente, vi rivolgo innanzitutto un ringraziamento per l'opera svolta sullo schema di decreto legislativo relativo, in particolare, ai voucher.
  Il ripristino del tetto dei 2.000 euro era essenziale, dal momento che il tetto proposto dal Governo di 7.000 euro significava, tradotto in giornate di lavoro dipendente, 169 giornate di lavoro, un periodo che, per il settore agricolo, configura un rapporto di lavoro assolutamente strutturato. Era chiaro che, con tale previsione, non si trattava più di un lavoro accessorio, ma di un lavoro dipendente, che oggi per fortuna, dove si applicano i contratti e le leggi sociali, è ancora retribuito con buone buste paga.
  Per quanto riguarda il disegno di legge per il quale oggi siamo qui – vi ringrazio anch'io per l'invito – voglio sottolineare, in primo luogo, che esso nasce da una serie di proposte e da una serie di iniziative unitarie di FAI, FLAI e UILA.
  Mi fa anche un po’ impressione questa audizione, in cui le nostre tre sigle intervengono separatamente, dal momento che, invece, quello che abbiamo fatto è stato un lavoro splendido, unitario, che ha visto coinvolte decine di migliaia di persone nelle nostre mobilitazioni e nelle nostre iniziative a sostegno del lavoro del Parlamento. Pag. 21
  Come dicevano i colleghi, noi condividiamo il testo che è stato approvato in Senato. Tutto è perfettibile. Come diceva Ivana Galli, in particolare, noi non abbiamo gradito l'inserimento in questo disegno di legge dell'articolo 10, perché ci crea qualche preoccupazione.
  Speriamo, a questo proposito, che ci possano essere occasioni di chiarimento nel lavoro delle Commissioni e nell'interlocuzione con il Governo, che precisino in maniera esplicita che questa norma sana le situazioni pregresse e che in nessun modo è volta a riaprire un varco per i contratti di riallineamento.
  Ripeto che avremmo preferito una soluzione diversa, ma oggi l'obiettivo che ci interessa maggiormente cogliere è quello della più rapida approvazione possibile.
  I miei colleghi si sono giustamente soffermati sulla parte del disegno di legge che riguarda gli aspetti penali, assolutamente importanti. Io vorrei ricordare a tutti voi che per noi è altrettanto importante quanto contenuto nell'articolo 8, volto a far funzionare un sistema di collocamento che consenta alle Istituzioni e alle organizzazioni sindacali di proporre una soluzione alternativa a quella attuale del caporale.
  In questo disegno di legge non sono previste soltanto pene più severe e di più chiara applicazione per i caporali e per le imprese che con questi lavorano, ma c'è anche una proposta importante, che costituisce un'alternativa al sistema attuale e che noi, come organizzazioni sindacali, siamo impegnati, da subito dopo l'approvazione di questa legge, a far funzionare.
  Attraverso le commissioni provinciali Cassa integrazione salari operai agricoli (CISOA), potremo quindi sperimentare l'opportunità di promuovere, insieme alle nostre controparti, l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, stipulando convenzioni con chi fosse interessato ai servizi di trasporto e offrendo, come dicevo, un'alternativa alla situazione attuale.
  A questo proposito vorrei ricordare che, quando si parla di lavoro nero in agricoltura, dai dati dell'ISTAT risulta che le persone coinvolte sono oltre 400.000 e che il prodotto agricolo in nero si avvicina al 30 per cento del totale.
  Per un Paese che si vanta nel mondo del made in Italy e delle proprie produzioni agricole e alimentari, francamente diventano poco comprensibili alcune difese d'ufficio. Certe difese sono comprensibili quando la dimensione di un fenomeno è fisiologica. In questo caso, purtroppo, siamo di fronte a una dimensione straordinaria, documentata dai giornali, dai media e da noi sindacati. Si tratta di una condizione di grande difficoltà, che merita di essere affrontata con i contenuti di questa legge.
  Dunque, l'auspicio è che il disegno di legge venga approvato al più presto e che rapidamente possiamo metterci al lavoro per realizzare su tutti i territori questa strumentazione, che ci consentirà di fare incontrare domanda e offerta di lavoro.

  PRESIDENTE. Do la parola a Paolo Mattei, segretario nazionale dell'UGL Agroalimentare.

  PAOLO MATTEI, Segretario nazionale dell'UGL Agroalimentare. Presidente, innanzitutto ringrazio per la sensibilità e per l'invito che ci ha rivolto.
  In primo luogo, mi preme ringraziare, come ha fatto il collega Mantegazza, per la questione dei voucher. Il voucher, il cui tetto era stato portato a 7.000 euro, per noi è sempre stato un part-time rinforzato, quindi un danno oggettivo al lavoratore. Pertanto, il ripristino del limite a 2.000 euro è un fatto sicuramente importante.
  Per il resto, anche noi, in tutti i tavoli istituzionali, ma anche nelle piazze, abbiamo cercato di evidenziare il disagio che indubbiamente questa situazione comporta. A tutti i livelli abbiamo notato sempre che rincorrevamo gli eventi, dai fatti di Rosarno in poi.
  Probabilmente la morte, avvenuta lo scorso anno, della signora in un vigneto pugliese è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La storia di questa donna che alle 2.30 si alzava per fare tre ore e mezza di viaggio, per recarsi in quel luogo di sacrificio e poi accasciarsi a terra, Pag. 22ha provocato sicuramente uno sgomento collettivo, che ha dato forza e vigore a un processo legislativo che partiva dalla notte dei tempi, ma che non vedeva mai la luce.
  Noi dell'UGL sosteniamo che questo disegno di legge approvato dal Senato è sicuramente un grosso passo avanti e anche un grande segno di civiltà che diamo alla nostra cultura di legalità nel mondo del lavoro. Credo che in questo modo anche noi rincorriamo questa volta una speranza di cambiamento, una speranza che qualcosa riusciremo a fare di meglio in futuro.
  I colleghi hanno evidenziato vari aspetti, a partire dalla modifica della normativa sul collocamento, su cui anche noi esprimiamo il nostro consenso. Anche noi auspichiamo che la Camera in tempi brevissimi approvi queste disposizioni.
  Noi, in occasione di altre audizioni, abbiamo sollevato il problema dell'articolo 6 del decreto-legge n. 91 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014, relativo alla cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità. Non si capisce per quale motivo noi di UGL, anche essendo firmatari di contratto, come prevede la norma, non partecipiamo a questa cabina di regia. Volevamo la modifica della norma, ma questa forse non è né l'occasione né la sede opportuna per ribadire questa nostra esigenza.
  Sicuramente è positivo aver inserito la previsione di pene severe anche nei confronti delle imprese, perché finora, sulla base della normativa vigente, sembrava che questi lavoratori non servissero a nessuno e che venissero sfruttati non si sa da chi e per che cosa. Oggi questo provvedimento dà un senso più compiuto a tutto questo meccanismo organico del mondo del lavoro e soprattutto dà una risposta sociale a un problema importante.
  Pertanto, noi, come UGL, auspichiamo l'approvazione in tempi rapidi di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Do la parola a Aboubakar Soumahoro, rappresentante dell'USB.

  ABOUBAKAR SOUMAHORO, Rappresentante dell'USB. Grazie, presidente. Faccio una breve premessa. Da lavoratore, non avrei mai immaginato di potermi ritrovare in quest'aula, con l'obiettivo di portare una testimonianza e contemporaneamente illustrare bisogni e condizioni di sfruttamento vissuti sulla mia pelle.
  Parlando di caporali, non bisogna né stigmatizzare né dare una connotazione etnica al fenomeno. Gli sfruttatori sono sfruttatori, indipendentemente dalla provenienza geografica o dal colore della pelle, e gli sfruttati sono sfruttati, e come tali vanno difesi e vanno ascoltati, con l'obiettivo di dar loro strumenti di autotutela, sia sul piano sociale che sul piano giuridico.
  I prodotti che arrivano sulle nostre tavole dai campi di raccolta, passando per i banchi dei supermercati o dei mercati rionali, nascondono una filiera organizzata, che parte dalla fatica di uomini e donne sottoposti a ritmi e livelli di lavoro spesso basati sullo sfruttamento e su nuove forme di schiavitù.
  Secondo il rapporto ISTAT pubblicato il 6 giugno di quest'anno e relativo all'anno 2015, la produzione agricola in Italia cresce in tutte le aree, a eccezione del Nord-Ovest, dove cala dell'1,1 per cento. Gli aumenti maggiori si registrano nelle aree del Sud Italia (+ 5,9 per cento) e del Centro Italia (+ 3,5 per cento). L'agricoltura si conferma un settore economico in salute. Questo è ciò che avviene sul piano quantitativo.
  Vi è poi la dimensione qualitativa. Infatti, ciò che non raccontano questi numeri è il contesto di vita in cui avviene questa crescita economica, ovvero le condizioni lavorative, abitative e pensionistiche della massa di uomini e donne che lavorano nelle campagne e nelle serre agricole in Italia.
  Questa filiera nasconde, infatti, uno spaccato di contraddizioni sul piano dei diritti e della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, perché ciò che colora e arricchisce i vostri e i nostri piatti di pasta è il prodotto della fatica e del sudore di chi risulta persona non gradita, quando rivendica in modo organizzato e collettivo i propri diritti e la propria dignità.
  I lavoratori e le lavoratrici agricoli, i braccianti, rappresentano strutturalmente Pag. 23la categoria più colpita dalla vulnerabilità sociale che caratterizza la grande filiera dello sfruttamento organizzato, per non dire la grande distribuzione organizzata.
  Nei casi più gravi, i lavoratori e le lavoratrici, spesso immigrati, sono costretti a vivere in veri e propri ghetti. Ma anche in condizioni di vita meno emergenziali troppo spesso i braccianti agricoli lavorano senza diritti sindacali e sociali, a partire dal salario.
  L'intervento dell'USB si inserisce e parte da questo contesto, da questa dimensione che è materiale, che ha sete di diritti e di dignità. Si parte da questo processo di sottrazione di diritti verificato sul campo, che accomuna tutta l'Italia, da nord a sud, da est a ovest.
  Un esempio emblematico è Boreano, località vicino Venosa, sede della prima assemblea dei lavoratori agricoli, che si sono organizzati il 25 settembre scorso con un'assemblea nazionale. Possiamo citare Rosarno, Nardò, San Ferdinando, Foggia, Castelnuovo Scrivia, Latina eccetera.
  L'Unione sindacale di base ha avviato un processo di organizzazione dei lavoratori agricoli, perché siamo convinti che la lotta organizzata dei braccianti per i diritti sindacali e sociali rappresenti un elemento che mette in evidenza le contraddizioni nella grande filiera dello sfruttamento.
  Come diceva Max Frisch, «volevamo braccia, sono arrivati uomini e donne», non solo lavoratori.
  Quali sono le nostre proposte? È chiaro che non si può non partire da una visione olistica. Citare il bracciante e il caporale, tralasciando tutto il resto, vuol dire partire dalla testa e non dal piede. Bisogna partire dai semi, passando per la semina, la raccolta, il trasporto e tutto ciò che arriva sulle nostre tavole. Ci vuole una visione complessiva, sistemica, che deve riguardare tutta la filiera dell'agroindustria.
  Il secondo elemento riguarda la lotta al caporalato. Nel disegno di legge si parla delle forme illegali che vanno colpite, quindi della figura del caporale, però, a nostro avviso, spesso anche le strutture di intermediazione definite legali rappresentano una diversa e latente forma di caporalato.
  Passo al terzo elemento, signor presidente, e mi avvio alla conclusione. Ho depositato il testo del mio intervento. Vi invito a leggere con particolare interesse l'analisi di Velia Addonizio, che è un avvocato giuslavorista.
  Concordiamo con lei quando mette in evidenza che le agenzie interinali hanno le stesse funzioni dei caporali. Pur in assenza della violenza e della minaccia, non si incide sulla sostanza delle pratiche di sfruttamento, cose che questa norma non mette in evidenza ovvero non prende in considerazione.
  Il quarto elemento – e concludo – riguarda le responsabilità del committente o dell'utilizzatore. Permettetemi di citare quanto messo in evidenza dal procuratore della Repubblica di Lecce, riferendosi a questa norma. Il procuratore ha detto che questa norma non colpisce il committente ovvero il datore di lavoro, anche se è lui che dà potere al caporale. È da questa constatazione che bisogna partire, perciò riteniamo che aver presente questi elementi vuol dire dare voce e dare ascolto alla condizione di tanti lavoratori, che spesso vediamo soltanto sui giornali o in televisione e che, in realtà, sono parte di una filiera, una cui componente, ovvero le imprese, questa proposta non chiama in causa. Tutto questo accade sotto il cappello delle politiche agricole dell'Unione europea, quindi è chiaro che noi non possiamo sottostare a questa struttura, che, da una parte, schiaccia i piccoli produttori e, dall'altra parte, grazie ai fondi pubblici dà soldi a datori di lavoro, che poi non pagano le tasse e non rispettano i diritti dei lavoratori. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo concluso gli interventi degli auditi. Comunico che domani ci sarà l'audizione del Ministro Martina, al quale chiederemo un chiarimento circa il fatto che questo testo non ripristina i cosiddetti «contratti di riallineamento», quindi su quest'aspetto siamo d'accordo. Vorrei anche informarvi che, nel question time in Assemblea, il Ministro Pag. 24Poletti, poco fa, ha confermato che il tetto dei voucher in agricoltura è di 2.000 euro.
  Prima di dare la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, vorrei dire agli onorevoli Miccoli, Piccolo e Chimienti che hanno a disposizione pochi minuti a testa per i loro interventi.

  GIORGIO PICCOLO. Ringrazio molto gli auditi. Penso che sia la prima volta, almeno per quanto riguarda le rappresentanze dei lavoratori, che una legge incontra una condivisione quasi generale rispetto al merito.
  Su un punto, però, vorrei chiedere un chiarimento e fare una domanda agli auditi. Io ritengo – alcuni lo hanno richiamato – che la completezza della legge dipenda anche dal fatto che il caporalato criminale, a volte, diventa anche un alibi per alcune aziende, perché non c'è un sistema che regoli domanda e offerta, come il Centro per l'impiego o l'ex Ufficio di collocamento.
  Da questo punto di vista, poiché la legge parla di sperimentazione, credo che non possiamo immaginare, per offerte di lavoro immediate, di dover spedire il telegramma a casa e prevedere tempi di sette o dieci giorni, con il rischio che il lavoratore non si presenti. Quindi qual è l'idea che avete da proporre per la cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità? Insomma, vista la vostra partecipazione in tale sede, vorrei sapere qual è l'elemento, che voi immaginate, per fare in modo che ci possa essere una gestione di domanda e offerta più veloce, che risponda all'esigenza anche dell'impresa e che tolga anche l'ultimo alibi in tal senso. Grazie.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie a tutti gli intervenuti. Noi condividiamo ovviamente la necessità e l'urgenza di approvare in tempi brevi questa legge, ma ci piacerebbe, al contempo, che queste Commissioni e l'Assemblea avessero anche la possibilità, se mai, di migliorarla.
  Vorrei chiedere al rappresentante dell'USB se ritiene che possa avere una qualche efficacia anche l'introduzione di un meccanismo, eventualmente premiale, che preveda la possibilità per il lavoratore irregolare che denuncia lo sfruttamento di avere un permesso di soggiorno o il pagamento delle somme che gli sarebbero spettate per il lavoro svolto secondo gli standard contrattuali. Poi, vorrei chiederle se ha un suggerimento sulle eventuali modalità di implementazione del servizio di trasporto pubblico dai centri abitati ai terreni di lavoro, visto che, a livello centrale, è molto difficile intervenire, poiché si tratta di discipline regionali o comunali.
  Infine, a tutti gli intervenuti vorrei chiedere qual è, secondo loro, la maniera più efficace per incrociare in modo virtuoso la domanda e l'offerta di lavoro. Grazie.

  WALTER RIZZETTO. Telegraficamente, più che una domanda, vorrei fare una considerazione, se me lo permettete. Già prima, ho manifestato il mio dissenso, rispetto alla scrittura «frettolosa» dell'articolo 1 di questa legge e vorrei semplicemente dire ai nostri ospiti, che ringrazio per la presenza, che con queste norme – lo ricordo, tra l'altro, al rappresentante della CISL – basta il verificarsi di una delle quattro condizioni indicate per configurare la fattispecie di reato di caporalato. Prima, probabilmente non ci siamo capiti o ho capito male io, in merito al fatto che servono più condizioni per poter essere definiti caporali, perché, in realtà, ne basta soltanto una. Questo è evidenziato in modo abbastanza chiaro dal testo ed è un qualcosa di assolutamente restrittivo.
  Non mi ripeto rispetto al mio intervento di prima, però, su questo argomento, io mi sto facendo un'idea sempre più chiara: una legge dello Stato non può permettersi di rischiare di colpire tutte le imprese in modo indiscriminato, nel caso in cui, si incorra anche accidentalmente in uno solo di questi quattro elementi. Prima abbiamo citato la materia della sicurezza, per esempio, e il vicepresidente Vazio ricordava che c'è sempre un giudice, che interpreterà quanto effettivamente si è inteso scrivere, ma io penso che, in questo caso, soprattutto in questo caso, la politica debba essere protagonista per la risoluzione dei problemi e non per intasare i tribunali. Pag. 25
  Rinnovo la mia considerazione sul fatto che queste quattro condizioni possono riguardare, secondo me, indiscriminatamente anche chi accidentalmente sta trasgredendo una regola. Queste norme, di fatto, potrebbero colpire tutte le aziende, a prescindere dal fatto che l'azienda sia onesta e operi bene e sia un imprenditore agricolo o sia un'azienda che, invece di fare un buon lavoro, tratta in modo effettivamente delinquenziale queste persone.
  Vi ripeto che, secondo me, dovremmo arrivare in Assemblea con un'idea ben chiara sugli emendamenti da presentare. Io sono dell'opinione opposta rispetto a quanto ho sentito e penso che ci sia bisogno di emendare questo testo e di non arrivare in Assemblea con questo testo «blindato», come inizio a sospettare, nel senso che, probabilmente, questo testo sarà «blindato» in Assemblea. Questa è una cosa che io faccio difficoltà ad accettare. Ora, capisco perfettamente le posizioni di coloro che oggi son venuti qui, cui rinnovo il mio ringraziamento, ma, soprattutto dei colleghi, a cui ripeto che non penso sia cosa buona e giusta approvare questo testo confuso e poco comprensibile, che, di fatto, si presta a essere interpretato con eccessivi margini di discrezionalità.
  Prima citavo l'esempio di un'azienda agricola seria o di un imprenditore serio, che non rinnova il Certificato di prevenzione incendi con riferimento a un estintore del suo capannone, e che, sulla base di una presunta violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, può essere considerato un caporale. Io non accetto questa generalizzazione. Purtroppo c'è scritto questo nel provvedimento, mi dispiace.

  PRESIDENTE. Scusate, abbiamo ancora pochi minuti. Poi, ognuno avrà modo di argomentare le discussioni successive.

  MARCO MICCOLI. Mi associo ai ringraziamenti. Intervengo molto brevemente, per riassumere un po’, e, per facilitare anche il lavoro ai colleghi. Vorrei dire che, se ho ben capito, è stata rappresentata da parte delle organizzazioni sindacali una necessità con riferimento all'approvazione della legge: anche se non sono state accettate tutte le proposte che le organizzazioni sindacali avevano posto al Governo, mi pare di capire che, oltre al chiarimento che il Ministro Poletti ha fatto poco fa durante il question time in Assemblea sul limite di utilizzo dei voucher a 2.000 euro per lavoratore, ci sia la necessità di un chiarimento – che anche noi avvertiamo e domani approfitteremo dell'audizione del Ministro Martina – sulla portata dell'articolo 10, al fine di accertare che, sulla base di tale norma, non sarà possibile la riapertura della stagione dei contratti di riallineamento.
  Oltre a tutto questo, c'è un tema che riguarda la tempistica dell'approvazione. Non si tratta solo di dare un giudizio positivo, almeno in parte, sulla legge, perché, come tutti sanno, c'è, se ho ben capito, anche un problema che riguarda la raccolta invernale, che sta per iniziare: probabilmente questa legge diventerà troppo tardi applicabile ai fenomeni di sfruttamento, ma – ahimè! – purtroppo anche ai fatti già accaduti; mi riferisco alle morti sul lavoro, agli infortuni e a quant'altro. Si potrebbe, invece, finalmente aprire una stagione diversa. Ecco, voglio sottolinearlo e sapere se, con le osservazioni che facevate sulla tempistica di approvazione della legge, c'era anche la necessità di dire «finalmente la legge entra in vigore e la prossima raccolta si farà con strumenti, che consentano di morire di meno e di infortunarsi di meno nel campo agricolo».

  ANTONIO PLACIDO. Telegraficamente, alle organizzazioni sindacali confederali vorrei chiedere se, al di là del dato evidente, per cui ci chiedono di procedere speditamente, ritengono che sia opportuno intervenire, per la intensificazione dei controlli, con uno strumento come quello degli indici di congruità. In secondo luogo, per tenere conto anche dei contributi che sono stati portati in questa sede, sebbene da visuali diverse, dal professor Pugliese e dal rappresentante dell'USB a proposito della Pag. 26filiera, gli auditi ritengono opportuno considerare e irrigidire gli elementi di responsabilità solidale all'interno della filiera? Grazie.

  PRESIDENTE. Per concludere do la parola Ivana Galli, scusandomi con gli altri. Ricordo che abbiamo a disposizione pochissimo tempo perché poi i parlamentari dovranno abbandonare la seduta.

  IVANA GALLI, Segretaria generale della FLAI-CGIL. Sarò telegrafica. Per quanto riguarda gli indici di sfruttamento, cui si faceva riferimento, la norma parla di reiterata corresponsione di retribuzione sproporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato. In questo caso, si fa riferimento a condizioni di lavoro di 13 o 14 o 15 ore al giorno per 25 euro.
  Questa è un'audizione, quindi prima mi sono attenuta alle consuetudini di un'audizione. In questo Paese, è una vergogna pensare che braccianti italiani e di colore vengano, perché infortunati o in condizioni di salute grave, buttati come sacchi davanti alle aziende, senza essere presi in considerazione o curati. Queste sono le condizioni dei lavoratori in questo Paese: 400.000 lavoratori in condizioni di sfruttamento. Veramente rimaniamo sorpresi quando sentiamo certe osservazioni. In questo caso, parliamo di una legge che interviene rispetto a un reato grave di sfruttamento, che è diffuso nelle campagne italiane, e non parliamo delle aziende che applicano i contratti, perché la stragrande maggioranza delle imprese applica salari di 45 euro al giorno.
  Per quanto riguarda la domanda sulla nostra idea in merito, vorrei dire che le sezioni presso le commissioni provinciali Cassa integrazione salari operai agricoli (CISOA) della Rete del lavoro agricolo di qualità prevedono sperimentazioni sul collocamento, quindi noi riteniamo che, mettendo in rete la banca dati dell'INPS con i Centri per l'impiego e con gli enti bilaterali, si abbia la possibilità di avere un elenco di lavoratori, che possano essere chiamati e utilizzati. Incrociare questi dati già sarebbe un elemento rivoluzionario.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo ancora il rappresentante dell'USB, al quale chiedo una battuta di un minuto perché, come vi ripeto, a breve si terranno votazioni in Assemblea.

  ABOUBAKAR SOUMAHORO, Rappresentante dell'USB. Rispetto alla questione della previsione di meccanismi di premialità per coloro che denunciano condizioni di sfruttamento, riteniamo che sia importante garantirli ai lavoratori che si vogliono sottrarre, non soltanto al caporale, ma anche all'azienda che li impiega senza garantire i minimi contrattuali. Abbiamo incontrato lavoratori con contratto di lavoro domestico, che raccoglievano nei campi pomodori, quindi questo è un elemento che può essere utile tenere presente anche alla luce della prossima approvazione di questo disegno di legge.
  Il secondo elemento riguarda la questione dei trasporti. Nei contratti provinciali, è previsto che sia garantito il trasporto. In questo caso, anche per coloro che non hanno la garanzia di potersi muovere da un campo di raccolta un altro, a livello degli enti locali si possono definire modalità, come già esistono per la FIAT a Melfi, con cui viene comunque messo a disposizione un minimo di mezzi, per permettere ai lavoratori di muoversi nei campi.
  Il terzo elemento riguarda il collocamento e, su quest'aspetto, concludo. La Rete del lavoro agricolo di qualità, con la cabina di regia, non si può sostituire agli enti pubblici, che devono fare i controlli. Le organizzazioni sindacali devono dare il loro contributo, però siamo altrettanto convinti che non si possano fare forme di collocamento ad hoc. Ci deve essere solo il collocamento pubblico tra domande e offerte. Poi, bisogna garantire la possibilità agli ispettori del lavoro di fare i controlli e creare anche un collegamento tra i vari enti, che si occupano di controlli, cosa che, Pag. 27anche in questo disegno di legge, non emerge. Quindi il mio è un invito a prendere in considerazione anche questi aspetti.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.

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