XVII Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 3 di Martedì 8 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE C. 2486  GOVERNO DI CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE N. 90 DEL 2014 RECANTE MISURE URGENTI PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA TRASPARENZA AMMINISTRATIVA E PER L'EFFICIENZA DEGLI UFFICI GIUDIZIARI

Audizione del Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti, Alessio Mercanti.
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 3 
Mercanti Alessio , Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti ... 3 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 3 
Mercanti Alessio , Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti ... 3 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 3 
Mercanti Alessio , Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti ... 3 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 4 
Mercanti Alessio , Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti ... 4 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 4 

Audizione di rappresentanti di Unioncamere e Confprofessioni:
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 5 
Monticelli Francesco , Coordinatore centro studi di Confprofessioni ... 5 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 6 
Monticelli Francesco , Coordinatore centro studi di Confprofessioni ... 6 
Dardanello Ferruccio , Presidente di Unioncamere ... 6 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 7 
Dardanello Ferruccio , Rappresentante di Unioncamere ... 7 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 8 
Fiano Emanuele (PD) , relatore ... 8 
Gagliardi Claudio , Segretario generale di Unioncamere ... 8 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 8 
Pilozzi Nazzareno (Misto-LED)  ... 8 
Gagliardi Claudio , segretario generale di Unioncamere ... 8 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 9 
Gagliardi Claudio , Segretario generale di Unioncamere ... 9 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 9 

Audizione di esperti:
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 9 
Meale Agostino , Professore ordinario di diritto amministrativo presso l'Università degli studi di Bari ... 9 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 9 
Meale Agostino , Professore ordinario di diritto amministrativo ... 9 
Fiano Emanuele (PD) , relatore ... 9 
Meale Agostino , Professore ordinario di diritto amministrativo ... 10 
Fiano Emanuele (PD) , relatore ... 10 
Meale Agostino , Professore ordinario di diritto amministrativo presso l'Università degli studi di Bari ... 11 
Fiano Emanuele (PD) , relatore ... 12 
Meale Agostino , Professore ordinario di diritto amministrativo presso l'Università degli studi di Bari ... 12 
Agostini Roberta , Presidente ... 12 

Audizione di rappresentanti di R.ETE. imprese Italia:
Agostini Roberta , Presidente ... 12 
Fumagalli Cesare , segretario generale di Confartigianato e componente del comitato di direzione di R.ETE. imprese Italia ... 12 
Agostini Roberta , Presidente ... 12 
Fumagalli Cesare , segretario generale di Confartigianato e componente del comitato di direzione di R.ETE. imprese Italia ... 13 
Agostini Roberta , Presidente ... 14 

Audizione di rappresentanti della Conferenza dei Rettori delle Università italiane:
Agostini Roberta , Presidente ... 14 
Novelli Giuseppe , rettore dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata e componente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane ... 14 
Agostini Roberta , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO PAOLO SISTO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti, Alessio Mercanti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Alessio Mercanti, presidente del Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti, a cui cedo subito la parola.

  ALESSIO MERCANTI, Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti. Ringrazio il Presidente e tutta la Commissione affari costituzionali per averci dato l'opportunità di poter esprimere una valutazione su un testo così importante, che vuole avere l'ambizione di provare a riformare la pubblica amministrazione in Italia. Cercherò di farlo nella maniera più rapida possibile.

  PRESIDENTE. Ci consegnerà un documento scritto ?

  ALESSIO MERCANTI, Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti. L'ho già consegnato questa mattina.

  PRESIDENTE. Va bene. Grazie.

  ALESSIO MERCANTI, Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti. Come dicevo, cercherò di farlo nella maniera più rapida possibile, nella speranza di riuscire a portare elementi utili alla discussione.
  Prima di addentrarci nei contenuti del decreto, è necessario fare una piccola premessa. In qualità di presidente del Comitato nazionale dei vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti, nonché di dipendente pubblico da circa 13 anni, ammetto di aver letto con non poche difficoltà il testo in esame, visti i numerosi richiami di legge che rendono ormai incomprensibili anche i provvedimenti più semplici, con la consapevolezza di avere tra le mani l'ennesimo decreto che, come tradizione vuole, verrà posto all'attenzione dei vari tribunali d'Italia per avere una puntuale interpretazione e una compiuta applicazione.
  È inutile girarci intorno e far finta di niente: sappiamo tutti benissimo che in Italia, e in particolare nella pubblica amministrazione, l'eccessiva discrezionalità messa in capo alle singole amministrazioni, nei fatti, anestetizza e a volte annienta gli effetti di tutte le buone norme che il legislatore nel tempo ha prodotto.
  Coperte dal termine «possono», le singole amministrazioni tendono spesso ad agire senza il minimo controllo da parte del centro politico-amministrativo e senza minimamente tenere conto dei principi Pag. 4che devono necessariamente orientare l'azione amministrativa (buon andamento, efficienza ed economicità).
  A tal proposito basti pensare ai numerosi bandi di concorso annullati dai vari giudici perché inutilmente dispendiosi.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma la inviterei, invece di leggere il documento che sarà messo a disposizione di tutti i componenti, a fare una sintesi dei punti che ritiene essenziali, cosa che sarebbe sicuramente utile. Infatti, il documento che ci ha cortesemente consegnato verrà distribuito e messo agli atti della Commissione. Pertanto, la pregherei di illustrare i due o tre punti che ritiene necessari, affinché la Commissione possa avvalersene nel prosieguo dei lavori.

  ALESSIO MERCANTI, Presidente Comitato nazionale XXVII ottobre vincitori ed idonei di concorsi pubblici non assunti. I punti da attenzionare sono proprio quelli su cui mi stavo soffermando: l'eccessiva discrezionalità in capo alle pubbliche amministrazioni per quanto riguarda le politiche assunzionali e la necessità di facilitare le uscite.
  In questo decreto, infatti, si cambiano le modalità di calcolo del turnover e si dà la possibilità alle amministrazioni di utilizzare le capacità assunzionali acquisite nel triennio a decorrere dall'anno in corso. Con l'abolizione dell'istituto del trattenimento in servizio avremo sicuramente risorse economiche in più per assumere. Tuttavia, il problema che, nei fatti, impone alle pubbliche amministrazioni di non assumere è la mancanza di spazi all'interno delle dotazioni organiche. Purtroppo, i continui tagli lineari hanno messo le amministrazioni in condizione di dichiarare degli esuberi, quindi sarebbero impossibilitate, anche se si sbloccasse il turnover, a procedere all'assunzione di personale.
  Nel documento che abbiamo messo a disposizione della Commissione indichiamo ulteriori fonti di risparmio che potrebbero essere utilizzate per cercare di alimentare i fondi a sostegno non solo della mobilità, ma anche degli interventi in politiche assunzionali.
  Soprattutto, chiediamo di accelerare, là dove possibile, sul punto dei tagli e della restrizione della dirigenza generale. Un esempio su tutti è limitare i cosiddetti «benefici di natura assistenziale e sociale» di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 16 ottobre 1979. A tal proposito, sarebbe auspicabile limitare, ove possibile, la discrezionalità della pubblica amministrazione, agevolando l'istituto dell'intercambiabilità delle graduatorie tra amministrazioni interessate ai medesimi profili per graduatorie vigenti.
  Sarebbe auspicabile, inoltre, che i meccanismi di agevolazione delle assunzioni, che vanno in continuità con l'ottimo impianto introdotto con la legge n. 125 del 2013, possano essere estesi anche in comparti diversi da quello dell'amministrazione centrale, come gli enti locali o il comparto difesa e sicurezza, pur sapendo che questi godono di discipline differenti.
  Come Comitato, non siamo contrari a questo provvedimento, che per noi è ottimo. Diamo atto al Governo che si è mosso intelligentemente all'interno del cammino tracciato dalla legge D'Alia e di averne rafforzato alcuni principi.
  Siamo, quindi, a supporto di una filosofia che ci trova pienamente d'accordo, quella di rinnovare la macchina pubblica, rendendola maggiormente efficiente ed economica, di modo che sia fieramente garante dei servizi costituzionalmente garantiti e sappia trainare il Paese fuori dallo stallo in cui versa. Secondo noi, il ricambio generazionale passa soprattutto attraverso chi, per accedere, ha rispettato il dettato costituzionale dell'articolo 97.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Alessio Mercanti, anche per la sintesi che ha caratterizzato la sua relazione. Gli diamo ampia assicurazione che il documento sarà trasmesso a tutti i componenti della Commissione. Pertanto, lo invito a seguire i nostri lavori per verificare come anche il suo contributo è stato certamente attenzionato. Pag. 5
  Non essendovi domande da parte dei colleghi, ringrazio nuovamente il nostro ospite e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Unioncamere e Confprofessioni.

  PRESIDENTE. Diamo ora inizio all'audizione di rappresentanti di Unioncamere e Confprofessioni. Sono presenti il dottor Monticelli, coordinatore Centro Studi Confprofessioni e il dottor Dardanello, presidente di Unioncamere.
  Avete già consegnato un contributo scritto alla Commissione, che vi assicuro sarà distribuito per posta elettronica a tutti i componenti perché possano puntualmente avvalersene, nel momento in cui lo ritengano opportuno. Visto che le audizioni sono essenzialmente documentarie, convochiamo personalmente i rappresentanti affinché possano, con dei focus rapidi, darci l'idea dell'essenziale del loro contributo. Quindi, vi chiedo scusa se il tempo a disposizione è un po’ tiranno e vi invito a farne un governo sapiente.
  Do, quindi, la parola al dottor Monticelli, rappresentante di Confprofessioni.

  FRANCESCO MONTICELLI, Coordinatore centro studi di Confprofessioni. Grazie, presidente. Porto i saluti del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, che non è potuto essere presente. Mi trovo, quindi, a sostituirlo per illustrare i punti oggetto dell'audizione.
  Innanzitutto, ribadiamo i più vivi ringraziamenti alla I Commissione che ci consente di presentare la posizione della nostra confederazione e la voce del mondo delle professioni intellettuali sull'atteso decreto di riforma della pubblica amministrazione.
  Per noi è motivo di grande soddisfazione e responsabilità portare davanti a voi le proposte di un comparto di 4 milioni di lavoratori, tra professionisti e dipendenti di studi professionali, che contribuisce enormemente alla ricchezza del Paese in termini di prodotto interno lordo e di competenze.
  Comincio con alcune considerazioni. Si avverte che siamo in un momento di svolta nell'identificazione del rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, impresso dall'urgenza della crisi economica che grava sul nostro Paese, ma anche da un clima politico rinnovato in cui sembra finalmente possibile avviare un percorso virtuoso di riforma della pubblica amministrazione. Quindi, sentiamo di aderirvi con convinzione e determinazione, anche perché i professionisti sono chiamati a operare quotidianamente come intermediari tra cittadini e imprese da un lato e la pubblica amministrazione dall'altro. Tra l'altro, raccogliamo al nostro interno le associazioni di tutte le aree del mondo professionale (economie e lavoro, diritto e giustizia, ambiente e territorio, sanità e salute). Questa natura trasversale ci dà, pertanto, modo di entrare in alcuni temi.
  Abbiamo strutturato la nostra audizione intorno a cinque aggettivi. Siamo disponibili ad adoperarci per una pubblica amministrazione snella, trasparente, responsabile, aperta e semplice.
  Per quanto riguarda la pubblica amministrazione più snella, questo non significa costringere i dipendenti pubblici a misure punitive o tagli indiscriminati, bensì avviare un percorso verso una struttura più flessibile e dinamica.
  Il decreto alla cui conversione state lavorando va in questa direzione. L'abolizione del trattenimento in servizio, così come l'ampliamento del divieto di conferimento di incarichi dirigenziali, studi e consulenza a soggetti collocati in quiescenza, potranno favorire l'immissione di nuove risorse, quindi l'inserzione di una nuova generazione nell'ambito della pubblica amministrazione. In questo senso, anche le misure sulla mobilità dei dipendenti e l'assegnazione di nuove mansioni rendono la pubblica amministrazione più dinamica e competitiva.
  A questi interventi andrebbe accompagnato uno sforzo per far ripartire lo strumento della valutazione della performance dei dipendenti, introdotto dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, e fin qui mai reso realmente operativo. Il Pag. 6trasferimento della competenza sulla valutazione della performance al Dipartimento della funzione pubblica e la connessa delegificazione disposta dal comma 10 dell'articolo 19 non dovrebbero rappresentare né un abbandono di questa strategia, né, ancora peggio, la sua riduzione a una tecnica di remunerazione accessoria o di incentivazione a pioggia. Dovrebbero, al contrario, rappresentare l'occasione per rilanciare la valutazione delle performance, che, sulla base dei risultati, costituisce una risorsa di dinamismo nell'organizzazione della pubblica amministrazione.
  In relazione allo sforzo per la semplificazione del taglio degli enti, che in questo provvedimento è finalmente poderoso, cogliamo con favore l'esigenza dello snellimento dell'apparato amministrativo. Appare, tra l'altro, destinato a proseguire in futuro grazie alla ricognizione disposta dell'articolo 17. Crediamo che questo sia il capitolo principale delle semplificazioni nella pubblica amministrazione italiana. Invitiamo, pertanto, il Dipartimento della funzione pubblica a svolgere la ricognizione senza timori di sorta.
  Chiediamo una pubblica amministrazione più trasparente. La corruzione si annida nella complessità burocratica...

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa. Se legge il documento, l'audizione diventa inutile. Voglio chiarire, anche per gli altri. Noi abbiamo già il documento. Se venite qui a leggere il documento, con tutto il rispetto, diventa una ripetizione di quello che è già a nostra disposizione. La invito, quindi, a chiudere in un minuto perché abbiamo molte audizioni da svolgere. Siccome abbiamo – ripeto – il documento, ci segnali un altro aspetto di quelli che ritiene opportuni.

  FRANCESCO MONTICELLI, Coordinatore centro studi di Confprofessioni. Un punto che ci sta particolarmente a cuore riguarda la responsabilità. Mi riferisco all'ambito del coinvolgimento dei professionisti. Su questo aspetto, vi è una questione legata alle Agenzie per le imprese, che sono state istituite dall'articolo 38 della legge n. 133 del 2008, legge di conversione del decreto – legge n. 112 del 2008, e che sono costituite da professionisti e svolgono compiti di esame delle documentazioni e autocertificazioni necessarie per l'avvio di attività d'impresa, al fine di agevolare anche i rapporti tra pubblica amministrazione e imprenditori.
  Nonostante l'evidente utilità di questi soggetti facilitatori per il mondo economico e per la pubblica amministrazione – il senso è andare verso un coinvolgimento dei soggetti come i professionisti nell'attività amministrativa – le agenzie sono ancora oggi una rarità. La mancata partenza di questo strumento, molto importante perché facilita, appunto, i rapporti tra la pubblica amministrazione e le imprese, dipende soprattutto dalla farraginosità e dal problema delle competenze e del ruolo delle amministrazioni che devono attuarlo. Nell'ambito di questo tema, intendiamo, quindi, porre alla vostra attenzione anche questi strumenti proprio per valorizzare il ruolo del professionista quale intermediario necessario tra pubblica amministrazione e il cittadino.

  FERRUCCIO DARDANELLO, Presidente di Unioncamere. Il documento che ho consegnato alla Presidenza sarà molto più ampio di quanto cercherò di sintetizzare nei brevi spazi di questa nostra audizione.
  Innanzitutto, io rappresento il sistema camerale italiano, che associa tutte le Camere di commercio che sono nel nostro Paese. Siamo enti pubblici dotati di autonomia funzionale. I nostri organi, come è noto alla Commissione, sono designati dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative all'interno del nostro Paese.
  L'occasione dell'audizione odierna ci serve per focalizzare alcune delle osservazioni sull'articolo 28 del decreto che taglia del 50 per cento, dal prossimo anno, il diritto annuale che le imprese corrispondono al sistema delle Camere di commercio. Riteniamo, infatti, che, se non verrà modificato, esso porterà dei benefici risibili Pag. 7al sistema delle imprese italiane, ma danni certi per il sistema e indirettamente anche per il Paese.
  Mi spiego meglio, per darvi il senso e la misura di questo provvedimento. Mediamente, le imprese italiane pagano, come diritto camerale, 109 euro all'anno. Quindi, il risparmio che potrebbero avere sarebbe non più di 63 euro all'anno, pari a poco più di 5 euro al mese. Non solo, ma oltre il 60 per cento delle imprese italiane sono piccole e micro imprese, dunque pagano un diritto camerale ancora ridotto. Queste avrebbero un risparmio di 32 euro all'anno, pari a 2,6 euro al mese, ovvero il corrispondente di un cappuccino e un cornetto al mese. Questo sarebbe il risparmio che potrebbero avere le imprese italiane.
  A fronte di questo modesto risparmio, la norma produrrà, purtroppo, rilevanti effetti negativi non solo sull'economia dei territori – infatti, il taglio di 400 milioni di euro potrebbe significare 2,5 miliardi di euro in meno, corrispondenti a una perdita di due decimi di punto percentuale del PIL, che è il riverbero che queste risorse hanno oggi all'interno del sistema Paese – ma anche sull'occupazione, dal momento che all'interno del nostro mondo operano 10.500 persone, di cui 2.500 potrebbero essere messe a rischio in questo contesto.
  Inoltre, la misura avrebbe anche un impatto negativo sul bilancio dello Stato perché ingenti risorse, stimabili in 160 milioni di euro, non sarebbero di ulteriore entrata allo Stato, grazie alle imposte, alle tasse, ai versamenti obbligatori e agli oneri previdenziali a carico del sistema camerale.
  Siamo pronti, comunque, ad accelerare una riforma e una razionalizzazione. Tuttavia, per poter arginare questi effetti negativi, riterremmo sarebbe utile calibrare il taglio su un periodo più lungo affinché si possa arrivare alla fatidica cifra del 50 per cento, che ci ha lasciati molto perplessi e preoccupati.
  Insomma, potrebbe essere necessario del tempo per potersi riorganizzare. Voglio ricordare, infatti, che quello del diritto annuale è un tributo dello Stato. Le Camere sono finanziate unicamente dalle imprese; non hanno ristorni da parte dello Stato, quindi ogni intervento che faremo in questa direzione non avrebbe nessun beneficio sul bilancio dello Stato medesimo.
  Negli anni, lo Stato ci ha dato moltissime competenze, dalla tenuta del registro delle imprese, ai ruoli, agli elenchi, alle professioni. Riguardo all'archivio delle nostre imprese – sono circa 6 milioni quelle che contiamo di interno del nostro registro – le Camere oggi riescono a fare una semplificazione esemplare con la comunicazione unica, che probabilmente fino all'altro ieri era una chimera all'interno del nostro sistema.
  Abbiamo tantissime altre incombenze (protesti, gestore ambientali e così via).

  PRESIDENTE. La interrompo, presidente, per porle un quesito. Mi risulta che sareste favorevoli, in via subordinata, a spalmare questo taglio nel tempo, con percentuali che potrebbero essere del 30, del 40 e infine del 50 per cento in tre anni. Questa è la massima attenzione possibile ? È una previsione ragionevole o ci si può muovere in questo ambito ? Se, per esempio, fosse di 35, 45 per cento o altro ?

  FERRUCCIO DARDANELLO, Rappresentante di Unioncamere. La logica dei numeri, come si vede nella documentazione che vi abbiamo fornito, serve anche a dimostrare che oggi un percorso di questo tipo potrebbe permettere alle Camere di fare la razionalizzazione di cui probabilmente c’è bisogno all'interno del nostro sistema, ma di poterla affrontare con una gradualità che metterebbe in grado le imprese italiane di non dover rinunciare totalmente a quelle risorse, che oggi sono spese interamente nella direzione dello sviluppo.
  Infatti, se non ci fosse questa gradualità e nel contempo non ci fosse la razionalizzazione che stiamo producendo all'interno del nostro sistema, le risorse che rimarrebbero servirebbero solo per le spese generali delle nostre Camere. Non vi Pag. 8sarebbero risorse disponibili per creare le condizioni di sviluppo di cui ha bisogno il Paese.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al collega Fiano, relatore del provvedimento, che ha chiesto di intervenire per porre un quesito.

  EMANUELE FIANO, relatore. Vorrei chiederle, presidente, se ci consegnate un'analisi della struttura dei bilanci delle Camere di commercio (costo personale, costo servizi e quant'altro).

  CLAUDIO GAGLIARDI, Segretario generale di Unioncamere. In allegato al documento c’è un'analisi completa dei bilanci delle singole Camere di commercio, da cui risulta che il taglio del 50 per cento metterebbe 48 Camere di commercio in difficoltà nel sostenere le spese del personale e di funzionamento, che comprendono i compiti istituzionali di regolazione del mercato, di tenuta del registro delle imprese e così via. Invece, se il taglio fosse del 30 per cento le Camere in questa difficoltà si ridurrebbero a 19. Ce ne sarebbero, quindi, ma questo numero sarebbe aggregabile con il processo di riforma delle Camere e, comunque, si potrebbero utilizzare degli strumenti di perequazione.
  In allegato trovate la situazione Regione per Regione. Una situazione particolarmente grave che va segnalata è quella della Regione Sicilia, dove le 9 Camere di commercio si trovano in una condizione particolare perché, per la legislazione regionale (quindi non per una loro responsabilità), hanno in carico anche 22 milioni di euro di pagamento di pensioni di ex dipendenti della Camera di commercio. Questi pensionati, senza queste risorse, andranno a carico del bilancio pubblico. Questo è, dunque, uno degli elementi di cui bisogna tener conto.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al collega Pilozzi, che ha chiesto di intervenire per porre un quesito.

  NAZZARENO PILOZZI. Vorrei sapere se nel documento che è stato consegnato è indicata anche la percentuale del contributo delle imprese che va a Unioncamere e quella che resta sul territorio e se anche su questo si può lavorare per cercare di evitare che ci siano problemi soprattutto nelle Camere di commercio più piccole e periferiche.
  Inoltre, vorrei sapere quante sono le società partecipate delle Camere di commercio e quali sono le Camere che hanno grandi partecipazioni in società. Mi risulta che ce ne siano diverse.

  CLAUDIO GAGLIARDI, segretario generale di Unioncamere. Per quello che riguarda il contributo alle strutture di sistema, non è analizzato analiticamente nel documento. Tuttavia, è pari a circa il 2 per cento delle entrate camerali – se ci sarà una riduzione, proporzionalmente anche questi contributi si ridurranno – e riguarda sia l'unione nazionale che quelle regionali.
  Per quello che riguarda le partecipazioni, si tratta di partecipazioni prevalentemente in infrastrutture, quindi in società che hanno creato nel tempo e gestiscono infrastrutture vitali per il Paese (aeroporti, fiere, interporti). Non sono ugualmente distribuite tra le diverse Camere di commercio sul territorio perché ciò dipende anche dalla forza economica dei singoli territori.
  A questo proposito voglio sottolineare un aspetto che il Presidente Dardanello ha appena accennato, ovvero il tema del supporto al credito. Le Camere di commercio garantiscono, attraverso l'apporto che ogni anno assicurano ai consorzi di garanzia fidi, la possibilità delle piccole imprese di accedere al credito. La legge di stabilità per il 2014 vincola, infatti, le Camere di commercio per tre anni a versare 70 milioni di euro a favore del rafforzamento dei consorzi fidi. Tuttavia, se non ci saranno le entrate, la legge di stabilità rimarrà non coperta in questo articolo perché le Camere avranno la materiale impossibilità di garantire questo supporto.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Sta dicendo che c’è una norma della legge di stabilità che è coperta da 70 milioni delle Camere di commercio, che in questo modo verrebbero meno ? Ci può fornire questi dati ?

  CLAUDIO GAGLIARDI, Segretario generale di Unioncamere. Nel documento sono analizzati in maniera puntuale. Vi sono esaminate anche alcune funzioni che lo Stato assegna alle Camere di commercio, come le funzioni sanzionatorie, per le quali le Camere svolgono l'attività e sostengono il costo per 14 milioni di euro, ma le sanzioni le incassa il bilancio dello Stato.
  Oggi queste attività sono sostenibili grazie al diritto annuale; domani il buon andamento della pubblica amministrazione potrà essere messo a rischio nel caso in cui il diritto annuale non possa più garantirlo.

  PRESIDENTE. Mi è sembrata di particolare interesse una valutazione fatta dai rappresentanti di Unioncamere, cioè il fatto che nella legge di stabilità vi fossero 70 milioni di euro che coprivano una certa partita per tre anni, che con questa decurtazione verrebbero meno. La conseguenza sarebbe scoprire una partita che la legge di stabilità ha coperto con questi introiti. Verificherei questo punto perché non mi sembra di poco conto.
  Vi ringrazio della collaborazione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di esperti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del professor Agostino Meale, docente ordinario di diritto amministrativo, che ha il grande pregio di essere di Bari, il che lo rende molto gradito alla presidenza di questa Commissione. Ci conosciamo da tanto tempo; abbiamo avuto modo di incrociarci in molti incontri, convegni e corsi di formazione. Si tratta di un giovane ordinario di grande valore, che inoltre si spende molto volentieri per la formazione dei giovani.
  Gli cedo volentieri la parola, invitandolo a farci avere un documento scritto nel giro di breve tempo e a essere molto essenziale nell'esposizione per consentirci di rispettare i tempi delle audizioni.

  AGOSTINO MEALE, Professore ordinario di diritto amministrativo presso l'Università degli studi di Bari. Alcune problematiche che emergono dal decreto riguardano alcune influenze sia sulla giustizia amministrativa sia nella materia degli appalti, per cui, a mio avviso, andrebbero approfondite.
  L'articolo 2, sugli incarichi direttivi, prevede che, in caso di ricorso al giudice amministrativo, «il controllo ha oggetto solo i vizi di violazione di legge e di eccesso di potere manifesto». Questa precisazione sull'eccesso di potere manifesto è molto poco approfondita e lascia molte perplessità, visto che non elimina, ovviamente, il controllo del giudice, ma può creare comunque preoccupazioni e problematiche interpretative sul significato di «eccesso di potere manifesto».

  PRESIDENTE. Prima che passi a un altro argomento, le chiedo qualche osservazione riguardo alla compatibilità di questa norma con l'articolo 113 della Costituzione.

  AGOSTINO MEALE, Professore ordinario di diritto amministrativo. Rispetto all'articolo 113 della Costituzione, è chiaro che il controllo illegittimità del giudice amministrativo non può essere limitato, quindi prevedere l'eccesso di potere manifesto è un profilo di possibile incostituzionalità. Tuttavia, c’è da dire anche che la manifesta evidenza dell'eccesso di potere non necessariamente ha un valore giuridico. Diciamo che è un'indicazione non utile ai fini della precisazione della norma.

  EMANUELE FIANO, relatore. Per essere chiari, il punto che lei sostiene, professore, è la non utilità, non la palese incostituzionalità.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTA AGOSTINI

  AGOSTINO MEALE, Professore ordinario di diritto amministrativo. Riguardo alla palese incostituzionalità, bisogna dire che l'eccesso di potere è una figura giuridica che il giudice interpreta, cioè il «manifesto» è rimesso alla valutazione del giudice. Per questo dico che non è utile. Non ha un senso giuridico poiché non limita, quindi non si comprende lo scopo della norma. Le figure di eccesso di potere sono quelle, per cui dire «eccesso di potere manifesto» sembra imporre una limitazione, ma di fatto lascia le cose come stanno. Per questo – ripeto – non è utile. Insomma, si crea un problema di interpretazione. Dopodiché, potrebbe anche essere incostituzionale.
  Inoltre, per quanto riguarda la disciplina degli articoli 29 e seguenti sugli appalti c’è qualche criticità abbastanza evidente. Per esempio, si introduce la possibilità per le prefetture di prevedere degli elenchi delle imprese che subiscano un tentativo di infiltrazione mafiosa. Questo riguarda, in particolare, l'informativa prefettizia.
  Ora, la disposizione è sicuramente utile. Il problema è che la tenuta di questo elenco viene attribuita alle singole prefetture, con un evidente problema – là dove la norma dovesse rimanere così – di coordinamento innanzitutto perché i requisiti soggettivi di partecipazione agli appalti stanno nel Codice degli appalti, quindi sono unitari. Anche se si volesse prevedere un ulteriore elemento, è chiaro che un'amministrazione nazionale dovrebbe consultare tutti i registri presso le singole prefetture, il che non ha molto senso, per cui bisognerebbe quantomeno prevedere un'anagrafe centralizzata, cosa che qui non c’è.
  Il tutto è anche in contrasto con la nuova disciplina dell'articolo 6-bis del Codice degli appalti, partita il 1o luglio, che prevede l'obbligo della banca dati nazionale delle imprese che hanno rapporti di appalto con le pubbliche amministrazioni. Infatti, nel momento in cui la banca nazionale degli appalti rilascia il bollino verde (cioè l'impresa ha tutte le carte in regola) si pone un ulteriore ostacolo alla libera partecipazione delle imprese. In sostanza, le due disposizioni normative non dialogano, quindi segnalerei un problema di coordinamento tra l'articolo 6-bis, o comunque la disciplina del Codice degli appalti, e questa previsione dell'articolo 29.
  Un altro profilo di illegittimità è nell'articolo 32 del decreto, dove si prevedono alcuni poteri in capo al presidente dell'ANAC, l'Autorità nazionale anticorruzione. Ricordo, però, che l'ANAC è stata istituita come organo collegiale. Questo crea, dunque, un profilo di possibile contrasto.
  In più, risulta di difficile interpretazione quello che è scritto nel comma 1, là dove si dice «se ci sono delle indagini della magistratura penale» (fin qui nessun problema), «ovvero in presenza di rilevate situazioni anomale». Ciò vuol dire che, a parte l'indagine della magistratura, come è giusto, il presidente dell'ANAC (o l'ANAC; non è un problema soggettivo), può intervenire in presenza di «rilevate situazioni anomale», il che lascia una discrezionalità assoluta sul concetto di «rilevate» e di anomalia della situazione.
  A causa della mancanza, quantomeno, di un'indagine della magistratura, in presenza di una rilevata situazione che non è codificata, questo profilo lascia molta non dico arbitrarietà, perché dipende da come il potere viene esercitato, ma indubbiamente qualche punto di contrasto con i principi costituzionali e della garanzia del diritto di difesa, considerando anche le conseguenze che impongono alla società persino il rinnovo degli organi.

  EMANUELE FIANO, relatore. Venendo al punto della seconda parte del comma 1, dell'articolo 32, cioè quelle fattispecie di attività del presidente dell'ANAC che non discendono da un'attività istruttoria dalla magistratura ordinaria, penso che esista un punto di riflessione in quell’«ovvero».
  Tuttavia, se consente, vorrei attenuare l'ipotesi di deficienza di garanzie dovuta a Pag. 11un'attività del presidente dell'ANAC non in presenza di un'attività istruttoria della magistratura, ragionando con lei sul fatto che il presidente dell'ANAC propone le sue proposizioni al prefetto, il quale è dotato di poteri sia ispettivi, sia di flussi di conoscenza, dovuti ad altre leggi dello Stato, diversi da quelli del presidente dell'ANAC.
  L’incipit del comma 2 dice che il presidente dell'ANAC interviene «previo accertamento dei presupposti indicati al comma 1». Il prefetto, in forza delle leggi in vigore (penso alla legge n. 121 del 1981, ma anche ad altre), ha poteri diversi rispetto al presidente dell'ANAC. In altri casi – penso alla legislazione antimafia – il prefetto si muove già in parallelo o addirittura in anticipo rispetto alla magistratura. Questo non vuol dire che non convenga con lei che l'aver utilizzato l’«ovvero» è foriero di dubbi.
  Vorrei, però, segnalare che c’è una seconda parte dell'articolato, per cui i provvedimenti che riguarderanno terzi (di inibizione all'attività, di sostituzione degli organi societari e così via) non verranno presi da colui che sta agendo non in conseguenza dell'autorità giudiziaria, ma da altro soggetto, rappresentante dello Stato, che ha dei poteri. Oggettivamente, oggi già glieli consegniamo. Ci sono, infatti, dispositivi durissimi nei confronti delle imprese che discendono dalla legislazione antimafia, i quali non dipendono dall'attività istruttoria della magistratura.

  AGOSTINO MEALE, Professore ordinario di diritto amministrativo presso l'Università degli studi di Bari. Condivido questa sua affermazione. Il problema non è tanto sulla gestione del potere da parte del prefetto, perché si tratta di un potere di proposta, la quale deve essere poi valutata, quanto alla mancanza di qualificazione giuridica del punto di partenza. Mi riferisco alle «rilevate situazioni anomale».
  Il problema non è la procedimentalizzazione di quello che accade dopo – per quanto credo vi sia un punto di criticità che dovete valutare – quanto il fatto che le «rilevate situazioni anomale» lasciano molto spazio. Infatti, o c’è un'indagine della magistratura o c’è un provvedimento, quindi delle sentenze che accertano determinati fatti. Invece, la «rilevata situazione anomala» è un qualcosa di molto fumoso.
  Nel prevedere «ovvero rilevate situazioni anomale», sia il concetto di «anomalia» sia quello di «rilevato» sono molto generici, ma non è solo questo il punto. Infatti, nella norma si prevede una conseguenza giuridica nel caso di annullamento dell'informativa prefettizia e anche là dove ci sia o intervenga un provvedimento della magistratura, per esempio, di confisca. Invece, non viene disciplinata la conseguenza giuridica dell'aspetto che discutiamo.
  Insomma, se il prefetto (che lo faccia lui non è un problema) dispone la sostituzione degli organi, ma successivamente il giudice amministrativo o qualunque giudice ritiene non sussistenti i presupposti, non c’è nessuna conseguenza giuridica. In sostanza, la prima parte è collegata a dei poteri che non hanno una conseguenza giuridica nella loro risoluzione, mentre nel caso dell'informativa prefettizia la norma dice che se l'informativa viene annullata c’è la revoca.
  Inoltre, questo tipo di poteri sono transitori. Infatti, una rilevata situazione anomala in mancanza della presenza di un'azione giurisdizionale può anche portare a una rivisitazione del fenomeno. Per esempio, siccome gli amministratori nominati dal prefetto in via sostitutiva vengono pagati dall'impresa, cosa succede se poi ci si accorge che non dovevano essere nominati ? Insomma, manca una norma di salvaguardia sul punto specifico.
  Questa è la mia valutazione complessiva. Fermo restando che – ci mancherebbe altro – condivido che la prefettura intervenga. Tuttavia, sono tutti i poteri tipici, mentre qui si introduce un potere non voglio dire atipico, ma nuovo, cioè quello di imporre addirittura la sostituzione degli amministratori sulla base non di un'indagine (caso in cui non ci sarebbe Pag. 12problema), ma di una «rilevata situazione anomala», che non corrisponde – ripeto – a un'indagine della magistratura. Allora, probabilmente andrebbe chiarito cosa vuol dire.

  EMANUELE FIANO, relatore. Ho solo da porre una questione perché rimanga a verbale. Lo dico in quanto relatore. Il Governo e poi il legislatore – per lo meno la maggioranza – vuole introdurre una disciplina speciale per l'Autorità anticorruzione. Ho detto questo a tutti i nostri interlocutori che hanno sollevato dubbi. In caso contrario, basterebbe la magistratura.
  Siccome, però, non è bastata la magistratura e noi vogliamo far sì che si possa svolgere un'attività preventiva anticorruzione, pur convenendo con lei sui punti critici, che cercheremo di correggere, è evidente che se le critiche, giuste in punta di diritto, arrivassero a ovviare alla possibilità di un'attività in questo campo che non è quella della magistratura avremmo perso l'obiettivo che il legislatore si propone.

  AGOSTINO MEALE, Professore ordinario di diritto amministrativo presso l'Università degli studi di Bari. Condivido assolutamente. Tuttavia, la mia osservazione è per cercare di ricondurre il problema all'interno del sistema giuridico. Pur rendendomi conto dell'utilità, lo stesso problema si pone all'articolo 30, dove si dice che spetta all'ANAC la verifica in via preventiva sulla legittimità degli atti di affidamento. Ora, la legittimità degli atti spetta al giudice amministrativo, per cui attribuire all'ANAC una verifica, quale organo di controllo preventivo, è un elemento forte. Si potrebbe, per esempio, potenziare il controllo. Insomma, il mio suggerimento è quello di ricondurlo in un sistema di costituzionalità.

  PRESIDENTE. Grazie, professore per il suo preziosissimo contributo. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di R.ETE. imprese Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di R.E.T.E. imprese Italia. Do subito la parola al dottor Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato impresa, che parlerà a nome di R.E.T.E. imprese Italia e di tutte le associazioni qui rappresentate.

  CESARE FUMAGALLI, segretario generale di Confartigianato e componente del comitato di direzione di R.ETE. imprese Italia. Specifico che rappresentiamo micro, piccole e medie imprese che fanno capo a Confartigianato, Confcommercio, CNA (Confederazione nazionale dell'artigianato), Casartigiani e Confesercenti. Lo dico non per fare l'elenco, ma per sottolineare che il nostro punto di vista è quello dell'impatto sulle imprese di piccola dimensione delle norme urgenti di semplificazione introdotte con il decreto.
  La prima osservazione che facciamo è che il pacchetto di misure che è stato presentato dal Governo il 13 giugno era congiunto a un disegno di legge delega per la riorganizzazione delle amministrazione pubbliche, che a tutt'oggi risulta non ancora trasmesso al Parlamento.
  Riteniamo, pertanto, che questa disgiunzione fra le norme urgenti e quelle relative alla riorganizzazione della pubblica amministrazione rischia di avere non solo un impatto meno incisivo di quello che il Governo si è auspicato nella redazione di questo decreto, ma anche effetti negativi in qualche caso particolare (poi dirò quale) in assenza di riforme più strutturali.

  PRESIDENTE. Mi perdoni per l'interruzione. Siccome abbiamo ancora pochi minuti a nostra disposizione e dobbiamo ascoltare anche il Rettore dell'Università di Tor Vergata in rappresentanza delle Conferenza dei rettori, per completare le audizioni odierne, le chiederei di concludere in pochi minuti e, se è possibile, di consegnarci una memoria scritta.

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  CESARE FUMAGALLI, segretario generale di Confartigianato e componente del comitato di direzione di R.ETE. imprese Italia. Abbiamo già consegnato il documento. Certo, non è molto incoraggiante questo ripetuto invito. D'altra parte, per le imprese che rappresentiamo queste sono materie che costituiscono elementi con cui fare i conti nell'attività quotidiana. Parliamo di imprese che sono «alla stanga» da tutti questi anni di crisi e che vedono nella semplificazione anche elementi di politica economica per poter agganciare la ripresa.
  Vado ai tre punti essenziali per noi. Il primo è relativo all'articolo 24 sulla agenda della semplificazione amministrativa e sui moduli standard. Su questo esprimiamo un giudizio positivo in ordine alla previsione – finalmente – di una standardizzazione della modulistica che riesca a superare la giungla geografica creata dalle normative regionali e dalla iperarticolazione della modulistica, che ormai rappresenta un labirinto nel quale le imprese si devono muovere.
  Ci auguriamo che l'introduzione del principio che sta dietro all'ennesimo tentativo di standardizzazione – quello di far sì che gli accordi sanciti dalla Conferenza unificata costituiscano livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e siano garantiti su tutto il territorio nazionale – possa ottenere il risultato.
  Ci permettiamo di suggerire l'opportunità di rafforzare questa previsione con l'indicazione di sanzioni specifiche nei confronti delle Regioni in caso di mancato recepimento della norma sulla standardizzazione della modulistica. Ne avremo prova immediatamente nelle materie della SCIA edilizia (segnalazione certificata di inizio attività) e del permesso a costruire.
  Consegniamo, inoltre, un'indicazione relativa a un aspetto decisivo della modulistica per chi rappresenta milioni di imprese come noi. Peraltro, fortunatamente nel nostro Paese ne nascono ancora a centinaia ogni giorno. Proprio in funzione della nascita delle nuove imprese, accompagnate da una complessità che non si è ancora riusciti a ridurre sufficientemente, diamo l'indicazione di trasferire la modulistica standardizzata all'interno del portale impresainungiorno.gov.it affinché sia di immediata fruibilità da parte delle imprese. Chiediamo, quindi, che non rimanga solo nel back office tra Stato e Regioni, ma sia, appunto, resa realmente fruibile da parte dell'impresa.
  Il secondo punto sul quale indirizziamo la nostra attenzione è la previsione relativa alla riduzione del diritto annuale dovuto dalle imprese alle Camere di commercio, che non condividiamo per la ragione che ho cercato di dire prima, ovvero perché è disgiunta dalla riorganizzazione delle funzioni.
  Dal 1o gennaio 2015, senza altra previsione di riorganizzazione, comunque a oggi totalmente ignota, si andrebbe a una riduzione di un terzo del bilancio delle Camere di commercio. Ecco, temiamo, con una facile previsione, che questo possa interamente scaricarsi sulle attività delle Camere di commercio a sostegno delle economie locali.
  Per noi che rappresentiamo imprese diffuse sul territorio, le Camere di commercio sono un soggetto di diritto pubblico al servizio dell'economia locale, dotato di autonomia funzionale, ma amministrato dalle rappresentanze delle imprese che stanno sul territorio. Quindi, sono un soggetto prezioso, che non vediamo sostituibile nell'immediato e soprattutto – ripeto – respingiamo questa modalità con la quale si comincia a tagliare per poi stabilire per cosa.
  Voglio sottolineare di nuovo che ciò si scaricherà sulle piccole imprese, a partire da gennaio prossimo, in mancanza di interventi che aiutino a reggere le garanzie per i confidi, che vanno a vantaggio, appunto, delle piccole imprese. Infatti, le grandi imprese soffriranno molto poco se vengono a mancare gli interventi di sostegno alla garanzia attraverso i consorzi fidi, che fanno nel solo settore artigiano, di cui ho più diretta conoscenza, 13 miliardi di garanzie all'anno.
  Lo stesso accade per gli interventi di sostegno alle reti di imprese, di cui si fa un Pag. 14gran dire nella convegnistica, ma vi sono pochi interventi concreti, tra cui, appunto, quelli delle Camere di commercio, e per le attività di internazionalizzazione, nelle fasi più minute di primo accompagnamento per le imprese – tante per fortuna – che negli anni di crisi si sono riconvertite anche guardando verso i mercati esteri.
  L'ultima notazione che voglio fare è relativa alla misura prevista nell'articolo 41 sul contrasto all'abuso del processo. Salutiamo positivamente la disposizione che tende a evitare e a scoraggiare le liti temerarie. A questo proposito, consegno una vertenza che troverete più compiutamente esposta nel nostro documento e che riguarda proprio la possibilità che siano le piccole imprese, quelle che hanno meno spalle larghe nell'affrontare liti temerarie, a subire anche nella previsione modificata una possibile azione da parte delle imprese di maggiori dimensioni, che possono più facilmente andare incontro alle conseguenze in caso di soccombenza.

  PRESIDENTE. La documentazione che ci è stata consegnata sarà messa ovviamente a disposizione dei componenti della Commissione.
  Non essendoci domande da parte dei colleghi, ringraziamo il dottor Fumagalli e i rappresentanti delle associazioni presenti in audizione. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

  PRESIDENTE. Passiamo ora all'audizione del Rettore dell'università degli studi di Tor Vergata, professor Giuseppe Novelli, membro della Giunta CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università italiane), a cui do immediatamente la parola per la relazione, con l'avvertenza di essere sintetico perché alle 15 iniziano i lavori dell'Aula. Nel caso, la invito a consegnarci un documento scritto.

  GIUSEPPE NOVELLI, rettore dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata e componente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane. Ho già consegnato il documento che abbiamo elaborato.
  Sono due gli articoli di nostro interesse del decreto-legge n. 90, il 14 e il 15. In particolare, l'articolo 14 prevede tre interventi: la proroga della seconda tornata di abilitazione fino al 30 settembre 2014, la sospensione del processo di abilitazione in attesa di una sua revisione e la proroga dei punti organico al piano straordinario professori associati entro il marzo 2015.
  Su questo, la CRUI prende atto di quanto detto e si dice favorevole poiché questa proroga al 30 settembre appare opportuna per completare la seconda tornata delle abilitazioni. Lo stesso vale per la proroga dei punti organico dei professori associati. Tuttavia, questa poteva essere anche estesa un po’ di più, considerando i tempi e la complessità del processo, nonché il modo di assumere nelle università i professori che hanno avuto l'abilitazione.
  Per quanto riguarda la sospensione del processo di ASN (abilitazione scientifica nazionale), la CRUI riconosce che ci sono state delle difficoltà, ma allo stesso tempo sollecita una pronta definizione delle nuove modalità.
  A questo riguardo, ho scritto alcune considerazioni sul modello che si vorrebbe sostituire. Proporrei di guardarlo con molta attenzione perché nel decreto – legge si fa riferimento a un modello di tipo spagnolo, che è «a sportello», cioè quando il soggetto ritiene di avere i criteri o gli indicatori giusti, chiede di essere valutato.
  Ecco, su questo in Spagna si sta facendo un passo indietro perché ci sono state delle difficoltà in quanto i tempi con cui i giovani trovano spazio per essere immessi nel ruolo universitario si allungano, cosa che sta creando delle difficoltà. Quindi, poniamo una maggiore attenzione su questo modello, dal momento che non c’è ancora niente e dovrà essere elaborato.
  A questo punto, al fine del contenimento della spesa pubblica e di evitare ulteriori danni di tipo erariale conseguenti ai ricorsi giurisdizionali in relazione alla procedura di abilitazione, vorremmo proporre alla vostra attenzione una proroga Pag. 15della procedura di chiamata prevista secondo l'articolo 24, ovvero della procedura di chiamata diretta senza concorso per quelli che hanno già il titolo di abilitato. Infatti, il contenimento dei tagli all'università e il blocco del turnover non ci consentono di immettere in ruolo e di assumere i giovani che hanno avuto l'abilitazione. Forse riusciremo a sistemarne 5.000 nei nostri atenei nei prossimi tre anni.
  Tuttavia, se poi ci si blocca perché c’è la deadline di questa assunzione, anche se alcune università liberano i turnover come previsto dalla legge fino al 2018, non posso comunque assumerli. Insomma, c’è un controsenso. Se ci mettono in condizione di assumere, non abbiamo le risorse perché non mandiamo ancora in pensione le persone. Ci vuole, quindi, tutto il tempo necessario. Per questo proponiamo che ci sia una possibilità di proroga ulteriore, almeno fino al 31 dicembre 2018 se non fino al 2020.
  Per quanto riguarda l'articolo 15, che concerne le scuole di specializzazione, si prevede di ridurre la durata della scuola da 5 anni a 4 anni. Parliamo, ovviamente, delle specializzazioni mediche. Su questo, siamo d'accordo, ma il provvedimento va considerato in relazione a ogni singola scuola perché ci sono le regole europee, che per alcune sono di 5-6 anni, come per le chirurgie, per cui non possiamo fare una cosa diversa. Per le altre, invece, siamo assolutamente d'accordo.
  Inoltre, relativamente al ritardo nell'avvio delle specializzazioni per la mancanza della copertura economica sui 5.000 posti banditi, che è durato quasi un anno, speriamo si arrivi a partire entro ottobre, altrimenti si salta completamente un anno, ovvero un ciclo intero. Questo è grave per i giovani medici che non trovano lavoro perché senza la specializzazione non possono essere immessi negli ospedali pubblici.
  Abbiamo altre due considerazioni semplicissime, che non riguardano gli articoli 14 e 15 sull'università, ma l'articolo 3, che concerne la semplificazione dei procedimenti amministrativi.
  Una proposta, che era già stata considerata in sede governativa, ma non inserita nel decreto – legge n. 90, riguarda la soglia di 5.000 o 10.000 euro per i contratti. Oggi, infatti, anche per fare un contratto di tre mesi a un giovane ricercatore o borsista che prende 700 euro dobbiamo andare alla Corte dei conti. Ecco, questo ci sembra un po’ paradossale.
  Quando sono tornato dagli Stati Uniti, nel 1994, sembrava che stessimo velocizzando la burocrazia per facilitare l'assunzione dei giovani ricercatori e dei professori. Ciò che lì si faceva in tre giorni, qui lo facevamo in tre mesi, ma tutto sommato andava bene. Invece, sono passati vent'anni da quando sono in Italia all'università e adesso per assumere una persona occorrono tre anni. Questo non fa certamente bene. Ci si chiede di essere competitivi, ma non possiamo farlo se non ci sono gli strumenti di semplificazione.
  Sostanzialmente, questi sono gli aspetti che intendiamo evidenziare. Per il resto, auspichiamo che il patrimonio che c’è stato con l'introduzione di un sistema meritocratico, quindi con la legge Gelmini, non vada disperso perché ruota attorno al concetto della valutazione. Ci siamo sottoposti alla valutazione; siamo stati valutati, dunque le università hanno fatto la loro parte. Siamo pronti ad affrontare anche la seconda parte, cioè quella di competere con tutte le università del mondo. Siamo forti, ma abbiamo bisogno di un'attenzione a questo riguardo.

  PRESIDENTE. Grazie, professor Novelli, della sua relazione. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.