XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 71 di Martedì 19 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Coppola Paolo , Presidente ... 3 

Audizione del presidente di Assinter Italia, Simone Puksic:
Coppola Paolo , Presidente ... 3 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 3 
Coppola Paolo , Presidente ... 5 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 5 
Coppola Paolo , Presidente ... 5 
Rigoni Luca , direttore ... 5 
Coppola Paolo , Presidente ... 6 
Rigoni Luca , direttore ... 6 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 6 
Rigoni Luca , direttore ... 7 
Coppola Paolo , Presidente ... 8 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 8 
Coppola Paolo , Presidente ... 8 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 8 
Coppola Paolo , Presidente ... 8 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 8 
Coppola Paolo , Presidente ... 10 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 11 
Rigoni Luca , direttore ... 11 
Coppola Paolo , Presidente ... 12 
Puksic Simone , presidente di Assinter Italia ... 12 
Coppola Paolo , Presidente ... 12 

Comunicazioni del Presidente:
Coppola Paolo , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PAOLO COPPOLA

  La seduta comincia alle 10.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante trasmissione diretta attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente di Assinter Italia, Simone Puksic.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente di Assinter Italia, Simone Puksic, accompagnato dal direttore Luca Rigoni e dalla responsabile affari regolatori e relazioni istituzionali Silvia Barbieri, che ringrazio per la presenza.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Si tratta di un'audizione di natura prettamente conoscitiva, per la quale chiedo al dottor Puksic di fornire un quadro esplicativo quanto più ampio possibile dell'esperienza maturata come presidente dell'Assinter.
  Assinter è l'Associazione delle società per l'innovazione tecnologica nelle regioni. Nata a Roma nel 2008, riunisce aziende a capitale pubblico che operano nel settore dell'informatica per la Pubblica Amministrazione, secondo il modello dell’in house providing.
  Le 18 società che fanno parte di Assinter impiegano circa 6 mila addetti in Italia, con un fatturato di quasi 1 miliardo di euro all'anno. Simone Puksic è Presidente di Assinter da luglio 2017, e da settembre vicepresidente di Euritas, network delle società pubbliche ICT europee.
  Cedo dunque la parola a Simone Puksic per lo svolgimento della relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari. In particolare avevamo richiesto informazioni sul Fascicolo Sanitario Elettronico e comunque in generale come dal suo punto di vista le in house regionali possano contribuire allo sviluppo del sistema informatico della pubblica amministrazione. Grazie.

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. Grazie, presidente, buongiorno a tutti. Noi abbiamo strutturato un documento di posizionamento dell'Associazione, che poi lasceremo agli atti, un documento che abbiamo redatto come ufficio di presidenza di Assinter con il contributo anche delle società in house che fanno parte dell'associazione e che, come ricordava Lei, presidente, oggi sono diciotto, perché recentemente abbiamo avuto l'ingresso del CINECA. Queste diciotto società rappresentano un comparto composto da circa 6 mila addetti e hanno un fatturato complessivo di circa 1 miliardo di euro.
  Il documento che abbiamo strutturato ripercorre i motivi per cui le regioni e le province autonome si sono dotate di un Pag. 4comparto di società in house, e che tipo di apporto hanno dato alla riforma strutturale dell'apparato pubblico in termini di digitalizzazione. Come richiesto, abbiamo fatto anche un approfondimento relativamente al tema della sanità digitale e del Fascicolo Sanitario Elettronico. Alla fine del documento troverete anche delle raccomandazioni che ci sentiamo di fare nei confronti della Commissione, che andrò a dettagliare durante il mio intervento.
  Come Lei ricordava, presidente, da qualche mese sono presidente di questa Associazione e devo dire che un confronto sia rispetto al valore e alle potenzialità del comparto rispetto all'Italia, sia in una logica più europea, all'interno del network Euritas di società simili alla nostra, vedendo anche il trend che registrano queste società a livello europeo nel loro ruolo di integratore di soluzioni e servizi innovativi al servizio del sistema complessivo della pubblica amministrazione – per pubblica amministrazione intendiamo tutto il panorama degli enti locali, delle aziende sanitarie, delle regioni, fino ad arrivare al servizio al cittadino – anche in una logica difensiva nel confronto del mantenimento e della gestione del dato del cittadino, il modello dell’in house a livello europeo sta vivendo un momento di forte valorizzazione. Il motivo di questa valorizzazione è il fatto che questo comparto ha delle capacità, in termini di competenze tecniche del personale che vi lavora, molto forti, ed essendo aziende che già da qualche decennio operano al servizio del sistema Paese hanno ovviamente anche uno storico in termini di competenze che sicuramente può essere valorizzato. A nostro modo di vedere, sono quindi la cerniera tra politiche di Agenda Digitale a livello nazionale, che recepiscono ovviamente direttive comunitarie, e una dinamica prevalentemente dell'ente locale e dell'azienda sanitaria, quindi di tutto il sistema sanitario, che necessitano della componente di integrazione, di affiancamento quasi in una logica consulenziale, che le aiuti a recepire il tipo di opportunità che il digitale offre. Vediamo quindi questo comparto come la cerniera in grado di collegare politiche di Agenda Digitale nazionali con il territorio.
  Relativamente a come questo comparto si posiziona all'interno del mercato, noi siamo convinti che la collaborazione pubblico/privato sia assolutamente strategica e fondamentale relativamente alla digitalizzazione del sistema Paese. Dobbiamo cercare di uscire – come Assinter cerchiamo di sviluppare molto questo aspetto – da una logica che possiamo definire conflittuale tra il pubblico e il privato e cercare di avere una logica di collaborazione strutturata che, a livello europeo, viene assolutamente valorizzata come fondamentale per lo sviluppo dei Paesi europei.
  In una recente missione istituzionale che, come ufficio di presidenza di Assinter abbiamo svolto a Bruxelles, nell'incontrare la Commissione europea, alti funzionari del Parlamento europeo, e il Comitato delle regioni, è stata valorizzata la dinamica regionale nella strategia del Mercato unico digitale, che in questo momento la Commissione europea sta portando avanti. La Commissione europea, tra l'altro, ci segnala l'estrema necessità che proprio la dinamica regionale sia la dinamica di integrazione, laddove è molto complicato che politiche di Agenda Digitale Europea arrivino sui territori. Il tema è quindi che le in house possono essere una potente chiave di sviluppo del sistema Paese e della sua digitalizzazione, perché hanno le competenze, la dimensione e la prossimità territoriale, che è la dimensione più corretta.
  Entrando nel documento, vengono fatte delle premesse sul fatto che anche per noi l'attuazione dell'Agenda Digitale come paradigma della riforma strutturale dello Stato e della pubblica amministrazione è ovviamente importante; viene valorizzato il ruolo delle società nel rapporto con le regioni, e Le ricordo, presidente, che noi quest'anno, a valle della costituzione della Commissione speciale Agenda Digitale presso la Conferenza Stato regioni, abbiamo proceduto alla stipula di un protocollo di collaborazione tra la Commissione e Assinter, che vede essenzialmente Assinter come l'interlocutore tecnico a supporto della Commissione nell'implementare politiche di Pag. 5Agenda Digitale a livello regionale. Questo protocollo di collaborazione, che poi si è strutturato in una serie di azioni importanti...

  PRESIDENTE. Ma non c'era anche il Cisis una volta?

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. C'era il Cisis e tuttora opera. Il rapporto di collaborazione che abbiamo instaurato con la Commissione Agenda Digitale delle Regioni ha previsto che oggi ci sia una rappresentanza diretta in Assinter della Commissione nella nostra assemblea di due componenti, ad oggi espresse dal Piemonte e dalla Puglia. La presidenza della Commissione speciale oggi è in capo al Friuli Venezia Giulia, quindi abbiamo cercato di avere un'interlocuzione anche politica all'interno dell'assemblea di Assinter, che si riunisce con una frequenza almeno trimestrale, per cercare di legare molto il dialogo con le regioni.
  Il fatto di avere un momento di confronto come quello odierno all'interno di questa Commissione viene visto di buon grado anche nei nostri rapporti e nelle relazioni, perché permette proprio un confronto e un allineamento, cosa quanto mai opportuna e che dovrebbe essere fatta su base strutturata e permanente, molto metodica, ma spesso manca un allineamento tra i vari attori di questo ecosistema, quindi è difficile essere tutti allineati sullo stesso binario.
  Il sistema delle regioni, come segnalato anche dall'AgiD e dal Governo, è un sistema sicuramente importante nella pianificazione strategica, nella governance e nella valorizzazione di best practice, dove la componente delle società in house gioca un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda la sanità elettronica. Le normative succedutesi negli ultimi cinque anni pongono lo sviluppo della sanità digitale al centro del ragionamento da parte delle regioni e all'implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, individuando nella formula del riuso la modalità principale per consentire alle realtà più arretrate di usufruire di servizi e di attività che hanno fatto le realtà più innovative. Relativamente alla modalità del riuso siamo un po'critici su tale modello, che in questo momento vede il livello regionale instaurare un dialogo nella valutazione e nella scelta di poter attivare politiche di riuso. Siamo convinti che permettere un riuso anche tecnico direttamente legato al rapporto tra le società in house potrebbe garantire un miglioramento delle modalità con le quali il riuso tecnicamente viene portato a compimento. Il tema è questo: oggi il riuso avviene nell'interlocuzione prevalentemente regionale, dove la componente politica esprime un desiderata, un prodotto, un servizio, ciò poi ripercorre tutta una catena all'interno della macchina amministrativa regionale, fino a quando viene poi attivato un meccanismo che determina il riuso e va ad interloquire, laddove presenti, verso le società in house, che, a quel punto, cercano di raccordare tali due livelli.
  Riteniamo che un modello più veloce sarebbe ipotizzabile nel caso in cui fosse il fabbisogno – anziché la valutazione – ad essere espresso direttamente da una componente tecnica, in una modalità che noi valutiamo come strategica nell'attivazione di poli di specializzazione tecnica sul territorio e nella condivisione di servizi che possono essere infrastrutture o servizi di data center, che vedono la nascita all'interno del modello nazionale di poli che possono valorizzare delle specificità, di cui le altre società in house possano beneficiare in una logica molto più dinamica, quindi non ad un livello amministrativo, ma ad un livello tecnico.

  PRESIDENTE. Ma servono delle modifiche normative, ci sono delle limitazioni normative oppure è solo una questione di governance, di organizzazione, o di volontà?

  LUCA RIGONI, direttore. Ci sono due dimensioni che concorrono, come dicevamo poc'anzi, una dimensione amministrativa e una dimensione industriale, cioè di scambio di carattere tecnico/tecnologico, sul quale è importante insistere, perché è lì che si ottiene il valore aggiunto. Pag. 6
  Queste due logiche spesso sono contrastanti, perché la norma forse lascerebbe più spazio, ma, in realtà, questo percorso amministrativo descritto dal presidente Puksic è complesso, quindi dalla manifestazione di una volontà politica, che non può che esprimere l'ente controllante regione all'attivazione reale dello scambio passano mesi o anni, perché il percorso amministrativo è troppo lungo.

  PRESIDENTE. Se l'assessore o il presidente decide di riutilizzare il software della regione...

  LUCA RIGONI, direttore. A quel punto si sviluppa, in questo Paese, un confronto tra amministrazioni regionali, che produce dei protocolli di intesa. Questi protocolli di intesa hanno una loro gestazione, perché un protocollo d'intesa, come Lei sa perfettamente, ha bisogno di una serie di avalli all'interno dell'amministrazione, che solo alla fine prevedono formalmente il reale coinvolgimento degli attori tecnici: le in house, laddove ci sono. Questo percorso storicamente – non esprimo un giudizio di valore – è molto lungo; più volte abbiamo cercato, con altri interlocutori e nelle precedenti legislature, di porre questo come un tema da semplificare dando ulteriore esplicita indicazione anche nel CAD, per quanto il CAD non sia lo strumento del tutto adeguato, ma almeno come indicazione del fatto che tra soggetti orizzontali, una volta dato il placet operativo-politico, il riuso tra in house o tra una amministrazione regionale e l’in house possa procedere parallelamente velocemente anche senza marginalità, consentendo alla tecnica di sviluppare un percorso molto più veloce anche istruttorio, che è foriero del successo dell'iniziativa.
  Questo per quanto riguarda il riuso a valle, cioè una volta che abbiamo già sviluppato, mentre il presidente Puksic citava opportunamente che c'è un'altra strada altrettanto importante, che è il cosiddetto «riuso a monte», cioè identificare insieme con dei poli di specializzazione che cosa si può mutualmente mettere a disposizione, evitando replicazioni successive.

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. Che è, in effetti, la strategia che stiamo perseguendo a livello nazionale. Da qualche mese c'è un dialogo tra alcune società in house che cercano di capire come, premesso che nella maggior parte dei casi queste gestiscono le infrastrutture fisiche sia dei componenti di rete sia dei componenti di data center e tutta la filiera dei servizi, possono andare dagli enti locali all'ente controllante, ossia la regione, a tutto il sistema della sanità, laddove sia presente la componente di integrazione da parte delle società. Alcune di queste aziende stanno avviando un percorso che vede una federazione interregionale tra società che possono collegare fisicamente infrastrutture di rete, gestendone punto-punto la parte di sicurezza e la parte di traffico, che possano costituire quindi un sistema federato di data center, iniziando ad immaginare anche una convergenza da un punto di vista tecnologico e infrastrutturale di requisiti dei data center sul territorio, quindi di area molto vasta, che poi inizino, in modo incrementale, a condividere servizi in una logica pre-politica. Sentiti quindi i fabbisogni dell'amministrazione regionale o comunque dell'ente controllante, iniziare a individuare come fare sistema per razionalizzare i servizi, quindi ridurre i costi e aumentare l'efficienza, in una logica di dialogo più semplice rispetto a questi territori con politiche nazionali, laddove non sempre è così semplice.
  Tutto questo all'interno di un progetto che AgiD sta perseguendo sia all'interno del Piano Triennale, sia all'interno della costituzione dei cosiddetti «poli strategici nazionali», dove molte delle nostre società hanno l'intenzione, a fianco del loro ente controllante, di qualificarsi come poli strategici nazionali, cioè vogliono poter concorrere anche loro e candidarsi ad essere poli strategici. Abbiamo questo sistema di società che hanno una fortissima natura tecnica, che possono accompagnare l'ente nell'implementazione di politiche di Agenda Digitale, che hanno all'interno della loro struttura profili professionali molto competenti. Pag. 7
  Tre anni fa abbiamo avviato un percorso di allineamento del sistema delle professioni all'interno di tutto il comparto, per allineare il job title e i mansionari di tutte le società su un framework unico, che è quello europeo per le competenze digitali; ad oggi otto su diciotto società hanno già sposato il sistema delle competenze Assinter, quindi otto di queste aziende quando si parlano e si confrontano su profili professionali parlano lo stesso linguaggio. Abbiamo quindi competenza tecnica, competenza professionale, siamo presenti laddove è necessario implementare queste politiche e abbiamo verificato che, laddove presenti, le società in house sono un potente acceleratore in termini di diffusione sia di competenze digitali sia di servizi tecnici..
  Relativamente al tema delle competenze, abbiamo fatto partire, come Associazione assieme ad altre associazioni nazionali, un Osservatorio delle competenze digitali, ormai al quarto anno, e anche un’academy, che serve il comparto delle società in house nella logica di riuscire a qualificare e allineare sullo stesso framewok di competenze i nostri dipendenti, quindi a vederli nel loro insieme come forza unica a supporto del sistema Paese.
  Anche l'interlocuzione che stiamo facendo negli ultimi mesi come Assinter rientra nella logica di un posizionamento nazionale dell'Associazione che possa dialogare come un interlocutore qualificato rispetto a soggetti quali, da un lato, l'Agenzia per l'Italia Digitale, dall'altro, la Commissione speciale Agenda Digitale e quindi tutto il fronte delle regioni, e anche rispetto all'ecosistema delle grandi società in house centrali (penso a Sogei); dunque ritengo che possa essere un interlocutore con cui costruire politiche di Agenda Digitale, con una condivisione che non sempre avviene.

  LUCA RIGONI, direttore. Aggiungo solo un riferimento tecnico alla puntualizzazione relativa ai sistemi professionali e al richiamo del framework comunitario eCF, riconosciuto come standard dal CEN (Comitato Europeo di Normazione).
  Riteniamo che questo sia assolutamente in linea con le pregevoli, ultime iniziative legate alla valorizzazione delle competenze ICT nell'ambito delle amministrazioni e che sia effettivamente un caso d'uso interessante, tant'è che stiamo provando a interloquire con le amministrazioni regionali ma anche con alcune amministrazioni centrali, per fare in modo che questo standard di confronto tra amministrazioni e anche con il mercato si consolidi ulteriormente, perché chiamare con lo stesso nome le stesse professioni è importante per evolvere in maniera rapida.
  Vengo quindi al tema della sanità, che abbiamo approfondito. Nel documento trovate un inquadramento generale, dal nostro punto di osservazione, sulla digitalizzazione dei servizi sanitari e del Fascicolo Sanitario Elettronico, trovate lo stato dell'arte nei territori, trovate alcuni esempi puntuali, relativi al Friuli Venezia Giulia, alla Lombardia e anche al Veneto.
  Mi soffermo su due aspetti. Relativamente alla necessità di fare sistema, di coinvolgere attivamente gli altri interlocutori privati, di raccordare in maniera fluida tutto il sistema degli attori e degli interlocutori che ruota attorno alla sanità digitale cito l'esempio di un workshop, denominato Innovation Lab, che si è strutturato nella produzione di un documento di posizionamento che abbiamo chiamato Carta di Salerno, che è stata realizzata da Assinter per l'Azienda sanitaria di Salerno nella primavera di quest'anno.
  L'obiettivo è quello di condividere con tutta la filiera degli attori locali, che abbiamo raccolto in una giornata di workshop a Salerno, una roadmap intelligente che, recependo lo stato delle realizzazioni e delle criticità in atto, ma affrontando anche difficoltà e alcuni ostacoli incontrati dalle regioni più virtuose, offrissero una metodologia innovativa ai decisori regionali e aziendali. Questo per dare rapida e corretta attuazione delle reti regionali e aziendali eHealth, ingaggiate all'interno della generazione del Fascicolo Sanitario Elettronico e del dossier sanitario.
  Per quanto riguarda l'altro elemento che volevo sottoporre alla vostra attenzione, relativamente alla diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico noi abbiamo fatto una verifica sui dati forniti dalla Agenzia Pag. 8 per l'Italia Digitale, da cui emerge che riguardo allo stato dell'arte dell'attivazione del Fascicolo Sanitario Elettronico a livello regionale esiste una correlazione positiva tra la presenza di una società ICT in house sul territorio e l'avanzamento delle politiche di innovazione in ambito sanitario.
  Su quattordici regioni o province autonome che hanno una percentuale di servizi FSE realizzati superiore all'80 per cento, dodici di queste vedono la presenza di una società ICT in house associata ad Assinter come protagonista dello sviluppo di questa sanità digitale e, di queste, otto hanno una capillarità pari o superiore al 90 per cento. Ci sono anche altre società come, ad esempio il CSI Piemonte, che stanno progressivamente incrementando i loro sforzi realizzativi rispetto a questo importante servizio. Nel complesso, i Fascicoli Sanitari attivati sono oltre 11 milioni, mentre i referti digitalizzati ammontano a poco meno di 30 milioni.
  Un altro elemento molto importante relativo al tema della sanità digitale è la gestione...

  PRESIDENTE. Sui dati del Fascicolo Sanitario Elettronico in più audizioni è sempre emerso un problema, e la volta scorsa avevo evidenziato un esempio che tuttora è on line, per cui per quanto riguarda i dati rispetto all'utilizzo da parte dei cittadini, secondo il portale, dal 16 gennaio 2017 il numero totale degli assistiti nella Provincia autonoma di Trento è sempre 533.999, ma è abbastanza difficile che nessuno sia nato o morto o abbia cambiato residenza, così come anche i cittadini che hanno eseguito almeno un accesso dal 28 febbraio 2017 sono sempre 53.500, ogni trimestre sono sempre gli stessi, il che fa presumere che questi dati non siano raccolti con la dovuta qualità del processo. Potete darci qualche informazione in più su come vengono...?

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. Sono dati che vengono raccolti direttamente dalle regioni e dalle province autonome, su cui noi non abbiamo visibilità in questo momento.

  PRESIDENTE. Ma voi, come sistema delle imprese, li fornite?

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. Quando ci vengono richiesti, sì.

  PRESIDENTE. Però, non è un sistema strutturato...

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. No, non è un sistema strutturato. Sempre sul tema della sanità volevo dare evidenza del fatto che riteniamo fondamentale la gestione in prospettiva del dato del cittadino, ovviamente secondo tutti i prerequisiti di gestione della privacy e di accesso.
  Riteniamo che il volume dei dati che queste società gestiscono, anche rispetto alla spesa complessiva della sanità pubblica e agli investimenti fatti, purtroppo inferiori alla media europea e in decrescita nell'ultimo triennio, per la digitalizzazione del sistema sanitario, dovrebbe essere realtà in controtendenza, quindi riteniamo auspicabile un aumento degli investimenti in digitalizzazione del sistema sanitario.
  Per il tipo di medicina innovativa che ci aspetta nei prossimi anni, il ruolo di queste società e del volume di dati che gestiscono potrebbe essere molto utile nell'abbattimento; utilizzando logiche di analisi predittive di dati, si potrebbe abbattere sensibilmente la gestione delle cronicità dei pazienti cronici. Vi cito due esempi concreti. Le politiche di integrazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, che diventano un Fascicolo Sanitario Elettronico regionale rispetto a linee guida nazionali, devono interfacciarsi con una miriade di aziende private, dove ognuno veicola la propria soluzione o il proprio standard, sempre all'interno di un quadro in cui dovrebbero essere degli standard nazionali, e ci sono casi concreti come il Friuli Venezia Giulia, in cui il ruolo della società in house ha permesso la costituzione, tramite un accordo quadro, di un modello di integrazione da parte dei fornitori di mercato di cartelle, di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta, che prevedeva un dialogo costante a livello di piattaforma Pag. 9informatica e un canale informativo, in modo da garantire il passaggio dei flussi informativi di dati strutturati in modo bidirezionale, cosa molto importante in un raccordo del Sistema Sanitario Regionale.
  Non c'è da dimenticare il ruolo che queste società possono avere nel coinvolgimento della filiera degli attori sul territorio. Cito il caso del Veneto, che ha messo in essere una modalità di coinvolgimento denominata «Sanità chilometri zero», fatta da Arsenal, che ha coinvolto tutta la filiera, dai medici fino alle aziende sanitarie e ai cittadini. Oggi i cittadini hanno quindi a disposizione un’app, che permette di gestire tramite smartphone le proprie prescrizioni farmaceutiche, che vengono quindi completamente dematerializzate dai medici di medicina generale e gestite dal farmacista territoriale, che prende in carico il paziente una volta fornito il consenso dell'assistito.
  Prima di arrivare alle conclusioni che sentiamo di esprimere alla Commissione, sottolineo ancora una volta l'importanza dell'investimento relativamente alla digitalizzazione della sanità e, quindi, ad una auspicabile controtendenza rispetto all'ultimo triennio, che vede una flessione degli investimenti che in relazione trovate estratti da una ricerca del Politecnico di Milano.
  Per quanto riguarda le nostre considerazioni finali, ci sentiamo di ribadire che, dal nostro punto di osservazione, l'attività svolta finora da questa Commissione è sicuramente utile e molto preziosa proprio nella logica di mettere a conoscenza tutto l'ecosistema che ruota attorno all'innovazione pubblica in Italia sia dei ritardi che delle opportunità.
  In questo documento viene elencata una serie di raccomandazioni, che speriamo possano essere favorevolmente valutate dal legislatore. La prima è quella di valorizzare le competenze tecniche, tecnologiche ed organizzative che hanno le nostre società nei loro territori di appartenenza, che si muovono come cerniere su tre livelli, all'interno dei singoli territori, a livello interregionale in accordo con poli nazionali, di raccordo con operatori di mercato, che con sempre più forza si affacciano nel mondo delle in house pubbliche, perché lo vedono come un potente veicolo di innovazione rispetto al territorio nazionale.
  Vi raccomandiamo anche un potenziamento delle competenze digitali nella pubblica amministrazione. Sappiamo che questa Commissione ha già messo in evidenza la necessità di un aumento sia di competenza che di risorse, e segnalo che, purtroppo, per quanto riguarda il comparto delle in house pubbliche, oggi noi abbiamo due vincoli: rientrando nel novero delle società partecipate, abbiamo un vincolo alle assunzioni, che non ci permette di assumere per poter acquisire competenze professionali nuove, dall'altro un vincolo agli investimenti in formazione, laddove purtroppo, per una normativa ancora in essere, abbiamo un vincolo legato al 50 per cento della spesa in formazione del 2009. Siamo chiusi, quindi, in questa tenaglia, non possiamo assumere e non possiamo formare come vorremmo, ma ci viene chiesto di digitalizzare con sempre più velocità il sistema Paese, le regioni e le province nelle quali operiamo, compito sicuramente non semplice.
  Ci sentiamo di raccomandare la messa a valore di sistemi che trattino dati riservati dei cittadini e delle imprese, soprattutto relativamente all’eHealth, dove mantenere in ambito pubblico la gestione del dato più sensibile, salvaguardandolo e attivando servizi scalabili tramite modelli di cloud ibrido, può essere sicuramente opportuno. Abbiamo visto che anche a livello europeo questo è il modello vincente, negli anni si sono rincorsi diversi modelli internazionali (ricordo quello dell'Estonia), che ultimamente però soffrono di aver concesso troppo dal punto di vista di gestione del dato da parte di imprese e operatori di mercato privati, e avere invece sacrificato o non dato la gestione del dato a operatori pubblici.
  Oggi, sicuramente in Italia il meccanismo potrebbe essere bilanciato, le società in house pubbliche mantengono la gestione dei dati dei cittadini e poi magari, nell'interfacciarsi con operatori privati, possono accedere a servizi scalabili e in cloud.
  Ci sentiamo anche di raccomandare un modello di e-procurement innovativo e intelligente, Pag. 10 con un coinvolgimento proattivo dei soggetti IT in house, le società di Assinter, nelle fasi progettuali. Sarebbe opportuno che questi soggetti fossero parte della strategia e della progettazione, la creazione di poli di specializzazione tecnica a livello nazionale sulla rete delle società in house, anche nella logica di collaborazioni interregionali e nell'attivazione di piattaforme che permettano di riusare servizi in maniera agile e dinamica, non tanto a livello amministrativo, quanto a livello tecnico, quindi proprio all'interno della rete in house, l'aumento del budget sanitario per la progettazione di strumenti eHealth innovativi, la cantierabilità di programmi d'urto nel settore IT, dando supporto affinché i progetti siano caratterizzati non solo da tempi modalità di switch-off, ma anche da indicatori per misurare l'efficacia e la ricaduta sociale degli interventi.
  Abbiamo, tra l'altro, recepito, rispetto al piano triennale rilasciato dall'Agenzia per l'Italia Digitale assieme al Team per la trasformazione digitale, il modello di interoperabilità e dei servizi che AgiD propone all'interno dei piani industriali delle società in house, che stanno deliberando i propri piani industriali, quindi già diverse società hanno recepito questo modello all'interno dei piani industriali, in una logica di allineamento centro/territorio sicuramente molto utile, e diverse società in house hanno iniziato ad inserire metriche di valutazione e indicatori che permettano di verificare la realizzazione del Piano Triennale all'interno dei singoli territori.
  Sicuramente la spesa nel settore IT deve essere razionalizzata, ma non diminuita, deve essere razionalizzata nelle modalità e negli obiettivi degli investimenti, ma oggi spendere in digitale significa investire in innovazione, in opportunità di sviluppo, in efficienza del sistema, non deve essere vista come una voce di costo, ma piuttosto come una voce di investimento.
  Ci sentiamo infine di ribadire l'importanza di promuovere e rafforzare forme di partnership pubblico/private, avendo potuto verificare con mano che laddove queste si sviluppano portano strumenti di innovazione e digitalizzazione tangibili, che aumentano il valore percepito dal cittadino e anche, in concreto, quello che arriva al cittadino, alle imprese e al sistema pubblico in generale.

  PRESIDENTE. Grazie. Ho solo un'osservazione e una domanda. Chiaramente, è importantissimo il lavoro di condivisione e di collaborazione, anche dal punto di vista del risparmio della spesa pubblica. In questa Commissione più volte è stato chiesto, rispetto al Fascicolo Sanitario Elettronico, come mai non si sia riusciti a mettere a fattor comune gli sforzi delle varie regioni e, quindi, ogni regione abbia avuto un diverso sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico e se non fosse possibile risparmiare cercando di trovare dei meccanismi di lavoro collaborativo.
  In parte ci avete già descritto le difficoltà del riuso, però è importante sottolineare l'esigenza che si vada nella direzione di cambiare modello, anche perché per la modalità dei servizi in cloud è possibile pensare a servizi che vengano sviluppati da più regioni contemporaneamente ed erogati a più enti in modalità SAAS (Software As A Service).
  Francamente mi ha preoccupato quando ha detto che molti dei vostri associati vogliono diventare polo strategico, perché la Commissione ha constatato che quando si parla di centralizzazione dei data center sono tutti d'accordo nel centralizzare i data center presso se stessi; non abbiamo mai trovato qualcuno che dicesse: «è giusto centralizzare i data center, quindi dismettiamo il nostro e andiamo al data center di un altro», perché c'è anche un meccanismo psicologico che spinge a cercare di diventare strategico per preservarsi il futuro, mentre invece c'è un meccanismo che tende a rallentare la possibilità di dismettere attività, perché si rischia di non essere più considerati importanti. Assinter come pensa di affrontare questo ostacolo oggettivo, che anche in passato ha limitato questa azione che va nella direzione di centralizzare i data center? Se infatti diventano tutti poli strategici nazionali, vuol dire semplicemente che rimangono come prima, solo che hanno cambiato il nome.

Pag. 11

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. Inizio dalla Sua apertura e mi sento di dire che servirebbero più Commissioni nel valore assoluto del suo significato, che vuol dire più allineamento. Ho appreso molte cose da questa Commissione, leggo con molto interesse i resoconti e seguo in streaming gli interventi che vi si svolgono e ho scoperto molte cose che non sapevo, ed è singolare considerando che sono uno degli attori coinvolti all'interno di questo ecosistema, quindi mi sento di dire che sicuramente una Commissione permanente, in termini di dialogo tra i vari attori coinvolti, potrebbe portare dei benefici e, in generale, maggiore allineamento, e questo vorrebbe dire che la diffusione e implementazione ad esempio del Fascicolo Sanitario Elettronico, ma potremmo fare moltissimi altri esempi, sarebbero sicuramente più veloci e più omogenee.
  Guardando al futuro, sicuramente un modello dove possano lavorare più regioni contemporaneamente assieme, gestendo servizi condivisi in una logica SAAS, come diceva lei, sicuramente è anche la nostra visione. Questo si inserisce nel tema dei poli strategici nazionali. Anche noi siamo convinti che sia necessaria una razionalizzazione del sistema dei data center d'Italia, che non abbiamo capito se sono 8 o 11 mila, perché non è così semplice recuperare i dati, però mi sembra improbabile che in tempi rapidissimi – ragiono sempre ad un anno – questi data center possano passare da 11 mila a 30, 40 o 50 – non è chiaro quale sia il numero finale – e forse non sarebbe neanche opportuno. Indubbiamente è utile osservare cosa succede fuori, i modelli europei sono sicuramente differenti dai nostri, in alcuni casi sono molto razionalizzati, sono molto consolidati i data center, in altri sono più distribuiti, in alcuni hanno logiche regionali, in altri logiche municipali, dove servono magari 300 mila o 500 mila abitanti. Il modello che va per la maggiore è un modello ibrido pubblico/privato, dove vi è una componente di gestione del dato del cittadino dal punto di vista del sistema pubblico e quindi un data center privato della pubblica amministrazione, e che può scalare rispetto ai servizi su piattaforme cloud acquisite anche da operatori privati.
  Siamo consapevoli che alcune delle nostre società hanno data center molto evoluti, che stanno tra l'altro certificando, alcune nostre società sanno di avere dei data center perfettibili, la logica che però muove queste società e le regioni nelle quali sono è quella di dire: «se mi metto insieme e quindi consolido la mia infrastruttura con qualche regione limitrofa che abbia interesse a collaborare con me, posso costituire un polo strategico nazionale», che non deve essere inteso come data center fisico, ma come polo strategico nazionale, in una piattaforma che riesce a collaborare in maniera sinergica, mettendo a disposizione infrastrutture fisiche di connettività, infrastrutture fisiche di storage e potenza di calcolo, servizi e piattaforme comuni. Questo per me è un polo strategico nazionale, non possiamo intendere un polo strategico nazionale una installazione di data center, perché sarebbe molto riduttivo, nella mia visione e in quella della mia associazione, quindi concordiamo sull'opportunità di razionalizzare in maniera intelligente, magari andando anche a leggere le specificità territoriali e la politica, che ovviamente in alcune regioni più che in altre valorizza gli investimenti in infrastrutture, ritiene opportuno avere a livello pubblico la gestione e la proprietà delle strutture di data center, laddove questi investimenti non siano mai sotto un livello minimo di servizio accettabile per il cittadino, della gestione della conservazione dei suoi dati personali in maniera che durante tutto il corso della sua vita non siano mai messi a rischio, ad un livello tale per cui gli possano essere erogati i servizi in mobilità, in continuità, scalabili, quando ne ha bisogno e nel modo più efficiente possibile.

  LUCA RIGONI, direttore. Volevo aggiungere solo una postilla rispetto a questo argomento, sul quale siamo intimamente e fortemente convinti, il tema dell'identità e della valorizzazione delle differenze. Data center e servizi infrastrutturali in senso lato a disposizione di tutto il Paese si lega in maniera molto stretta con le vocazioni di questo Paese, che non è tutto uguale. Quando Pag. 12pensiamo a dei poli, pensiamo anche a dei poli di capacità e di competenza, il Centro Italia – lo dico a titolo esemplificativo – anche grazie al lavoro che stiamo facendo, sta ragionando in termini di vocazione turistico-culturale in realtà aumentata. I poli passano, quindi, attraverso due livelli di consapevolezza: un'infrastruttura che raggiunge un livello standard medio-alto accettabile e la valorizzazione delle differenze e delle competenze.

  PRESIDENTE. Chiedo ai nostri ospiti se abbiano documentazione in formato digitale da consegnare alla Commissione e quale regime di pubblicità questa debba avere (libera, riservata o segreta).

  SIMONE PUKSIC, presidente di Assinter Italia. Certo, libera.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, durante la seduta odierna, la Commissione ha ricevuto documentazione dall'Assinter, d'accordo con gli autori, ritiene di includere nella categoria degli atti liberi e di pubblicare quindi, come di consueto, sul sito web della Commissione.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 11.40.