XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 208 di Lunedì 18 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Braga Chiara , Presidente ... 2 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia, Paolo Canessa:
Braga Chiara , Presidente ... 2 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 2 
Braga Chiara , Presidente ... 6 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 6 
Braga Chiara , Presidente ... 6 
Boccia Luigi , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 6 
Braga Chiara , Presidente ... 6 
Boccia Luigi , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 6 
Braga Chiara , Presidente ... 7 
Boccia Luigi , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 7 
Braga Chiara , Presidente ... 8  ... 8 
Boccia Luigi , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 8 
Braga Chiara , Presidente ... 8 
Gambassi Linda , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 8 
Braga Chiara , Presidente ... 8 
Gambassi Linda , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 8 
Braga Chiara , Presidente ... 8  ... 9 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 9 
Braga Chiara , Presidente ... 9 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 9 
Braga Chiara , Presidente ... 9 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 9 
Braga Chiara , Presidente ... 9 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 9 
Braga Chiara , Presidente ... 10 
Canessa Paolo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia ... 10 
Braga Chiara , Presidente ... 10 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno, Ettore Squillace Greco:
Braga Chiara , Presidente ... 10 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 10 
Braga Chiara , Presidente ... 12 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 12 
Bianchi Stella (PD)  ... 12 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 12 
Braga Chiara , Presidente ... 12 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 12 
Bianchi Stella (PD)  ... 13 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 13 
Bianchi Stella (PD)  ... 13 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 13 
Bianchi Stella (PD)  ... 13 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 13 
Bianchi Stella (PD)  ... 13 
Braga Chiara , Presidente ... 13 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 13 
Bianchi Stella (PD)  ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Bianchi Stella (PD)  ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Braga Chiara , Presidente ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Braga Chiara , Presidente ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Bianchi Stella (PD)  ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Bianchi Stella (PD)  ... 14 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 14 
Braga Chiara , Presidente ... 15 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 15 
Braga Chiara , Presidente ... 15 
Squillace Greco Ettore , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno ... 15 
Braga Chiara , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CHIARA BRAGA

  La seduta comincia alle 16.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia, Paolo Canessa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Paolo Canessa, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia, accompagnato dalla dottoressa Linda Gambassi e dal dottor Luigi Boccia, sostituti procuratori, che ringrazio della presenza.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento territoriale che la Commissione sta svolgendo sulla regione Toscana, con particolare riguardo alla situazione dell'ATO centro. Ricordo che una delegazione della Commissione si è recata in missione nella provincia di Pistoia il 29 novembre scorso, svolgendo un sopralluogo presso la discarica del Cassero a Serravalle Pistoiese.
  Ricordo altresì che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola al dottor Paolo Canessa per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Penso che saremo in grado di riferirvi ciò che interessa i vostri lavori. Ovviamente, per praticità mia, dei colleghi e anche della Commissione, abbiamo preparato un dossier abbastanza particolareggiato, con tanto di relazione introduttiva, di cui mi limito a sottolineare i temi e le criticità che abbiamo trovato nel corso di questi ultimi anni, rimandando, poi, per la parte più specifica, ai colleghi, soprattutto con riferimento alle due situazioni più delicate, che sono la discarica del Cassero e l'inceneritore di Montale (vicende che, come penso, siano già note alla Commissione).
  Come procura della Repubblica di Pistoia abbiamo messo – penso – tutto il nostro impegno e l'abbiamo dimostrato nel fatto che, essendo la nostra una procura di medie o piccole dimensioni, con sette sostituti e un procuratore, abbiamo dei gruppi specializzati che si occupano di singole materie. Per quanto riguarda proprio la materia rifiuti e ambiente, tre di noi si occupano esclusivamente, cioè specificamente, Pag. 3 di questi temi. Quando ci sono stati fatti più eclatanti, come quelli che abbiamo detto, abbiamo messo le nostre migliori energie a servizio e, soprattutto, quelle dei colleghi che sono oggi con me.
  Per quanto riguarda i due fatti più importanti, direi che uno – cioè quello del Cassero – è, come spiegherà il collega Boccia, in avanzato grado di istruttoria, con una discovery abbastanza ampia per cui, eventualmente, potremo rispondere alle vostre domande, anche perché il deposito degli atti che faremo è abbastanza ampio (non ci sono segreti).
  Per quanto riguarda Montale, la situazione è più delicata perché sono indagini ancora iscritte a ignoti e l'attività è tuttora in corso, quindi la collega e io abbiamo dei limiti, di cui abbiamo parlato, per cui, eventualmente, dovremo trattare la vicenda nel modo ci siamo detti, segretando alcuni passaggi. Fermo poi restando che ho un'annotazione completa di tutti i casi, oltre a quelli che abbiamo detto, di cui sommariamente vi darò ragione e sempre facendo presente che è materia scritta, come è noto, dobbiamo però ben sapere tutti – questa Commissione saprà prima di me e la mia è un'osservazione a voce alta da magistrato con circa quarantuno anni di esperienza – che quella dei reati ambientali è una materia in cui l'autorità giudiziaria, ahimè, interviene per la maggior parte dei casi su quelli di scarsa rilevanza. Abbiamo cioè, per la legislazione che esiste, limiti abbastanza importanti. Non abbiamo grandi spazi, soprattutto in considerazione del fatto che, innanzitutto, la polizia giudiziaria che collabora con noi è sì alle dipendenze dei singoli pubblici ministeri ma, in genere, si tratta di organismi, qualunque essi siano, che fanno parte di autorità amministrative (sono spesso le polizie municipali, che dipendono dagli stessi comuni proprietari degli impianti).
  La nostra ampiezza o volontà di approfondire, quindi, incontra questi limiti e ciò si vede nei processi. Facciamo del nostro meglio ma, come penso sia noto, questa è una scelta del legislatore, sulla quale non abbiamo nessun sindacato e che ritroviamo nel nostro quotidiano agire: è una situazione che esiste, così come in altre materie che magari rivelano un interesse sociale meno ampio di questo, ma nelle quali, tuttavia, la possibilità di incidere risulta molto più ampia.
  Detto questo, mi scuso se la nostra audizione può aver avuto origine dal fatto che ad una prima relazione, nel maggio di quest'anno, su richiesta della Commissione, dove abbiamo sottolineato i due episodi più importanti già ricordati, poi, ad un vostro sollecito del 7 ottobre di quest'anno, non abbiamo dato fino ad oggi risposta. Oggi siamo qui per darvi quindi la possibilità di incrementare le notizie già acquisite alla luce dei recenti sviluppi. Mi scuso ancora per questo ma ciò è stato dovuto ad un disguido del mio ufficio (gli uffici, come sapete, soffrono molto della mancanza di personale amministrativo). La colpa di questo ritardo, comunque, è stata esclusivamente mia e spero di avere rimediato con l'audizione di oggi, avendo peraltro messo per iscritto tutto quello che avrei dovuto dire e rispondendo nello specifico alle domande che mi sono state poste.
  Per cercare di essere breve e poi andare al concreto con gli interventi dei colleghi, partirei dai due incendi, quello di San Marcello Pistoiese, del 13 maggio, e quello del 19 giugno di quest'anno, in località Piteglio, presso la Sistemi Biologici Srl per il compostaggio, chiusa per fallimento nel 2017, con 5.000 tonnellate di rifiuti, nonché quella successiva nelle medesime condizioni. L'indagine è stata svolta dalla collega Gambassi abbastanza velocemente. La Commissione chiedeva conto di questo. Soprattutto, si può concludere che le indagini in merito sono tuttora in corso. La particolareggiata relazione della collega è divisa in due parti. Nella prima parte si dà in primo luogo atto del fatto che, sostanzialmente, si può concludere in questo modo: la causa degli incendi è da ricondurre, con tutta probabilità, a fenomeni di autocombustione, essendo comunque da escludere l'ipotesi dolosa. Le conseguenze degli incendi sull'ambiente e la salute non sono valutabili. L'unico effetto sull'ambiente può essere eventualmente dato dall'immissione in atmosfera dei fumi, dal momento che i Pag. 4residui dell'incendio e le acque derivanti dalle operazioni di spegnimento sono rimasti all'interno dell'impianto, depositati nelle vasche presenti per il successivo smaltimento. Allo stato, per questo procedimento non sono state individuate responsabilità dirette di alcuno. Gli approfondimenti sono affidati alla collega.
  Per quanto riguarda l'altro impianto, sempre in estrema sintesi, ma per fare presenti i punti salienti, per l'inceneritore nel comune di Montale le problematiche di rilevanza penale si sono manifestate fin da subito, quantomeno dall'estate del 2015. Il 2015 è l'anno in cui ci fu quella prima – forzata o non – sospensione dell'attività del forno, comunque con quell'abbassamento totale della temperatura.
  Le indagini in corso sono in stato abbastanza avanzato ma, nella fase istruttoria, sono originate dai dettagliati esposti dai cittadini e dai comitati che, se non ho sentito male, sono stati sentiti già da questa Commissione. Noi possiamo aggiungere gli aspetti tecnici dal punto di vista oggettivo e da quello penale.
  Nelle risposte si parla di qualità delle emissioni, di superamento dei valori limite fissati dall'autorizzazione, di momenti di malfunzionamento o di inadeguatezza dei sistemi di controllo e monitoraggio delle emissioni, della mancanza di trasparenza della società proprietaria dell'impianto nella comunicazione e gestione delle anomalie degli episodi di arresto anomalo.
  Tutto questo per dire che quello che emerge – l'avrete visto, lo saprete – è un impianto che, probabilmente, ha fatto la sua epoca: continua ad andare ma i problemi che sono sorti e che da noi sono stati evidenziati all'inizio tuttora rimangono. Noi andremo avanti nella nostra parte di istruttoria penale, che prevedrà senz'altro addebiti a persone note con reati molto chiari. Indipendentemente, però, dai fatti storici che abbiamo evidenziato, così com'è – ma non è certo una valutazione che può fare un magistrato, che si occupa notoriamente del passato e non del futuro – quell'inceneritore, almeno al momento è stato – mi sembra che si possa dire – messo a regola (ma è questa una valutazione, forse, ad abundantiam).
  Per quanto riguarda il terzo fatto, il caso del Cassero di Casalguidi, nella frazione di Serravalle, le indagini relative all'incendio del 4 luglio 2016 sono in stato avanzato. Come vi dicevo, il collega, il dottor Boccia, sarà più dettagliato e risponderà, se necessario, a tutte le domande più specifiche. Il fatto è iniziato e ha portato da subito a provvedimenti da parte del PM a carico di indagati in concorso tra loro. Da subito è stato emesso un provvedimento di sequestro preventivo da parte del GIP del tribunale su richiesta del PM. È stata riconosciuta da subito la sussistenza del fumus di vari reati, già a suo tempo indicati nella nota che dovreste avere. Sono quelli previsti e puniti dagli articoli 81, 113, 423 e 449 del codice penale, nonché dall'articolo 29-quaterdecies del decreto legislativo n. 152 del 2006. Si tratta di fatti per i quali c'è già stato anche il riesame. Mi sembra che l'impostazione del PM abbia trovato conferma in tutti i successivi procedimenti, sia del tribunale del riesame, sia della Corte di cassazione, sia del tribunale d'appello in sede collegiale, che hanno confermato tutti il sequestro.
  Il collega ha evidenziato con chiarezza, da subito, che è stata depositata una relazione del consulente tecnico, nominato appunto dal PM, che ha confermato – questo è il punto più importante, a mio avviso – che le cause dell'incendio sono da ascrivere a comportamenti non dolosi. All'inizio questo fatto avvenne con l'apparente indicazione di fatti dolosi che, astrattamente, secondo gli occhi del PM, dovevano sembrare come indifferenti alla gestione della discarica. Per quanto riguarda gli accertamenti finora svolti, si tratta invece di comportamenti non dolosi, ma si è comunque evidenziata violazione alla normativa in materia di prevenzione incendi, con le conseguenze che abbiamo detto.
  Qui c'è una relazione, che vi alleghiamo già da subito, redatta dal collega Boccia, che aggiorna la documentazione che avevamo già mandato nel maggio di quest'anno. Potrete attingere da lì tutto quanto vi sarà utile perché è tutto scritto. Siamo Pag. 5comunque disposti a rispondere alle vostre domande qui, oggi, ma nei limiti del segreto (anche se in questo caso, come vi dicevo all'inizio, si tratta di fatti per i quali l'istruttoria è in stato avanzato e c'è stata un'abbondante discovery).
  Vorrei poi segnalare altri due tipi di situazioni, oltre a queste già note. Una è relativa, come indicato al punto numero 4), a procedimenti penali aventi ad oggetto indagini in merito al trasporto e allo smaltimento illecito di rifiuti, in particolare scarti di lavorazioni tessili. È qualcosa che dovreste sapere perché c'è un organismo a livello delle tre procure (Firenze, Pistoia e Prato). È un fenomeno in grande espansione, per il quale, per quanto abbiamo visto fino a oggi, è difficile l'individuazione delle responsabilità e dei veri e propri reati di gravità, come quelli – a mio avviso – di associazione, che sembrano invece, in apparenza, all'inizio, semplici episodi scollegati.
  Il fatto ha avuto un grosso sviluppo nel nostro territorio perché questi scarti della lavorazione tessile si producono quasi esclusivamente nella provincia di Prato, dove ora è in grossa espansione quest'attività da parte di soggetti di etnia in genere cinese, che nel doversi disfare degli scarti di lavorazione non trovano di meglio che collocarli presso personaggi (ovviamente, a loro avviso, non soggetti alla legge) che li distruggono nel modo che ritengono più opportuno, comunque, sicuramente, commettendo i reati, quantomeno quelli di cui all'articolo 256.
  Il fatto non è tanto dato dal numero dei reati, che nell'ultimo periodo si è innalzato in modo imponente. Noi abbiamo avuto 54 procedimenti a carico di persone note dall'inizio del 2017 ad oggi – per noi sono tanti – in relazione all'articolo 256, di cui nove con le modalità descritte, cioè lo smaltimento che avviene tramite terzi apparentemente estranei: ci sono 83 indagati, di cui 45 italiani e 38 nati all'estero.
  La criticità di questa situazione, cioè dei rifiuti che se ne vanno dai laboratori, sta nella difficoltà di entrarvi per capire esattamente chi si disfa di cosa, altrimenti si rischia di essere identificati come forze dell'ordine. Questi soggetti vengono spesso seguiti nel loro tragitto verso il pistoiese e di frequente la polizia giudiziaria li ha trovati mentre venivano svuotati in quantità veramente abnorme (quando andava bene) grossi sacchi nei cassonetti, oppure buttati nei campi vicini.
  Come ho sottolineato nell'ambito delle riunioni tenute più volte in prefettura a Firenze (anche il prefetto stesso di Firenze ha coordinato queste attività con la richiesta a noi di individuare il sistema per monitorare meglio questi episodi e non limitarli a singole contravvenzioni), abbiamo concordato tutti che l'unica strada possibile e comunque praticabile è quella di non limitare l'indagine ai singoli che con mezzi fatiscenti fanno quest'operazione per poche lire, rischiando quindi anche poco. Sarebbe opportuno, invece, identificare meglio l'organizzazione, per esempio scoprendo se questa è in capo ai cinesi o a gruppi italiani.
  L'operazione sarebbe possibile, a mio avviso, se ci fosse una competenza, quantomeno per quanto riguarda la singola procura. Nel momento in cui abbiamo il fascicolo e individuiamo la possibilità di pensare a indagini più specifiche, con intercettazioni, riprese con telecamere, cioè con strumenti che potrebbero dare risultati migliori, abbiamo l'impossibilità a praticarle perché c'è una competenza specifica del giudice distrettuale, il quale non sempre giudica opportuno condurre migliori indagini, lui che potrebbe far ciò – penso al 415 o al 416, o comunque a reati di più ampia portata – per cui spesso ci palleggiamo questi fascicoli senza arrivare al risultato.
  È questo un fenomeno in grande ascesa, che porta danno perché gli interessati non hanno se non il costo del trasporto. Si tratta di fatti che stanno veramente aumentando di giorno in giorno. Sperando che ci possano essere anche interventi legislativi più idonei, comunque noi faremo – e stiamo facendo – di tutto per cercare di coordinarci e prendere la strada di fare noi le indagini. Queste sarebbero di facile esecuzione: basta trovare l'organo competente per farle e poi farle spesso. Come facciamo per tanti altri fenomeni (ad esempio droga Pag. 6e furti), si potrebbe benissimo fare queste indagini e, quantomeno, interrompere questa catena senza guardare l'interesse dei singoli per queste condotte, i quali creano un danno che sarebbe facilmente rimediabile.
  Un ultimo argomento mi ha interessato fin dal momento in cui mi è stato sottoposto e anche di questo vi lascio traccia scritta. Si tratta di indagini preliminari, a me comparse in quest'attività per la prima volta, relative a possibili connessioni tra la morte di soggetti adulti (ma spesso anche bambini) residenti nella zona limitrofa a quella dell'inceneritore di Montale.
  Il problema è stato sollevato già da qualche tempo da esperti e mediante esposti che la procura ha ricevuto, con consulenze di medici ospedalieri, medici di famiglia e medici pediatri, relativamente proprio ai morti nella zona limitrofa a Montale. Sono stati già disposti accertamenti preliminari per sollecitare, appunto, l'approfondimento di alcuni dati significativi già presenti ora in merito alle possibili conseguenze che l'inceneritore di Montale possa aver causato, così come altri inceneritori in luoghi diversi, sulla salute dei soggetti residenti nelle zone limitrofe.
  L'indagine è tutta coperta da segreto perché è da poco iniziata. Prevede l'esecuzione di accertamenti medici specifici volti ad accertare in primo luogo se in certe aree i tumori sono stati superiori alla media e, in caso positivo, se tali fatti siano dovuti in via esclusiva all'inceneritore, ovvero se vi siano stati altri fattori di rischio; tutto ciò è al fine di verificare eventuali danni alla salute degli abitanti e dell'ambiente causati dall'inceneritore, in considerazione del fatto che, quantomeno nel corso dell'estate 2016, gli sforamenti delle emissioni di diossina e altre sostanze nocive alla salute sono stati accertati nella zona limitrofa all'impianto. Direi che i fatti più eclatanti e importanti sulla materia di vostra competenza e del nostro gruppo di lavoro sono questi. Consegno a lei questa relazione, con allegate le relazioni che faranno i due colleghi: una sul Cassero, l'altra sul Montale. Resto a disposizione per qualsiasi domanda.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Intanto la voglio rassicurare sul fatto che avremmo comunque svolto l'audizione. Stiamo infatti ascoltando tutti i procuratori interessati, quindi non si senta in difetto assolutamente: quello di oggi non è un richiamo.
  Vorrei poi precisare che nel corso della missione svolta in Toscana, purtroppo, per ragioni meramente organizzative di tempo, non abbiamo potuto fare il sopralluogo presso l'inceneritore di Montale.

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Capisco che non è facile.

  PRESIDENTE. Non siamo riusciti ad inserirla nel programma. Passo ora la parola al dottor Boccia.

  LUIGI BOCCIA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Io parlerò dell'indagine sul Cassero. Penso che ci siate stati e quindi già conoscete un po’ la situazione logistica. Ad integrazione di quanto illustrato dal procuratore e di quanto più dettagliatamente possiamo rimandare alla relazione scritta, mi soffermerei solamente su due aspetti emersi durante l'indagine che mi sembrano rilevanti. Il primo aspetto riguarda l'incendio. C'è stato quest'incendio nel luglio 2016 che, inizialmente, sembrava di natura dolosa. Poi si è verificato che sono assolutamente da escludere cause dolose, le quali, invece, vanno rinvenute in questi due aspetti che adesso riferirò. Uno è l'innesco e l'eventuale propagazione dell'incendio – proprio di recente è stata depositata una consulenza tecnica, ancora coperta da segreto istruttorio, quindi su questo raccomando l'uso...

  PRESIDENTE. Se ci vuole fare questo riferimento, dobbiamo segretare la seduta.

  LUIGI BOCCIA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Non c'è ancora discovery su questo. Potrei, però, riferire intanto su tutta la parte per cui già c'è discovery.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Va bene.

  LUIGI BOCCIA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. L'altro aspetto evidenziato dai consulenti, questa volta chimici ed esperti in materia di rifiuti, è quello della gestione e trattamento dei rifiuti cosiddetti con codice a specchio. È una problematica che ha visto confrontarsi due opposte tesi, come forse sanno i cultori della materia: la tesi della certezza e quella della probabilità.
  Una direttiva europea, quella del 2014, la n. 955, che ha dato alcune indicazioni su come classificare e caratterizzare i rifiuti con codici a specchio. Il problema è che c'è un po’ di carenza nella legislazione italiana nel recepimento di questa decisione dell'Unione europea. Vi erano delle linee guida emesse con la legge n. 116 del 2014, che quest'estate sono state abrogate senza che fossero sostituite da altrettante linee guida, così come ci sono in altri Paesi dell'Unione europea.
  Questo significa che c'è la decisione, per la quale i rifiuti con codice a specchio devono essere classificati e caratterizzati in un certo modo, ma non ci viene detto nel dettaglio come vadano fatte questa classificazione e questa caratterizzazione: questo è lasciato un po’ all'interprete ed ecco la ragione per cui si sono un po’ scontrate queste due tesi.
  Noi abbiamo fatto il sequestro aderendo alla tesi della certezza, sia anche un po’ al principio di precauzione, sotteso alla decisione della legislazione europea. Naturalmente, le difese argomentavano in maniera diversa. Devo dire, però, che questa nostra impostazione ha retto a tutti gli appelli nonché al riesame e, di recente, ha avuto anche il conforto della Corte di cassazione, la quale in un caso simile laziale, che forse conoscete, sempre riguardante i codici a specchio, ha aderito pienamente alla tesi della certezza, basata sul principio di precauzione, ma ha rimesso gli atti alla Corte di giustizia europea per verificare la compatibilità della legislazione italiana con le direttive europee proprio basandosi su quest'interpretazione più restrittiva della problematica dei rifiuti a specchio.
  Che cosa significa tutto questo in soldoni? Non aderendo alla tesi della certezza e quindi basandosi su criteri probabilistici, la classificazione e la successiva caratterizzazione dei rifiuti per l'immissione in discarica venivano operate sulla base di quanto dichiarato nei formulari dai produttori dei rifiuti. Il problema è che, quando questi rifiuti venivano a loro volta da impianti di gestione e di rimescolamento di rifiuti, non si poteva avere mai la certezza dell'effettivo contenuto in questi rifiuti di elementi e materiali pericolosi, con la conseguenza che chi riceveva in discarica questi rifiuti si basava esclusivamente su quanto dichiarato dal produttore e non riteneva di dover effettuare, a sua volta, delle analisi esaustive, come dice la direttiva europea.
  Noi riteniamo invece che anche le discariche, quando le analisi non siano esaustive, debbano fare degli approfondimenti per verificare se le analisi siano tali e se non lo sono, ricorrere a test di laboratorio. Naturalmente, i gestori non vogliono perché dicono che quest'operazione costa, che queste analisi addirittura non sarebbero possibili perché non sarebbe possibile risalire a un accertamento al cento per cento della presenza o meno di rifiuti pericolosi. I nostri chimici e professori universitari, però, dicono che queste cose si insegnano anche nelle università e che ciò è possibile, proprio con metodiche che si insegnano da tempo nelle università (naturalmente, adattabili al caso di specie).
  Come al solito, è un problema anche di costi, cioè economico, ma l'Unione europea ci ha indirizzato verso la precauzione per tutelare il cittadino, che deve purtroppo subire nel proprio territorio questo tipo di attività, le quali sono sì economiche ma devono anche essere di tutela dell'ambiente. Secondo me, se posso esprimere un'opinione non politica ma semplicemente di operatore del diritto, è il caso di dare una sterzata abbastanza forte in tal senso, facendo un po’ di chiarezza nella legislazione italiana in modo da non dico costringere ma se non altro indirizzare i produttori e chi riceve questi rifiuti a effettuare un'analisi veramente esaustiva per capire che cosa viene messo in discarica. Pag. 8
  Il problema è che questa legislazione, oggi, fa sì che nemmeno chi riceve i rifiuti in discarica sappia effettivamente che tipo di rifiuti si mette nel proprio impianto. Quando sono andati a fare il sopralluogo i Vigili del fuoco al momento dell'incendio, essi hanno trovato anche bottigliette di plastica, idrocarburi, gommapiuma e altri tipi di materiali rimescolati che hanno una forte infiammabilità ed erano a stretto contatto con i camini di biogas, che normalmente tutti i rifiuti – anche quelli non pericolosi – producono.
  È chiaro che se alla fine nemmeno chi riceve i rifiuti in discarica sa veramente quali tipi di rifiuti effettivamente riceve e ritiene di non dover fare nessun tipo di accertamento ulteriore a quanto dichiarato dal produttore, c'è qualcosa che non va in questo sistema. Mi rendo conto che la materia è un po’ complessa ma, comunque, è la problematica di natura giuridico-pratica che ci siamo trovati ad affrontare nel corso di quest'indagine.
  Vi è poi l'altro aspetto, relativo alla violazione di norme in materia di incendio, per la quale ancora non è stata depositata agli atti e quindi resa ostensibile la relazione (ma tra poco lo sarà). Formalmente, però, non è resa ancora disponibile alle parti.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ho un'altra domanda. Siccome noi stiamo svolgendo anche una relazione specifica sul fenomeno degli incendi che hanno interessato vari impianti di trattamento e gestione dei rifiuti in Italia, vorremmo sapere in questo caso specifico da chi avete avuto la notizia – o le notizie – di reato e, se potete dircelo, se intendiate contestare anche il reato di inquinamento ambientale in questo caso.

  LUIGI BOCCIA, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Per quanto riguarda la prima domanda, la notizia di reato era lampante. Per un incendio che divampa di notte, i Vigili del fuoco intervengono, fanno una prima relazione, fanno dei campionamenti, ma poi l'emergenza del reato di natura colposa è emersa esclusivamente a seguito delle consulenze tecniche disposte dal mio ufficio. Le cause dell'incendio, fino a questa consulenza tecnica, non erano ancora chiare, almeno nell'ottica degli investigatori.
  Per quanto riguarda la seconda domanda che lei mi faceva, presidente, non è ancora aperta alcuna indagine formale per quanto riguarda l'inquinamento ambientale, ma esclusivamente per le lesioni che possono essere derivate a singoli soggetti che hanno lamentato, appunto, danni alla propria salute per via dell'incendio.

  PRESIDENTE. Se ha concluso, passerei la parola alla dottoressa Gambassi.

  LINDA GAMBASSI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Per i due fatti di cui mi sarei voluta occupare, quelli un po’ più rilevanti, in realtà si tratta di indagini tutte in corso. Faccio quindi riferimento a ciò vi interessa, cioè agli incendi che hanno riguardato l'impianto di compostaggio di Piteglio, cui ha già accennato il procuratore, nonché alla vicenda dell'inceneritore di Montale, che è oggetto di vari procedimenti.
  I controlli sono tanti e quindi i fatti sono molti, ma non terminati. Ci sono controlli anche regolari dell'ARPAT, ma per il fatto più rilevante si tratta...

  PRESIDENTE. Dottoressa, mi scusi, per garanzia, vogliamo segretare la seduta?

  LINDA GAMBASSI, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Sì, la mia era una sintesi, ma sarei arrivata a chiedere questo.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

Pag. 9

  PRESIDENTE. Io avrei un paio di domande, che rivolgerei al procuratore, sulla prima parte del suo intervento. La prima riguarda l'aspetto degli scarti di rifiuti tessili, di cui ci siamo occupati molto anche nel corso delle audizioni che abbiamo svolto: esistono fenomeni, episodi di trasporti transfrontalieri illeciti che avete verificato e che potrebbero essere legati a questo punto?

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Transfrontalieri, no: non abbiamo la competenza.

  PRESIDENTE. Il procuratore di Massa, venuto in audizione la scorsa settimana, ci ha parlato di una collaborazione attivata con la regione Toscana per fornire personale ispettivo a supporto dell'attività delle procure, principalmente in campo ambientale antinfortunistico: c'è qualcosa di analogo per quanto vi riguarda?

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Intende l'antinfortunistica sui luoghi di lavoro?

  PRESIDENTE. Sì.

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. C'è una grossa collaborazione della regione Toscana per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro nelle province di Prato, Pistoia e Firenze, la quale ha portato – credevo che fosse cosa nota – la regione Toscana, attraverso gli ispettorati del lavoro e il personale di polizia giudiziaria delle tre procure, a fare interventi molto ampi, programmati nel tempo, soprattutto a ditte del pratese a conduzione extracomunitaria (comunque senz'altro cinesi).
  È un'iniziativa portata avanti da tre anni dalla regione Toscana. Sono stati fatti circa 8.000 controlli su queste ditte, con diversi e buoni risultati, soprattutto con l'applicazione di sanzioni amministrative che hanno portato – ho sentito dire nelle nostre riunioni – quasi al risultato di ottenere addirittura più denaro dalle sanzioni rispetto all'entità del danno creato. Credo l'attività sia ancora in corso. Siamo al terzo anno e io partecipo periodicamente alle riunioni di quest'organismo che opera tra le procure e con gli ispettorati del lavoro: mi sembra che l'iniziativa abbia avuto grossi effetti.
  Su quest'aspetto – si parla di 8.000 accertamenti da fare o quasi fatti – l'apporto dei dati che riguardano la procura di Pistoia è però molto modesto perché nel territorio della procura di Pistoia il fenomeno è molto più circoscritto, o quantomeno monitorato per tempo: il grosso riguarda Prato.

  PRESIDENTE. Quanto al fronte ambientale?

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. Sul fronte ambientale l'unica cosa che abbiamo fatto è un tentativo di fare qualcosa di simile tra le tre procure, ma organizzato in modo diverso (non so dirle il perché). È stata una cosa portata avanti dal prefetto di Firenze d'accordo con tutti. Abbiamo concordato in più riunioni – che sono però recenti e quindi non so che risultato possano aver dato – di fare più controlli. Abbiamo però detto subito, tutti, che non si può pretendere che le pattuglie che sono in giro risolvano questo problema. Suggerivamo, per prima cosa, un'attività di intercettazione (nel caso in cui ciò fosse utile e possibile) e comunque un grosso monitoraggio attraverso impianti di videosorveglianza. Mi sembrava che fossimo tutti d'accordo; era un organismo pluriforze perché c'erano tutti gli organismi di polizia, anche municipali. Mi sembra – è una mia impressione ma che non voglio negare – che siamo ancora un attimo indietro. Di fatto, io ho posso constatare quello che ho detto all'inizio: siamo nella quasi impossibilità di ottenere risultati concreti per fermare o stroncare il fenomeno, laddove riusciamo a vedere solo che sta aumentando. Non abbiamo avuto aiuti e i mezzi sono senz'altro – come è nell'intenzione di questo organo interforze, a cui partecipano i tre procuratori – da migliorare. Credo di non essere Pag. 10mai stato assente dalle riunioni, per cui non credo che qualcosa mi sia sfuggito. C'è la volontà e abbiamo forse anche individuato i mezzi; siamo forse un po’ indietro nell'esecuzione (ma è una mia impressione).

  PRESIDENTE. Relativamente all'ultimo punto di cui ci ha parlato, quello delle indagini preliminari sulle possibili connessioni, su questo punto avete già a disposizione dei dati epidemiologici?

  PAOLO CANESSA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pistoia. No. Abbiamo solo dati che vengono dall'ambiente medico ma sono elementi ancora tutti da verificare in concreto. Il fenomeno è stato più volte segnalato da più fonti, sempre dall'ambiente medico, anche con denunce specifiche da parte di persone che parlavano di casi conclamati di interdipendenza tra i fatti, ma l'indagine più ampia è ancora in attesa delle attività e dei risultati. Comunque, per quello che si legge nella letteratura medica e soprattutto per ciò che dice chi ha svolto questi studi (non si tratta di quisque de populo ma di persone che vivono questi momenti, cioè di medici che fanno questo e che più volte lo hanno segnalato per iscritto), penso che questa sia un'indagine doverosa: è quello che stiamo facendo.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi, vi ringraziamo molto. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno, Ettore Squillace Greco.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Ettore Squillace Greco, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno, accompagnato dai marescialli dei carabinieri Elisabetta Parazzini e Gianluca Baiocchi, che ringrazio della presenza. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento territoriale che la Commissione sta svolgendo sulla regione Toscana, con particolare riguardo alla situazione dell'ATO Costa.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola al dottor Ettore Squillace Greco per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Non ho molte cose da dire. Lo scorso luglio ho mandato una relazione alla Commissione nella quale segnalavo una serie di dati che ho acquisito, per così dire, in una duplice veste perché sono stato, fino a pochi giorni fa, applicato alla direzione distrettuale antimafia di Firenze (la mia precedente funzione, prima di assumere l'incarico di procuratore di Livorno). Questa particolarità mi ha dato l'occasione di avere una visione di questo meccanismo degli illeciti in materia ambientale, in particolare del trattamento dei rifiuti, sia dall'angolo visuale più generale di sostituto della direzione antimafia di Firenze, sia dall'angolo visuale più specifico e più particolare di procuratore della Repubblica di Livorno.
  Proprio pochi giorni fa è finita un'indagine della quale mi sono occupato, alla quale hanno lavorato con straordinaria professionalità gli uomini della forestale e nella quale si è realizzato una sorta di coordinamento Pag. 11 con me stesso, nel senso che ho lavorato come sostituto della DDA di Firenze e come procuratore della Repubblica di Livorno. Sostanzialmente, relativamente a quello che avevamo già prefigurato nel corso delle indagini, che ovviamente ho indicato solo per via generalissima – non potevo, a luglio scorso, scendere nello specifico – fermo restando che nel nostro ordinamento vige – e tutti noi lo dobbiamo rispettare, noi per primi – il principio di non colpevolezza, per cui ogni indagine deve sempre avere la verifica dibattimentale mentre questa è solo in una fase iniziale. Tuttavia, mi pare di poter dire senza peccare di presunzione che una serie di dati oggettivi, indipendentemente dalle responsabilità personali, che poi andranno sempre verificate, trovano una conferma mi pare difficilmente contestabile.
  In estrema sintesi, che cosa abbiamo verificato e perché vi dico ciò? Perché questi dati, poi, portano a delle considerazioni di carattere più generale. Di due aziende, due imprese, nel territorio livornese, l'una è autorizzata a trattare i rifiuti non pericolosi e, attenzione, a stoccare i pericolosi; l'altra è autorizzata a trattare i rifiuti pericolosi. Tutte e due le imprese fanno capo allo stesso gruppo di soggetti ma, in realtà, allo stesso soggetto, che si chiama Lonzi Emiliano: una è la Lonzi Metalli Srl, l'altra è la Rari.
  La Lonzi Metalli riceve rifiuti non pericolosi – questo è quello che abbiamo verificato, poi l'eventuale processo dirà se abbiamo visto giusto o meno – e, con la possibilità di stoccare i pericolosi, miscela i rifiuti e li manda tutti in discarica. Rari, l'impresa che invece dovrebbe trattare i rifiuti pericolosi, riceve i non pericolosi: perché riceve i non pericolosi? Perché i pericolosi, anziché essere trattati, per risparmiare i costi, vengono da Lonzi miscelati con i non pericolosi e avviati in discarica. Siccome, però, come lor signori sanno, i rifiuti vengono tutti, in un modo o nell'altro, registrati, a mano a mano che i pericolosi vengono miscelati con i non pericolosi, questi vengono a mancare e quindi bisogna giustificare la carenza di pericolosi. In pratica, che fine fanno?
  Ecco, allora, che da Lonzi partono dei camion, a volte vuoti – lo abbiamo verificato – che ufficialmente portano pericolosi, che la Rari tratta. In realtà, la Rari non tratta proprio niente perché i pericolosi li ha già smaltiti, la Lonzi mandandoli nelle discariche di Rosignano e di Piombino: perché questo giochetto (scusate l'espressione un po’ rozza)?
  In questo modo, in realtà, i pericolosi non vengono trattati e si risparmia sui pericolosi e sull'attività di trattamento dei pericolosi; gli stessi pericolosi vengono miscelati in Lonzi e arrivano in discarica con i due codici, che loro conoscono, di cui uno è il 191212, che assicura il pagamento dell'ecotassa, la più bassa (mi pare, se non ricordo male – aiutatemi voi – di 2,50 euro a tonnellata anziché 10,50); loro comprenderanno la differenza. La conseguenza è una truffa enorme, anche ai danni della regione Toscana. In questo caso, allo stato, abbiamo contestato da un lato il traffico di rifiuti, dall'altro la truffa aggravata ai danni della regione Toscana; come terzo reato abbiamo ritenuto di poter contestare – ho con me l'ordinanza, che posso lasciare perché ormai è stata notificata a tutti gli indagati ed è pubblica – l'associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti.
  Abbiamo infatti rilevato che un gruppo di persone aveva creato queste due aziende, questi meccanismi di manipolazione sostanziale della realtà, anche con la creazione di documenti artificiosi e, sostanzialmente, per ogni ambito di traffico, ricevendo rifiuti che venivano da altre regioni erano stati creati dei meccanismi particolari che ci hanno portato a ritenere di trovarci di fronte a una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti.
  La giurisprudenza sul punto ritiene ammissibile il concorso di questi due figure criminose e devo dire che, per ora, il giudice delle indagini preliminari ci ha dato ragione perché ha emesso l'ordinanza applicativa delle misure anche con riferimento al delitto di associazione a delinquere finalizzata, appunto, al traffico dei rifiuti.
  Aggiungo solo due dati. In questo giro di rifiuti abbiamo rilevato anche la presenza Pag. 12di rifiuti tossici e abbiamo, allo stato, dei dati che indicano lo smaltimento di 100 fusti di mercurio, finiti anch'essi nelle discariche di Rosignano. Sarebbero anzi finiti – fatemi usare il condizionale perché la prudenza è sempre d'obbligo – nella discarica di Rimateria, a Piombino. Se vuole, posso aggiungere qualche altra considerazione di carattere generale ma, se ci sono, aspetto le domande della Commissione.

  PRESIDENTE. Do la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO ZOLEZZI. Intanto mi complimento perché avete fatto un lavoro non semplice. Le rivolgerò un paio di domande. Vedrete voi se potete rispondere, eventualmente anche in segreto.
  Queste due aziende, in particolare per quanto riguarda lo smaltimento, il trattamento finale, vi risulta che portassero rifiuti anche nel nord Italia, per esempio in provincia di Brescia? Potete fornirci qualche dato anche su quest'intercettazione importante uscita sulla stampa relativa a dei malori dei bambini a scuola, cioè di bambini che muoiono? Vorrei capire se in quest'intercettazione si faceva riferimento a una scuola prossima a questi impianti o se, invece, banalmente, era un commento di qualche operatore intercettato che si riferiva a notizie di stampa, per esempio quelle uscite su alcune scuole in provincia di Brescia.

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Comincio dall'ultima. La scuola è in provincia di Livorno. Per quanto riguarda i rapporti con altre aziende di regioni diverse, per i rifiuti c'erano contatti di queste due ditte con altre imprese del cuneese e di La Spezia. Per quanto riguarda Brescia, non ci risultano dati significativi.

  STELLA BIANCHI. Grazie, procuratore, delle informazioni che ci ha fornito. Vorrei chiederle: a voi risulta una partecipazione di questa ditta Lonzi in attività della municipalizzata di Livorno? Vi risulta che ci sia un'attività in corso di questo tipo?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. No. Ci risulta che alcuni segmento, alcuni lotti di rifiuti del comune di Livorno, dell'AAMS, finivano in Lonzi, ma nell'ambito di un rapporto assolutamente fisiologico e normale. Tanto per essere chiaro, non ci risulta nulla di anomalo nel rapporto tra il comune di Livorno, la Lonzi Metalli e la Rari, allo stato.

  PRESIDENTE. Lei ci ha indicato i reati contestati: non è contestato l'inquinamento ambientale, cioè il 452-bis non rientra?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. No, non è contestato il 452-bis perché questo è affidato a una seconda fase delle indagini. Per rilevare l'eventuale inquinamento ambientale, dovremo verificare un'alterazione dell'ecosistema e quindi dovremo eventualmente vedere che cosa è successo in queste discariche e nei territori dove insistono queste discariche.
  A proposito del territorio di Livorno, visto che mi occupo della circoscrizione che riguarda la procura della Repubblica che dirigo, vi è un caso in cui contestiamo il 452-bis; è il caso di un procedimento che sta per concludersi; l'ho indicato nell'aggiornamento alla mia breve relazione, che vi ho mandato un paio di giorni fa (dovrebbe essere arrivata, signor presidente e, come vi dicevo, è un procedimento che sta per concludersi). Si tratta di un territorio abbastanza ampio, su cui insisteva una grossa lavanderia negli anni passati. Questa lavanderia ha smaltito in maniera assolutamente incontrollata, dopodiché, in maniera censurabile dal punto di vista non solo della normativa urbanistica ma, probabilmente, anche della gestione complessiva del territorio, è stato creato un supermercato. Certo, tutta la trielina che nel corso degli anni è stata smaltita si è infiltrata nel terreno e ha finito per alterare anche la falda acquifera. La regione Toscana è ora impegnata in un'operazione di Pag. 13bonifica, anche perché abbiamo sentito nel corso del procedimento dei responsabili della regione Toscana che si sono immediatamente attivati.

  STELLA BIANCHI. Mi scusi ancora, procuratore, io capisco che la sua risposta alla domanda precedente è che non ci sono fenomeni anomali, ma non metto bene insieme i due elementi. Lei ci ha descritto la Lonzi come una società che avrebbe delle pratiche non proprio corrette riguardo allo smaltimento...

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Se non abbiamo sbagliato tutto, sì!

  STELLA BIANCHI. È quindi una società che non smaltisce correttamente i rifiuti pericolosi, nel senso che addirittura manda via dei camion vuoti per non far vedere che ci sono quantitativi...

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Sì.

  STELLA BIANCHI. Questa stessa società gestisce qualcosa per il comune di Livorno?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Riceve dei rifiuti dal comune di Livorno, cioè il comune di Livorno è un semplice conferitore.

  STELLA BIANCHI. Benissimo. Se non ricordo male, nell'audizione che abbiamo fatto del sindaco, costui dice che quella è una società storica per Livorno, che si sono attivati perché faccia la bonifica e che non vogliono in nessun modo pregiudicare l'attività di quella società: questi due pezzi non vanno insieme benissimo. Da parte del sindaco difendere a spada tratta una società che, a quanto risulta a voi, gestisce in modo scorretto i rifiuti pericolosi, a me non suona come un comportamento particolarmente corretto. Non chiedo una sua valutazione su questo, ma i due elementi, quello che lei ci riporta e l'attenzione del sindaco verso questa società, stridono un po’.

  PRESIDENTE. Nel corso delle indagini sono emersi degli elementi utili che hanno contribuito a definire il quadro su quanto è in corso da tempo, ovvero una discussione sulle ipotesi di localizzazioni alternative di questi due impianti, di queste due aziende?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Ovviamente io non posso che prendere atto delle sue considerazioni: che posso dire? Io faccio il procuratore della Repubblica e quindi faccio il pubblico ministero; per ipotesi di reato cerco di scoprire chi siano gli autori; le altre sono considerazioni che non mi competono e non le faccio. Quanto alle considerazioni di carattere generale, le rispondo di sì, signor presidente, ma neanche sulla dislocazione di questi impianti sta a me interloquire.
  Certo, prescindendo dallo stretto ambito politico-amministrativo della realtà livornese, sotto il profilo più generale, senza peccare di presunzione – non ho la pretesa di dare indicazioni a nessuno – mi sono chiesto: è una buona prassi (questo riguarda la provincia e la regione Toscana) rilasciare delle autorizzazioni che consentono a un impianto di smaltimento di trattare i non pericolosi e, contemporaneamente, di stoccare i pericolosi? Se c'è un impianto che tratta i non pericolosi perché deve essere autorizzato a stoccare i pericolosi?
  Nel caso di cui vi ho appena parlato, questa concezione è l'inghippo che fa scattare il meccanismo fraudolento, ammesso che fraudolento sia. Non finirò mai di ribadire che siamo agli inizi, cioè che siamo ancora nella fase delle indagini. Se fossi uno che deve rilasciare un'autorizzazione, forte di quest'esperienza, autorizzerei chi ha un impianto in cui vuole trattare non pericolosi a trattare i non pericolosi, ma i pericolosi non dovrebbe proprio toccarli. Se lo si autorizza a stoccare i pericolosi, gli si dà un quid in più...

Pag. 14

  STELLA BIANCHI. Questo, però, consentirebbe a chiunque, procuratore, di dire che se qualcuno passa accanto a qualcun altro che ha una borsa piena, allora sta per diventare un ladro. Chiaramente, non è così.

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. No, per carità.

  STELLA BIANCHI. I comportamenti illeciti...

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Mi scusi, ma in questo caso è stata male utilizzata l'autorizzazione a stoccare i pericolosi. Se, invece, c'è un impianto che tratta i non pericolosi e l'altro impianto avesse trattato i pericolosi, se non ci fosse stato questo meccanismo, non ci saremmo trovati con i camion vuoti che vanno da Lonzi verso Rari fingendo di trasportare pericolosi. Per carità, vi lascio questa considerazione di carattere generale, senza pretese di certezze assolute al momento (posso sbagliare); poi la Commissione ne farà l'uso che crede.

  PRESIDENTE. Sul sistema dei controlli qual era il meccanismo con cui riuscivano a evadere?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. I controlli non funzionano o funzionano male.

  PRESIDENTE. Ci può dettagliare questa sua affermazione?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Certo. Noi abbiamo eseguito l'ordinanza di misura cautelare il 14 scorso. Il 13 scorso in Rari c'era stata l'ARPAT, che non aveva rilevato se non delle irregolarità di natura formale. Non era stata nella baia f), dove invece avrebbe rilevato la compresenza di rifiuti pericolosi misti a rifiuti pericolosi. Proprio mentre la polizia giudiziaria era lì a eseguire la misura, sono arrivati due camion – loro dicono e io non ho motivo di non crederci perché finora tutto quello che hanno detto e rilevato è stato puntualmente riscontrato – di pericolosi misti a non pericolosi. Ho quindi la sensazione – non voglio criticare in generale la struttura – che forse dovremmo complessivamente anche riconsiderare o fare qualche ulteriore riflessione sul sistema dei controlli in generale.

  ALBERTO ZOLEZZI. Vi risulta qualche richiesta o esecuzione di trasporto di rifiuti anche all'estero (transfrontalieri)? Infine, un'ultima domanda: dal punto di vista delle discariche che ricevevano i rifiuti, vi risulta che siano mai state chieste analisi in contraddittorio? Queste discariche ricevevano questo materiale che aveva qualche problematica: qualche volta, sono state fatte analisi in contraddittorio?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Sì, qualche volta sono state chieste. Per quanto riguarda invece il trasporto di rifiuti all'estero, non ci risulta.

  STELLA BIANCHI. Sapete quali sono le quantità di rifiuti che sono stati miscelati e conferiti nelle due discariche? Di che tipo di materiali non pericolosi stiamo parlando? Sono ingombranti, plastica, carta?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Plastica, carta, di tutto: rifiuti urbani di qualsiasi genere. In alcuni casi, insieme a questi abbiamo visto, per esempio, toner, in altri il mercurio.

  STELLA BIANCHI. Le quantità, procuratore?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Parliamo di centinaia di tonnellate. Non saprei dare un dato preciso, anche perché abbiamo sequestrato molta documentazione e quindi dobbiamo tirare le somme anche relativamente alla documentazione Pag. 15 sequestrata, che in questi casi e in questo tipo di indagine è molto utile, e potrà dare anche dei dati significativi quali quelli che lei richiede. Trovo importante la sua domanda perché ci dà proprio la misura, allo stato, però, posso rispondere genericamente in questi termini.

  PRESIDENTE. Oltre a quest'indagine di cui ci ha parlato così diffusamente, ci sono altri episodi che ritiene utile evidenziare alla Commissione, visto che stiamo svolgendo una valutazione più complessiva?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Dell'altro ho già parlato. Una serie di episodi che potrebbero essere spia di qualcosa di più significativo e che abbiamo registrato a Livorno. Loro sanno che la procura circondariale si occupa di reati specifici, non più di traffico di rifiuti, che è di competenza della procura distrettuale, quindi noi registriamo degli episodi di violazione – sostanzialmente di contravvenzioni – che spesso pensiamo possano essere la spia di qualcosa di più sistematico, ma questo deve essere verificato. Posso segnalarvi un'altra indagine della quale mi sono occupato (perché già è stato fatto il 415-bis, cioè l'avviso di fine indagini) su una società che si chiama Waste e che aveva contatti anche con la Lonzi. In questo caso avremmo registrato, a proposito dei controlli, un caso in cui sono state fatte delle analisi per un'omologa e siccome queste non andavano bene, il laboratorio di analisi ha chiamato l'interessato per dirglielo, il quale ha rimandato i campioni, per cui le analisi sono state rifatte. Quando dicevo che probabilmente qualcosa non funziona nel sistema dei controlli, mi riferivo anche a casi del genere. Se chi deve fare le analisi avverte il conferitore per dirgli che non vanno bene per l'omologa, si fanno dei campioni ad hoc, che sicuramente risulteranno perfettamente regolari, dopodiché ecco l'omologa e si procede. Anche questo, se non ricordo male, credo di averlo citato nella mia nota integrativa alla relazione.

  PRESIDENTE. Siccome noi stiamo svolgendo un'indagine anche sulla questione degli incendi che diffusamente hanno riguardato vari impianti in tutto il territorio nazionale, abbiamo fatto una richiesta anche di informazioni ai vostri uffici: poiché non ci risulta riscontro allo stato attuale, può verificare se avete trasmesso i dati che sono stati richiesti tramite la procura generale?

  ETTORE SQUILLACE GRECO, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno. Mi pare di ricordare, signor presidente, che abbiamo risposto. Può darsi che un ritardo nel meccanismo di trasmissione non vi abbia fatto ancora pervenire i dati, ma io ricordo di aver risposto. Posso comunque risponderle direttamente. Per quanto riguarda gli incendi, non ci risultano allo stato, per quanto è di mia conoscenza – io lavoro a Livorno da due anni – dei dati significativi. In realtà, c'è stato un incendio anche alla Lonzi, ma sul fatto specifico non abbiamo dati (le indagini ancora non erano avviate). Allo stato, non abbiamo dati precisi su quest'incendio, sulla sua natura e se per caso c'è qualcosa di strano, ma non lo escludo per il futuro. Le indagini sono ancora in corso e stiamo assumendo informazioni anche dai dipendenti delle società, che allo stato ci confortano nella nostra ipotesi. Non escludo che in futuro potranno emergere dati significativi. Più in generale, sugli incendi, a mente, sinceramente non mi pare che vi siano dati che meritino l'attenzione della Commissione.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi, la ringraziamo. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.15.