XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città

Resoconto stenografico



Seduta n. 31 di Giovedì 7 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori
Causin Andrea , Presidente ... 3 

Seguito dell'esame della relazione sull'attività della Commissione (rel. Morassut)
Causin Andrea , Presidente ... 3 
Gelmini Mariastella (FI-PdL)  ... 4 
Castelli Laura (M5S)  ... 4 
Gasparini Daniela Matilde Maria (PD)  ... 5 
Mannino Claudia (Misto)  ... 5 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 5 
Morassut Roberto (PD)  ... 8 
Gasparini Daniela Matilde Maria (PD)  ... 9 
Causin Andrea , Presidente ... 9

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA CAUSIN

  La seduta comincia alle 8.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Seguito dell'esame della relazione sull'attività della Commissione (rel. Morassut).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sull'attività della Commissione (rel. Morassut), di cui all'articolo 2, comma 4, della delibera istitutiva della nostra Commissione.
  Propongo che anche per la seduta odierna sia pubblicato il resoconto stenografico.
  Ricordo che nella seduta dello scorso 14 novembre il relatore Morassut aveva proceduto a una prima illustrazione dello schema di relazione.
  Per noi è necessario inquadrare anche la prossima settimana di lavoro, che è quella che ci deve portare al 14, data in cui dovremmo approvare la relazione in Commissione, quindi non so se oggettivamente ci sarà lo spazio per l'Assemblea: dipende anche da quando saranno sciolte le Camere. È auspicabile che, se le Camere verranno sciolte intorno alla metà di gennaio, la prima settimana utile della Camera si possa cercare con i capigruppo di portare il dibattito in Assemblea.
  Intanto vorrei ringraziare i commissari e tutte le persone che hanno lavorato per la Commissione in queste settimane intense, il dottor Renna, il dottor Scotto e il personale che ci ha seguito e ci ha consentito di fare un lavoro veramente innovativo e molto prezioso.
  Questa Commissione ha destato un'attenzione mediatica e istituzionale che probabilmente pochi di noi potevano immaginare quando abbiamo iniziato questo percorso. È stato un lavoro positivo, perché abbiamo coinvolto moltissime realtà associative, moltissime istituzioni e abbiamo raccolto una gran mole di dati.
  La Commissione è stata un'intuizione, è stata una novità, credo che siano stati colti moltissimi elementi, però mi sento anche di dire che tutti questi elementi che abbiamo colto sono fortemente parziali per ragioni di tempo. Credo che dovremmo avere la consapevolezza che nella mole raccolta, comunque importante, ci sia un elemento di grande parzialità, determinato dal tempo di lavoro che abbiamo avuto a disposizione.
  La Commissione dal mio punto di vista (questa è la ragione della mia richiesta di parlarne con voi per capire il metodo di lavoro della prossima settimana) ha avuto il merito di riportare al centro del dibattito istituzionale il tema delle periferie. Non che il tema non esistesse, perché esisteva nella realtà, ma probabilmente non esisteva a livello di dibattito istituzionale. Penso quindi che questo merito non debba essere disperso in elementi di conflittualità, che sono naturalmente legati alle diverse visioni che possono esserci tra i noi, tra i gruppi su alcuni temi specifici.
  Due aspetti in particolare. Dobbiamo da una parte avere la consapevolezza che abbiamo svolto un lavoro prezioso, di cui dobbiamo essere orgogliosi, un lavoro di conoscenza, di analisi, di sensibilizzazione dei media e delle istituzioni, prezioso anche per la raccolta di sensibilità istituzionali e Pag. 4associative che danno l'idea che c'è un patrimonio prezioso su cui lavorare, che le istituzioni non sono da sole, ma c'è un patrimonio di competenze istituzionali e associative, di capitale umano che su questo tema si sta attivando.
  La prossima settimana c'è la responsabilità più grande di affidare al prossimo Parlamento il compito di continuare il lavoro che abbiamo iniziato, e questo lo facciamo soltanto se mettiamo in premessa il fatto che questo lavoro è un lavoro prezioso, ma parziale, assolutamente non esaustivo. Sul tema delle periferie il dibattito non deve quindi esaurirsi con la fine di questa Commissione e con la fine di questa legislatura. Per questo secondo me nelle prossime due settimane abbiamo la responsabilità di raccontare le cose che abbiamo visto, quelle belle e anche quelle negative, e di raccontare un metodo, che è una delle cose che è stata apprezzata, cioè il fatto di essere usciti dal palazzo, di essere andati nelle periferie e di aver passato ore in ascolto di persone che ci raccontavano problemi parziali, problemi di tipo complessivo, segno di una modalità diversa con cui le istituzioni si rapportano oggi a questioni sociali, economiche e di grandi trasformazioni.
  Non ci avevamo pensato prima, abbiamo sperimentato in itinere questo metodo, però è un metodo positivo che abbiamo la responsabilità di consegnare.
  Penso che ci sia anche la responsabilità che questo tema diventi cardine della campagna elettorale e che, a partire dai dati di analisi che forniremo, si apra un dibattito in cui ciascuna forza politica porterà le proprie sensibilità e le proprie differenze, anche in modo vigoroso, come capita in ogni campagna elettorale. Tra qualche settimana sicuramente ciascuno di noi, quando indosserà la maglia del proprio partito e sarà in campagna elettorale, su alcuni temi e linee guida, come le abbiamo chiamate con Roberto Morassut, che abbiamo sollevato con la Commissione, ciascuno presenterà ricette che possono essere molto diverse e che avranno il valore e la forza di tenere questo tema centrale. Credo che, se si dibatterà di periferia anche in modo duro durante la campagna elettorale, sarà una cosa preziosa per il Paese. Da questo punto di vista con Roberto Morassut, con Laura Castelli e i capigruppo con cui ci siamo sentiti in questi giorni e ci siamo scambiati qualche informazione, è maturata l'idea di provare ad approvarla in modo unitario. Questa è la proposta, perché sarebbe un fallimento della Commissione e del Parlamento se uscisse un'immagine di questo tipo, che potrebbe inficiare il prezioso lavoro fatto, che abbiamo la responsabilità di consegnare.
  Prima di proseguire con l'appuntamento con i consulenti e la fase finale di approvazione del 14, volevo sentire voi, perché per arrivare a quel punto, è necessaria una discussione politica.

  MARIASTELLA GELMINI. Mi sento di condividere la proposta del presidente di una relazione unitaria, perché su un tema delicato e importante come questo ci sono sicuramente sfumature e punti di vista differenti, però il lavoro di questa Commissione è un lavoro di analisi, di confronto e anche di individuazione di soluzioni a medio periodo, quindi penso che in una relazione densa e piena di contenuti ci sia la possibilità di contemperare anche posizioni diverse.

  LAURA CASTELLI. Sono d'accordo e ammetto che sto anche provando a interloquire con le persone meno convinte a fare un lavoro unitario, perché credo che solo così si possa portare un lavoro compiuto. Serve anche per dire che su alcuni temi si può dire al massimo questo in maniera unitaria e su altri invece si è d'accordo. La politica infatti fa anche questo: si dà dei margini e dice che su questo c'è una posizione comune, mentre su altro c'è ancora un lavoro di comprensione da fare, una linea da trovare insieme. Sono d'accordo con tutta la riflessione precedente.
  Spero che il Governo sia veramente presente alla chiusura di questo lavoro, perché sarebbe un peccato. Mi sono piaciute le cose che non conoscevo come materie e penso che il valore sia anche affidarsi reciprocamente Pag. 5 nello studio a colleghi che hai imparato a conoscere, che stimi, dei quali conosci la competenza e hai potuto leggere una relazione che non è lontana dal tuo modo di vedere, quindi secondo me ci siamo.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Mi sembra molto condivisibile la sua impostazione, presidente: questo è un pezzo di un lavoro importante che non è finito. Credo che possiamo offrire al dibattito politico e sociale, ma anche alla prossima legislatura, un prodotto metodologicamente interessante di Parlamento che va all'esterno e di contenuti. Non ci sono conclusioni in realtà, ci sono suggerimenti metodologici, che emergono da questo lavoro che credo sia utile e importante condividere insieme.
  Da questa mia esperienza parlamentare porto a casa la convinzione, che già avevo da sindaco, che il Paese è troppo frammentato e che spesso la politica, al di là dei partiti, fa fatica a raggiungere risultati, perché i problemi complessi vengono visti, discussi e affrontati in maniera frammentata. Credo che il lavoro che abbiamo fatto cercando di tenere insieme tutto il territorio, le istituzioni, le forze di sicurezza e i sindaci abbia evidenziato questa esigenza di un nuovo metodo per affrontare il tema della fragilità sociale, che coinvolge milioni di nostri cittadini. Considero un valore politico importante il fatto che ci sia un documento condiviso da tutti, perché credo che specialmente le persone più fragili debbano avere verso le istituzioni (e il Parlamento è l'istituzione più importante) un senso di cura e di attenzione. È evidente che, come dicevi e condivido, ci sono le differenze su alcuni progetti e alcune vie di uscita, ma sarà il dibattito parlamentare futuro, sarà il dibattito politico a mettere accenti più o meno diversi, ma, se riuscissimo nel documento conclusivo a riassumere metodo e contenuti ampiamente condivisi, anche limando, credo che questo sarebbe un valore aggiunto alla cosa fatta. Grazie anche a te, presidente, perché ci hai tenuto insieme con questo equilibrio e con questa presenza.

  CLAUDIA MANNINO. Come abbiamo più volte detto, sono assolutamente d'accordo a fare una relazione unica, questo è stato lo spirito a cui nei vari argomenti abbiamo sempre cercato di rimandare tutte le parti che spesso sono collegate tra loro.
  Penso che sia un indirizzo di tutti, perché anche chi magari ha espresso la volontà di fare una relazione indipendente credo che ci stia riflettendo seriamente, perché non rinnega quanto è scritto in questa relazione, ma si aspetterebbe maggiori approfondimenti su alcune tematiche, cosa che sento di condividere, perché sono assolutamente d'accordo sul fatto che, in questo tempo limitato che abbiamo avuto, questa sia un'introduzione a diverse tematiche. Credo altresì che debbano essere fatte limature su argomenti che conosciamo, ma che non abbiamo trattato direttamente in questa Commissione. Questo farebbe sì che si equilibrassero i pesi all'interno di questa relazione e, nel caso di parti molto dettagliate su alcune tematiche delle quali conosciamo l'esistenza, ma che non abbiamo affrontato, potrebbe aiutare. Le conclusioni sono necessarie anche con una forte sottolineatura del fatto che sono indirizzi che vanno ulteriormente portati avanti da chi farà parte di questa Commissione in futuro.

  FABIO RAMPELLI. Preliminarmente voglio sottolineare quanto è già risaputo, perché tra noi ci siamo confrontati, cioè che il lavoro fatto da questa Commissione è stato – per alcuni forse inaspettatamente, per me più prevedibilmente – proficuo, è stato un lavoro egregio, puntuale, che ha consentito finalmente a un pezzo del Parlamento italiano delegato dall'intero Parlamento di rendersi conto delle condizioni disumane in cui vive buona parte della nostra popolazione, in particolare quella che si annida nelle aree di bordo delle grandi città, e non è un particolare secondario, né una premessa formale.
  Penso che questo approccio debba essere sottolineato e valorizzato nella relazione conclusiva, perché certamente è il minimo comun denominatore, quindi non ho riserve in ordine alla funzione della Commissione di inchiesta, né alle modalità Pag. 6con le quali ha esercitato il proprio ruolo, e questo l'ho pensato fin dal principio, a prescindere dalla collocazione politica di chiunque dentro questa Commissione. Penso però che dobbiamo tentare di essere seri, per cui, una volta messe in evidenza tutte le questioni che possono essere messe a valore comune, le parti che tra breve chiederanno il consenso dei cittadini sui propri rispettivi programmi elettorali dovranno avere anche la responsabilità di manifestare la propria concezione delle periferie, i propri modelli di intervento per consentirne una riqualificazione che sia reale e concreta, e non declamata o, come è accaduto in questi decenni almeno dal punto di vista di chi parla, semplicemente raccontata nelle aule universitarie da insigni accademici.
  Ho la vaga sensazione che non ci possano essere delle conclusioni simili tra le parti che compongono questa Commissione, lo si legge anche dalla relazione, dalle varie espressioni di relazione che abbiamo avuto fin qui. Possiamo tentare di lavorare senza pregiudizi per capire se un terreno comune anche più avanzato rispetto alla mia premessa si possa rintracciare, però per esempio per quanto mi riguarda non si può prescindere da una critica feroce, perché una Commissione d'inchiesta non deve processare nessuno dal punto di vista della responsabilità umana, però almeno i modelli li deve processare, altrimenti non si sa verso chi orienti anche il proprio spirito critico. I modelli culturali che hanno generato periferie deformi e condizionato la qualità della vita dei cittadini devono quindi essere messi al centro di un bersaglio, e noi lì dobbiamo picchiare. Non si può prescindere nella fase analitica dal modello che ha generato i mille aspetti disumani che abbiamo potuto constatare nelle periferie di Roma, di Palermo, di Napoli, di Genova, di Milano, polli d'allevamento senza nessuna umanità, nessuna possibilità di svettare, di guadagnarsi un minimo di capacità di vivere in maniera individuale e personalistica il proprio quartiere. Questo per esempio è un deficit.
  Allo stato attuale, in tutte le edizioni della relazione c'è stato qualche accenno, ma non c'è stata una chiara indicazione né nella parte critica, né nella parte propositiva, perché qual è il punto di caduta di un'analisi ferocemente critica su questi modelli urbanistici? Il punto di caduta è l'attivazione di processi di demolizione e sostituzione edilizia, secondo schemi di edilizia a bassa densità abitativa, o semplicemente a dimensione d'uomo. Noi, quindi, dovremmo dirlo da qualche parte, la Commissione ha il coraggio di dire che, laddove esistano le condizioni economiche sia da parte del pubblico, sia in partnership con il privato, occorre generare fenomeni virtuosi di sostituzione edilizia, cioè demolizione e ricostruzione? Se c'è un'indicazione chiara sotto questo aspetto, deve essere anche materializzata.
  Ho fatto il consigliere circoscrizionale, comunale e regionale e il tema della sostituzione edilizia me lo porto appresso da venticinque anni. Quando ho vinto le «mie battaglie», sono riuscito a ottenere dichiarazioni di principio in quella direzione da parte di chi invece ha sempre difeso culturalmente quei modelli, cioè la sinistra. Adesso dobbiamo andare un pezzo avanti, dobbiamo fermarci alla petizione di principio, dobbiamo capire qual è la strada per materializzare il processo di abbattimento e ricostruzione degli ecomostri, perché, anche se non sono abusivi, sempre ecomostri sono.
  Questa è la parte dove potremmo incontrarci più facilmente, mentre poi ci sono invece le aree critiche, dove sarà più difficile trovare un punto di coesione. Un'altra parte facile è quella dei servizi, perché chi può essere contrario a migliorare i servizi sul nostro territorio? Se però i servizi non ci sono, ci sarà pure un motivo, quindi anche questa rischia di essere una petizione di principio, che uno ascrive, lavandosi la coscienza, alle proprie buone intenzioni, ma che al massimo può essere una declamazione in un proclama elettorale più che in un programma elettorale.
  Poi c'è il tema della sicurezza. Tutto quello che ho detto adesso sta alla fine della mia classifica. Qui il problema è che le periferie sono fuori controllo. Noi lo diciamo da vent'anni, da quindici anni, da Pag. 7dieci anni, da cinque anni. Forse verificando lo stato attuale, qualcuno comincia a pensare che effettivamente esista non più un problema, ma un'assoluta emergenza. Nelle periferie non c'è più lo Stato, non c'è lo Stato, il cittadino è solo, non vede mai applicati i propri diritti. Se li deve conquistare, talvolta in assenza dello Stato, con le proprie mani, esattamente come accadeva nel Far West. C'è la volontà da parte della Commissione di dire che si deve partire dai livelli minimi di sicurezza sociale, prima ancora che dai servizi, prima ancora che dai modelli urbanistici, prima ancora che dalle questioni di carattere ambientale? C'è la disponibilità da parte della Commissione di dire che l'emergenza sicurezza significa affrontare di petto il tema dei campi nomadi e dire in maniera esplicita che i campi nomadi devono essere chiusi e che i nomadi devono decidere in un tempo dato dallo Stato se essere nomadi e quindi, come dice la Meloni coniando un neologismo, «nomadare»? Perché se vogliono essere girovaghi, devono continuare a fare i girovaghi, come generazioni fa; se non vogliono più girovagare o «nomadare», devono stabilizzarsi in un territorio e vivere integrandosi, esattamente come tutti gli altri cittadini italiani, andando a lavorare, pagandosi un affitto senza regalie da parte di nessuno e rispettando soprattutto le leggi, a cominciare da quella sulla scolarizzazione dei bambini e sul diritto delle creature ad avere un futuro, cosa che ad oggi è negata. Lo Stato italiano nega infatti il diritto al futuro di migliaia e migliaia di bambini che stanno nei campi nomadi e, come abbiamo potuto verificare dopo averlo detto con le interrogazioni e gli esposti, con gli occhi di tutti, destra e sinistra in questa Commissione, i bambini non vengono scolarizzati. Stanno lì mentre noi facciamo i nostri blitz, i nostri tour, che scorrazzano e giocano, senza colpo ferire, senza vergogna.
  Anche sui roghi tossici, altro tema che siamo stati bravi a trattare, non ci sono risposte, ma anzi assistiamo a una specie di rimpallo di responsabilità tra l'amministrazione comunale, il ministro dell'interno, il capo della polizia che ha recentemente detto che non era materia per l'esercito, ma che se ne devono occupare le forze dell'ordine, esattamente in contrasto sia con quanto richiesto dalla Commissione sia con quanto dichiarato dal ministro, e recepito persino dal Sindaco Raggi a Roma, quindi è un altro vulnus. I campi nomadi riguardano poche decine di migliaia di persone, mentre abbiamo il problema dell'immigrazione, un'immigrazione ancor più incontrollata su cui vagheggiano le più astratte, abnormi, demagogiche e a mio giudizio squallide teorie, perché nelle periferie si annidano veri e propri fantasmi senza identità, che non possono rimanere dove hanno trovato un modo per sopravvivere, arrangiandosi.
  Per me, quindi, una Commissione non può che dire che chi non ha titolo a stare in Italia, perché è stato ritenuto non idoneo allo status di profugo, deve essere rimpatriato, perché se non si alleggerisce il peso della somma di marginalità che trovano ubicazione all'interno delle cinte periferiche delle grandi città, non ci sarà alcuna possibilità di rigenerazione. Ogni episodio, ogni investimento che dovessimo collocarvi sarebbe del tutto vanificato, meglio non spendere niente piuttosto che fare finta, illudendo i cittadini, di dare provvidenze per poi quindici giorni dopo aver sistemato una piazza, aver inaugurato un servizio, una biblioteca, un teatro, un centro d'ascolto o aver attivato un sistema di mediatori culturali, trovarsi nuovamente tutto distrutto, quindi gli investimenti dei cittadini, frutto delle tasse e dei sacrifici del tutto vanificati.
  Questi sono argomenti (non la voglio fare lunga perché non è una conferenza o un convegno, quindi mi taccio) sui quali non possiamo nasconderci le nostre responsabilità. Penso che i modelli di riferimento verso cui ciascuna forza politica si incammina debbano essere chiari, quindi la mia proposta è che ci sia una più ampiamente condivisa premessa di una relazione della Commissione, e che sia inevitabile, anche per essere seri e dare prodotti che i cittadini possano giudicare, diversificarsi sulle conclusioni. Non credo infatti che le mie affermazioni possano essere condivise dal resto della Commissione, quindi perché dovrei rinunciare per un atto di rispetto, che Pag. 8comunque non manca né da un punto di vista formale, né da un punto di vista sostanziale, nei confronti del presidente, della Commissione tutta e del suo ottimo lavoro? Penso che sia più serio dire che queste sono le cose che abbiamo condiviso facendo il nostro lavoro, queste sono le conclusioni su cui invece ogni forza politica qualifica la propria offerta, la propria proposta.

  ROBERTO MORASSUT. Solo due minuti perché abbiamo i nostri consulenti qui fuori e non vorrei approfittare troppo della loro disponibilità, che è stata già tanta.
  Mi sono impegnato su incarico del presidente a fare il relatore di questo lavoro e non posso che ringraziare il lavoro degli uffici, che è stato egregio e svolto in condizioni anche faticose, perché la struttura è gravata da tanti altri compiti, quindi è stato veramente un lavoro, fatto in condizioni politiche del tutto particolari perché il tema della periferia ha di per sé una vocazione elettorale, alla vigilia di una campagna elettorale anche molto animata, quindi all'inizio non si poteva sperare di arrivare a un minimo comun denominatore tanto facilmente sia politico sia di carattere culturale tra noi e anche tra i nostri consulenti ed esperti, ognuno dei quali è portatore di un suo punto di vista sulle varie questioni. Tuttavia mi pare che ci siamo in generale riusciti.
  Naturalmente il testo avrà bisogno di un'ulteriore risciacquatura in Arno, per usare le parole del Nostro, e lo faremo in questi giorni, cercando di smussare tutti gli aspetti lessicali che possono risultare più ostici a una più ampia divulgazione.
  Ringrazio tutti i colleghi per il contributo preziosissimo di fatica dato. C'è un buon testo secondo me, che contiene informazioni e spunti anche divergenti su alcuni aspetti e che mette al centro alcuni nodi. Ora si tratta sulle conclusioni di fare un lavoro di aggiustamento a maglie abbastanza larghe, per comprendere il massimo dei punti di vista, ma non talmente larghe da annacquare completamente un messaggio che, seppur non conclusivo, è però indicativo di linee. Da questo punto di vista, rispetto all'intervento del collega Rampelli voglio dire qualcosa. Con Fabio ci conosciamo da tanti anni e ci stimiamo personalmente, sappiamo che abbiamo approcci diversi, ci siamo parlati anche in questi giorni in relazione a questo punto. Penso che dobbiamo fare uno sforzo per venire incontro anche alle esigenze che lui ha sottoposto. In particolare, su questa questione della sicurezza penso che una più netta accentuazione di un connubio tra rigore e inclusione, che non è molto distante da quello che diceva Fabio, cioè chi si comporta bene si comporta bene e deve essere un cittadino come gli altri, diversamente da chi non si comporta bene. Voglio semplificare naturalmente, poi vedremo nel merito.
  Sulla questione legata ai modelli culturali e urbanistici vediamo fino a che punto si può trovare un avvicinarsi delle posizioni, sapendo che non è materia che possiamo trattare – stante che parliamo di amministrazione, quindi dobbiamo fare il conto anche con le risorse – soltanto dal punto di vista dei princìpi, anche perché se rimanessimo sul piano dei princìpi, dovremmo allargare il campo alla storia degli interventi pubblici in questo Paese di tutto il secolo, e dentro ci troveremmo anche gli interventi pubblici che sicuramente non sono di sinistra, ma sono degli anni ’30, che oggi sono quartieri come Quarticciolo e Primavalle che non stanno meglio degli altri. Adesso questa è un'opzione di principio, però non voglio stare sul terreno dei princìpi e dico sul terreno pratico che nella parte della relazione su Roma che contiene tanti degli episodi urbanistici, se si va a leggere c'è una valutazione aperta. Si riporta infatti letteralmente la divergenza di posizioni che la Commissione ha manifestato tra chi ritiene che la strada debba essere radicale e chi ritiene invece che debba essere una strada di risanamento. Personalmente penso che non si possa generalizzare e che in alcuni casi sia necessario un intervento radicale di sostituzione edilizia, tenendo conto che il modello «città giardino» consuma suolo (adesso non voglio entrare nel dettaglio, perché finiremmo per snaturare la discussione), in altri casi sia più opportuno un intervento Pag. 9di risanamento e di tutela. L'ho lasciata aperta sulla parte su Roma e sono disponibile anche in un'opzione più generale a lasciare questo punto di vista aperto e a sottoporre al Parlamento che ci sono due visioni che possono essere efficaci, ma queste sono considerazioni personali.
  Quello che posso dire è che, nei prossimi giorni, apprezzando la tendenziale valorizzazione unitaria di questo lavoro anche in premessa, cercheremo di fare in modo che tutte le posizioni possano essere il più avvicinate possibile, e poi vedremo.
  Ringrazio il presidente – mi sia consentito solo questo non formale passaggio – e anche Laura Castelli e i capogruppo, perché siamo stati tutti sottoposti a spinte e pressioni per tirare la corda da una parte all'altra, ma lo stile istituzionale di conduzione di questa Commissione ci consente adesso di consegnare un lavoro che non è un brutto segnale per il Paese se, seppur con alcuni punti aperti, è di spirito unitario e dice che le istituzioni possono funzionare e possono ancora dare al Paese qualcosa di utile, pur in posizioni diverse.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Mi rivolgo al collega Rampelli, perché questo materiale prodotto è un materiale che in realtà non abbiamo approfondito come squadra, abbiamo più o meno letto e più o meno prodotto, e il presidente introducendo ha detto che questa è una tappa di un percorso in itinere, quindi separerei (propongo questo percorso, poi ci ragioniamo) le relazioni che vengono presentate, le fotografie delle città, le relazioni tecniche, da quelle che sono le conclusioni da votare.
  Mi pare dal documento adesso consegnato, che avevamo discusso l'altra volta, che sui temi del continuare la Commissione, che ci sia un Ministero che segua alcune cose specifiche, che serva un piano casa serio con risorse, cioè su molti temi ci sia l'accordo, su altri temi che sono più i dossier con dentro ragionamenti e proposte, le cose che tu hai detto sono tutte dentro o come punto problematico o come analisi. D'altra parte, dobbiamo avere la convinzione che abbiamo fatto un grande lavoro e abbiamo rivoltato sul tavolo tutto, a cominciare dall'organizzazione dello Stato, ma quando tu fai alcune domande io che ho fatto il sindaco dico: ma chi lo dice alla regione, allo Stato, al sindaco di Roma che deve abbattere? È una scelta urbanistica locale dentro supporti nazionali. Non c'è nessuno che può arrivare con i carrarmati da Roma a Milano a dire adesso butti giù il quartiere Lorenteggio. Lo stiamo buttando giù, ma è stata una scelta fatta dai milanesi con la regione in un accordo bipartisan, perché poi succede così nella realtà (tu hai fatto l'amministratore).
  Dentro la relazione – ripeto – c'è tutto, però c'è troppo, perché la sicurezza, la scuola, il sociale, le istituzioni, l'ambiente, l'urbanistica, le regole, quindi è un dossier di analisi prima di tutto, con delle proposte. Io farei questa scissione per venire incontro a un documento unitario, concentrandosi su questo documento, quello finale delle conclusioni, che è l'atto di sintesi di alcune indicazioni che si dà il Parlamento. Non c'è tutto, ma non è possibile. Questo sarà il bigino nel quale si dice che questi sono i punti prioritari su cui crediamo, fatto tutto quel lavoro, che si possa lavorare.
  Mi fermo qua. Proviamo a trovare su questo punto conclusivo, che sono gli indirizzi prioritari, una condivisione. Sul resto ne prendiamo atto e lo passiamo alla prossima Bicamerale. Questa mi sembrerebbe la cosa più utile.

  PRESIDENTE. Sul piano del metodo, fatto salvo che ce ne daremo di santa ragione in campagna elettorale su questo tema, perché, come dicevo prima, anche il presidente quando si toglie la maglia di presidente e si mette quella di uomo di partito, di Forza Italia, su alcuni temi ha visioni assolutamente diverse come ciascuno di noi, magari su alcune cose sono anche più estremo del relatore, abbiamo queste 7 pagine che ha elaborato Beppe Roma, che sono a maglie molto larghe e devono essere riviste, e adesso faremo anche sessioni con i consulenti. Affiderei a Roberto Morassut il compito di fare questo «ultimo miglio» e di provare a vedere se su quelle pagine ci possiamo avvicinare il più possibile, lasciando poi spazio ovviamente Pag. 10al dibattito politico, alla campagna elettorale e all'attività parlamentare di carattere ordinario e di dibattito, per portare le differenze che ciascuna forza politica e ciascuna sensibilità ha, preservando però gli elementi positivi emersi anche in modo condiviso dalla discussione di oggi, cioè che questa Commissione ha lavorato bene seppure in modo parziale e per poco tempo, che ha raccolto parecchio materiale, che questo materiale va riaffidato a un successivo lavoro di rielaborazione al prossimo Parlamento. Ritengo che alcuni temi vadano messi in evidenza, perché abbiamo visto cose di cui non si è parlato all'interno della vicenda istituzionale italiana o anche parlamentare in questi anni, le abbiamo portate alla luce, come ad esempio il fenomeno degli invisibili e delle occupazioni abusive, tutte cose che sono emerse con il lavoro della Commissione, su cui abbiamo agito in modo condiviso e che credo nella relazione vadano sicuramente evidenziate.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 9.35