XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 162 di Mercoledì 6 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Seguito dell'esame della proposta di relazione sull'attività svolta:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
Buemi Enrico  ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Buemi Enrico  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Lavagno Fabio (PD)  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Lavagno Fabio (PD)  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Lavagno Fabio (PD)  ... 6 
Liuzzi Pietro  ... 6 
Cucca Giuseppe Luigi Salvatore  ... 7 
Fornaro Federico  ... 7 
Grassi Gero (PD)  ... 8 
Preziosi Ernesto (PD)  ... 8 
Lavagno Fabio (PD)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Buemi Enrico  ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Relazione sull'attività svolta ... 13

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 20.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Seguito dell'esame della proposta di relazione sull'attività svolta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sull'attività svolta, di cui sono relatore.
  Ricordo che la legge istitutiva (legge 30 maggio 2014, n. 82) aveva stabilito un termine di 24 mesi dalla data di costituzione della Commissione, entro il quale presentare al Parlamento una relazione sulle risultanze delle indagini condotte (articolo 2, comma 1). Tale scadenza è stata prorogata fino al termine della XVII legislatura dall'articolo 12-bis del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, coordinato con la legge di conversione 25 febbraio 2016, n. 21.
  Solo per nostra conoscenza, è appena il caso di dire che, nonostante l'esiguo stanziamento di fondi previsto, per la proroga della Commissione non abbiamo utilizzato nessun altro finanziamento aggiuntivo e siamo andati avanti con i finanziamenti che erano stati previsti per il primo biennio di attività (la legge istitutiva prevedeva 17.500 euro per il 2014, 35.000 per il 2015 e 17.500 per il 2016).
  Questo comporta da parte mia e a nome vostro il ringraziamento a tutti i consulenti e collaboratori della Commissione, che non solo hanno svolto gratuitamente il loro lavoro, ma anche nei rimborsi loro dovuti si sono adeguati a un rigore e a una sobrietà che credo non abbia pari. Chiunque adesso potrà confrontare i dati del lavoro della nostra Commissione con i dati dei lavori delle altre Commissioni d'inchiesta. La differenza da parte nostra è che abbiamo condotto l'inchiesta con il minimo possibile delle risorse.
  La seconda considerazione è che questa è la terza relazione e, purtroppo, con la ipotizzata chiusura anticipata della legislatura non riusciamo a fare una relazione conclusiva; ci sono tante cose ancora in itinere. Terremo un'altra riunione dell'Ufficio di presidenza e ciò che arriverà dopo l'approvazione della terza relazione, ove ne ricorrano gli estremi, potrà essere inviato alla Procura della Repubblica per le valutazioni del caso.
  Questo ovviamente non toglie che, se prima dello scioglimento ci giungesse documentazione di particolare rilevanza, potremmo riunire di nuovo la Commissione ed eventualmente produrre un documento aggiuntivo da trasmettere alle Presidenze di Camera e Senato. Parliamo però senza sapere quando il Presidente della Repubblica scioglierà le Camere, e non siamo in grado di definire se e quando questa cosa dovesse essere possibile.
  I principali risultati conseguiti negli anni precedenti sono già stati esposti nelle due precedenti relazioni. Questa relazione – la terza – li assume per acquisiti e li completa con ulteriori indagini compiute nel corso dell'ultimo anno di attività, che hanno portato significative acquisizioni in molteplici atti che completano i capitoli delle due Pag. 4precedenti (ma completano solo alcuni capitoli, non tutti).
  Essa non si presenta pertanto come una relazione complessiva, ma deve essere letta insieme alle due precedenti, perché proprio il complesso delle relazioni disegna una revisione di diversi aspetti della vicenda del rapimento e dell'omicidio di Aldo Moro. È l'ultima relazione in senso cronologico, ma non perché sia la relazione finale.
  Voglio sintetizzare in questa sede l'entità del lavoro di indagine compiuto, che consentirà, una volta definiti i criteri di declassifica, di mettere a disposizione una mole di documentazione acquisita o prodotta dalla Commissione veramente cospicua. Credo che sia utile per tutti noi citare alcuni elementi. Ricordo che l'archivio della Commissione conta 2.250 unità documentali – per un totale di circa 700.000 pagine, tutte digitalizzate e indicizzate –, che dall'inizio della legislatura sono state conferite 440 deleghe di attività ai nostri consulenti e che sono stati svolti 256 esami testimoniali, delegati a collaboratori. Nel complesso, sono state svolte finora 164 sedute plenarie di Commissione e 130 riunioni dell'Ufficio di presidenza, per complessive 260 ore e 5 minuti, ai quali si aggiungono 7 ore e 40 minuti di audizioni svolte nel corso di missioni.
  Le singole parti che compongono il testo della proposta di relazione sono state oggetto di una valutazione nel corso di varie sedute, dedicate all'esame dei singoli capitoli che fanno parte della proposta di relazione. In tal modo ho potuto raccogliere molte osservazioni, suggerimenti e integrazioni che i componenti della Commissione hanno dato sui singoli capitoli, delle quali ringrazio i colleghi e che ho tenuto presente nella redazione della proposta di questa terza relazione, di cui concludiamo l'esame nella seduta odierna.
  La complessità dei lavori parlamentari nelle ultime settimane e negli ultimi giorni (per non parlare di oggi, visto che abbiamo dovuto cambiare l'orario della convocazione) ha reso complessa la predisposizione della relazione, che tuttavia, come ho detto, è stata oggetto di una elaborazione comune nel corso di numerose sedute.
  Segnalo che, rispetto alla bozza già messa a disposizione, sono state riportate le integrazioni e correzioni su cui si è convenuto nelle precedenti sedute, che sono evidenziate in grassetto se non si tratta di modifiche esclusivamente formali.
  Nella proposta di relazione, che è pubblica, sono riportate anche informazioni ricavate da documenti classificati, che per ora mantengono l'attuale regime di classifica. Mi riservo di procedere alla loro eventuale declassifica dopo aver verificato che essi non riportino ulteriori informazioni riservate o segrete, oltre a quelle che che si è ritenuto di inserire nella relazione.
  Considerato l'ampio e condiviso lavoro istruttorio già svolto e i vincoli connessi al calendario dei lavori delle Assemblee della Camera e del Senato – come avete visto la Camera ha calendarizzato per il 12 dicembre alle ore 13.30 l'inizio della discussione in aula sulla relazione e per il 13 la votazione – e visti i tempi estremamente rapidi che abbiamo di fronte, questa sera procederemo alla votazione, per consentire al relatore di intervenire in Assemblea il 12.
  Io sento il dovere di ringraziare (lo facciamo oggi, ma spero che avremo modo di fare qualche altra seduta, se non si verificherà un precipitare degli eventi) tutti i consulenti e i collaboratori: magistrati, Forze dell'ordine, investigatori che hanno lavorato con noi fuori dal loro orario di servizio, in modo assolutamente gratuito, e si deve a loro tanta parte del lavoro della Commissione. Un ringraziamento particolare alla segreteria, che è diventata sempre più esigua, al documentarista e soprattutto al consigliere parlamentare segretario della Commissione, che è stato il motore delle razionalizzazioni e delle stesure dopo tutte le nostre complesse procedure di dibattito e di approfondimento. Credo, colleghi, di esprimere in questi ringraziamenti, che non sono formali ma sono profondamente sentiti, anche i vostri giudizi.
  Adesso lascio la parola a tutti coloro che vorranno intervenire per dichiarazione di voto.

  ENRICO BUEMI. Anzitutto mi associo anch'io ai ringraziamenti al personale e ai Pag. 5consulenti per il lavoro svolto e per l'efficienza con cui lo hanno svolto.
  Se mi è consentito, presidente, io non sento di dover accettare la logica secondo la quale il termine della legislatura sia diverso da quello stabilito per legge, e oggi sia fissato al 14-15 marzo.
  Pur entrando nel merito della relazione e, quindi, esprimendo un giudizio sulla relazione, comunque la sua corposità, le problematiche che sono state evidenziate, gli elementi di incompletezza e alle questioni da approfondire ulteriormente, che sono emerse sia nella relazione sia nel dibattito che abbiamo affrontato, non ci consentono di dire che abbiamo finito il lavoro e consegniamo «ai posteri l'ardua sentenza».
  È infatti evidente che in questo lavoro meritorio che è stato fatto dalla Commissione emergono situazioni che hanno bisogno di risposte; e noi in qualche maniera dobbiamo cercare di darle, anche se siamo consapevoli che la legislatura volge naturalmente al termine. Ribadisco: «naturalmente», perché non accetto la logica di qualcuno che vuole chiudere la legislatura per sua convenienza o per sua incapacità di affrontare le questioni che invece sono all'ordine del giorno.
  Da questo punto di vista per me il lavoro della Commissione, presidente, deve finire il giorno in cui il Parlamento viene sciolto.

  PRESIDENTE. Io la convocherò finché ci siamo, però il dovere di provare a far discutere la relazione almeno da un ramo dal Parlamento c'è, perché c'è il rischio...

  ENRICO BUEMI. Altrimenti ci arrendiamo, sostenendo che abbiamo finito. Abbiamo fatto la terza relazione, una serie di questioni deve essere ulteriormente approfondita, però...
  Fermo restando che lei oggi ci sottopone alla valutazione la terza relazione, che abbiamo condiviso e sulla quale ho espresso delle perplessità – non sul lavoro svolto, che è meritorio, ma sulla necessità di dare delle risposte – credo che noi dobbiamo continuare questo lavoro.
  In questo senso, presidente, esprimo il mio giudizio positivo con riserva, perché manca alla completezza del lavoro che abbiamo svolto una sorta di lascito per il futuro, per quel futuro a breve che sono i 2-3 mesi che la Commissione potrebbe ancora avere per portare avanti le necessità di approfondimento che sono evidenziate, ma vi è anche la necessità di mettere a confronto, se mi è consentito, il lavoro che i consulenti hanno portato avanti e che a mio avviso ha bisogno di una sede in cui essere ulteriormente sviluppato.
  Al di là dell'approvazione formale della relazione che questa sera facciamo, c'è la necessità di audire i consulenti tutti nella parte che ancora non ha trovato risposta dentro la terza relazione, che appunto non è relazione conclusiva, anche per lasciare ai posteri il messaggio che noi non siamo dei cretini che non abbiamo visto. Noi abbiamo visto, intuito, posto delle domande. A queste domande, per ragioni di tempo e di organizzazione, non si è magari potuto dare risposta in maniera esaustiva, ma comunque rimangono lì come lascito per chi vorrà riprendere il testimone e dare al Paese quelle risposte che non possono essere ulteriormente rinviate.
  Gli scrittori sulla materia ci ricordano che il nostro è un Paese che si porta dietro interrogativi e mancate risposte non soltanto con l'inizio dell'era repubblicana, ma anche in precedenza (viene anche richiamato nella relazione) perché c'è un trascorso, un trascinamento di situazioni, di personalità, di modalità che ovviamente vengono da lontano.
  Mi fermo qui, presidente, ribadendo la domanda di audizione dei consulenti nelle prossime settimane per fare un punto della situazione, che può anche essere un elemento formale aggiuntivo, che poi potremmo approvare in sede di Commissione e lasciare come una sorta di appunto, perché qualcuno se ne occupi in futuro.
  Per quanto riguarda il contenuto della relazione, ribadisco che alcune riflessioni potevano avere una risposta maggiormente approfondita, ma capisco il lavoro a cui l'organizzazione tecnica della Commissione è stata sottoposta in queste settimane per Pag. 6la brevità del tempo a disposizione, quindi anche la difficoltà di andare più in profondità.

  PRESIDENTE. Per quanto di mia competenza, convocherò la Commissione fino all'ultimo giorno utile. Io ho sentito il dovere morale che anche una terza parte fosse discussa in Assemblea. Siamo la prima Commissione, tra quelle che si sono occupate della vicenda Moro, che approva delle relazioni quasi all'unanimità. Inoltre, le nostre precedenti due relazioni sono state discusse e fatte proprie da Camera e Senato. Sapete che inizia la sessione di bilancio. Io sono ottimista come Buemi, quindi dureremo fino al 15 marzo, ma se per caso ci dovesse essere uno scioglimento anticipato, io voglio che almeno per il lavoro che è stato fatto, anche se non sarà il massimo della perfezione, non vadano persi gli sforzi e i sacrifici di tanti.

  FABIO LAVAGNO. Solo per chiarire, siamo in una fase di dibattito o di dichiarazione di voto?

  PRESIDENTE. Siamo in dichiarazione di voto.

  FABIO LAVAGNO. Perché non ho inteso...

  PRESIDENTE. Il senatore Buemi ha detto: «Giudizio positivo».

  FABIO LAVAGNO. Quindi vota a favore.

  PIETRO LIUZZI. Faccio mie e nostre le attenzioni che lei ha da poco espresso, in particolare verso i collaboratori, i consulenti, che qui ci hanno aiutato con grande abnegazione, perché il nostro lavoro fosse quanto più compiuto e completo nelle sue articolazioni di natura sia giuridica, sia anche ovviamente politica, in modo che tali articolazioni, per quanto ci riguarda, fossero quanto più chiare possibili.
  Penso che sia anche doveroso (lei provvederà sicuramente) rendere pubbliche sia questa totale abnegazione da parte del personale che ha collaborato – nelle sue varie forme: Forze dell'ordine, militari, ma anche consulenti e magistrati – sia le preoccupazioni qui emerse e manifestate dal collega Buemi, quando invoca la necessità di portare a termine in maniera compiuta il lavoro della Commissione fino al giorno dello scioglimento delle Camere.
  Qui non può non mancare un lamento, che ritengo sia anche un'interpretazione del malcontento comune, quando questo Parlamento, nei suoi due rami, non conosce oggi (questo vale per tutte le Commissioni, ma anche per il lavoro d'Aula) la data di conclusione, perché un organismo parlamentare serio potrebbe sicuramente mettere una deadline rispetto al lavoro parlamentare e invitare le Commissioni e i parlamentari a lavorare sodo, sapendo quale sarà la data di chiusura. Tutto quello che c'è da discutere, approvare, emendare potrebbe essere tranquillamente discusso e approvato entro una data quantomeno certa.
  Oggi ci stiamo trascinando come su una pista di ghiaccio, con un equilibrio precario, una precarietà che si avverte nell'aria e che non incoraggia a fare fino in fondo il nostro dovere di parlamentari, compreso anche il lavoro della Commissione d'inchiesta Moro. Per cui, presidente, io ritengo che chi di dovere debba conoscere anche le difficoltà che sta creando al lavoro che ci riguarda. Sarebbe utile che lei lo rappresentasse, perché tutti abbiamo una dignità, tutti abbiamo bisogno di sentirci la coscienza tranquilla. Il lavoro c'è e potrebbe essere fatto in maniera dignitosa.
  In merito al lavoro svolto (senza che le mie parole vengano prese come enfatiche) questo è il terzo affresco, la terza relazione che noi consegniamo al Parlamento e, in definitiva, al popolo italiano. Nell'affresco, così come un pittore avveduto sa usare tonalità, sfumature ma anche colori vivaci e quindi anche toni altrettanto decisi, abbiamo messo in evidenza uno spaccato di quella che era sicuramente l'Italia, una temperie di natura sociale, culturale, economica e politica dell'epoca, sapendo che quello spaccato, che riguarda in particolare la cosiddetta «prima Repubblica», ha purtroppo oggi ancora una serie di effetti che Pag. 7tornano a disdoro dell'attuale legislatura e dei tempi attuali.
  In questa relazione abbiamo evidenziato le omissioni, spesso la sciatteria, le lacune, le disattenzioni, le deviazioni, le distrazioni degli apparati, abbiamo anche evidenziato cosa in quel momento è mancato, e abbiamo consegnato al Parlamento e al popolo italiano una evidenza che merita massima attenzione, perché vengano ripristinate giustizia sul caso Moro e pietà per le vittime nel compimento del proprio dovere.
  Mi riferisco alla strage di via Fani e al martire che, anche con il nostro contributo e con l'abnegazione cui lei faceva cenno in apertura, presidente, reputo importante aver messo in luce, perché tutti noi riteniamo di dovere qualcosa a quest'uomo, a questo politico, a questo statista, a questo italiano illuminato, di cui oggi rimpiangiamo sia lo spessore dell'umanità e della personalità, sia l'insegnamento. Forse con Moro in vita l'Italia avrebbe preso un'altra piega, ma questo è un discorso che appartiene ai sentimenti interiori di ognuno di noi.
  Avendo messo in evidenza il lavoro svolto anche con la collaborazione dei nostri consulenti, uno squarcio di verità può quantomeno consegnare a tutti noi una tranquillità ed una serenità del lavoro fin qui svolto.

  GIUSEPPE LUIGI SALVATORE CUCCA. Sarò brevissimo. Considero doveroso elogiare il lavoro che è stato fatto da questa Commissione, che forse per la prima volta si è mossa in maniera assolutamente neutra, con l'unico obiettivo di togliere il velo da alcuni aspetti di questa vicenda che in effetti non erano stati mai approfonditi così significativamente come è stato fatto durante i lavori di questa Commissione.
  Certo, non si è arrivati al risultato definitivo, questo mi pare scontato; però molti degli aspetti che erano rimasti nella zona grigia sono stati ampiamente approfonditi e qualcosa di nuovo effettivamente è arrivato.
  In questo senso, bene fa lei, presidente, a continuare, fino a quando sarà possibile, a portare a termine i lavori di questa Commissione. Credo però che con questa relazione si lasci in ogni caso un lavoro nuovo su questi temi, e per chi vorrà continuare ad approfondire la ricerca della verità relativamente a questa vicenda credo che questa relazione possa essere un ottimo punto di partenza per arrivare a chiarire tutto quanto ancora è rimasto di grigio, tutti gli aspetti che ancora non sono stati svelati interamente.
  Credo però che questa volta si sia davvero intrapresa la strada giusta e che il grande lavoro fatto meriti il plauso di tutti noi, quindi il voto sarà sicuramente favorevole.

  FEDERICO FORNARO. Mi associo in maniera non formale ai ringraziamenti nei confronti dei collaboratori e dei consulenti della Commissione per il lavoro appassionato e anche – vorrei ricordarlo – molto difficile. Ci siamo occupati di un caso avvenuto ormai quarant'anni fa e devo dire che in molte occasioni il nostro rimpianto era che se queste cose fossero state fatte, non dico quaranta, ma anche solo vent'anni fa, probabilmente avremmo oggi risultati maggiori.
  Credo che vada sottolineato in questa sede che non siamo arrivati a una relazione conclusiva, e questo è oggettivamente un limite del lavoro che abbiamo fatto. D'altro canto, però, consegniamo all'opinione pubblica, al Parlamento, agli studiosi una quantità di documenti e di informazioni sicuramente aggiuntive e integrative della mole importante di documentazione che era stata raccolta dalle precedenti Commissioni Moro e stragi.
  In questa sede, auspicando che nelle poche settimane che rimangono ci possano essere degli elementi che ci mettano in condizione di integrare questa relazione, ci sono tre temi che in questo momento credo vadano sottolineati.
  Il primo è un rammarico. Il presidente, giustamente, anche rispetto al tema dei costi della politica ha messo in evidenza i costi particolarmente modesti della nostra attività. Per quanto mi riguarda, mi rimane il rammarico che non siamo riusciti a mandare qualche studioso a lavorare sugli archivi ormai desecretati in alcune capitali europee, perché quello che sicuramente manca all'impianto complessivo è proprio Pag. 8avere maggiori elementi dello scenario internazionale, che in quel momento ha certamente condizionato l'evolversi del quadro italiano.
  Il secondo, anche alla luce di una recente acquisizione dell'altro giorno, è che spero si possano avere elementi ulteriori sulla ricostruzione dell'agguato di via Fani, con la possibile presenza di sparatori da destra (destra orografica, non politica) e il terzo, infine, qualche elemento in più sulle ultime ore di Moro. Credo che siano questi i temi sui quali, se riuscissimo nell'ultima settimana a integrare la relazione, renderemmo un servizio alla verità e aiuteremmo a capire meglio l'intero complesso.
  Credo comunque che il giudizio vada espresso complessivamente su tutte e tre le relazioni, e per quanto mi riguarda è un giudizio positivo, con i limiti che abbiamo ascoltato e con il rammarico di non essere riusciti ad arrivare a una relazione conclusiva.

  GERO GRASSI. Io faccio mie le dichiarazioni di chi ha giustamente sostenuto che vadano ringraziati tutti quelli che hanno lavorato per la Commissione, perché senza il loro contributo molte cose non avremmo potuto farle.
  In un Paese più normale del nostro, questa Commissione non avrebbe dovuto vantare – giustamente, come ha fatto il presidente – l'esiguità della spesa, perché in una democrazia la spesa si misura dai risultati e, se noi dovessimo rapportare i risultati di questa Commissione alla spesa sostenuta, il rapporto sarebbe di 1 a 10 in favore dei risultati.
  Io non dimentico da dove eravamo partiti, perché sono stato uno dei promotori dell'iniziativa legislativa. Quando siamo partiti, nel lontano 2013, il commento di certa stampa, di certe agenzie, di una sostanziale parte del mondo protagonista attivo o passivo della vicenda Moro, era che la Commissione non serviva a niente e che sul caso Moro si sapeva già tutto.
  Io, come voi, lascio ai posteri quello che è scritto nelle tre relazioni, che credo sia un punto di qualità molto alto rispetto al punto di partenza. Io sono entrato con alcune convinzioni e con alcuni sospetti in questa Commissione relativamente alla vicenda Moro e dopo quattro anni sono fortemente arricchito di pezzi di storia che in 36 anni nessuno aveva mai citato.
  Le novità che noi abbiamo fatto emergere e inserito in un quadro più complesso riguardano non un unico aspetto della vicenda Moro, ma riguardano il periodo pre-rapimento, il 16 marzo e tutti i punti chiave (via Gradoli, lago della Duchessa, via Montalcini, via Monte Nevoso, omicidio Moro). Una persona normale, se trova buchi e falle in tanti eventi, si chiede perché. Se infatti l'evento errato fosse uno, si potrebbe pensare a un errore, ma quando le descrizioni degli eventi sono tante, evidentemente c'è altro. C'è stata in questi quarant'anni una sciatteria da parte di tanti soggetti protagonisti del caso Moro, sciatteria durante il periodo prima del 16 marzo, sciatteria il 16 marzo, sciatteria nei 55 giorni, sciatteria sulle indagini, sulle valutazioni e su quello che si doveva fare. Viene fuori un quadro molto triste, anche perché quelli che c'erano, come molti di voi e come me, non possono dimenticare che in via Fani cinque persone innocenti sono state trucidate in un modo acerrimo e che quello che giustamente è stato chiamato il martirio laico di Aldo Moro ha prodotto dopo 55 giorni un altro crimine effettuato con efferatezza e crudeltà inaudite.
  Del caso Lincoln non c'è ancora certezza, del caso Kennedy non c'è ancora certezza, io credo che su quello che volgarmente viene chiamato «il caso Moro» noi – ognuno con il suo contributo e dal suo punto di vista – abbiamo fatto un sostanziale passo avanti.
  Mi auguro che, se un giorno si dovesse decidere di dare continuità a questo lavoro, chi lo farà abbia più coraggio, perché serve (non sul caso Moro) più coraggio e più innovazione per spingere il Paese avanti e fuori dalle sacche dell'indifferenza e della stagnazione, che spesso hanno caratterizzato alcune pagine storiche dell'intera Italia.
  Grazie a quanti ci hanno creduto!

  ERNESTO PREZIOSI. Rapidamente, anche da parte mia i ringraziamenti, per il lavoro fatto, a chi ha sostenuto la parte Pag. 9della ricerca. Credo che il punto che si è segnato sia un punto positivo e in linea con il compito che la legge istitutiva affida alla Commissione parlamentare d'inchiesta.
  Ci sono modi diversi di approfondire i fatti della storia, anche recenti, e sappiamo che per quanto riguarda fatti che hanno risvolti di criminalità c'è un approfondimento di tipo giudiziario. Per fatti che hanno un rilievo storico c'è l'approfondimento di tipo storico. Il tipo di approfondimento che svolge un'inchiesta parlamentare deve avere segnatamente anche carattere politico, perché il tipo di approfondimento è finalizzato anche a rinforzare le istituzioni attraverso la conoscenza e la trasparenza di ciò che è accaduto.
  I risultati indubbiamente non sono complessivi; sono soddisfacenti ma sono parziali. Si sono tuttavia aperte pagine poco o per nulla esplorate, e si è gettata nuova luce in pagine che erano note, ma che abbiamo contribuito a illuminare ulteriormente sotto più di un aspetto. La luce non è mai sufficiente, si può ancora continuare, come è stato detto anche negli interventi che mi hanno preceduto, e credo che nel Paese ci sia interesse.
  È vero che, come diceva il collega Grassi, in partenza le persone, compresi diversi colleghi, mi chiedevano perché perdessi tempo in una Commissione così, ma è anche vero che ogni volta che abbiamo parlato nelle città (mi è capitato di viaggiare e di fare incontri pubblici) le persone che sapevano che ne facevo parte chiedevano cosa avessimo scoperto. Questo interesse non morboso, ma – credo – sinceramente democratico per la vita del nostro Paese è qualcosa di importante, che va coltivato anche dalle istituzioni.
  Semmai la cosa molto grave è l'assoluta ignoranza che ci è stata riservata da parte della grande stampa e dei grandi mezzi di informazione. È singolare che, anche in occasione della presentazione delle altre due relazioni, i grandi organi di stampa abbiano assolutamente ignorato le relazioni presentate in Parlamento e votate pressoché in modo unanime. Non dico che sia passibile di un ulteriore approfondimento, ma è singolare quello che è accaduto, perché le abbiamo votate in un Parlamento in cui le grandi testate hanno i loro inviati, che talvolta ormai sono ridotti a seguire più il gossip che le dinamiche di approfondimento politico, ma non hanno avuto la pazienza (o la corrispondenza da parte delle loro grandi testate) a dare spazio a questa notizia. È un argomento singolare, perché dietro ci potrebbe essere anche altro.
  Ritengo che il lavoro svolto sia in linea con la legge istitutiva e sia finalizzato a rinforzare l'essere dentro una istituzione democratica. Come ho evidenziato quando abbiamo presentato in Aula una delle due precedenti relazioni, sappiamo che non c'è una pagina di storia che possa essere girata senza essere letta integralmente. Questa lettura integrale anche delle poche righe che mancano io credo che sia auspicabile per il tempo a venire.

  FABIO LAVAGNO. Non voglio ripetere, ma – essendo un fatto non formale, ma sentito – esprimo un ringraziamento a collaboratori, consulenti e personale della segreteria che ha assistito i lavori della Commissione, e mi associo a lei, presidente, nel ringraziamento anche ai colleghi commissari.
  È noto ed evidente che rappresento una voce differente all'interno di questa Commissione, unica e solitaria, ma ciononostante grazie a lei, presidente, e al rispetto dei colleghi, ho sempre trovato pieno diritto di cittadinanza delle mie idee e delle mie posizioni rispetto ai lavori della Commissione durante questi anni.
  Una premessa prima della dichiarazione di voto è necessaria e in qualche modo coincide con un ragionamento espresso dal senatore Buemi all'inizio della seduta, nella sua dichiarazione di voto, rispetto al fatto che noi, nei confronti della legge istitutiva, abbiamo abdicato all'ambizione di arrivare a una relazione finale. Mi divide dal senatore Buemi la persuasione che la fine dei lavori della Commissione e la fine della legislatura sostanzialmente coincidano, settimana più, settimana meno. Invece di consegnare al Parlamento e al Paese una relazione finale, assumendocene la responsabilità politica e storica, e la possibilità Pag. 10 che accanto a quella relazione finale ve ne fossero una o più di senso opposto, noi invece trasmettiamo alle Camere una terza relazione intermedia sui lavori svolti dalla Commissione, non dando un corpus omogeneo di questi lavori. Verrò dopo anche alla valutazione qualitativa di questa relazione. Le tre relazioni sono abbastanza eterogenee e non possono essere parte di una stessa collana, anche dal punto di vista narrativo o redazionale; avrebbero avuto bisogno di un lavoro di editing complessivo, ma ovviamente sappiamo che il lavoro è stato forsennato.
  Non ci troviamo davanti alla novità della fine della legislatura, però in qualche modo ripercorriamo quanto già accaduto l'anno scorso, quando, più o meno nello stesso periodo dell'anno, sull'incedere di fatti politici esterni al Parlamento e – segnatamente – dell'esito referendario, vedevamo, a fronte della possibilità di un'improvvisa fine della legislatura, la necessità di chiudere i lavori «almeno» con una seconda relazione. E oggi ci troviamo a dire: «almeno» con una terza relazione. In questo caso, però, era ampiamente prevedibile che la legislatura sarebbe terminata, per questo dico che abbiamo abdicato a un'ambizione di lavoro.
  Per quanto riguarda la relazione, devo riconoscere che nei primi capitoli, segnatamente dall'1 all'8, c'è un miglioramento qualitativo notevole rispetto alle precedenti produzioni. Non sono semplicemente una relazione e un resoconto di quanto svolto nei lavori della Commissione, ma tentano di dare, su determinate tematiche, un lavoro organico e coerente.
  Gli altri aspetti invece, i capitoli 9, 11 e 12, mi lasciano molto perplesso e dovrebbero interrogare un po’ tutti i commissari rispetto ai contenuti, se li hanno letti approfonditamente. Se le prime parti sono assolutamente coerenti e, come si dice volgarmente, «stanno in piedi», queste altre parti sono abbastanza caratterizzate – evidentemente perché redatte da mani diverse – da salti logici, parti equivoche, a volte pericolosamente insinuanti. Credo che invece valga il riconoscimento che nel capitolo 10, quello sui covi, gli esami tecnici del RIS, finalmente, come dato e come rilevanza scientifica, assumono un rilievo che nelle altre relazioni non avevano in forma così importante ed evidente.
  Dal momento che stiamo facendo una dichiarazione di voto, che è una dichiarazione di voto politica, non posso che riferirmi all'unica parte eminentemente politica di questa relazione, cioè le sue conclusioni, e lì credo che ci sia una contraddizione in termini, interna allo stesso testo. Infatti, se da un lato affermiamo che per varie ragioni, anche alla luce delle indagini svolte dalla Commissione, i fatti che hanno portato all'uccisione della scorta e al rapimento e alla morte di Aldo Moro erano in qualche modo evitabili, allora dovremmo fare anche un salto di natura culturale e semantica, e iniziare a nominare in maniera differente quegli eventi. Volerli ancora classificare come «caso» – caso Moro – ci consegna un aspetto di casualità, di imprevedibilità, di un accidente capitato sulla storia di questo Paese. Il limite del lavoro e dell'ambizione della nostra Commissione è di non aver voluto fare un vero e proprio ragionamento politico su quei fatti.
  Se l'inizio delle conclusioni politiche va in questo senso, pur non affermandolo totalmente, il resto delle conclusioni torna a ciclo alla relazione che accompagnava la legge istitutiva, e torniamo al corollario di ombre, misteri, omissioni, deviazioni interne ed esterne, senza che di questo vi sia contezza invece nei capitoli più approfonditi e più oggettivi della relazione.
  Credo che un supplemento di lavoro sarebbe stato necessario, ma mi rendo perfettamente conto di come non ce ne siano il tempo né la modalità. Abbiamo però la necessità politica di affermare che questo è un lavoro di resoconto ancora una volta intermedio e non definitivo.
  Sono convinto che le parole dell'onorevole Grassi abbiano un senso e sono contento che dica che non si può accomunare il caso Moro (e sbagliano a chiamarlo così) alla vicenda Kennedy, perché volerlo assimilare vorrebbe dire non chiudere e accontentarsi di non trovare una piena verità su quella storia. Pag. 11
  Dal momento che occorre invece fare questa differenza e segnalare che esiste una pluralità di opinioni all'interno della Commissione, pur nel rispetto delle posizioni di tutti, dichiaro il mio voto contrario rispetto a questa relazione.

  PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi per dichiarazione di voto.
  Io mi permetto di fare solo due rapidissime, telegrafiche considerazioni. Era prevedibile forse ipotizzare la fine della legislatura, ma è meno prevedibile, per chi fa un lavoro di investigazione e di ricerca a quarant'anni dai fatti, sapere quando e come si troveranno le cose, e, se ci paragoniamo a coloro che hanno cercato e ricercato prima di noi, credo che noi non siamo gli ultimi tra coloro che hanno provato a cercare.
  Seconda cosa: c'era un'impostazione totalmente diversa su questo (l'onorevole Lavagno e altri lo sanno da tempo); io non ho mai pensato di presiedere una Commissione bicamerale d'inchiesta per fare la storiografia parlamentare del caso Moro, né tantomeno per far votare al Parlamento qualche testo, sceneggiatura di fiction o libro. Io mi sono attenuto al compito che la legge istitutiva affidava alla Commissione, cioè evidenziare fatti che non fossero stati approfonditi, responsabilità che non fossero state chiarite, omissioni che non fossero state evidenziate, azioni che hanno inciso sulla vicenda del rapimento e dell'uccisione dell'onorevole Moro e degli uomini della scorta.
  Io credo che la relazione sia doverosamente frammentaria, perché, se non fosse stata frammentaria, avremmo dovuto rifare l'analisi storica delle sentenze e di non so più quante Commissioni stragi oltre che della prima Commissione Moro, che non hanno prodotto nessuna relazione unanimemente condivisa, perché c'era una complessità oggettiva. Noi, rispetto a quella complessità, oggi chiudiamo una serie di capitoli, che a mio avviso sembrano significativi. Sì, certo, sono frammentari perché, se ci sono omissioni che hanno provocato danno, se ci sono ingerenze che hanno provocato danno, se ci sono azioni che hanno provocato nocumento, va detto. Se chi doveva vedere non l'ha fatto, va detto. Poi questa relazione è frammentaria, lo so.
  Io mi auguravo di avere qualche mese in più per scoprire qualche altro «frammento» di verità. Poi noi non facciamo i magistrati, noi consegniamo questo nostro lavoro alla magistratura, come qualunque altra cosa arriverà, perché la magistratura valuti.
  Preannuncio già che sul capitolo riguardante Casimirri ho intenzione di inviare una segnalazione alla Procura della Repubblica di Roma.
  Nel ringraziare tutti i membri della Commissione, pongo in votazione la terza relazione della Commissione.

  ENRICO BUEMI. Chiedo solo una risposta sulle audizioni dei consulenti, in questo periodo.

  PRESIDENTE. Fino al 13 pensiamo all'Aula, poi riuniremo l'Ufficio di presidenza e decideremo. Faccio presente che abbiamo un piccolo problema: il 12 siamo in Aula alla Camera, il 13 votiamo la relazione, poi iniziano la sessione di bilancio alla Camera e la discussione della legge sul biotestamento al Senato. Negli spazi che avremo riuniremo l'Ufficio di presidenza, perché oltre alle audizioni sento un obbligo morale: voi avete ricevuto come me le lettere degli avvocati e dei familiari delle vittime che vogliono la desecretazione, ma questo è un lavoro che richiede una responsabilità personale per chi lo decide, quindi dovremmo impiegare due o tre riunioni dell'Ufficio di presidenza e poi una seduta plenaria della Commissione per decidere cosa desecretare; per quello che non desecretiamo, occorrerà scrivere in maniera esplicita perché quella documentazione non è desecretata e a chi dovrà rivolgersi chi ne vorrà chiedere la desecretazione.
  Siccome io mi auguro di durare fino al 15 marzo, faremo tutte le audizioni possibili. Quindi non dico di no, dico che ci lavoreremo.

  GERO GRASSI. Presidente, un'altra cosa che non si è detta: il Senato è ancora uno dei due rami del Parlamento...

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  PRESIDENTE. Io trasmetterò domattina la relazione al Presidente del Senato.

  GERO GRASSI. Siccome qui ci sono tanti senatori, auspico che si facciano carico di fare inserire il punto nei lavori del Senato.

  PRESIDENTE. Questa sarà anche mia premura, da domattina: parlarne al Presidente Grasso.
  Pongo in votazione la proposta di relazione sull'attività svolta.
  Chi è favorevole?
  Chi è contrario?
  Chi si astiene?
  La relazione è approvata, con un voto contrario (dell'onorevole Lavagno) e un'astensione (dell'onorevole Spessotto).
  Se non vi sono obiezioni, mi riservo di procedere al coordinamento formale del testo approvato, che sarà trasmesso ai Presidenti delle Camere e pubblicato in allegato al resoconto della seduta odierna.
  Per la conferenza stampa di presentazione, con i capigruppo, l'unico giorno utile è giovedì 14 dicembre, tra le ore 12 e le 14, in base agli orari di Camera e Senato.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 21.

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