XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 203 di Mercoledì 6 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Braga Chiara , Presidente ... 3 

Audizione di associazioni e comitati ambientalisti della provincia di Grosseto:
Braga Chiara , Presidente ... 3 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 3 
Puppato Laura  ... 4 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 4 
Puppato Laura  ... 4 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 4 
Braga Chiara , Presidente ... 5 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 5 
Braga Chiara , Presidente ... 6 
Puppato Laura  ... 6 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 7 
Puppato Laura  ... 7 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 7 
Nugnes Paola  ... 7 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 7 
Nugnes Paola  ... 7 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Corrieri Ugo , presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia ... 8 
Braga Chiara , Presidente ... 8 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 9 
Braga Chiara , Presidente ... 12 
Puppato Laura  ... 12 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 12 
Puppato Laura  ... 12 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 12 
Puppato Laura  ... 12 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 12 
Puppato Laura  ... 12 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 12 
Puppato Laura  ... 12 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 12 
Puppato Laura  ... 12 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 14 
Puppato Laura  ... 14 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 14 
Puppato Laura  ... 14 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 14 
Puppato Laura  ... 14 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 14 
Puppato Laura  ... 14 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 14 
Puppato Laura  ... 15 
Latini Maria Patrizia , delegata LIPU per la provincia di Grosseto ... 15 
Braga Chiara , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CHIARA BRAGA

  La seduta comincia alle 14.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di associazioni e comitati ambientalisti della provincia di Grosseto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Ugo Corriere, presidente di Isde, Medici per l'ambiente, della provincia di Grosseto, e coordinatore di Isde, Medici per l'ambiente, per il centro Italia, che ringrazio per la sua presenza.
  L'audizione odierna, che si svolge su richiesta dell'interessato, rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Toscana, con particolare riferimento all'ATO Toscana sud.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola al dottor Corrieri per lo svolgimento di una prima relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Onorevole presidente, onorevoli membri della Commissione, ringrazio per questa convocazione a quest'audizione, nella quale presenterò quattro documenti, due sull'impianto delle Strillaie, nel comune di Grosseto, e due concernenti la piana di Scarlino. Cercherò di essere il più sintetico possibile e depositerò i rispettivi documenti.
  Il primo documento riguarda la convenzione dell'impianto delle Strillaie. È un documento firmato dal dottor Roberto Barocci, che, oltre a essere il presidente per la provincia di Grosseto del Forum ambientalista, è anche iscritto a Isde, Medici per l'ambiente, sezione di Grosseto. Come è noto, infatti, Isde prevede l'iscrizione anche di non medici, purché il 50 per cento più uno e, ovviamente, il presidente siano medici.
  In questa segnalazione il dottor Barocci fa presente come la convenzione del 2005 sul trattamento dei rifiuti urbani tra ATO 9, Rifiuti Grosseto e società Unieco, abbia degli effetti contrari alle norme vigenti.
  In particolare, si premette che i comuni della provincia di Grosseto, come risulta da ISPRA (dati 2017) sono l'ultimo posto nel centro-nord Italia con il 32,9 per cento di raccolta differenziata. Ora, la convenzione, di cui si allega il testo come allegato 1 nella Pag. 4prima pagina e nelle pagine concernenti l'articolo 45, che il dottor Barocci ha inviato integralmente per e-mail a questa segreteria, è stata sottoscritta dall'ATO rifiuti 9 in data 18 aprile 2005, quando ancora non erano normati in dettaglio dalla legislazione italiana gli obiettivi numerici della raccolta differenziata e della riduzione quantitativa dei rifiuti. Erano, però, già previsti dalla direttiva 94/62/CE, e furono poi fatti propri dalla legge quadro italiana, il decreto legislativo n. 152 del 2006.
  La convenzione vincola i comuni della provincia di Grosseto a conferire una quantità elevata e costante di rifiuti indifferenziati fino al 2046, prevedendo penali qualora cresca la differenziata e diminuisca l'indifferenziata.
  Lo schema convenzionale, riconducibile al codice dei contratti pubblici, decreto legislativo n. 163 del 2006, riporta la normativa della 109 del 1994. Al punto 45, prevede che è stata inserita, in conseguenza dell'approvazione del piano dei rifiuti e del piano industriale approvato il 18 marzo 2005, una tariffazione alla quale i comuni devono irrevocabilmente attenersi. In esso è previsto un incremento medio del 5 per cento dei rifiuti, fino al 50 per cento in dieci anni del loro conferimento. Come è noto, dal 2006 c'è stata invece una riduzione in tutta Italia.
  Successivamente a questa convenzione, la regione Toscana, la finanziaria 2007, il decreto legislativo n. 152 del 2006 hanno avuto nuovi obiettivi quantitativi di riduzione dei rifiuti e di incremento della differenziata, tanto che, se ciò non avviene, sono previste sanzioni, quali l'ecotassa.
  Ora, se la pubblica amministrazione, per non incorrere nell'ecotassa, riduce il rifiuto indifferenziato da conferire alle Strillaie, va incontro a una penalità, tanto che la tariffa può aumentare fino al 17,8 per cento in più della tariffa media.
  Successivamente, per concludere, nel 2011 questa convenzione è stata aggiornata con un addendum, di cui si allega la prima pagina – il dottor Barocci ha inviato il testo integrale per e-mail – ma nonostante l'evidenza numerica di errori grossolani sui quantitativi previsti, questa tariffazione è rimasto invariata, vincolata a quote costanti di differenziato, in evidente contraddizione con gli obiettivi di legge esistenti nel 2011.
  Si chiede quindi alle autorità di controllo dell'operato della pubblica amministrazione di compiere tutti gli atti necessari per assicurare le condizioni oggettive per l'auspicato conseguimento degli obiettivi stabiliti dal Parlamento italiano.
  Questo è il primo documento. Lo deposito come atto pubblico.

  LAURA PUPPATO. Per chiarire, presidente, ATO 5: si riferisce, in questo caso, al documento della provincia di Grosseto?

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Ho messo anche l'appunto che era per me in più, vi chiedo scusa. Non ricordo il numero dell'ATO. Ecco, questo è l'originale: è l'ATO 9 Rifiuti Grosseto e società Unieco, l'allora ATO 9, 18 aprile 2005.

  LAURA PUPPATO. Che cosa si è modificato in termini di costruzione degli ATO?

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Chiedo scusa, ma io non sono un esperto specifico di questo. Adesso ha un diverso nome, non è più ATO 9, ma la convenzione è rimasta invariata, identica, e le penalità pure.
  Il secondo documento è firmato dal sottoscritto e riguarda il sito ex SIN, attualmente SIR, le Strillaie, sito comune di Grosseto, dove risulta un persistente inquinamento delle acque superficiali. Gli allegati 1 e 2 presentano, rispettivamente nel 2013 e nel 2015, un'esistenza di arsenico fino a 8-9 volte la norma nelle acque superficiali. Il massimo della norma è 10 microgrammi/millilitro, e si arriva invece fino a 90 microgrammi/millilitro. Qui siamo vicini al mare. Questa curva è il casotto di Venezia, qui è l'ex discarica. Pag. 5
  Sono documenti ufficiali della Tea Sistema, incaricata appunto ufficialmente dal comune di Grosseto. La situazione è invariata. Questi sono i dati del 2015, allegato n. 2.
  Dalla stessa Tea, con modello concettuale definitivo della discarica le Strillaie, anche questi prodotti ufficialmente, ricavabili dal comune, allegato n. 5, si vede come il pavimento della vecchia discarica, in particolare dove è il pozzo piezometrico D2, sia fatto da sabbie, e quindi sia completamente permeabile.
  Sempre dalla stessa si vede come arrivi anche al canale San Rocco, che poi sfocia al mare, con poco meno di un chilometro di distanza, al porto turistico al mare, dove d'estate vi sono circa 50.000 bagnanti e un'intensa balneazione.
  Non risulta allo scrivente che vengano fatti controlli della concentrazione di arsenico né verso l'abitato di Marina né verso il mare. Da quello che mi risulta, vi sono anche industrie di produzione di carne, di ortaggi, di grano e altro: non vengono né regolarmente sorvegliati i pozzi presenti nei circostanti agriturismi e aziende agricole, tanto meno il canale San Rocco e verso il mare.
  Gli allegati sono disponibili in origine presso il comune di Grosseto. Per eventuali approfondimenti, si segnala come esperto il professor dottor geologo Andrea Borgia, attualmente membro della commissione tecnica sulle valutazioni di impatto ambientale, di competenza del Ministero dell'ambiente, disposto a dare ogni informazione, perché è molto informato sul fatto.
  Nella stessa zona segnalo anche che fino all'abitato del comune di Grosseto, dove in estate si trovano appunto, come detto, decine di migliaia di turisti, i cittadini periodicamente percepiscono uno sgradevole inquinamento olfattivo, che l'Arpat (allegato 6) nel 2015 ha ufficialmente attribuito all'impianto di trattamento rifiuti delle Strillaie, costruito sulla vecchia discarica, dovuto per l'Arpat a problemi al biofiltro.
  Mi risulta che in impianti analoghi, come mi ha detto il collega Francesco Forastiere del dipartimento di epidemiologia del Lazio, siano stati imposti due biofiltri proprio per evitare emissioni odorigene durante la manutenzione alternata dei due biofiltri.
  Deposito tutto il materiale e concludo ciò che volevo esporre riguardo al sito le Strillaie.
  Della cosa è stato informato il comune di Grosseto l'ultima volta nell'ottobre 2016, quando andai a conferire direttamente con l'assessore all'ambiente, ma non ho più ricevuto risposta, pur avendo dato il massimo di disponibilità, essendo Isde una società con fini scientifici, e mi sono fermato qua.
  Passo al terzo argomento, l'inceneritore di Scarlino, che è a firma di un tecnico che desidera mantenere segreto il nome, quindi non c'è il nome del tecnico che lo ha redatto. Leggo la quarta pagina, il riassunto sintetico.

  PRESIDENTE. Lo intendiamo come contributo che viene direttamente da voi.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. In ogni caso, lo presento io, anche se non è stato scritto da me, perché occorre avere delle competenze tecniche che io non ho.
  L'inceneritore sito nella piana di Scarlino è stato in esercizio fino alla sentenza del Consiglio di Stato 20 gennaio 2015, che ne dispose il fermo, e da allora non è più ripartito, sebbene abbia avuto la nuova autorizzazione di esercizio AIA nell'ottobre 2015 da parte della regione Toscana. È stato, quindi, inserito per opera del DPCM del 20 agosto 2016, Gazzetta Ufficiale numero 233 del 5 ottobre 2016, nell'elenco nazionale degli inceneritori strategici.
  È stato ritenuto strategico ai sensi del decreto-legge n. 133 del 2014, comma 3, articolo 35, in attuazione della direttiva europea 2008/98. In quanto impianto di nuova realizzazione, qual è in base all'AIA 2015, dovrà essere realizzato conformemente alla classificazione degli impianti di recupero energetico di cui al punto R1, nota 4, allegato C, del decreto legislativo 3 maggio 2006, n. 152.
  In base ai valori reali di produzione, la classificazione dell'impianto è ben lontana Pag. 6dall'avere i requisiti di efficienza minimi richiesti dalle suddette leggi. Nel suo ultimo esercizio, degli anni 2013-2014, la produzione lorda di energia elettrica dell'impianto fu solo del 30 per cento di quella prevista a progetto, e l'impianto non produce energia termica utilizzabile.
  Ciò ha portato, tra l'altro, al dissesto finanziario, come risulta dagli atti del procedimento di concordato preventivo pendente davanti al tribunale di Grosseto.
  I ricavi non si ripagano i costi di esercizio, e quindi si ritiene che l'inceneritore debba assolutamente essere stralciato dall'elenco nazionale degli inceneritori strategici inclusi nel suddetto DPCM del 10 agosto 2016.
  Inoltre, per concludere, il sito dove l'inceneritore sorge è inquinato da arsenico e metalli pesanti a causa di pregresse attività industriali che si svolgevano: arrostimento di piriti per produrre acido solforico. Sul sito in cui sorge vi è un progetto di bonifica predisposto e approvato dall'ex provincia di Grosseto ben lontano dall'essere realizzato. Pertanto, l'esercizio manca di bonifica.
  L'esercizio di un inceneritore in quel sito non è accettabile fino a che il sito stesso non venga bonificato, compreso il canale Solmine, che vedremo nel quarto documento. Riceve fluidi dall'inceneritore e da altre due strutture industriali, e risulta permeabile. Non ha le pareti impermeabili. Questo è il riassunto, poi ci sono tre pagine più esplicative.
  L'ultimo è più complesso, quindi non lo posso illustrare completamente. È a firma del dottor Roberto Barocci, già presentato in precedenza. Presenta quello che ho accennato nell'ultimo punto del punto precedente, cioè l'inquinamento della piana di Scarlino e l'impatto ambientale dell'inceneritore.
  Sono 42 pagine con 40 documenti allegati, in cui è riferito come possono essere reperiti, con l'eccezione dell'allegato 1, di cui presento la prima pagina, che è stato depositato – qui ci sono gli estremi – il 26 giugno 2012 presso la provincia di Grosseto, presso la quale è reperibile l'intero documento. Lì vi sono anche rapporti di analisi e fotografie che dimostrano la permeabilità del suddetto canale Solmine e come da esso i reflui contenenti vari inquinanti si diffondano nella piana di Scarlino. Tra l'altro, a pochi metri da tutto questo, da quello che mi risulta, nel senso che passa dentro il canale, vi è una struttura Ramsar, sito protetto internazionalmente dalla normativa europea.
  Depositando il quarto ho concluso la mia esposizione documentale.

  PRESIDENTE. La ringraziamo, dottore. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Vorrei dei chiarimenti in relazione al tema della convenzione ATO.
  Le informazioni raccolte durante le missioni che abbiamo avuto in Toscana hanno portato al convincimento che da sei ATO in Toscana si sia giunti a un'ATO unica regionale, con dati relativi a questa convenzione che dovrebbe passare nei comuni assai diversi rispetto a quelli che lei mi sta rappresentando.
  Le rifaccio la domanda, che in parte le ho già rivolto prima proprio perché non mi sembrava coerente, rispetto alle cose che avevo ascoltato, quello che lei stava dicendo. Non capisco se una parte della Toscana sfugge a questa convenzione generale regionale e ha delle norme specifiche attuate solo per quel territorio. A me consta che non ci sia nella convenzione ATO regionale quest'aggravamento dell'onere economico automatico in tariffa in relazione a un incremento della raccolta differenziata.
  La seconda domanda che le pongo è questa: le risulta, le consta – ovviamente, la Toscana è abbastanza grande come regione, ed è possibile che lei sappia tutto di Grosseto e magari nulla di Livorno o di Lucca – che ci sia un movimento dei sindaci, che a me risulta anche molto numeroso, volto a fare in modo che la società che dovrebbe essere costituita non appena vi sia stata da parte di tutti i comuni l'approvazione di questa convenzione, rettifichi parzialmente la convenzione stessa, avendo riscontrato che la quantità di raccolta differenziata Pag. 7 nel giro di tre anni con questo trend non avrebbe più bisogno, quantomeno, di una parte degli impianti di termovalorizzazione, o incenerimento che dir si voglia, menzionati nella convenzione?
  Vorrei capire se questo ha modificato la vostra posizione, se è vero, se vi risulta, se vi consta, se vi sono notizie più fresche di questi giorni; se in questo senso state collaborando, se vi sono attività che vi spingono a credere che questa convenzione si possa e si debba fare, magari con alcune rettifiche.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Senatrice, rispondo prima alla sua seconda domanda.
  Io sono stato contattato in passato solo da alcuni sindaci del sud della provincia di Grosseto come presidente di Isde della provincia medesima. L'incarico di coordinatore del centro Italia è recente, risale a meno di un anno e dopo che avevo prevalentemente trasferito la mia attività su Roma. Essendo andato in pensione dal mio lavoro all'ASL, vivo nove mesi su dodici qui a Roma.
  Posso, quindi, solo rispondere sul fatto che i sindaci di una parte della provincia di Grosseto erano intenzionati, ma parlo del 2015, quindi siamo indietro rispetto alla sua domanda, proprio a esigere e a riuscire a ottenere una nuova normativa.
  La situazione nota a me – uso un termine un po’ forte – che «adoro» è quella di Empoli, dove si raggiunge il 94 per cento della raccolta differenziata, ma si può raggiungere da altre parti, come mostra anche Treviso. È un discorso di virtuosismi legati alle persone e alle situazioni locali. Sono risultati che riteniamo possano essere raggiunti ovunque. Basta volerlo.
  Sul punto 1) mi impegno a farle avere una risposta specifica, se possibile stasera stessa, non appena avrò sentito il dottor Barocci, perché è lui il nostro esperto, non io. Da ciò che lui mi ha detto esiste questo vincolo per i comuni della provincia di Grosseto, che risultano vincolati dalla convenzione che ho presentato al punto 1). Questo lui mi ha detto, e quindi mi fido, ma non ho possibilità di essere più precisi.

  LAURA PUPPATO. Con dati aggiornati al 2015, probabilmente manca un pezzo.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. No, io parlo degli ultimi. Mi risulta oggi. Mi ha detto oggi – l'ho sentito stamani – che questa è ancora vigente fino al 2046.

  LAURA PUPPATO. A noi non risulta.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Le farò avere tramite la segreteria una risposta il più presto possibile, se possibile stasera stessa.

  LAURA PUPPATO. Non ha, quindi, informazioni di altra natura?

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Non ne ho.

  PAOLA NUGNES. Mi è sfuggito il motivo per cui l'inceneritore fu chiuso prima del rinnovo dell'AIA nel 2015.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. In breve, il Consiglio di Stato, come è scritto nella sentenza, ritenne che dovessero essere condotti studi più approfonditi, perché giudicò insufficienti quelli condotti fino allora riguardo alle ricadute in termini sanitari, e quindi su eventuali patologie nella popolazione. Si trattò di un problema essenzialmente epidemiologico.

  PAOLA NUGNES. L'AIA di ottobre conteneva le prescrizioni inerenti a quello che era stato rilevato, per la chiusura?

Pag. 8

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. A mio giudizio, in parte, per due motivi.
  Io ho partecipato all'inchiesta pubblica nel 2015, dedicandoci l'intera estate 2015, quindi ho molte informazioni su questo. Non ha ritenuto di produrle perché mi sono concentrato su alcuni punti, ma in quell'estate, per gli aspetti sanitari, come Isde presentammo documentazione, che posso far avere perché l'ho nel dettaglio, nella quale evidenziavamo come le integrazioni prodotte per la VIA-AIA 2015 erano giudicate insufficienti. Cito un solo esempio.
  Fu fatto uno studio dell'impronta dell'inceneritore, cioè di dove ricadono le emissioni: per via speditiva – testuali parole dell'Arpat, non mie – si prendeva la rosa dei venti e la si rovesciava. Avendo sentito degli esperti in tal senso, non è ammissibile, non è attendibile.
  In pratica, mentre l'inceneritore di Colleferro e di San Vittore, come si vede dai documenti del dipartimento di epidemiologia del Lazio pubblicati, che risalgono tra l'altro a vari anni fa, ricadono su una complessa orografia – tra l'altro, per esempio a Colleferro il punto principale è a 10 chilometri di distanza, addirittura, si vede dai documenti – lì tutto ricadeva nelle poche centinaia di metri sovrastanti, come se veramente ci fosse una diffusione inversa al quadrato della distanza.
  In uno studio epidemiologico condotto con moderne metodologie è inammissibile. Dipende dai venti, dall'orografia e da molti altri fattori. Noi l'abbiamo notato, ma si vede che la cosa non è stata presa in considerazione nel momento della concessione della VIA-AIA.
  Tra l'altro, nello stesso documento Arpat tengo a sottolineare che in una delle due centraline che venivano utilizzate, le uniche, era scritto nel commento sotto che era parzialmente schermata dai palazzi circostanti più alti della medesima. Mi chiedo che dati siano stati utilizzati. Io sono rimasto sinceramente sconvolto.
  Quanto al secondo motivo, avevamo trovato un tecnico volontario, che aveva costruito inceneritori anche in Sudamerica e negli Stati Uniti, costruiti a regola d'arte, quindi una persona non contraria all'incenerimento, attualmente in pensione. Accompagnò Benini, il sindaco di Follonica, come esperto nelle sedute del 7 e dell'8, o del 9 – mi scusi, non ricordo la data, non mi ero preparato – a settembre 2015, alle ultime conferenze di servizi, dopo le quali furono concesse la VIA, un giorno, e l'AIA, il giorno successivo.
  Il sindaco Benini chiese che lo potesse affiancare come esperto. Tale esperto non fu fatto entrare dai membri della commissione della regione Toscana della conferenza di servizi. Io avevo prodotto in precedenza un suo documento di molte pagine, che faceva presente come l'inceneritore non rispettasse una serie di norme di legge, alcune anche in campo penale, che lui aveva gentilmente regalato, perché ha fatto tutto gratuitamente.
  Ebbene, lui e io aspettammo – l'avevo accompagnato, giustamente, essendo anche una persona di una certa età – perché non fu fatto entrare dai membri della conferenza di servizi, dai funzionari della regione Toscana.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, all'AIA non sono state prodotte queste osservazioni, questi documenti ufficiali?

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Sì.

  PAOLA NUGNES. Sono, quindi, comunque agli atti, anche se non vi fecero entrare.

  UGO CORRIERI, presidente di ISDE-Medici per l'ambiente della provincia di Grosseto e coordinatore di ISDE-Medici per l'ambiente per il Centro Italia. Sì.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre domande e richieste di chiarimento, la ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione. L'ordine del giorno reca ora l'audizione Pag. 9della dottoressa Maria Patrizia Latini, delegata Lipu per la provincia di Grosseto, che ringrazio della presenza.
  L'audizione odierna, che si svolge su richiesta dell'interessata, rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sulla regione Toscana, con particolare riferimento all'ATO Toscana sud.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto la nostra ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola alla dottoressa Latini per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Gentilissimo presidente, la ringrazio. Onorevoli e senatori, vi ringrazio per la presenza e per la cortesia dell'ascolto.
  Sembrerà strano che come Lipu sia entrata nel discorso rifiuti, ma la Lipu si occupa della conservazione della natura, della tutela della biodiversità e della promozione della cultura ecologica in Italia.
  Purtroppo, ci sono stati fatti gravi che abbiamo riscontrato nelle aree protette relative a un collegamento con quelli che noi definiamo rifiuti e qualcuno definisce sottoprodotti, digestato e così via. L'ambito in cui mi inserisco è quello.
  In particolare, le problematiche più gravi sono in due aree Ramsar, che sono il Padule di Scarlino e la Diaccia Botrona.
  Per il Padule di Scarlino, il riferimento è a tutte le lavorazioni industriali presenti, allo smaltimento dei rifiuti di quelle lavorazioni industriali, quasi tutte effettuate nell'area del Padule, e quindi hanno influenza diretta con l'area Ramsar.
  Intorno alla Diaccia Botrona sono presenti sversamenti di fanghi di depurazione, digestato, soprattutto collegato a centrali a biogas, spuntate in quantità industriale in tutte le zone di Grosseto.
  Il discorso, per quanto riguarda il Padule di Scarlino, è relativo soprattutto a un canale, il canale Solmine, che abbiamo appurato non essere impermeabile. In questo canale sversano tutti i rifiuti industriali le ditte che vi lavorano, le sversava all'inceneritore, che si ritiene abbia rilasciato una notevole mole di inquinanti, che aumenterebbero sicuramente con la riapertura dell'inceneritore dei rifiuti che è stata chiesta. Lo stesso canale, infatti, sarebbe utilizzato per smaltire ancora rifiuti portandoli direttamente in mare.
  Per quanto riguarda queste aree, è poi da evidenziare che nessuno ha preso in considerazione le emissioni rumorose e le vibrazioni prodotte dall'impianto. Questo comporta che tutti gli animali, fauna selvatica in particolare, estremamente sensibile a luci, rumori e persino alle vibrazioni del terreno, che avvertono a chilometri di distanza, sono fuggiti da quel luogo, quindi si è persa una notevole quantità di biodiversità. A svernare non vengono animali, e questo è un gravissimo danno per l'area Ramsar.
  La Convenzione di Ramsar, firmata in Iran il 2 febbraio 1971, prevede infatti come obiettivo la tutela internazionale delle zone definite umide, soprattutto per quanto riguarda interventi umani che possono peggiorare la condizione di questi fragilissimi ecosistemi.
  Tra l'altro, qualunque modifica delle condizioni ecologiche delle zone umide dovrebbe essere comunicata immediatamente all'area Ramsar, così come eventuale sviluppo tecnologico, polluzione e altri tipi di intervento da parte dell'uomo nell'area o in zone limitrofe.
  Creare impianti di biogas, inceneritori, impianti industriali in zone addirittura confinanti con le aree Ramsar comporta modifiche che non sono state comunicate a Pag. 10livello internazionale, come era previsto. Nessuna comunicazione risulta, infatti, inviata alla dirigenza Ramsar.
  Per quanto riguarda la Diaccia Botrona (2003-2004), quest'area Ramsar era già definita in situazione critica dalla regione Toscana per controlli effettuati nel 2003-2004. Erano previsti continui monitoraggi e altri controlli per la situazione ecologica e per l'inquinamento ambientale presente.
  Ho verificato – l'ultima telefonata è di questa mattina – con la segreteria dell'ingegner Ruberti in Toscana, la dirigenza delle aree protette, che mi ha detto che dal 2003-2004 non è stata fatta più nessuna analisi, nessuna verifica e nessun monitoraggio sulla situazione dell'area Ramsar Diaccia Botrona.
  La situazione non è certo migliorata in area Botrona – non sono stati presentati progetti di miglioramento, di ripristino della situazione – anche perché ci sono continui sversamenti di digestato in tutti gli estesi campi coltivabili limitrofi, che dovrebbero essere utilizzati solo per coltivazioni biologiche per produzione alimentare umana, che tra l'altro non richiedano anche grandi quantitativi d'acqua, perché verrebbe prelevata dalle falde e corsi d'acqua in una zona umida, e questo è altamente negativo.
  I campi sono utilizzati, invece, come discariche di digestato e fanghi di depurazione con una semplice dichiarazione al comune competente di ampliamento di attività agricole, e vi viene coltivato mais per essere bruciato nelle centrali a biomasse, con altissimo dispendio di acqua.
  In uno degli allegati che presento, in cui ho cancellato i nominativi, risultano valori di inquinamento, misurati attentamente da un agronomo su richiesta di privati che hanno sostenuto la spesa delle analisi – Arpat non effettua analisi se queste non vengono richieste motivate da enti pubblici – decisamente allarmanti, sia per la vicinanza del punto dove sono stati fatti i prelievi alla Diaccia Botrona, in area umida, sia per il fatto che, essendo presente inquinamento al di sotto dei metri 1,25 del livello del suolo, quest'inquinamento può aver raggiunto la falda in tutta l'area umida.
  La falda è, infatti, quasi superficiale nell'area umida. Potrebbe, quindi, essere stata inquinata in modo irreversibile l'area Ramsar, tanto più per gli accumuli di sversamenti effettuati per anni negli stessi punti.
  Ora si pone un problema e la cosa che ho esaminato mi ha portato a questo.
  Quelli mandati nel digestore sono sottoprodotti o sono rifiuti?
  Chi ha stabilito che materiali di scarto di lavorazione agronomico-alimentare solo per questo fatto debbano essere considerati sottoprodotti e non rifiuti, quando tutte le aziende che li conferiscono pare lo facciano esclusivamente perché debbono in qualche modo disfarsene?
  Si evidenzia che molti conferimenti di sottoprodotti arrivano da diversi caseifici della zona. I caseifici hanno il 90 per cento di scarto sul latte che utilizzano, che è siero. Il siero è una sostanza altamente inquinante, riconosciuta da tutti. Per l'Europa, ha un codice CER, è un rifiuto speciale non pericoloso. In Italia, è diventato, con un recente decreto, un sottoprodotto da poter utilizzare soprattutto per il conferimento a centrale a biogas.
  Questo rifiuto o sottoprodotto viene sversato nei nostri campi, ed è altamente inquinante, come inquinante ambientale. Non sono fatte verifiche, non possono essere chieste verifiche a enti pubblici. Stiamo esaminando noi la situazione dei terreni delle aree, che è veramente critica e preoccupante.
  Quello che ho potuto verificare personalmente – non sono un tecnico che può fare analisi – è che vi sono state diverse morie di pesci e uccelli e sparizione di rara vegetazione che era presente nelle aree Ramsar. Questi sono dovuti soprattutto a accidentali perdite e sversamenti di centrali a biogas, che hanno fatto penetrare digestato nei canali di irrigazione, nel fiume Bruna in particolare. Abbiamo sentito per giornate aria fortemente maleodorante per sgonfiamento dei palloni dei gestori e via discorrendo.
  Ho foto scattate in canali limitrofi alle centrali colmi di fango nero maleodorante, e vi sono morti cani di cacciatori, che si erano sporcati con questi liquami, dopo Pag. 11atroci sofferenze. Abbiamo trovato molti pesci morti con le guardie ambientali della LAC. Nessuna analisi ci è pervenuta nonostante noi le abbiamo espressamente più volte richieste.
  Mi chiedo se non sia un illecito, con possibili gravi conseguenze di inquinamento ambientale, utilizzare tali sottoprodotti senza alcun controllo, senza nessuna certificazione, né con analisi preventive, né con analisi successive.
  Ho allegato alcuni articoli di stampa per evidenziare quanto queste centrali siano un problema grave e reale per la cittadinanza, non solo per l'ambiente.
  Il problema è che le centrali a biogas devono diventare mini inceneritori privi di alcun tipo di controllo? Non vi sono i registri di ingresso, non è possibile un controllo, non si può sapere che cosa ci sia dentro. Tutte le volte che vengono mischiati materiali di diversa origine, che possono anche creare reazioni chimiche pericolose tra loro venendo a contatto, non c'è alcun tipo di certificazione. Non sappiamo che cosa sia il digestato. Non sappiamo che cosa finisca nei campi.
  Ci chiediamo chi controlli che cosa viene versato dentro e che cosa viene versato nei campi. Il 49 per cento di materiale nei digestori può essere rifiuto. Abbiamo il 20 per cento di scarti di industrie agricole alimentari, e quindi siamo in pratica al 69 per cento di rifiuti.
  Ancora, i proprietari di questi impianti chiedono deroghe per gettare dentro materiali di cui non dispongono per poter lavorare i 365 giorni l'anno previsti.
  Una volta, però, che hanno chiesto di aprire le centrali, e noi lo abbiamo potuto verificare per la centrale che volevano aprire dentro il Parco della Maremma, che non aveva nemmeno il 20 per cento di materiale disponibile per il suo funzionamento, chi verifica che queste centrali da aprire non hanno il materiale da poter gettare nel digestore per farlo funzionare 365 giorni l'anno?
  Ci hanno segnalato che in alcune centrali intorno a Grosseto arrivano enormi camion alle due e alle tre del mattino con le targhe coperte da sacchi neri. Che cosa gettano nel digestore e nelle vasche? Chi potremmo chiamare per far controllare il contenuto di quei camion e che cosa è finito nel digestore?
  Io credo che il problema non sia solo della Maremma – io l'ho verificato nella Maremma – ma un po’ in tutta Italia. Da granaio d'Europa, i nostri meravigliosi campi si stanno trasformando in distese di terreni come discariche a cielo aperto. Non si produce più cibo, ma si utilizzano i terreni affittandoli solo perché vi si gettino rifiuti.
  Si chiede di intervenire prima che siano avvelenate irreversibilmente aria e acqua. Gli uccelli che osservo da anni se ne sono accorti e stanno abbandonando la Maremma. Nemmeno i gabbiani, che prima lottavano con aironi e garzette per fare scorta dietro i trattori di lavoro di insetti, cercano più vermi nei campi, forse fortemente inquinati. Forse i vermi e gli insetti in quei campi non ci sono più, in quei campi marrone digestato, mai più verdi.
  Nei canali non nuotano più i tuffetti, i germani, non vi sono più rondini e pipistrelli sotto i ponti. Le sentinelle del mondo animale, primissimi campanelli di allarme per l'inquinamento ambientale, hanno mandato tutti i loro segnali inequivocabili.
  Ora spetta agli uomini salvare la natura e il futuro di se stessi e consentire la sopravvivenza dei propri figli e nipoti.
  Preciso che attualmente vivo essenzialmente a Roma. Ho dovuto abbandonare la villetta che avevamo costruito col mio compagno con molti sacrifici a Marina di Grosseto, dove intendevamo passare la vecchiaia nella natura, perché era situata a pochi chilometri dall'impianto conosciuto come le Strillaie, futura SPA. È un impianto facente parte del ciclo di lavorazione rifiuti. Con i venti di terra, avevamo la casa invasa dai miasmi provenienti dall'impianto, che a mio avviso non erano solo maleodoranze, ma portavano inquinanti chimici, respirare i quali mi ha costretta a ricorrere al pronto soccorso dell'ospedale di Grosseto quasi in coma diabetico e a un ricovero.
  Non intendo approfondire oltre, in quanto per i gravi disagi fisici permanenti causatimi (diabete e sensibilità chimica multipla) Pag. 12 e per aver dovuto abbandonare la mia casa, dove non ho potuto più vivere stabilmente a causa di tali emissioni, c'è un procedimento penale in corso.
  Un'ultima richiesta. Io ho una parte di documentazione che intendo lasciare segretata, perché ci sono nomi e riferimenti che non vorrei fossero pubblici. Soprattutto, chiedo perché non venga applicato il decreto-legge 20 giugno 2017, tramutato in legge 3 agosto 2017. Erano disposizioni urgenti per la crescita del Mezzogiorno. Si prevede, all'articolo 9, che tutti i rifiuti vengano classificati con la classificazione dell'Unione europea, non più con quella fatta autonomamente in Italia.
  I sottoprodotti, a questo punto, non si sa più se possano essere sottoprodotti o debbano tornare industria, in particolare il siero di latte, di cui si fa grandissimo uso in Maremma.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Le segnalo che il documento che ci chiede di depositare in forma segreta, ovviamente non potrà essere utilizzato per i lavori della Commissione. Lo possiamo soltanto acquisire, ma non possiamo utilizzarlo per le nostre relazioni.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Grazie, innanzitutto, per la sua disamina della situazione.
  Vorrei chiederle delle informazioni un po’ più precise. Si sta verificando la stessa cosa che con l'interlocutore precedente: entrambi vi siete trasferiti a Roma. Si è trasferita a Roma da quando? I dati che ci fornisce sono aggiornati a quando?

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. I dati sono aggiornatissimi, perché continuamente abbiamo contatti in Maremma e torniamo su. Il problema è che non ho potuto più vivere lì, perché non potevo respirare nella mia casa.

  LAURA PUPPATO. Questo è confermato anche oggi.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Sì.

  LAURA PUPPATO. La situazione non è migliorata.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Assolutamente, no. Hanno solo preso dei filtri nel Qatar. Una persona mi ha comunicato di andare a comprare dei filtri che trasformano le maleodoranze...

  LAURA PUPPATO. Chi glielo ha comunicato?

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Una persona che fa acquisti internazionali, fa commercio internazionale. Non l'ho verificato sicuramente con le fatture.
  Questi filtri eliminano la maleodoranze, ma io sto malissimo lo stesso. Significa che le emissioni non sono soltanto odorigene, ma hanno anche sostanze, soprattutto ammoniaca. Mi hanno detto in ospedale che il mio problema è stato dovuto soprattutto a una forte emissione di ammoniaca, che io non posso respirare, sennò ne morirei.

  LAURA PUPPATO. Sempre da questi impianti di biogas.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. No. Questo è l'impianto delle Strillaie, produzione di Forsu. Siccome, però, è in corso il procedimento penale...

  LAURA PUPPATO. Lei accennava prima al canale Solmine. Come è stato evidenziato anche dall'altro interlocutore, questo canale non sarebbe impermeabilizzato, quindi presumibilmente le sponde sono in ghiaia, o comunque il materiale non è permeabile.
  Vi sversavano ditte. Può essere più precisa? Avete verificato che c'erano collegamenti? Con quali aziende? Avete denunciato la cosa ai Carabinieri ambientali?

Pag. 13

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Ho anche tutta la documentazione.

  LAURA PUPPATO. Vorrei capire di che tipo di sversamenti si parla, con quali caratteristiche, se li avete denunciati alle autorità preposte, che comunque esistono. Gli stessi Carabinieri ambientali, oltre che Arpa, dovrebbero immediatamente intervenire se c'è un rilievo da parte di un comitato, di un cittadino, di un'associazione, di consiglieri, anche di opposizione, nei comuni, che si attivino per chiarire la quantità dei materiali inquinanti e l'inefficacia, per esempio, dei sistemi di depurazione. Stiamo parlando di un canale che sversa a mare.
  Lei ha accennato al fatto che nel corso degli anni ha notato, evidentemente a maggior ragione in qualità di responsabile Lipu, che è diminuito il numero di animali che viene a svernare in quelle zone umide.
  Potrebbe essere più precisa? Normalmente – almeno, so come la Lipu lavora dalle nostre parti – c'è proprio una quantificazione in termini di valutazione annuale della tipologia di fauna che viene a svernare, o comunque che transita nei luoghi relativi alle aree umide dove di solito si fermano, quantomeno per un periodo, per abbeverarsi e riposare. Può fornirci qualche dato aggiuntivo? Per noi, sarebbe decisamente importante.
  Ha detto prima che avete fatto fare delle misure da un agronomo, che Arpa non effettua analisi, se non richieste dagli enti pubblici, ma avete fatto richiesta affinché Arpa provvedesse a fare delle analisi e, eventualmente, come vi hanno risposto? Potete fornirci la documentazione?
  Anche in questo caso, per esperienza mi consta che normalmente, se la richiesta viene rivolta da parte di soggetti privati, se Arpa è in condizioni di particolare difficoltà per numero di addetti o per risorse, eventualmente chiede il rimborso degli interagenti, ma di solito effettua le analisi. Anche questa è un'anomalia che vorrei meglio comprendere.
  Vorrei capire anche se avete chiesto al comune di riferimento. Il comune di riferimento è Grosseto?

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Grosseto, Castiglione della Pescaia, Scarlino, per queste due aree umide.

  LAURA PUPPATO. Perfetto. Presso questi comuni, attraverso qualche consigliere o qualche assessore, vi siete attivati? Avete richiesto che si potessero svolgere analisi più puntuali e precise?
  Sul tema della dimensione degli impianti, per quanto riguarda sia il biogas sia l'impianto della Forsu, potreste fornirci i dati e le distanze, anche non precisissime, dalle aree che avete indicato come assoggettate agli inquinanti fuoriusciti da questi impianti? Parlo sia dei canali, o comunque dei corsi d'acqua, sia delle aree umide.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Ringrazio, e spero di riuscire a rispondere a tutto.
  Per quanto riguarda il questionario degli animali – rispondo subito a questo – ogni anno se ne occupa il COT. Avrò cura di chiedere a loro. Non lo fa la Lipu.

  LAURA PUPPATO. Non so che cos'è il COT.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. È il Centro ornitologico toscano, che viene incaricato dalla regione. Fanno dei censimenti nel periodo invernale per quantificare gli animali svernanti.
  Le posso già dire che gli animali che sono diminuiti in maniera drastica, le morette addirittura sparite, sono gli anatidi di acqua dolce, perché la Diaccia Botrona si è salinizzata, tanto che ormai arrivano quasi tutti i fenicotteri, ma ormai non ci sono più neanche loro.

  LAURA PUPPATO. Scusi, la devo bloccare, perché noi dobbiamo capire, dobbiamo avere dati il più possibile per svolgere le nostre funzioni. Non possiamo soltanto ascoltare le giuste – per l'amor di Dio – e giustificate motivazioni di critica. Pag. 14
  Lei dice che il Centro ornitologico toscano si occupa della numerazione degli animali, e quindi dei dati.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Censimenti.

  LAURA PUPPATO. Li avete mai richiesti? Non vi sono stati...

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Sì. Non li ho portati oggi, quindi non vorrei dare numeri che non sono quelli esatti. Ecco perché ho detto che mi riservo di inviare i dati per e-mail, dati precisi.

  LAURA PUPPATO. È opportuna che ce li invii, perché potremo fare dei raffronti, in maniera da capire.

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Certo.

  LAURA PUPPATO. Se stiamo parlando del meno 10 per cento o del meno 90. Dobbiamo valutare nel corso degli anni che cosa si sta verificando. Anche questo è un dato molto significativo, capisce?

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Sono diminuiti gli anatidi, i volatili delle acque dolci, quelli che usufruivano delle aree umide anche per la riproduzione. Comunque, fornirò i dati.
  Per quanto riguarda l'inefficacia della depurazione, nel canale Solmine era previsto un monitoraggio continuo, che da quanto ci risulta non ha mai funzionato, una volta perché si interrompevano gli impianti, una volta perché era stato erroneamente spento. Ogni volta che c'era una moria di pesci o si vedeva in mare – questo canale arriva in mare – qualcosa di strano, c'era stato sempre un guasto, una cosa accidentale, occasionale.
  Questo canale sfocia in mare. In mare c'era un divieto assoluto di balneazione e c'è tuttora il divieto di prelevare molluschi dalla zona perché inquinata da scarichi industriali. Ogni anno, il divieto di balneazione vale nel periodo invernale, e a maggio viene tolto, e ci viene messo «stabilimento per cani», «stabilimento balneare del campeggio», «stabilimento di kitesurf» e via così.
  Nell'area in cui questo canale finisce in mare quest'anno addirittura hanno realizzato un enorme parco acquatico, il più grande d'Europa. Questo parco acquatico, nel comune di Scarlino, che è stato messo in acqua, si trova davanti alla foce di un canale industriale in mare.
  Abbiamo interpellato tutti, non solo i consiglieri dell'opposizione, ma anche quelli della maggioranza, perché è un problema che riteniamo sia di tutti i cittadini, ma non abbiamo avuto riscontri.
  Io sono stata denunciata per interruzione di pubblico servizio e procurato allarme, perché sto chiedendo come Lipu, personalmente, in base alla Convenzione di Aarhus, come cittadino, in materia ambientale, la documentazione relativa a diversi fatti, per avere in mano i documenti ufficiali. Sono stata denunciata perché interrompo il servizio con le mie richieste troppo pressanti.
  L'Arpat mi ha richiesto 100 euro quando richiedo documentazioni.

  LAURA PUPPATO. Quale servizio ha interrotto, mi scusi?

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Corpo forestale, polizia provinciale, polizia municipale. Da alcuni sono stata denunciata e i procedimenti sono in corso. Alcuni hanno minacciato che, se avessi fatto ulteriori telefonate, mi avrebbero denunciato per interruzione di pubblico servizio. Ho il procedimento in corso. La seconda udienza sarà a marzo, con la Forestale, per aver chiesto un controllo.
  L'Arpat mi ha chiesto 100 euro per poter lasciare un impiegato a lavorare alle mie richieste. Ogni richiesta sarebbe stata sui 100 euro per avere la documentazione ufficiale di Arpat. Io ho chiesto se fosse disponibile nei registri, che dovrebbero essere on line. Ho chiesto che mi dicessero solo qual è il link di riferimento, e avrei Pag. 15cercato da sola. Pare che nulla esista on line, che si debba cercare negli archivi dagli impiegati, e questo richiede, a ogni mia richiesta di documentazione con accesso agli atti, 100 euro.
  Quanto alla dimensione degli impianti, i biogas sono tutti, chiaramente, sotto un megawatt.
  La distanza delle aree dagli impianti è in molti casi nulla. Per quanto riguarda, ad esempio, gli uccelli, non è che l'uccello è nell'area e ha un confine anche in aria. Si va a procurare cibo anche a 20-40 chilometri di distanza, come le garzette, che non hanno più cibo dentro la Diaccia. La distanza degli impianti, quindi, è un fatto relativo.
  Comunque, questi impianti sono sorti proprio a confine delle aree, e sversano materiali nelle aree. L'ultima segnalazione è stata fatta perché dei cittadini ci avevano comunicato che era finito digestato nel canale Arginone, che è dentro la Diaccia Botrona...

  LAURA PUPPATO. Mi scusi, quanti sono gli impianti?

  MARIA PATRIZIA LATINI, delegata LIPU per la provincia di Grosseto. Credo 32, tutta la provincia di Grosseto... Sì. E ce ne sono sette proprio intorno alla città di Grosseto, che mandano miasmi sulla città. Ci sono degli articoli di giornale, che lascio: i cittadini si sono lamentati.
  L'Arpat, nell'ultimo anno, ha avuto 307 segnalazioni di maleodoranze e altro, ma pare che nulla sia cambiato. Continuano a esserci questi odori, e nessuno accerta da dove provengano, che cosa è successo e quali siano le sostanze.
  Per quanto riguarda l'ultimo sopralluogo richiesto all'Arpat, sono state richieste analisi specifiche, mandando foto, mandando filmati, e quindi indirizzandoli. Si sono chieste analisi del digestato che era stato messo nei terreni, che poteva essere finito in acqua. Le persone si lamentavano a distanza di chilometri delle maleodoranze, del nero e della moria di pesci e uccelli.
  L'Arpat ci comunica, da un sopralluogo effettuato da personale Arpat, a distanza di otto giorni dalla segnalazione, quindi nove dal giorno dell'evento, che non è emersa presenza di sversamenti nei fossi attorno ai campi demaniali e lungo i corsi d'acqua limitrofi. Dalla verifica di documentazione non sono emerse modalità di gestione e utilizzazione agronomica del digestato in contrasto con i criteri e le norme tecniche generali di cui al decreto interministeriale 25 febbraio 2016.
  Non hanno considerato, però, il decreto in vigore da marzo 2017, e soprattutto la legge di agosto 2017. Forse, quindi, in Arpat sono rimasti anche indietro con le normative vigenti.

  PRESIDENTE. Dottoressa, ci lasci questa documentazione, quindi se risponde puntualmente alle domande, acquisiamo le considerazioni anche leggendo i documenti.
  Non essendoci altre domande o richieste di chiarimento, ringraziamo la dottoressa e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.