XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 137 di Mercoledì 15 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lainati Giorgio , Presidente ... 3 

Audizione del sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico Antonello Giacomelli:
Lainati Giorgio , Presidente ... 3 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico ... 3 
Lainati Giorgio , Presidente ... 7 
Rossi Maurizio  ... 7 
Airola Alberto  ... 9 
Gasparri Maurizio  ... 10 
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 
Gasparri Maurizio  ... 10 
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 
Airola Alberto  ... 10 
Gasparri Maurizio  ... 10 
Airola Alberto  ... 10 
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 
Airola Alberto  ... 10 
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 
Airola Alberto  ... 10 
Gasparri Maurizio  ... 10 
Lainati Giorgio , Presidente ... 11 
Gasparri Maurizio  ... 11 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 12 
Lainati Giorgio , Presidente ... 13 
Ciampolillo Lello  ... 13 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 13 
Lainati Giorgio , Presidente ... 14 
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 14 
Bernini Anna Maria  ... 15 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico ... 15 
Ciampolillo Lello  ... 16 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico ... 16 
Ciampolillo Lello  ... 17 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 17 
Lainati Giorgio , Presidente ... 17 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 17 
Lainati Giorgio , Presidente ... 17 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico ... 17 
Ciampolillo Lello  ... 17 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico ... 17 
Lainati Giorgio , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO LAINATI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato
per lo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli.

  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Antonello Giacomelli, che saluto e al quale do a nome vostro il benvenuto, che illustrerà alla Commissione il nuovo Contratto nazionale di servizio.
  È, inoltre, presente, e saluto anche lei, la dottoressa Raffaella Cascioli, addetta alla comunicazione, che ringrazio per la sua presenza.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione, analogamente a quanto verificatosi per i precedenti contratti, ha deciso di avviare propedeuticamente all'espressione del parere sul Contratto nazionale di servizio 2018-2022, la cui copia è stata trasmessa per via telematica a tutti i componenti lo stesso giorno in cui il documento è stato assegnato all'esame della Commissione dai Presidenti delle Camere, cioè martedì scorso.
  In base a quanto stabilito dall'articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10, della legge n. 249 del 1997, il parere dovrebbe essere espresso entro il 14 dicembre prossimo venturo. Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do con piacere la parola al sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, onorevole Giacomelli, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli al termine del suo intervento eventuali domande e richieste di chiarimento.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Cercherò di collaborare al contenimento del tempo richiamando i punti principali del Contratto di servizio, per più motivi: sia perché in più occasioni c'è stato il modo di sviluppare tra noi il confronto sul servizio pubblico, sulla sua regolamentazione, sulla trasformazione in essere, sull'opinione del Governo e su quella dei diversi gruppi parlamentari; sia perché il Contratto di servizio fissa un'attuazione più concreta, ma di un indirizzo e di un punto che già il testo della Convenzione relativo alla nuova concessione ha evidenziato; sia perché questa fase è caratterizzata dalla riflessione e dalla formulazione di un parere proprio della Commissione di vigilanza.
  Per partire dai punti, a mio avviso, fondamentali e strutturali, nel Contratto di servizio trovate tutti e tre gli obblighi di una predisposizione di piani di intervento di riforma strutturale del servizio pubblico. Il piano industriale, previsto come obbligo entro sei mesi dalla pubblicazione del contratto firmato, che richiama la necessità di individuare un nuovo modello organizzativo Pag. 4 fondato sulla valorizzazione di tutti i centri di produzione, in particolare quelli decentrati, e su nuovi criteri di efficientamento e razionalizzazione. Sapete bene – ci siamo confrontati anche su questo nel corso del presente mandato degli amministratori della Rai – che siamo arrivati a un primo elemento di massima di piano industriale, ma abbiamo bisogno, e il Contratto lo fissa come un preciso obbligo, che vi sia la determinazione di un piano effettivo, fatto di indicazioni di valore, di step, di processi, di riorganizzazione, di fasi e di indicazione di obiettivi. Allo stesso modo, anche questo tema spesso è riecheggiato nei nostri confronti, è fissato l'obbligo, sempre entro stessi sei mesi, di un nuovo piano editoriale. Anche questo mantiene gli obiettivi di cui abbiamo parlato: la rimodulazione del numero e della mission dei canali non generalisti, o potremmo dire meglio, con linguaggio più politico che tecnico, una ridefinizione del perimetro e dello scopo delle diverse reti in relazione al servizio pubblico, quindi una diminuzione del numero di canali, ma anche un affinamento della proposta complessiva. Nello stesso piano editoriale è previsto un obbligo specifico che mi piace richiamare e sottolineare, e cioè l'obbligo di destinare una quota di risorse che si individua allo sviluppo e alla produzione di format originali. È stata una discussione che in più sedi e in più occasioni abbiamo svolto, ma credo sia un punto di valore il fatto che Rai e il servizio pubblico tornino a produrre e a co-produrre format originali anziché attestarsi unicamente sulla modalità dell'acquisizione di modelli esteri.
  Il terzo punto è il piano di riorganizzazione dell'informazione, con la riduzione del numero di testate, con le iniziative previste e da sviluppare in ordine alle fake news e con la rimodulazione del sistema dell'informazione prima di tutto su un piano di intermodalità rispetto alle diverse piattaforme, ai diversi linguaggi, ma anche rispetto alle innovazioni intervenute.
  Per questi piani il tempo dei sei mesi è fissato per due motivi, che a me paiono intuibili, ma che voglio esplicitare. Il primo è che, se si vuol fare un lavoro che non sia una slide, occorre un tempo congruo perché siano compresi tutti gli approfondimenti e tutti i dati. Il secondo elemento è che è sembrato opportuno non far cadere la discussione nel merito di questioni così importanti, delicate e dirimenti nel periodo della campagna elettorale. Credo che converremo sul fatto che su questi temi occorre che vi sia una condizione complessiva in cui si discute che aiuti la serenità e l'approfondimento e non sia soggetta a una lettura, quantomeno a un giudizio esterno, al di là delle intenzioni senz'altro corrette di tutti i colleghi, che si possa prestare a una strumentalizzazione.
  Oltre a questi aspetti, l'altro elemento che interviene in modo strutturale importante è l'obbligo del progetto di un canale in lingua inglese, auspicio che mi pare abbiamo spesso condiviso e che ora è diventato un obbligo per il concessionario del servizio pubblico, un canale che possa veicolare nella dimensione internazionale gli aspetti legati all'informazione, ai valori e alla cultura italiana, ma anche agli interessi del nostro Paese e al punto di vista del nostro Paese nella dimensione internazionale. Accanto a questo ci sono l'impegno e l'obbligo per il rafforzamento dei prodotti e degli interventi delle produzioni e dei canali dedicati alle comunità italiane all'estero, con lo scopo di rinsaldare e condividere i legami di natura culturale e sociale che ci sono e devono essere oggetto di una particolare attenzione del servizio pubblico.
  L'altro aspetto importante, rispetto a un tema di cui spesso abbiamo parlato, è il rafforzamento della contabilità separata o dell'obbligo di contabilità separata, con l'individuazione di un garante, di un verificatore, di una società specifica dell'albo dei revisori scelta dall'Agcom, anche se nominata da Rai.
  Allo stesso modo, in ordine alla pubblicità, diventano obblighi effettivi e non autonome decisioni l'assenza dei messaggi pubblicitari sui canali tematici per bambini e l'assenza di messaggi pubblicitari relativi al gioco d'azzardo, fatta eccezione per le lotterie a estrazione differita. Pag. 5
  C'è l'obbligo del canale tematico dedicato alla conoscenza e all'attività delle istituzioni, e c'è soprattutto l'obbligo per la Rai di garantire la ricevibilità gratuita del segnale al 100 per cento della popolazione. È evidente che a quest'obbligo si può corrispondere utilizzando le diverse tecnologie oggi a disposizione, ma rimane il punto che, come è stato possibile trovare una modalità per recuperare l'evasione del canone pagato per il servizio pubblico, deve essere altrettanto possibile l'impegno per mettere in campo tutto quanto necessario per garantire a tutta la popolazione la ricezione gratuita del segnale.
  Per quanto riguarda l'impegno per il sostegno all'industria dell'audiovisivo e delle quote, c'è il riferimento alla normativa vigente. È del tutto evidente e pacifico che il nostro riferimento non poteva che essere, per il momento in cui l'atto viene varato, alla normativa attualmente in vigore. Va da sé che gli interventi che modificassero gli obblighi di quote dei prodotti o di produzioni europee per i broadcaster e per il servizio pubblico verrebbero a modificare quanto attualmente previsto.
  Ci sono due aspetti, anche questi spesso sollecitati, di cui uno sulle minoranze linguistiche. C'è l'obbligo del rinnovo delle convenzioni esistenti, per quelle che ancora sono in essere, con il presupposto dell'accordo tra le parti e con il termine dei tre mesi, ma c'è l'ampliamento per tutte le minoranze linguistiche previste dalla 482 del 1999 e l'obbligo per la Rai di predisporre, d'intesa con le regioni interessate, il progetto anche per queste minoranze, che deve essere presentato entro sei mesi.
  Allo stesso modo, viene ampliata, o meglio viene rafforzata l'attenzione alla parità di genere e all'assenza di discriminazioni. Se questo vale in generale, ed è evidente che sia così, se nei princìpi e nelle modalità il richiamo al pluralismo, all'assenza di discriminazioni di ogni forma diventa l'essenza stessa del servizio pubblico, tuttavia c'è un'attenzione particolare, che troverete nel testo, sulla promozione della parità di genere, con il monitoraggio annuale su quest'aspetto, con l'attenzione a conservare la storicità dei dati e la possibilità di lettura e di giudizio di valutazione su questo percorso, che non è solo assenza di discriminazioni, ma è promozione attiva di una cultura della parità. C'è la necessità di indicazione di una responsabilità interna precisa e l'obbligo di un report annuale alla Commissione di vigilanza perché sia possibile una verifica attenta e precisa su quest'aspetto.
  Questi mi sembrano i punti essenziali grazie ai quali gli obblighi del Contratto di servizio si caratterizzano.
  È stata riaffrontata e ridefinita quella che viene chiamata la neutralità tecnologica, cioè la relazione tra il prodotto del servizio pubblico nella sua integrità e la possibilità di ritrasmissione su piattaforme diverse. La definizione che il contratto sceglie e l'obbligo che il contratto fissa sono di considerare un elemento positivo la disponibilità, fatta salva l'integrità del prodotto e del marchio, da parte di altre piattaforme, e quindi viene specificato per Rai l'obbligo di consentire che questo avvenga. Nello stesso tempo, quest'obbligo scatta al conseguimento di un accordo o di accordi equi e trasparenti che rendano conto anche degli investimenti che il servizio pubblico ha fatto per quei prodotti. L'auspicio che questo non rimanga un meccanismo diabolico che fa il ping pong tra due obblighi di per sé contrastanti sta nell'indicazione innovativa del ruolo di Agcom, che, in caso di controversia, di ritardo o di un protrarsi dell'attesa, diventa riferimento a cui ciascuno dei soggetti interessati può rivolgersi per ottenere l'adempimento di quest'obbligo.
  Dentro il contratto di servizio c'è, ma lo giudico una necessità, anche tutto il percorso di Rai per il rispetto della road map per la liberazione della banda 700, per consentire nei termini fissati dagli accordi europei la messa a disposizione di questa parte dello spettro per la telefonia mobile. C'è l'obbligo, in questo percorso, di un processo di ottimizzazione e di gestione dello spettro delle frequenze e della realizzazione in banda terza, cioè VHF, di una rete nazionale per il multiplex regionale e per fornitori di servizi privati. Accanto a questo c'è, naturalmente – lo richiamo per Pag. 6analogia di argomento – una prima definizione, e credo che su quest'aspetto in particolare, tra gli altri, sarà importante il parere della Commissione, della declinazione di un servizio pubblico multimediale, che cioè si impegna non solo a rendere disponibile in streaming il 90 per cento della programmazione, e a una promozione delle teche e dei prodotti di Rai sulle diverse piattaforme, ma anche allo sviluppo, alla produzione di prodotti specifici per modalità, per linguaggio, per tipologia, per le piattaforme in streaming e per le piattaforme diverse da quella tradizionale. In sostanza, lo si potrebbe, anche qui, tradurre in modo più politico che tecnico come l'obbligo per il servizio pubblico di un'attenzione alla pluralità di linguaggi per la diversa segmentazione degli utenti a cui il servizio pubblico si rivolge, dunque una capacità anche innovativa nei linguaggi, nelle modalità, nella tipologia di format, nella programmazione, che punta a essere la traduzione dell'obbligo del 100 per cento del segnale a tutti con l'obbligo di un prodotto capace di interessare o di raggiungere interamente, di parlare a tutti i cittadini o agli utenti.
  Questi, in estrema sintesi, e solo quasi con spirito di elencazione, sono i punti principali che caratterizzano il Contratto di servizio e che richiamano, come detto, gli obblighi già fissati dalla Convenzione. Ovviamente, c'è una serie di altri elementi e di attenzioni – penso a quelle per le disabilità sensoriali, a quelle di una programmazione specifica per l'educazione dei minori – che correlano l'atto e gli danno completezza e senso. Immagino che il parere della Commissione possa andare in profondità su tutti questi aspetti e gli altri che caratterizzano il Contratto di servizio.
  Vorrei condividere solo un auspicio. Abbiamo provato a stare tutti, ciascuno per le proprie responsabilità, dentro una tempistica che consenta a questa legislatura di essere la legislatura nella quale il percorso del Contratto di servizio viene concluso. Non c'è nessun richiamo, da parte mia, a un tempo diverso per la Commissione rispetto a quello che è stato indicato dal presidente e previsto dalle norme. C'è la condivisione di una preoccupazione. Il punto vero per cui il contratto può essere siglato o rimane una semplice proposta sta nella sostenibilità degli impegni con le risorse. Il testo che proponiamo ha una condivisione tra i contraenti. Ricordo che l'atto di cui parliamo è un contratto, dunque un atto negoziale, fondato non su un'imposizione, ma su una libera adesione dei contraenti. È evidente che la possibilità, la facoltà per il parere, il suggerimento, il miglioramento che viene dal lavoro di questa Commissione, non sta tanto e soltanto in una disponibilità politica del Governo, che in apertura dei vostri lavori io confermo, ma sta nella capacità di rendere il parere compatibile con un principio di condivisione da parte di tutti i contraenti, in modo che il rapporto tra gli obblighi che si pongono e le risorse e le forme di finanziamento che si mettono a disposizione non sia squilibrato al punto da rendere inaccettabile il testo.
  Voglio concludere con un punto specifico.
  Abbiamo parlato tante volte qui dell'esito dell'introduzione della nuova modalità di riscossione del canone. Non mi interessa ricordare le cose dette, le opinioni, i dubbi, le critiche o gli incoraggiamenti. Oggi, però, siamo di fronte a una presa d'atto degli effetti. Questa presa d'atto degli effetti ci dice che, al netto del periodo iniziale, del primo triennio, che un ministero diverso dal mio ha definito come la fase dell'extragettito, e che quindi ha consentito una gestione di quelle risorse con finalità le più varie e diverse da quella originaria, al netto di questo primo periodo, che scade nel 2019, tutta quella parte di evasione che diventa invece risorsa introitata avrà né più né meno la qualifica a tutti gli effetti di gettito ordinario. Ora, io ritengo che, a fronte di una certezza data al servizio pubblico di un consistente aumento di risorse, indipendentemente da ogni tipo di attività, le diverse fonti di finanziamento e di alimentazione debbano trovare un nuovo equilibrio, cioè che la relazione tra il canone e altre fonti di finanziamento debba non smarrire una proporzionalità, un equilibrio, una misura che le caratterizza. Personalmente, Pag. 7 ritengo che una legislatura che è stata in grado di spostare dall'area dell'aleatorietà e dell'incertezza a quella della certezza predefinita una mole di risorse consistente, sia servita a consolidare il servizio pubblico. Questo non può e non deve rimanere privo di effetti per il sistema editoriale complessivo, che invece si trova ogni giorno – penso non solo alla carta stampata, ma in particolare, me lo permetterete, all'emittenza privata locale – a combattere per la ricerca delle risorse per far sopravvivere le proprie imprese editoriali. Fuor di metafora, credo che la prossima legislatura, a fronte di una conferma a un introito certo del gettito, e quindi del trasferimento a Rai molto più consistente di quello che oggi è, debba e possa anche intervenire sui termini, sulle quote, sulla possibilità dell'intervento nella raccolta pubblicitaria. Aggiungo a questo che c'è un richiamo specifico che vale per il servizio pubblico nel contratto di servizio, che è espresso con l'obbligo di leale concorrenza. Obbligo di leale concorrenza – ne abbiamo parlato e l'ho detto altre volte, ma lo riconfermo – significa esattamente questo: il richiamo al servizio pubblico a tenere insieme, certo, una dimensione di interesse aziendale con la consapevolezza di essere perno di un sistema complessivo, che ha a cuore il pluralismo, e dunque aver cura di quella risorsa, cioè la pubblicità, che, se per il servizio pubblico è risorsa accessoria rispetto a una risorsa ben più grande e principale, per tutte le altre realtà del mondo delle televisioni, delle radio, dei giornali, è l'ossigeno per alimentare quotidianamente l'attività editoriale. Credo che questi princìpi debbano essere tenuti dentro ogni passaggio di un Contratto di servizio che punti a regolare una ridefinizione del servizio pubblico negli obblighi che pone a Rai (piano industriale e piano editoriale nuovo, riforma dell'informazione, riduzione del numero di reti e canali, riduzione delle testate), ma nello stesso tempo nell'aumento delle risorse che derivano dal canone, che è un binomio importante.
  Nello stesso tempo, se si ritiene, in legge di stabilità o con gli atti che il Parlamento riterrà più opportuni, che si possa corrispondere alla necessità di dare certezza di risorse al servizio pubblico in termini pluriennali, superando una precarietà di definizione annuale, oggi obbligata dalla normativa vigente, credo anche che un'impostazione che richiama la Rai alla sua dimensione aziendale, all'obbligo di efficientamento, razionalizzazione, programmazione e capacità di costruzione di un progetto pluriennale anche in termini industriali, non possa evitare di dare la risposta di risorse certe in termini pluriennali, come necessario per ogni azienda.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto per questa sua esaustiva relazione.
  Onorevoli colleghi, prima di dare la parola al senatore Rossi, che ne ha fatto richiesta, vorrei rivolgervi anticipatamente una preghiera.
  Ieri sera, tra le 20 e le 21, abbiamo svolto una lunga riunione dell'Ufficio di presidenza per cercare di dare organizzazione temporale al lavoro della Commissione per l'analisi del Contratto di servizio, ma quel programma che abbiamo elaborato ieri è, meno di 24 ore dopo, già cambiato e ne dovremo realizzare uno nuovo. Sarà importantissimo allora che i membri dell'Ufficio di presidenza siano presenti al termine dell'audizione. Scusandomi per quest'inciso e ringraziando coloro i quali ieri hanno partecipato all'Ufficio di presidenza, do volentieri la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Partiamo dal senatore Rossi.

  MAURIZIO ROSSI. Innanzitutto, tengo a ringraziare la Commissione, il sottosegretario e a dare la buona notizia a tutti che non mi ricandiderò, quindi non mi vedrete più in futuro in questa Commissione. So che questo solleverà moltissimi, ma fino a quando ci sarò, ovviamente cercherò di fare quello che giudico il mio dovere, e sicuramente avrò occasioni in altre vesti di continuare a essere un interlocutore del mondo della comunicazione.
  Il Contratto di servizio, signor sottosegretario, le produzioni italiane che stiamo dibattendo in questi giorni in Commissione Pag. 88ª e su cui dobbiamo esprimere un parere, la legge di stabilità per quanto riguarda la banda 700, sono l'insieme di un'unica situazione che deve vedere il sistema della comunicazione italiana che si sta proiettando nel futuro. A me dispiace enormemente – lo dico con tutta sincerità – che non si sia colta l'occasione per legare tutto il mondo della produzione televisiva italiana, dalle emittenti locali alla Rai, agli altri produttori, che continuano a essere separati, mentre il nemico arriva da fuori. È stata veramente persa una grande occasione, secondo me, nella nuova concessione della Rai di trovare invece un grande accordo tra tutti i player di questo Paese, che devono difendersi da quello che arriverà su un unico schermo nel giro di pochi anni. Sarà un problema enorme per la sopravvivenza delle aziende italiane.
  Mi permetta, sottosegretario, di far notare che il Contratto di servizio doveva arrivare entro il 28 ottobre, e invece è arrivato in ritardo, secondo alcuni volutamente, e non ci voglio credere, ma cambia molto, perché c'è la legge di stabilità in Senato, corriamo, abbiamo tempi molto risicati, abbiamo problematiche nelle convocazioni. Doveva arrivare entro il 28 ottobre: se fosse arrivato il 28 settembre, sarebbe stato sicuramente meglio. Continuo a dire che, peraltro, non è corretto che il Contratto di servizio arrivi a sei mesi dal rilascio di una concessione da 20 miliardi. Doveva assolutamente essere contestuale. Allo stesso modo, non posso condividere che questo Contratto di servizio che arriva a sei mesi rinvii a sei mesi il piano industriale e il piano news. Andiamo di continui rinvii di sei mesi in sei mesi. Oltretutto, se poi non ci sarà più un Governo – chissà quando arriverà quello nuovo? – non è detto che questi sei mesi per il piano industriale e il piano news arriveranno, anche perché se anche non arrivassero, non succederebbe assolutamente niente. Questo, a mio giudizio, è in netto contrasto con la normativa comunitaria sul rilascio delle concessioni, perché il numero di anni relativi a una concessione a livello europeo normativo è condizionato da un piano di investimenti.
  Non comprendo, signor sottosegretario, e su questo le chiedo una sua posizione, quello che leggo nell'articolo 97 della legge di stabilità, che tocca fortemente la Rai. L'articolo 97 è un tentativo di togliere la Rai dalla spending review, di eliminare per la Rai tutti quegli obblighi che le società pubbliche iscritte all'Istat hanno. Unico caso, sarebbe eliminata da quest'elenco. Lo trovo sbagliato e pericoloso, visto che la Rai prende 20 miliardi di soldi pubblici e, semmai, dovrebbe essere soggetta a un controllo superiore, non inferiore. Su questo posso anche dire che, interpellato, il professor Cottarelli è restato allibito che ci sia questa posizione, che non conosceva, nella legge di stabilità. Non c'è, a mio giudizio, nulla nel Contratto di servizio – avremo modo di discutere in Commissione – per quanto concerne la separazione tra i programmi di servizio pubblico e i programmi commerciali. È bene che i colleghi sappiano e ricordino che è vietata la commistione a livello europeo – è scritto, ma mai applicato – tra quello che si investe di programmi del servizio pubblico e la pubblicità. Nel momento in cui quello che va nell'allegato A del bilancio, e cioè il servizio pubblico, e quello che va nell'allegato B, e cioè i programmi commerciali, è un'imputazione fatta direttamente dagli uffici della Rai, è una mega presa in giro. Dobbiamo avere un soggetto esterno che decide e indica quali sono i programmi che vanno nell'allegato A e nell'allegato B. Nel momento in cui vengono investiti i soldi, per quanto del canone, in programmi, non può essere inserita la pubblicità, se no diventa una chiara commistione tra i programmi di servizio pubblico e, appunto, la pubblicità. L'esempio più classico è la partita della Nazionale di calcio.
  C'è un punto che non mi è assolutamente chiaro, che tengo a illustrare anche a lei, signor sottosegretario, che probabilmente non ha colto quest'aspetto, ma io ho scritto una lettera al Presidente Grasso e alla Presidente Boldrini: non è, secondo me, assolutamente accettabile che all'articolo 14 del Contratto di servizio sia già definito che la Rai ha una banda terza che utilizzerà come MUX, tema che è all'interno Pag. 9 dell'articolo 89 della legge di stabilità, appena arrivata e che deve essere dibattuta ancora nella Commissione al Senato, e poi dalle Assemblee. Lo giudico un fatto estremamente grave, a meno che non ci siano motivazioni appunto a me sconosciute.

  ALBERTO AIROLA. Ringrazio il Sottosegretario Giacomelli.
  Del Contratto di servizio, che ripete spessissimo alcuni concetti molto importanti, ma che si potrebbero sintetizzare in alcuni articoli – più volte ho ritrovato ribadito l'impegno sull'informazione culturale, l'informazione equa, l'attenzione per le minoranze linguistiche, religiose, culturali e così via – mi sembra che si possa fare un testo più snello e più comprensibile, nel senso di meno entropico, meno dispersivo.
  Il primo punto è: secondo noi, è inaudito non avere certezze sul piano news. È molto importante, quello che le voglio dire, e tra l'altro è stato uno dei problemi che abbiamo affrontato in questa Commissione, annoso, che ha generato le dimissioni di un direttore generale, la situazione della Gabanelli, la mancanza di un rilancio sul Web della Rai, cosa importantissima. Mi aspetto che almeno questo piano – me lo auguro come se lo augura lei – vada in attuazione al più presto, visto che siamo ancora fermi al 2012, e questo è quello 2018-2022, completamente saltando quello che avevamo già fatto. È inaudito non avere certezze precise sul piano news e sulla piattaforma Web promessa all'epoca alla dottoressa Gabanelli e mai più rivista. Un rilancio del servizio pubblico sul Web è genericamente proposto qua dentro, ma ci aspettiamo che venga puntualizzato in maniera ben più precisa, ben più sicura nelle sue tempistiche.
  Quanto al sistema di finanziamento, lei dice adesso che è pluriennale, garantito, intanto «La Rai è tenuta ad adottare criteri economici di gestione idonei a consentire il raggiungimento degli obiettivi. Nell'ottica di una gestione ispirata a criteri di efficienza, si impegna a saturare secondo criteri di economicità le capacità dei propri centri di produzione» centri di produzione molto importanti, ma saturare che cosa vuol dire? Tra l'altro, e lo accolgo in questo senso, abbiamo votato un atto di indirizzo del collega Anzaldi che mira proprio a fare spending review tagliando gli agenti esterni. Questo però è molto generico. Il finanziamento, che sappiamo essere un sistema per ricattare eventualmente il servizio pubblico, e quindi l'informazione, si lega a criteri che dall'articolo 19 non mi sembravano quelli che diceva lei, cioè certezza di risorse economiche su piani pluriennali, probabilmente meglio quinquennali, perché la Rai appunto ha bisogno di riformarsi – ancora dopo questa legislatura non ci siamo riusciti, ma speriamo nelle prossime – in maniera radicale. Siamo sicuri che le risorse ci siano? Parlo molto in fretta, perché non voglio togliere tempo ai colleghi.
  Quando scrivete il Contratto di servizio, sappiate che ci sono risorse, e in quelle dobbiamo stare. In questo Contratto di servizio trovo che esistano, anche qui in maniera un po’ vaga, situazioni che andrebbero chiarite. Sul taglio dei canali, per esempio, sono d'accordissimo, ma perché non considerare di tagliare anche i canali generalisti, premettendo che ancora non sappiamo quanti canali, quanti MUX saranno dati alla Rai? Per il canale «estero» si parla di un rilancio della Rai con Rai World, una Rai internazionale: ci sarà un canale? Come riempiremo questo palinsesto? Anche questo è molto generico, e temo che possa essere interpretato in un modo o in un altro dalla Rai e anche come richiesta del Governo.
  Sarà nostro compito specificare esattamente in che direzione andare. Magari si può – l'obbligo è giustissimo – rilanciare l'industria cinematografica italiana, ma riducendo i budget, attualmente molto alti, su quell'aspetto.
  La valorizzazione degli archivi è un punto centrale. Gli archivi sono un vero tesoro, l'unico prestigio, l'unica cosa che differenzia la Rai dagli altri network: vi abbiamo la storia d'Italia. Peraltro, molti di quei documenti sono stati usati anche da Commissioni d'inchiesta come l'Antimafia per vari tipi di ricerca storica. La valorizzazione degli archivi implica un costo. Su questo chiederemo una relazione tecnica – mi Pag. 10risulta ci siano condizioni di lavoro non idonee – sia per capire la vastità di quest'archivio, sia per capire le tempistiche e le modalità con cui viene digitalizzato, cosa che ci risulta essere un lavoro enorme e molto costoso, e che prevede anche un'indicizzazione del materiale. Se non si ha un'indicizzazione, non si sa dove trovare i documenti che servono.
  Parliamo del canale istituzionale. È stata un'annosa discussione che abbiamo fatto anche col collega Gasparri, ricordo, con i colleghi di Forza Italia. Abbiamo Rai Parlamento, che continua forse a essere superata, soprattutto nell'ambito radiofonico, da Radio Radicale. Piuttosto che un canale istituzionale, che implicherebbe un'altra spesa, noi richiediamo la messa in onda, come da accordi precedentemente siglati e, visto che anche il Senato paga fior di quattrini per questo, la messa in onda dei lavori della Camera e del Senato.
  Infine, e concludo, anche se ci sarebbero ancora molte cose da dire, in questo Contratto di servizio si deve ribadire innanzitutto il fatto che è stata votata una legge sul whistleblowing in Senato, e quindi di garantire in qualsiasi modo la possibilità ai dipendenti di denunciare i casi di corruzione. Ricordiamo che poco tempo fa la Guardia di finanza è entrata in Rai. Questo è gravissimo. Noi possiamo proteggere i dipendenti e fare un lavoro di risanamento della Rai partendo proprio da loro, se hanno le giuste tutele.
  Poi la Rai è tenuta a usare al meglio le proprie risorse interne, cosa che continua a non fare. Soprattutto, deve ribadire – questa è una denuncia che, secondo me, deve rientrare anche in questo contratto – che i lavoratori esterni, soprattutto le troupe che intervistano noi politici qua fuori, abbiano le stesse tutele che per legge hanno i dipendenti, cosa che continuamente non succede, al di là dei fatti di corruzione sugli appalti alle stesse.

  MAURIZIO GASPARRI. Pongo una prima questione: qual è il termine entro il quale ci dobbiamo pronunciare, presidente?

  PRESIDENTE. Come ho avuto modo di illustrare ieri, nell'Ufficio di presidenza, è il 14 dicembre.

  MAURIZIO GASPARRI. Abbiamo tempo. L'ho chiesto, perché alcune cose le ho osservate, per altre mi riservo di approfondire. Avremo il tempo anche dopo le audizioni per discutere tra noi.

  PRESIDENTE. È importante, perché dopo dovremo proprio parlare di queste audizioni, e sono ben 23 i soggetti che dovremmo audire, per cui mi appello a voi sin d'ora.

  ALBERTO AIROLA. Gasparri, anche tu devi andare a votare?

  MAURIZIO GASPARRI. Sì, alle 15.30 abbiamo una votazione al Senato su questioni televisive concernenti produzioni europee e italiane. C'è il parere alle 15.30.

  ALBERTO AIROLA. Se il sottosegretario mi perdona, leggerò le sue risposte, perché devo collaborare a scrivere un parere.

  PRESIDENTE. Rimarrà la collega Nesci a rappresentarvi nell'Ufficio di presidenza?

  ALBERTO AIROLA. Sì, anche perché è la nuova capogruppo, e ne sono orgoglioso.

  PRESIDENTE. Buon lavoro anche per questo.

  ALBERTO AIROLA. Grazie e scusate. Scusami, Gasparri.

  MAURIZIO GASPARRI. Anch'io mi scuso con il Sottosegretario Giacomelli. Avremo modo di approfondire. Ho colto nella parte finale dell'intervento del Sottosegretario Giacomelli la considerazione sulla pubblicità, che è stata molto chiara e coraggiosa. Ha fatto un discorso, ma de iure condendo, perché mi pare di aver intuito che nella prossima legislatura dovrà essere un terreno di confronto. Tuttavia, voglio ricordare a me stesso e alla Commissione che Pag. 11qualche seduta fa abbiamo incardinato un tema che derivava dalla discussione sulla concessione e che impatta anche con le tematiche, che non a caso in questa sede del Contratto di servizio il Sottosegretario Giacomelli ha evocato, della pubblicità, e cioè il problema del dumping pubblicitario. Lo dico in una giornata in cui il Parlamento europeo si è pronunciato contro il dumping cinese, ma quella è un'altra storia, su altri campi. Il dumping è un problema sia che riguardi i prodotti che arrivano dalla Cina sia che riguardi la pubblicità. Sappiamo che la Rai, oltre a raccogliere pubblicità, ovviamente con percentuali limitate rispetto all'emittenza commerciale, in ragione del fatto che ha il canone, poi irrobustito dalla sua collocazione in bolletta, avrà dagli anni futuri un introito stabilizzato, nel senso che ci sono parti destinate ad altri rivoli, e comunque quest'introito ci sarà.
  Riprendo le osservazioni che il senatore Rossi fa, com'è giusto, abitualmente, e quindi preannuncio delle riflessioni. Potremmo cogliere l'occasione della sede del Contratto di servizio per il tema del dumping, che non so se sia già stato evocato, e me ne scuso. La senatrice Bernini è relatrice: penso che potremmo anche valutare, e quindi vado già alle proposte, come e che cosa di quella proposta di risoluzione – per ora, è una bozza, non è stata ancora discussa, emendata...

  PRESIDENTE. La senatrice l'ha illustrata.

  MAURIZIO GASPARRI. L'ha illustrata, quindi possiamo fare delle valutazioni nell'ambito del Contratto di servizio sul tema del dumping, che non c'entra con gli affollamenti, che richiedono una legge, non il Contratto di servizio, come ben so, essendo autore della legge vigente. Peraltro, il tema del dumping è dannoso per la stessa Rai. Svendere la pubblicità in fasce importanti di ascolto finisce per essere come gli espedienti di Wile Coyote, che cerca sempre di far fuori Beep Beep e poi si tira i massi sulla testa. Alla fine, si svende la pubblicità in fascia pregiate, la si deprezza, la si svalorizza. Non so se il bilancio finale sia positivo. Il sottosegretario è andato ancora più avanti, perché ha adombrato, per una discussione futura, gli affollamenti. Non vorrei sembrare più indietro rispetto a lui. Quello si discuterà se e quando si potrà, ma credo che il tema del dumping in questa sede possa essere richiamato. Si svende, ci sono le fasce pregiate, le fasce protette. C'è una connessione con i temi del servizio pubblico, così come il Contratto di servizio adombra.
  Inoltre, credo che dovremmo approfondire, ma lo faremo nelle audizioni e nella discussione, il tema del punto e) dell'articolo 23, laddove si parla della riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche. Ora, credo che dovremmo approfondire tra canali a testate giornalistiche. Quelli che dicevano che c'era poca televisione e poco pluralismo, hanno dovuto ammettere negli anni quello che alcuni dissero, e cioè che con l'avvento del digitale i canali sarebbero stati tanti, troppi. La stessa Rai ne ha diversi con lo zero virgola di ascolto, forse qualitativi, forse utili, Si può anche fare un canale di musica sinfonica o lirica rinunciando alla percentuale di ascolti. È un servizio culturale, è una scelta. Se non ha costi ingenti, perché no? Basta che lo si sappia. Credo, però, che dovremmo fare una riflessione anche sui canali, più che sulle testate. Si è visto, per esempio, che con Rai Sport – mi pare – si è passati da due canali a uno, perché c'erano difficoltà anche nel riempire i palinsesti. Il tema c'è, e non può essere limitato alle testate giornalistiche, ma può essere una riflessione sugli stessi canali, probabilmente. Il pluralismo c'è, ma a parte i tre canali generalisti, tutte le altre offerte non sempre hanno avuto successo.
  Sulle testate sarei un po’ più attento. Qua torniamo al problema del piano editoriale, che poi non c'è mai stato, e ai vari tentativi. Vedremo che cosa accadrà, purché non ci vengano a riproporre di fondere Uno e Due, TG 3 con le testate regionali o altro. Ricorderete il piano antico che mai nacque. Tutto si può fare. Non è che la Rai sia nata per avere quelle testate come sono Pag. 12adesso e che non si possano cambiare. Credo, però, che resti, e mi avvio rapidamente alla conclusione, un'esigenza di pluralismo, che oggi la Rai non soddisfa. Anche su questo vedremo come e se il Contratto di servizio ci consentirà di scandire questo tema. Canone in bolletta, la Rai di tutti, tutti pagano, ma alla fine non tutti si possono rispecchiare in questa Rai. Credo, e ho finito – chiedo trenta secondi di recupero per le interruzioni – che la riflessione sia da estendere a canali e non solo a testate. Sul discorso testate, la garanzia di pluralismo va scandita più fortemente. Ho citato prima la risoluzione sul dumping, che potrebbe essere anche un tema ripreso, visto che il sottosegretario ha affrontato non a caso qui il tema della pubblicità.
  Quanto a canale tematico, comunicazione e istituzioni, dico quello che dissi all'epoca: si può anche fare un canale in più che trasmette i lavori parlamentari; perché si deve andare su Sky o altrove? L'importante è che non si confini su un canale tematico istituzionale la testata dei servizi parlamentari. È meglio che un po’ di informazione istituzionale compaia alle cinque del pomeriggio su Rai Due o all'una di notte su Rai Tre. Essendo canali generalisti, almeno qualcuno impatta con l'informazione parlamentare. Se è una cosa in più, bene; se è un modo per spazzare via l'informazione politico-istituzionale dai canali generalisti, esprimerei le perplessità che espressi, ma su questo discuteremo ed emenderemo.

  MIRELLA LIUZZI. Anch'io dovrò andare via tra poco, in quanto nelle Commissioni trasporti e cultura c'è la stessa discussione che c'è al Senato.
  Vorrei fare domande specifiche riguardo al Contratto di servizio relative alla parte delle frequenze. Come è stato già ricordato, quest'argomento è trattato proprio nella legge di stabilità, che è al Senato, e il testo di legge potrebbe anche cambiare, quindi non vorrei che andasse ad avere qualche ripercussione sul Contratto di servizio. Coincidenza ha voluto che i tempi fossero gli stessi, e che quindi i due argomenti andassero «in conflitto» negli organi parlamentari. È chiaro che potrebbero esserci cose da sistemare nei vari passaggi parlamentari.
  Una prima domanda è relativa più a indiscrezioni che ci sono state nei mesi passati, che vedevano la Rai vendere o cedere il MUX 1: vorrei capire se c'è quest'ipotesi al vaglio e se la Rai rinuncerà al principale MUX, che copre circa il 99 per cento della popolazione italiana. Un'altra domanda è relativa al testo, in particolare all'articolo 14, dove si parla di realizzare una rete di multiplex regionale per la trasmissione di programmi in ambito locale. «La rete così realizzata sarà messa a disposizione dei fornitori di servizi audiovisivi in ambito locale», quindi la Rai dovrebbe mettere a disposizione un 20 per cento di capacità trasmissiva alla diffusione dei programmi di servizio pubblico contenenti l'informazione a livello regionale. Vorrei capire cosa vuol dire questo passaggio e che cosa vuol dire il 20 per cento. Soprattutto, quando si parla di programmi di servizio pubblico contenenti l'informazione a livello regionale, di cosa stiamo parlando? Non è chiaro. Non sono riuscita a capire se stiamo parlando di altri fornitori o della Rai stessa.
  Vorrei anche fare anche una riflessione che riguarda la legge di stabilità.
  Purtroppo, il futuro della Rai è basato su parte degli articoli della legge di stabilità. Gran parte degli italiani dovranno cambiare decoder. Questo potrebbe anche rappresentare un problema per gli anni futuri. Come Movimento 5 Stelle, avevamo una visione differente, scritta anche nel nostro programma di governo. Ci potevano essere anche altre possibilità al vaglio, anche tecniche per dare almeno la possibilità per qualche anno agli italiani di uniformarsi tramite lo standard MPEG-4, passare a nuovi televisori e non far nuovamente cambiare il decoder agli italiani, con tutti i danni che ci sono stati nello scorso passaggio. A maggior ragione, le risorse impiegate nella legge di stabilità sono esigue. Purtroppo, dovevo fare questa riflessione, anche se riguarda un altro testo, perché in alcune circostanze vanno anche di pari passo. Pag. 13
  Mi scuso se devo andare via tra poco, ma sentirò la risposta anche tramite la collega Nesci.

  PRESIDENTE. Il presidente Lupi, che è stato nominato dall'Ufficio di presidenza di ieri sera relatore per la maggioranza, preferisce attendere gli interventi degli altri due colleghi? Bene. Senatore, a lei.

  LELLO CIAMPOLILLO. Insisto sulle domande poste dalla collega Liuzzi cui vorrei aggiungere un paio di riflessioni.
  La transizione che ci sarà al sistema di trasmissione T2 crea un problema. Se è vero, da un lato, che sicuramente il parco dei ricevitori oggi già possiede questo nuovo standard, il T2 – i televisori in vendita già oggi hanno questo nuovo sistema di ricezione – è anche vero che di colpo molti si troveranno senza segnale. Ne abbiamo già parlato con il sottosegretario, che ringrazio per la presenza, in Commissione 8ª: c'è un problema, perché il Governo ha deciso di diversificare lo «switch-off» del passaggio dal T1 al T2, quindi le emittenti locali avranno questa priorità, cioè prima dovranno spegnere le locali in T1 e riaccendere in T2, che significa che la mattina dopo più della metà della popolazione non vedrà di colpo le locali. Questo va chiarito, anche se il sottosegretario dice che non è così, e ci spiegherà, perché ci fa piacere.
  Quello che abbiamo chiesto anche in Commissione è che il passaggio dal T1 al T2 avvenga in maniera contestuale per tutte le emittenti, sia quelle locali sia quelle nazionali, Rai inclusa. Oppure, al contrario, potremmo cominciare dalla Rai, visto che la Rai è sicuramente trainante, e quindi tutti si adeguerebbero semplicemente perché hanno tutti interesse ad avere la ricezione dei MUX della Rai. Contestualmente, c'è anche il problema della banda terza. Il MUX regionale della Rai va in banda terza, e probabilmente anche altre frequenze destinate alle emittenti locali. La banda terza ha un problema – occorre ricordarlo – e cioè necessita di un'antenna che gli italiani praticamente sui propri condomini non hanno più. Per ricevere i segnali in banda terza ci sarà, quindi, sicuramente un problema non solo per quel MUX regionale della Rai, ma anche per la ricezione delle locali.
  Vorrei concludere ricordando anche che in questi giorni è stato reinserito il «contributo» annuale erogato in favore di Radio Radicale per la trasmissione dei servizi parlamentari. Come diciamo sempre, anzitutto risulta poco comprensibile il fatto che venga destinato questo servizio a una radio, che di fatto è una radio di parte, perché Radio Radicale rappresenta comunque una forza politica. Dall'altro lato, non comprendiamo, a questo punto, se il Governo ha deciso di continuare a dare il servizio a Radio Radicale della trasmissione dei lavori parlamentari, come mai esiste ancora questa emittente chiamata Rai Parlamento – adesso ha cambiato nome – questa rete di canali in FM, che era Radio Rai Parlamento, che non ha mai poi potuto effettuare il servizio, tant'è vero che poi viene puntualmente assegnato a Radio Radicale. Abbiamo presentato un emendamento per cancellare la trasmissione dei servizi parlamentari in favore di Radio Radicale. Gradiremmo ancora una volta capire le motivazioni per cui viene fatto tutto ciò.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio anch'io il Sottosegretario Giacomelli, che con l'audizione di oggi consente a questa Commissione di cominciare l'iter per l'espressione del parere previsto sul Contratto di servizio.
  Il senatore Rossi, per il quale ho grande stima per le posizioni che esprime, ha riproposto una serie di argomentazioni che conosciamo, visto che le aveva proposte anche in sede di convenzione. Ho avuto occasione, allora, di dire perché non mi trovava d'accordo. Mi permetta, presidente, oggi di non riproporre quel complesso di argomentazioni. Vorrei soltanto riprendere una cosa cui faceva riferimento il senatore Rossi, invece, in termini di tempistica. Si diceva che il Contratto di servizio ci doveva arrivare entro il 28 ottobre. Adesso abbiamo poco tempo per esprimere il parere. Ora, è vero che questa Commissione, tutta, ha più volte sollecitato il Governo chiedendo di avere nei tempi previsti o anche prima il Contratto di servizio, ma segnalo, Pag. 14come ho detto anche in Ufficio di presidenza, ma mi sembra giusto puntualizzarlo anche all'evidenza degli altri commissari, che comunque il tempo previsto per la Commissione è quello di un mese. Che arrivasse il 28 ottobre o ieri, comunque questa Commissione ha un mese di tempo. Sono convinto che possiamo utilizzare in maniera utile questo tempo. Anche in concomitanza con la sessione di bilancio, secondo me possiamo tutti fare uno sforzo in più in termini di presenza a Roma, pensando anche ai giorni che non vengono utilizzati in senso canonico per l'attività d'Aula, in maniera da poter corrispondere al nostro compito.
  Mi permetta, presidente, di puntualizzare una seconda questione. Nell'argomentare del presidente Gasparri, c'era un riferimento alla risoluzione sui temi del dumping, dell'affollamento pubblicitario presentata dalla senatrice Bernini. In maniera molto sottile, il presidente Gasparri diceva che in sede di Contratto di servizio possiamo utilmente riprendere quei temi dentro il contratto di servizio. È utile puntualizzare che in Ufficio di presidenza avevamo concordato sulla calendarizzazione con la risoluzione, che è stata incardinata, ma rispetto alla quale non c'è stata ancora neppure la discussione generale. Non è quindi un testo condiviso, ma un testo che ancora non abbiamo discusso. Capisco il tentativo retorico, l'incedere dell'argomentazione retorica del presidente Gasparri, ma quello è un testo che ancora non è stato discusso, quindi non è un testo su cui c'è una condivisione. Vedremo quando verranno presentati emendamenti, riflessioni e faremo tutti gli approfondimenti.
  Per quanto riguarda il complesso del testo del Contratto di servizio che oggi ci ha illustrato il Sottosegretario Giacomelli, credo che avremo tempo e modo di farlo in maniera utile, per cui, presidente, la ringrazio, ho utilizzato il tempo a disposizione, perché mi sembrava che ci fossero alcune puntualizzazioni utili da fare per l'economia dei nostri lavori.

  PRESIDENTE. Vorrei precisare che la risoluzione presentata dalla senatrice Bernini è stata illustrata, se non erro, in una delle nostre recentissime sedute di Commissione e che il prossimo step sarà, com'è stato detto adesso, la discussione generale e poi i passaggi successivi.
  Do volentieri la parola al presidente Lupi.

  MAURIZIO LUPI. Sarò rapidissimo, presidente, anche perché il suo invito puntuale alla possibilità che l'Ufficio di presidenza si svolga e abbia il tempo di organizzare al meglio i lavori mi sembra più importante dell'ulteriore discussione: avremo tutto il tempo per sviluppare, comprendere e confrontarci.
  Ho solo una domanda e un'osservazione. L'osservazione, anche se Gasparri è uscito, è che credo che il riferimento del sottosegretario al tema della pubblicità e al principio correttamente inserito si riferisca in maniera molto puntuale alla lettera r), comma 3 dell'articolo 23 dove in maniera per la prima volta puntuale ed esplicita si fa riferimento alle tante discussioni che avevamo fatto. Avremo comunque tempo di entrare nel merito, di approfondire e, eventualmente, rafforzare, sviluppare, come è giusto che sia in un dibattito parlamentare.
  A me interessa solo fare una domanda, solo per comprensione, che non a caso è una domanda più generale. Ho capito la preoccupazione che il sottosegretario ha più volte manifestato dopo aver illustrato i punti del Contratto di servizio. Ripetendo le parole del sottosegretario, lui fa un auspicio e vuole condividere con noi una preoccupazione. Si tratta di un contratto tra le parti, e quindi di una negoziazione, in cui sono entrati impegni e risorse. In Commissione, nella discussione dovremo tener conto – dice sempre il sottosegretario – degli impegni e delle risorse. La mia domanda è: per aiutare la Commissione, nella negoziazione che c'è stata – se ho ben capito, sottintende che una negoziazione c'è stata, come è giusto che sia – sono rimaste fuori alcune cose? Quali potevano essere le preoccupazioni del Governo, e quindi magari dalla stessa Commissione parlamentare anche in un ruolo diverso e che non sono state inserite proprio a causa delle risorse? Pag. 15
  Vorrei capire meglio quest'aspetto, che mi sembra il più importante dal mio e dal nostro punto di vista, per poi esercitare la nostra funzione di parere che dobbiamo esprimere.

  ANNA MARIA BERNINI. Anch'io ringrazio il Sottosegretario Giacomelli, ma il presidente Gasparri ha più che esaurito i temi di nostro interesse relativi al Contratto di servizio. Intervengo solo per precisare, con riferimento all'atto di indirizzo recentemente incardinato, che è evidente che esso sarà trattato successivamente a questa sessione totalmente dedicata all'esame e all'emendamento del Contratto di servizio finalizzato al parere sul medesimo. Nulla vieta, in fase di emendamenti inerenti alle questioni che tratta l'atto di indirizzo, che non si possa inserire nel nostro parere temi acconci, che a quel punto sarebbero inseriti a loro volta nel Contratto di servizio se condivisi da tutti, ma il tema della maggioranza non sembra sia in discussione né in questa Commissione né tanto meno in Parlamento.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Darò solo risposte puntuali ad alcune questioni sollevate.
  Con il senatore Rossi c'è stata più volte occasione di confronto, e quindi conosco la sua opinione. Ritengo, e riprendo qui un tema che altri colleghi hanno sollevato, che non vi sia alcuna preoccupazione in ordine all'utilizzo della banda terza del VHF per le emittenti locali, perché il VHF è già utilizzato, è una copertura che dà ogni garanzia. In ogni caso, i problemi che in alcune zone circoscritte, e a noi ben presenti, esistono, sono tranquillamente affrontabili – avremo tempo, modo e sedi per approfondire – come da noi previsto, con le frequenze alternative in UHF. Quanto al MUX regionale – la collega Liuzzi chiede, ma è il tema che ha aperto Rossi e che è stato ripreso – la Rai è obbligata a costruirne uno, in cui in una prima fase il 40 per cento della capacità trasmissiva verrà utilizzato da Rai, nella fase cioè di transizione, ma a regime, dopo il 2022, il 20 per cento di questo MUX viene utilizzato dalla Rai per i programmi a carattere regionale, diventa il MUX regionale Rai, e l'80 per cento viene utilizzato per il trasporto dei fornitori di contenuti locali. Questo è il percorso. Mi rendo conto dell'accavallamento di questa riflessione con la norma che in stabilità definisce il percorso della banda 700. Fortunatamente, abbiamo il modo di tenere conto dell'evoluzione eventuale su questo tema. D'altra parte, la road map che è stata costruita è l'unica, per una possibilità, che non è discrezionale, ma che è semplicemente l'adempimento di un obbligo a livello europeo per passare l'utilizzo di questa parte dello spettro dalle televisioni alla telefonia.
  È vero – lo dice, mi pare, Ciampolillo, che lo ha obiettato anche in Commissione – che c'è un inizio nel 2020 di questo percorso, che non c'è un momento unico in cui si realizza una sorta di switch off. C'è un percorso di due anni, dal 2020 al 2022, con le locali, Rai, tutte le emittenti. Questo, però, non comporta alcuna penalizzazione. Ogni tempistica, ogni percorso è fatto con l'ottica di mettere nelle condizioni tutti di avere l'analoga capacità trasmissiva e tutto lo spazio necessario sullo spettro. Da questo punto di vista, utilizzeremo anche l'MPEG-4 nel 2020. Andiamo per fasi. Il cosiddetto T2 viene utilizzato dal 2022, ma il Parlamento ricorderà che ha votato nelle scorse leggi di stabilità l'obbligo per i rivenditori, da gennaio di quest'anno, di vendere soltanto televisori già forniti di T2. Ricorderete che c'è stata tutta una polemica sul ritardo o non ritardo: l'Italia ha sostenuto, sulla base del rapporto Lamy, la possibilità per gli Stati di utilizzare lo spazio dal 2020 al 2022, lo spazio che ci porta a fare questo passaggio nel 2022. Ragionevolmente, il ciclo temporale in cui è immaginato un ricambio del parco televisori – non so se l'espressione si usi, anche se certamente è un po’ inelegante, ma basta capirsi – è previsto in un numero di anni che ci consente di dire che al 2022 presumibilmente la stragrande maggioranza dei revisori sarà cambiata. Sappiamo, però, che può esserci una parte della popolazione che per vari motivi, spesso per difficoltà di tipo economico, protrae il tempo di Pag. 16acquisizione di nuovi device. Da questo punto di vista, abbiamo previsto un capitolo apposito per gli interventi e gli incentivi e un momento di monitoraggio nel 2020 in cui si abbia contezza dello stato dell'arte e si preveda, eventualmente, la rimodulazione e l'aumento del capitolo necessario a favorire il naturale ricambio dei televisori. Confidiamo, quindi, che non vi siano né obblighi di utilizzazione di specifici decoder né una necessità di incentivi oltre una certa misura, ma che il tempo che il Paese si è preso per il passaggio, d'accordo con l'Europa, della banda 700 alla telefonia nel 2022, sia tale da consentire un passaggio non traumatico.
  Non c'è nessuna ipotesi di vendita o cessione di MUX o di altre parti di Rai. Se ricordate, quando parlavamo della banda 700, abbiamo sempre usato un'espressione: per noi, la liberazione della banda 700 andava in parallelo con il T2. Il T2, infatti, comprime lo spazio e rende possibile la trasmissione in un numero molte volte inferiore di frequenze rispetto alla tecnologia usata oggi. Questo significa che, liberando la banda 700, è possibile garantire non lo stesso numero di frequenze, ma la stessa capacità trasmissiva ai diversi soggetti, ai broadcaster che utilizzano il digitale, grazie alla tecnologia T2.
  Quanto alle questioni poste da Gasparri, il presidente Lupi ha già fornito un chiarimento e io sottoscrivo. L'espressione, cui ho fatto cenno nell'introduzione, di «leale concorrenza», quella formulazione è il richiamo che veniva evocato dal presidente Gasparri.
  Anche il secondo aspetto, confrontarsi su un'ipotesi di diminuzione di reti e non solo di testate giornalistiche, è nella previsione del piano editoriale.
  Quanto alle perplessità sul canale istituzionale, se ricordate c'è stata già un'occasione di confronto. Personalmente, ho molti dubbi sull'utilità ai fini della politica di un canale che senza mediazioni e spiegazioni semplicemente faccia vedere in streaming l'attività degli organi costituzionali, perché è un'attività – non ho bisogno certo di dirlo a voi – complessa, che senza percezione del significato degli atti e dei percorsi può dare un'impressione sbagliata. Su questo, però, c'è un'unanimità dei gruppi e una sollecitazione delle Presidenze dei due rami del Parlamento.

  LELLO CIAMPOLILLO. Se non serve, perché la mandiamo sul satellite e su Youtube?

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. È la mia opinione. Purtroppo, nonostante la mia autostima, la mia opinione non prevale sulla maggioranza, anzi l'unanimità dei gruppi, e quindi ne prendo atto. Dico che personalmente condivido i dubbi, ma qui c'è un impegno. Il Contratto di servizio non poteva non tener conto degli impegni assunti nei confronti delle sollecitazioni delle Presidenze dei due rami del Parlamento e di qualche pronunciamento anche della stessa Commissione, direi in modo che va oltre le distinzioni di ruolo, schieramento, maggioranza o opposizione. Questo è un adempimento di un obbligo.
  Mi pare che la cosa sostanziale – naturalmente, nel merito dei chiarimenti sui singoli punti ci saranno tutte le occasioni – sia la domanda che il presidente Lupi formula in modo elegante, ma che, se capisco bene, significa: che margine c'è per una riflessione/intervento? Il ragionamento concluso tra il Governo e la Rai comprende la possibilità di un intervento ulteriore di affinamento dei singoli punti, di miglioramento, di implementazione, sul fronte del servizio pubblico, dell'informazione o di quant'altro la Commissione ritenga. Peraltro – lo dico proprio per la chiarezza – non intendo in alcun modo mettere un margine o un'asticella. Dico, al contrario, ove fosse necessario, il Governo è disponibile a farsi parte diligente per favorire la composizione del punto di vista della Commissione con l'equilibrio tra obblighi e risorse. Siccome quello della Commissione di vigilanza è un parere, quello che vorrei evitare, che mi propongo di evitare, è che semplicemente del parere si possa non tener conto o tener conto parzialmente. Mi piacerebbe, come è stato in tante altre occasioni su tanti altri atti, che il passaggio Pag. 17parlamentare, che considero che porterà un arricchimento e un miglioramento del testo, da questo punto di vista ci sia. Il presidente Lupi sa bene che anche nel corso dei lavori si può monitorare, in modo formale o informale, con Rai la compatibilità, ma ove occorresse il Governo è parte attiva nel garantire la possibilità che gli arricchimenti che arrivano dal percorso parlamentare trovino applicabilità.

  LELLO CIAMPOLILLO. Il Sottosegretario Giacomelli non ha risposto sulla questione Radio Radicale. Mi piacerebbe una risposta anche rapida su Radio Radicale.
  Sulla questione della banda terza, il problema di chi trasmetterà in banda terza non sarà il segnale, che funziona in banda terza. Il problema è che le antenne sui condomini non ci sono. Sulle antenne centralizzate la banda terza non ce l'ha nessuno. Chi non ce l'ha, non vede.
  Quanto al passaggio al T2, se è vero che per chi passa al T2 – poco importa, ha detto, se prima o dopo – non c'è differenza, tanto gli italiani continueranno a vedere i canali che trasmettono in T2, facciamo allora il contrario: mandiamo prima le nazionali in T2, poi le locali. Sono disposte, le nazionali, a farlo? In questo modo, vediamo se è vero quello che dice.
  Sulla questione del canale che dovrebbe trasmettere in maniera integrale i lavori di Aula di Camera e Senato, lei ha detto che non serve, secondo il suo parere, perché il Governo vuole fare un servizio che abbia poi l'informazione giornalistica. In ogni caso, le ricordo che esiste un ordine del giorno approvato al Senato all'unanimità. Fatelo, però, perché è passato parecchio tempo. Se i lavori di Camera e Senato vengono già trasmessi sul canale satellitare e su YouTube, possono vederli, i cittadini, dal digitale terrestre?

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Sull'ordine dei lavori, presidente, abbiamo sempre cercato di tenere le sedute...

  PRESIDENTE. Ho fatto una cortesia al senatore. Se lui si è dilungato, non è colpa mia.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Abbiamo sempre cercato di tenerle ordinate, per cui ogni commissario ha facoltà di intervenire, poi c'è la risposta. Diversamente, questo vuol dire che ognuno potrà intervenire nuovamente, ed è un'altra cosa.

  PRESIDENTE. Se anche il senatore Rossi è d'accordo, darei la parola al sottosegretario, per poi passare urgentemente all'Ufficio di presidenza, perché non possiamo andar via senza aver approvato il calendario, le chiedo scusa.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Il senatore Ciampolillo ha detto, forse con parole più comprensibili, quello che ho detto io. La mia opinione è una, ma tutte le forze politiche hanno più volte espresso un'altra opinione. Nel Contratto di servizio lui trova non la mia personale opinione, ma il rispetto dell'obbligo che è stato espresso.
  Sul resto non condivido. Ha una mentalità, un modo, un approccio, il senatore Ciampolillo, che è sbagliato e parziale. Non si tratta di vedere a chi lasciamo il cerino. Il Paese deve organizzare un passaggio, come è stato in fasi precedenti, che garantisca tutti, non gli uni o gli altri in base a chissà quale visione, ma tutti.

  LELLO CIAMPOLILLO. Tutti insieme.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Tutti insieme o tutti prima o tutti dopo, lo dice lei. In questo caso, è la sua personale opinione rispetto alla necessità del Paese. E non possiamo accontentarla. Sono punti di vista che si basano su una necessità che non esiste. La necessità è che nella transizione dal 2020 al 2022 sia le locali, sia la Rai sia le TV private e nazionali, abbiano un passaggio ordinato che garantisca loro la stessa capacità trasmissiva e che garantisca al sistema il mantenimento del pluralismo editoriale. Noi siamo interessati su tutti i punti. Se le associazioni delle emittenti locali esprimono la loro perplessità sul VHF, siamo impegnati a verificarlo. La risposta che le do non è semplicemente per Pag. 18dire che il problema non ci interessa o che riguarda le locali e non le nazionali. Ci interessa. Le verifiche che abbiamo fatto ci dicono che il VHF ha una questione di ricevibilità di antenne in alcune zone circoscritte e identificate a cui si può sopperire. Se dalle analisi che insieme faremo con gli interessati non sarà così, troveremo delle soluzioni. Dobbiamo scegliere i figli prediletti o quelli negletti? D'altra parte, quanto alle previsioni catastrofiche, me lo faccia dire, ci sono abituato: il canone in bolletta doveva essere una tragedia piena di errori e con la rivolta del Paese, il superamento delle frequenze interferenti era un attentato che minava la libertà di tutte le cose private. Non è accaduta mai nessuna tragedia, e con il concorso di tutti, del Parlamento, del Governo, dei soggetti interessati, abbiamo gestito passaggi complessi.
  Quanto alla banda 700, che peraltro gestiranno un Esecutivo e un Parlamento diversi da quelli attuali, e quindi non è un'affermazione di stima in me stesso, ma semmai di stima istituzionale, vedrà che anche il passaggio della banda 700 dalle tv alla telefonia sarà gestito dalle istituzioni e dai soggetti in modo ordinato, garantendo il pluralismo e gli interessi coinvolti.
  Su Radio Radicale mi chiede un parere personale. Se vuole, mi scrive una lettera e le rispondo, ma qui non c'è un atto del Contratto di servizio che riguarda Radio Radicale.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario. Le chiedo scusa per quest'accelerazione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.