XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 97 di Mercoledì 8 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3 

Esame dello schema di relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente (Relatore: on. Federico Gelli):
Gelli Federico , Presidente ... 3 
Carnevali Elena (PD)  ... 7 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD)  ... 9 
Gelli Federico , Presidente ... 9 

ALLEGATO 1: Schema di relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente ... 11 

ALLEGATO 2: Proposte emendative ... 59

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 8.55.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Avverto che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Esame dello schema di relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente (Relatore: on. Federico Gelli).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame dello schema di relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente.
  Vi ricordo che questa relazione è il frutto di numerosi incontri con un gruppo di esperti che si è affiancato alla Commissione per quanto concerne questa tematica particolare e che la nostra attività si è svolta sia in sede sia attraverso visite specifiche di approfondimento del settore.
  La Commissione nell'ultimo anno, dopo la costituzione del gruppo di lavoro, ha anche effettuato due visite, la prima all'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), qui a Roma, e la seconda al Presidio ospedaliero accreditato «Pineta Grande Hospital» di Castel Volturno, in provincia di Caserta, che si è svolta la scorsa settimana.
  Lo schema della relazione è stato trasmesso la scorsa settimana a tutti i componenti della Commissione ed è stato fissato il termine per la presentazione di emendamenti a lunedì scorso.
  Come coordinatore del gruppo di lavoro e relatore della relazione, voglio illustrarvela molto brevemente.
  Vi ricordo che questa relazione si inserisce all'interno del quadro delle attività della nostra Commissione, con il percorso che abbiamo già definito, e che nel prossimo Ufficio di presidenza «scadenzeremo» anche le altre tre relazioni importanti con i tre gruppi di lavoro che abbiamo costituito recentemente, per arrivare a una naturale conclusione del nostro mandato, che è ipotizzabile possa coincidere con la fine dell'anno.
  Come coordinatore del gruppo di lavoro e relatore della relazione, premetto che essa è divisa in quattro parti significative. Innanzitutto vi è una parte introduttiva sul fenomeno migratorio in Italia, che tiene presente gli aspetti del fenomeno che si sono manifestati, con un aggiornamento dei dati ad esso relativi.
  Nella prima parte ci sono riferimenti non solo al fenomeno migratorio e al sistema dell'accoglienza, ma anche al fenomeno migratorio storicizzato nel nostro Paese, cioè ai migranti presenti e ormai pienamente inseriti nel nostro sistema. È giusto far riferimento anche a questa popolazione, perché quando si parla di assistenza sanitaria dei migranti non parliamo esclusivamente dei migranti presenti nei centri di accoglienza e migranti richiedenti asilo, ma parliamo in generale di una popolazione molto più ampia. Pag. 4
  Un'altra parte, composta da due capitoli, è dedicata alla ricostruzione della normativa sulla tutela sanitaria degli stranieri e dei dati salienti a livello epidemiologico sul fenomeno migratorio in atto. Il quadro normativo ci aiuta molto a comprendere quello che è avvenuto nel nostro Paese, ma su questo tornerò successivamente. Un elemento altrettanto importante è il quadro epidemiologico, che ci indica quali sono le prevalenze riguardo alle malattie infettive o ad altre forme di malattia presenti nella popolazione migratoria nel nostro Paese.
  Seguono due capitoli dedicati uno agli indirizzi individuati dall'Organizzazione mondiale della sanità, che ha approvato un documento proprio su questo tema, che mi sembrava corretto inserire tra gli indirizzi generali all'interno della relazione, e l'altro agli obiettivi sanitari contenuti nel nostro Piano nazionale d'integrazione dei titolari di protezione internazionale.
  Con questa parte della relazione, quindi, offriamo una panoramica su quanto ha previsto l'Organizzazione mondiale della sanità e su quanto il nostro Paese pensa di potere e di dovere fare per questo tipo di impegno.
  L'ultima parte si compone di tre capitoli. Il primo è sulle iniziative sanitarie in atto, cioè quello che il nostro Paese sta facendo per agire a sostegno e a tutela della popolazione migrante nel nostro Paese. Gli altri due, invece, contengono delle proposte operative. Insieme ai nostri consulenti abbiamo ritenuto giusto proporre dei suggerimenti operativi per migliorare quanto fino a oggi è stato fatto nel nostro Paese, sia in termini di politica sanitaria e di prevenzione sia in termini di tutela della salute mentale della popolazione migrante e di controlli sanitari all'arrivo nelle strutture di accoglienza.
  Infatti, è stato riscontrato che il tema della tutela della salute dei migranti, per ovvi motivi, ha tante sfaccettature, molto più complesse di quanto non possa accadere per i cittadini residenti regolarmente nel nostro Paese.
  Un argomento che è stato sviluppato da un bravissimo psichiatra, che è nostro consulente, è quello relativo alla salute mentale dei migranti, argomento che viene sottovalutato, ma che ha fortissime e gravissime conseguenze sull'intera comunità dei migranti; possiamo immaginare per quale motivo.
  La terza parte di questa relazione riporta le conclusioni e la sintesi più prettamente politica del nostro lavoro.
  Vi traccio molto velocemente gli aspetti più rilevanti che potrete eventualmente sottolineare nel vostro studio e nelle vostre proposte.
  Per quanto riguarda l'affermazione storica che l'arrivo di centinaia di migliaia di migranti possa in qualche modo costituire un elemento di pericolosità per i residenti nel nostro Paese, che viene identificata nel gergo medico come «sindrome di Salgari» – in termini molto semplici, la paura che i migranti «arrivino e ci infettino» – non è supportata da alcuna evidenza scientifica e gli studi epidemiologici, a livello nazionale e a livello mondiale, vanno in tutt'altra direzione.
  Abbiamo riscontrato questo e lo abbiamo inserito nel testo della relazione anche con dei riferimenti scientifici mirati, perché ci sembrava giusto che questa prima evidenza – che è il primo orpello che è stato utilizzato anche in alcune dinamiche di scontro politico – fosse chiarita con nettezza, non dalla politica, ma dalla scienza. Ovviamente si torna sempre a dire che una cosa è la politica e una cosa è la scienza.
  Quello che serve è un controllo proporzionato sui rischi di diffusione di malattie infettive, perché è giusto comunque che questo meccanismo di controllo ci sia; è evidente infatti che il tema della diffusione delle malattie infettive non riguarda solo la popolazione immigrata, ma tutta la popolazione del nostro Paese. Basti pensare al tema delle vaccinazioni che abbiamo affrontato in altra sede. Quello che deve essere potenziato è il sistema di controllo da parte degli organismi preposti, soprattutto al momento dell'arrivo dei migranti in Italia; e questo effettivamente viene fatto.
  Nella parte finale della relazione, quella relativa alle proposte, auspichiamo che l'esperienza degli USMAF (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), in particolare Pag. 5 quello di Catania, venga potenziata ed estesa, con la stessa metodologia e con lo stesso impegno che ha prodotto degli ottimi risultati a Catania, anche nel resto del Paese dove arrivano i migranti e dove possono essere inseriti all'interno di un triage di valutazione come accade in quella esperienza.
  La relazione sottolinea che i migranti al momento del loro arrivo presentano buone condizioni generali di salute, di norma migliori di quelle della popolazione dei Paesi di arrivo. In letteratura questa situazione viene indicata con l'espressione linguistica «effetto migrante sano». In altre parole, chi viaggia verso l'Europa in genere è un migrante di età molto giovane e in ottima forma fisica.
  Ciò è dovuto anche a motivi oggettivi legati alla scelta nella tribù di provenienza o nella popolazione di provenienza di un giovane che sia in grado di superare disagi enormi, sia nei viaggi di attraversamento del deserto sia nell'eventuale traversata del mare, ma soprattutto di un giovane in forza che possa produrre un reddito una volta arrivato nel Paese di destinazione.
  Nel periodo successivo all'ingresso nel Paese ospitante, la popolazione migrante invece è esposta alle insidie della marginalità, il che determina un sensibile peggioramento delle condizioni di salute. In questo caso si ricorre all'espressione «effetto migrante esausto».
  Oltretutto, il migrante in condizioni di difficoltà, in particolare di salute, tende a tornare nel Paese di origine. Coloro che si ammalano, che hanno grandi difficoltà, che non sopravvivono a questa «selezione naturale», tendono a tornare nel Paese di origine, alleggerendo in questo caso il carico dei servizi sanitari dei Paesi che li ospitano.
  Questo è il cosiddetto «effetto salmon bias», cioè la distorsione dei dati statistici dovuta al mutamento della platea dei soggetti censiti. Vengono censiti come presenti nel nostro Paese, ma in realtà sono già rientrati nel loro Paese di origine e, quindi, c'è un effetto di valutazione statisticamente in continuo mutamento.
  Un tema sociale e sanitario di prima importanza è quello della copertura sanitaria per gli stranieri attraverso l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale. L'articolo 32 della Costituzione prevede che la Repubblica tuteli la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.
  Se l'obiettivo della copertura sanitaria integrale anche per gli stranieri appare uno degli assi primari di una politica di integrazione, è ovvio che, come per gli altri aspetti (quello lavorativo, quello formativo, quello abitativo, eccetera), è necessario agire in un quadro di sostenibilità complessiva del sistema.
  La relazione riporta anche un episodio dell'esperienza spagnola, in cui si è dovuto registrare un passo indietro in questo senso.
  A livello normativo, nel nostro Paese il pieno accesso degli stranieri al Sistema sanitario nazionale è riconosciuto ai titolari di protezione internazionale. Questi soggetti hanno pieno titolo a risiedere sul nostro territorio e a essere curati a tutti gli effetti come un cittadino italiano.
  Ci tengo a sottolineare che anche a coloro che non hanno ancora ottenuto l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale e che quindi non vengono tutelati come i cittadini italiani, né sono assoggettati alla protezione cosiddetta «internazionale» o alle altre due forme di protezione, anche a coloro che sbarcano nel nostro Paese e ai quali viene attribuito un codice specifico STP (Straniero Temporaneamente Presente) vengono comunque garantite dal sistema sanitario le prestazioni più essenziali.
  Ovviamente questa popolazione non è inserita nella pianificazione dei meccanismi e dei protocolli di prevenzione, negli screening tumorali eccetera, perché a tutti gli effetti non hanno ancora un titolo per rimanere nel nostro Paese. Tuttavia, per quanto concerne gli aspetti più importanti per il mantenimento della loro salute, sono totalmente garantiti dal nostro Servizio sanitario nazionale.
  Un altro obiettivo importante è migliorare il livello di informazione dei migranti sul nostro sistema sanitario. È un handicap enorme che è stato riscontrato in tutte le Pag. 6nostre visite, nelle nostre audizioni e nelle attività che abbiamo svolto come gruppo di lavoro. Occorre tener conto dei fattori socioculturali e religiosi, soprattutto a tutela delle fasce più vulnerabili. Pensate alle vittime delle torture, alle donne in gravidanza e alle vittime di stupro e a quali sono i diritti di queste persone una volta giunti nel nostro Paese.
  La relazione dedica diversi passaggi a questo punto, cioè alla necessità di creare un ponte tra migranti e mondo sanitario. In questo senso, il passaggio inevitabile è quello della stabilizzazione e valorizzazione dei mediatori culturali, ed esso richiede un intervento formativo con un ruolo attivo da parte delle università.
  Nel ruolo del mediatore sono fondamentali, oltre alle conoscenze linguistiche, molte altre competenze di natura giuridica, informatica, sanitaria, medica, psicologica e psichiatrica, nonché la conoscenza della cultura di origine dei migranti.
  A tal proposito, nella relazione vi è la proposta di creare percorsi formativi specifici dedicati a questa figura professionale, anche perché ci rendiamo conto che, se vogliamo continuare con questo profilo di impegno sull'integrazione di queste popolazioni, c'è la necessità assoluta di queste figure. Altrimenti, corriamo il rischio che tutti gli elementi valoriali previsti dalla nostra Costituzione sul sistema di cura e di assistenza dei migranti non si esplichino pienamente, perché molte di queste persone non comprendono quali possono essere i loro diritti, oltre che, ovviamente, i loro doveri.
  La raccolta dei dati statistici è un altro tema da tener presente. In Italia, ma anche nel mondo, uno degli assi strategici di intervento è considerato «il miglioramento della raccolta e dell'accesso alle informazioni sul tema della salute dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti», riprendendo testualmente le conclusioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità.
  Occorrerebbe inserire nelle rilevazioni statistiche variabili e descrittori riferibili ai migranti, oltre ad immaginare indagini mirate. In Italia si aggiunge il tema delle competenze regionali, che ovviamente rende più difficile raccogliere queste informazioni e anche qualche dato di sintesi. Abbiamo provato infatti a mettere insieme una serie di informazioni che raccontassero quello che succede nei singoli territori, ma purtroppo i dati sono diffusi su base regionale.
  Un argomento importante è quello del disagio mentale e dell'assistenza psicologica, a cui abbiamo voluto dedicare un breve capitolo della nostra relazione. La relazione evidenzia la necessità di fare uno scatto che conduca dalla gestione delle emergenze alla prevenzione, tenendo conto che la marginalità dei migranti sotto questo profilo spesso si traduce in disagio e solitudine.
  Ridurre la vulnerabilità significa ridurre il rischio che questa si trasformi in malattia. Molte delle risorse attuali vengono usate per la cura dei quadri clinici acuti, come ad esempio il disturbo post-traumatico da stress, ma occorre guardare oltre le fasi acute ampliando il raggio d'azione. Ci sono una serie di indicazioni che vengono avanzate da questo nostro gruppo di consulenti, che ovviamente ringrazio.
  La cura della salute dei migranti richiede anche un'azione di profilassi, consistente nel potenziamento delle attività di prevenzione, con particolare riferimento alle vaccinazioni, agli screening e alla tutela della salute materno-infantile. Questa attività di prevenzione non produce solo un effetto benefico a carico dell'individuo, ma più in generale ha una ricaduta molto importante anche nel contesto del nostro territorio nazionale. L'Italia è infatti entrata in una fase di calo demografico – lo sappiamo benissimo – soprattutto in questi ultimi anni, che è solo parzialmente compensato dagli ingressi degli stranieri.
  Vi riporto un dato: quest'anno chiudiamo con un bilancio demografico negativo di circa 180.000 persone in meno, cioè muoiono 180.000 persone in più di quante ne nascano. Lo abbiamo scritto anche nella relazione: «Nel 2015 per la prima volta la popolazione complessiva residente nel Paese è risultata in calo di 150.000 unità, trovando un parziale temperamento nei flussi dall'estero e nelle nascite che ne Pag. 7conseguono. Il dato relativo al 2016 denota una nuova diminuzione della popolazione residente in Italia di circa 142.000 unità, che deriva da una diminuzione degli italiani di circa 205.000 unità». Ci sono 205.000 italiani in più che muoiono rispetto a quelli che nascono. Questa perdita viene compensata parzialmente da 63.000 unità in più di residenti stranieri presenti nel nostro territorio.
  Anche questo mi sembra un dato importante, al di là di tutte le valutazioni che si possono fare dal punto di vista politico. Sicuramente tenere in buona salute i migranti nel nostro territorio vuol dire anche consentire che questi soggetti possano diventare, come è stato dimostrato, un volano economico in termini di capacità produttiva e di risorse per il nostro Paese.
  Questa è più o meno la relazione. Come vedete, ho cercato di fare un'illustrazione molto semplice. Per quanto concerne l'ultima parte, quella delle proposte operative, non ve la racconto perché è abbastanza tecnica. Ci sono, però, suggerimenti che io ritengo molto utili anche per omogeneizzare il nostro intervento in ambito nazionale nel nostro Paese. Ci sono anche dei riferimenti molto clinici. Se volete, poi ne potremo sicuramente parlare. Nelle conclusioni cerco di fare un po’ una sintesi di questo nostro lavoro.
  Voglio ricordarvi, per concludere questa mia illustrazione, che alla bozza di relazione illustrata sono state presentate due proposte emendative dall'onorevole Sgambato. La prima ha carattere formale e inserisce accanto al riferimento all'audizione del 14 giugno 2016 del responsabile del Presidio ospedaliero accreditato «Pineta Grande Hospital» di Castel Volturno, a cui era presente anche la collega Sgambato, un periodo volto a riprendere anche il sopralluogo svolto il 30 ottobre. Si tratta di un inserimento formale che riguarda le cose che abbiamo fatto, su cui ovviamente io esprimo parere favorevole.
  Il secondo emendamento, laddove per i minori di quattordici anni si raccomanda il vaccino anti-HPV (papilloma virus umano), propone di aggiungere il periodo «in modo tale da soddisfare l'esigenza dell'immunità di gregge di cui alla ratio del decreto Lorenzin». A questa parte ovviamente sono favorevole.
  Proporrei di sostituire nell'emendamento della collega Sgambato la definizione «decreto Lorenzin» con «decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale», solo per fornire gli estremi più corretti del provvedimento. Il principio è abbastanza chiaro: fare in modo che, anche dal punto di vista della profilassi e della prevenzione di questo tipo di malattie infettive, tipicamente presenti, purtroppo, anche nella popolazione migrante, sia prevista l'azione di prevenzione vaccinale, come abbiamo scritto nella relazione. Nel decreto che prima ho citato si estende l'obbligatorietà della vaccinazione anche ai minori immigrati presenti nel nostro territorio, che noi abbiamo ribadito nella relazione. Ci sembrava importante sottolineare anche questa specie.
  Io non aggiungo altro. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per eventuali richieste di chiarimento o integrazioni.

  ELENA CARNEVALI. Io ringrazio molto il presidente, il gruppo di lavoro, i professionisti e gli specialisti che hanno lavorato nella stesura di questa relazione.
  Questo è un tema che ci è sempre stato particolarmente a cuore e che è stato più volte sollevato all'interno di questa Commissione, sia da parte della maggioranza che da parte della minoranza.
  Questa relazione ha innanzitutto il grande obiettivo di affermare degli elementi di chiarezza, perché, se è vero che nella relazione stessa si afferma che è ancora faticoso riuscire ad avere tutti i dati di natura epidemiologica e i dati sull'assistenza, finalmente si riesce ad avere un quadro di chiarezza.
  Giustamente prima il presidente diceva che è la scienza che ci dovrebbe condurre e non quelle che noi chiamiamo le «fake news» o le idee che uno si fa, come quella che i migranti sarebbero vettori di alcune malattie infettive, quando i vettori ovviamente sono altri.
  C'è un tema interessante su cui vorrei dare due riferimenti. Uno riguarda l'applicazione Pag. 8 della normativa. Un tema che è emerso più volte, anche nelle varie missioni che noi abbiamo fatto, negli incontri e nelle relazioni, è che attualmente sull'iscrizione al Servizio sanitario nazionale non esistono ancora una chiarezza e un'uniformità comportamentale.
  Questa relazione finalmente dice quali sono le garanzie che vengono assicurate, con una chiarezza che dovrebbe diventare patrimonio di tutte le regioni, anche di coloro che magari oppongono un po’ più di resistenza all'iscrizione (più che alle regioni mi riferisco ad altri). Per avere una garanzia della tutela della salute, che, come ci ricorda l'articolo 32, è una tutela personale ma anche della collettività, passa tutto attraverso questo.
  C'è la questione dell'esenzione dal ticket, che ovviamente determina una condizione di disparità tra le regioni che sono in piano di rientro e quelle che non lo sono, ma c'è la possibilità di avere una buona copertura sanitaria per le persone. Noi non dobbiamo mai dimenticarci che stiamo facendo una relazione su coloro che arrivano sul nostro territorio e non su tutta la popolazione migrante.
  Una cosa evidente è che chi sta all'interno del circuito è sicuramente la persona più garantita. Questo è un dato che emerge e che mi sembra ovvio. Il tema vero, casomai, è la garanzia di coloro che escono dal circuito dell'accoglienza. Forse questa è una delle difficoltà che in questo momento riscontriamo.
  Non ho nulla da aggiungere. Sottolineo solo il grande valore della relazione che ci viene posta. Mi permetto di fare due osservazioni, che possono eventualmente essere aggiunte successivamente, e che lascio al presidente.
  La prima riguarda la questione della cartella informatizzata. È vero che noi non abbiamo ancora raggiunto questo obiettivo nemmeno per la popolazione residente. Quello, però, che accade è che spesso nel passaggio da un CAS (centro di accoglienza straordinaria) ad un altro vengono reiterate alcune prestazioni sanitarie che in primo luogo non sono necessarie e in secondo luogo diventano uno spreco per il nostro servizio. Costruire la storia della persona ci aiuterebbe.
  Chiedo se si riesca in qualche modo a suggerire – non so se la competenza è del Ministero dell'interno o del Ministero della salute – di farsi carico o almeno di iniziare in modo sistematico a implementare un sistema, visto che comunque parliamo di una popolazione che viaggia sui 180.000. Mi riferisco alla popolazione attualmente in accoglienza.
  Il secondo tema che sollevo è quello della sostenibilità della spesa socio-sanitaria. È vero che questo è un argomento che in qualche modo va a cavallo di quello che noi stiamo analizzando, però vi assicuro che questo è un tema che riguarda soprattutto le amministrazioni su cui insiste la responsabilità giuridica dei soggetti che sono su quel territorio o che comunque hanno la residenza su quel territorio.
  Qui ovviamente si innesta il combinato disposto tra la legge n. 328 sulle competenze che sono date ai comuni in materia socio-sanitaria... Vi faccio un esempio lapalissiano.
  Ci sono persone che hanno la copertura del Servizio sanitario nazionale e che vengono ricoverate in strutture di lungodegenza. Una volta che la lungodegenza si esaurisce, l'unica possibilità che hanno queste persone spesso è quella di essere accolte in una residenza sanitaria per anziani. Questo vale per gli italiani e a volte vale... Il pagamento dell'integrazione della retta è a carico dei comuni. Non possiamo cambiare una normativa nazionale, perché non possiamo cambiare questa responsabilità. Non c'è differenza a questo punto in termini di diritti che riguardano il cittadino o il titolare della possibilità di risiedere sul proprio territorio.
  Tuttavia, varrebbe forse la pena di suggerire al ministero competente di considerare una sorta di misura di ristoro, se possibile, per coloro che non hanno nessuno. Se io porto mio papà in una casa di riposo, il codice civile stabilisce che fino al quarto grado ho un'obbligatorietà di corresponsabilizzazione, anche di natura economica. Invece, queste persone spesso non Pag. 9hanno nessuno e, quindi, rimane tutto a carico dei comuni.
  È un suggerimento su un tema molto complesso che mi permetto di sollevare, anche per non disincentivare quello che noi in effetti vogliamo raggiungere, che è il meccanismo dell'accoglienza diffusa.
  L'altro tema particolare mi sembra sia già stato molto approfondito all'interno e ringrazio molto il presidente che ha condotto la relazione. Mi riferisco al tema della vulnerabilità e a quale tipo di garanzie noi dobbiamo offrire, soprattutto per quel che riguarda la salute mentale.
  Anche su questo le competenze sono a cavallo, perché fino a un certo punto la titolarità rimane in capo al Servizio sanitario nazionale, ma, quando si necessita di un periodo di accoglienza, finché rimane nella sfera della salute mentale la titolarità è del servizio sanitario, invece quando diventano quelli che nel nostro linguaggio vengono chiamati «i casi a cavaliere», come sempre, c'è una responsabilità ibrida tra competenze istituzionali e spesso abbiamo dei problemi.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Io mi rimetto totalmente alle cose dette dal nostro capogruppo. Vorrei fare solo tre battute, perché ritrovo nelle argomentazioni esposte dal capogruppo la posizione da me fortemente condivisa.
  Innanzitutto, si parla spesso di situazioni critiche, però il presidente ha messo in evidenza anche alcune soluzioni virtuose che sono state adottate in parti della nostra comunità. In questo caso, a Catania ci sono delle strutture che operano con particolare efficacia ed efficienza.
  Le due considerazioni flash che vorrei fare sono le seguenti.
  In primo luogo, in medicina non si possono fare le diagnosi con battute o slogan, o peggio con congetture. In medicina ci debbono essere dati scientifici, ci debbono essere analisi cliniche e ci debbono essere approfondimenti rigorosi sul piano della ricerca. A me pare che si spezzi una lancia rispetto alla demagogica posizione che hanno assunto alcuni sulla diffusione di alcune malattie infettive in Italia determinata dall'arrivo dei migranti. Questo è uno dei primi aspetti fondamentali della relazione. Si dice una parola chiara, netta e rigorosa sul piano scientifico.
  La seconda valutazione è la seguente: qualsiasi cittadino, di qualsiasi razza, ceto sociale e sesso, deve essere curato in ogni parte del mondo. Dico questo anche perché nel passato – lo voglio sottolineare senza polemica – qualcuno ha affermato una cosa diversa. Aver sottolineato questo aspetto a me pare importante. Io ho apprezzato che nella profondità della relazione questo aspetto sia fortemente evidenziato.

  PRESIDENTE. Recepisco, non solo gli emendamenti della collega Sgambato, ma anche le suggestioni che mi proponeva la collega Carnevali sulle conclusioni.
  Per quanto concerne la cartella informatizzata, il primo obiettivo da perseguire che noi abbiamo proposto nella relazione è proprio questo: «La popolazione migrante all'ingresso in Italia deve avere la possibilità di registrare la propria informazione sanitaria in formato digitale, come un vero e proprio passaporto sanitario digitale. In tal modo, sarà possibile rintracciare...» Mi sembra importante aver evidenziato questo concetto.
  Secondo me, lo dobbiamo utilizzare. L'idea del passaporto sanitario digitale è un modo per dare al migrante presente sul nostro territorio uno strumento di identificazione e di riconoscimento sui problemi di cui parlava poc'anzi la collega Carnevali. Che un migrante debba ripetere in tutte le stazioni della sua «via crucis» gli esami clinici, il controllo delle sue condizioni di salute, eccetera, è obiettivamente uno spreco.
  Nelle conclusioni, laddove si afferma: «Tuttavia una ricognizione di rango parlamentare sulle tematiche sanitarie collegate al fenomeno immigrazione è una premessa indispensabile di questo tipo di decisione», potremmo aggiungere un altro periodo: «Si raccomanda comunque fin da ora la previsione di un ristoro delle spese sanitarie che dovessero ricadere sulle amministrazioni locali dopo l'intervento del Sistema sanitario nazionale».
  L'idea del ristoro potrebbe essere un modo per riprendere all'interno delle conclusioni un auspicio rispetto a questo tema. Pag. 10Alla formulazione penseremo in seguito con gli uffici, se siamo d'accordo anche su questa ulteriore integrazione del testo, riprendendo quanto diceva la collega Carnevali.
  Pongo in votazione gli emendamenti, che a questo punto sono tre.
  Pongo in votazione l'emendamento dell'onorevole Sgambato, che è un emendamento di natura formale.

(È approvato).

  Pongo in votazione il secondo emendamento (quello sul papilloma virus, per capirci).

(È approvato).

  Pongo in votazione l'ultimo emendamento, sull'integrazione del ristoro delle spese sanitarie o socio-sanitarie a carico delle amministrazioni comunali, così come ha detto la collega Carnevali.

(È approvato).

  Pongo in votazione la relazione, così come emendata dai tre emendamenti suddetti.

(È approvata).

  Vi ricordo che domani mattina avrà luogo il convegno. Cercate, se potete, di essere presenti. Ovviamente io non ho inserito i vostri interventi, ma in qualunque momento della mattinata i colleghi della Commissione possono intervenire per apportare il proprio contributo.
  Hanno confermato la presenza una buona delegazione di rappresentanti del mondo della medicina, delle associazioni del settore dell'accoglienza, eccetera. Può essere un'occasione anche per noi per confrontarci su questi temi.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 9.35.

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ALLEGATO 1

SCHEMA DI RELAZIONE SULLA TUTELA DELLA SALUTE
DEI MIGRANTI E DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

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ALLEGATO 2

SCHEMA DI RELAZIONE SULLA TUTELA DELLA SALUTE
DEI MIGRANTI E DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

PROPOSTE EMENDATIVE

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