XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 194 di Martedì 17 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione dell'assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale, Giuseppina Montanari (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Montanari Giuseppina , assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 4 
Pelusi Pasquale Libero , direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale ... 6 
Cicerani Stefano , collaboratore di staff dell'assessorato alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 7 
Di Maggio Antonio , vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Bianchi Stella (PD)  ... 9 
Pelusi Pasquale Libero , direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale ... 9 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali della polizia locale di Roma Capitale ... 9 
Bianchi Stella (PD)  ... 10 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 10 
Bianchi Stella (PD)  ... 10 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Montanari Giuseppina , assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 11 
Bianchi Stella (PD)  ... 11 
Montanari Giuseppina , assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 11 
Bianchi Stella (PD)  ... 11 
Montanari Giuseppina , assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Cicerani Stefano , collaboratore di staff dell'assessorato alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 11 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 12 
Arrigoni Paolo  ... 13 
Montanari Giuseppina , assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Montanari Giuseppina , assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale ... 13 
Arrigoni Paolo  ... 13 
Pelusi Pasquale Libero , direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale ... 13 
Arrigoni Paolo  ... 13 
Pelusi Pasquale Libero , direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale ... 14 
Di Maggio Antonio , vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 14 
Puppato Laura  ... 14 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 14 
Puppato Laura  ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 

(La seduta, sospesa alle 14.10, è ripresa alle 14.15) ... 15 

Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Di Maggio Antonio , vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 15 
Cominelli Miriam (PD)  ... 15 
Pelusi Pasquale Libero , direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale ... 15 
Di Maggio Antonio , vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 15 
Cominelli Miriam (PD)  ... 15 
Di Maggio Antonio , vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Di Maggio Antonio , vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 16 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Cesarini Nello , funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 

Seguito dell'esame della proposta di relazione sui siti contaminati gestiti dalla società Caffaro a Torviscosa, Brescia, Colleferro e Galliera (Relatori: on. Bratti, sen. Compagnone, on. Cominelli) (Seguito dell'esame e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Cominelli Miriam (PD)  ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17  ... 18 

(La seduta, sospesa alle 14.40, è ripresa alle 14.50) ... 18 

Comunicazioni del presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Audizione dell'assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale, Giuseppina Montanari.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale, Giuseppina Montanari, che è accompagnata dal dottor Antonio Di Maggio, vicecomandante della polizia locale di Roma Capitale, dal dottor Pasquale Libero Pelusi, direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale, dal dottor Nello Cesarini, funzionario delegato dell'attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali della polizia locale di Roma Capitale, dall'ingegner Stefano Cicerani, collaboratore di staff dell'assessorato alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale, e dalla dottoressa Laura Gigliarelli, addetta stampa, che ringrazio della presenza.
  L'audizione odierna, come vi sarà stato esplicitato e spiegato, si incentra principalmente sulle attività degli autodemolitori e rottamatori del territorio di Roma Capitale. Al riguardo, noi abbiamo in corso di finalizzazione due relazioni. Una riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti del Lazio, di cui, ovviamente, Roma è elemento fondamentale, su cui ci siamo già sentiti e che stiamo concludendo. Anche quello del traffico dei rottami ferrosi è un tema che stiamo affrontando nella relazione del Lazio e, già dalle prime audizioni che tenemmo in prefettura, ci era stata segnalata una serie di situazioni illegali, o comunque illecite, che riguardavano un mercato clandestino collegato al commercio dei rottami (detto in sintesi).
  Inoltre abbiamo in corso anche un'altra indagine che riguarda il cosiddetto mercato del riciclo, in quanto non c'è dubbio che il riciclo del materiale ferroso, poi utilizzato all'interno delle acciaierie, sia un mercato di assoluto interesse da tutti i punti di vista.
  Nel verificare alcune situazioni nella filiera, infatti, ci sono stati segnalati da alcune associazioni dei fenomeni che dire anomali è forse troppo poco, cioè fenomeni illegali che, ovviamente, hanno attirato le attenzioni degli organi inquirenti, soprattutto dei carabinieri, che stanno svolgendo delle indagini sul territorio.
  È un tema che non riguarda solo il Lazio o Roma, ma per Roma ci è stata segnalata in maniera precisa e dettagliata, anche da parte dell'AIRA, l'associazione industriale riciclatori auto, soprattutto relativamente all'impianto di frantumazione oggi gestito da Fiori, una serie di problematiche collegate, appunto, all'attività degli autodemolitori, che a dire di Fiori e dell'associazione consegnerebbero materiale non in linea con i dettami delle norme, quindi, di fatto, illecito.
  Questa situazione sarebbe imputabile secondo l'AIRA, appunto, a un'attività dei demolitori assolutamente illegale. Questo non significa che tutti i demolitori lavorino in maniera illecita, ma diciamo che da queste parti c'è uno zoccolo duro, che viene Pag. 4denunciato, abbastanza importante. Noi stiamo quindi svolgendo una serie di audizioni di approfondimento. Le ho fatto questa lunga premessa per inquadrare un po’ la problematica. Oggi vorremmo capire, dal vostro punto di vista, cioè del comune, dal punto di vista autorizzativo e dei controlli, come si configura la situazione, qual è la fotografia che avete, quali sono le problematiche che eventualmente avete rinvenuto, quali quelle che state cercando di risolvere, se non ci sono o se ci sono. Insomma, vorremmo che ci delineaste un quadro della situazione dal vostro punto di vista.
  Do la parola a lei, quindi, assessora, avvertendo che potrà avvalersi, quando lo riterrà, dei suoi collaboratori. L'importante è che, quando intervenite, diciate il vostro nome perché sarà tutto registrato. Al termine, potrà poi esservi rivolta qualche domanda da parte dei colleghi.

  GIUSEPPINA MONTANARI, assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. Questa è una tematica naturalmente molto complessa, che è stata affrontata negli anni anche con diverse tipologie di pianificazione. Premetto che abbiamo portato un po’ di documentazione, che vi lasceremo, in modo che abbiate anche la possibilità di approfondire quanto oggi cercheremo sinteticamente di illustrare.
  La giunta presieduta da Virginia Raggi ha affrontato da subito questa tematica, già il 18 ottobre 2016, con una memoria dal titolo «Linee di indirizzo programmatiche in materia di interventi per la delocalizzazione e/o stabilizzazione dei Centri di autodemolizione e rottamazione del territorio di Roma Capitale», con l'intento soprattutto di fissare alcuni criteri riguardanti in particolare il monitoraggio della situazione della città di Roma, nonché altri interventi necessari, posto che questo settore, come è stato anticipato dal presidente, è stato spesso – purtroppo – oggetto di attività illecite.
  In particolare, in un secondo momento è stata approfondita questa tematica con una seconda memoria, del 28 luglio 2017, che ha cercato, tenendo conto di tutte le linee precedenti, di tutti gli aspetti giuridici che sottendono alle azioni in questo settore, di individuare soprattutto alcuni criteri fondamentali con cui intervenire nella fase di autorizzazione.
  Noi sappiamo che il piano di delocalizzazione, di fatto un processo che dura da circa vent'anni, è stato un po’ la ragione per cui nel tempo si è sviluppata quest'attività di autorizzazione, anche temporanea ma sempre prorogata. Abbiamo quindi cercato, soprattutto con questa memoria del 28 luglio 2017, di fissare alcune questioni centrali che, a nostro avviso, potevano mettere nelle condizioni sia gli uffici – dopo di me interverrà il nostro dirigente, il dottor Pelusi – sia la polizia municipale – interverrà il vicecomandante Di Maggio – di iniziare a fare degli interventi efficaci innanzitutto per quanto riguarda la prevenzione di situazioni illecite, ma anche per quanto riguarda il monitoraggio attuale rispetto alle autorizzazioni.
  Si tenga conto che questo grande tema della lavorazione e del successivo smaltimento, in particolare di autovetture dismesse, che costituiscono poi dei rifiuti pericolosi, è molto complesso. Per quanto riguarda la città di Roma, sono circa 85.000 all'anno le macchine dismesse sul territorio e questo è un dato molto rilevante, con il quale occorre confrontarsi.
  Tra le nostre riflessioni, vorrei segnalarne una in particolare: forse, anche in questo settore – è ciò di cui mi sono resa conto soprattutto quest'estate – attivare la responsabilità estesa del produttore non sarebbe male. Di fatto, alla fine, sono i cittadini e i territori a pagare il prezzo di questi prodotti e del loro fine vita.
  Che cosa dice, in sostanza, la nostra memoria? La memoria dà alcune indicazioni, cioè dice che le autorizzazioni provvisorie attualmente vigenti debbono specificare nel dettaglio informazioni indispensabili a definire l'attività di gestione rifiuti autorizzata nell'impianto; dice che tali informazioni sono fondamentali ai fini di una puntuale ed efficace attività di controllo a tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
  In particolare – e qui c'è l'elemento di novità che aiuta il meccanismo del monitoraggio e del controllo di queste attività – Pag. 5le autorizzazioni, anche provvisorie, attualmente vigenti all'esercizio di attività di autodemolizione e rottamazione devono sostanzialmente recepire la normativa di settore in materia di tutela dell'ambiente e salute pubblica, nonché in materia di prevenzione incendi e sicurezza sui luoghi di lavoro, contemplando specifiche disposizioni in ordine a cinque aspetti.
  Questi aspetti sono: le tipologie di rifiuti che le singole aziende sono autorizzate a gestire con la loro classificazione mediante i codici; i quantitativi di rifiuti autorizzati, per cui, dopo questa memoria, è possibile effettuare il controllo anche sulla base di queste indicazioni; le operazioni di trattamento autorizzate sui rifiuti; l'elenco dei macchinari presenti nell'impianto; la superficie dell'impianto interessata dalle attività di gestione dei rifiuti e i dati catastali dell'impianto.
  Si tratta di un controllo molto dettagliato, sulla base del quale anche la polizia municipale, che effettua le attività di controllo, si può muovere. Quest'approccio sta già portando a qualche risultato significativo.
  Sulle procedure che invece riguardano le autorizzazioni, alla fine del 2016 le ditte autodemolitrici autorizzate erano 91, mentre al momento dei rinnovi delle proroghe, avvenuti in data 3 luglio 2017, il numero totale degli autodemolitori sul territorio cittadino era pari a 87 unità.
  In particolare, tale attività avviene attraverso una commissione – il dottor Pelusi vi illustrerà come funziona – che prevede, per rispondere alle necessità delle proroghe in scadenza, a questi criteri. Per 42 autodemolitori, nel periodo dal 29 marzo al 16 giugno, sono state effettuate le verifiche delle autodichiarazioni e sono stati prorogati i tempi fino al 31 ottobre 2017 (quindi a questo mese), ossia il tempo tecnico necessario per la realizzazione degli interventi di adeguamento ambientale: se non saranno adeguati, verranno chiusi.
  Alle ditte è stata chiesta, comunque, una perizia asseverata, con cui potrà essere possibile, poi, dare seguito a interventi di verifica sul sito. Delle 42 attività verificate, solo sei ditte sono risultate in possesso dei requisiti ambientali, che quindi si è provveduto ad autorizzare in proroga fino al 1° luglio 2018. Per 31 autodemolitori si è proceduto ancora a una proroga fino al 31 ottobre 2017, il tempo necessario per la conclusione del tavolo tecnico costituito da comuni e da regione, cui dovrà seguire, poi, una proroga di quattro mesi per permettere gli eventuali adeguamenti necessari. Inoltre, 12 autodemolitori non sono stati portati al tavolo tecnico, in quanto in conferenza dei servizi sono stati sospesi per la mancanza delle concessioni edilizie comunque richieste in sanatoria. È anche opportuno sottolineare che, con l'avvio dei controlli eseguiti dalle forze dell'ordine e dalla polizia locale di Roma Capitale, si è dato corso a cinque diffide con sospensione, per cui due autodemolitori non sono stati portati al tavolo e altri tre sono stati diffidati con sospensione dopo il tavolo tecnico.
  Nel novero dell'attività, sempre essenzialmente amministrativa, di competenza del dipartimento tutela ambientale, è stato dato corso all'avvio del procedimento di revoca per 14 autodemolitori per la mancata presentazione delle garanzie finanziarie necessarie. Questa è un po’ la situazione attuale.
  Un'altra considerazione che vorrei fare, che verrà illustrata dall'ingegnere Cicerani, riguarda le modalità e l'istanza per il rilascio dell'autorizzazione, nonché gli aspetti che questa scheda comprende, proprio per dare contezza delle necessarie informazioni che comunque dobbiamo avere e che i soggetti devono comunque autodichiarare sia in fase di controllo, sia di rilascio dell'autorizzazione.
  Mi preme poi sottolineare un altro aspetto. Stiamo lavorando anche per capire come procedere sul processo della delocalizzazione, tenuto conto del fatto che il nostro vorrebbe essere un modello che evita consumo di territorio vergine, ma che indirizza questo tipo di delocalizzazione all'utilizzo soprattutto degli impianti industriali dismessi, così come avviene ormai in tutti i Paesi europei.
  Mi sono documentata – soprattutto per quanto riguarda la Germania – e devo dire che queste attività, che devono essere totalmente Pag. 6 riportate nell'ambito della legalità in modo assolutamente rigoroso, possono essere svolte nel rispetto rigoroso dei requisiti ambientali; ciò può avvenire prevalentemente dove queste vengono collocate, cioè, appunto, in aree che consentano questo tipo di attività, anche di riciclo, il che può essere anche efficace e importante anche per il valore dei materiali, ma soprattutto stante il pericolo che questi materiali comportano se non correttamente smaltiti.
  Il nostro indirizzo va in questa direzione, quindi con un controllo sempre più ferreo e rigoroso nel rispetto delle norme per le situazioni esistenti; un controllo rigoroso che va applicato alle procedure di autorizzazione e associato ad una verifica relativa ad un'opportuna modifica che restituisca alla città di Roma quella dignità e quel decoro rispetto a situazioni – che abbiamo verificato quest'estate, soprattutto con il comandante Di Maggio – le quali abbiamo potuto constatare essere molto pesanti e molto gravi.
  Penso di poter dire che in alcune situazioni abbiamo anche individuato delle realtà, peraltro già sottoposte a sequestro, che comunque continuavano a smaltire, oltre che automobili, anche RAEE ed altri oggetti ingombranti e molto pericolosi. Quando ci si domanda dove vanno a finire i famosi 12 chili per abitante/anno prodotti dai RAEE, forse bisognerebbe analizzare attentamente tutte queste situazioni.
  Noi stiamo cercando di riportare anche questo processo dentro un indirizzo di forte legalità ma, nello stesso tempo, favorendo un'industria che potrebbe invece avere un notevole sviluppo in un settore comunque interessante. Da questo punto di vista il nostro percorso è quello che vi dicevo, fatto di atti amministrativi ma anche di azioni concrete di monitoraggio e pianificazione.
  A questo punto lascerei velocemente la parola, se il presidente lo concede, al dottor Pelusi perché illustri come funziona la commissione che concede le autorizzazioni; parleranno poi l'ingegner Cicerani, il quale vi spiegherà un po’ meglio come è stato costruito questo modello di scheda che sottoponiamo alle imprese, e il comandante Di Maggio, che colgo l'occasione per ringraziare veramente in modo molto significativo per il compito svolto, soprattutto in questa difficile estate, assieme al suo collaboratore, Nello Cesarini e a tutta la polizia municipale, per il forte impegno profuso proprio nel contrastare questi fenomeni gravi.

  PASQUALE LIBERO PELUSI, direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale. Intervengo solo per integrare un po’ la relazione appena rappresentata dall'assessora. L'esigenza di riordinare queste attività risale, ovviamente, agli anni Ottanta, con il DPR n. 915 del 1982, dove si parlò per la prima volta di realizzazione di appositi centri di autodemolizione e di rottamazione. Si era avvertita l'esigenza di riorganizzare queste attività per tipologia, cercando di spostarle all'interno di siti che salvaguardassero soprattutto l'ambiente e la popolazione. Il primo riferimento normativo, quindi, è del 1982.
  Quest'esigenza, poi, è stata ricollocata nel codice dell'ambiente per quanto riguarda il decreto legislativo n. 152 del 2006. Pertanto, all'inizio degli anni Novanta, per quanto riguarda la questione degli autodemolitori e dei rottamatori siti nel comune di Roma (una questione che era già un problema in quanto ormai erano stati assorbiti dal tessuto urbano, con esempi eclatanti quali l'area della Palmiro Togliatti e tutti gli altri siti ormai inseriti in ambiti archeologici), iniziò un percorso amministrativo in cui era ovviamente coinvolto non soltanto il comune di Roma, ma soprattutto la regione Lazio. Venne fatta quindi la scelta di nominare un commissario per la cosiddetta delocalizzazione e iniziò così, negli anni Novanta, questo processo per cui vennero poi individuati dei siti. Purtroppo, però, per via di alcune esigenze e crisi sociosanitarie furono riviste alcune figure – soprattutto i soggetti attuatori – relativamente alla ricollocazione di questi siti.
  Pertanto, il lavoro che doveva essere realizzato nell'arco di quasi tredici anni da parte della gestione commissariale, non ha purtroppo – bisogna dirlo – portato a grandi risultati, tant'è che nel 2013 termina la gestione commissariale e l'intero pacchetto Pag. 7 di delocalizzazione viene ridato al comune di Roma.
  Che cosa fa il comune di Roma nel momento in cui bisognava praticamente ripartire daccapo perché nel frattempo i siti erano stati utilizzati e rimodificati nella loro destinazione con il piano regolatore generale? Si è riavviato il processo con la delibera della giunta capitolina n. 181 del 2014, ripartendo dalle autorizzazioni che il commissario aveva lasciato «in eredità» – fatemi passare l'espressione – al comune di Roma: erano ben 117, compresi 13 rottamatori.
  Con il percorso amministrativo che – lo ripeto – vedeva e vede coinvolte regione Lazio, città metropolitane e comune di Roma, l'attività dei rottamatori è passata, ratione materiae, alla città metropolitana. Il comune di Roma, quindi, ormai da due anni, sta cercando di riorganizzare dal punto di vista amministrativo e soprattutto della tutela ambientale, la presenza di queste ditte, ovvero di queste società che stanno operando all'interno del tessuto urbano.
  Che cosa abbiamo dovuto fare anche relativamente a quelle che poi sono state le indicazioni della giunta Raggi?
  Abbiamo dovuto mettere al tavolo i tre soggetti istituzionali interessati e riavviare un procedimento amministrativo che salvaguardasse la presenza di queste strutture all'interno del territorio del comune di Roma, ovviamente in attesa di individuare nuovi siti per poter ricollocare i centri di raccolta. Naturalmente, quest'attività è stata fatta anche con le associazioni che rappresentano gli autodemolitori. Abbiamo richiesto delle perizie asseverate affinché, nel frattempo, garantissero la cosiddetta tutela minima essenziale per poter proseguire quest'attività nella definizione della delocalizzazione. La commissione è ancora attiva e sta lavorando. I numeri forniti dall'assessora indicano che 45 sono già stati verificati dalla commissione e hanno trovato una definizione relativa alle esigenze che l'amministrazione sta ponendo. Nel frattempo, però, poiché molti documenti amministrativi non sono stati ancora forniti dalle associazioni, si sono avviati procedimenti di diffida e di revoca, così come previsti dal codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152/2006), tant'è che anche la temporalità delle proroghe, come ha detto bene l'assessora Montanari, è diversa. Alcune ditte, infatti, sono state prorogate fino al 2018, mentre altre sono in vista di prossima scadenza, appunto il 31 ottobre; entro quella data, quindi, devono essere verificati quei requisiti minimi essenziali per tutelare l'ambiente e per poter proseguire l'attività, altrimenti verrà definito il procedimento di revoca.
  Delle 117 ditte che operano sul territorio del comune di Roma, come diceva l'assessora, alla fine del 2016 queste erano 91. Oggi, ad ottobre 2017, ne contiamo 86 perché, nel frattempo, soprattutto per quelle di via dell'Almone, dove la polizia locale con le forze dell'ordine ha fatto un gran lavoro, sono state chiuse e revocate le licenze per lo svolgimento di quell'attività. L'impegno di Roma Capitale è al massimo su quest'operazione, che coinvolge i cittadini, coinvolge la tutela della salute. L'obiettivo è quello di arrivare nel 2018 a una definizione di questa lunga e articolata situazione che un po’ abbiamo ereditato.

  STEFANO CICERANI, collaboratore di staff dell'assessorato alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. Non mi dilungherò molto. Farò solo un excursus su questa documentazione tecnica che si è deciso di implementare. A seguito della memoria di giunta del luglio 2017, abbiamo lavorato insieme al dipartimento ambiente e alle forze di polizia locale al fine di intensificare i controlli sulle attività di autodemolizione. Si è reso necessario un maggior dettaglio tecnico sulle autorizzazioni, che ci sono state rappresentate sostanzialmente come vaghe, cioè non ottimali ai fini del controllo della polizia sulle attività stessa.
  A seguito delle indicazioni della giunta sono state messe a punto – e adesso staranno per essere emanate da parte del dipartimento ambiente delle indicazioni riguardanti in particolare i contenuti della perizia asseverata – ci faremo carico di trasmettere la documentazione approvata – da parte del tecnico, che l'impresa dovrà rilasciare per attestare la verifica di tutti gli aspetti ambientali, nonché nel rispetto di Pag. 8tutta la normativa vigente. In questa maniera contiamo di mettere in sicurezza, dal punto di vista della tutela ambientale, le attività attualmente esistenti. Ovviamente, a chi non sarà in grado di produrre questa perizia asseverata non potrà essere concesso l'ulteriore rinnovo delle autorizzazioni: stiamo parlando di diverse decine di attività.
  Le perizie asseverate portano tutti gli elementi previsti dal decreto legislativo n. 209 del 2003 e tutti i documenti riguardanti la valutazione dei rischi, l'antincendio, i contratti con il consorzio obbligatorio degli oli usati, nonché tutta la parte gestionale dell'attività, la parte degli scarichi idrici, con tutte le attività riguardanti la superficie, le verifiche catastali e delle concessioni edilizie: è un'attività molto approfondita.
  Con la polizia locale, poi, sottoporremo a controllo queste perizie. Al termine di tutta quest'attività, le attività in essere dovranno poi essere in parte delocalizzate, ma qui c'è un problema di natura urbanistica che, ovviamente, non prescinde dal rispetto della tutela ambientale e delle norme ambientali da parte delle attività in essere. Si tratta di una fase che mette in sicurezza le attività in essere, per poi partire con una seconda fase di delocalizzazione.

  ANTONIO DI MAGGIO, vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Anzitutto, bisogna capire un po’ chi sono i soggetti intervenuti nel tempo a creare problemi di natura ambientale. Questo riguarda un po’ le nostre attività investigative. Abbiamo iniziato nel 2011-2012 a svolgere una serie di attività particolari, soprattutto nelle aree esterne ai campi nomadi, in quanto avevamo rilevato una fortissima presenza di rifiuti sui terreni adiacenti e l'accensione costante di numerosi fuochi da incendi di sostanze plastiche, sicuramente tossiche e pericolose per l'ambiente.
  Nel tempo, siamo venuti a capo di una filiera illegale, composta soprattutto da padroncini di nazionalità slava e rumena, i quali svolgevano un'attività di rovistaggio all'interno delle aree cittadine, nei cassonetti e nelle strade, soprattutto nell'estrema periferia, con la consegna di questi rifiuti presso alcuni autodemolitori e rottamatori qualora si fosse trattato di metalli, rame, ferro, o comunque di sostanze metalliche che potevano essere rivendute sul mercato.
  Diversamente, la raccolta non era soltanto e prevalentemente di metalli ferrosi, ma anche di rifiuti di varia natura, come gomme o qualsiasi RAEE, nonché di una serie di rifiuti che invece che essere stoccati e smaltiti secondo le regole previste dal decreto n. 152, venivano smaltiti con il fumo (fenomeno al quale già faceva riferimento l'assessore). Che fine fanno questi rifiuti? Vanno, appunto, in fumo, invadendo tutta l'area della città di Roma e anche l'area limitrofa alla nostra città.
  Dall'inizio del 2017 abbiamo incrementato un'attività fortissima di sequestro di questi rottamatori e autodemolitori sulla città, insieme con la procura della Repubblica su direttiva precisa dell'amministrazione, allorquando ci si è accorti che, soprattutto alla fine dell'anno scorso, questi incendi erano molto consistenti. Da una parte, quindi, si è tentato di bloccare il conferimento di questi rifiuti presso gli autodemolitori attraverso il sequestro di numerosi furgoni, tutti di proprietà di questi soggetti (ne abbiamo sequestrati circa 130 fino a oggi); dall'altra, abbiamo poi sequestrato fino ad oggi circa quindici autodemolitori e rottamatori, ma sono alla nostra attenzione in via prioritaria anche una ventina di impianti, sui quali stiamo lavorando sia da soli, sia in co-delega con altre forze di polizia, in particolare con l'ausilio dei carabinieri forestali.
  Inoltre, affinché i membri della Commissione possano avere un'idea anche storica delle attività compiute, ho portato qui delle copie che consegno al presidente (sono soltanto cinque o sei, ma se ne possono fare altre). Vi abbiamo portato anche l'inquadramento storico relativamente a tutte le attività di natura amministrativa – mi ha preceduto il collega Pelusi – che inquadrano bene il fenomeno.
  È poi intervenuta nel tempo una serie di proroghe da parte degli enti locali, che hanno di fatto bloccato la possibilità di delocalizzazione di questi impianti, che possono creare gravissimi danni ambientali, ad Pag. 9esempio qualora prendano fuoco. Vorrei rilevare, a tale proposito, che questi impianti, per via della normativa sull'antincendio, possono essere strutturati fino a 3.000 metri per essere esenti da questo rischio. Ora, taluni impianti sono senza soluzione di continuità, soprattutto su via Togliatti o altre strade e, chiaramente, in mancanza di struttura antincendio, nel caso se ne incendi uno, per induzione si incendiano tutti. Credo che questo sia un aspetto rilevante, da sottoporre alla Commissione per delle valutazioni di natura anche legislativa che possono essere attenzionate. Penso di aver finito. Se volete dettagli ulteriori, c'è il collega Cesarini, che è il responsabile diretto di tutte le attività operative del corpo.

  PRESIDENTE. Rivolgiamo intanto qualche domanda, che magari farà da spunto per ulteriori risposte. Do quindi la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STELLA BIANCHI. Ringrazio tutti gli auditi.
  Vorrei chiedere alcune precisazioni. All'inizio, l'assessore Montanari ci diceva che sono stati prorogati 87 su 91, 22 non portati al tavolo per irregolarità urbanistiche e ambientali. Non capisco bene: può spiegarci meglio?
  Mi chiedo – forse nell'ultima presentazione è stato un po’ accennato – se siano stati chiusi degli esercizi, quali e quanti. Inoltre vorrei chiedere quali e quanti reati sono stati denunciati alla procura o se avete elementi per dire che c'è un'esportazione, evidentemente illecita, di rifiuti, immagino verso l'Africa, verso l'Asia.
  Ancora, avete verificato la presenza, davanti a questi centri, di persone che si incarichino poi di smaltire illegalmente i rifiuti? In questo caso, che cosa avete fatto o cosa pensate di fare?
  Relativamente alla questione della delocalizzazione, ci sono delle aree precise che avete in mente di poter utilizzare per tale delocalizzazione e quali sono i tempi? Capisco, per carità, l'intervento legislativo sugli spostamenti, ma è chiaro che se c'è l'esigenza di delocalizzazione, questa è in capo al soggetto che deve provvedere piuttosto che ad altri.

  PASQUALE LIBERO PELUSI, direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale. Vorrei fare una precisazione. Il numero a cui facevamo riferimento è quello dei dodici autodemolitori che non sono stati portati al tavolo tecnico perché sono in conferenza di servizi, in quanto hanno dei problemi urbanistici. Fino a che non viene definita in conferenza di servizi la questione, rimangono sospesi rispetto a un'ulteriore proroga continuativa per l'attività.

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali della polizia locale di Roma Capitale. Mi sono occupato di verificare le illegalità nell'ambito del ciclo dei rifiuti nel territorio di Roma dal 2012 fino a oggi e questo mio impegno è ancora in atto. Per quanto riguarda le tipologie di reati che abbiamo ravvisato e che abbiamo segnalato all'autorità giudiziaria, partiamo dai cosiddetti reati minori contravvenzionali di raccolta, trasporto e commercio di rifiuti metallici, tuttavia, partendo da quelli siamo arrivati anche al traffico organizzato di rifiuti (articolo 260).
  In particolare, nel 2014 siamo partiti dal campo nomadi di via Candoni con il sequestro di parte dell'area bosniaca utilizzata come impianto abusivo di gestione rifiuti con delle vere e proprie aree adibite a stoccaggio di vari materiali (RAEE e rifiuti urbani), in parte anche come discarica; tutto ciò che non aveva un valore economico, infatti, veniva semplicemente smaltito in attesa che l'Ama intervenisse per ripulire. Da quel sequestro dell'area e dei tredici camion trovati in loro possesso, già carichi di rifiuti pronti ad andare negli impianti, abbiamo ripercorso la filiera grazie agli elementi investigativi raccolti in quel frangente e, sotto le direttive della procura, siamo andati ad esaminare la situazione degli impianti che ricevevano questi rifiuti. Pag. 10
  Oltre a contestare la correità dei gestori di questi impianti nel momento in cui ricevevano i rifiuti, abbiamo individuato due fatti secondo me significativi. Siamo sicuramente in presenza di un mercato clandestino, dove non c'è tracciabilità, neanche fiscale, del commercio di questi rifiuti e dove i soggetti imprenditori hanno disponibilità di denaro in contanti notevoli ma alquanto sospette. Dall'altra parte abbiamo poi un altro problema: gli impianti, per aumentare i loro profitti, non hanno la giusta attenzione ai procedimenti di recupero e riciclaggio, quindi il trattamento non viene effettuato completamente. Questo avviene per quanto riguarda sia gli impianti che svolgono il trattamento dei veicoli fuori uso, sia gli impianti che trattano i cosiddetti rottami metallici. Abbiamo potuto verificare ciò in particolare nella zona della Magliana, con un impianto che si trova a vicolo dell'Imbarco n. 8 dove, addirittura, grazie all'attenzione della magistratura, sono stati fatti degli accertamenti tecnici ripetibili in contraddittorio con l'azienda su una partita di rifiuti che loro davano come end of waste – quindi non più rifiuto – e che quindi era pronta a uscire dall'impianto come materiale pronto per la fonderia. In realtà, dalla disamina tecnica del perito della procura è emerso che eravamo ancora in presenza di un rifiuto che doveva essere trattato prima di andare in fonderia. Abbiamo visto le stesse problematiche anche, come dicevo, per quanto riguarda i veicoli fuori uso. Questo è un tema che in qualche modo si ricollega al cosiddetto Mulino che abbiamo a Santa Palomba, gestito dalla ditta Fiori (se ricordo bene). Abbiamo svolto, insieme ai carabinieri forestali, delle attività sia di iniziativa, sia su delega della procura – sono ancora in atto anche delle attività tecniche – che ci hanno portato a confermare che i veicoli che entrano negli impianti di raccolta vengono sottoposti a trattamenti di bonifica e di messa in sicurezza soltanto parziali e poi, molto velocemente, vengono inviati, pressati come pacchi auto, al Mulino, dove vengono macinati in condizioni poco chiare. So che anche i NOE stanno analizzando la situazione, quindi stiamo lavorando su vari fronti.
  Per quanto riguarda il discorso del mercato parallelo, del mercato clandestino, gli elementi che abbiamo acquisito in questo momento ci segnalano la presenza di soggetti che vengono da Caserta, dalla Campania e che hanno disponibilità economiche di denaro in contanti piuttosto ingenti, con cui si accaparrano il mercato del rifiuto clandestino metallico sul territorio metropolitano, ma anche nell’hinterland. Parliamo di Guidonia, per esempio, dove siamo riusciti a effettuare una verifica, prima su delega della procura di Tivoli, poi della DDA di Roma. Queste sono le situazioni che mi premeva segnalare.

  STELLA BIANCHI. Potrebbe farci un report scritto di quello che ci ha detto e dirci quanti reati avete contestato?

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Abbiamo fatto sommariamente un report, ma non abbiamo dato il numero. Abbiamo detto che c'è una serie di reati, ovvero la tipologia di reati.

  STELLA BIANCHI. La domanda era su quanti e quali reati: ci aiutate sulla quantità?

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Se mi si consente un'ultima annotazione, non sono soltanto reati che riguardano la filiera del rifiuto, ma anche i requisiti degli impianti, ovvero come vengono gestiti. Si stanno infatti generando delle situazioni di pressione negativa sul territorio e sulle matrici ambientali: abbiamo visto ciò in via dell'Almone, dove abbiamo chiuso tre impianti. La procura, al termine delle indagini, ha rinviato a giudizio una serie di imprenditori per inquinamento ambientale. Tra l'altro, tutti i presìdi ambientali prescritti dalle vigenti normative vengano bypassati in modo assolutamente illegale, creando un certo Pag. 11danno. Parliamo di via dell'Almone, del Parco regionale dell'Appia Antica, che dovrebbe avere la massima tutela ma dove invece abbiamo trovato uno scarico abusivo: dentro il Parco della Caffarella si sversava di tutto.
  C'è quindi questo tipo di reati, ma un po’ in tutti gli impianti abbiamo visto che la disattenzione nei confronti del recupero dei reflui da dilavamento del piazzale delle acque, dei reflui industriali e così via, crea un pesante retaggio, che difficilmente sarà l'azienda a eliminare. Dovrà essere onere dell'amministrazione – e quindi della cittadinanza – farsi carico di una bonifica in tal senso, che richiede dei tempi lunghi. In via dell'Almone abbiamo trovato anche inquinamento delle falde idriche sotterranee e, lì vicino, abbiamo la fonte dell'Egeria, quindi è una situazione un po’ delicata.

  PRESIDENTE. A che punto siete con la delocalizzazione?

  GIUSEPPINA MONTANARI, assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. Con l'urbanistica stiamo elaborando una pianificazione. C'erano delle aree già individuate dalla delibera Tronca e anche precedentemente, che però da vent'anni non sono state oggetto di delocalizzazione per la serie di motivi che illustravo prima. Noi stavamo ragionando, invece, sulla possibilità, più che di occupare territori vergini o aree che fanno parte dell'Agro romano, di individuare un percorso – è quello che sta facendo l'assessore all'urbanistica – che avviene anche in altre realtà, con delle aree dismesse industriali che possano essere eventualmente oggetto di...

  STELLA BIANCHI. Se ho capito bene, quindi, non le aree che erano state già indicate? Non avete ancora indicato nessuna area?

  GIUSEPPINA MONTANARI, assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. No, non l'abbiamo indicata perché stiamo lavorando sui criteri. In una prima fase, siamo occupati dal monitoraggio.

  STELLA BIANCHI. Quanto tempo ci vorrà, secondo lei, per avere queste aree per la delocalizzazione?

  GIUSEPPINA MONTANARI, assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. Mi riservo di ragionare anche con l'assessore all'urbanistica sulla tempistica. Vorremmo accelerare – giustamente – questo processo che però, naturalmente, prevede soprattutto l'individuazione di criteri. Il tema – ne abbiamo parlato a fondo – è quello dei criteri, magari anche volontari, in modo da procedere anche più rapidamente dove queste soluzioni possono essere facilmente indicate. Su questo mi riservo magari di comunicare anche un percorso più specifico.

  STEFANO VIGNAROLI. Giustamente, avete parlato tutti di delocalizzazione, che è uno dei problemi, ma dando un'occhiata alla previsione del decreto legislativo 209 del 2003, pensate che basti soltanto la delocalizzazione? Vedendo anche il numero di rottamatori, di autodemolitori – un numero consistente – per rispettare questi criteri fissati dal decreto legislativo 209 del 2003, non pensate che occorra una sorta di cooperazione tra questi autodemolitori? Conoscendo un po’ quel mondo, fatto di varie famiglie, questo sforzo, questo tentativo di unire, per poter poi avere la possibilità di rispettare alcuni parametri, è stato fatto, verrà fatto, oppure è difficile da fare?
  Per quanto riguarda i controlli, sia in ingresso (codice CER 160104), sia in uscita (160106), come vengono fatti? Si guarda soltanto al registro degli autodemolitori, che in pratica è una sorta di autocertificazione che potrebbe non essere completa, o si fanno dei controlli incrociati con il MUD o altro? Quali sono le metodologie dei controlli?
  Per quanto riguarda la vicenda dei RAEE, che ovviamente coinvolge non solo gli autodemolitori, qual è il ruolo delle grandi catene che vendono apparecchi elettronici e che dovrebbero poi ritirare l'usato? Di fatto, sono loro che forniscono questo materiale.

  STEFANO CICERANI, collaboratore di staff dell'assessorato alla sostenibilità ambientale Pag. 12 di Roma Capitale. Per la domanda sui controlli, demando la risposta alla polizia locale. Io rispondo prima all'ultima domanda, cioè sul tema dei RAEE. Non ripeto la normativa nazionale dell'uno contro uno e dell'uno contro zero volontario perché la conosciamo tutti. Sicuramente abbiamo inserito nel piano per la gestione dei materiali post-consumo una misura specifica per una realtà metropolitana come la città di Roma: lo stiamo facendo. In tal senso, abbiamo avuto già una manifestazione di interesse da parte di un grosso gruppo di esercizi commerciali, cioè quella di sviluppare la forma dell'uno contro zero volontario anche attraverso una riduzione di sconto della TARI per i commercianti che collaboreranno, questo al fine di togliere i piccoli RAEE dai cassonetti del rifiuto indifferenziato: è lì, infatti, che oggi avviene il rovistaggio!
  Questa misura è stata inserita nel nostro piano. Siamo in fase di definizione della delibera di giunta, che attuerà questa misura attraverso uno sconto TARI per i commercianti che aderiranno all'iniziativa e abbiamo avuto già delle manifestazioni di interesse da parte delle catene di commercianti. In questo modo ogni cittadino potrà conferire il piccolo RAEE presso il commerciante nel quartiere di riferimento, senza gettarlo nel cassonetto stradale. Contiamo che questo possa risolvere in maniera drastica il problema del ritrovamento di piccoli RAEE nel rifiuto indifferenziato.
  Per quanto riguarda il tema delle delocalizzazioni, abbiamo dato dei numeri – ripeto – sommariamente. Il tema è che, al momento, sono 86 le proroghe ma, di fatto, quasi una ventina è sub iudice: cinque sono in fase di sospensione e quattordici in fase di verifica per i requisiti di garanzie finanziarie che non hanno presentato. Al 31 ottobre potremmo avere una nuova definizione di questo numero fortemente al ribasso, che a quel punto va a definire l'esigenza reale di delocalizzazione. Abbiamo poi, infatti, un'altra quindicina di attività in conferenza dei servizi per la stabilizzazione. Entro fine anno avremo il numero esatto delle attività che vanno delocalizzate, tra quelle che vanno stabilizzate e quelle che, effettivamente, per motivi urbanistici, fermo restando la messa in sicurezza dal punto di vista delle attività attualmente in essere, andranno delocalizzate. Su queste abbiamo intenzione di convocare le attività per promuovere un processo anche di delocalizzazione volontaria, che a nostro avviso finora non è stato sufficientemente percorso, cioè quello di incentivare, ovviamente attraverso meccanismi di sicurezza da un punto di vista amministrativo – quindi di garanzia per la loro attività imprenditoriale seria – una delocalizzazione volontaria. Molti hanno già espresso un parere favorevole a questo tipo di iniziativa, quindi stiamo lavorando anche su questa strada. A questo punto avremo, poi, l'esigenza di aree che dovrà fornire l'amministrazione e, quindi, forse, sarà un numero estremamente ridotto rispetto ai 120 da cui era partito il piano del 1997 dell'accordo di programma.

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Per quanto riguarda la domanda sulle modalità con cui sono stati fatti questi controlli dalla polizia locale, ovviamente parliamo di due differenti realtà: impianti in possesso di autorizzazione, ancorché provvisoria; impianti totalmente abusivi. Non bisogna dimenticare, infatti, che ci sono delle realtà criminali che realizzano i loro profitti su aree e terreni al di fuori di ogni controllo della pubblica amministrazione perché in mancanza di autorizzazione. Per quanto riguarda quest'ultima serie di impianti, ovviamente non ci sono registri, non ci sono MUD. Quello che possiamo fare è cercare di monitorare la loro attività prima di intervenire, per capire, quindi, da dove arriva il rifiuto e dove è diretto. Questo tipo di indagine non è sempre facile. Comunque, parliamo di attività consistenti. Spesso possono essere anche una diramazione di una realtà lecita: c'è un'azienda che ha un impianto legittimato e, parallelamente, ha un altro impianto completamente in nero, che magari utilizza per la gestione del mercato clandestino. Pag. 13
  Per quanto riguarda le aziende conformi alle normative vigenti dal punto di vista amministrativo, che quindi hanno un'autorizzazione, non sempre abbiamo potuto usufruire di una contabilità ambientale corretta e completa. A volte le loro dichiarazioni MUD e i loro registri sono artefatti o assolutamente carenti. Quello che è potuto emergere, comunque, è che, specialmente per quanto riguarda le attività di autodemolizione, se entra un codice 160104* (rifiuto da bonificare, rifiuto pericoloso) e dovrebbe uscire un 160106 (rifiuto bonificato, con una serie di altri rifiuti, come possono essere i filtri olio, i catalizzatori), si perde traccia proprio di questi altri rifiuti. In buona sostanza, specialmente per quanto riguarda il fenomeno dei catalizzatori, esiste sicuramente e abbiamo la sensazione della presenza di un mercato clandestino piuttosto pesante. Ci stiamo attivando con la procura per cercare di approfondire tutto ciò perché qui sicuramente siamo di fronte a un ipotesi di 260.
  Tornando agli impianti clandestini, abbiamo visto che c'è il coinvolgimento di cittadini extracomunitari, soprattutto nordafricani, dall'Egitto e dall'Africa centrale, che dirottano parte di questi rifiuti camuffandoli da ricambi verso i mercati esteri del Paese d'origine.

  PAOLO ARRIGONI. Assessore, lei ha parlato di due memorie successive emanate dalla giunta comunale, l'ultima del luglio 2017: che cosa si intende, dal punto di vista del procedimento dei provvedimenti amministrativi, per memoria della giunta? In concreto – è l'altra domanda che le faccio – avete fatto e, nel caso, che cosa avete fatto di diverso rispetto ai vostri compiti istituzionali di controllo, ovviamente in ordine al problema di cui stiamo parlando?

  GIUSEPPINA MONTANARI, assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. La memoria della giunta capitolina formula un indirizzo e impegna la giunta e il dipartimento – in questo caso della tutela ambientale – a effettuare una serie di attività specifiche per questa tematica. La memoria è l'atto di indirizzo con il quale abbiamo dato indicazione e, soprattutto, ci siamo impegnati a far sì che il dipartimento attuasse modalità più rigorose rispetto a quello che sarebbe stato previsto nella normale attività di conferenza di servizio o nella fase di monitoraggio. L'elaborazione di questa scheda, che non è prevista e non è richiesta, è un elemento in più, che però, in quanto atto amministrativo approvato dalla giunta, consente a coloro che vanno a fare i controlli di essere più efficaci e di ottenere un risultato più significativo. La memoria, come sapete bene, è un atto di indirizzo. Con quest'atto abbiamo voluto rafforzare gli obiettivi strategici di quest'amministrazione.

  PRESIDENTE. Avete assunto altre iniziative oltre ai compiti istituzionali stretti?

  GIUSEPPINA MONTANARI, assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale. È chiaro che ciò è un rafforzativo e, soprattutto, si dà un indirizzo specifico. La memoria serve per dare un indirizzo che, a nostro avviso, aveva bisogno di essere assolutamente rafforzato proprio per l'inefficacia di una serie di situazioni che si sono venute a incrociare nel tempo.

  PAOLO ARRIGONI. Questi atti non sono a forte rischio di impugnazione, visto che...

  PASQUALE LIBERO PELUSI, direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale. Ho capito la domanda del senatore relativa alla validità amministrativa della memoria. Come diceva l'assessore, quel documento che la giunta Raggi ha adottato contiene soltanto delle indicazioni direttive nei confronti della struttura amministrativa, che deve poi trasformarli in una determinazione dirigenziale o in una delibera di giunta. È soltanto un documento, non di valenza amministrativa ma politica, che deve tradursi in un provvedimento amministrativo da parte del dipartimento.

  PAOLO ARRIGONI. Ci sono stati?

Pag. 14

  PASQUALE LIBERO PELUSI, direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale. Ci sono stati. Come ricordava il dottor Cicerani, anche relativamente al lavoro che stiamo facendo da un anno con il tavolo tecnico, che porterà entro la fine dell'anno a una definizione numerica delle strutture, a quel punto saremo in grado di far adottare dalla giunta una delibera che individui le caratteristiche per poter avviare la delocalizzazione delle strutture in siti, che poi l'altra struttura, cioè l'urbanistica, dovrà individuare rispetto alla valenza amministrativa della memoria e agli atti conseguenti che poi dobbiamo adottare come struttura amministrativa.

  ANTONIO DI MAGGIO, vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. La memoria di giunta, in sé, è un provvedimento di natura politica, che poi, come diceva il dottor Pelusi, deve tradursi in formula amministrativa attraverso degli atti tipici dell'amministrazione diretta, di gestione. Il discorso è che nella costruzione di questa griglia abbiamo pensato, anche unitamente all'assessore, di creare un'ulteriore griglia, non richiesta dall'ordinamento, per la proposizione delle domande da parte degli imprenditori che vogliano richiedere la nuova autorizzazione o rinnovarla, in modo da porre una serie di elementi e di parametri che condizionino l'attività stessa ad adeguarsi perfettamente alle norme.
  Nelle richieste di autorizzazione precedenti c'era una sorta di autocertificazione, talvolta non molto coerente con il dettato normativo: c'erano delle cose che potevano sfuggire. Anche le formule in autocertificazione non consentono sempre di essere viste in modo analitico perché agli uffici presentano tante domande, tante necessità, tante incombenze sulle quali rispondere. Non si è in grado, talvolta, di analizzare e dettagliare tutte le domande, ovvero di chiedere la correlazione diretta con quanto si dichiara. A volte si prende per buona l'autocertificazione e così dovrebbe essere ma, purtroppo, in tali ambienti, in certe circostanze, bisogna fare particolare attenzione: le verifiche devono essere molto attente e puntuali, anche più approfondite di quelle ordinariamente svolte. Come diceva l'onorevole, siamo in un ambiente un po’ particolare e, purtroppo, i soggetti che gestiscono queste attività – certamente non tutti – presentano o hanno presentato qualche problema con la legge.

  LAURA PUPPATO. Hanno già fatto quasi tutte le domande, ma mi solleticavano due curiosità. Dopo la valutazione che lei ha fatto di un'analisi del campo nomadi partita nel 2014, se non ricordo male con il sequestro di tredici camion carichi e dello stesso campo nomadi, tale azione è proseguita? Con che numero di interventi? Lei ha parlato, giustamente, di coinvolgimento di immigrati, di società di provenienza della Campania, di situazioni poco chiare. Relativamente al tema della raccolta ferrosa da parte dei nomadi – una delle attività fondamentali di questo gruppo di persone – vorrei capire se siamo riusciti a produrre delle novità effettive, cioè ad avere dei riscontri e quindi a produrre delle analisi, delle scelte, delle contravvenzioni che abbiano sortito dei cambiamenti, oppure se siamo ancora in difficoltà. Inoltre, lei accennava al mercato clandestino dei catalizzatori nonché degli oli usati, con invio nei Paesi nordafricani: si tratta di invio attraverso nave? Da quali porti? È un invio di altra natura? Se così, con quali sistemi?

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Rispondo all'ultima domanda. Non siamo ancora in una fase di indagine approfondita. Abbiamo soltanto degli elementi indiziari che dobbiamo attenzionare alla procura. In questa fase, cogliendo anche l'occasione dei controlli così capillari nei vari impianti, cerchiamo di capire l'entità del fenomeno. È ovvio che si parte dal quantitativo di rifiuto in ingresso e poi si va a capire che cosa è uscito e cosa non è stato dichiarato (cosa, quindi, potrebbe aver preso una strada non legale). Quanto al discorso dei Paesi nordafricani, abbiamo delle indagini, attualmente al vaglio della magistratura, fatte anche su delega, con delle attività tecniche, che ci confermano Pag. 15 che c'erano un mercato libico e uno egiziano dove i veicoli fuori uso finivano tramite soggetti di nazionalità extracomunitaria di quei Paesi, che agiscono con le connivenze di alcuni impianti di zona. Gentilmente, potrebbe ripetermi l'altra domanda?

  LAURA PUPPATO. La situazione dei controlli!

  PRESIDENTE. Prima della risposta, sospendiamo per qualche minuto la seduta.

  La seduta, sospesa alle 14.10, è ripresa alle 14.15.

  PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Può proseguire con la sua illustrazione.

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Grazie presidente, ma chiedo di poter proseguire in seduta segreta.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

(I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  ANTONIO DI MAGGIO, vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Diamo atto, come Corpo, che c'è una serie di attività investigative, svolte non solo da noi ma anche in collaborazione e in co-delega con altre forze di polizia, in particolare con i carabinieri forestali. Ciò avviene non su un luogo soltanto ma in vari luoghi, in modo particolare su tutti i campi nomadi e su tantissime attività riguardanti autodemolitori e rottamatori su Roma.

  MIRIAM COMINELLI. Ho due domande. Avete mai verificato episodi di inquinamento, o comunque di illeciti ambientali, nella zona Salario Aniene, dove mi dicono esservi un'alta concentrazione di autodemolitori e di campi nomadi? Se dopo il 31 ottobre ci sarà il quadro degli irregolari da sospendere, ma ancora non c'è un'idea delle delocalizzazioni, vorrà dire che molte attività verranno chiuse?

  PASQUALE LIBERO PELUSI, direttore del dipartimento tutela ambientale di Roma Capitale. Per quanto riguarda la seconda domanda, è chiaro che al 31 ottobre avremo acquisito una serie di informazioni e documenti e, se la documentazione non sarà attinente, come era stato già detto, diverse aziende verranno revocate. Ripeto che alcuni procedimenti di diffida e sospensione sono stati già avviati. A questo si aggiungeranno, poi, eventuali altre aziende che non forniranno la documentazione, principalmente la perizia asseverata.

  ANTONIO DI MAGGIO, vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Se ho ben capito, sulla zona del Salario?

  MIRIAM COMINELLI. Salario Aniene.

  ANTONIO DI MAGGIO, vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Sulle sponde dell'Aniene, in particolar modo alla foce, ci sono numerosi insediamenti spontanei, molte volte da noi sgomberati, ma che molte volte – ahimè – si ripropongono. L'attività di monitoraggio e di sgombero è pressoché costante, ma abbiamo numerose difficoltà relative anche allo smaltimento dei rifiuti presenti, soprattutto ai lati del fiume, che oltretutto, ovviamente, andrebbe dragato e su cui andrebbero svolte una serie di attività profondamente costose, che sono al vaglio e all'attenzione non solo del comune ma anche della prefettura di Roma, anche a seguito di riunioni che abbiamo avuto sull'altro fenomeno dei roghi tossici. Queste comunità, soprattutto nell'area della Tiburtina e fino all'imbocco con il Tevere, danno frequentemente fuoco a rami, o comunque a materiale tossico, non solo per smaltire dal rame la parte in plastica ma anche per riscaldarsi nel periodo invernale (o comunque per smaltire questi rifiuti che loro rilevano da piccoli imprenditori, come il piccolo gommista, oppure l'elettrauto che fornisce le batterie in cambio di 20 o 30 euro). Quest'attività è Pag. 16sotto controllo ed è monitorata. Anche sulle sponde del Tevere svolgiamo un'analoga attività di controllo.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedervi un paio di cose. Anzitutto, come funziona esattamente la filiera della rottamazione? Se non sbaglio, ma correggetemi se dico una cosa errata, gli autodemolitori non consegnano direttamente il loro materiale ai frantumatori ma esiste una sorta di intermediazione generale, che poi raccoglie questo materiale e lo dirotta ai frantumatori: la filiera funziona così?
  In secondo luogo, come polizia municipale avete incontrato delle problematiche di sicurezza e di incolumità personale? Voi siete adeguatamente addestrati, ma immagino che in alcuni casi ci sia necessità che veniate affiancati anche da altri organi di polizia: questi fenomeni sono frequenti o sono solo situazioni sporadiche? Ancora, così come facevate trapelare anche dalle vostre dichiarazioni, le chiedo se questo è un sistema – stiamo parlando, ovviamente, della parte illecita – che è in mano anche a sodalizi di malavita organizzata e se magari avete avuto delle segnalazioni che possono anche essere associate, per esempio, con furti d'auto o con situazioni che comunque vanno al di là della mera problematica relativa alla buona o cattiva gestione dell'olio?

  ANTONIO DI MAGGIO, vicecomandante del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. A questa seconda domanda penso che risponderò io, poi il collega Cesarini integrerà. Dato che ero responsabile di una serie di attività di controllo nelle aree dei campi nomadi, avevamo predisposto la vigilanza h24 all'interno di queste aree. Siamo andati frequentemente a effettuare dei controlli all'interno dei campi e siamo stati frequentemente aggrediti. Devo dire che la nostra è una struttura che consiste all'incirca di 70 agenti, tra agenti e funzionari, uomini e donne, che è onestamente un po’ l'eccellenza del corpo. Dico ciò perché è una struttura che era stata costruita tanti anni fa da me e che tuttora opera nella città di Roma, occupandosi di questo settore.
  Il problema è che le aggressioni erano frequenti. Io stesso sono stato malmenato in modo particolarmente violento. Questo è un fatto, purtroppo, comune, ma non a tutte le comunità rom: alcune comunità sono particolarmente aggressive, altre no. I serbi, che svolgono prevalentemente truffe, rapine in villa e così via, sono persone che, a parte il fatto che comunque svolgono e vivono prevalentemente di queste attività illecite, non sono stati, almeno nel tempo, particolarmente aggressivi con noi. Con noi sono stati particolarmente aggressivi alcuni rumeni e – molto – i bosniaci, per i quali c'è da fare un discorso particolare. All'interno delle comunità rom, infatti, i bosniaci – non mi prendete per razzista, lungi da me – sono tra quelli un po’ più zozzi. Gli stessi rom dicono che sono quelli più zozzi: lo dicono loro, non è che lo diciamo noi. Tuttavia, sono anche quelli più violenti e particolarmente aggressivi. Inoltre, anche se non è una cosa nuova – ahimè – qualcuno assume pure qualche sostanza stupefacente, una cosa difficilissima e molto rara nelle comunità rom. Poi sono particolarmente violenti anche perché bevono; si ubriacano frequentemente e, quindi, sono particolarmente aggressivi; talvolta siamo stati aggrediti, ma abbiamo anche risposto con molta attenzione e determinazione.
  In talune circostanze abbiamo lavorato anche congiuntamente ad altre forze di polizia, prevalentemente con la Polizia di Stato. Questo dipende dai protocolli stilati in prefettura tra comune e prefettura: da questo punto di vista, problemi non ce ne sono stati.
  Sulla filiera forse può rispondere meglio, sotto il profilo analitico, Nello Cesarini. Potrei rispondere anch'io, ma penso che sia giusto che risponda lui perché è il soggetto che svolge quest'attività dalla mattina alla sera: anche la notte!

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Per quanto riguarda il sistema di gestione nell'ambito della filiera, è vero che ci sono vari Pag. 17passaggi, ma sono dei passaggi che vanno a giustificare il cambio della codifica CER, anche se non è sempre così. Ci sono degli impianti che gestiscono direttamente il rifiuto dal 160104* (quindi pericoloso); il rifiuto arriva quindi direttamente al Mulino e poi al frantumatore. Ciò dipende dall'azienda. Ci sono, poi, aziende che lavorano da intermediari. Le aziende più piccole non hanno un accredito diretto nei confronti del frantumatore e quindi non possono garantire il prodotto.
  C'è poi anche un altro problema. In alcuni impianti in cui siamo stati c'è una carenza di verifica radiometrica sui rifiuti metallici: che cosa vuol dire? Per poter arrivare a un frantumatore, il materiale deve essere sottoposto a verifica radiometrica con una certificazione. Soltanto alcune aziende hanno i portali e soltanto alcune aziende sono in grado di garantire questo. Questo è un altro dei motivi per cui c'è il passaggio da un impianto piccolo all'impianto medio, che poi può anche rilasciare quella certificazione.

  PRESIDENTE. Il frantumatore, cioè l'ultimo della catena, potenzialmente riesce a sapere da dove gli arriva il materiale?

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Sicuramente... direi di sì.

  PRESIDENTE. Lo sa?

  NELLO CESARINI, funzionario delegato alle attività di controllo e verifica degli aspetti ambientali del Corpo di polizia locale di Roma Capitale. Secondo me, sì.

  PRESIDENTE. Bene. Se non ci sono altre domande, vi ringraziamo della vostra disponibilità. Guarderemo con attenzione i documenti e cercheremo anche di capire come essere utili, ovviamente. Questo, infatti, è anche uno degli obiettivi, al di là della conoscenza sui fatti. Potete mandarci tutta la documentazione che ritenete, così avremo il quadro completo e proveremo a vedere che cosa riusciremo a fare. Vi ringraziamo. Dichiaro conclusa l'audizione.

Seguito dell'esame della proposta di relazione sui siti contaminati gestiti dalla società Caffaro a Torviscosa, Brescia, Colleferro e Galliera (Relatori: on. Bratti, sen. Compagnone, on. Cominelli).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sui siti contaminati gestiti dalla società Caffaro a Torviscosa, Brescia, Colleferro e Galliera.
  Ricordo che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione su quest'oggetto. Nella seduta dello scorso 27 settembre è stata presentata, insieme agli altri relatori, onorevole Miriam Cominelli e senatore Giuseppe Compagnone, la proposta di relazione in oggetto, poi trasmessa a tutti i componenti della Commissione, su cui non sono pervenute osservazioni o proposte di modifica.
  Avverto, pertanto, che porrò direttamente in votazione il testo della proposta di relazione e che, non essendovi, sarà fatta richiesta alle Presidenze dei due rami del Parlamento di inserire la discussione della relazione dei rispettivi calendari dei lavori.
  Prima di procedere alla votazione, chiedo se vi siano richieste di intervento per dichiarazioni di voto.

  MIRIAM COMINELLI. Ovviamente, il voto è favorevole da parte del Partito Democratico. Ringrazio i consulenti, in particolar modo il dottor Francesco Castellano, per l'ottimo lavoro svolto.

  PRESIDENTE, presidente e relatore. La relazione è composta da 226 pagine e vi sarà mandata per via telematica. Credo che sia un lavoro molto analitico. Ci tengo a dire che, soprattutto nella parte iniziale generale – è bene che si sappia – che c'è stata, ovviamente, una disamina molto attenta di tutto il contenzioso di natura giuridica (anche di facile comprensione) e ci siamo espressi, dopo aver visto tutti i documenti, Pag. 18 con una posizione abbastanza critica nei confronti di membri dell'Avvocatura dello Stato, i quali hanno intentato cause varie alle varie amministrazioni giudiziarie che si sono succedute, che non hanno mai portato a risultati positivi.
  Dopo aver verificato, purtroppo, che questi ricorsi in alcuni casi non sono nemmeno arrivati a essere ammessi in tribunale, è evidente che abbiamo segnalato queste questioni. D'altronde, il lavoro della Commissione di inchiesta è di mettere in evidenza le cose che, secondo noi e secondo i dati che abbiamo acquisito, non hanno funzionato. Questo non significa colpevolizzare nessuno. Fortunatamente non dobbiamo condannare nessuno, ma esprimere un parere su un'attività svolta, che non ha dato i frutti che si pensava, fa parte del nostro dovere. Ci tenevo a sottolineare ciò. Detto questo, pongo in votazione la proposta di relazione.

  La Commissione approva all'unanimità la proposta di relazione, che sarà pubblicata come Doc. XXIII, n. 28.

  PRESIDENTE. Avverto che la presidenza si riserva di procedere al coordinamento formale del testo approvato. Sospendo quindi la seduta per consentire lo svolgimento della riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

  La seduta, sospesa alle 14.40, è ripresa alle 14.50.

Comunicazione del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che nel corso della riunione appena svoltasi dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si è stabilito che la Commissione svolga due missioni in Toscana, dal 5 al 7 novembre, e dal 27 al 29 novembre 2017, nonché una missione in Toscana e in Lombardia dal 15 al 18 novembre 2017.

  La seduta termina alle 14.55.