XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 134 di Mercoledì 4 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Variazione nella composizione della Commissione:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del direttore del TG1, Andrea Montanari:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Montanari Andrea , direttore del TG1 ... 3 
Gasparri Maurizio  ... 6 
Nesci Dalila (M5S)  ... 6 
Margiotta Salvatore  ... 7 
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 8 
Ruta Roberto  ... 9 
Verducci Francesco  ... 10 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 11 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 13 
Fornaro Federico  ... 14 
Peluffo Giuseppe Vinicio Guido  ... 14 
Fico Roberto , Presidente ... 15 
Montanari Andrea , direttore del TG1 ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 20 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 20 

Esame delle disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica per le elezioni del Presidente e dell'Assemblea della Regione siciliana fissate per il giorno 5 novembre 2017:
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Peluffo Giuseppe Vinicio Guido  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Peluffo Giuseppe Vinicio Guido  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Peluffo Giuseppe Vinicio Guido  ... 21

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Variazione nella composizione
della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che in data odierna il presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione la senatrice Magda Zanoni, in sostituzione del senatore Vincenzo Cuomo, dimissionario.
  Nell'esprimere il mio personale ringraziamento, anche a nome degli altri componenti della Commissione, al collega Cuomo per il suo contributo alla nostra attività, do il benvenuto, con l'augurio di buon lavoro, alla collega Zanoni.

Audizione del direttore del TG1,
Andrea Montanari.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore del TG1, Andrea Montanari, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  È inoltre presente il direttore delle relazioni istituzionali della Rai, Fabrizio Ferragni, che ringrazio per la sua presenza.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola al direttore del TG1, Andrea Montanari, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, eventuali domande e richieste di chiarimento.

  ANDREA MONTANARI, direttore del TG1. Sono molto lieto di essere qui per poter illustrare le linee guida della direzione appena cominciata, cominciata da pochi mesi al TG1. Negli ultimi anni, il primo telegiornale Rai ha saputo attraversare la crisi che ha flagellato l'editoria, la carta stampata, ma non solo la carta stampata, guardando con coraggio in avanti, rinserrando le fila e aumentando l'impegno e il carico di lavoro. Grazie a questo sforzo sono state recuperate posizioni di assoluto primato sia quantitativo sia qualitativo, e oggi siamo il telegiornale più seguìto in Italia. Il TG1 è leader dell'informazione, nell'intera giornata, alle 20, alle 13.30 e alle 8, che sono le edizioni principali. Con riferimento all'edizione più importante, quella delle 20, il mese di settembre che si è appena concluso ha segnato un distacco a vantaggio del TG1 nei confronti del principale competitor di oltre sei punti percentuali. I mesi di luglio e agosto hanno visto il TG1 stabilmente al di sopra del 25-26 per cento di share, con picchi del 27 e addirittura del 28 per cento, cifre che non si vedevano da un decennio e che noi del TG1 pensavamo ormai irraggiungibili. Dati importanti che vorrei sottolineare arrivano, però, al di là dello share, anche dai cosiddetti contatti, vale a dire dalla rilevazione che misura l'interesse nei confronti del telegiornale al di fuori dell'ascolto consuetudinario e affezionato. Ebbene, nella settimana Pag. 4 media, sono oltre 25 milioni i telespettatori che seguono almeno una edizione del TG1, 4 milioni in più del principale competitor.
  Questo primato che ho cercato di descrivere non è solamente quantitativo. Se, infatti, scorporiamo i dati di ascolto per fasce, per appartenenza sociale, per aree geografiche, scopriamo che il TG1 è egemone nelle fasce più pregiate. Abbiamo, secondo quanto ci dicono gli studi di marketing, il 27,2 per cento dei laureati contro l'11,8 per cento del principale competitor; abbiamo il 26 per cento dei ricchi – mi dispiace, ma è così che li definisce la ricerca di marketing – e colti contro il 12,7 per cento; siamo davanti ovunque nella suddivisione per aree geografiche, a nord-est, nord-ovest, al centro e anche al sud, e non era così appena qualche anno fa. Abbiamo, e dobbiamo riconoscerlo, una platea mediamente più anziana di altri competitor. Ci stiamo lavorando, ci lavoreremo con impegno e con fantasia per cercare di ringiovanire la nostra platea, ma la scomposizione per fasce sociali, economiche e culturali dei nostri dati e la loro omogeneità per aree territoriali indicano in maniera univoca il primato del TG1 tanto presso le élite quanto nelle fasce medie e medio-basse. Questo significa una cosa molto semplice: l'informazione del TG1 viene percepita dalla maggioranza dei nostri telespettatori, della platea dei telespettatori, come quella del telegiornale più autorevole. È questo il nostro capitale e lo preserveremo gelosamente incrementandolo e facendolo fruttare, almeno questo è il nostro tentativo.
  In una ricerca di questa estate, l'EBU, l’European Broadcasting Union, cioè il servizio che riunisce i servizi pubblici di tutti i Paesi europei, ha misurato il tasso di credibilità dei media appunto nei Paesi dell'Unione. La TV è risultata la seconda, dopo la sola radio, nella classifica dei media più attendibili. In particolare, in Italia il differenziale positivo tra chi crede e chi non crede in una certa notizia a vantaggio della TV è del 4 per cento. Tanto per capirci, la carta stampata va molto peggio, ha un differenziale negativo, per non parlare dell'informazione on line e dei social, che sono in fondo alla classifica della credibilità, anche se qui devo dire una cosa. In Italia – non c'entra niente con la mia direzione e con la Rai, ma lo dico come informazione – rispetto agli altri Paesi, l'informazione che si desume on line e dai social ha un picco che non consente di invertire la graduatoria, ma rispetto agli altri Paesi sono ritenuti un po’ più credibili i social e l’on line in Italia. Chiudo la digressione. In questo contesto, spiega l'EBU, un servizio pubblico forte è fattore decisivo per una buona qualità delle pratiche democratiche, a cominciare dal pluralismo e dalla libertà di informazione. Anche per questo siamo orgogliosi di far parte ogni giorno della grande avventura che è il nostro telegiornale.
  Adesso vorrei dire qualcosa riguardo al rapporto tra l'informazione all'interno della testata, quella di mia responsabilità, e l'informazione su Rai Uno, un'integrazione che stiamo cercando di sviluppare. Il TG1 ha avviato da tempo una proficua collaborazione con gli spazi informativi di Rai Uno. Unomattina è una coproduzione che negli ultimi anni ha visto accrescere impegno e spazio della testata. I risultati si vedono. Lo share del TG1 al mattino è aumentato, come quello dell'intera trasmissione Unomattina. La pianificazione dei contenuti è cresciuta di livello, in costante rapporto con la direzione di testata. L'esempio di Unomattina è un viatico importante per una nuova avventura del TG1 che abbiamo appena cominciato nel pomeriggio, e cioè la collaborazione con La vita in diretta, che è un progetto di grandi potenzialità. Il nostro obiettivo è semplice: affermare il principio che negli spazi informativi della rete di Rai Uno il TG1 è presente e decisivo quando si tratta di puntare su qualità e professionalità. Continueremo, ovviamente, a collaborare sui grandi eventi anche con Porta a Porta, senza rinunciare alla possibilità di scendere in campo con la nostra sigla, la sigla del TG1, e con le nostre forze per gestire prime o seconde serate in occasione di fatti di grande importanza. È accaduto quest'estate, ad esempio, in occasione di attentati terroristici, e noi abbiamo Pag. 5fatto, anche con un certo successo di ascolto, una prima serata di Rai Uno proprio con un impegno totale sotto la sigla del TG1.
  Venendo alle singole redazioni interne al telegiornale, mi soffermerò per brevità ovviamente solo su una, che forse è più sensibile e più importante agli occhi anche di questa Commissione: la redazione politica, il servizio politico parlamentare del TG1. Continuerà a essere basato, il lavoro di questa redazione, su inderogabili princìpi di completezza e pluralismo, tanto più importanti in quanto nei mesi a venire entreremo in una delicata campagna elettorale. Questo appuntamento ci consegna una responsabilità che affronteremo con determinazione, la responsabilità di essere rispettosi delle idee di ciascuno e offrire a queste diverse idee l'adeguata rappresentazione. Finita da tempo e senza rimpianto alcuno la stagione dei pastoni e dei panini, il problema è quello di rendere comprensibile e interessante per i telespettatori una politica come quella italiana – diciamolo – spesso contorta, litigiosa e che appare distante. Non partiamo dall'anno zero, cercheremo di farlo al meglio, con l'aiuto, quando necessario, di approfondimenti, schede, pezzi tematici, tutto quanto può risultare necessario per sciogliere agli occhi dei telespettatori i tanti rebus della politica.
  Tornando al telegiornale nel suo complesso, bisogna dire che è un flusso continuo. Pensiamo le varie edizioni del mattino, del centro e della sera per pubblici diversi, ma hanno tratti salienti in comune. Tra questi, ci sono la struttura e la durata dei servizi all'interno del telegiornale. Sempre più i telespettatori chiedono di avere più elementi, più dettagli, più chiavi interpretative delle notizie. Per questo abbiamo aumentato, e continueremo a farlo, il numero di schede con grafica, le interviste tematiche, le dirette dal luogo in cui la notizia prende forma. In questi giorni, per esempio, siamo in diretta con diverse inviati da Las Vegas per la terribile strage che si è verificata lì. Quando strettamente necessario, allungheremo anche la durata dei pezzi per dare più respiro e completezza al racconto. Inoltre, abbiamo cominciato a inserire nella seconda e ultima parte del telegiornale più storie, più racconto, più narrazione di questo Paese così straordinario e ineguagliabile: storie grandi, storie minime, istantanee delle grandi città, come della provincia più remota, con attenzione a chi vive nel disagio, nella disabilità, in sostanza agli ultimi, miniracconti che abbiamo cominciato ad affidare alla penna dei più abili, e non mancano certo. Ricordiamo che al TG1 c'è un'ottima scuola, Paolo Frajese, Paolo Giuntella e tanti altri.
  Quella del primo telegiornale italiano è una comunità di donne e di uomini che rispettano norme, diritti e doveri sanciti dai codici vigenti, dal contratto nazionale, che ha come bussola l'autonomia dei giornalisti. La pietra angolare di questa costruzione prevista dal contratto sta nell'articolo 6 del medesimo contratto nazionale di lavoro dei giornalisti, che attribuisce al direttore ogni potere necessario al perseguimento del mandato affidatogli dall'editore. Io mi sono impegnato con l'azienda, che mi ha nominato all'unanimità, e con la redazione, che ha votato a larga maggioranza il mio piano editoriale, a esercitare questi poteri all'insegna della massima inclusione di ciascun giornalista del TG1, inclusione che interpreto certo come un diritto fondamentale di ciascuno, ma anche come un dovere preciso di ogni redattore, vale a dire il dovere di partecipare, essere presente, essere protagonista della fattura del giornale, dando il proprio contributo senza riserve a ogni livello, dovere di essere parte attiva, discutere, affermare le proprie idee, accogliere quelle degli altri. Solo mettendo a fattor comune le risorse di ciascuno, potremo consolidare e far fruttare il nostro capitale, che è quello di un primato quantitativo e qualitativo che ho cercato di descrivere prima. La scelta di nominare direttore del TG1 un collega interno alla testata e alla Rai, cresciuto in quelle stanze, ha attribuito all'intera redazione una responsabilità non meno gravosa di quella che cade direttamente sulle mie spalle di direttore, e cioè la responsabilità di dimostrare che non è necessario un direttore esterno che viene dalla carta stampata, come è accaduto negli ultimi vent'anni, per far vincere il TG1. Il TG1 sappiamo renderlo Pag. 6 vincente anche noi, una sfida che stiamo affrontando tutti insieme e che uniti vinceremo.

  MAURIZIO GASPARRI. Un intervento molto asciutto, che si richiama a princìpi fondamentali del direttore, e ovviamente non può che essere condivisibile. Non ho osservazioni particolari da fare, intervengo solo per sottolineare alcuni aspetti, come il fatto delle risorse interne, che il direttore ha sollevato nella parte finale, dopo lunghi precedenti di direttori esterni, e l'ultima fase concitata della Rai, in cui la regola degli esterni a vari livelli, per la verità non necessariamente alla testata che lei oggi dirige, ma c'è stata altrove una sovrabbondanza di ricorsi agli esterni, vicende che si sono un po’ disperse dopo le contese con l'autorità Anticorruzione e altro.
  Ovviamente, le faccio i miei migliori auguri, conoscendo il suo impegno in ambito Rai ahimè da molto tempo. Del resto, se fa il direttore del TG1, deve aver cominciato da un po’ di tempo, perché l'improvvisazione di questo servizio sia in politica sia altrove non è mai una cosa buona. In questo caso, sicuramente non c'è improvvisazione.
  C'è poi, ovviamente, l'aspetto, che sembra banale, del pluralismo, che invece è importante. Il TG1 è «il» telegiornale, oggettivamente, piaccia o non piaccia a chi sostiene giustamente altri tipi di ipotesi. Il TG1, anche per i dati di ascolto che lei ha ricordato nelle varie fasce e nella caduta nelle varie categorie, da quelle più umili a quelle più divoratrici di informazione, per non usare termini che potrebbero sembrare socialmente spiacevoli, ha una sua responsabilità enorme. La Commissione di vigilanza, soprattutto in una fase delicatissima di elezioni, è sempre dedicata alla vita politica, ma in questa fase lo è ancora di più anche per le complessità che non dipendono dalla Rai, dal TG1, schieramenti, leggi elettorali e simili. L'auspicio è che quel dovere di pluralismo sia sempre garantito. La Rai nel suo complesso – non mi riferisco al TG1, di questo discuteremo altre volte – non sempre è ligia a questo. Anche in questa apertura di stagione, si vede di tutto, anche con certi risultati di ascolto – non parlo dei telegiornali – ultimo Baricco, per non parlare di Nemo o di altre cose, tutte cose monoculturali, che poi fanno il 2-3 per cento di ascolto. Il TG1 ha una funzione veramente generalista. Lei ha in mano una responsabilità non secondaria, sperando che il resto della programmazione sia più rispettosa di un pluralismo che allo stato la Rai deve garantire in maniera più ampia, perché la panoramica di alcune scelte e anche di alcune tutele è insoddisfacente. Il TG1 in questo garantisce numeri importanti, quindi a lei la responsabilità di continuare a meritarli.

  DALILA NESCI. Grazie, direttore, per la sua presenza qui.
  Vorrei fare con lei delle riflessioni, anche con i miei colleghi. Sicuramente, come in qualche sfumatura ho ascoltato nel suo discorso, il TG1 non è controllato dal Partito Democratico come lo era sotto l'egida del dottor Mario Orfeo, che infatti è stato premiato ed è promosso a direttore generale della Rai. A nostro avviso, direttore, rimane comunque un TG filogovernativo. Su questo vorrei una sua risposta. Abbiamo riscontrato che i servizi sulle querelle tra Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle sono un classico del suo TG e vengono conclusi sistematicamente con una voce del PD. Sarei felice che lei mi smentisse, eventualmente, perché una volta può capitare, può essere una scelta precisa. Se la cosa avviene sistematicamente, non lo è.
  Giudichiamo sicuramente giusta l'attenzione che questo TG ha nei confronti del Movimento 5 Stelle, anche se al limite dell'ossessivo. Abbiamo riscontrato questo. Le dinamiche e le problematiche interne al Partito Democratico e a Forza Italia sono, invece, inesistenti rispetto – ripeto – all'attenzione ossessiva al Movimento 5 Stelle. Se i servizi nei confronti del Movimento 5 Stelle devono essere giustamente anche duri, secchi, come la linea detta, che però questo avvenga anche per le altre forze politiche. Abbiamo visto troppe volte dei servizi che sono letteralmente degli elogi al leader della forza politica di turno.
  Vado a domande veloci e secche.
  Il PD, recentemente, si è lamentato pubblicamente del servizio sul rinvio a giudizio Pag. 7di suoi sedici esponenti per le spese pazze in regione Lazio, sottolineo senza che fossero mandate mai in onda le immagini delle persone coinvolte, ma immagini di palazzi, di vetri, non le immagini dei soggetti. Mi chiedo se, oltre a queste denunce pubbliche da parte del Partito Democratico, lei abbia subìto altro tipo di pressioni. Lo dico perché, invece, sulla richiesta di rinvio della sindaca Raggi ci sono stati molti più servizi per due giorni di seguito. Per quanto riguarda la notizia sulla richiesta di rinvio a giudizio del sindaco di Milano, Sala, il suo TG delle 20 ha fatto un vivo, con la notizia letta dal mezzo busto con la foto in sfondo di Sala, mentre per la richiesta di rinvio a giudizio della sindaca Raggi è stato fatto un servizio di giudiziaria e uno politico, ovviamente concluso con gli attacchi del Partito Democratico e del centrodestra: come mai queste due scelte differenti su Sala e su Raggi?
  Ho ascoltato dalla sua viva voce che intenderà dare delle prime serate a Porta a Porta, o comunque a uno speciale Porta a Porta, più correttamente. Speravamo, forse meglio, in uno speciale del TG1 e non di Porta a Porta, e mi collego a un'altra domanda, anche se forse ha già risposto dicendo che ci sarà una collaborazione più stretta. Abbiamo sottolineato più volte come Vespa abbia un contratto da artista. Ci sono state polemiche e anche discussioni molto dettagliate qui all'interno: significa che durante la campagna elettorale Porta a Porta, il suo programma avrà la copertura della testata giornalistica? Se mi potesse confermare questo, ovviamente mi lascerebbe molto sconcertata.
  Ultime domande. Abbiamo visto i dati AGCOM di luglio: il tempo di parola del Movimento 5 Stelle è stato pari al 12 per cento, del PD al 24 per cento; ad agosto, il Movimento 5 Stelle ha avuto l'8 per cento, mentre il PD il 17 per cento. Le ricordo che durante il mese di agosto abbiamo fatto una campagna molto impegnativa in Sicilia con quello che oggi è il nostro candidato premier, Di Maio, quindi ogni giorno ad agosto c'erano potenzialmente tante notizie, ma anche lì i dati non si sono riequilibrati. Lo porto a titolo di esempio proprio per questo. Governo e PD insieme hanno avuto il triplo dello spazio del Movimento. Come mai? Può darmi una risposta?
  Ci sono altre due domande.
  A Renzi sono stati dati più volte ampi spazi. Sono più precisa, sono stati mandati degli inviati in diversi eventi in cui Renzi si esponeva pubblicamente, che non è più tra le aule parlamentari, ma è segretario di partito, mentre anche noi oggi abbiamo un candidato premier. Per Di Maio, visto che alla prima uscita non abbiamo avuto questo privilegio, vorremmo sapere come avete intenzione di comportarvi.
  Ha detto, e condivido, che è stato abbandonato il modello «panino», prediletto dal dottor Orfeo, suo predecessore alla direzione del TG1. Se non c'è più questo modello, in realtà, sistematicamente i servizi si chiudono con una voce del PD. Domanda da un milione di dollari: in che cosa crede che il suo TG si differenzi dagli altri? Questa è una domanda che ci poniamo da tanto tempo. Visto che è molto positivo e propositivo e la vedo sorridere ottimisticamente, spero di avere una bella risposta.

  SALVATORE MARGIOTTA. Intervengo molto rapidamente, anche se devo dire che l'intervento della collega del Movimento 5 Stelle mi indurrebbe a una serie di precisazioni, che non farò, salvo una.
  Intanto, condivido molto le cose che ha detto il presidente Gasparri e condivido la relazione del direttore, che apprezzo. Penso che il TG1 sia esattamente una delle cose che funzionano della Rai e una delle cose per le quali la Rai può ritenere di fare servizio pubblico. È un'istituzione vera nel Paese, ci ha dato anche dati – conoscevo quelli quantitativi, meno quelli qualitativi – interessanti. Non c'è dubbio – ha anche evidenziato un tema anagrafico – che comunque per una certa parte d'Italia il TG1 è la fonte primaria per le notizie e anche la fonte a cui si dà maggiore credibilità. I numeri sono importanti, le danno ragione. Per rispondere io a uno dei quesiti che ha posto la collega prima, una delle cose in cui si differenzia il TG1 dagli altri TG è che viene ascoltato da molta gente. I numeri non sono conculcati dalla politica o dai Pag. 8grandi sistemi giudaico-massonici. Mediamente, sono dovuti al fatto che una persona accende il televisore e decide di vedere il TG1. È un dato, punto.
  Seconda questione, invece, è molto importante secondo me quest'avvio di collaborazione rete-testata, su cui non tutti la pensano al medesimo modo. Ho avuto modo di ascoltare vari punti di vista. Io, invece, penso che ci fosse bisogno di elevare la qualità di alcuni programmi che fanno informazione indipendentemente dalle redazioni giornalistiche. Il fatto di far entrare sempre di più le redazioni giornalistiche in quei programmi, secondo me, migliorerà la qualità dell'informazione e forse eviterà anche qualche piccolo tema non esattamente virtuoso.
  La terza questione è quella della par condicio. Continuo a ritenere – l'ho detto anche in tempi non sospetti – che prima o poi una revisione di questa legge andrà fatta. Credo che fosse una legge che nasceva giustamente in un certo momento. Adesso, quantomeno va messa a regime. Mi chiedo e chiedo al direttore quanto questa legge rischi di imbrigliare, invece, una qualità dell'informazione, le cui responsabilità sono in capo al direttore, che il direttore si assume, ma senza lavorare col bilancino dei minuti o senza dover rispondere, come oggi dovrà avvenire, se ci sono stati X minuti, la percentuale, l'Osservatorio di Pavia... Mi pare una sovrastruttura che forse una politica più intelligente e più lungimirante dovrebbe iniziare a porsi il problema di rivedere.
  Quanto alla lamentazione per lo scarso spazio dato al candidato Di Maio, mi lamento anch'io di questa cosa: vorrei che il TG1 gliene desse tantissimo, perché più ne dà e più ci aiuta. Dal punto di vista del PD le pongo, quindi, questo tema in maniera forte: dia a Di Maio più spazio possibile.
  Vorrei fare la quarta domanda sul piano dell'informazione, sulla sua opinione, ma andremmo troppo lontano. Su questo avremo modo e tempo per confrontarci. Pur avendo molta curiosità di sapere che cosa pensa il direttore del TG1 dei piani sin qui bocciati o di quello approvato e mai realizzato, rinvio la palla a un altro momento di confronto.

  MAURIZIO LUPI. Dico subito che non sono assolutamente d'accordo con il collega Margiotta. Vorrei che lei desse molto più spazio a me e al collega Gasparri, in modo da poter convincere della nostra bontà piuttosto che del disvalore degli altri.
  Fatta questa premessa devo dire a nome mio, ma anche a nome del nostro gruppo, che non solo la ringraziamo della sua presenza, ma quando sono state fatte le nomine abbiamo molto apprezzato la sua per alcune questioni e alcune sottolineature, tra l'altro già fatte anche dai colleghi che mi hanno preceduto. Penso, essendo stato il primo intervento, al collega Gasparri o allo stesso collega Margiotta. I due aspetti sono, secondo me, strettamente collegati.
  Anzitutto, prosegue, ogni tanto raramente, ma in questo caso prosegue la scelta, in questo caso da parte del direttore generale e del consiglio d'amministrazione, di verificare se all'interno dell'azienda siano nate o siano state formate professionalità che nel corso della loro vita professionale, appunto, possono assumere responsabilità e arrivare ai vertici dell'azienda stessa. Credo che questo sia il miglior risultato e la miglior testimonianza di come un'azienda fa servizio pubblico, forma e investe sulle proprie professionalità.
  In secondo luogo, è evidente che quella della sua persona è stata, dal nostro punto di vista in continuità con quella del direttore Orfeo, non solo una scelta interna, ma anche una continuità nella tradizione del TG1, e della tradizione del TG1 di essere il primo telegiornale, di essere il punto di riferimento del servizio pubblico, di lavorare proprio nella direzione che a noi preme, che è quella di una capacità di raccontare. A me è piaciuto molto il passaggio che lei ha fatto sulle storie. Credo che l'Italia sia un Paese da raccontare nei suoi aspetti negativi, ma da raccontare anche nelle sue eccellenze o nelle sue peculiarità. Il TG1 e il servizio pubblico dovrebbero far questo, non per nascondere la realtà, ma per dire che la nostra realtà, l'Italia è un Paese certamente a colori, ma che ha grandi risorse al suo interno. Mi aspetto da un Pag. 9telegiornale, dal TG1, da un servizio e dalla Rai esattamente questo. In questo – sottolineo – mi aspetto un pluralismo culturale prima che politico, e quindi anche politico: culturale, perché è esattamente la forza del nostro Paese, della cultura da cui veniamo; politico, perché è giusto che la politica abbia il suo spazio, perché è la sintesi e la rappresentanza della società.
  Questa è la ragione per cui abbiamo apprezzato la sua scelta, la condividiamo. Ha una sfida e una responsabilità di continuità molto importante, dove metterà anche, e qualcosa si è già visto, la direzione personale che lei ha. E ha fatto bene, secondo me – alcuni dati non li conoscevo neanch'io – a parlare di numeri. Per sapere se è autorevole o non autorevole, parlano i numeri, parla la realtà. I cittadini non ascoltano il TG1 perché chiude il PD o apre Maurizio Lupi. Ascoltano il TG1 o si informano dal TG1 o dagli altri TG perché scelgono, hanno la libertà di scelta, e perché lo ritengono un punto di riferimento di informazione. Sono tanti 25 milioni. È una grande responsabilità, non è una piccola responsabilità.
  Ho due domande, due sottolineature, due approfondimenti da fare.
  La prima è legata alla questione dei giovani. Tra l'altro, come nel confronto col direttore generale, tutte le volte che ci siamo visti, sull'azienda, sull'investimento sulla rete, sulle nuove tecnologie, sul digitale, credo che il futuro dell'azienda Rai, e quindi anche il futuro del principale telegiornale, si giochi sull'investire, sull'attrarre e sulla capacità di informare anche una platea diversa, che non è nata come noi e non si è formata come noi nell'informazione tradizionale, quella della stampa o quella della televisione. Mi piacerebbe capire, proprio nel piano editoriale che ha presentato, quali sono gli obiettivi che si dà, come c'è questa relazione-correlazione non solo con la rete. A me vanno molto bene le trasmissioni – con Unomattina si è visto anche il passaggio di qualità professionale già con Orfeo, ma poi anche con lei – ma anche il digitale. Ci sono stati dei tentativi nei mesi passati, negli anni passati. Mi piacerebbe molto capire questo. Sempre in relazione ai giovani, se lo fa, come il TG1 continua a formare giovani giornalisti? Vedere ragazzi che magari ho conosciuto che prendono la conduzione delle 8 o altro, o giovani giornalisti che vengono a lavorare, mi riempie il cuore. Vuol dire che si sta investendo, perché anche questo è un linguaggio nuovo. Nel modo con cui integrate le risorse umane, lavorate col direttore generale nell'autonomia delle scelte? Vorrei capire se si tiene conto di anche di questo.
  Ultima osservazione. Lo ha toccato Margiotta, ma questo sarà il tema vero dei prossimi sei mesi, perché ormai siamo a conclusione di una legislatura. Entriamo in campagna elettorale, siamo a sei mesi, la campagna elettorale più importante. La Commissione di vigilanza dovrà poi, ovviamente, svolgere il proprio compito riguardo alla legge sulla par condicio, ma è evidente – lo dico anche al presidente – che più ci avvicineremo, più il tema che abbiamo affrontato in occasione del referendum, ce lo ricordiamo tutti, sarà di fatto tra noi, nelle nostre discussioni. Come vi state preparando a questo? Secondo me, per esempio, sul referendum avete fatto un ottimo servizio, anche grazie alla delibera approvata dalla Commissione di individuazione non solo dell'informazione politica, con equilibrio nelle ore peggiori, ma anche per come trasformare le informazioni in modo da farle conoscere ai cittadini e attrarre ascoltatori. Anche questo aspetto è uno dei punti più importanti del pluralismo politico.

  ROBERTO RUTA. Sarò telegrafico, e mi scuso, perché poi dovrò raggiungere un'altra Commissione per un provvedimento importante.
  Ho tre considerazioni. La prima – spero di non essere banale, ma per quanto mi riguarda è fondamentale – è che spero che la Rai tutta, ma sicuramente il TG1 per i numeri che ha, possa essere ricordato per questa prima prova che lei come direttore ha, una prova sicuramente difficile, quella della campagna elettorale imminente, come il TG che ha saputo essere realmente e sostanzialmente imparziale. Lo dico da persona del PD. Quella è la vittoria collettiva Pag. 10che otterremmo, una sostanziale imparzialità, registrando dopo la campagna elettorale una condivisa posizione di tutte le forze politiche nel riconoscere al TG1 l'imparzialità avuta al di là dell'applicazione della par condicio. Lo dico perché da un po’ di tempo faccio politica e non ho mai avuto l'occasione di lamentarmi né del TG locale della Rai né di altre situazioni. So bene quanto sia sensibile quel mondo della politica a ogni parola, pensando che poi quella parola cambi il destino e i consensi di una forza politica. Sono convinto, però, che se verrà ricordato così, e questa è una missione, quindi un'esortazione, inutile se vogliamo, questa debba essere la più grossa soddisfazione.
  Seconda questione. Con 25 milioni di contatti settimanali, questione che ha già sollevato Lupi, lei ha una doppia responsabilità: una è quella di immaginare che, grazie a quel bacino d'utenza, possa essere raccontata l'Italia in tutti i suoi aspetti, a mio avviso promuovendo anche con la testata un maggiore impegno sul profilo delle inchieste, non quelle giudiziarie. Penso alle inchieste nel senso proprio giornalistico del termine, quello più autentico, la conoscenza di ciò che è oscurato da ciò che non viene illuminato normalmente dai giornali e dai telegiornali. Del resto, lei ha richiamato due persone che sono state al TG1 e che sono state sicuramente punti di riferimento del nostro giornalismo.
  Ultima considerazione. Per quanto riguarda l'altro mondo, quello più propriamente delle nuove generazioni, credo che il legame col mondo delle inchieste possa essere sicuramente – lo dico in maniera molto sommessa – una delle chiavi per attrarre un mondo di nuove generazioni, che ha grande sete di cose non banali, molto più di quello che sembra agli occhi di chi magari ha qualche anno in più. Hanno bisogno, sono assetati – lo dico non solo per esperienza diretta di figli – di cose non banali, molto stufi di cose ripetute, di propagande che si ripetono insistentemente e non scoprono, non rivelano, non mettono in luce quella varietà e quella ricchezza che non solo ha l'Italia, ma che ha di per sé la vita. La responsabilità, quindi, è enorme. Sono felicissimo che sia stato nominato uno interno alla Rai. È stata una delle mie battaglie appena sono entrato qui dire che bisognava guardare all'interno della Rai, perché può diventare una scommessa e un metodo importante, senza nulla togliere ad altre risorse, che pure ogni tanto possono servire. La vicinanza, non quella politica, ma la voglia di tutelare un lavoro che va in questa direzione sarà totale.

  FRANCESCO VERDUCCI. Grazie, direttore, per il suo intervento.
  Penso che, quando qualche mese fa il nuovo direttore generale della Rai ha scelto di indicarla alla guida del TG1, abbia fatto una scelta molto opportuna, non solamente per le qualità della sua persona – mi unisco al plauso degli altri colleghi per il suo excursus nell'azienda – ma appunto proprio per aver deciso di fare una scelta premiando un professionista cresciuto nell'azienda. Questa scelta di un interno è innanzitutto fiducia in un grande valore aziendale. Nella sua introduzione, ha fatto riferimento con soddisfazione, alla quale mi unisco, ai dati molto importanti del telegiornale che dirige. Sono dati molto importanti a fronte, soprattutto, di un contesto, come tutti sappiamo, quello del sistema della comunicazione, che è assolutamente diverso non solo da quello degli inizi pionieristici della Rai degli anni Cinquanta, degli anni Settanta, ma completamente diverso anche solo rispetto a dieci anni fa. Rispetto a dieci anni fa, oggi abbiamo non solo un pluralismo televisivo molto accentuato, ma un pluralismo delle fonti informative, compresi i social network, davvero impressionante e che cresce di giorno in giorno. Il fatto, a fronte di tutto questo, di avere il TG1, dei dati di ascolto e di contatti così rilevanti, innanzitutto dice di un grande, importante e significativo lavoro che si sta facendo, che lei sta facendo, ma che naturalmente ha saputo anche fare il suo predecessore. Sarebbe sbagliato sminuire questi dati, perché, come lei giustamente diceva, non sono solamente dati quantitativi. Impressiona anche l'elemento qualitativo di questi dati.
  Fatemi dire, in riferimento alle battute della collega Nesci, che ho trovato sgradevoli, Pag. 11 sul rapporto tra il PD e il direttore Orfeo, che le ho trovate particolarmente sgradevoli anche perché purtroppo il direttore Orfeo è stato oggetto nei mesi scorsi di un caso particolarmente grave, davvero intimidatorio nei suoi confronti, portato avanti, come si è visto, non solo da militanti del Movimento 5 Stelle, ma da militanti del Movimento legati ai gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle. Lo trovo particolarmente grave. E trovo particolarmente grave che a più riprese il capo politico del Movimento 5 Stelle, Grillo, abbia reiterato un atteggiamento assolutamente intimidatorio nei confronti del TG1. Io, invece, voglio rimarcare i dati di un telegiornale che si è distinto in questi anni e che si distingue sotto la sua direzione per completezza e pluralismo, che sono un elemento di quel dato di ascolto che certamente ha a che fare con la reputazione del TG1, che è un valore aggiunto per la reputazione del servizio pubblico.
  Penso sempre che la caratteristica del servizio pubblico dovrebbe essere la capacità di stare nel mercato, nel grande mercato anche dell'informazione, ma sapendosi distinguere, perché appunto è servizio pubblico, quindi portando avanti un modello anche informativo differente rispetto a quello del privato, giocoforza più legato agli indici di ascolto. In questa distinzione sta una grande caratteristica del servizio pubblico, che poi non contraddice la capacità di fare ascolto. Allora, voglio qui parlare della necessità di un modello informativo legato ai fatti. Riuscire a raccontare i fatti e a fare in modo che il pubblico possa comprenderli, molto spesso non si coniuga con la ricerca del sensazionalismo, con la ricerca dell'emotività e dello shock emotivo a tutti i costi, che possono portare lì per lì degli ascolti, ma che in realtà molto spesso sono fuorvianti rispetto alla comprensione, al racconto e all'obiettività dei fatti. Questo, che penso sia un dato anche di discontinuità rispetto a un modello arrembante, non solo del privato ma molto spesso anche dell'informazione sui social network e in Internet, lo trovo un valore da preservare. Tra l'altro, rispondendo alla battuta del senatore Gasparri di poco fa, invece trovo che l'aver scelto Rai Tre di dedicare la prima serata, due sere fa, al reading di un'opera importantissima come Furore, che parla degli anni Trenta e di un secolo fa, ma che parlando di migrazioni parla del nostro presente, sia da applaudire, che sia quello servizio pubblico. La Rai dovrebbe avere il coraggio di andare avanti, perché quei 600.000 spettatori la prossima volta sono convinto saranno molti di più.
  Da ultimo, concludo anch'io collegandomi a un tema qui richiamato dal collega Lupi, quello delle nuove generazioni e del rapporto tra il TG1 e l'offerta in rete. Sappiamo che le nuove generazioni non hanno più alcuna abitudine, come c'era in passato e come forse ancora ha la mia generazione come ultima generazione, quella di seguire il palinsesto lineare. I palinsesti si fanno in casa, ognuno si forma il proprio palinsesto: la rete dice molto sui costumi mediatici delle nuove generazioni. Penso che ci sia una grande potenzialità del TG1, a patto di saper portare questa sua discontinuità di linguaggi dentro il tempo e il linguaggio nuovo della rete, per fare in modo che non manchi in quelle fasce che lei ha citato la fascia decisiva della nuova generazione.
  Vorrei sapere da lei come sta pensando l'offerta informativa su questo nel suo lavoro.

  FABIO RAMPELLI. Mi unisco ai ringraziamenti per la sua relazione, direttore. Penso che lei abbia, in buona sostanza, di fronte a sé due bonus: uno di credibilità personale, che le è stato ampiamente riconosciuto, e anche in questo voglio unirmi al coro dei colleghi; uno di credibilità della testata, perché è un fatto oggettivo che i numeri che ci ha descritto sono molto importanti, ma è altrettanto oggettivo che il TG1 è sempre stata la testata ammiraglia della Rai, quindi confrontarsi con i suoi numeri non è un fatto semplice. Mi pare che, rispetto alla descrizione dei programmi, dei propositi e anche alla breve analisi di quella che è stata fino adesso la sua esperienza nel ruolo che ricopre, non ci si possa esimere comunque dal condividere. Il problema, ovviamente, è che i propositi non sempre corrispondono alla realtà. Ci piacerà Pag. 12 poi capire, nel caso in cui il Movimento 5 Stelle dovesse aumentare, in particolare Di Maio, la propria visibilità, se sarà stato per merito del collega Margiotta, per merito della collega Nesci o per suo merito. Lo verificheremo nel tempo.
  Chiunque venga al cospetto di questa Commissione – ovviamente non ho mai sentito pareri diversi da questo punto di vista – celebra i fasti del pluralismo, della correttezza nell'informazione, del ruolo strategico che l'informazione equilibrata ha anche nella formazione di una coscienza. Non c'è grande novità neanche in questo. Siamo tutti in attesa di capire, dopo l'annuncio dell'uscita del funambolo, che il funambolo si esibisca in buona sostanza. Anche per dire, però, cose un po’ diverse rispetto a quelle dei colleghi, sennò la melassa sarebbe indigesta, vorrei farle qualche esempio di situazioni che non sempre trovano riscontro anche nelle sue parole e nella sua relazione.
  Senza andare a settimane o a mesi fa, mi fermo alla giornata di ieri, quando abbiamo avuto un telegiornale sempre particolarmente ricco e interessante, che però ha aperto la sua edizione con fatti di politica internazionale, che penso ci stiano tutti: le terribili vicende di Las Vegas, le inquietanti vicende, fortunatamente meno tragiche, ma comunque inquietanti politicamente, della Spagna. Per terza notizia e prima notizia nazionale, non è stata data quella delle duplici dimissioni dal Governo di un sottosegretario e di un viceministro, cosa che ci si sarebbe aspettati in qualunque Paese normale, dall'Albania all'Uganda. C'è stata, invece, l'incredibile novità dello scontro, della polemica a distanza tra il partito che rappresento e la Lega Nord, in particolare il governatore della Lombardia Maroni. Se fosse stata un'altra testata, tutto sommato me lo sarei anche aspettato, se lo sarebbe forse aspettato chiunque. In una testata più aggressiva, che entra nei processi, nei litigi, che fa più scandalismo e sensazionalismo che informazione, ci sarebbe stato tutto, e sinceramente non mi sarei scandalizzato più di tanto. La domanda, però, è lecita: se la prima notizia nazionale che è stata data dal telegiornale più importante, ammiraglio della Rai, è questa, bisogna istituire una rubrica a parte per il Partito Democratico, perché questo è. Se la linea di demarcazione, la profilatura scelta è quella di entrare nelle dinamiche dei singoli partiti, di mettere in evidenza le polemiche, è esattamente il contrario rispetto a quello che lei ha detto. A un certo punto, mi sono proprio segnato che lei ha detto che la nostra è una politica contorta, litigiosa e, se non ho capito male, la testata vorrebbe mitigare piuttosto che assecondare. Poi me lo spiega meglio. L'informazione d'assalto, l'informazione aggressiva e l'interpretazione che ne viene fatta da alcune testate giornalistiche non sempre, invece, corrispondono alla necessità di dare un'informazione corretta.
  Al di là di questo, mi basta allo stato – comunque confido nei suoi due bonus – la dichiarazione d'intenti che lei ha fatto in ordine alla sensibilità particolare che verrà trasferita sull'equilibrio dell'informazione, e dell'informazione politica in particolare.
  Ho già detto in più circostanze in questa Commissione, lo ribadisco anche di fronte a lei perché penso possa essere utile, che non sono affatto dello stesso avviso del collega Margiotta quando critica la par condicio, che sicuramente tradisce una necessità di regolamentazione esterna, che supplisce evidentemente a una scarsa professionalità, altrimenti non ce ne sarebbe neanche bisogno. Allo stato, con l'evolversi del dibattito, dei nuovi processi formativi e di nuove professionalità, non mi pare che ci sia una rassicurante alternativa rispetto alla par condicio. Semmai, si aggregano gruppi di potere e sottogruppi di potere in base a ragionamenti e princìpi meno nobili rispetto a quelli da cui viene persino la terribile stagione della lottizzazione politica o partitica. Siamo a chi prende il caffè e l'aperitivo e frequenta le occasioni del tempo libero e che viene magari privilegiato rispetto a chi è più sfortunato o, semplicemente per convinzioni personali, ha meno il desidero di frequentare i padroni del vapore, o comunque chi ha ruoli di responsabilità oggettiva. Fino a che le cose non cambieranno, penso che l'unica ancora di salvezza per garantire una sorta Pag. 13di equilibrio nell'informazione non soltanto come petizione di principio, ma come manifestazione concreta di esercizio di questo principio, sia la par condicio.
  Io le chiedo, ovviamente, di essere rispettoso – la par condicio scatterà ormai tra breve, tra qualche mese – di quei princìpi che comunque hanno ispirato la stessa par condicio: corretta informazione, corretta partecipazione di spazi e corretta divulgazione di iniziative e contenuti da parte di tutte le forze politiche e sociali, nessuna esclusa. Noi – glielo dico perché i colleghi se lo aspettano – non siamo stati neanche in questa fase particolarmente premiati dai dati che ci vengono forniti, e quindi chiediamo che ci sia un'adeguata attenzione alle nostre posizioni. Siamo anche entrati in Senato, abbiamo anche fatto un'aggregazione in Senato. So che alcuni meccanismi funzionano anche con le presenze alla Camera e al Senato, che ci sono conteggi, valori, elementi che entrano nello stabilire il minutaggio. Non so chi debba fare le comunicazioni da questo punto di vista, e siccome non lo so, le farò anch'io, in modo che comunque l'informazione arrivi a lei e alla Rai tutta.
  Buon lavoro.

  GIORGIO LAINATI. Mi fa piacere, presidente, salutare Andrea Montanari, col quale abbiamo lavorato alcuni decenni fa insieme in sala stampa alla Camera. Non posso che apprezzare la carriera di entrambi, in qualche modo, ma in particolare la sua. Il dottor Montanari è veramente un bravo e serio giornalista del servizio pubblico. Ecco perché io, presidente e colleghi, sottolineerei di più questa scelta finalmente lungimirante, come hanno fatto anche il mio presidente Lupi e altri colleghi. Ribadisco finalmente, dopo tanti direttori generali, che non ho difficoltà a dire sbagliando chiamavano magari dei giornalisti giudicati particolarmente capaci dall'esterno e sacrificavano invece le risorse interne, persone come il direttore Montanari, proprio cresciute nell'azienda, testimonianza invece di questa bella crescita dentro il servizio pubblico. Mi sembra, questo, il dato assolutamente più importante operato dalla nuova direzione generale, che ha dimostrato di avere davvero una visione sul servizio pubblico rispetto a quella che l'ha preceduta, che invece era una gestione di mera accademia culturale sul futuro del servizio televisivo nella sua interezza. Il direttore del TG1, dunque, personalità capace e seria, deve continuare esattamente con quelle cose che ha detto in uno speech di quindici minuti, questa descrizione di che cos'è l'ammiraglia dell'informazione del servizio pubblico e che cosa deve continuare a essere. Vorrei, anzi, proprio ricordare al direttore, come hanno detto altri colleghi, che nell'avvicinarsi del periodo della par condicio molti programmi di approfondimento come Porta a Porta finiranno, come lui ben sa, sotto la responsabilità del TG1. Non mi soffermerei, quindi, sulla questione se l'approfondimento di prima serata lo faccia Porta a Porta o lo speciale del TG1. Tutti i giornalisti, e non solo, che seguono la televisione, l'informazione televisiva, sanno benissimo che, se vi è un accadimento di enorme rilievo, può benissimo essere, come è accaduto tante volte, dentro una cornice dello speciale del TG1, che normalmente va in seconda o terza serata, ma benissimo dentro la cornice di Porta a Porta. Direttore Montanari, non mi soffermerei su questi sofismi, se lo faccia uno o l'altro. L'importante è che si faccia un buon prodotto, come sempre si fa. Del resto, è la stessa cosa di quello che si diceva prima. Non credo che abbia una grande rilevanza pensare a chi apre o chiude una pagina dell'informazione politica, perché comunque le cose che uno dice all'inizio o alla fine di un servizio danno sempre al telespettatore la percezione di quale sia l'opinione di chi parla e della forza politica che egli rappresenta. Mi pare che discutere se sia prima o dopo non ci porti da nessuna parte. Voglio dire, invece, con molta sincerità e amicizia al direttore che auspico, visto anche il numero importante di professionalità che egli dirige, qualora ci fossero margini maggiori, che conquisti nuovi spazi nell'ambito della rete di Rai Uno per poter allargare i confini di alcuni bei programmi di approfondimento che si muovono nei settori più disparati della società. Fortunatamente, non c'è solo la politica, ma la cultura, lo sport, Pag. 14l'intrattenimento, le questioni del turismo, l'agroalimentare. C'è veramente un mondo che i telespettatori curiosi vogliono scoprire. Sono sicuro che il TG1 continuerà in modo assai brillante con grandi successi a consentirlo. Grazie e buon lavoro.

  FEDERICO FORNARO. Ringrazio anch'io. Chiedo scusa, ma purtroppo non ho potuto sentire la relazione per una concomitante Commissione al piano di sopra. Voglio cogliere l'occasione della presenza del direttore Montanari per sottolineare un aspetto che ho già avuto modo di evidenziare in occasione dell'audizione del direttore generale, dottor Orfeo, cioè la delicatezza di questi mesi in un fine legislatura, quindi in una campagna elettorale, ben più lunga di quella determinata dalla legge. Non è una campagna elettorale da trenta giorni, per cui scatterà, come ricordava prima il collega Rampelli, la par condicio prevista dalla normativa. Di fatto, siamo già in campagna elettorale. Credo che vada sottolineata, in questa fase, una ancor più necessaria azione di responsabilità e di controllo rispetto agli aspetti sia quantitativi sia qualitativi, di cui ancora nella giornata di ieri abbiamo avuto alcuni esempi a nostro giudizio poco edificanti.
  Credo che questa sia l'occasione per sottolinearlo, chiedendo che il TG1, l'ammiraglia, il telegiornale più visto dagli italiani, e quindi dagli elettori italiani, abbia ancor più nell'attività ordinaria l'attenzione per questi mesi, che saranno mesi difficili e complicati. Non la invidio, per essere chiari, in una posizione come la sua e per le sollecitazioni che arriveranno di qui alle elezioni, ma ancora di più c'è la necessità che pluralismo e indipendenza dell'informazione siano rafforzati come un principi forti e necessari.

  GIUSEPPE VINICIO GUIDO PELUFFO. Anch'io mi scuso se non ho ascoltato la relazione del direttore, ma, come il collega Fornaro, avevo un impegno in un'altra Commissione, dove era richiesta la presenza per partecipare al voto. Ho sentito gli interventi dei colleghi, che credo in parte mi abbiano dato un quadro.
  Ci sono alcune cose che vorrei riprendere. Continuo a pensare – faccio riferimento all'intervento della collega Nesci, intervenuta in maniera puntuale sulla singola edizione, il singolo servizio – che non sia nostro compito fare la scaletta del TG1 o di qualunque telegiornale, anche perché abbiamo uno strumento a nostra disposizione, che sono i rilevamenti fatti dall'Osservatorio di Pavia. In riferimento a quello, siamo in grado di valutare se ci sono significativi scostamenti rispetto alla presenza delle diverse forze politiche o di fronte a casi eclatanti. Quest'idea che si è riproposta più di una volta – oggi, è stata la collega Nesci – di intervenire nello specifico, sembra più la voglia di fare la scaletta o di esercitare una pressione, che continuo a pensare non sia nel nostro ruolo.
  Diceva poi il collega Margiotta che avrebbe avuto piacere di interloquire con il direttore in relazione alla sua opinione sul piano news. Confesso che anch'io avrei la stessa voglia di sentire la sua opinione. Nonostante, però, presidente, qua l'abbiamo chiesto a più riprese, mi sembra che il piano news attualmente non sia alle viste, anzi nel calendario che ci è stato proposto c'è prima il contratto di servizio e poi il piano news. Siccome il contratto di servizio doveva arrivare prima dell'estate o subito dopo l'estate, magari sollecitiamo il Governo e il sottosegretario a farci avere il contratto di servizio, così intanto esprimiamo il parere. Magari, questo consente anche di interloquire rispetto al piano news.
  Un'altra considerazione è stata richiamata dai colleghi rispetto alla par condicio.
  Qui abbiamo un compito precipuo, che è il regolamento attuativo della par condicio, cosa su cui saremo impegnati e dovremo svolgere, come si è sempre fatto, il nostro compito fino in fondo. Per quanto riguarda il periodo fuori dalla campagna elettorale, questa legislatura è quella che ha visto in questa Commissione un tentativo da parte dell'Agcom, in ragione di una delibera, di estendere fuori dal periodo elettorale una regolamentazione quantitativa venuta meno in ragione di una sentenza del Tar. Abbiamo interrotto il procedimento perché la delibera dell'Agcom non Pag. 15è arrivata, ma il fatto che non sia stata fatta non significa che nel periodo fuori dalla par condicio non ci sia un presidio attento dal punto di vista quantitativo e, soprattutto, qualitativo. Questo è previsto dal contratto di servizio, dalla concessione, e fa riferimento alla responsabilità editoriale, alla correttezza, cioè al ruolo del direttore e del giornalista, che peraltro in tutte quelle audizioni che avevamo avuto su quell'ipotesi di delibera era stato messo in evidenza da tutti i direttori di testate, che avevano chiesto che li lasciassimo fare il loro lavoro e di avere fiducia. Ho sentito nei suoi confronti, direttore, parole di fiducia in riferimento alla sua storia personale, alla testata: forse, bisognerebbe riporre la stessa fiducia, avendo poi gli strumenti (Osservatorio di Pavia e altro) eventualmente di intervento.
  Infine, ho sentito il presidente Lupi, e altri colleghi che hanno fatto riferimento ai giovani e al rapporto dell'ammiraglia dell'informazione di Rai con i giovani. Ho visto recentemente quest'indagine sui Millennials, quelli che sono di fronte a un flusso continuo di informazioni, la maggior parte delle volte generate soprattutto dalla riproposizione delle stesse che non dalla veridicità della fonte. Mi sembra interessante che in questo studio fossero gli stessi giovani, quelli che vivono in questo flusso continuo, a dire di aver bisogno maggiormente di giornalismo di qualità e di avere occasioni di decrittare questo flusso di informazioni. Da questo punto di vista, il servizio pubblico ha uno spazio enorme. Ho visto che il Prix Italia, se non ho capito male, era intorno a questo tema delle fake news: forse, questo, anche con maggiore coraggio, maggiore innovazione o quello che ritiene l'azienda, è un terreno su cui essa può avere un ruolo fondamentale, e chi continua a esserne ammiraglia, cioè il TG1.

  PRESIDENTE. Direttore, anch'io le faccio un in bocca al lupo e le dico che anch'io sono contento che sia stato scelto un interno. Spesso, in questa Commissione abbiamo parlato delle risorse esterne e delle risorse interne e abbiamo detto che bisognava senza dubbio investire nelle risorse interne. Ben venga che si faccia e si faccia nel miglior modo possibile.
  Ho ascoltato molti colleghi anche parlare di Porta a Porta con la possibilità di ricondurla sotto la testata giornalistica del TG1, per poi affrontare magari anche una futura par condicio con gli attori principali della politica italiana intervistati da Bruno Vespa. Le dico già da adesso che proporrò in Commissione, quando faremo la delibera, che chi ha avuto una deroga al tetto perché ha avuto il contratto artistico non possa essere ricondotto sotto testata. Mi sembra il minimo sindacale. Ci sono tantissimi giornalisti in Rai che facevano un lavoro di giornalisti, ma non avevano il contratto da giornalisti. Ci sono state tante proteste su questo, e ora c'è un conduttore, e ce ne saranno anche altri, che per aggirare, per avere la deroga al tetto, ha un contratto d'artista essendo un giornalista. Questo è un paradosso che, secondo me, deve essere affrontato. Deve essere detto chiaramente e pubblicamente, e ognuno deve assumersi le sue responsabilità su questa questione. Tantissimi giornalisti in Rai, senza il contratto di giornalisti ma che fanno i giornalisti, hanno fatto causa e hanno anche vinto, mentre altre persone sono giornalisti, ma hanno il contratto da artisti. Queste persone devono continuare a fare gli artisti e durante la par condicio con la delibera della Commissione di vigilanza secondo me non possono essere ricondotti a testata giornalistica. Questo è per far comprendere un po’ il mio punto di vista, per dirlo chiaramente, anche ascoltando giustamente tutti gli interventi della Commissione, se no prendiamo un po’ in giro le persone. Facciamo i giornalisti, ma siamo anche artisti, e intanto ci prendiamo un sacco di soldi. Questo mi sembra proprio chiaro.
  Altra questione. Credo che non si possa dire sempre che tutto va bene, che il TG1 è perfetto, e che tutto funziona a meraviglia. Se ci sono cose che funzionano e vanno bene, vanno dette, ma le questioni vanno affrontate, senza questioni di parte del PD, del Movimento, di Fratelli d'Italia, di Forza Italia. Oggettivamente, secondo me, ci sono stati problemi, ci sono stati Pag. 16problemi quando – lo dico da presidente di Commissione di vigilanza – l'ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, era anche segretario del Partito Democratico. Senza dubbio, avete avuto delle difficoltà, che secondo me vanno riconosciute e affrontate in questo periodo. Tutti i dati del Governo erano totalmente sballati – abbiamo avuto problemi anche sul referendum costituzionale – erano troppo alti, e infatti adesso che c'è – può capitare a tutti, a Forza Italia, al Movimento 5 Stelle – un Presidente del Consiglio diverso dal segretario del Partito Democratico, il Governo è stato ricondotto sotto una percentuale accettabile per un paese civile.
  Dal punto di vista dell'informazione, spero che queste dinamiche siano affrontate, che siano chiare, che vengano discusse apertamente, perché non c'è nessun problema a farlo. Il problema è se non vengono discusse. Il problema è dire che va tutto bene, che è tutto perfetto, che tutto funziona a meraviglia. Secondo me, ci sono sicuramente cose positive, ma ci sono tante cose che non funzionano e che non hanno funzionato. Le faccio gli auguri di buon lavoro e un in bocca al lupo, sperando che le cose anche su questi aspetti funzionino molto meglio.
  Il consiglio generale che do poi a tutti i giornalisti – voi dovete essere indipendenti, siete indipendenti e nessuno mai deve mettere bocca nelle cose che fate, e questa Commissione deve garantire al massimo quest'autonomia – è di staccare i propri telefoni se c'è qualche parlamentare che chiama, se c'è qualche consulente che chiama, la comunicazione, chiunque, se non per questioni relative a comprendere le dinamiche di ciò che sta accadendo e fare dei servizi appropriati. Chiudete ogni tipo di comunicazione che non sia propedeutica, giustamente, a un servizio giornalistico. Per il resto, tutti i parlamentari, gli altri, anche quelli fuori dalla Commissione, sanno che, se c'è qualcosa che non va, tramite il capogruppo in Commissione vigilanza possono presentare le interrogazioni alla Rai, cui siete obbligati a rispondere in quindici giorni, sperando che rispondiate sempre meglio, perché molto spesso le risposte che date sono esigue, sono formali. Sembra sempre che non comprendiate la domanda, ma rimanete in un'ottica formale. La domanda invece è sempre molto chiara, mentre sembra che le risposte non vadano mai a colpire nel segno. Non dico, come si dice, che fate un po’ gli scemi per non andare a fare la guerra. Queste sembrano le risposte, senza offesa per nessuno. Dobbiamo andare più a fondo sulle questioni, nelle risposte e in tutto quello che si fa, perché questo è il lavoro serio che fa un'istituzione, e un'altra istituzione, che è la Rai, azienda culturale del Paese, principale azienda informatrice, deve fare con la Commissione.

  ANDREA MONTANARI, direttore del TG1. Grazie davvero per tutti gli interventi, sia quelli positivi, sia quelli con rilievi critici, tutti parimenti utili a cercare di fare meglio il nostro mestiere. Davvero, per qualunque giornalista Rai che la mattina si reca al lavoro, è quello che cerca di fare sempre. Siamo un'azienda e, per carità, come tante realtà abbiamo dei problemi, ma siamo anche meglio di quello che una certa immagine corrente tenderebbe ad accreditare. A ogni modo, voglio rispondere puntualmente, per quanto riuscirò, a tutti i rilievi e a tutte le osservazioni che mi sono state proposte, a cominciare dal primo intervento, del senatore Gasparri, che ovviamente ringrazio, che mi ha invitato a un'osservazione puntuale e sostanziale, non solo dichiarata, del pluralismo. È un tema che è tornato in tantissimi interventi. Non ho difficoltà a dire che questo è il nostro sforzo. Non sempre siamo capaci di portarlo avanti nel modo in cui desidereremmo, nel modo in cui altre persone desidererebbero, ma è il migliore dei tentativi che siamo in grado di fare. Sottolineo, ed è stato detto e sono molto d'accordo, che non esiste solamente un pluralismo politico. Esiste un pluralismo culturale, esiste un'attenzione a tutte le diverse componenti sociali ed economiche di questo Paese. Con l'apertura del nostro giornale a realtà diverse, a realtà che vengono dalla periferia, a realtà che faticano a trovare rappresentazione nel salotto, nel salottino, nei tanti salottini della televisione italiana, il nostro sforzo di rompere Pag. 17 gli argini, di aprire le mura e andare fuori, anche in provincia, anche tra gli ultimi, anche nelle storie minime, è proprio un tentativo di pluralismo in senso lato.
  L'onorevole Nesci mi ha proposto diverse domande, e cercherò – spero – di non dimenticarne nessuna. Il PD si è lamentato per i rinviati a giudizio e abbiamo subìto pressioni: no, non abbiamo subìto pressioni. Non subisco pressioni – le posso assicurare – onorevole. Non è mio costume subirle. Stacco i telefoni, come ha detto il presidente, quando vedo che qualcuno è insistente. Qualche volta succede, ma non ha nessun accesso. E non è una mia prerogativa, mi creda. Anche in questo vorrei dire che la Rai è molto meglio di quello che si crede.
  Lei, però, ha detto qualcosa di più, ha chiesto – non vorrei sbagliare – come mai non ci fossero le immagini, mentre abbiamo messo le immagini in altri servizi. Non ho difficoltà a dirle la ragione. È vero che con il digitale abbiamo una banca dati e una teca con tantissime immagini, ma non avevamo le immagini di quelle persone, che non sono protagonisti politici, e lo dico con rispetto assoluto nei confronti di quelle persone, come della sindaca Raggi o di tanti altri protagonisti della politica. Arriviamo fin dove possiamo. Poi erano sedici. Quella era anche una vicenda abbastanza particolare, ma era un problema semplicemente di immagini.
  Mi aiuti a ricordare se dimentico qualche domanda. Mi ha chiesto un chiarimento sulle prime serate. Voglio ribadire per chiarezza il mio pensiero. Abbiamo una presenza informativa fuori dai confini dei notiziari veri e propri che si chiama TV7, Speciale TG1, Unomattina in collaborazione, abbiamo tanti spazi fuori dalla testata, siamo già presenti durante la serata. In più abbiamo una proficua, ottima collaborazione con Porta a Porta, il programma di informazione serale più importante della Rai, meritatamente più importante. Intendiamo assolutamente proseguire in questa collaborazione con grande impegno e con grande spirito positivo. Dopodiché, è accaduto quest'estate che facessimo una prima serata perché era estate e non era in programmazione Porta a Porta, quando c'è stato un attacco terroristico. L'unica cosa che posso dire è che, se si verificherà una condizione analoga in futuro, non ci tireremo indietro, perché sappiamo di poter sostenere questo tipo di impegno e di averne le professionalità. È chiaro che siamo nel solco di una continuità con quanto è accaduto, anche per politiche aziendali. Non ci inventiamo da un giorno all'altro nuovi contenitori. Siamo convinti di poter fare molto bene. Diamo un contributo sostanziale, quando facciamo serate importanti insieme a Porta a Porta. Prima di entrare nel dettaglio di altre risposte, le voglio dire che ho un legame di particolare affetto e stima col direttore che mi ha preceduto. Non conta molto il mio giudizio, perché sono un giornalista, e i giudizi li date voi, ma ho grande stima per Mario Orfeo, non solo perché mi ha nominato, ma perché penso che abbia dato un contributo positivo. I numeri che ho letto li abbiamo fatti tutti insieme. Sono numeri che non ho creato io ieri mattina. Non mi arrogherei mai un merito di questo genere. Abbiamo fatto un buon lavoro quest'estate, abbiamo migliorato qualcosa, ma sono numeri che vengono dagli ultimi anni. Negli ultimi anni, abbiamo lavorato tutti insieme. Ho avuto un periodo di un anno alla radio, ma prima sono stato vicedirettore di Orfeo, e non sono l'unico. Ci sono 140 professionisti che lavorano. Credo che quel direttore abbia avuto il merito di saper motivare, spingere, coordinare quei giornalisti. Voglio sottolineare quest'aspetto, perché è stato oggetto di critiche che non condivido.
  Sala e Raggi erano le altre questioni che mi aveva proposto. Relativamente all'inchiesta che ha riguardato il sindaco di Milano il TG1 ha fatto diversi pezzi. Abbiamo raccontato l'inizio di quell'inchiesta, abbiamo raccontato gli sviluppi. Abbiamo dato, quella sera, una lunga notizia, non un piccolo vivo, come lei, devo dire però con precisione tecnica, ha detto, perché si chiama vivo. Abbiamo fatto una lunga notizia. Perché? Questo è quello che lei ha ritrovato l'indomani nei giornali. Roma è un caso giornalisticamente molto particolare. Roma Pag. 18è la capitale d'Italia. Il New York Times non si è occupato del caso Sala, ma della sindaca Raggi. È vero che siamo tenuti a un equilibrio e a una distribuzione delle nostre attenzioni, ma siamo tenuti anche a corrispondere ai criteri e ai princìpi giornalistici. Non lo dico io, lo dicono le cose, che il caso Roma è stato un caso che ha suscitato molta attenzione. C'è una criticità che attira l'interesse dei media di tutto il mondo e anche il nostro.
  Ci tengo anche a chiarire sullo spazio dei dati Agcom, che lei ha citato. È vero che fuori dal periodo di applicazione della par condicio si possono manifestare discrepanze di dati, ma è altrettanto vero che la medesima Agcom, che lei ha citato con precisione, nell'ultima settimana disponibile di settembre mostra che il Movimento 5 Stelle ha avuto come tempo di trattamento delle notizie che lo riguardano il 29 per cento di tempo al TG1. Il tempo gestito direttamente, invece, cioè le dichiarazioni – lei, ovviamente, conosce la differenza tra le due rilevazioni, una della quali riguarda il complesso del tempo dedicato a un partito, l'altra ciò che viene detto direttamente da un leader politico – ha avuto il 12,4 per cento. Il Partito Democratico ha avuto il 17 per cento tanto nel tempo generale quanto nel tempo gestito direttamente. Sono dati diversi, ma cercare una composizione perfetta non è possibile. A settembre avete gestito appuntamenti di una certa importanza, abbiamo parlato molto di voi. Forse, c'è stata qualche percentuale di dichiarazione in meno, ma non vedo un grande problema da questo punto di vista. Potremmo fare meglio sicuramente, potremmo cercare maggiore equilibrio, ma la par condicio, ed è stato ricordato autorevolmente anche dal senatore Margiotta, nasce per regolare il momento più delicato della vita pubblica di un Paese, il momento elettorale. Fuori dalla par condicio c'è l'applicazione dei princìpi giornalistici, come ho cercato di dire prima, e dunque l'autonomia di valutazione. Se mi soffermo al di là di questa considerazione generale, a guardare i numeri non vedo un grande problema quando parto da un 29 per cento. Nella settimana 16-22 settembre – l'ho stampato dal rapporto Agcom e glielo consegno molto volentieri, e ripeto che è il tempo complessivo – avete avuto tanti appuntamenti di primaria importanza, quindi abbiamo parlato del Movimento 5 Stelle: 28,9 per cento – eccolo qua – e 12,4. Al di là dei numeri, sono veri anche quelli che ha detto lei. Secondo i mesi e gli eventi politici che si verificano, ci sono degli scostamenti.
  Mi ha chiesto ancora dell'inviato, e perché chiude sempre il PD. Non sono d'accordo con lei, mi dispiace. Ieri sera, abbiamo fatto quella serata molto citata anche da altri, e abbiamo fatto un servizio sulla legge elettorale, che si è concluso con l'onorevole Toninelli, che non mi risulta iscritto al Partito Democratico, ed era l'ultima voce di quel servizio. Quanto all'inviato, avete avuto un importante appuntamento a Rimini che abbiamo cercato di seguire, con i nostri limiti, con attenzione e scavando. Lì abbiamo mandato due inviati, non un inviato. I casi sono tantissimi. Lei ha ragione a indicare alcuni casi, ma gliene indico tantissimi altri che vanno nella direzione opposta. Questo fa parte un po’ della variabilità. Quando ci sarà la par condicio, è chiaro che le misure, i numeri, le condizioni saranno più aderenti al regolamento che riterrete di varare.
  Margiotta, è ancora valida la par condicio? Dentro di me, una parte di me ovviamente è molto d'accordo con lei. La par condicio è una limitazione, ma siamo orgogliosi di essere servizio pubblico e siamo orgogliosi di applicare il regolamento varato dalla Commissione. Ci teniamo il buono e il meno buono del servizio pubblico. È chiaro che, se i direttori dei quotidiani o di altre testate dovessero applicare la par condicio, verrebbero loro i capelli dritti. Noi facciamo un lavoro pazzesco di contabilità, di attenzione, cerchiamo di coniugare i princìpi giornalistici con l'obbligo di questa parità. Faremo il possibile, ma se si riuscisse a trovare una nuova formulazione della par condicio – in questo sono d'accordo con lei – sarebbe meglio.
  Lupi, sull'apprezzamento per le storie la ringrazio. Poi mi ha posto questioni inerenti per lo più ai giovani. Attenzione, voglio essere molto sincero, i giovani non Pag. 19guardano la televisione, non è che non guardano noi. E non voglio parlare male di altri, che fanno egregiamente il loro mestiere, perché non c'è solo il TG1, ma ci sono a Mediaset, a La7 e in tantissime altre testate persone bravissime, ma non guardano né noi né loro. Questo è il grande, grandissimo, enorme problema che hanno i giornali, che ha la televisione, che abbiamo tutti. Sono anche molto d'accordo su quello che è stato detto dal senatore Ruta, non è solo questione dei social o del Web – adesso le dirò che cosa facciamo – è questione anche di trovare argomenti e un modulo di racconto, un linguaggio che sia attrattivo. Non è facile. Quello che stiamo facendo adesso è di aprire, squarciare il velo sul Web e sui social, aprire un vero e proprio contropalinsesto, proponendo i nostri materiali più pregiati sui social, annunciandoli, illuminandoli quando vanno in onda, chiedendo ai nostri talent maggiori, cioè i nostri conduttori, i nostri inviati di punta, i nostri corrispondenti, di fare anche dei video, dei VOD sui social. Cercheremo, nei prossimi mesi, di essere più presenti, e ci auguriamo che questo ci dia maggiore vicinanza, maggiore apprezzamento da parte dei giovani.
  Verducci parlava di informazione pacata e senza sensazionalismi. Certo, questo è uno dei nostri tentativi. Credo che, se il servizio pubblico oggi ha un senso e certamente ha un senso profondo, stia anche nel proporre un'informazione leggermente diversa. Mentre tutti vanno a cercare gli effetti per ottenere i numeri – detto per inciso, ci riescono anche abbastanza poco – abbiamo il dovere di fornire possibilmente anche qualche chiave interpretativa, qualche spunto di riflessione. Questo è il nostro tentativo, e condivido assolutamente il suo invito a evitare sensazionalismi.
  L'onorevole Rampelli ha parlato di propositi da tradurre in realtà, quelli dell'equilibrio. Certamente. Ci misurerete e ci valuterete e noi faremo il possibile. Lei ha posto un problema specifico della serata di ieri. Non ho nessuna difficoltà a risponderle. La serata di ieri mostrava ancora una forte onda di emozione attorno ai temi di Las Vegas e della Spagna. È vero che poi tra le 19 e le 19.30 si sono verificate le dimissioni del Sottosegretario Bubbico, ma il giornale era già orientato in quel modo. Dopodiché, ovviamente, abbiamo fatto titoli e servizi anche sulla vicenda Bubbico. Il pezzo sul problema del centrodestra o di quella parte del centrodestra che ruotava più attorno alla questione catalana e al prossimo referendum nelle regioni Lombardia e Veneto, veniva semplicemente innescato dalla Catalogna. È per quello che l'abbiamo messo in quella posizione. Un giornale è fatto con pagine aperte e l'occhio cade a seguire le notizie che più interessano, ma il telegiornale ha una sequenza logica. Se ho un servizio che nasce direttamente dalla Catalogna, non lo posso mettere da un'altra parte. Purtroppo, esiste un filo logico. Quella è l'unica motivazione per la quale è stato collocato in quel posto. D'altronde, abbiamo seguìto con attenzione anche la vostra festa di Atreju e l'abbiamo collocata in una posizione che magari sui giornali era da un'altra parte, ma a noi veniva lì anche più alta, perché stava nella parte politica. Delle volte ci sono fattori in qualche modo obbligati proprio dal modulo di racconto televisivo.
  Giorgio Lainati, ovviamente ti ringrazio per le tue parole. Hai posto il problema di non fare sofismi su chi fa informazione. Ho cercato di essere chiaro. Siamo in un solco di continuità con ciò che è stato fatto prima. Abbiamo l'intenzione di portare il nostro contributo originale dentro le coproduzioni di rete. Non c'è solo Porta a Porta, ma Unomattina, La vita in diretta. Certamente, diamo anche un valore aggiunto a Porta a Porta. Tanti inviati di prima grandezza delle trasmissioni che facciamo insieme sono i nostri, quindi sono loro a portare un valore aggiunto alla trasmissione.
  Fornaro parlava di assicurare pluralismo anche fuori dalla par condicio. È un tema che ci vede impegnati. Siamo assolutamente d'accordo. Ho cercato di dire poc'anzi che i dati fuori dalla stretta par condicio vanno interpretati in un certo modo. Se se ne prende uno, poi bisogna ascoltare anche quell'altro. Ci sono mesi nei quali una forza politica può essere più Pag. 20bassa, mesi nei quali è un po’ più alta. Comunque, l'impegno a essere il più possibile attenti ai vari soggetti del pluralismo c'è tutto.
  Sono d'accordo con Peluffo per quanto riguarda ciò che desiderano i giovani. Ho cercato di dire poc'anzi come cercheremo di attrarre anche quel tipo di telespettatori e quelle fasce.
  Presidente, sono assolutamente d'accordo, non bisogna vedere solo ciò che va bene, ma anche ciò che non funziona. Il mio compito è quello di cercare di risolvere anche le cose che non funzionano. I telefonini li spegniamo, quando è necessario, ma per lo più ascoltiamo, ascoltiamo tutti, e poi le posso assicurare che decidiamo in assoluta autonomia.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il direttore Montanari. Dichiaro conclusa l'audizione.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Esame delle disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica per le elezioni del Presidente e dell'Assemblea della Regione siciliana fissate per il giorno 5 novembre 2017.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame delle disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica per le elezioni del Presidente e dell'Assemblea della Regione siciliana fissate per il giorno 5 novembre 2017.
  Propongo che, analogamente a quanto avviene per le audizioni, anche per questa seduta sia pubblicato il resoconto stenografico.
  Comunico che lo scorso 20 settembre l'Agcom ha approvato la delibera n. 356/17/CONS, recante disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazioni relativi alla campagna per le elezioni del presidente dell'assemblea regionale siciliana indette per il giorno 5 novembre 2017.
  La delibera che ho predisposto riproduce nelle sue linee generali l'analogo provvedimento adottato nel 2012 da questa Commissione per le elezioni regionali siciliane. Le novità introdotte che sono riprese dal provvedimento che abbiamo adottato per le ultime elezioni regionali del 2016 sono contenute all'articolo 3, comma 4, dove si è previsto che, nel periodo compreso tra lo spirare del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, nelle trasmissioni di comunicazione politica di cui al presente articolo è garantito l'accesso sia alle liste regionali, ovvero ai gruppi di liste e alle coalizioni di liste collegate alla carica di Presidente della giunta regionale, sia alle forze politiche che presentano liste di candidati per le elezioni dell'assemblea regionale. All'articolo 8, con cui sono state regolamentate le conferenze stampa dei candidati del presidente della regione, in particolare si è previsto che nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, in aggiunta alle trasmissioni di cui agli articoli precedenti, la Rai trasmette nelle regioni interessate dalla presente delibera nelle ultime due settimane precedenti il voto una serie di conferenze stampa riservate ai candidati presidenti della regione. Ciascuna conferenza stampa ha durata non inferiore a 40 minuti. A ciascuna di esse prende parte un numero uguale di giornalisti di testate regionali entro il massimo di tre, individuati dalla Rai, eventualmente anche tra quelle non dipendenti dalle testate della Rai, sulla base del principio dell'equilibrata rappresentanza di genere. La conferenza stampa, moderata da un giornalista della Rai, è organizzata e si svolge in modo tale Pag. 21da garantire il rispetto dei princìpi di equilibrio, correttezza e parità di condizioni nei confronti dei soggetti intervistati. I giornalisti pongono domande di durata non superiore a trenta secondi. Le conferenze stampa sono trasmesse in diretta e si applicano in quanto compatibili le disponibilità di cui all'articolo 6, commi 6, 8 e 10.
  All'articolo 9, con cui sono stati disciplinati i confronti tra i candidati a presidente della regione, prevedendo che nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, in aggiunta alle trasmissioni di cui agli articoli precedenti, la Rai trasmette nella regione interessata dalla presente delibera confronti tra i candidati in condizioni di parità di tempo, di parole e di trattamento, avendo cura di evitare la sovrapposizione oraria con altri programmi delle reti generaliste della Rai a contenuto specificamente informativo. Il confronto è moderato da un giornalista della Rai e possono fare domande anche giornalisti non appartenente alla Rai, scelti tra differenti testate e rappresentanze di diverse sensibilità politiche e sociali a titolo non oneroso. Si applicano in quanto compatibili le disposizioni di cui all'articolo 6, commi 6, 8 e 10.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire in discussione generale.

  GIORGIO LAINATI. Avendo contribuito a realizzare la delibera del 2012 della quale lei parla, mi sorge un dubbio. Per quanto riguarda la conferenza stampa: non ricordo se ci fosse e qualora ci fosse stata, mi pare che avesse la durata di trenta minuti. Qui sono diventati quaranta. Fatemi capire.

  PRESIDENTE. Collega Lainati, nel 2012 non era prevista la conferenza stampa. È una delle novità che questa Commissione ha adottato con le nuove delibere, a partire da quella del 2016, dove è stata introdotta per le elezioni regionali la conferenza stampa della durata di 40 minuti.

  GIORGIO LAINATI. A me va bene, ma non ho capito perché 40 minuti. Erano 30.

  PRESIDENTE. Secondo me, dare dieci minuti in più di tempo va bene, perché più informazione c'è e più i cittadini possono informarsi, invece di restringere il tempo.

  GIORGIO LAINATI. Se gli altri non hanno nulla in contrario, teniamo 40. Ho fatto solo una domanda.

  PRESIDENTE. Ho riferito solo com'è andato il processo.

  GIUSEPPE VINICIO GUIDO PELUFFO. Non ricordo, qual è il precedente? Di quale elezione regionale?

  PRESIDENTE. Quella del 2016.

  GIUSEPPE VINICIO GUIDO PELUFFO. Li avevamo messo?

  PRESIDENTE. Conferenza stampa: 40 minuti. È ripreso come da delibera approvata dalla Commissione sulla par condicio regionale 2016. Non ho voluto cambiare niente rispetto a ciò che già la Commissione aveva votato. Se i colleghi non vogliono fare dichiarazioni di voto, passiamo direttamente al voto della delibera.

  GIORGIO LAINATI. Io la faccio. Prendo atto di quello che mi è stato detto. Prendo atto che ci si è ricollegati all'ultima delibera, che riguarda un confronto elettorale a livello regionale. Avevo posto il quesito sulla durata della conferenza stampa, perché è chiaro ed evidente che, avendo ciascuno di noi un'opinione magari diversa dall'altro, qualcuno avrebbe potuto chiedere 50 minuti, e perché non un'ora? Lei mi dice, invece, che la delibera, che non ho sotto gli occhi, di un anno fa parlava di 40 minuti. Ne prendo atto e accolgo questa delibera.

  PRESIDENTE. Sì, si erano fissati 40 minuti per la conferenza stampa.

  GIUSEPPE VINICIO GUIDO PELUFFO. Dico semplicemente che possiamo decidere di adottare come criterio quello di confermare l'impostazione che era stata data l'anno Pag. 22scorso per normare le elezioni regionali a cui il provvedimento si riferiva e riprodurre lo schema che la Commissione in quel caso aveva approvato.

  PRESIDENTE. Sono d'accordo. Pongo in votazione la delibera con titolo «Disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica per le elezioni del Presidente e dell'Assemblea della Regione siciliana fissata per il giorno 5 novembre 2017».

  (È approvata all'unanimità).

  La seduta termina alle 16.