XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico



Seduta n. 54 di Mercoledì 27 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 

Audizione del dottor Federico Boffi e dell'ingegnera Grazia La Cava, consulenti della Commissione:
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
La Cava Grazia  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 
La Cava Grazia  ... 3 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 5 
Amoddio Sofia , Presidente ... 5 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 
La Cava Grazia  ... 6 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 7 
La Cava Grazia  ... 7 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 8 
Amoddio Sofia , Presidente ... 8 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 
La Cava Grazia  ... 9 
Amoddio Sofia , Presidente ... 10 
Boffi Federico  ... 10 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 11 
Boffi Federico  ... 11 
Amoddio Sofia , Presidente ... 12 
Boffi Federico  ... 12 
Amoddio Sofia , Presidente ... 12 
Boffi Federico  ... 12 
Amoddio Sofia , Presidente ... 13 
Boffi Federico  ... 13 
Amoddio Sofia , Presidente ... 13 
Boffi Federico  ... 13 
Amoddio Sofia , Presidente ... 13 
Boffi Federico  ... 13 
Amoddio Sofia , Presidente ... 13 
Boffi Federico  ... 13 
Amoddio Sofia , Presidente ... 14 
Boffi Federico  ... 14 
Amoddio Sofia , Presidente ... 14 
Boffi Federico  ... 14 
Amoddio Sofia , Presidente ... 14 
Boffi Federico  ... 14 
Amoddio Sofia , Presidente ... 14 
Boffi Federico  ... 14 
Amoddio Sofia , Presidente ... 14 
Boffi Federico  ... 14 
Amoddio Sofia , Presidente ... 15 
Boffi Federico  ... 15 
Amoddio Sofia , Presidente ... 15 
Boffi Federico  ... 15 
Amoddio Sofia , Presidente ... 16 
Boffi Federico  ... 16 
Amoddio Sofia , Presidente ... 16 
Boffi Federico  ... 16 
Amoddio Sofia , Presidente ... 16 
Boffi Federico  ... 16 
La Cava Grazia  ... 17 
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 
La Cava Grazia  ... 17 
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 
La Cava Grazia  ... 17 
Amoddio Sofia , Presidente ... 18 
La Cava Grazia  ... 18 
Amoddio Sofia , Presidente ... 18 
La Cava Grazia  ... 18 
Amoddio Sofia , Presidente ... 18 
La Cava Grazia  ... 18 
Boffi Federico  ... 19 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 19 
Boffi Federico  ... 19 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 19 
Boffi Federico  ... 19 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Amoddio Sofia , Presidente ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Amoddio Sofia , Presidente ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Amoddio Sofia , Presidente ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Amoddio Sofia , Presidente ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Amoddio Sofia , Presidente ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 20 
Boffi Federico  ... 20 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 21 
Boffi Federico  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 21 
Boffi Federico  ... 21 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 21 
Boffi Federico  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Boffi Federico  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 21 
La Cava Grazia  ... 21 
Amoddio Sofia , Presidente ... 21 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 21 
Boffi Federico  ... 22 
La Cava Grazia  ... 22 
Boffi Federico  ... 22 
La Cava Grazia  ... 22 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 22 
Boffi Federico  ... 22 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 22 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 22 
Amoddio Sofia , Presidente ... 22 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 22 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 22 
La Cava Grazia  ... 22 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 22 
La Cava Grazia  ... 22 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 22 
La Cava Grazia  ... 22 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 22 
Amoddio Sofia , Presidente ... 22 
La Cava Grazia  ... 22 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 22 
Boffi Federico  ... 22 
La Cava Grazia  ... 23 
Amoddio Sofia , Presidente ... 23 
La Cava Grazia  ... 23 
Amoddio Sofia , Presidente ... 23 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 23 
Amoddio Sofia , Presidente ... 23 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 23 
Amoddio Sofia , Presidente ... 23 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 23 
La Cava Grazia  ... 23 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 23 
La Cava Grazia  ... 23 
Fusilli Gianluca (PD)  ... 23 
La Cava Grazia  ... 23 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 23 
La Cava Grazia  ... 23 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 23 
La Cava Grazia  ... 23 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
La Cava Grazia  ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
La Cava Grazia  ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
La Cava Grazia  ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
La Cava Grazia  ... 24 
Amoddio Sofia , Presidente ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
Amoddio Sofia , Presidente ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
Boffi Federico  ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
Boffi Federico  ... 24 
Baroni Massimo Enrico (M5S)  ... 24 
Boffi Federico  ... 24 
La Cava Grazia  ... 25 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 25 
Boffi Federico  ... 25 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 25 
Boffi Federico  ... 25 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 25 
Boffi Federico  ... 25 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 25 
Boffi Federico  ... 25 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 25 
Boffi Federico  ... 25 
La Cava Grazia  ... 25 
Boffi Federico  ... 25 
La Cava Grazia  ... 25 
Amoddio Sofia , Presidente ... 25 
Boffi Federico  ... 26 
Amoddio Sofia , Presidente ... 26

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

  La seduta inizia alle 19.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
  Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del dottor Federico Boffi e dell'ingegnera Grazia La Cava, consulenti della Commissione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Federico Boffi e dell'ingegnera Grazia La Cava, consulenti della Commissione, ai quali abbiamo chiesto e affidato la perizia cinematica, per verificare se Scieri sia caduto dalla scala attaccata alla torre di asciugatura dei paracadute, se ci siano lesioni compatibili o incompatibili con la caduta, ogni altro fatto abbiate ritenuto utile e inoltre se la posizione di Scieri, così come è stato trovato e come voi avete visto attraverso gli atti che vi sono stati consegnati e che avete potuto visionare, fosse la posizione corretta secondo la caduta o se il corpo, a vostro avviso, sia caduto diversamente e poi sia stato spostato. Vi ringrazio di aver accettato il nostro incarico e di essere qui questa sera. Lascio la parola all'ingegnera Grazia La Cava.

  GRAZIA LA CAVA. Buonasera a tutti, sono l'ingegnere Grazia La Cava.

  PRESIDENTE. Vi prego di essere, per quanto potete, chiari e sintetici, perché interessa soprattutto l'esito finale e ovviamente come siete arrivati a questo.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, certo. Inizio io con la presentazione di queste slide che andremo a vedere, dove spiegheremo come abbiamo ricostruito e secondo quali elementi oggettivi abbiamo determinato la dinamica della precipitazione, avvenuta presso la caserma Gamerra nell'agosto del 1999, a seguito della quale moriva il soldato Scieri. Solo per ovvi motivi organizzativi e pratici inizierò io e poi seguirà la ricostruzione della dinamica del dottor Boffi.
  Sinteticamente vedremo il mandato affidato dalla Commissione, che consiste appunto nella ricostruzione della dinamica della precipitazione, con particolare riferimento sia a velocità di impatto che a traiettorie seguite dal corpo nella caduta. Si è fatto riferimento in particolare alle correlazioni spazio-temporali degli eventi, al fine di arrivare a definire cosa? Una verifica della compatibilità della dinamica definita al punto precedente con il complesso di tutte le lesività che sono state riscontrate nell'immediatezza dell'evento dai CT del PM sul corpo di Emanuele Scieri.
  Infine (questo è stato il quesito più importante) se queste lesioni riportate dalla vittima siano nella totalità riconducibili alla precipitazione o risultino compatibili con un'altra dinamica traumatica.
  Salterei la sintesi dei fatti perché evidentemente la Commissione conosce molto bene quello che è successo, ma dal 13 agosto 1999 al 16 agosto 1999 è il momento in cui non si hanno più notizie di Scieri (il 13), e poi il 16 viene ritrovato morto circa alle 14.00 in corrispondenza della scala metallica di accesso al tetto della torre di asciugatura dei paracadute. Pag. 4
  La documentazione a disposizione è stata la comunicazione e la relazione redatta dai Carabinieri del Comando provinciale di Pisa, che intervenivano nell'immediatezza dell'evento e procedevano a eseguire rilievi di tipo sia fotografico che planimetrico, con misurazioni attinenti a due capisaldi, ovvero i piedritti della scala metallica, definiti poi, come vedremo, nella planimetria che farà vedere il dottore Boffi, con le lettere A e B, dai quali poi sono state sviluppate tutte le triangolazioni per poter eseguire la perfetta ubicazione del corpo al di sotto della scala.
  Abbiamo potuto visionare e studiare la relazione di consulenza medico-legale del professore Bargagna e del dottore Papi, che erano i tecnici incaricati illo tempore dal Pubblico Ministero che aveva in affidamento il caso.
  Per quanto riguarda gli elementi oggettivi ripresi dalla documentazione dei Carabinieri, li analizzerà più in dettaglio il dottor Boffi, perché serviranno alla parte che illustrerà, quindi passiamo alla relazione di consulenza medico-legale.
  Ho preparato questa slide per mostrare e avere immediatamente un riscontro delle lesioni e della numerosità, differenza di tipologia ed entità di queste lesioni sul corpo dello Scieri, sia sulla parte anteriore del corpo, sia sulla parte posteriore.
  Come vediamo, le lesioni in totale sono 20, alcune delle quali sono dei complessi lesivi, ovvero nell'ubicazione ad esempio il complesso lesivo su entrambe le mani, quello indicato con il numero 5, che viene suddiviso mediante lettere in tante, piccole, singole lesioni, che ora vedremo nel dettaglio. La lesione numero 1 è quella alla testa, una lesione di tipo stellare a scoppio, che ci mostra anche la porzione di una volta cranica messa allo scoperto da questo scoppio della parte cutanea della larghezza di 4-5 centimetri quadrati.
  La lesione 2 è quella al collo, per la quale i medici legali hanno indicato la possibilità che, a seguito dei fenomeni putrefattivi, sia stata lasciata dalla piastrina su cui vengono riportate le identificazioni del soggetto che le porta (nome, cognome, data, matricola, gruppo sanguigno) che veniva ritrovata al collo dello Scieri. Il complesso lesivo numero 3 rappresenta una lesività all'avambraccio sinistro, e nella porzione notiamo anche delle aree di escoriazione.
  Passiamo alle mani sempre lato sinistro, quindi parliamo degli arti superiori lato sinistro, e troviamo questo complesso lesivo numero 4, con le singole lesioni che vanno dalla A alla D. Sono lesioni puntuali, molto difficili da indirizzare al fenomeno della precipitazione (lo stesso poi troveremo nella mano destra, nel complesso lesivo numero 7).
  Il complesso lesivo numero 5 è sempre sulla proiezione cutanea delle dita delle mani e va dalla 5A alla 5C, per il complesso lesivo numero 6 invece andiamo nella zona del polso e abbiamo ben 5 lesioni dalla A alla E, fino all'ulna del polso sinistro.
  Sulla parte destra, invece, notiamo a carico della spalla e del braccio destri una zona con una grave lesività, dove, come verificheranno quando faranno l'autopsia dopo l'ispezione cadaverica generale, vi è una contusione vera e propria, quindi un travaso ematico al di sotto di questo colorito rossastro. Sull'avambraccio destro abbiamo una vasta area di escoriazione e la lesione numero 9 dove, sempre in corrispondenza dell'ulna del braccio destro, abbiamo una discontinuità cutanea visibile nella figura che vedete.
  Come dicevo, il complesso lesivo 10 è il simmetrico di quello che ritroviamo nell'arto di sinistra, che prima abbiamo illustrato, sia a livello di polso, sia a livello di singole dita. È proprio simmetrica questa lesione.
  Passiamo alle lesioni in corrispondenza dello sterno, dove abbiamo una discontinuità cutanea di forma ovale. Scendiamo sempre nel tronco anteriormente a un'altra discontinuità, e, passando al dorso, nella parte posteriore, a sinistra, è rilevabile un'area di escoriazione e, andando più giù, a destra, un'area di escoriazione ancora più estesa, con questa forma triangolare che vediamo sulla lesione numero 13.
  Scendendo nel corpo sempre sul lato destro e andando all'arto inferiore destro abbiamo sulla coscia questa superficie piccola Pag. 5 a forma di L con fenomeni escoriativi. Scendiamo ancora al terzo medio della gamba destra, dove abbiamo una infiltrazione ematica, andiamo al malleolo sempre di destra e finiamo con l'alluce destro con la lesione 17, dove abbiamo sempre queste piccole lesioni escoriative. Come vediamo, il corpo di Scieri è praticamente pieno di lesioni puntuali, più gravi, meno gravi, a destra, a sinistra, è una continuità di lesioni.
  La lesione numero 18 è una delle più gravi, più di rilievo. Siamo in corrispondenza più o meno della sura, quindi all'altezza del polpaccio...

  PRESIDENTE. La sura per intenderci è una parte della gamba.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, il retro, all'altezza del polpaccio...

  PRESIDENTE. È un termine medico, tecnico.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, è un termine medico, però è indicativo dell'area attorno al polpaccio di sinistra, dove abbiamo una ferita lacero contusa che...

  PRESIDENTE. Rilevante.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, molto rilevante. Sempre sulla gamba sinistra, salendo, abbiamo un'altra lesività circa quadrangolare, che vedete nella lesione 20. Per completare la parte di sinistra, abbiamo il complesso lesivo 20, che è quello anche che portò a lasciare nel dubbio sulla causazione di questa lesività anche i consulenti tecnici del Pubblico Ministero, che non trovarono una spiegazione fondata, basata o avente il crisma della scientificità.
  Abbiamo sull'avampiede sinistro tre aperture cutanee, disposte lungo una linea trasversale, come possiamo vedere dalla foto, rispettivamente a 3 e 4 centimetri l'una dall'altra, quindi abbiamo un effetto che è questa lesività. I medici stessi non trovarono la causa che determinò questo effetto, che è quello che vediamo nell'avampiede sinistro...

  PRESIDENTE. Non trovarono la causa, ma dissero che era incompatibile con la caduta. Invece dal vostro rilievo è compatibile o incompatibile con la caduta? Andiamo per esclusione. Stiamo parlando dei «fori» (li chiamo maldestramente così) sull'avampiede destro. I consulenti del Pubblico Ministero dissero che questa lesione era incompatibile con la caduta.

  GRAZIA LA CAVA. Il professor Bargagna e il dottor Papi.

  PRESIDENTE. Sì. Invece secondo lei, ingegnere, e il Commissario Boffi della Polizia scientifica è compatibile o non è compatibile con la caduta? Avete trovato dalle foto, dai documenti che avete esaminato qualcosa anche sul suolo che poteva determinare questi fori, oppure sulla scala, dagli atti che avete esaminato?

  GRAZIA LA CAVA. No, ne parlerà poi più approfonditamente il dottor Boffi, ma non ci sono possibilità di causazione di questa lesività né sulla scala (le famose colature verranno ben descritte dal dottore Boffi e vedremo perché non erano idonee a determinare questa lesività), né sulla scena del crimine. Non trovarono loro e non abbiamo visto noi alcunché.

  PRESIDENTE. Quindi non lo trovarono nel 1999 e voi non avete rilevato altre spiegazioni.

  GRAZIA LA CAVA. Il dottor Boffi sarà più preciso.

  PRESIDENTE. Invece i vestiti? Voi avete esaminato anche le foto sui vestiti.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, e ne parliamo qui. Studiando a fondo le foto, che sono veramente tante...

  PRESIDENTE. Le foto (giusto per completezza del verbale) sono le foto originarie del sopralluogo, quindi non è che sono foto nuove, sono le foto del 1999, del primo sopralluogo, fatte dai Carabinieri. Abbiamo Pag. 6le foto a colori, le abbiamo acquisite ovviamente come tanti altri documenti.

  GRAZIA LA CAVA. Così come tutte le foto sia dell'ispezione cadaverica, sia dell'autopsia, dell'esame autoptico...

  PRESIDENTE. Sì. Torniamo alle foto delle lesioni...

  GRAZIA LA CAVA. Queste sono riprese dalle foto, tante e anche ben fatte, e meno male che c'erano queste perché, da uno studio approfondito svolto con il dottore Boffi, siamo riusciti a trovare (qui vedete la mappatura di queste tracce) tracce di frammenti di vernice verde, di cui è praticamente cosparso il corpo di Emanuele Scieri.

  PRESIDENTE. Sbaglio o dalla lettura che noi commissari ricordiamo degli atti, queste tracce di vernice verde allora non le rilevò nessuno?

  GRAZIA LA CAVA. La presenza di questi frammenti in effetti nella relazione di consulenza medico-legale dei CT del PM viene rilevata, ma...

  PRESIDENTE. La presenza di frammenti, ma non specificarono dove.

  GRAZIA LA CAVA. Non fecero alcuno studio approfondito, dicendo semplicemente che notarono quelli solo sulla sura.

  PRESIDENTE. Cioè sulla parte...

  GRAZIA LA CAVA. Sul polpaccio sinistro, sulla grave lesività che presentava il polpaccio sinistro, e giustificarono la presenza di questi frammenti verdi...

  PRESIDENTE. Di vernice verde.

  GRAZIA LA CAVA. Di vernice verde, dicendo che magari con il vento (ad agosto) questi frammenti da terra... perché ce n'erano alcuni presenti a terra, in questa zona di sgombero, provenienti dal tavolo di piegatura che utilizzano per piegare i paracadute. Poi un'analisi determinò – ricordo così – che quella vernice proveniva da quei tavoli. Solo che si fermarono solo alle tracce sulla sura.

  PRESIDENTE. Sul polpaccio.

  GRAZIA LA CAVA. Sul polpaccio. Invece, come vedete da questa mappatura che abbiamo riproposto...

  PRESIDENTE. Voi invece dalle foto originali (lo dico sapendo di essere ripetitiva, ma perché rimanga agli atti) avete trovato queste stesse tracce di vernice trovate nel polpaccio, le uniche che vennero rilevate dai consulenti del PM, anche nel resto del corpo?

  GRAZIA LA CAVA. Sì.

  PRESIDENTE. Adesso ci direte dove.

  GRAZIA LA CAVA. Perché con questo si è rivelato un elemento «nuovo» di valutazione importante? Perché rapportato al complesso lesivo totale, nello studio della correlazione spazio-temporale di accadimento e di concretizzazione di questa attaccatura della vernice addosso al corpo, ci fa comprendere alcune incompatibilità di queste tracce con la precipitazione (vedremo perché).
  Già da questa ubicazione che vedete nella slide abbiamo parti del corpo che, se ricordate le foto nella posizione finale di quiete in cui venne trovato il corpo di Scieri, possono essere scoperte, quindi le potrebbe avere acquisite, si sarebbero appiccicate al corpo di Scieri perché in quella zona vi erano dei frammenti ma, se andiamo a vedere...

  PRESIDENTE. Scusi, lei dice «in quella zona vi erano dei frammenti»: di cosa, di vernice?

  GRAZIA LA CAVA. Sì, di vernice. In alcune foto si vede che ci sono questi frammenti di vernice, esattamente in una foto che è agli atti nel fascicolo fotografico dei Carabinieri, nel primo sopralluogo che fecero, in corrispondenza dell'interno del piede Pag. 7sinistro, ma si vedono solo lì. Noi abbiamo analizzato abbastanza bene e le ritroviamo solo lì.
  Invece ad esempio, se guardiamo i manichini e guardiamo la traccia sul polpaccio di sinistra piuttosto che su altre parti coperte... Stiamo parlando di queste tracce e anche delle tracce sui piedi, che indossano i calzini (ricordate che i calzini erano ambedue indossati), sotto il calzino la traccia di vernice verde ci doveva essere prima della precipitazione, perché non è legata alla precipitazione. Ora ci arriviamo, andiamo per gradi, così cerco di essere più chiara.
  Questa è la mappatura che abbiamo restituito dopo lo studio delle singole foto, così avete un quadro di sintesi. Non si vede bene, però nelle foto che abbiamo messo in relazione è più apprezzabile, quindi cominciamo con il collo, lato sinistro, regione sottomandibolare, che potrebbe essere una zona esposta, in quanto non coperta da indumenti.
  La spalla di sinistra però aveva la maglietta, seppure alzata al momento del ritrovamento del cadavere (se ricordate, aveva la pancia di fuori) ...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, ma questa mappatura delle parti di vernice impresse nel corpo la consegnate stasera alla Commissione?

  GRAZIA LA CAVA. Questa sì, la mappatura l'ho fatta per la presentazione, non esiste nella relazione.

  PRESIDENTE. Consegnate il video?

  GRAZIA LA CAVA. Sì, consegniamo sia il video, sia la presentazione.

  PRESIDENTE. Consegnate sia il video, sia la presentazione, va bene.

  GRAZIA LA CAVA. Anche le slide.

  PRESIDENTE. Sì, perché questa cartacea non c'è.

  GRAZIA LA CAVA. No, l'abbiamo fatta per cercare di esporre meglio.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Mi scusi, una piccola interruzione solo perché rimanga agli atti, così poi lo colleghiamo. Io ricordo (lo verifichiamo) che il Generale Celentano durante la sua audizione fu molto determinato nel dire che Emanuele indossava una maglietta militare verde, mentre poi noi abbiamo visto già le fotografie e la maglietta era....

  PRESIDENTE. Bianca.

  GRAZIA LA CAVA. Bianca, Reebok...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Bianca, normale, ed era in abiti civili. Solo perché rimanga agli atti e lo ricolleghiamo, alla luce della ricostruzione...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Prestigiacomo, così rimane agli atti. Invece apprendiamo questa sera che il corpo di Emanuele Scieri era (uso questo termine) coperto, non in tutte le parti ma hanno fatto vedere tanti punti... rilevavo appunto che questo è utile stamparlo oltre che mantenerlo in video, perché nella stampa non c'è.

  GRAZIA LA CAVA. Sì. La spalla sinistra, se vi ricordate la posizione con il braccio incastrato sotto il tavolo, se qualcuno ce l'ha in mente (poi la farà vedere il dottore) ...

  PRESIDENTE. La spalla sinistra.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, la spalla sinistra era coperta dalla maglietta.

  PRESIDENTE. Senza inquadrarla possiamo andare alla foto di Scieri sotto il tavolo, così vediamo meglio cosa lei vuole dire.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, però, c'è una più grande...

Pag. 8

  PRESIDENTE. La spalla sinistra si vede. Si vede che è sotto la pila dei tavoli.

  GRAZIA LA CAVA. È incastrato sotto la pila dei tavoli.

  PRESIDENTE. Cosa stava dicendo su questa spalla sinistra?

  GRAZIA LA CAVA. Che appunto era coperta, mentre, se andiamo a vedere la specifica, tutti i tondini sono tracce (poi lo vedrete meglio dalla foto stampata, perché nella proiezione non dà l'idea), sono tutti puntini di questa vernice verde in una parte che era coperta.
  Andiamo avanti. Abbiamo tracce anche nel dorso in corrispondenza della scapola sinistra, nel dorso in corrispondenza della regione lombare destra, nel dorso posteriore sulla cresta iliaca a destra (e già siamo più giù nella schiena).
  Questa ferita che vedete è esattamente posta sulla destra del dorso, per intenderci dove vi è la cintura del jeans e dove è posizionata la targhetta con la marca del jeans, quella della foto 90, che i medici legali indicavano come se si fosse potuta creare, dato che è molto netta, dai fenomeni colliquativi di decomposizione in corrispondenza proprio del margine del jeans, della cintura del jeans.
  La testa in corrispondenza del vertice (non so se vedete tutti i pallini rossi che ci sono) è tempestata di pallini rossi. La mano destra...

  PRESIDENTE. Che vuol dire «tempestata di pallini rossi»?

  GRAZIA LA CAVA. Scusi, sì, di pallini rossi che sono le tracce verdi, abbiamo utilizzato questi cerchietti per individuare...

  PRESIDENTE. Per individuare le singole tracce verdi.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, la mano destra, il torace al di sotto dell'apofisi xifoidea, quindi il dorso, come vi ho fatto vedere prima, la gamba destra in corrispondenza del terzo medio, quindi siamo sotto il jeans, il piede destro in corrispondenza del malleolo esterno...

  PRESIDENTE. Scusi, quando lei dice «la gamba destra sotto i jeans era tempestata di puntini verdi della vernice» ...

  GRAZIA LA CAVA. Vuol dire che questi puntini verdi, questi frammenti, queste tracce, come li vogliamo indicare...

  PRESIDENTE. Erano all'interno dei jeans.

  GRAZIA LA CAVA. Erano sulla gamba, ma la gamba nel momento della precipitazione...

  PRESIDENTE. Aveva i jeans.

  GRAZIA LA CAVA. Aveva i jeans, era coperta dai jeans, e questo ...

  PRESIDENTE. Che al momento della precipitazione era coperta dai jeans non lo possiamo dire, perché non eravamo presenti al momento della precipitazione. Diciamo al momento del rinvenimento del corpo...

  GRAZIA LA CAVA. Della caduta, del rinvenimento del corpo...

  PRESIDENTE. Al momento del rinvenimento del corpo.

  GRAZIA LA CAVA. No, come poi spiegherà anche il dottore Boffi, nel momento in cui cade verosimilmente rimane nella posizione finale in cui è caduto.

  PRESIDENTE. No, mi riferivo ai jeans. Nel momento in cui cade non sappiamo se portava i jeans a questo punto. Lo dico... Nel momento in cui è stato rinvenuto il corpo aveva i jeans. Questo è un dato di fatto delle foto.

  GRAZIA LA CAVA. E noi crediamo che li portasse anche prima (vedremo perché).

  PRESIDENTE. Certo.

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  GRAZIA LA CAVA. È verosimile, sinteticamente, che, quando cade, cade vestito.

  PRESIDENTE. Ok, perfetto. È chiaro.

  GRAZIA LA CAVA. La gamba destra in corrispondenza del terzo medio, il piede destro in corrispondenza del malleolo esterno, coperto sempre dal calzino, quando cade. La gamba sinistra all'altezza del polpaccio e l'avampiede sinistro.

  PRESIDENTE. Queste erano tutte impresse con tracce di vernice verde.

  GRAZIA LA CAVA. Tracce di vernice verde. Queste sono le parti e abbiamo concluso con le parti fotografate (evidentemente siamo andati solo sulle foto esistenti, perché altro non avevamo a disposizione).

  PRESIDENTE. Fotografate allora dai Carabinieri intervenuti sul posto.

  GRAZIA LA CAVA. Sì.

  PRESIDENTE. Lo ripeto perché...

  GRAZIA LA CAVA. Fotografate dai medici legali, che hanno anche fotografato gli indumenti. Allora, posto che, come vi spiegherà il dottor Boffi, è verosimile che il corpo sia precipitato e sia rimasto nella posizione finale di quiete, così come ritrovato poi il 16 agosto, queste tracce sul jeans mi indicano...se vedete, nelle misurazioni sono poste anche ad altezza differente sul gambale, una a 30 centimetri, questa di destra, in corrispondenza della sura, quindi del polpaccio, quella di sinistra è la gamba sinistra, ma nella parte inferiore, sopra la caviglia, perché, come vedete, è a 10 centimetri. Non si legge bene, ma è così.

  PRESIDENTE. Questo possiamo inquadrarlo. Quindi l'interno dei jeans?

  GRAZIA LA CAVA. Del gambale sinistro del jeans.

  PRESIDENTE. L'interno?

  GRAZIA LA CAVA. L'interno. Qual è la logica di questo ragionamento? La ferita in corrispondenza della sura...

  PRESIDENTE. Del polpaccio.

  GRAZIA LA CAVA. Del polpaccio (ormai diciamo polpaccio) ha delle tracce di vernice verde unite a minuscoli frammenti di ghiaietto bianchi (lo vedete dalle foto). Per appiccicarsi questi piccoli frammenti alla ferita ed incorporarsi in questa, evidentemente la ferita doveva già essere presente sul corpo dello Scieri. Questo è logico, no?
  A questo punto, per impregnarsi così il gambale del jeans e avere appiccicato nel gambale del jeans gli stessi frammenti verdi e, come vedete (qua si vede bene), gli stessi frammenti di ghiaietto bianco, la ferita doveva essere ancora fresca. Peraltro la ferita si trova sul polpaccio, il percolamento del liquido ematico e biologico che vedete nella figura di sinistra invece si trova alla base del gambale del jeans, quindi ci va per gravità.
  Se quindi ricordiamo la posizione in cui viene ritrovato lo Scieri, con l'arto inferiore sinistro che l'appoggio in corrispondenza della schiena ce l'ha sul marciapiede, mentre il piede sinistro poggia sul terreno, nello scalinamento tra questo marciapiede e il terreno, ha anche un senso avere questo percolamento fino alla punta del gambale. Non so se sono stata felice e chiara nella mia spiegazione.

  PRESIDENTE. Sì.

  GRAZIA LA CAVA. La stessa cosa per il calzino nel piede sinistro. Come vedete, abbiamo ancora tracce di vernice verde...

  PRESIDENTE. Da un punto di vista dinamico questo cosa vuol dire?

  GRAZIA LA CAVA. Ora lo diremo, ci stiamo arrivando, le spiegazioni ve le diamo tutte. Quindi anche nella maglietta, come vedete nelle foto. A questo punto passo la parola al dottore Boffi.

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  PRESIDENTE. Grazie, ingegnere La Cava, è stata molto precisa. Poi chiaramente potremo farle altre domande. Commissario Boffi, buonasera.

  FEDERICO BOFFI. Buonasera, presidente, buonasera, onorevoli. Sono il dottor Federico Boffi, direttore tecnico capo fisico del Servizio di Polizia Scientifica Direzione centrale anticrimine.
  Insieme al personale, agli agenti e agli ispettori che lavorano con me sono anni che ci occupiamo di studiare le dinamiche della scena del crimine in senso lato, quindi omicidi o tentati omicidi compiuti con armi da fuoco, con armi bianche, precipitazioni o altre situazioni.
  Devo dire che negli ultimi tempi ci sono arrivate richieste per lo studio di dinamiche di precipitazioni o presunte tali, quindi negli ultimi tempi abbiamo ulteriormente incrementato questa particolare esperienza in questo tipo di eventi.
  Studiare la dinamica della scena di un crimine significa studiare i movimenti di tutti gli oggetti, le persone, tracce di sangue, proiettili, che hanno avuto luogo nella scena. Dobbiamo studiarle a ritroso ovviamente, da un impatto su un muro noi dobbiamo ricostruire la traiettoria, da una traccia di sangue su un muro cosa ha determinato la traiettoria e così via, quindi le conclusioni a cui arriviamo in genere riescono a spiegare la dinamica, ma qualche volta lasciano ovviamente dei dubbi o delle alternative che non sono spiegabili.
  Studiamo la dinamica attraverso gli atti, attraverso delle considerazioni di natura fisica e spesso questo è sufficiente per comprenderla. Quando non è sufficiente, passiamo a delle attività sperimentali, quando le attività sperimentali non riescono a risolvere la questione, in qualche circostanza possiamo utilizzare dei metodi più evoluti, quindi vere e proprie simulazioni matematiche.
  In questo caso, lo studio degli atti a disposizione ci ha consentito di arrivare a delle conclusioni che, anche se non sono univoche, però ci fanno capire bene quello che poi in effetti può essere accaduto in questa scena, quindi non sono state fatte sperimentazioni e non sono state eseguite simulazioni. Tutte le raffigurazioni e le rappresentazioni grafiche che vedrete sono delle rappresentazioni grafiche per rappresentare a voi quelli che sono stati presumibilmente, molto probabilmente, i movimenti del militare nella dinamica che lo ha visto coinvolto, quindi non sono delle simulazioni e non è stata eseguita nessuna attività sperimentale. In questo caso, la rappresentazione grafica è una rappresentazione.
  In tutte le dinamiche noi partiamo dalla scena del crimine, quindi dalla posizione del cadavere in cui si ritrova e partiamo dalla supposizione più evidente. La supposizione più evidente ora è che sia precipitato, quindi noi partiamo dando per scontato che effettivamente sia precipitato, e poi verifichiamo se tutte le tracce, tutti i movimenti, le posizioni che studiamo e valutiamo siano effettivamente compatibili con questa dinamica.
  Sulle precipitazioni c'è da dire che distinguere una precipitazione accidentale da una precipitazione indotta può non essere così semplice. Qui nella slide è riportato un esempio a parole: immaginiamo un dirupo, quindi una persona che si avvicina troppo al dirupo, scivola e cade, oppure uno che dà una spinta a questa persona: la precipitazione sarà sempre pressoché parallela alla parete del dirupo e per noi sarebbe impossibile stabilire se questa persona sia caduta perché qualcuno le ha dato una spinta oppure no, a meno che il dirupo non abbia una morfologia particolare e non vi siano tracce sul cadavere.
  Qui entra in gioco la medicina legale, che ci aiuta e anzi in genere risolve prima di noi questi casi, quando sono molto eclatanti o molto chiari (in questo caso non lo era evidentemente), se vi sono tracce di percosse, di urti, tracce di sangue e tutto il resto che poi fa da contorno.
  Quello che si può dire, non è solo in base alla nostra esperienza, ma quello che si sa proprio dalla medicina legale, è che in genere una precipitazione volontaria, cioè un atto autoindotto determina un punto d'impatto del corpo a una distanza evidente, molto chiara rispetto alla verticale del punto di partenza. Chi tende a darsi Pag. 11una spinta per compiere l'atto suicidiario tende ad allontanarsi dal punto di partenza, quindi non cade perpendicolare al punto di partenza. Questo è un dato che teniamo in considerazione.
  Il sopralluogo che abbiamo fatto il 19 luglio era mirato ad acquisire i dati per ricostruire la scena virtualmente, graficamente, in modo da potervi poi presentare le varie opzioni e chiarirle meglio, ed è servito anche a noi per renderci conto di quella che poteva essere la scena del crimine, anche se l'abbiamo osservata nel 2017 e non nel 1999.
  La restituzione grafica è quella che vedete, quindi l'immagine sopra è una visione dall'alto, in cui si individuano le stazioni effettuate; nell'immagine sotto abbiamo semplicemente una visione laterale della scena del crimine.
  La ricostruzione l'abbiamo fatta a partire dai dati acquisiti dai carabinieri che sono intervenuti nella fase di primo sopralluogo. Questa era la planimetria che hanno ricostruito con tutte le distanze precise e noi, sulla base di questi dati e delle immagini del sopralluogo, abbiamo ricostruito la scena, da cui poi siamo partiti a ritroso per capire come fossero andate le cose.
  Per farvi capire, queste sono le due immagini affiancate, una fotografia vista dall'alto del sopralluogo dell'epoca, in cui non è presente il tavolino, come vedete, e la nostra ricostruzione in cui è riportato il tavolino come era stato osservato dagli inquirenti quando sono arrivati. In questo caso sono riportate soltanto due distanze, quella dell'inguine rispetto alla scaletta e quella della scarpa sinistra rispetto sempre alla scaletta.

  PRESIDENTE. Mi scusi, commissario, ha detto che non è riportato il tavolino?

  FEDERICO BOFFI. In questa fotografia sì, ma perché lo hanno spostato successivamente per fare meglio i rilievi, ma c'era.

  PRESIDENTE. Lo hanno spostato in quel momento per fare i rilievi, mentre c'era il corpo di Scieri?

  FEDERICO BOFFI. Sì, certo, ma era presente.

  PRESIDENTE. Quindi prima c'era un tavolo, poi per fare le foto l'hanno spostato.

  FEDERICO BOFFI. Sì, infatti nella nostra ricostruzione, come vede, il tavolino c'è.

  PRESIDENTE. Sì, voglio metterlo a verbale, per questo faccio questa puntualizzazione: per fare le foto hanno spostato un tavolo.

  FEDERICO BOFFI. Per fare altri rilievi...

  PRESIDENTE. Questo lo possiamo verificare anche dalle foto atti, dal confronto fra due foto in atti.

  FEDERICO BOFFI. Probabilmente anche per salire sulla scaletta sono passati sopra il corpo, sono saliti sulla scaletta e hanno fatto la foto dall'alto, altrimenti avrebbero dovuto scavalcare il tavolo.

  PRESIDENTE. Sì, rilevo a verbale che dalle fotografie di allora, del 1999, di accesso ai luoghi nell'immediatezza, nel momento in cui c'era ancora il corpo di Scieri, dal confronto di alcune foto si evidenzia che – certamente per fare le fotografie, per fare un accesso ai luoghi – comunque i luoghi sono stati toccati, i tavoli sono stati spostati.

  FEDERICO BOFFI. Relativamente a questo, presidente, ovviamente noi ci occupiamo di sopralluoghi...

  PRESIDENTE. Sì, lo dico io, nel senso che abbiamo rilevato questo confronto tra le foto. In questa foto per esempio manca il tavolo che c'è in una foto precedente (lo ricordo a memoria dagli atti, per questo mi assumo la responsabilità di quello che dico).

  FEDERICO BOFFI. Sì, ma non c'è nessuna responsabilità, nel senso che è normale che durante i rilievi, una volta fotografata Pag. 12 la scena così com'è, gli oggetti comincino ad essere spostati. L'importante è che ci sia una documentazione chiara di come erano le cose.

  PRESIDENTE. Commissario Boffi, questo io non lo ritengo normale. Non ritengo normale che in quello stato di cose non siano intervenuti i RIS a circoscrivere il luogo (lo abbiamo detto anche in altre occasioni), a coibentare tutto, come si fa sempre, come si fa spesso oggi, e per fortuna oggi abbiamo anche mezzi nuovi di tecniche più moderne, però anche allora esistevano i RIS. Quindi, io personalmente, non ritengo affatto normale spostare un tavolo per fare le foto.

  FEDERICO BOFFI. Forse mi sono spiegato male.

  PRESIDENTE. No, non era assolutamente un appunto a lei.

  FEDERICO BOFFI. Nel senso che è evidente, la scena del crimine va congelata e fotografata così com'è, senza toccare nulla. Io immagino che la fotografia con il tavolo presente, così come ci è stata presentata la scena del crimine, sia quella che effettivamente è. Questo lo diamo per scontato sulla base delle foto. Una volta che questo è stato cristallizzato... Comunque il tavolo c'era, tant'è che nella nostra ricostruzione il tavolo è presente.
  Mi scuso per questa immagine un po’ banale, ma a questo punto noi dobbiamo iniziare a studiare la precipitazione. La traiettoria di caduta di un grave, ma qualsiasi traiettoria di un oggetto in movimento nello spazio, che non abbia una propulsione propria però abbia una spinta iniziale, sottoposta alla forza di gravità descrive una parabola, qualsiasi cosa, anche il proiettile di un'arma da fuoco, anche se immaginiamo che sia una retta in realtà a lungo andare cade, perché deve descrivere necessariamente una parabola, dovuta alla presenza della gravità che attrae lo stesso oggetto verso terra.
  Questa è l'equazione della parabola, questa è una parabola qualsiasi, però immaginatevi già che questo è il punto di partenza della precipitazione. Una persona che precipita inizia quindi la sua caduta con una certa velocità iniziale, che in genere è soltanto una componente lungo l'asse delle x, però poi in casi complessi può esserci anche una componente lungo un altro asse. In generale, per semplificare, diciamo che la velocità dell'oggetto che comincia a cadere con una certa velocità iniziale ha una velocità lungo l'asse delle x, quindi parallela al terreno, dopodiché perde il suo impulso iniziale e inizia la sua precipitazione. Queste sono le equazioni che descrivono questo moto.
  Per descrivere nel dettaglio la caduta di un oggetto, in questo caso di una persona, bisogna tener conto di alcune approssimazioni, che non sono delle approssimazioni per difetto, ma sono delle valutazioni di natura fisica assolutamente legittime. Al di sotto di una certa velocità di caduta l'attrito dell'aria non ha alcun effetto sul corpo in caduta. Questo è importante perché, se non ha acquisito inizialmente un'energia tale per poter compiere dei movimenti, il corpo in caduta cade senza la possibilità di poter cambiare la sua posizione.
  Il corpo in caduta può ovviamente muovere le braccia e le gambe, ma non può ruotare, non può variare la sua configurazione iniziale, non ne ha la possibilità per la mancanza dell'attrito. Se non si è dato lo slancio come possono fare i tuffatori... i tuffatori ovviamente compiono delle piroette, ma utilizzano tutta l'energia che accumulano all'inizio prima dello slancio per compiere tutte le loro evoluzioni. Una persona che si dà uno slancio semplice per cadere inizia la sua caduta e non ha possibilità di fare nulla, se non muovere le braccia, metterle magari davanti a mo’ di protezione o cose di questo tipo.
  Inoltre non può farlo perché i tempi che dobbiamo considerare sono tempi brevissimi, in questo caso stiamo parlando di tempi che non superano il secondo e mezzo, quindi sono tempi così corti che neanche ce ne rendiamo conto, cioè non c'è proprio la possibilità. Il concetto è quindi che la postura con cui la caduta inizia è di fatto quella finale, ovviamente fatto salvo ostacoli Pag. 13 intermedi, perché se il corpo cadendo urta degli oggetti o trova degli ostacoli che ne possano modificare la posizione finale rispetto a quella iniziale, chiaramente la posizione finale è differente. Se però non ci sono ostacoli, come inizia a cadere così arriva.
  A quote molto elevate abbiamo delle evidenze di dislocazioni del corpo dopo la caduta dovute a dei rimbalzi veri e propri, quindi a dei riposizionamenti, ma stiamo parlando di quote in cui le velocità raggiunte sono tali che anche l'attrito comincia ad avere un peso. Qui, come vedremo, stiamo parlando di velocità relativamente basse e di quote basse.

  PRESIDENTE. Lei sta sostenendo che Scieri nella caduta ha impiegato mezzo secondo, ho capito bene?

  FEDERICO BOFFI. No, ha impiegato un secondo e mezzo, meno di due secondi.

  PRESIDENTE. Sì, grazie, quindi, per quanto riguarda il primo quesito, Scieri effettivamente è caduto da quella scala, secondo i rilievi che voi avete fatto.

  FEDERICO BOFFI. Noi partiamo dal presupposto che sia caduto da quella scala. Ovviamente non può essere caduto dall'interno, perché non si sarebbe mai potuto procurare quelle ferite e non avrebbe mai potuto raggiungere quella posizione...

  PRESIDENTE. Dall'interno della protezione?

  FEDERICO BOFFI. Della scaletta, sì. Né può essere caduto dai terrazzini intermedi, il primo (adesso lo vedremo) perché è troppo basso, ma in ogni caso perché la posizione di ritrovamento non è compatibile con un lancio dal terrazzino. Per darsi uno slancio dal terrazzino e poter arrivare in quella posizione, a quella distanza, avrebbe dovuto darsi uno slancio tale che sarebbe caduto con il viso in avanti, quindi abbiamo escluso queste due possibilità e l'unica che rimaneva era una precipitazione dall'esterno della scaletta.
  Non avendo informazioni da quale quota fosse caduto, abbiamo ipotizzato che potesse essere caduto da 5 metri, da 10 metri o 15 metri, ma li abbiamo presi come dati generali, e questi sono i risultati molto semplici che ci danno come conseguenza i tempi di caduta dalle varie quote e le velocità di impatto.
  Le velocità di impatto iniziano a dirci qualcosa. La medicina legale ci dice che quel tipo di fratture così invasive, così penetranti, grandi traumatismi tipicamente si hanno con impatti del corpo umano contro superfici o contro autoveicoli o altri oggetti che vanno contro il corpo umano con velocità che iniziano a essere superiori ai 50 chilometri orari, quindi quel tipo di fratture è compatibile con velocità superiori ai 50 chilometri orari. Questo non significa che a velocità più basse qualcuno non possa comunque provocarsele, perché poi la fisiologia umana è differente per ciascuno di noi, ma stiamo parlando di valori medi.
  Per avere velocità superiori ai 50 chilometri orari dobbiamo avere una quota di caduta superiore ai 10 metri, quindi lui deve essere caduto da una quota compresa tra i 10 e i 15 metri, la scaletta arriva ai 18, ma la parte finale è difficilmente raggiungibile, quindi diciamo tra i 10 e 18, tra i 10 e i 15 metri, perché quelle sono le velocità di impatto compatibili con quel tipo di fratture.

  PRESIDENTE. Quindi almeno da 10 metri.

  FEDERICO BOFFI. Sì, superiore ai 10 metri. Vedremo che da queste equazioni del moto, che sono delle informazioni, ne ricaveremo delle altre.
  Come può essere caduto il ragazzo per avere quel tipo di posizione? Come vedete, nell'immagine sotto viene riportata schematicamente la posizione finale, dove la freccia indica la testa, cioè lui ha la testa rivolta verso il muro e le gambe distanti dal muro, che è una posizione strana per questo tipo di precipitazione. Cominciamo infatti a immaginare che si sta arrampicando con tutte e due le braccia sulla scaletta, Pag. 14perde improvvisamente per qualche ragione contatto con le mani sulla scaletta e tende a cadere quasi perpendicolarmente, ma tendenzialmente con la schiena e la testa distanti dal muro.
  Avrebbe dovuto assumere una configurazione qualitativamente simile a questa disegnata in rosso, quindi non compatibile con la posizione di ritrovamento. Possiamo quindi già cominciare a escludere che sia caduto in questo modo.
  Anziché perdere immediatamente la presa con entrambe le mani, possiamo ipotizzare che la perda inizialmente con la mano destra, quindi oscilli verso destra e nell'oscillazione perda la presa anche con la sinistra. In questo caso sarebbe dovuto cadere con il fianco sinistro proiettato verso il terreno, quindi con la testa rivolta in questa direzione e il corpo in questo modo. Ancora una volta questo tipo di precipitazione non è compatibile.

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, ma quando rileggeremo i verbali non avremo le foto, quindi se perde la presa con entrambe le mani, non è possibile trovare il corpo così come è stato trovato. Dico bene?

  FEDERICO BOFFI. Sì.

  PRESIDENTE. Quindi non ha perso la presa con entrambe le mani...

  FEDERICO BOFFI. No, e nemmeno con la sola mano sinistra in questo caso oscillando verso destra. Nell'altro caso, in cui la perda con la mano destra e quindi l'oscillazione sia verso sinistra, avrebbe dovuto perdere la presa anche con la sinistra e cadere in questo modo, la posizione comincia ad avvicinarsi un po’, perché poi qui ci sono due tavoli, qua c'è un tavolino, qua c'è un altro tavolino, con questi non avrebbe dovuto interagire, perché altrimenti avremmo trovato delle tracce. La posizione quindi si avvicina, ma ancora non è proprio compatibile.
  Come può arrivare a terra con i piedi più distanti dal muro e la testa più vicina al muro? L'unica configurazione che abbiamo ritenuto possibile e che oggettivamente non può essere diversa da questa è una rotazione, cioè lui distacca il piede sinistro dalla scaletta, dalla parete, prima del resto del corpo, quindi esegue una rotazione per qualche ragione (potremo valutare quali siano queste ragioni), allontanando il piede sinistro dalla scaletta, quindi tutto il corpo si torce, il piede si allontana prima e con una velocità maggiore, si allontana il bacino, si allontana anche il resto del corpo, poi perde la presa e quindi inizia la caduta con il piede sinistro già più distante dal muro rispetto alla testa.
  Questa è l'unica posizione di partenza di precipitazione che possa essere compatibile con quella finale, anche tenendo conto del fatto che ci sono dei tavolini, quindi non arriva a terra, arriva sui tavolini e poi a terra, ma per avere una posizione finale con il corpo così ruotato non c'è altro modo.
  Torniamo alle equazioni di prima. Innanzitutto ritornando all'introduzione precedente, quando parliamo delle dinamiche di precipitazione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, commissario Boffi, ho capito male oppure lei ha detto che non può non aver urtato nei tavolini?

  FEDERICO BOFFI. Per forza, almeno con alcuni di quei tavolini, almeno con il tavolino... Mi scusi, torniamo indietro.

  PRESIDENTE. Queste non le inquadriamo perché forse facciamo vedere altre scene.

  FEDERICO BOFFI. Certamente interagisce con questo, non c'è alcun dubbio.

  PRESIDENTE. Quello che lei sta indicando però conteneva sopra, nel piano, una sorta di teglia di alluminio.

  FEDERICO BOFFI. Sì, però non conosciamo quale fosse (qui si vede bene) la posizione iniziale di questa teglia, noi sappiamo che era ancora presente, però nella precipitazione lui non può non averlo colpito, Pag. 15 anche perché il piede sta là, quindi per forza.

  PRESIDENTE. Il piede destro...

  FEDERICO BOFFI. Sì, il piede destro.

  PRESIDENTE. È sul tavolino?

  FEDERICO BOFFI. Sì. Poi ragioniamo su queste cose, potete ripormi le stesse domande alla fine e forse capirete meglio i ragionamenti.
  Non solo una distanza di qualche metro dalla verticale del punto di caduta è indicativa di un lancio volontario, ma anche la velocità di distacco, che poi è legata alla distanza, è indicativa. Cioè se c'è un atto volontario, in genere, sulla base dei casi che ormai stiamo trattando da tanti anni, le velocità di distacco possono variare a seconda della persona, della topologia del punto di partenza tra 1,5 e 3 metri al secondo. Velocità superiori cominciano a non essere compatibili con una precipitazione (lo abbiamo visto in un caso recente), velocità inferiori cominciano ad essere compatibili con un altro tipo di caduta.
  Allora che cosa succede? Facendo delle approssimazioni, che adesso qui non vi sto a spiegare, ma poi, se volete, vi approfondisco, normalmente quello che si studia nelle precipitazioni è il moto del baricentro della persona. Si immagina che l'intero volume della persona, la massa della persona sia concentrata in un unico punto materiale che è il suo baricentro, quindi uno studia la traiettoria della caduta, perché la posizione del corpo in genere nella scena del crimine viene individuata rispetto a una serie di misurazioni e triangolazioni, ma partendo dal baricentro del corpo.
  In questo caso, non solo i colleghi dei Carabinieri hanno riportato tutta una serie di distanze, compresa la distanza del piede sinistro, della testa, ma, immaginando che il corpo abbia iniziato la sua caduta con una configurazione particolare in cui si è mosso prima il piede e poi tutto il resto, abbiamo immaginato di calcolare le velocità di distacco di ciascuna di queste parti del corpo, come se ognuna di esse avesse una sua propria traiettoria di caduta, ovviamente vincolata dal corpo, e questi sono i valori che abbiamo ricavato.
  Abbiamo un valore di velocità di distacco dalla scaletta per quanto riguarda la testa inferiore a 0,5 metri al secondo, l'inguine 0,6 metri al secondo, e per il piede, che è quello che è partito più distante dal muro, una velocità di partenza di distacco pari a 1,15 metri al secondo, quindi stiamo parlando comunque di velocità molto inferiori rispetto a quella che è la norma rispetto a un atto volontario.
  Già sulla base di questi dati, quindi, cominciamo ad escludere certamente l'atto volontario (questo nell'ipotesi che sia precipitato). Poi vedremo che ci sono altre tracce, tra cui quelle che ha già elencato l'ingegnere La Cava, che ci confermano che l'atto volontario proprio non è da considerare. Iniziamo proprio a valutare queste tracce.
  In questo caso le tracce di sangue che ritroviamo sulla scena del crimine non ci creano allarme rispetto al suo posizionamento, perché sono tutte compatibili con la posizione del corpo in quel modo. Anche quelle tracce che qui si vedono male, ma sulla relazione si vedono meglio, ossia un piccolo spruzzo e dei gocciolamenti di sangue che compiono un piccolo semicerchio e sono vicini al polso dove lo Scieri aveva una ferita da cui perdeva sangue, sono compatibili con un movimento successivo del braccio, che si ricompone fisiologicamente e raggiunge la sua posizione di quiete, e non possiamo certo dire che siano tracce incompatibili con questo gesto.
  Tutto il resto è assolutamente compatibile con quella posizione, cioè non vi sono tracce di sangue che ci facciano sospettare che il corpo sia arrivato lì in un modo diverso da quello che stiamo valutando.
  Le ferite sul piede sinistro. Ovviamente ribadisco che, come ha già detto l'ingegnere, la conclusione di questo tipo di valutazione è che non esiste nulla sulla scena del crimine che possa aver determinato queste ferite. Di conseguenza, non è possibile associarle alla precipitazione in alcun modo. Pag. 16
  Si era supposto a un certo punto che potessero essere queste colature metalliche, presenti sotto il montante che sorregge il primo terrazzino, ma basta una piccola valutazione, perché innanzitutto la profondità di queste gocce rispetto all'intercapedine è di 2,5 centimetri e la distanza delle ferite rispetto al piede è quasi il doppio (qui si osserva il pollice), quindi manca la possibilità fisica di mettere il piede qui dentro e procurarsi queste ferite, ma poi abbiamo una serie di 4 (3 molto ravvicinate) punte che si sono create dalla colatura metallica della saldatura, mentre qui abbiamo due fori molto netti che hanno forato il calzino in maniera molto chiara ed evidente, quindi non c'è alcuna corrispondenza.
  L'unico «oggetto» valutato all'epoca che avrebbe potuto determinare queste ferite lo escludiamo, quindi non c'è nulla, queste ferite non sono in alcun modo compatibili con la precipitazione.
  La scarpa è legata alle ferite e alle velocità di distacco. Adesso capirete meglio perché poi siamo entrati nel dettaglio a calcolare le velocità di distacco del piede, dell'inguine e della testa. Facendo lo stesso ragionamento, cioè di punto di arrivo rispetto al punto di partenza, per avere la scarpa proiettata in questo punto, partendo dalla stessa quota (stiamo ragionando come se tutto fosse partito da 10 metri, poi che fossero 11 o 12, qualunque fosse il punto di partenza, il corpo dello Scieri e gli oggetti indossati dallo Scieri partono più o meno dallo stesso punto) di 10 metri con una traiettoria unica, la scarpa avrebbe dovuto avere una velocità iniziale pari a 2,8 metri al secondo, quindi più del doppio della velocità del piede che l'avrebbe dovuta indossare, cioè lui allontana il piede con quella velocità e la scarpa si allontana con il doppio della velocità.
  Questo ovviamente non è possibile, perché non è che la scarpa ha una sua propulsione, può andare al massimo alla velocità a cui andava il piede. È vero che a quella quota la scarpa cadendo sul tavolo avrebbe potuto rimbalzare e, avendo la suola di gomma, finire la sua corsa a quella quota. Questo è un po’ difficile pensarlo, ma non lo possiamo escludere.
  Quello che possiamo certamente dire è che questa scarpa non è caduta nella precipitazione, questa scarpa è arrivata lì in un momento precedente alla precipitazione, quanto precedente non lo sappiamo, ma certamente precedente. Ovviamente, a causa della presenza di queste ferite, è arrivata lì anche prima che queste ferite venissero provocate, ma questo è abbastanza evidente perché la scarpa è integra e le ferite ci sono. Diciamo questo perché è stato anche ipotizzato che la scarpa potesse essere arrivata lì nella precipitazione, cioè lui cade, sbatte, e la scarpa arriva lì, ma questo non è possibile.
  L'orologio. Come vedete, l'orologio presenta una spaccatura alla terza maglia...

  PRESIDENTE. Per il verbale, la scarpa avrebbe dovuto avere il doppio di velocità di caduta – dice lei – se fosse stata indossata dal piede sinistro, giusto? Quindi possiamo dire che la scarpa non era indossata nel momento in cui Scieri cade.

  FEDERICO BOFFI. Questo l'ho detto: la scarpa ha raggiunto quel punto prima della precipitazione.

  PRESIDENTE. Sì, volevo specificarlo. Quindi non la calzava nel momento in cui sono state inferte (dico io) queste ferite, perché le ferite non sono compatibili con la caduta. È esatto?

  FEDERICO BOFFI. La scarpa è caduta certamente prima della precipitazione e certamente prima che venissero procurate quelle ferite.

  PRESIDENTE. Perfetto.

  FEDERICO BOFFI. L'orologio. Come vedete, l'orologio presenta una spaccatura alla terza maglia e la cassa dell'orologio risulta integra. Allora, immaginiamo che l'orologio cada dalla quota di caduta dello Scieri, quindi 10 metri: questa non è certo la configurazione che ci aspettiamo, ci aspetteremmo di trovare la cassa spaccata e non Pag. 17tanto il bracciale spaccato, perché per rompere il bracciale è necessario esercitare una forza puntuale in quel punto, per determinare il distacco. Un impatto con una superficie molto ampia distribuisce una grossa energia, se cade dall'alto, ma su tutto l'orologio, quindi che si vada a spaccare proprio in quel punto non ci convince, non è compatibile. Sarebbe stato più normale appunto trovare la cassa spaccata.
  Per rompere in quel punto preciso (poteva essere un altro punto della maglia, ma comunque qualunque maglia sia stata staccata) è necessaria una forza che agisca localmente in quel punto, quindi un oggetto che abbia le stesse dimensioni, che possa in qualche modo interagire con le stesse dimensioni con la maglia.
  Gli unici oggetti presenti sono i semicerchi della scaletta di protezione, quindi immaginiamo che l'orologio in quel punto abbia impattato con uno degli anelli, però deve aver impattato con una certa forza, una certa energia deve essere rilasciata. Se lui inizia la sua caduta a 10 metri, nei primi momenti della caduta ha una velocità relativamente bassa, perché sta iniziando la sua precipitazione, mentre raggiunge velocità elevate quando è prossimo all'impatto con il terreno. Questo orologio, per trovarsi in quella posizione e aver avuto questo tipo di danno, dovrebbe quindi aver interagito con gli ultimi anelli, quelli più vicini al terreno, ma per poter avere questo tipo di interazione e arrivare a cadere in quel punto l'orologio doveva essere indossato necessariamente sul braccio destro.
  Ora, noi non lo sappiamo, si dice che lo portasse normalmente a sinistra (io ad esempio lo porto a destra), però non sappiamo se in quel momento preciso effettivamente lo indossasse a destra o a sinistra, diciamo che per avere l'orologio in quel punto con quel tipo di danno la compatibilità l'abbiamo in questo modo.
  A questo punto, per le altre tracce che ha già anticipato l'ingegnere, lascio la parola all'ingegnere perché le ha studiate meglio, poi arriviamo alle fasi finali e alle nostre conclusioni.

  GRAZIA LA CAVA. Torniamo alla valutazione delle tracce. Abbiamo visto l'orologio, la scarpa sinistra, il piede sinistro e le tracce di sangue sui luoghi. Delle altre tracce analizzate, che sono più che altro tracce legate alla lesività, quelle che ci hanno posto qualche dubbio sono quelle dell'arto superiore sinistro, molto significative (la figura parla già da sola), in quanto abbiamo una lesività molto grave che, come mostreremo in un video, non trova giustificazione nelle modalità di precipitazione che hanno fatto raggiungere quella posizione finale di quiete, che con una back analysis al contrario ha fatto arrampicare Scieri sulla scala, per poi finire nella posizione finale in cui è stato ritrovato.
  Il braccio sinistro (se vi ricordate la planimetria dei Carabinieri) si trova incastrato al di sotto dei tavoli messi in obliquo ai piedi della scaletta, per arrivare a quella posizione, come vedremo nel video, il corpo, dopo un primo contatto o urto con il tavolo, deve essere scivolato all'indietro e si va a conficcare la parte della testa (ricordate la foto vista dall'alto in perfetta ortogonalità o quasi) e questo braccio si incastra immediatamente.
  Pertanto una lesività così grave di queste ecchimosi e di queste escoriazioni non trova giustificazione per quanto riguarda la lesività legata esclusivamente alla precipitazione.

  PRESIDENTE. Mi scusi, lei ha parlato di tracce «arto superiore sinistro». Vogliamo dire quale arto, la spalla?

  GRAZIA LA CAVA. No, l'avambraccio sinistro, scusate.

  PRESIDENTE. Quindi sta parlando delle tracce all'avambraccio.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, di sinistra, che è quello che rimane «incastrato» sotto il tavolo. Dopodiché abbiamo di nuovo da richiamare le lesioni al polpaccio, dove abbiamo una delle più importanti lesività a livello traumatico che ritroviamo sul corpo di Scieri ed è «di natura contusiva e abrasiva», così come anche definita dai medici legali, «realizzatasi contro un ostacolo fisso e avendo una superficie relativamente ristretta Pag. 18», come loro scrivono. Noi abbiamo aggiunto «verosimilmente riportante vernice verde» perché, come abbiamo visto, questa lesione è quella più piena di tracce sia di frammenti di vernice verde che di ghiaino fine...

  PRESIDENTE. Stiamo parlando del polpaccio sinistro?

  GRAZIA LA CAVA. Sempre del polpaccio sinistro. Evidentemente, come abbiamo detto prima, la parte interessata nel momento in cui avveniva il traumatismo doveva necessariamente essere scoperta, per potere permettere l'attacco di queste particelle.

  PRESIDENTE. Ma Scieri è stato trovato con i jeans.

  GRAZIA LA CAVA. Ora ci arriviamo, perché facciamo vedere la precipitazione.

  PRESIDENTE. Quello che stiamo per vedere adesso è una rappresentazione grafica esemplificativa, però con i dati che avete preso dalle indagini.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, come tempi anche di caduta questo lo rispetta e, momento per momento, la posizione è solo rappresentativa proprio perché, come aveva già ben indicato il dottore Boffi, non abbiamo eseguito una simulazione, quindi matematicamente non abbiamo progettato questa caduta, ma è rappresentativa, per far comprendere meglio le modalità con cui questo corpo cade e con cui va a porsi nella posizione finale di quiete, che è l'unico dato certo da cui siamo partiti.
  Riportandolo alle varie opzioni di possibilità di caduta, quindi rilascio della mano sinistra, rilascio della mano destra o caduta all'indietro, abbiamo visto che, escludendo quelle che non potevano avere come risultato finale la posizione in cui è stato ritrovato, abbiamo scelto l'unica dove nel determinismo dei movimenti era possibile, con la rotazione dopo il rilascio della presa della mano sinistra e quindi con questo piede sinistro che gira, arrivare alla posizione finale in cui il cadavere è stato ritrovato.
  Questo video è stato realizzato su indicazioni di noi consulenti dall'ingegnere Emanuele Delfino, che è stato autorizzato dalla Commissione per la realizzazione di questo video. Lo vediamo e poi lo commentiamo dopo. Ha diversi punti di ripresa anche in rallenty. Vedete il movimento spiegato prima dal dottore Boffi, quindi il piede sinistro è la parte che inizia con maggiore velocità, ovviamente solidalmente al resto del corpo.
  Perché abbiamo fatto realizzare questo video e perché è importante capire se tutta la lesività riscontrata sul corpo dello Scieri si possa attribuire a un unico momento, che è quello della precipitazione? Noi abbiamo visto che alcune lesività sono certamente legate a una velocità di impatto sostenuta, quindi il grave traumatismo alla colonna vertebrale (nella relazione troverete anche una sintesi delle fratture ritrovate nel corpo di Scieri) e abbiamo la frattura in corrispondenza della D6, che presenta uno scalinamento. È una frattura dovuta a una velocità di impatto elevata al suolo e quindi legata a quelli che vengono indicati come grandi traumatismi di cui parla anche la...
  Sicuramente la posizione di quiete in cui ritroviamo il corpo di Scieri è quella finale, cioè quel corpo da lì, dopo la caduta, non è stato spostato. Evidentemente però sia le tracce al piede sinistro, sia tutte le tracce di vernice non sono compatibili con la precipitazione, quindi deve essersele fatte in modo diverso.
  Allora, quale potrebbe essere l'ipotesi alternativa? Che la totalità dei traumatismi della precipitazione più tracce di vernice e tracce sul piede... quindi che la lesività sull'avampiede sinistro se la sia fatta da un'altra parte, ma ciò andrebbe a contrastare con il fatto che non abbiamo quella lesività che a seguito del ritrovamento del corpo avrebbe dovuto lasciare, se il corpo fosse stato trasportato da un altro luogo ai piedi della scaletta, una qualche traccia di sangue, ma le tracce di sangue sono compatibili con la precipitazione nel posto in cui è stato ritrovato. Pag. 19
  A questo punto si deve necessariamente pensare che le tracce di vernice e la lesività al piede si siano determinate in un momento – sia spaziale, sia temporale – differente da quello della precipitazione, perché con un unico atto, o precipitazione o altro tipo di causazione di questa lesività, non si riesce a spiegare praticamente tutta la lesione che Scieri ha nel corpo. Pertanto da tutte queste gravi incompatibilità arriviamo alle conclusioni.

  FEDERICO BOFFI. Le conclusioni le ha appena elencate lei. Questa è soltanto una tabella riepilogativa, ma dice quello che ha appena detto lei, cioè, immaginando tutte le tracce valutate, vedete che le tracce di sangue sono compatibili con la precipitazione, la scarpa, nonostante i dubbi che abbiamo rappresentato, può però essere caduta da una certa quota in un momento in cui lo Scieri si trovava sulla scaletta, le ferite al piede non sono assolutamente compatibili e quindi c'è la «x» rossa.
  Anche le ferite sul lato sinistro ci lasciano dei dubbi, ma non possiamo escludere in assoluto che non siano compatibili con la precipitazione, l'orologio ci dà dei dubbi, perché è compatibile se lui l'avesse portato sul braccio destro ma, se non fosse stato così, non saremmo in grado di dare spiegazioni sul perché si trovasse lì, in quella posizione e con quel tipo di rottura, le fratture ossee sono assolutamente compatibili con la posizione di ritrovamento e con la precipitazione, le tracce di vernice non hanno nulla a che vedere con la precipitazione.
  D'altro canto, un evento alternativo, completamente diverso dalla precipitazione ha dalla sua parte molte delle tracce appena valutate (la scarpa può finire lì, le ferite sul lato sinistro possono essere state provocate in qualsiasi altro momento), ma non trova compatibilità con le tracce di sangue e la posizione del corpo e con le fratture ottenute, ma non tanto perché quel tipo di fratture non avrebbero potuto essere provocate da un altro tipo di precipitazione in un altro punto o da altre azioni lesive: quello che ci lascia il dubbio sull'ipotesi alternativa è il fatto che quel tipo di fratture è compatibile con quel tipo di posizione.
  Riporto l'esempio di un caso recente, in cui la posizione del corpo ritrovato non era assolutamente compatibile con il tipo di impatto sulla testa. La persona ritrovata aveva il viso riverso sul terreno e l'impatto era sulla nuca, sulla parte esterna, quindi non c'era compatibilità.
  Poi ci sono tante altre considerazioni ma, giusto per farvi capire che invece quel tipo di fratture sono compatibili con quel tipo di posizione, si immagini di aver provocato quel tipo di frattura in un altro momento, in un'altra fase, con altri mezzi, e aver riposizionato il corpo casualmente; non è che uno possa immaginare di riposizionarlo sapendo esattamente che tipo di fratture in maniera dolosa, in posizione tale da renderlo compatibile con una rilevazione. Quindi, riportarlo in quella posizione che casualmente è compatibile con quel tipo di fratture ci sembrava e ci sembra un po’ forzato.
  Come ha appena detto l'ingegnere, quindi, immaginare un unico atto che ha determinato la morte, che sia stata la precipitazione o che sia stata un'altra azione, la scena così come si presenta non ci consente di darlo come conclusione. L'unica conclusione possibile è unire le due dinamiche, quindi ci sarà stato un momento in cui lo Scieri effettivamente è precipitato, ma c'è certamente stato un altro momento in cui delle azioni sono state fatte sullo Scieri.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ed era svestito?

  FEDERICO BOFFI. Certamente quando è caduto doveva necessariamente averli quegli abiti, se non altro perché far rindossare gli abiti a un cadavere e ritrovare le tracce compatibili con la posizione...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Mi scusi, le ferite alle gambe, al polpaccio...

  FEDERICO BOFFI. Quelle fanno parte di un'altra azione precedente alla precipitazione, che indubbiamente gliele ha provocate.

Pag. 20

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Senza pantalone...

  FEDERICO BOFFI. Evidentemente sì.

  PRESIDENTE. Se vuole essere un po’ più chiaro per noi: lei dice che immaginare un unico momento che ha provocato la morte non è compatibile.

  FEDERICO BOFFI. Che ha provocato tutte queste tracce.

  PRESIDENTE. Se vuole cortesemente riprendere questo punto, che rappresenta le conclusioni...

  FEDERICO BOFFI. Immaginiamo solo la precipitazione. Lo Scieri si sta arrampicando, ovviamente non si è lanciato, ovviamente non può essersi provocato alcune di queste ferite da solo.

  PRESIDENTE. Allora, non si è lanciato, non si è provocato le ferite da solo...

  FEDERICO BOFFI. Alcune di queste ferite da solo. Certamente la ferita al piede non se l'è provocata da solo, non se l'è provocata nella precipitazione, quindi qualcuno gliel'ha causata. Su questo non ci sono dubbi. Alcune di queste ferite come quelle sulla sura possono essere state provocate in maniera alternativa alla precipitazione...

  PRESIDENTE. La ferita sul polpaccio...

  FEDERICO BOFFI. Sul polpaccio. Possono essere state provocate da un'azione differente, però non ne abbiamo la certezza, quindi la sola precipitazione non giustifica la posizione e le tracce del corpo, o meglio giustifica la posizione, ma non giustifica tutte le tracce rinvenute.
  Di contro, se escludiamo la precipitazione, escludiamo un altro tipo di azione, che sia stato portato lì successivamente, perché alcune cose non convincono in questo tipo di ricostruzione, prima fra tutte le tracce di sangue, perché lui perde sangue dalle ferite che ha già, quindi nel momento in cui lo portano sul luogo delle tracce di sangue devono essere ritrovate non tanto nel percorso, perché lì noi non abbiamo fatto il sopralluogo, non le abbiamo viste, non sono state osservate e quindi dobbiamo dare per scontato che non ci fossero, ma non lo possiamo dire, però proprio sulla scena.
  Solo riposizionare con il sangue che perde dalla testa e dai polsi e non vedere alcun tipo di gocciolamento o di traccia anomala rende difficile per noi immaginare questo tipo di riposizionamento. Poi, come ho detto, le fratture sono compatibili con quel tipo di posizionamento.

  PRESIDENTE. Quindi il sangue trovato sul luogo è compatibile con la posizione lì del corpo?

  FEDERICO BOFFI. Esattamente. A questo punto, quindi, se con un'ipotesi alternativa di atti che hanno determinato la morte eseguiti in un altro luogo non riusciamo a spiegare completamente quel tipo di posizione e di tracce e, allo stesso modo, la sola precipitazione non riusciamo a spiegarla con quel tipo di traccia o posizione, allora necessariamente devono essere...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Mi scusi, vorrei fare una domanda. Il corpo era senza una scarpa, la ferita era nel piede senza la scarpa. Questa ferita potrebbe essere stata procurata da qualcuno durante la salita dalla scala, mentre, invece, se ho capito bene, le tracce di ghiaietto ritrovate nella ferita al polpaccio e ricopiate nel pantalone all'interno del jeans non possono essersi...

  FEDERICO BOFFI. È difficile immaginare...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Non possono essersi verificate in quella situazione e in quel...

  FEDERICO BOFFI. Sì.

Pag. 21

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Però, c'era della ghiaietta a terra, potrebbero essere entrate nei pantaloni...

  FEDERICO BOFFI. Guardi, infatti sul tipo di ferite sul polpaccio l'ingegnere avanza dei grossi dubbi, che io condivido, ma in assoluto non possiamo escludere che si siano potute formare in quel momento. Quello che invece non trova alcuna giustificazione sono le tracce di vernice e anche la ghiaietta in effetti, perché, se è dentro la ferita, la ferita doveva esserci prima.

  GRAZIA LA CAVA. Ci sono entrambe le tracce nel polpaccio, la ghiaia e la vernice. La curiosità ci è venuta perché l'abbiamo letto, perché i consulenti del Pubblico Ministero scrivono che in questa lesione c'è questa doppia cosa, andiamo a vedere poi la foto e lo troviamo nel jeans. L'altezza del polpaccio a 30 centimetri...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. La scala era verniciata?

  GRAZIA LA CAVA. No, d'acciaio. L'altezza a 30 centimetri dal gambale, dove esiste anche un calzino di tipo lungo, che poteva anche essere semi abbassato, certifica questa cosa, anche perché poi percola lungo tutto il gambale del jeans sinistro, arrivando a 10 centimetri, alla caviglia arriva questo liquido ematico e biologico, arriva addirittura alla caviglia.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. È incredibile per noi immaginare che Emanuele si sia spogliato, sia stato costretto a spogliarsi, obbligato da qualcuno a spogliarsi e poi in altro luogo sia avvenuta una colluttazione e poi rivestito con il calzino...

  GRAZIA LA CAVA. È precedente sicuramente questo atto. Una volta precipitato...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Voi non siete riusciti a determinare un tempo...?

  FEDERICO BOFFI. Tra un'azione e l'altra?

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Sì.

  FEDERICO BOFFI. No. Come lei ha osservato correttamente, ad esempio la ferita sul piede potrebbe essere la causa dell'allontanamento del piede, quindi quello potrebbe essere contestuale. Le tracce di vernice oggettivamente non sappiamo effettivamente...

  GRAZIA LA CAVA. Ma precedenti comunque alla precipitazione.

  FEDERICO BOFFI. Sì, certamente, quelle all'interno degli indumenti non possono essere arrivate lì dopo la precipitazione.

  GRAZIA LA CAVA. Vi ricordo che anche all'interno dei calzini, quindi a calzini indossati, abbiamo tracce di vernice nell'avampiede destro, nell'avampiede sinistro, nel malleolo di destra, quindi proprio all'altezza della caviglia.

  GIANLUCA FUSILLI. Le chiedo perdono, solo per comprendere ancora meglio quello che abbiamo ascoltato. Le tracce di vernice: nel luogo di ritrovamento era presente la vernice corrispondente alle tracce poi riscontrate sul cadavere...?

  GRAZIA LA CAVA. Sì.

  GIANLUCA FUSILLI. Quindi, seguendo questa impostazione, essendo le tracce all'interno del calzino significa che Scieri, il quale era arrivato in caserma esattamente nel pomeriggio ed è morto la sera alle 23.00, nel periodo tra il pomeriggio e le 23.00 si dovrebbe o si sarà recato scalzo e senza pantaloni in quell'area.

  GRAZIA LA CAVA. Questo non lo sappiamo.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo la certezza che Scieri è uscito in libera uscita ed è tornato alle 22.15.

  GIANLUCA FUSILLI. Allora, diciamola meglio: nel periodo dal momento in cui è rientrato al momento in cui è morto presumibilmente Pag. 22 ci sarà stato un tempo in cui a piedi scalzi e senza pantaloni, senza i jeans che indossava, dovrebbe aver intercettato quell'area, perché altrimenti, vista questa ricostruzione, è incredibile che tutte quelle tracce di vernice presenti solo in quel posto...

  FEDERICO BOFFI. Non ha detto che erano presenti solo in quel posto.

  GRAZIA LA CAVA. Io non l'ho mai detto.

  FEDERICO BOFFI. Che in quel posto c'erano, ma...

  GRAZIA LA CAVA. Nelle foto c'erano.

  GIANLUCA FUSILLI. L'ultima domanda: dalla valutazione che avete fatto delle fotografie non è possibile stabilire la correlazione temporale tra le lesioni, ma è presumibile che le lesioni si siano procurate (quelle compatibili con la caduta e quelle incompatibili) in un lasso di tempo ridotto, ristretto?

  FEDERICO BOFFI. Qui dovrebbe rispondere un medico legale, ma mi sembra di capire che sono più o meno tutte coeve. Stiamo parlando magari di un'ora di differenza.

  GIANLUCA FUSILLI. Grazie mille.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Questa seduta è pubblica?

  PRESIDENTE. Sì, è pubblica.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Mi auguro che molti degli auditi la stiano ascoltando.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Posso sapere, nel caso mi sia sfuggito, le tracce verdi con quale materiale ricoprente sono compatibili?

  GRAZIA LA CAVA. Dovrebbero essere frammenti derivanti dal tavolo di piegatura dei paracadute.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Che sono nella fotografia?

  GRAZIA LA CAVA. Sì.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Che sono gli stessi tavoli che sono accatastati nella fotografia.

  GRAZIA LA CAVA. Sì, i quattro tavoli posti guardando la scaletta a sinistra, per intenderci.

  MASSIMO ENRICO BARONI. È possibile vedere la foto?

  PRESIDENTE. Senza inquadrarla riprendiamo la foto, certo.

  GRAZIA LA CAVA. Questo tavolo e tutte le sue parti. Ha delle gambe che poi vengono incrociate, hanno degli irrigidimenti trasversali (non si vede in questa foto, ma agli atti avete le foto di queste gambe e irrigidimenti trasversali).

  MASSIMO ENRICO BARONI. Allora, riformulo la domanda in maniera parzialmente diversa. La formica presente sul rivestimento del tavolo come avrebbe potuto infilarsi, insinuarsi? Essendo una superficie piatta, come avrebbe potuto, volendo vagliare anche ipotesi alternative, infilarsi all'altezza del polpaccio e con quale tipo di dinamica?

  FEDERICO BOFFI. Ma infatti non sono certamente tracce che provengono da quel tavolo. Stiamo dicendo che sono tracce compatibili con quel tavolo e con tantissimi altri tavoli che erano presenti in quella caserma in altre posizioni. Le tracce, i frammenti (chiamiamoli così) che sono visibili sul terreno provengono probabilmente da situazioni in cui questi tavoli sono stati trattati in qualche modo, quando li hanno lavati o ... c'era una distribuzione di queste micro tracce sul terreno in quella Pag. 23zona, può darsi che ce ne fossero anche in altre zone.

  GRAZIA LA CAVA. Noi sappiamo in quella zona perché abbiamo le foto, però questi sono i tavoli che solitamente sia in questa torre di asciugamento, sia nell'altra (quando abbiamo fatto il sopralluogo li abbiamo visti) ancora ci sono. Quello che ho detto era per riferirvi che in alcune foto si vedono in effetti, ma non è escluso che nel resto della caserma (ritengo che anche nell'altra torre di asciugamento per poi ripiegarli i paracadute devono essere presenti) ...

  PRESIDENTE. Sono ed erano presenti.

  GRAZIA LA CAVA. Sono presenti. Noi li abbiamo visti nel sopralluogo del 19 luglio questi tavoli verdi.

  PRESIDENTE. Dentro la torre di asciugatura dei paracadute ci sono i tavoli verdi, li abbiamo visti anche nel sopralluogo. Dentro la torre e anche fuori. Questi erano tavoli verdi accatastati in disuso. L'area era piena di questi tavoli verdi, è evidente.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ma la torre era chiusa?

  PRESIDENTE. Sì, di notte sì, almeno...

  GIANLUCA FUSILLI. È chiarissimo. Ciò non toglie che, al di là delle tracce di vernice verde, mi sembra di comprendere (non so se ho capito bene) che la ferita al polpaccio con la ghiaia e le tracce di vernice è incompatibile con...

  PRESIDENTE. La caduta.

  GIANLUCA FUSILLI. No, con l'aver indossato i jeans e anche con la caduta, quindi necessariamente si deve essere prodotta (non sappiamo in che tempo) in una condizione del corpo non identica a quella in cui è stato ritrovato. Quello che abbiamo compreso da quanto ci avete detto è questo. Credo che sia un elemento più...

  GRAZIA LA CAVA. Direi certamente senza vestiti al momento della lesione della sura, quindi del polpaccio, perché si deve poter attaccare il ghiaietto (si può anche andare a vedere bene la foto). Dentro la ferita sono incorporati dieci minuscoli granelli di ghiaia bianca e le tracce di vernice verde.

  GIANLUCA FUSILLI. Così come la ferita sul piede si è prodotta certamente senza indossare la scarpa, la quale viene ritrovata sul luogo...

  GRAZIA LA CAVA. Sul calzino c'è il verde.

  GIANLUCA FUSILLI. Sul calzino c'è il verde. Scarpa che viene ritrovata sul luogo del delitto, quindi si può dire con ragionevole certezza che i momenti tra la caduta della scarpa, il prodursi della ferita e lo sfilare della scarpa siano stati in qualche modo contingenti.

  GRAZIA LA CAVA. E sotto il calzino c'è il verde, ma i buchi sul calzino sono corrispondenti alla soluzione di continuità presente in maniera trasversale sul piede.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Scusi, ci sono foto dell'interno della torretta? Non abbiamo nessun reperto, niente?

  GRAZIA LA CAVA. No, nulla da quelli agli atti a nostra disposizione. Non credo che ce ne siano.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Prima lei ci ha mostrato l'interno del jeans di cui era vestito Emanuele e ha affermato che la parte interna del jeans mostrava tracce vistose, notevoli del rivestimento verde di...

  GRAZIA LA CAVA. Sì, di questi frammenti di vernice verde (li abbiamo chiamati così) a diverse posizioni sul gambale sinistro. Esiste agli atti anche la foto di tutto il jeans.

Pag. 24

  MASSIMO ENRICO BARONI. Sì, lei ha rilevato altri punti interni in cui era presente questa...?

  GRAZIA LA CAVA. Purtroppo nel momento in cui l'hanno girato poi hanno fatto lo zoom solo su queste parti della gamba sinistra, il resto delle foto è stato fatto dall'esterno del jeans. I medici legali hanno fotografato l'esterno del jeans, poi dell'interno (solo fotografato per lungo) hanno zoomato queste due parti, prendendo le misurazioni per fare vedere a che altezza fosse estesa questa traccia ematica e biologica, senza evidentemente... i pallini rossi li abbiamo messi noi, i cerchietti, per evidenziare. Non esistono agli atti.

  MASSIMO ENRICO BARONI. E anche sulla parte del jeans c'è del ghiaietto...

  GRAZIA LA CAVA. Entrambi, ghiaietto bianco che si è colorato di rosso, quindi c'è stato rilascio del sangue evidentemente, mentre sulla ferita sono rimaste bianche alcune parti, e le tracce verdi a diverse altezze, quindi lì siamo sulla caviglia nella foto in alto a sinistra, perché è molto vicino alla caviglia (vede il lembo del jeans, il finale), mentre lì, a 30 centimetri, siamo più o meno nella famosa sura, quindi al polpaccio.

  MASSIMO ENRICO BARONI. E queste tracce di vernice verde sono compatibili con pressione, escoriazione, pressione prolungata...

  GRAZIA LA CAVA. Con la ferita, con la gravissima ferita. No, in che senso sono compatibili con la pressione?

  MASSIMO ENRICO BARONI. In realtà stiamo parlando della parte interna del jeans.

  GRAZIA LA CAVA. È specchiata al polpaccio sinistro con dilavamento fino a 10 centimetri dalla caviglia (non si legge bene).

  PRESIDENTE. Cioè il polpaccio ferito rilascia una sostanza che percola fino alla caviglia – ovviamente di Scieri – ormai in posizione supina.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Sì, ma queste tracce verdi, a suo parere, sono direttamente applicate dalla vernice o in realtà è andato attraverso il polpaccio, cioè prima si è sporcato il polpaccio di vernice verde? No. La domanda non è peregrina.

  PRESIDENTE. Qual è la domanda?

  MASSIMO ENRICO BARONI. Provo a riformularla. Lei mi sta dicendo che in realtà le tracce di vernice verde sono presenti anche sul polpaccio, insieme al ghiaino, giusto? Nella parte interna del jeans sono presenti vernice verde e ghiaino. Queste due tracce sono una la derivazione dell'altra oppure sono indipendenti?

  FEDERICO BOFFI. Non si può dire effettivamente che siano correlate direttamente, non possiamo dire che il ghiaino e la vernice siano arrivati contemporaneamente. Non so se ho risposto alla domanda. La questione era se fosse correlata la presenza dell'uno e dell'altra...

  MASSIMO ENRICO BARONI. È presumibile che Emanuele potesse essere nudo quando si è ferito al polpaccio, quando si è sporcato il polpaccio di verde e successivamente si sia messo il jeans, e che quindi queste siano tracce del fatto che successivamente si sia messo il jeans.

  FEDERICO BOFFI. Allora, questa è un'interpretazione. Non riuscendo a interpretarla in maniera differente, questa è un'ipotesi.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Anche perché l'altra ipotesi (mi scusi, presidente) è che in qualche modo...

  FEDERICO BOFFI. Quella ferita se la possa essere provocata nella caduta, però poi non ci spieghiamo come il frammento di vernice sia penetrato all'interno.

Pag. 25

  GRAZIA LA CAVA. Per questo è escluso che quel tipo di traccia verde sia stata provocata, cioè possa essere stata causata dalla precipitazione.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Scusi, volevo fare un'altra domanda. Per essersi trasferite in maniera così evidente le tracce di sangue sul calzino, che addirittura è lacerato, e sul jeans, Emanuele si sarebbe rivestito a ferita fresca, (mi scusi se semplifico), non dopo...

  FEDERICO BOFFI. Mi perdoni, qui purtroppo il medico legale avrebbe potuto... perché queste ferite e queste percolature vanno anche immaginate tre giorni dopo essere state provocate, quindi un inizio di putrefazione c'era, poi la percolazione che si è ulteriormente creata magari non è nemmeno soltanto sangue, è anche liquido putrefattivo.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Chiedo questo perché...

  FEDERICO BOFFI. Nel senso che la ferita magari c'era prima, magari è stata provocata in un'altra fase senza i jeans, ma molto meno...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Potrebbe essere stato rivestito due giorni dopo?

  FEDERICO BOFFI. No, questo no, però la ferita inizialmente poteva essere meno grave di quello che appare, cioè poteva...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Era già in fase di putrefazione, erano passati due giorni, c'era caldo.

  FEDERICO BOFFI. Sì, volevo dire questo.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Un'altra domanda, che è un po’ forte, però la voglio fare, anche se non so se sia vostra competenza. Secondo voi, Emanuele quando è caduto dalla torre era vivo? Potrebbe essere stato buttato dalla torre successivamente?

  FEDERICO BOFFI. Ripeto: qui entra in gioco il medico legale. Diciamo che ciò che ha causato la morte sono state le fratture.

  GRAZIA LA CAVA. Che avevano dell'infiltrato ematico e, a nostro sapere (ma non facciamo i medici legali) dovrebbe essere viva una persona per potere avere l'infiltrato ematico dentro la frattura. Però c'era un gran macello.

  FEDERICO BOFFI. Non lo so...

  GRAZIA LA CAVA. Neanche io.

  PRESIDENTE. Va bene. Mi sembra evidente, da quello che è stato detto questa sera, che ha riassunto molto bene, che, se anche la ferita al polpaccio fosse stata causata dalla caduta, non può essere stata causata dalla caduta perché dalla semplice caduta si può determinare anche quella ferita al polpaccio, ma non si possono mai attaccare ad una ferita né il ghiaietto, né la vernice verde.
  La vernice verde, come hanno scritto i consulenti (scusate se faccio un riassunto) non si può nemmeno infiltrare con il vento o con dell'aria che ad agosto mi sembra anche improbabile, può risalire attraverso i jeans, attraverso i calzini lunghi, anche a calzino abbassato, e comunque non si può infiltrare una vernice verde dentro un calzino, così come è stata trovata.
  Mi sembra di capire (se abbiamo capito bene, certo è un'ipotesi) che ci sono stati due momenti diversi, alcune lesioni sono senz'altro compatibili con la caduta, ma la lesione al piede, quei «buchi» (diciamo così) al piede sinistro non sono assolutamente compatibili con la caduta, ma con un'altra azione. Anche i medici legali precedenti, del 1999, scrivono che probabilmente sono da rilevare con una presenza di terzi sul luogo, lo hanno detto anche qua.
  Questa ferita al polpaccio, secondo quello che sto comprendendo questa sera, è possibile che sia stata provocata a Scieri nel momento in cui era vivo e prima di salire sulla scala. Possiamo riassumere così? È un'ipotesi, però senz'altro la presenza di tracce di vernice e di pietruzze in quella Pag. 26ferita non è certo compatibile con la caduta.

  FEDERICO BOFFI. No, certo le tracce all'interno degli indumenti non riusciamo a spiegarle.

  PRESIDENTE. Perfetto. Altre domande? Bene. Io do rilievo della presenza della Guardia di Finanza e dei nostri consulenti, che ringrazio veramente molto per la loro professionalità e il loro intenso lavoro, perché ovviamente dietro tutta questa relazione c'è un lavoro arduo.
  Ringrazio la Polizia di Stato, in particolare il consulente dottor Federico Boffi della Direzione centrale anticrimine Polizia di Stato di Roma, e l'ingegnere Grazia La Cava di Catania, che hanno fatto un lavoro veramente intenso e a titolo gratuito. Consegneremo anche questo alla Procura della Repubblica.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.15.