XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 224 di Martedì 19 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Toti Giovanni , presidente della regione Liguria ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Albano Donatella  ... 8 
Toti Giovanni , presidente della regione Liguria ... 8 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 8 
Toti Giovanni , presidente della regione Liguria ... 8 
Lumia Giuseppe  ... 9 
Toti Giovanni , presidente della regione Liguria ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti. Il presidente Toti è accompagnato dal segretario generale della giunta regionale, Pietro Paolo Giampellegrini.
  L'audizione è dedicata al tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso in Liguria, a completamento della missione svolta a Genova il 24 e 25 luglio scorso, secondo la prassi consueta di svolgere le audizioni dei presidenti di regione nella sede della Commissione plenaria.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Nel ringraziarlo per la presenza, cedo volentieri la parola al presidente Toti.

  GIOVANNI TOTI, presidente della regione Liguria. Grazie a lei, presidente, grazie anche della visita che avete fatto nella nostra regione che, come è noto, da anni non è esente da fenomeni di infiltrazione delle varie criminalità di cui questa Commissione si occupa.
  In effetti (per non tarpare gli studi letterari dei nostri funzionari) mi ricordano che fin dal 1961, ne Il giorno della civetta, Leonardo Sciascia documentava questa capacità di insinuarsi anche in regioni che non sono culturalmente affini alle organizzazioni mafiose di cui questa Commissione si occupa ma, per il vero, per molti anni ancora si è negata o non si è voluto riconoscere fino in fondo la capacità delle organizzazioni criminali mafiose di insinuarsi nelle realtà locali delle regioni del nord, come la Liguria.
  Con il nuovo millennio la realtà mafiosa si è caratterizzata come un fenomeno più sfuggente, meno definito, tanto che è divenuto usuale nel mondo dell'antimafia definirla, con una suggestione mutuata da Bauman, come un fenomeno liquido, e la Liguria non fa eccezione. Anche le relazioni sociali mafiose appaiono «sempre più segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente in modo vacillante e incerto, fluido e volatile» (così da relazione del Ministro dell'interno al Parlamento sull'attività svolta dalla DIA nel semestre 2016).
  Come ben evidenziato anche dall'ex procuratore capo di Genova, l'infiltrazione mafiosa soprattutto al nord è per lo più silente, facendo ricorso quasi esclusivamente a metodi collusivi e corruttivi, evitando atti o comportamenti esteriori che potrebbero suscitare clamore o sollecitare l'attenzione degli organi di informazione. Pag. 4
  Se questo è vero, è ancor più vera la radicazione delle organizzazioni mafiose nelle regioni settentrionali, e così anche nella regione Liguria. Ne danno tutta evidenza la giurisdizione penale, i provvedimenti preventivi e cautelativi e, recentemente, la stessa Commissione parlamentare antimafia, oggi qui riunita, che da un lato ha dato atto delle difficoltà di riconoscere e reprimere i fenomeni mafiosi, ma dall'altro ha preso atto di un radicamento che riguarda anche l'opinione pubblica e la società civile.
  D'altro canto, la regione Liguria è certamente appetibile per le mafie almeno per due ordini di ragioni: il confine di Ventimiglia, punto di snodo e collegamento con le dinamiche organizzative delle cosche francesi, e i porti di Savona, Spezia e Genova, quest'ultimo certamente punto nodale per lo sbarco di sostanze stupefacenti, ma anche potenzialmente di armi e di altro ancora.
  In queste settimane, ovviamente, il porto di Genova è particolarmente controllato anche per via dell'allarme legato agli attentati e al terrorismo, che non compete a questa Commissione, però tale da inibire anche alcuni di questi traffici.
  In particolare, «la ’ndrangheta in Liguria ha saputo utilizzare, senza dover ricorrere a condotte di natura violenta, il suo capitale sociale, fatto di relazioni con il mondo politico, imprenditoriale, economico, individuando quali settori strategici edilizia, trasporti, giochi, scommesse, raccolta e smaltimento dei rifiuti, appalti pubblici» (così da relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo del 12 aprile del 2016).
  La recentissima sentenza del 14 settembre 2017, quindi di pochi giorni fa, della Corte di cassazione nel processo denominato La svolta, che assolve esponenti politici dell'estremo ponente ligure dall'accusa di associazione di tipo mafioso, conferma comunque la presenza in Liguria di rilevanti infiltrazioni della criminalità organizzata sul territorio.
  Se l'analisi sommariamente delineata è corretta, nel rispetto delle differenti responsabilità istituzionali, due devono essere le linee di intervento di regione Liguria: rendere fortemente consapevoli amministratori e cittadini della presenza dei fenomeni mafiosi, superando ritardi culturali, pigrizia mentale, mancanza di volontà di vedere, approcci egoistici, prevenire e opporsi con la massima decisione e fermezza a infiltrazioni e condizionamenti di stampo mafioso nei settori economici, delle professioni e della pubblica amministrazione.
  La regione Liguria ha operato in ragione di dette considerazioni. La legge regionale n. 7 del 2012 e successive integrazioni e modificazioni precisa e dettaglia, dunque, queste finalità: diffondere la cultura della legalità e della convivenza civile, anche attraverso il coinvolgimento del sistema scolastico e formativo e di welfare locale, con particolare attenzione ai fenomeni di stampo mafioso o comunque riconducibili alla criminalità organizzata, ampliare l'informazione anche ai fini di prevenzione rivolta agli operatori economici di ogni settore di attività, favorire la valorizzazione delle funzioni sociali ed educative nell'ambito dell'educazione alla legalità, favorire la formazione del personale politico e amministrativo in materia di criminalità organizzata e mafiosa e gli strumenti per la prevenzione e il contrasto della stessa.
  Queste affermazioni hanno, peraltro, trovato ulteriore specificazione e concretizzazione in alcune modifiche apportate con le recenti leggi regionali, la n. 2 e la n. 3 del 2017, volte a promuovere iniziative per la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile del mondo dell'impresa, della cooperazione, del lavoro, delle professioni, nonché ad attivare iniziative di formazione volte a diffondere la cultura dell'etica pubblica, a fornire al personale regionale e a quello degli enti del sistema regionale allargato una specifica preparazione anche ai fini dell'attività contrattuale e della predisposizione delle relative clausole nei bandi e nei capitolati, proporre la conclusione di accordi e la stipula di convenzioni in attuazione delle politiche di prevenzione e contrasto dei fenomeni di illegalità in materia di tutela della salute e dell'ambiente, connessi o derivanti da attività criminose di tipo organizzato Pag. 5 mafioso con le autorità statali operanti sul territorio regionale nel settore della tutela della salute e dell'ambiente, le associazioni, le imprese, le organizzazioni sindacali, le associazioni di volontariato, le associazioni ambientaliste individuate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
  In tal modo si rafforza un aspetto carente nella previgente formulazione della legge regionale che vi ho citato del 2012. Continuando sempre con le nuove leggi, il fine è sostenere progetti che prevedano il riutilizzo dei beni confiscati, promuovere la sottoscrizione di protocolli di intesa e convenzioni con l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e con altri enti pubblici, enti locali, associazioni, fondazioni e cooperative operanti nel campo sociale, ribadire l'obbligo per la regione di costituirsi parte civile in quei procedimenti penali relativi ai fatti commessi nel territorio della regione, in cui sia stato emesso decreto che dispone il giudizio, decreto di citazione a giudizio, contenente imputazioni per delitti di cui all'articolo 416-bis, 416-ter del codice penale o per delitti consumati, tentati o commessi avvalendosi delle condizioni di cui all'articolo 416-bis del codice penale, ovvero al fine di agevolare le attività delle associazioni previste dallo stesso articolo.
  In adempimento a tale previsione normativa, la regione Liguria si è costituita parte civile nel già citato processo penale denominato La svolta e, più recentemente, a seguito dell'inchiesta che ha visto il rinvio a giudizio di ventiquattro persone per ingerenze della ’ndrangheta nel comune di Lavagna, ovviamente si è costituita parte civile nel processo che si è aperto l'altro giorno a Lavagna.
  Tale impegno è del tutto coerente, anzi discende da quanto affermato dal programma di governo della X legislatura, laddove è evidenziata come prioritaria la tematica della sicurezza dei cittadini.
  L'impegno assunto è, altresì, parimenti coerente con il ruolo che, nel rispetto delle differenti funzioni e responsabilità istituzionali, gli enti territoriali sono chiamati a garantire e che così possono essere esplicitati: riaffermare la credibilità e il ruolo delle istituzioni pubbliche, unico strumento per perseguire e realizzare i valori e i princìpi alla base del patto sociale fissati nella nostra Costituzione, le istituzioni e gli uomini e le donne che le rappresentano non possono avere alcuna condivisione o contiguità con le organizzazioni criminali o i loro affiliati e neppure possono destare sospetto di possibile prossimità; è imprescindibile una lotta assidua alla corruzione, perché questa disincentiva investimenti e produzione, distorce la concorrenza e la capacità di innovazione e crescita; incrinare alla radice qualsiasi forma di consenso e, comunque, la convinzione nell'ineludibilità della presenza di organizzazioni mafiose e criminali, mantenendo vivo l'allarme sociale, rendendo evidenti le indubbie potenzialità disgregative di queste organizzazioni rispetto alle comunità nazionali e locali non solo in termini di violenza, soprusi, illegalità, ma anche di contrazione delle risorse pubbliche e di mancata redistribuzione delle stesse; educare in tutti i cittadini gli anticorpi necessari a individuare, stigmatizzare e rifiutare modelli, stili e comportamenti di tipo mafioso.
  I princìpi fino ad ora più volte affermati devono trovare concreta attuazione non solo nell'operato delle singole istituzioni, ma anche attraverso collaborazioni e sinergie fra le stesse.
  Di assoluta rilevanza è in questa prospettiva il recente protocollo d'intesa tra regione Liguria e l'Arma dei carabinieri, dove viene sancito l'impegno assunto dalla regione e dall'Arma ad avviare e sostenere un percorso finalizzato a potenziare la sicurezza dei cittadini e diffondere la cultura della legalità nel territorio ligure.
  A tal fine le parti si sono impegnate a rafforzare le condizioni di sicurezza necessarie a favorire migliori condizioni di contesto per lo sviluppo territoriale ed economico. Spetta ad un apposito tavolo tecnico realizzare concretamente la collaborazione, costituendo un rafforzamento del presidio territoriale attraverso fondi regionali e un efficientamento della logistica delle forze di sicurezza, su cui stiamo già lavorando. Pag. 6
  Sempre in questa prospettiva è stato approvato il protocollo d'intesa con il Ministero dell'interno per l'attuazione in regione Liguria del 112, numero unico di emergenza europeo, secondo il modello della centrale unica di risposta che è consolidata e operativa, alla quale potranno aderire anche le polizie locali. Non diversamente, sono in atto forme di collaborazione con le altre regioni, tra le altre la regione Lombardia, nostro grande vicino, con la quale è in via di formalizzazione un protocollo di collaborazione per la promozione della sicurezza e la formazione e l'aggiornamento professionale del personale della polizia locale, molto richiesto anche dagli agenti di polizia locale.
  In un più ampio ambito di collaborazione interistituzionale, mi preme anche ricordare la già richiamata legge regionale n. 7 del 2012, che impegna la regione a operare per un proficuo riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa, attraverso l'assistenza degli enti locali assegnatari dei beni stessi.
  La confisca e l'acquisizione definitiva dei beni della famiglia Canfarotta (115 immobili, di cui 95 nel comune di Genova, per la maggior parte concentrati nel centro storico, zona Maddalena) si caratterizzano non tanto per il valore economico dei beni sequestrati, del tutto relativo rispetto al numero di immobili interessati, in gran parte fatiscenti e di piccole dimensioni, quanto per l'alto valore simbolico della confisca, di assoluta rilevanza per il nord Italia. Valenza simbolica che, conseguentemente, impegna l'amministrazione pubblica a dimostrare capacità di reazione a fenomeni di illegalità e capacità amministrativa nel restituire alla collettività beni riqualificati, da utilizzare per finalità sociali.
  Sotto la regia della prefettura di Genova, le forze dell'ordine si sono impegnate a facilitare lo sgombero degli immobili occupati. Il comune di Genova, che ha censito e valutato circa la metà degli immobili, si è fatto parte attiva, unitamente alla prefettura, per individuare gli immobili potenzialmente utilizzabili per finalità sociali. La regione Liguria, da parte sua, sta provvedendo a completare il censimento e la valutazione dei restanti immobili confiscati (una cinquantina), in continuità con l'attività già effettuata lo scorso anno.
  Vorrei, ancorché sommariamente, elencare le iniziative più significative che, pure in carenza delle risorse in passato disponibili, hanno caratterizzato l'operato della giunta regionale ligure fin dal suo insediamento, con particolare riferimento alla conoscenza dei fenomeni criminali, alla partecipazione e testimonianza nelle manifestazioni, alle occasioni pubbliche per la riaffermazione del principio della legalità e alle iniziative e alle altre attività promosse a supporto della polizia locale e della sicurezza più in generale.
  La convenzione con l'università degli studi di Genova per lo svolgimento di attività di analisi, studi e ricerche in materia di sicurezza dei cittadini e di criminalità organizzata e mafiosa sul territorio regionale, correlate all'esercizio delle funzioni dell'Osservatorio sulla sicurezza e sulla qualità della vita dei cittadini e dell'Osservatorio per il contrasto della criminalità organizzata e mafiosa.
  La pubblicazione del «IX Rapporto sullo stato della sicurezza nella regione e sull'attuazione delle politiche sulla legalità nell'attività della pubblica amministrazione», con particolare riguardo alle principali problematiche in materia di criminalità mafiosa e organizzata che interessano il territorio regionale.
  Convocazione per la prima volta, a quattro anni dalla sua istituzione, disposta con la summenzionata legge regionale n. 7 del 2012, del Tavolo della legalità, in cui sono presenti gli enti locali, le istituzioni, una folta rappresentanza della società civile, associazioni di categoria, ordini professionali e sindacati, con funzione di condivisione e confronto sui temi del contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa, della sua prevenzione e della promozione della cultura della legalità.
  Partecipazione agli incontri con la prefettura per il Patto sicurezza per l'area metropolitana di Genova. Pag. 7
  Approvazione del Piano anticorruzione regionale 2017-2019, con specifiche misure amministrative di contrasto alla mala gestione e alla corruzione, tra cui il rafforzamento dei controlli e la maggiore trasparenza.
  Approvazione, nell'ambito delle linee guida per la redazione degli atti di autonomia aziendale e per l'organizzazione di aziende, istituti ed enti del Sistema sanitario regionale, di princìpi e criteri in materia di trasparenza, legalità e codice etico.
  Partecipazione alle Giornate regionali della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che si è tenuta ad Imperia (che, come sapete, è una delle province che maggiormente risente del fenomeno di cui stiamo parlando) a marzo del 2016 e a Genova il 21 marzo del 2017, a un anno di distanza.
  Patrocinio e finanziamento della formazione degli operatori della polizia locale attraverso accordi con la Scuola interregionale di polizia locale.
  Realizzazione con l'università degli studi di Genova di corsi di perfezionamento universitario di Polizia del mare e servizi di polizia. Destinazione di finanziamenti, pur nell'attuale periodo di estrema contrazione delle risorse, finalizzati alla realizzazione di progetti in materia di sicurezza.
  Vorrei concludere evidenziando la necessità di recuperare, per quanto possibile, quella che a mio avviso è stata un'occasione che avrebbe dovuto essere meglio sfruttata. Mi riferisco al decreto-legge n. 14 del 2017, recante Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città. Il decreto-legge circoscrive agli articoli 2 e 3 il ruolo regionale, in termini sostanzialmente marginali di finanziamento delle iniziative e dei progetti volti ad attuare interventi di sicurezza integrata nel territorio di riferimento.
  L'occasione per riconoscere un ruolo più propositivo e proattivo delle regioni potrebbe essere l'accordo finalizzato alla determinazione delle linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrate, ai sensi dell'articolo 2 del summenzionato decreto-legge del 2017, convertito con modificazioni.
  Le politiche pubbliche per la sicurezza integrata devono tenere anche conto della necessità di migliorare la qualità della vita e del territorio e la qualificazione socioculturale delle aree interessate. D'altro canto, la percezione di sicurezza dei cittadini è certamente determinata dal livello di sicurezza personale, ma anche dal complesso della sicurezza sociale offerta ai singoli, alle formazioni sociali e alle comunità locali.
  Per tali motivi, in relazione alle funzioni programmatorie attribuite e alla capacità di intermediazione tra livello governativo a livello comunale dell'esperienza maturata nel promuovere politiche di sicurezza urbana, dovrebbe essere riconosciuto normativamente, finanziariamente ed economicamente alle regioni un ruolo di maggior rilievo nelle politiche di sicurezza integrata. Questo credo che riguardi tutte le regioni e può essere anche argomento di discussione tra la Conferenza delle regioni nel complesso e il Governo e, ovviamente, il Parlamento che dovrà legiferare.
  Questo è quanto. Vi consegno la relazione che verrà inoltrata alla presidenza attraverso i consueti strumenti di posta elettronica, in modo che possa essere valutata e letta con più calma. Se ci sono approfondimenti da fare, restiamo a disposizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Prima di dare la parola ai colleghi che l'hanno richiesta – ho già iscritti la senatrice Albano, il senatore Mirabelli, l'onorevole Prestigiacomo, il senatore Lumia – vorrei ricordare alla Commissione che il presidente Toti sarà con noi anche il 5 ottobre, in occasione dell'incontro con le commissioni regionali antimafia, e interverrà nella tavola rotonda insieme ad altri presidenti di regione.
  Grazie per l'esposizione. Poi sentiremo anche le domande dei commissari, io intanto volentieri sottolineo che il presidente non ha avuto un atteggiamento negazionista sulla presenza delle organizzazioni criminali nella sua regione. D'altra parte i dati, ormai anche giudiziari, ne hanno dimostrato una presenza che può essere definita ormai quasi di insediamento, quindi Pag. 8è assolutamente fondamentale che da parte di tutte le istituzioni ci sia la reazione necessaria e che ciascuna con le proprie competenze faccia la propria parte.
  Do la parola alla senatrice Albano, che è di questa regione.

  DONATELLA ALBANO. Grazie, presidente, effettivamente sono della provincia di Imperia. Lei ha fatto una lunga illustrazione dei fenomeni mafiosi in Liguria, come Commissione siamo già andati sul territorio e io vivo giorno per giorno l'infiltrazione mafiosa in Liguria.
  Oltre all'infiltrazione di questi ’ndranghetisti che si occupano anche di prendere rami di azienda, abbiamo infiltrazioni nella politica e nel calcio. Il caso più clamoroso è stato quello che ha recentemente investito il comune di Lavagna, ma tra le vicende più inquietanti, finora assai trascurate, c'è stato in provincia di Savona il caso di Rolando Fazzari, un imprenditore che si è ribellato alla sua famiglia di origine, una famiglia ’ndranghetista. So che lei l'ha ricevuto e vorrei sapere cosa abbiate concluso in questo incontro e se sia stato dato seguito alla sua richiesta di poter riattivare la sua attività.
  Vorrei sapere anche se esista la commissione antimafia nella regione Liguria, come commissione regionale. Grazie.

  GIOVANNI TOTI, presidente della regione Liguria. La legge regionale prevede il Tavolo per la legalità, che è una sorta di commissione contro le delinquenze più in generale, a cui partecipano prefetture, regioni ed enti locali variamente articolati.
  Del caso Fazzari mi sono occupato personalmente, l'ho ricevuto, ovviamente dando notizia poi alle prefetture del fatto che ci siamo incontrati e di quanto il signore dichiarava, perché, non avendo compiti di indagine, ovviamente non può essere espletato dall'amministrazione regionale l'accertamento anche delle varie e articolate accuse più volte mosse dal signore, che competono alla procura della Repubblica competente e alle autorità di polizia.
  Per quanto riguarda la riapertura della sua impresa, essendo su una strada privata, noi abbiamo stanziato fondi che abbiamo assegnato al comune per la rimessa in sicurezza, riqualificazione e riattivazione dell'acquedotto che passava lì accanto, quindi lavori che concernono quella parte di strada che, però, non sono di competenza né regionale, né comunale, trattandosi di una carrabile privata, quindi difficilmente si può intervenire, non potendo intervenire in somma urgenza, in danno al privato, perché quella interruzione stradale non insiste su terreni pubblici o di pubblica utilità.
  Siamo comunque intervenuti finanziando la riapertura in Protezione civile dell'acquedotto che, stando al progetto, dovrebbe mettere in sicurezza anche la strada. I lavori spettano ovviamente al comune sul quale, come lei sa essendosi occupata della cosa, il signor Fazzari ha una serie di valutazioni piuttosto negative. Noi abbiamo sollecitato più volte il comune ad utilizzare i nostri soldi e mi auguro che lo faccia.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, presidente. Desidero ringraziare il presidente Toti per la sua relazione, per il contenuto, per l'impegno che conferma attraverso non soltanto la partecipazione e la formazione di questo Tavolo della legalità con le prefetture, ma anche, per quanto di competenza dei presidenti delle regioni, attraverso leggi ad hoc e un impegno molto forte di collaborazione con le scuole, per diffondere la cultura della legalità.
  Credo che ai presidenti di regioni come la Liguria questo dobbiamo chiedere, questo dobbiamo sollecitare, un impegno fatto di collaborazione costante, ma anche di impegno del presidente in prima persona, sempre più diffuso sul territorio, per la promozione della legalità.
  Credo che il presidente Toti abbia dimostrato la massima collaborazione con questo organo e di questo lo ringrazio, ma non avevamo dubbi in tal senso. Grazie.

  GIOVANNI TOTI, presidente della regione Liguria. Ringrazio per l'attenzione e l'apprezzamento l'onorevole Prestigiacomo che, provenendo da una regione dove di infiltrazioni mafiose si sa qualcosa, credo Pag. 9possa apprezzare fino in fondo lo sforzo fatto anche in Liguria.
  Colgo l'occasione per dire che in questi anni si sono ottenuti alcuni risultati, non solo sotto la nostra amministrazione ma, più in generale, sotto tutte le amministrazioni. Se calcoliamo il numero dei comuni che erano sottoposti ad indagine o addirittura sciolti negli anni passati e quelli che attualmente lo sono, cioè il solo comune di Lavagna, credo che in termini di cultura, diffusione della legalità e collaborazione interistituzionale sia stato fatto in modo bipartisan un passo avanti molto deciso.

  GIUSEPPE LUMIA. Presidente, io invece vorrei esprimere preoccupazione, perché la regione Liguria ha antiche tradizioni democratiche e anche una diffusa cultura della legalità, ma dopo un lungo periodo, che non si identifica con il tratto del nostro linguaggio politico, delle legislature a breve, oggi è una regione a rischio.
  È una regione dove la ’ndrangheta ha dei locali, dove la camorra ha avuto delle presenze e fenomeni di riciclaggio, dove naturalmente non è mai mancata la presenza di cosa nostra, una regione in cui questa presenza è stata così radicata da toccare anche le amministrazioni comunali. Lei ha fatto cenno in modo puntuale a questo tipo di collusione, segno che non si sono limitati, come storicamente avveniva in alcune regioni del nord, a riciclare, trafficare droga, inserirsi nel sistema degli appalti, ma hanno investito anche in un rapporto collusivo con le istituzioni.
  Forse è la regione del nord che ha avuto più comuni sciolti, quindi è un problema molto serio, di fronte al quale ha fatto bene la presidente Bindi a rimarcare che il negazionismo è stato un male profondo, che ha disarmato per anni questa regione, privandola della possibilità di intervenire unendosi, senza fare dell'antimafia un gioco delle parti tra maggioranza e opposizione che si avvicendavano al governo della città e della regione. Il negazionismo ha quindi nuociuto e costruito un ritardo che adesso bisogna recuperare.
  Il tavolo va bene, presidente, ma penso che la presenza di una commissione antimafia sia una cosa diversa, che appartiene non al suo organismo di governo, ma al consiglio regionale e avrebbe una funzione diversa, più istituzionale, che responsabilizzerebbe direttamente la politica. Il tavolo va bene perché coinvolge le prefetture e altri soggetti istituzionali, dimostrando la capacità della politica di prendere atto che la ’ndrangheta sta infiltrandosi nelle istituzioni, che debbono maturare questo convincimento e fare la propria parte direttamente e senza delegare il compito che svolgono cercando di contrastare questa presenza.
  La seconda cosa molto importante è evitare che il sistema degli appalti, quindi delle opere pubbliche, visto che diversi investimenti sono stati fatti e altri se ne faranno (penso ad esempio all'assetto idrogeologico della Liguria, punto critico su cui sono necessari interventi massicci) possa diventare una risorsa delle mafie. Il controllo va fatto quindi in modo mirato, con interventi che affrontino questo particolare rischio in modo coordinato da parte di tutte le istituzioni, in modo tale che la politica faccia la sua parte, perché l'apparato repressivo tradizionale senza il coinvolgimento delle istituzioni potrebbe fare poco.
  Le chiedo quindi se abbiate messo a fuoco questo pericolo per la Liguria, se vi stiate attrezzando per fare la vostra parte e fare in modo che le opere pubbliche siano opere di legalità e di sviluppo del territorio e non una risorsa per le organizzazioni mafiose.
  Volevo infine sapere da lei quale sia in Liguria il livello di consapevolezza e di capacità delle istituzioni e della politica di respingere questa aggressione da parte delle organizzazioni mafiose, se questa consapevolezza esista o permanga un atteggiamento non più negazionista, ma quello più insidioso che definisco «minimalista», dei «però, forse, evitiamo, cerchiamo di non forzare».
  Noto che questo atteggiamento è presente trasversalmente e diventa un ostacolo nel fare in modo che la Liguria al più presto, compatta, forte e dinamica sprigioni tutte le sue potenzialità per aggredire il fenomeno mafioso ed evitare che cresca Pag. 10una presenza territoriale che nessuno si illuda sia solo economica, perché diventa violenta e soprattutto collusiva con la politica.

  GIOVANNI TOTI, presidente della regione Liguria. Io concordo con tutte le sue affermazioni di principio, semplicemente prima rilevavo che, rispetto ai volumi dei comuni sottoposti a scioglimento mafioso di un tempo, oggi siamo sotto quei volumi, quindi credo ci sia stata già negli anni passati, precedenti anche alla mia amministrazione, una reazione importante da parte delle istituzioni di controllo e di indagine delle procure e anche consapevolezza da parte delle forze politiche, tanto che ho citato leggi regionali che si sono dipanate nelle ultime due legislature, quindi con piena consapevolezza bipartisan della gravità del problema che si era posto all'epoca dei grandi scioglimenti, nella passata legislatura parlamentare e che si pone tutt'oggi.
  D'altra parte, non è un caso che anche nella scelta del personale amministrativo si sia affidata la delega sulla sicurezza, insieme a quella della sanità, settore regionale in cui gira quasi il 78 per cento dei soldi dell'ente regione, a Sonia Viale, che è stata per lungo tempo collaboratrice del Ministro Maroni all'interno, del Ministro Castelli alla Giustizia e uno dei più fervidi fautori di quelli scioglimenti dei comuni del ponente degli anni passati, che tutti ricordiamo.
  Per quanto riguarda gli appalti, siamo ben consci del flusso di denaro che c'è, tanto che abbiamo fatto gestire gare d'appalto a Invitalia a Roma per delocalizzare il potere decisionale rispetto ai comuni e alla regione, in modo tale che vi fosse una garanzia di neutralità.
  L'unico caso al momento rilevato tra i grandi appalti che, come sapete, riguardano soprattutto le opere di messa in sicurezza del Bisagno e del Fereggiano nella città di Genova, è la grande opera del Terzo valico del Consorzio COCIV, che è stato effettivamente sottoposto ad indagini giudiziarie e che oggi è sotto gestione commissariale dell'ingegner Rettighieri. È stato totalmente ripulito (almeno per quanto è dato sapere, il commissario ovviamente mi relaziona con costanza, come relaziona anche alle autorità di vigilanza a più vario titolo) e anche i subappalti sono stati completamente azzerati, al di là di quanto le norme di legge prevedevano, ripartendo con tutte le gare da capo.
  Ci auguriamo quindi di aver estirpato sul nascere quella che non era configurabile dalle indagini come infiltrazione mafiosa, ma certamente quell'area di illegalità diffusa non aiuta la cultura di cui stiamo parlando oggi.
  Per quanto riguarda la commissione antimafia, i tavoli aperti sono davvero molti, se si ritiene che sia necessario, io non ho alcun problema ad adiuvandum a stimolare il consiglio regionale affinché si doti di un ulteriore organismo. Credo che, avendo diversi tavoli di confronto su questo argomento interdisciplinari e anche interistituzionali, si sia ritenuto che la proliferazione delle commissioni non fosse particolarmente utile all'efficacia del lavoro, però in termini di principio nulla osta, anzi.

  PRESIDENTE. Presidente, io mi permetto di fare solo una sottolineatura, perché abbiamo fatto due missioni in Liguria, nella prima siamo andati nella provincia di Imperia, nella seconda, come completamento delle nostre visite a tutte le sedi DDA, ci siamo recati a Genova, con una distanza di circa due anni l'una dall'altra.
  Devo dire che tra la prima e la seconda missione ho notato una maggiore consapevolezza. Fummo accolti a Imperia come coloro che venivano a portare in qualche modo lo spauracchio della ’ndrangheta, che non esisteva secondo loro (così fummo accolti anche dagli organi di stampa), mentre non è stato così la seconda volta, anche nell'interlocuzione che abbiamo avuto con le varie istituzioni e non solo.
  Questa maggiore consapevolezza è sicuramente, per quanto ci riguarda, un passo molto importante, perché in questi anni abbiamo constatato che il ritardo nella lotta alla mafia al nord in larga parte era causato da negazionismo, minimizzazioni, da «non esiste, non è mafia, è un'altra cosa, piccole presenze». Pag. 11
  L'aspetto più preoccupante è invece che, mentre prima sembrava relegata nel ponente, lo scioglimento di Lavagna, che è nel Levante, e anche la situazione della provincia di La Spezia (in particolare cito Sarzana, dove ci sono state alcune manifestazioni abbastanza preoccupanti da questo punto di vista) ci fanno dire che, una volta che si radicano in una parte di territorio, poi hanno una capacità di espansione.
  Mi permetterei di dire che, per esempio, la vicenda Diano Marina per noi è stata una vicenda abbastanza preoccupante. Abbiamo preso in esame a suo tempo anche le liste e abbiamo trovato una sorta di par condicio della presenza, sempre nascondendosi dietro le sigle delle liste civiche, dei vari insediamenti presenti in quel territorio, perché chiunque vinca è bene presidiare e anche chiunque faccia l'opposizione è bene presidiarlo.
  La sua regione a mio avviso è una di quelle regioni nelle quali il livello di attenzione va tenuto molto alto, perché la presenza c'è e non accenna a regredire, anche perché (lei lo ha detto molto bene) è appetibile dal punto di vista economico, ha i porti, è di confine, ma ha anche problemi sociali non indifferenti, tutte situazioni che finiscono per renderla appetibile e interessante per le organizzazioni. Sapendo poi che già c'è un insediamento, la nostra esperienza ci dice che, prima che noi riusciamo ad estirparlo, spesso loro riescono ad espandersi.
  Gli strumenti naturalmente li decidete voi in autonomia, anche perché le varie regioni sono dotate di vari strumenti, l'importante è che, come del resto lei ci ha detto, questo venga considerato tra i tanti uno dei problemi della regione Liguria e uno di quei problemi che potrebbero anche condizionare lo sviluppo e la crescita di una realtà che invece è tra le più promettenti del nostro Paese.
  Mi sento di sottolineare questo aspetto, sapendo di poter naturalmente contare sulla sua sensibilità. Se non c'è altro, ringraziamo il presidente e ci vediamo il 5 ottobre. Ricordo che questa occasione sarà importante, perché abbiamo iniziato con l'incontro con le commissioni regionali e ci avviamo a terminare con questo, è prevista la presenza del Capo dello Stato, ci sarà il Presidente del Senato che aprirà i lavori.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Approfitto per comunicare che avete ricevuto un messaggio via e-mail perché, prendendo in considerazione le vostre richieste e la venuta meno di alcuni partecipanti all'udienza papale per impossibilità di varia natura, a seguito di una trattativa numerica con la prefettura vaticana, si è aperta la possibilità per i commissari di prendere in considerazione un accompagnatore. Entro oggi ci dovete far sapere.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.