XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 91 di Mercoledì 19 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Patriarca Edoardo , Presidente ... 3 

Esame della relazione sul sistema di protezione e di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Relatrice: on. Carnevali):
Patriarca Edoardo , Presidente ... 3 
Carnevali Elena (PD) , relatrice ... 3 
Patriarca Edoardo , Presidente ... 6 
Rondini Marco (LNA)  ... 6 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 8 
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 9 
Beni Paolo (PD)  ... 9 
Patriarca Edoardo , Presidente ... 10 
Rondini Marco (LNA)  ... 10 
Patriarca Edoardo , Presidente ... 10 
Rondini Marco (LNA)  ... 10 
Carnevali Elena (PD) , relatrice ... 11 
Rondini Marco (LNA)  ... 11 
Patriarca Edoardo , Presidente ... 11 
Rondini Marco (LNA)  ... 11 
Beni Paolo (PD)  ... 11 
Rondini Marco (LNA)  ... 11 
Patriarca Edoardo , Presidente ... 11 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 11 
Carnevali Elena (PD) , relatrice ... 12 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 13 
Patriarca Edoardo , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Relazione sul sistema di protezione e di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
EDOARDO PATRIARCA

  La seduta comincia alle 8.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Esame della relazione sul sistema di protezione e di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Relatrice: on. Carnevali).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sul sistema di protezione e di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, predisposta dal gruppo di lavoro coordinato dall'onorevole Carnevali, cui cedo immediatamente la parola.

  ELENA CARNEVALI, relatrice. Grazie, presidente. Come potete vedere, la relazione è molto corposa e anche molto articolata e dettagliata, ragion per cui mi permetto di illustrarla molto sinteticamente, il che penso ci possa aiutare, sperando che i colleghi abbiano avuto la possibilità di leggerla ed eventualmente utilizzare questa occasione anche per dibattere. Successivamente semmai ci sarà tutta la fase in cui sarà possibile, come sempre avviene, svolgere anche un'attività emendativa.
  Il gruppo di lavoro, composto da me, dalla collega Lorefice e dalla collega Colonnese, incaricato di predisporre la bozza di relazione sull'identificazione e l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, si è riunito quasi a cadenza settimanale, coinvolgendo i consulenti della Commissione e le associazioni che più hanno mostrato attenzione e sono state disponibili sul tema.
  Con la presentazione della proposta di relazione la parola passa alla valutazione dei componenti della Commissione. Finora non si sono registrati dissensi di natura politica, infatti all'interno del gruppo di lavoro maggioranza ed opposizione hanno lavorato cercando di evitare logiche di schieramento, ma concentrando l'attenzione sui punti critici da evidenziare. Il testo è stato poi trasmesso qualche giorno fa a tutti i membri della Commissione e al momento anche le riunioni dedicate ad un primo e informale esame del documento non hanno registrato contrapposizioni.
  Nel rinviare ovviamente al documento scritto, mi preme segnalare oralmente alcune questioni.
  L'ordinamento si è di recente fatto carico di aggiornare una normativa che non appariva adeguata, con l'approvazione della cosiddetta legge Zampa-Pollastrini (legge n. 47 del 2017), entrata in vigore nel mese di maggio.
  Si tratta di una delle poche proposte di legge di iniziativa parlamentare che hanno trovato uno spazio per l'approvazione, il che già testimonia la rilevanza della materia. Si è cercato con questa legge di superare la situazione precedente, in cui si applicavano per analogia le norme sui minori dispersi italiani, che presentano caratteristiche del tutto differenti. Lo spirito della normativa precedente era quello di Pag. 4tutelare, specie sotto il profilo patrimoniale, i minori abbandonati.
  Nel nostro caso ci troviamo dinanzi a soggetti per lo più vicini alla maggiore età, a cui va in breve tempo dato modo di essere indipendenti in un Paese che non è il loro, assicurando nel contempo la protezione necessaria. Si tratta di ragazzi prevalentemente maschi, che cercano di assicurarsi una fonte di reddito e che hanno affrontato esperienze decisamente dure per giungere in Italia.
  Sul fronte femminile, è di questi giorni la grave notizia dell'incremento della presenza di giovani nigeriane minorenni avviate alla prostituzione, in sostituzione delle maggiorenni, per ragioni probabilmente legate purtroppo a una maggiore richiesta di mercato – il mercato della carne umana – e a una maggiore remunerazione per gli sfruttatori. Se vanno sulle strade minorenni che devono ripianare un debito di 35 mila euro, quando va bene, è chiaro che si pone un problema di sostanziale schiavitù, dopo violenze sessuali e di altro tipo. Si tratta evidentemente di un tema complesso, su cui la magistratura sta lavorando, contrario ad ogni normativa, che eppure si sta allargando proprio in questo momento.
  In proposito, segnalo che il documento contiene anche una ampia sezione specificamente dedicata ai dati disponibili sul fenomeno migratorio minorile, forniti dal Ministero del lavoro.
  Tornando al documento predisposto, il metodo che lo sostiene è quello di segnalare gli aspetti più critici ed evidenziare ciò che è stato fatto, come passo in avanti, ma anche ciò che deve ancora essere compiuto. Da un lato si ricostruiscono informazioni utili a comprendere il quadro di riferimento e dall'altro si illustrano le principali criticità e le migliori prassi esistenti nel garantire protezione ai minori stranieri non accompagnati.
  Come per gli adulti, si tratta di estendere i progetti di integrazione reale, andando oltre l'idea di affrontare solo l'emergenza primaria, ossia un'accoglienza intesa come mera fornitura di vitto e alloggio.
  È un passaggio fondamentale, il percorso di integrazione non può che essere efficiente ed efficace, perché la «concorrenza» delle associazioni criminali, pronte a sfruttare situazioni di bisogno e di debolezza, è molto sentita. Diventa in questo quadro importante, anzi decisivo, qualificare il livello di accoglienza dei minori, con un occhio anche alle misure di accompagnamento all'indipendenza una volta superata la minore età, visto il numero predominante di giovani che arrivano nell'arco dell'età tra i 17 e i 18 anni.
  Non si può affrontare questo tema rispondendo in modo diversificato sul territorio, gestendo in modo burocratico permessi, percorsi di integrazione e quant'altro. È fondamentale creare una rete di esperienze soddisfacenti, mettendo a sistema quello che solo in realtà isolate riesce ad affermarsi.
  In questo quadro, la ripartizione di competenze tra strutture centrali, regionali e comunali soffre di qualche lacuna: chi fornisce i fondi (il Ministero dell'Interno) non stabilisce gli standard dei servizi alla persona, chi stabilisce gli standard (la Regione) non gestisce e chi gestisce (il comune) non dispone dei mezzi necessari. Per questo la relazione propone di adottare una intesa a livello di Conferenza unificata, in cui gli standard di accoglienza siano stabiliti in modo compatibile con le risorse finanziarie e sia assicurato un metodo di efficace distribuzione territoriali dei soggetti accolti.
  La proposta di relazione adombra anche la possibilità di istituire una Agenzia per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che possa appunto mettere in rete le energie e le competenze necessarie, individuando i settori in cui investire anche in formazione del personale.
  Passando ad una succinta rassegna di alcuni punti specifici che la relazione affronta, ricordo la grande difformità riscontrata nel rilascio del permesso di soggiorno.
  Spesso il permesso di soggiorno per minore età veniva rilasciato soltanto previa esibizione di documenti identificativi, che i ragazzi ovviamente in genere non hanno. Su questo aspetto, è intervenuta di recente la circolare del 24 marzo 2017 del Ministero dell'Interno, che chiarisce che il permesso di soggiorno per minore età può Pag. 5essere rilasciato pur in assenza del passaporto o di altro documento. Troverete – vi prego anche di darvi una sottolineatura – un richiamo anche all'audizione del Garante nazionale per l'infanzia e per l'adolescenza, la dottoressa Filomena Albano, la quale ha più volte sollevato gli elementi più critici che ci troviamo ad affrontare.
  Un altro tema è legato ai ritardi nel rilascio del permesso di soggiorno per minore età per assenza del tutore, che ha spinto molti ragazzi a presentare direttamente domanda di protezione internazionale. L'afflusso di numerosissime richieste di protezione internazionale determina, tuttavia, un rallentamento nell'espletamento delle relative pratiche, con lunghissimi tempi per l'attesa dell'audizione da parte della Commissione Territoriale.
  Anche su questo punto specifico, la legge n. 47 del 2017 contempla un'utile modifica della vigente disciplina normativa prevedendo la possibilità di rilascio del permesso di soggiorno per minore età, su richiesta dello stesso minore, direttamente o attraverso l'esercente la responsabilità genitoriale, e anche prima della nomina del tutore. Voglio ricordarvi che l'assenza della nomina di un tutore incide fortemente sulla possibilità di costruzione dei processi di integrazione. Credo che questo sia uno degli elementi più rilevanti che abbiamo constatato durante questi mesi di lavoro.
  Al diciottesimo anno di età subentra poi il problema della conversione del permesso di soggiorno. Anche in questa direzione si muove la legge Zampa, prevedendo l'affidamento ai servizi sociali fino al ventunesimo anno di età, su disposizione del Tribunale per i minorenni dietro segnalazione dei servizi sociali, per il minore che, «pur avendo intrapreso un percorso di inserimento sociale, necessita di un supporto prolungato volto al buon esito di tale percorso finalizzato all'autonomia».
  La norma di fatto prevede una sorta di «accompagnamento» in un percorso di inserimento sociale del minore straniero verso l'età adulta. Per la parte procedurale, viene specificato che il parere della Direzione generale del Ministero del lavoro riveste carattere obbligatorio ma non vincolante. In secondo luogo, si rende applicabile anche al procedimento di conversione del permesso di soggiorno l'istituto del silenzio-assenso. Nell'ipotesi di silenzio da parte dell'amministrazione competente al rilascio di un provvedimento amministrativo, la domanda si intende accolta decorso il termine di 30 giorni.
  Un altro settore critico è legato al tema del ricongiungimento familiare, che risente dei ritardi nella nomina del tutore. Su questo punto la relazione illustra la buona prassi del progetto PRUMA (Promoting Family Reunification and Transfer for Unaccompanied Minor Asylum Seekers, under the Dublin Regulation). Il progetto ha coinvolto diverse associazioni (IOM, Save the Children, Praxis, Coop. Civico Zero) ed ha avuto come obiettivo generale la creazione di procedure operative standard.
  In tema di affido familiare, se un minore dichiara di avere parenti in Europa, ma non è un richiedente asilo, dovrà seguire l’iter dell'affido familiare, ma il riconoscimento delle sentenze italiane di affidamento ad un parente che vive in un altro Paese europeo non è pacifico. Una soluzione sembra venire dalla recente ratifica da parte dell'Italia (legge 18 giugno 2015, n. 101) della Convenzione dell'Aja del 1996, in base alla quale le misure di protezione dichiarate esecutive in un altro Stato sono eseguite in quest'ultimo come se fossero state adottate dallo stesso e conformemente alla propria legge. Il provvedimento di affido emesso dalla nostra Autorità Giurisdizionale avrebbe pertanto valenza in Europa, ovviamente negli Stati firmatari della presente Convenzione.
  La proposta di relazione segnala poi la confusione normativa in ordine all'individuazione dell'Autorità giudiziaria competente per l'avvio della procedura di accertamento socio-sanitario dell'età: per i minori vittime di tratta, è espressamente previsto sia il giudice tutelare; per tutti gli altri MSNA, è indicata la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minori (legge n. 47 del 2017).
  In considerazione della natura di autorità giudiziaria requirente e della funzione istituzionale di tutela dei minori attribuita Pag. 6al P.M. minorile, la previsione della competenza in materia alla Procura della Repubblica minorile appare preferibile.
  Orientamenti difformi sussistono anche in ordine all'individuazione della competenza giurisdizionale per il provvedimento di nomina del tutore per il minore straniero non accompagnato, ora ritenuta in capo al giudice tutelare ora in capo all'autorità giudiziaria minorile. Il conflitto di competenza appare, invero, oggi del tutto ingiustificato alla luce del chiaro disposto di cui all'articolo 19, comma 5, del decreto legislativo n. 142 del 2015, che attribuisce esplicitamente la competenza per la nomina del tutore al MSNA al giudice tutelare. In tal senso, si è infatti espressa la Cassazione civile, che ha riconosciuto la competenza per la nomina del tutore al tribunale ordinario, Ufficio del giudice tutelare, precisando che «la competenza del Tribunale per i minorenni in ordine alla nomina del tutore del minore si radica soltanto ove sia pendente un procedimento volto alla dichiarazione di adottabilità» e che «...la verifica delle condizioni per procedere all'adozione dei minori stranieri non accompagnati può essere svolta in una fase successiva ove ne ricorrano le condizioni di legge...».
  Un altro punto fondamentale da segnalare è quello del ritardo nella nomina del tutore, si tratta di una delle criticità più rilevanti. Il termine legislativamente previsto per la nomina del tutore per i richiedenti asilo è di 48 ore, mentre la stessa previsione non esiste per i minori non richiedenti asilo. Nella prassi, tuttavia, i tempi per la nomina del tutore variano da territorio a territorio e possono durare anche diversi mesi (fino a cinque o sei).
  Ricostruito il metodo che ha ispirato la stesura della relazione e ricordati i punti salienti da affrontare, vi richiamo anche la possibilità di guardare le conclusioni, che sono descritte in punti molto esaustivi, che, a nostro giudizio, possono rappresentare un suggerimento che diamo, anche di indicazioni da parte del Governo, e un buon riconoscimento delle attuali buone prassi che sono state messe in atto, soprattutto relativamente alla possibilità di finanziamento di progetti che vengono sostenuti con i finanziamenti FAMI.
  Si tratta di progetti che, peraltro, abbiamo potuto verificare anche attraverso le missioni che abbiamo svolto, riconoscendo la possibilità che un investimento nei confronti dei minori stranieri non accompagnati possa essere una condizione di potenziale crescita per il territorio italiano.
  Penso che dobbiamo soprattutto ispirarci ai modelli che abbiamo verificato essere molto positivi, accompagnandoci sempre anche con le associazioni e con chi in questo lavoro ci ha accompagnato nello strutturare questa relazione e sapendo bene che siamo di fronte a una condizione che, come nelle premesse, soprattutto per quanto riguarda l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in Italia, rappresenta una politica molto giovane, che ha bisogno ancora di elementi di strutturalità e soprattutto di un'omogeneità nelle prassi.
  Quello che stiamo verificando è che uno degli elementi di incompiuta buona integrazione è proprio dovuto alla poca chiarezza nella definizione delle competenze e anche, a volte, a una condizione di conflitto istituzionale.
  Lascio, quindi, ai colleghi la possibilità di intervenire nel merito.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carnevali.
  Come i colleghi hanno già potuto vedere, la relazione è stata inviata. Si tratta di una relazione particolarmente impegnativa e densa di contenuti e anche di soluzioni e proposte.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO RONDINI. Grazie, presidente. Intervengo molto brevemente. Credo che avremo ancora modo di intervenire nel corso dell'esame della relazione.
  Noi crediamo che questa relazione sia certamente puntuale e precisa, ma che vada in una direzione che non ci piace e che non condividiamo. Voi attestate comunque che il fenomeno della tratta degli esseri umani proseguirà e, ancora una volta, ne attestate Pag. 7il carattere strutturale, divenuto tale perché indotto dalle politiche in materia di immigrazione da parte del Governo.
  Si tratta di un fenomeno strutturale al quale – è sotteso anche nella relazione – ci dobbiamo adeguare e per il quale, quindi, dobbiamo approntare un sistema di accoglienza, che naturalmente noi non condividiamo nella maniera più assoluta. Se possibile, lascerò anche qualche appunto, così eviterò di leggervi tutto quello che avevo scritto.
  Nella relazione la collega Carnevali ci dice che «all'avvio di questa legislatura in Italia non esisteva neanche a livello normativo un sistema nazionale di protezione e accoglienza dei minori stranieri non accompagnati». Da questo sostanzialmente discende poi tutta la linea del documento, nel richiamare le leggi ultimamente approvate, in particolare la legge del 7 aprile del 2017, n. 47, che stabilisce «Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati» e il decreto legislativo del 18 agosto 2015, n. 142 sulla riorganizzazione del sistema di accoglienza, che vuole attestare come ottimo il lavoro della maggioranza del Governo, seppur con alcune criticità da superare.
  La relazione sposa l'indirizzo degli stessi, ossia quello di considerare la situazione in atto riguardo all'aumento degli arrivi dei minori non accompagnati negli ultimi tre anni in chiave non più emergenziale, ma, come dicevo prima, strutturale e ne sposa, quindi, le finalità: accogliere e integrare col lavoro e lo studio.
  Secondo noi, questo è un filo conduttore che, come dicevo prima, partendo dai dati di fatto, fornisce statistiche, riportate anche nel documento, che attestano un fenomeno ormai insostenibile, preoccupante, ingestibile e, da ultimo, pericoloso per gli stessi minori. La relazione arriva nelle conclusioni a proporre addirittura l'istituzione di una vera e propria Agenzia nazionale dell'accoglienza.
  Il documento, secondo noi, senza neppure prendere in considerazione l'idea di porre fine a questo flusso in continuo aumento, pretende di evidenziare le criticità dell'attuale sistema per superarle. Si tratta di criticità che mai, secondo noi, saranno superate, ma al limite aggravate, stante il fenomeno in crescita esponenziale.
  Secondo noi, è vero che la «direttiva rimpatri» annovera all'articolo 3 i minori tra le persone vulnerabili, ma ciò non toglie – questo voi non lo prendete in considerazione – che l'articolo 10 rubricato, che stabilisce il rimpatrio e l'allontanamento di minori non accompagnati, disponga che «prima di emettere una decisione di rimpatrio nei confronti di un minore non accompagnato è fornita un'assistenza da parte di organismi appropriati diversi dalle autorità che eseguono il reimpatrio, tenendo nel debito conto l'interesse superiore del bambino» e ancora che «prima di allontanare un minore non accompagnato da un territorio di uno Stato membro le autorità di tale Stato membro si accertano che questi sarà ricondotto da un membro della sua famiglia, a un tutore designato o presso adeguate strutture di accoglienza nello Stato di rimpatrio». Sono misure che, a nostro avviso, voi non prendete neanche in considerazione, né le prende in considerazione, naturalmente, il Governo.
  Penso di fermarmi qui. Dopodiché consegnerò magari gli appunti che ho preso. Comunque rimane il fatto che, secondo noi, questa relazione è puntuale, certo, ma va in una direzione politica che non approviamo. La collega diceva che abbiamo lavorato. Io, però, non ho partecipato ai lavori della Commissione.
  Certo, non partecipo perché il fine di questa relazione è quello di evidenziare le criticità e sistemarle per rendere migliore il sistema di accoglienza per i minori, che minori poi non sono. Lo riporta anche nei dati: la maggior parte dei minori accolti nelle strutture, quasi 10.000 persone su 15.000, hanno 17 anni o più.
  La relatrice, la collega Carnevali, è costretta ad ammettere che anche gli esami medici non possono dare la certezza dell'età del bambino o del ragazzo. Il risultato è che inseriamo in quelle strutture, con buona probabilità, tantissimi maggiorenni, perché sono ragazzi che hanno un'età all'apparenza. Non ci capisce bene, peraltro, con quali esami sia stata accertata definitivamente Pag. 8 l'età di queste 10.000 persone su 15.000 ospitate all'interno del sistema di accoglienza. Il rischio è di mettere dei maggiorenni insieme a chi maggiorenne non è, con tutte le problematiche del caso.
  Torno a dire che non condividiamo il fine. Riteniamo che stabilire a priori che il fenomeno sia diventato strutturale è proprio di chi sostiene quella politica, secondo noi dissennata e scriteriata, che è stata adottata dagli ultimi Governi in materia di immigrazione e che in futuro sarà la causa, a nostro avviso, di forti tensioni sociali.

  MARIA CHIARA GADDA. Vorrei rivolgere un ringraziamento alla relatrice, ma anche alle altre persone, come la collega Lorefice, che hanno lavorato a questa relazione. Si tratta di una relazione puntuale, che parte dalle numerose audizioni e visite nei centri che sono state definite all'interno della relazione nella direzione delle best practice. Mi riferisco a casi e modelli da seguire importanti. Questa relazione tratta anche – senza porre alcun velo di ipocrisia o alcuna volontà di nascondere – le evidenti criticità che ci sono state in questi anni su un tema così specifico e delicato.
  Per quanto riguarda il tema dell'età, un diciassettenne anche per la legge italiana è definito un minore finché non raggiunge la maggiore età. Sottolineo il fatto che questo vale per i ragazzi italiani, per i ragazzi europei e per i ragazzi che provengono da altre parti del mondo. È chiaro ed evidente che le modalità con cui questa età viene accertata rappresentino un elemento forte di criticità, che è stato riconosciuto in questa relazione, ma non solo; anche nella legge Zampa, che questo Parlamento ha approvato e discusso e che è stata anche in questo caso oggetto di forte analisi. Come succede sempre, bisogna partire da dati, relazioni e quantificazioni. Questa relazione parte da tale presupposto.
  Gestire, a mio parere, è ben altra cosa che porre fine, com'è stato detto dall'onorevole Rondini. Sono due cose differenti. Porre fine significa mettere in campo politiche di lungo termine per provare a fermare questi flussi, perché questi flussi sono determinati da tante cause, di tipo geopolitico e anche da migrazioni di tipo economico. Quelle specifiche cause devono essere gestite con politiche di medio-lungo termine che devono essere messe in campo ora dal nostro Paese e dall'Europa. È per questo motivo che il Parlamento e il Governo mettono con forza sui tavoli internazionali questo tema.
  Ciò non prescinde, però, dal problema del gestire un fenomeno. Soprattutto un fenomeno deve essere gestito in particolar modo quando si parla di minori. I minori sono soggetti fragili. Sono resi fragili dalla prepotenza, dall'illegalità, da persone, come ha ben detto l'onorevole Carnevali, che concepiscono il traffico di esseri umani, in particolare di minori, come un mercato delle carni umane. Credo che questo sia un dato di fatto.
  Per quanto riguarda questo tema, gestire significa anche mettere in atto delle buone pratiche che possano anche consentire di utilizzare in modo proprio i fondi pubblici che questo Governo destina per la gestione delle strutture di accoglienza, ma anche mettere in pratica politiche, come per esempio il ricongiungimento familiare verso altri Paesi europei, che poco si sono praticate nel passato.
  Porre fine significa altra cosa da gestire un fenomeno che, volenti o nolenti – chiamiamolo strutturale o come vogliamo – in questo momento è un dato di fatto. Quando c'è un dato di fatto, un dato di fatto deve essere gestito.
  Ringrazio davvero le colleghe che hanno lavorato a questa relazione e auspico che, poiché dovremo lavorare anche su altre relazioni, su altri temi altrettanto importanti, si possa lavorare assieme anche sulle prossime relazioni e non soltanto ricevere i commenti al lavoro degli altri, perché credo che questo non sia il modo giusto di procedere.
  Questa è una Commissione in cui nessuno intende nascondere le criticità, questa è una Commissione nata per far emergere le criticità, per risolvere delle questioni e anche per poter fare delle proposte al Governo. In questi anni ce ne sono state parecchie e molte delle osservazioni venute dal lavoro di questa Commissione sono state recepite. Pag. 9
  Auspico, quindi, che i prossimi gruppi di lavoro possano essere partecipati e possano rappresentare anche le osservazioni di tutti i colleghi, anche di quelli che hanno una posizione più critica su questi temi.

  MARIALUCIA LOREFICE. Credo che l'intenzione di questa relazione fosse anche quella di essere una sorta di vademecum, perché, purtroppo, le informazioni e i dati che spesso sono disponibili non sono stati mai facilmente reperibili. Questa relazione ha voluto essere anche questo, ossia un documento che potesse essere usufruito e usufruibile da tutti, anche da chi non conosce la tematica che stiamo affrontando, ossia i minori stranieri non accompagnati.
  Essa affronta il tema a tutto tondo, dalla definizione del minore straniero non accompagnato ai dati, che – posso assicurare – è stato molto difficile riuscire a reperire anche per gli stessi consulenti. Lo stesso ministero, alle volte, non ha a disposizione i dati che sono fondamentali per riuscire a inquadrare questo fenomeno. Eppure con un lavoro – ve lo posso assicurare – molto complicato, i consulenti sono riusciti a fare questo.
  Nessuno nega, onorevole Rondini, che ci siano delle criticità nel sistema d'accoglienza. Credo che lei stesso conosca la battaglia che anche in Aula noi abbiamo fatto e continuiamo a fare sul sistema di accoglienza. Nessuno vuole chiudere gli occhi su questo. Infatti, la relazione in questione vuole evidenziare le criticità, ma, allo stesso tempo, vuole anche fornire, anche alla luce della nuova legge, la legge Zampa, una prospettiva diversa per il futuro.
  Non basta semplicemente ammettere che esistono dei problemi. Bisogna anche trovare delle soluzioni. Naturalmente, le soluzioni non possono essere immediate, ma bisogna costruire un percorso perché le soluzioni possano permetterci di affrontare il fenomeno migratorio, nel caso specifico dei minori stranieri non accompagnati, nel migliore dei modi.
  Mi permetto di dire, invece, che il problema, fortunatamente, oggi – spero di riuscire a far capire quello che voglio dire – è strutturale, perché è proprio l'emergenza che ha fatto sì che in passato dietro l'immigrazione si nascondessero interessi anche da parte della criminalità. Ammettere che questo è un fenomeno con il quale abbiamo a che fare significa che il Governo e i gruppi politici del Parlamento devono prendere delle decisioni e avviare un dialogo anche con l'Europa per trovare delle soluzioni che siano definitive.
  Sono felice che, per la prima volta, non si usi il termine «emergenza», perché dietro il termine «emergenza» si nasconde un mare di interessi e di criminalità che non è più assolutamente tollerabile.
  Per questo motivo credo che tutti dovremmo essere abbastanza propositivi. Se ci sono, naturalmente, delle cose che vuole far presenti, le faccia presenti, ma credo che su un tema come questo dei minori stranieri non accompagnati, non ci possano essere divisioni.

  PAOLO BENI. Volevo fare una semplicissima osservazione. Ringrazio molto il gruppo per il lavoro che è stato fatto, che mi sembra un lavoro molto serio e molto documentato, anche condivisibile nel metodo. Si tende a rilevare oggettivamente la situazione, a mettere in luce gli elementi di criticità e, parallelamente, a evidenziare le possibili buone prassi, che comunque ci sono e si sono realizzate.
  Mi sembra chiaro che emerga dal complesso del documento e dalle conclusioni un problema di fondo: se il sistema di accoglienza oggi in Italia ha dei problemi di coerenza fra l'impostazione teorica e la reale gestione pratica, nel senso che l'abbiamo disegnato in un modo, per le scelte politiche fatte, ma poi non funziona perfettamente come sarebbe disegnato, per una serie di concause che ora non sto a mettere sul tavolo, sul versante dei minori, in particolare dei minori non accompagnati, il problema è ancora più evidente.
  È ancora più evidente soprattutto perché qui c'è, in virtù di alcuni aspetti anche proprio legislativi, un problema di competenze tra Ministero delle politiche sociali e Ministero dell'interno. C'è stato un passaggio di competenze tra i due ministeri, un paio di anni fa, che tuttavia non si è compiuto fino in fondo. La struttura di missione Pag. 10 presso il Ministero dell'interno in gran parte rimane di competenza delle politiche sociali.
  Ci sono poi, come ricordava la collega Carnevali, le regioni e i comuni, perché i sindaci sono coinvolti in prima persona.
  Quindi, c'è un problema di intreccio di competenze che non aiuta a chiarire la filiera delle responsabilità e a garantire la certezza di risorse in funzione delle prassi da attuare per il modello che vogliamo disegnare.
  Questo lavoro è utile anche per contribuire a una riflessione complessiva sul tema, che sicuramente fa un passo avanti con la legge Zampa che abbiamo approvato recentemente, ma che a sua volta non è sufficiente a chiudere il cerchio. I problemi aperti sono molti e sono stati tutti segnalati, dal tema dell'accertamento dell'età, ai permessi di soggiorno, alla nomina del tutore, agli affidi e ai ricongiungimenti familiari, ma questo mi sembra un lavoro utile, in una logica di work in progress, a fornire un contributo.
  Aggiungo un'ultima osservazione rispetto a quello che diceva il collega Rondini. Capisco che ci siano presupposti politici che rendono pregiudizialmente incompatibili alcune posizioni, ma vorrei ribadire, se mi è consentito, che il mandato di questa Commissione è quello di fare un lavoro oggettivo e accurato di analisi, studio, verifica e monitoraggio del funzionamento del sistema di accoglienza in Italia, al fine di evidenziare anche le criticità e di dare efficienza, trasparenza e coerenza al funzionamento del sistema, che si dà per acquisito nel mandato della Commissione debba funzionare.
  La scelta politica dello Stato di onorare il dovere morale dell'accoglienza è il presupposto dell'esistenza di questa Commissione. Questa Commissione non ha il compito di decidere se dobbiamo fare l'accoglienza o non farla. Vorrei chiarire questo punto, altrimenti si ridiscute sempre.
  Se pensiamo di dover discutere – io penso che fra forze politiche diverse lo si debba fare, con un clima assolutamente costruttivo, perché nessuno ha la verità in tasca su come debba essere gestito il fenomeno e anche sugli errori che ci sono – le porte della discussione credo siano sempre aperte. Se si pensa che la discussione debba essere, invece, incentrata sul tema se accettare o rifiutare un fenomeno, oggettivamente sarebbe una discussione fuori luogo. Il problema è che non si può oggi discutere se questo flusso migratorio si accetti o si rifiuti, ma se lo si vuole gestire oppure si vuole fare finta di nulla e subirlo nel peggiore dei modi, mettiamola così.
  Penso che la presa d'atto di questo aspetto, che è un po’ quello che diceva – mi sembra – anche la collega, sia il punto di partenza per fare un buon lavoro, ovviamente ferme restando analisi e valutazioni diverse. Penso, per esempio, che questo documento sia la dimostrazione che, anche se si rimane sui dati oggettivi, anche partendo da posizioni politiche diverse, si possono condividere alcune valutazioni.

  PRESIDENTE. Se non vi sono colleghi di altri gruppi, ho richieste di ulteriori interventi dal collega Rondini e dalla collega Gadda.

  MARCO RONDINI. Grazie, presidente. Intanto noi non condividiamo neanche il fine della Commissione. L'abbiamo detto e non abbiamo mai votato a favore. Questa Commissione d'inchiesta è stata creata, all'inizio, per andare dietro alle inchieste giornalistiche che dovevano testimoniare che i diritti degli immigrati all'interno dei CIE venivano violati. Quell'obiettivo di trovare una giustificazione per smantellarli è stato subito poi raggiunto.
  Lo spettro di attività della Commissione è stato allargato poi a tutto il sistema di accoglienza che, nel frattempo, avete allestito, perché avete cominciato – mi riferisco al Governo e alla sua maggioranza – a portare sul territorio italiano centinaia di migliaia di persone.
  Questo fenomeno è stato indotto.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Rondini, è il Governo che porta i clandestini?

  MARCO RONDINI. Ha agevolato questo fenomeno attraverso la politica che è stata Pag. 11adottata. Sì, mi spiace doverlo dire. Noi partecipiamo ai lavori di questa Commissione perché per noi è uno strumento utile per capire la direzione nella quale voi state andando, semplicemente per acquisire dei dati. Non facciamo una critica costruttiva perché non ci interessa sistemare un sistema che il giorno dopo che noi saremo al Governo verrà completamente smantellato. Questo è.

  ELENA CARNEVALI, relatrice. Ci siete già stati.

  MARCO RONDINI. Ci siamo già stati, ma non abbiamo agevolato quella situazione che avete, invece, creato voi. Se uno si ricorda anche quattro o cinque numeri, si rende conto di quanto sia grave la situazione nella quale ci avete precipitati.

  PRESIDENTE. Vi pregherei di non aprire un dibattito, non siamo in Aula; torniamo in Commissione.

  MARCO RONDINI. Non siamo in Aula, ma mi si viene a dire che dovremmo condividere tutti l'obiettivo, ossia che noi dovremmo, in sostanza, aiutare attraverso una critica costruttiva ad arrivare a degli obiettivi. Io gli obiettivi...

  PAOLO BENI. (fuori microfono). È nel mandato...

  MARCO RONDINI. È nel mandato, ho capito. Comunque, torno a dire che noi partecipiamo semplicemente perché la Commissione diventa uno strumento attraverso il quale possiamo acquisire dei dati che altrimenti non riusciremmo ad avere. Non ho detto che la relazione della collega Carnevali non sia puntuale. È puntuale ed è utile anche a chi contesta questo sistema. Dopodiché l'obiettivo che si pone non è da noi condiviso.
  La relazione fornisce anche delle soluzioni a quelle che lei, insieme alle persone che hanno fatto parte di quel gruppo di lavoro, evidenzia come delle criticità. Fornisce delle soluzioni che noi non condividiamo. Non le condividiamo perché partono, come diceva giustamente il collega Beni, dal presupposto che comunque si debba garantire un'accoglienza. Noi siamo assolutamente contrari a garantire un'accoglienza così come è stato fatto nel corso di questi anni.

  PRESIDENTE. Ora darò la parola alla collega Gadda, poi a seguire ci sono la collega Carnevali e l'onorevole Fontana.
  Sono le 9.30. Volevo solo ricordarvi che i nostri tempi sono dettati dai lavori dell'Aula. Immagino che il dibattito continuerà anche nelle prossime riunioni.

  MARIA CHIARA GADDA. Continuerà sicuramente nei prossimi mesi, soprattutto in campagna elettorale, in cui già siamo.
  Volevo portare un esempio, a mio parere particolarmente virtuoso, di che cosa significhi «gestire il fenomeno», in questa relazione ma in generale nella gestione che questo Governo, ma anche questa Commissione, hanno portato avanti sul tema.
  A pagina 37 della relazione è definito il caso dei minori stranieri albanesi. Proprio qui sta il tema: partire da una constatazione, da un'analisi dei numeri e capire come provare ad arrestare e a gestire quel fenomeno. Il caso dei minori stranieri albanesi è stato gestito anche in termini di interlocuzione con il Paese di provenienza, il che ha portato poi a diminuire i flussi provenienti da quel Paese. In quel senso gestire e analizzare significa anche portare ad analizzarne le cause e a bloccare il fenomeno. Credo che questo sia l'approccio più corretto.
  Mi permetto soltanto un'ultima osservazione. Oggi mi fa piacere constatare che la Lega Nord osserva i fenomeni e li commenta, ma nel passato questo fenomeno è stato gestito. Possiamo discutere su come questo fenomeno sia stato gestito, ma l'emergenza Nord Africa è stata gestita da Governi a cui lei e la sua forza politica avete partecipato. Le relazioni precedenti che questa Commissione ha approvato, a partire dalla relazione su Mineo, lo definiscono in modo molto cristallino. Oggi fate la parte degli osservatori perché sicuramente parlare e commentare fenomeni e scriverne sui giornali è più semplice. Pag. 12
  Concludo dicendo che questa Commissione tiene in altissima considerazione le indagini giornalistiche, ma non è stata quella la motivazione che ha portato questo Parlamento a votare una proposta di legge che ha costituito questa Commissione: la politica ha finalmente deciso di riprendersi il suo ruolo e di capire come fornire delle risposte. Gli osservatori fanno alcune cose, i giornalisti fanno il loro mestiere, la politica analizza e prova a trovare delle soluzioni.

  ELENA CARNEVALI, relatrice. Faccio qualche considerazione in merito al dibattito e fornisco anche, in quanto relatore, un suggerimento su come procedere.
  La prima questione è che, se non bastasse una dimensione etica, che credo ci sia, perlomeno per quel che ci riguarda e mi riguarda, esiste anche, per fortuna, un compito della Repubblica. Penso alle Convenzioni che abbiamo sottoscritto, come Paese, e al rispetto della Convenzione dell'ONU sui diritti dei minori e dell'infanzia per non solo motivare, ma doverosamente attrezzare un Paese alle condizioni migliori.
  Tra l'altro, personalmente non condivido – lo dico con estrema chiarezza – la considerazione per cui questi ragazzi siano diciassettenni che hanno costumi diversi ed esperienze di provenienza molto diversa che li hanno portati anticipatamente alla condizione di adultità, ragion per cui pensiamo che essi possano essere esattamente trattati come se di minori non stessimo parlando.
  Ritengo che questo sia un equivoco che va ricalibrato, perché di minori si tratta, indipendentemente da questo. Ovviamente, l'accertamento dell'età è uno degli strumenti che abbiamo messo sempre in atto. Si pone il problema delle modalità e delle prassi soprattutto, perché qui facevamo radiografie à gogo, tanto per essere molto schietti. È stato un bene aver introdotto misure meno coercitive, ma che hanno lo stesso obiettivo.
  Il tema vero è, invece, assicurare – un Paese ha questo dovere nei confronti dei soggetti più vulnerabili – un meccanismo di protezione e integrazione. Questo lo deve fare a prescindere dal fatto che siamo d'accordo o non d'accordo su un Governo che sta facendo un'attività in cui attrae o respinge il fenomeno migratorio.
  Credo che in questa relazione ci siano altri aspetti positivi. Lo dico anche a beneficio di chi ha collaborato alla stesura, che ringrazio, perché è stato un lavoro molto complesso, in cui spesso anche noi ci siamo interrogati e ci siamo trovati nelle condizioni quasi di dover ritornare da capo a mano a mano che acquisivamo informazioni anche sul piano legislativo. Peraltro, ci siamo anche imbattuti nel fatto che spesso ci sono opportunità legislative che non vengono nemmeno conosciute. Penso, per esempio, alla questione dei ricongiungimenti familiari.
  In sostanza, credo che questo non sia solo uno strumento ricognitivo, ma uno strumento di conoscenza. Ringrazio davvero moltissimo sia i componenti tecnici della Commissione, sia le colleghe e i consulenti che ci hanno guidato soprattutto nel cercare di incanalare e di trovare un'evidenza rispetto a molta confusione che regna sotto il cielo in questo momento.
  Chiudo su due ultime cose. Vedrete nella relazione un tema che peraltro abbiamo affrontato: i numeri molto bassi per quel che riguarda la relocation. Non sto a dire quali siano le motivazioni e gli obiettivi che dobbiamo ancora perseguire. Ci sono le buone prassi di cui abbiamo parlato e soprattutto c'è tutto il tema della formazione e dell'integrazione. C'è tutto il tema che riguarda la scuola, che è assolutamente rilevante. Già quello meriterebbe, molto probabilmente, una relazione dentro la relazione, se avessimo il tempo di fare un lavoro di questo genere.
  Ovviamente, io non ho alcuna presunzione che i colleghi adottino la relazione tout court. Ognuno politicamente fa le sue considerazioni, ci mancherebbe altro. Ai fini comunque di una conclusione e di un rispetto anche del lavoro che è stato fatto, presidente, suggerisco, visto che, tra l'altro, la relazione è da quasi dieci giorni in mano ai colleghi – dal punto di vista della condivisione della conoscenza abbiamo adottato, quindi, tutta la tempistica disponibile Pag. 13– di stabilire una scadenza per l'eventuale presentazione di emendamenti, da parte dei colleghi che desiderino farlo, e di mettere in calendario una nuova seduta mercoledì.
  Di lavoro questa Commissione ne ha molto da fare. Suggerisco di convocare per mercoledì, se possibile, una nuova seduta, in modo che si possa arrivare all'approvazione. Come si fa in tutte le Commissioni, stabiliamo una data di scadenza degli emendamenti e poi passiamo alla discussione e all'approvazione.

  GREGORIO FONTANA. Presidente, a parte la giusta considerazione della collega Carnevali per arrivare alla definizione formale di questa relazione, in via incidentale si è affrontato anche questo problema, ossia quello della funzione della Commissione e delle sue attività in quest'ultimo scorcio della legislatura.
  Penso che il ruolo fondamentale di una Commissione d'inchiesta – che poi può arrivare a relazioni sulle quali è giusto magari anche dividersi nelle conclusioni – sia quello di disporre dei dati necessari per avere chiarezza e trasparenza sui fenomeni. Sui fenomeni e sul modo di risolverli si potranno poi avere opinioni difformi.
  Vorrei che rimanesse a verbale la considerazione e la sottolineatura che negli ultimi mesi i dati che noi avevamo chiesto e che una volta ci giungevano in maniera puntuale sono stati assolutamente insufficienti: non solo non ne sono mai arrivati alcuni, ma anche quelli che arrivavano normalmente sono arrivati in maniera insufficiente e confusa.
  Tornando al problema della mancata trasmissione dei dati, l'ho già detto più volte in Ufficio di presidenza e ho inviato lettere al presidente della Commissione affinché questi dati potessero essere richiesti, quindi chiedo – e vi assicuro che lo farò in ogni seduta di questa Commissione – che si risolva questo problema, perché un compito fondamentale di questa Commissione è dare la trasparenza al Parlamento e, quindi, ai cittadini di un fenomeno che può essere chiamato emergenziale o strutturale, a seconda dei punti di vista, ma che comunque c'è.
  Trovo assolutamente inaccettabile questa situazione. Abbiamo, per esempio, dati, che ci arrivavano ogni settimana, relativi alle presenze regionali nelle strutture di accoglienza che sono aggiornati ad aprile. Questa situazione è inaccettabile! È una sorta di censura inaccettabile nei confronti della Commissione. Abbiamo anche dati sull'attività delle Commissioni territoriali che sono apparsi relativamente a una sola settimana di giugno e poi sono spariti. Che diavolo di modo è questo?
  Non solo, avevamo chiesto nel febbraio di quest'anno la nazionalità dei ricollocati: non è mai arrivato nulla! Abbiamo chiesto i dati relativi ai provvedimenti di allontanamento: non è mai arrivato nulla! Abbiamo chiesto i dati relativi alle espulsioni fatte dalle questure: non è mai arrivato nulla! Come possiamo fare il nostro lavoro in queste condizioni?
  Anche i pochi dati, messi a nostra disposizione grazie all'egregio sforzo degli Ispettori della Guardia di Finanza addetti all'archivio della Commissione, non vengono aggiornati dai competenti uffici di riferimento. Solo per citare qualche esempio: 1) Presenze regionali nelle strutture di accoglienza (distinte per: strutture temporanee; hotspot; Centri di prima accoglienza; posti SPRAR) – il cui ultimo aggiornamento risale al 18 aprile 2017; 2) Attività settimanale (numero giornaliero delle convocazioni e delle audizioni) delle Commissioni Territoriali – ultimo aggiornamento risale al 1° giugno 2017.
  Inoltre, è inaccettabile che, nonostante le mie reiterate sollecitazioni in Ufficio di Presidenza ribadite anche attraverso alcune lettere al presidente Gelli, non siano ancora pervenuti all'attenzione dei componenti la Commissione, i seguenti dati: 1) nazionalità dei migranti ricollocati; 2) Dati, scorporati per questure, relativi alle procedure di rinnovo dei permessi di soggiorno per motivi umanitari attuati con il procedimento di rinnovo automatico regolamentato dalla Circolare del Ministero dell'interno emessa in data 31 ottobre 2013 (Circ. Prot. N. 2696/13), a firma congiunta della Direzione Centrale dell'immigrazione e della polizia di frontiera del Dipartimento Pag. 14 della Pubblica Sicurezza e della Commissione Nazionale per il Diritto di asilo; 3) numero dei provvedimenti di allontanamento emessi nei confronti di stranieri per l'anno 2016 e dall'inizio del 2017 ad oggi e, compatibilmente con la possibilità di condividere tali dati, si chiede che tale numero venga scorporato per questure e per nazionalità di provenienza dell'immigrato; 4) numero delle impugnazioni ex articolo 35 del decreto legislativo n. 25 del 2008 presso i Tribunali italiani/ Corti d'Appello/sezioni autonome distinto per iscrizione a ruolo e per procedimenti definiti, con la specifica dei tempi medi di definizione; 5) elenco delle strutture d'accoglienza divise per comune e raggruppate per ente gestore; 6) numero dei provvedimenti di allontanamento e delle espulsioni emessi a vuoto negli ultimi due anni nei confronti di migranti che continuano a permanere sul territorio italiano in condizione di clandestinità; 7) composizione delle Commissioni e delle sottocommissioni territoriali; 8) numero richiedenti asilo rinchiusi nelle carceri italiane.
  Vista la difficoltà veramente incredibile di reperire i dati in questo nostro lavoro, penso che sia giusto aprire un gruppo di lavoro e un vero e proprio filone di indagine sul perché non si riescano ad avere i dati. Qual è il sistema perverso e probabilmente la disorganizzazione che arriva a questo punto? Non credo che il ministero non ce li voglia fornire. Non lo ipotizzo. Penso che sia una forma di mala organizzazione di questo fenomeno, purtroppo una delle sue tante sfaccettature.
  A questo proposito, anche in considerazione della riunione svolta alcuni mesi fa con i responsabili delle banche dati del Viminale – riunione che non ha più avuto alcun seguito – e considerata la difficoltà sopra riportata di reperire dati, che risulta essere inconciliabile con la natura d'inchiesta della Commissione, chiedo che venga attivato un apposito filone di indagine per accertare lo stato di esecuzione, le modalità di raccolta e gli ambiti di competenza dei dati riguardanti il fenomeno migratorio nonché lo stato di attuazione e connessione tra le diverse banche dati delle amministrazioni che hanno competenza il fenomeno migratorio in tutte le sue fasi, dallo sbarco del migrante sulle coste italiane fino alla definizione del suo status.
  Tra l'altro, mi consenta anche di fare un'osservazione. Nell'organizzazione del nostro lavoro – spero che verrà fatto nell'Ufficio di presidenza – andrebbe tenuto conto anche della contingente fase non particolarmente semplice della questione immigrazione dell'Italia. Che ci si metta ad audire il professor Boeri... È sicuramente una persona che ci può fornire spunti intellettualmente interessanti, ma, a mio parere, l'attinenza di quello che sta succedendo fuori di qui con quello che ci verrà a dire il professor Boeri è piuttosto lontana rispetto alle esigenze di una Commissione parlamentare che si deve occupare del sistema d'accoglienza, di identificazione e di espulsione, nonché delle condizioni di trattamento dei migranti (rileggo il suo obiettivo, perché magari ce ne dimentichiamo, ogni tanto).
  In merito al prosieguo delle audizioni, affinché esse siano quanto più attinenti alle competenze afferenti la Commissione, chiedo che siano convocati i seguenti soggetti: prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, per sapere, in considerazione dell'annuncio dell'assunzione di 250 unità di personale presso le Commissioni territoriali ed in considerazione delle lungaggini dell'attività bandistica dedicata, se ci sono delle novità rispetto ai tempi di attesa presso le commissioni e sul numero dei sospesi; dottor Luigi Carnevale direttore del Servizio Polizia Scientifica; prefetto Giovanni Pinto, direttore centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere presso il Ministero dell'interno; viceprefetto Enza Maria Leone, responsabile del sistema informatico del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, per avere un quadro dettagliato sul funzionamento del nuovo sistema informatizzato di gestione del flusso dei migranti (SGA); il prefetto Gerarda Pantalone, Capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione, per chiedere quante sono le espulsioni di coloro Pag. 15 ai quali è stata negata la protezione internazionale.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Fontana. Riferirò al presidente Gelli le sue richieste. Tra l'altro, verranno inserite nel resoconto.
  Domani si terrà l'Ufficio di presidenza. Proporrei – il presidente Gelli domani sarà presente, oggi aveva impegni istituzionali in altra sede – di fissare la data per eventuali emendamenti alla relazione entro lunedì prossimo. Se la Commissione concorda, proporrei poi che mercoledì prossimo si votino gli emendamenti e che eventualmente si approvi la relazione prima della conclusione estiva.
  Penso che sia opportuno. Lo suggerisco da presidente facente funzione. Credo sia opportuno che questa relazione, comunque sia stata percepita, sentita e valutata, venga votata e conclusa prima della pausa estiva.
  Suggerirei di stabilire, pertanto, come data ultima per eventuali emendamenti lunedì, così da dare la possibilità alla relatrice di esprimere i propri pareri. Mercoledì, nella prossima seduta, potremmo procedere alla votazione del documento. Se siete d'accordo, fisserei questa tempistica. Domani abbiamo l'Ufficio di presidenza. Il presidente Gelli eventualmente ratificherà questa decisione.
  Se nulla osta, dichiaro conclusa la seduta. Ringrazio comunque, ancora una volta – credo che sia doveroso farlo perché si tratta di colleghi che hanno lavorato insieme agli Uffici – la collega Carnevali e la collega Lorefice, insieme ai collaboratori e agli Uffici che, come ricordava il collega Rondini, indipendentemente dalle conclusioni, ci hanno offerto un materiale particolarmente prezioso soprattutto per tutti noi, ma credo anche per il Parlamento, per avere tutti gli elementi per affrontare un tema delicatissimo, come sappiamo tutti, che riguarda i minori, accompagnati o non accompagnati, di questo Paese, e i minori che lo frequenteranno nei prossimi anni.
  La seduta è tolta.

  La seduta termina alle 9.40.

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