XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico

Seduta n. 53 di Martedì 30 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 2

Testo del resoconto stenografico

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

La seduta comincia alle 18.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di militari in servizio nella caserma «Gamerra» di Pisa all'epoca di Emanuele Scieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di militari in servizio presso la caserma «Gamerra» di Pisa all'epoca dei fatti di Emanuele Scieri.
Signor Ioanna, noi la ringraziamo per essere nuovamente ritornato in Commissione. Abbiamo da porle alcune domande precise. Grazie anche della sua scorsa collaborazione.

STEFANO IOANNA. Ci mancherebbe.

PRESIDENTE. Lei ha dichiarato allora, quando è venuto a deporre qui in Commissione, che non era presente il giorno dell'omicidio Scieri, no?

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Della morte di Scieri, perché era in convalescenza per un problema al menisco. Esatto?

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Ha raccontato anche che in caserma si usavano droghe leggere tra i commilitoni, lei ha detto addirittura che tre su cinque consumavano droghe leggere... Le sto facendo un po’ il riassunto per quello che verrà dopo...

STEFANO IOANNA. Delle mie conoscenze, sì.

PRESIDENTE. E del piccolo spaccio che lei stesso organizzava (io devo necessariamente fare queste contestazioni per il confronto) dentro la caserma, acquistandolo dietro la stazione di Pisa. Giusto?

STEFANO IOANNA. Sì, non è proprio così, nel senso quando finivo il mio che mi portavo da casa...

PRESIDENTE. Sì.

STEFANO IOANNA. ...uscivo e lo prendevo a Pisa.

PRESIDENTE. Sì, lei ha detto anche questo, che portava l'hashish da casa. Esatto?

STEFANO IOANNA. Certo.

PRESIDENTE. La volta scorsa ha citato che lei è dello scaglione...

STEFANO IOANNA. Del 4°.

PRESIDENTE. Del 4° ’99, che lei gestiva il magazzino del casermaggio, dove si tenevano le lenzuola, le coperte, il cosiddetto «cubo». Ogni volta che venivano gli scaglioni, ogni mese, lei insieme ai caporali ovviamente che trasportavano le nuove reclute consegnava il cubo. Esatto?

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STEFANO IOANNA. Giusto.

PRESIDENTE. E poi ha detto che nel magazzino di casermaggio lei aveva abbastanza privilegi (chiamiamoli così): aveva il computer che si era portato da casa, la televisione, stava tutto il giorno lì anche perché aveva avuto questo problema al ginocchio. Esatto?

STEFANO IOANNA. Giusto.

PRESIDENTE. Che insieme a lei c'era un soggetto di Rimini, di cui lei non ricorda il nome...

STEFANO IOANNA. No, me lo sono ricordato dopo.

PRESIDENTE. Ah, come si chiama?

STEFANO IOANNA. Era Ceci Daniele.

PRESIDENTE. Benissimo. Siccome lei nella scorsa audizione non ricordava il nome, noi da vari elementi abbiamo appurato che era Ceci.

STEFANO IOANNA. Sì. Poi avevo «messaggiato» non so a chi, avevo mandato un messaggio non mi ricordo a chi...

PRESIDENTE. Ah, perfetto, alla Commissione. Benissimo. Quindi noi abbiamo appurato che potesse essere Ceci Daniele e per questo l'abbiamo chiamata oggi in Commissione.
Le faccio altre premesse, così poi... Lei ha detto che Ceci Daniele era grande amico di Panella. Giusto?

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Ha detto anche che Panella è stato l'autore di atti... di soprusi nei suoi confronti...

STEFANO IOANNA. Certo.

PRESIDENTE. Tanto che poi lei, quando è andato via, ha finito il servizio militare, ha restituito a Panella tutto ciò che ha ricevuto, perché così si usava. Perfetto?

STEFANO IOANNA. Giusto.

PRESIDENTE. Bene. Io questo glielo sto solo riepilogando per quello che verrà dopo. La mappa della caserma Gamerra è pubblica. Lei disse che Panella era stata una delle persone più attive nel disturbare la gente – no? – e che insieme a Panella lo coadiuvava questa persona di Rimini, che oggi lei ricorda è Ceci. Esatto?

STEFANO IOANNA. Esatto.

PRESIDENTE. Che altro ricorda di Ceci?

STEFANO IOANNA. Non saprei. Ho avuto...

PRESIDENTE. Era al magazzino di casermaggio insieme a lei?

STEFANO IOANNA. Prima di me, era lì prima di me perché era più anziano.

PRESIDENTE. Perché era del 2° ’99...

STEFANO IOANNA. Sì, sì.

PRESIDENTE. Quindi due mesi prima. Esatto?

STEFANO IOANNA. Sì, è subentrato lui e poi dopo di me è subentrato un altro ragazzo, perché ogni due o quattro mesi mettevano un ragazzo nuovo.

PRESIDENTE. «Quando mi veniva a trovare al casermaggio Panella – lei ha detto – con quell'altro ragazzo di Rimini, diciamo che si passavano delle orette poco piacevoli». Che cosa voleva dire?

STEFANO IOANNA. Diciamo che la mia tranquillità finiva.

PRESIDENTE. Ci racconti meglio.

STEFANO IOANNA. Iniziavano...

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PRESIDENTE. Tenga la testa alta, un attimo fermo.

STEFANO IOANNA. Sì, sì.

PRESIDENTE. Non finiremo tardi.

STEFANO IOANNA. No, non c'è problema. Non so cosa dirvi...

PRESIDENTE. Quello che ricorda. La verità, vogliamo sapere solo la verità.

STEFANO IOANNA. No, non c'è niente. La verità gliel'ho già detta l'altra volta: erano dispetti, nel senso atti, giochi... Mettiamoli come giochi, diciamo.

PRESIDENTE. Beh, non li mettiamo come giochi, perché lei l'altra volta non ha mostrato che fosse un gioco (flessioni, pugni calci)...

STEFANO IOANNA. Certo, sì.

PRESIDENTE. Tant'è che anche altri ci hanno detto che poi lei ha restituito la cosiddetta «sporca», già solo il termine non mi sembra leggero (non voglio aggiungere i miei commenti).

STEFANO IOANNA. No, ci mancherebbe.

PRESIDENTE. Quindi cosa è accaduto?

STEFANO IOANNA. Durante tutto l'anno?

PRESIDENTE. Sì, sì.

STEFANO IOANNA. Tante cose.

PRESIDENTE. Ce le racconti, perché noi non eravamo lì, non abbiamo fatto il militare.

STEFANO IOANNA. Ho capito, ma è rilevante in che senso...

PRESIDENTE. Sì, è rilevante, per noi è rilevante.

STEFANO IOANNA. Sa, dopo 17 anni mi potrò ricordare...

PRESIDENTE. Sono certa che lei ricorda tutto.

STEFANO IOANNA. Un paio di cose.

PRESIDENTE. Sono certa che lei ricorda tutto, perché non sono cose che si dimenticano.

STEFANO IOANNA. Dipende in che modo viene presa da una persona, nel senso che...

PRESIDENTE. Io voglio sapere non i suoi giudizi: voglio sapere i fatti, quello che accadeva, non i giudizi.

STEFANO IOANNA. Certo, però voglio anche precisare che non erano i miei incubi quelle due persone.

PRESIDENTE. No, va bene.

STEFANO IOANNA. Perché ero abbastanza grande e grosso per potermi difendere, se volevo.

PRESIDENTE. Cosa le facevano?

STEFANO IOANNA. Per esempio una volta mi hanno legato sulla scala e l'hanno lanciata con sotto dei materassi, mi hanno legato su una scala...

PRESIDENTE. E dov'era questa scala? Era una scala mobile, ovviamente.

STEFANO IOANNA. Era una scala di quelle verticali, diciamo...

PRESIDENTE. Di quelle a forbice o di quelle singole?

STEFANO IOANNA. Singole, singole.

PRESIDENTE. Quelle che si appoggiano al muro?

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STEFANO IOANNA. Sì, sì. Era appoggiata allo scaffale. Mi hanno legato non in alto, a metà, e l'hanno lasciata andare...

PRESIDENTE. E sotto...

STEFANO IOANNA. Sotto c'erano dei materassi.

PRESIDENTE. E da dove provenivano questi materassi?

STEFANO IOANNA. Erano dentro al magazzino.

PRESIDENTE. Di casermaggio?

STEFANO IOANNA. Sì, sì.

PRESIDENTE. E poi? Questo sia Ceci che Panella?

STEFANO IOANNA. Quella è una cosa di cui mi ricordo...

PRESIDENTE. Ceci e Panella insieme?

STEFANO IOANNA. Sì, erano insieme. Poi altre cose erano cose di tutti i giorni: fare flessioni passare...

PRESIDENTE. Flessioni come?

STEFANO IOANNA. Qualunque tipo di flessione.

PRESIDENTE. Come venivano fatte queste flessioni?

STEFANO IOANNA. Flessioni con pugni, gomitate sulle mani, pugni dorsali...

PRESIDENTE. Gomitate sulle mani? Nelle flessioni le mani vengono messe a terra. Ci spieghi meglio.

STEFANO IOANNA. Nel senso che loro passavano sopra, davano i pugni sulle mani...

PRESIDENTE. Quindi le mani lei le aveva a terra, perché poggiava ovviamente il peso del corpo...

STEFANO IOANNA. Certo.

PRESIDENTE. E qualcuno passava sulle mani?

STEFANO IOANNA. Sì, davano pugni sulle mani...

PRESIDENTE. Davano pugni sulle mani. E passavano sulle mani anche con altri mezzi contundenti oppure no?

STEFANO IOANNA. No.

PRESIDENTE. Con gli stivali? Con gli scarponi?

STEFANO IOANNA. No, a me personalmente no.

PRESIDENTE. E come passavano, a piedi nudi, sulle mani?

STEFANO IOANNA. No, no. A me davano pugni per quello che ricordo...

PRESIDENTE. Lei ha appena detto «passavano sulle mani». A piedi?

STEFANO IOANNA. Mi colpivano le mani...

PRESIDENTE. E come gliele colpivano?

STEFANO IOANNA. Colpivano le mie mani con pugni o gomitate ...

PRESIDENTE. Quindi mentre lei faceva le flessioni a terra con le gomitate?

STEFANO IOANNA. Certo.

PRESIDENTE. Quindi uno si piegava?

STEFANO IOANNA. Sì, sì.

PRESIDENTE. Mentre lei faceva le flessioni qualcun altro si piegava per darle delle gomitate?

STEFANO IOANNA. Sì, sì.

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PRESIDENTE. Questo per misurare cosa, la forza, la resistenza, la goliardia? Che cosa?

STEFANO IOANNA. No, per aumentare – penso – la difficoltà.

PRESIDENTE. Ho capito. E poi alla fine che premio c'era?

STEFANO IOANNA. Nessuno.

PRESIDENTE. E poi, altri atti tipo fare le flessioni?

STEFANO IOANNA. La routine era quella.

PRESIDENTE. Lei l'altra volta ci ha detto che «con il ragazzo di Rimini insieme a Panella diciamo che si passavano delle orette poco piacevoli». Che voleva dire?

STEFANO IOANNA. Quello che ho appena detto, che quando arrivavano loro due nel magazzino avevo finito di essere in santa pace.

PRESIDENTE. E quello che facevano a lei lo facevano anche con altri?

STEFANO IOANNA. Sinceramente con me avevano confidenza, io avevo accettato di subire questo durante l'anno e...

PRESIDENTE. Aveva accettato di subirlo durante l'anno.

STEFANO IOANNA. Quindi non mi sono mai lamentato.

PRESIDENTE. Però poi lei ha restituito tutto quello che ha avuto a Panella, alla fine, quando si è congedato. Esatto?

STEFANO IOANNA. Anche a Ceci. A quei due, gli unici due.

PRESIDENTE. Anche a Ceci?

STEFANO IOANNA. Sicuro!

PRESIDENTE. Ha restituito tutto quello che ha ricevuto. E che cosa ha restituito? Ormai è passato, quindi ce lo può dire.

STEFANO IOANNA. Tanti pugni, come ho detto l'altra volta. Fino a quando non ho visto il sangue non mi sono fermato.

PRESIDENTE. Sia a Panella che a Ceci?

STEFANO IOANNA. Certo.

PRESIDENTE. Senta, Ceci consumava con lei sostanze stupefacenti?

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. E Panella?

STEFANO IOANNA. No, non usava...

PRESIDENTE. Benissimo. Questa è la sintesi di quello che ha detto lui la volta scorsa. Se ci sono domande prima di procedere ad altro...
Abbiamo fatto una sintesi, onorevole Prestigiacomo, delle cose salienti che intendeva riprendere la Commissione. Prego, onorevole Fusilli.

GIANLUCA FUSILLI. Intanto buon pomeriggio e grazie per la nuova disponibilità. Le risulta se i due soggetti in questione si accompagnassero ad altri commilitoni?

PRESIDENTE. Diciamo i nomi, così rimangono scritti.

GIANLUCA FUSILLI. Le risulta che Ceci e Panella frequentassero anche altri commilitoni tipo Tatasciore e Cinelli, che ci fosse una certa convivialità anche con i caporali istruttori?

STEFANO IOANNA. Guardi, come ho detto l'altra volta, me ne ricordo ben pochi di nomi, perché sono passati tanti anni, ricordo proprio nomi di chi frequento ancora adesso, che sono due persone, per dire, e questi due perché mi sono rimasti.

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GIANLUCA FUSILLI. Il nome Tatasciore non le dice nulla?

STEFANO IOANNA. L'ho sentito, ma sinceramente la faccia non me la ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. È possibile che Panella e Ceci, oltre che in qualche modo divertirsi nelle ore pomeridiane con lei, avessero frequentazioni anche con caporali istruttori dei loro scaglioni, quindi con Tatasciore, Cinelli e altri?

STEFANO IOANNA. Guardi, Tatasciore era anche lui di un... Quello che ho dimenticato l'altra volta di dire, se posso dirlo adesso...

GIANLUCA FUSILLI. Come no!

PRESIDENTE. Certo.

STEFANO IOANNA. Diciamo che Panella si è attaccato tanto a Ceci... io sono arrivato lì, l'ultimo scaglione tremendo, ma proprio tremendo che non faceva neanche dormire la notte, era l'11°, in cui c'erano dentro napoletani, c'era gente di Bari, mi ricordo che nella terza compagnia c'erano 7-8 individui veramente tosti.

PRESIDENTE. Ma l'11° ’98?

STEFANO IOANNA. Sì, l'11° ’98.

PRESIDENTE. Quindi prima di lei.

STEFANO IOANNA. Sì, sì.

GIANLUCA FUSILLI. Che si è congedato 10 ’99?

STEFANO IOANNA. Si è congedato quando era già successo il fatto...

GIANLUCA FUSILLI. C'erano 7-8 soggetti molto violenti.

STEFANO IOANNA. Molto, molto violenti nell'undicesimo, che erano nella terza compagnia, e io mi ricordo che ho fatto in tempo a rientrare dalla convalescenza e subire anche da loro. La sera si stava parecchie ore di notte dopo il contrappello, quando tutti spegnevano le luci, si stava parecchie ore le camerate intere per terra a pompare. Andati via quelli dell'11°, è finito tutto lì dentro.

GIANLUCA FUSILLI. Anche perché poi c'è stato l'evento...

STEFANO IOANNA. No, era già successo, però loro hanno continuato ancora.

GIANLUCA FUSILLI. Anche dopo la morte di Scieri.

STEFANO IOANNA. Cioè io sono rientrato dalla convalescenza che era successo il fatto e sono riuscito a subire da questi 7-8 individui, che sinceramente i nomi non me li ricordo, ma le facce...

GIANLUCA FUSILLI. Comunque l'11° ’99.

STEFANO IOANNA. L'11° ’99, c'erano 7-8 individui molto cattivi, diciamo. Panella si è attaccato poi al Ceci quando è rimasto da solo.

GIANLUCA FUSILLI. Perché Panella era dell'11° ’99?

STEFANO IOANNA. Non lo so, non ricordo di che scaglione fosse, ma Panella era di firma, quindi lui rimaneva e vedeva tutti. Questa è una cosa che l'altra volta...

GIANLUCA FUSILLI. Un'altra domanda. Le risulta se, oltre alla particolare confidenza con lei, anche per il luogo nel quale esercitava la sua funzione, sempre questi due soggetti utilizzassero la stessa modalità con altri suoi commilitoni, magari più deboli, meno...

STEFANO IOANNA. Un po’ meno forte, però bene o male erano abbastanza fastidiosi.

GIANLUCA FUSILLI. La ringrazio molto.

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PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie. Sul punto di questi 7-8 che lei ha definito molto violenti: molto violenti fa pensare anche a qualcos'altro rispetto alle pompate.

STEFANO IOANNA. Molto violenti, perché mentre si pompava partivano pugni, calci e tutto quanto.

PRESIDENTE. Ce lo spieghi meglio.

STEFANO IOANNA. Tutti quelli che erano meno anziani di loro, tutti quelli che erano a terra a pompare ricevevano...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Pugni e calci.

STEFANO IOANNA. Pugni, calci e tutto quello che capitava.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. E nessuno si poteva ribellare?

STEFANO IOANNA. Non ci si ribellava.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Non ci si ribellava perché?

STEFANO IOANNA. Perché era la regola.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. E nessun superiore veniva informato di quello che accadeva la notte o secondo lei lo sapevano e andava bene così?

STEFANO IOANNA. Questo non posso dirlo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Una sua sensazione, una sua opinione.

STEFANO IOANNA. La mia sensazione è che loro si chiudevano nelle loro stanze che erano al piano terra e quello che succedeva sopra penso che non li riguardava.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ma secondo lei non c'era qualcuno di questi che svolgeva la funzione di capo e che magari era un po’ un referente dei superiori...

STEFANO IOANNA. No, non penso, perché comunque...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Cioè succedeva in piena libertà.

STEFANO IOANNA. Sì, sì, la sera passato il contrappello, spente le luci, eravamo noi e le camerate.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Lei si ricorda dei nomi di suoi colleghi che hanno subìto questo tipo di trattamento?

STEFANO IOANNA. No, sinceramente i nomi, ripeto, mi ricordo...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Un suo compagno di branda...

STEFANO IOANNA. Mi ricordo quei due che non erano neanche in camerata con me... Uno era in camerata con me...

PRESIDENTE. Quei due chi?

STEFANO IOANNA. Il Nardi Angelo, che è un mio grande... Ogni tanto lo sento ancora. Mi ha fatto tanti favori, mi ha portato tante volte a casa sua... Amici diciamo, e poi ho un grande amico dell'Aprica...

PRESIDENTE. Dell'Aprica?

STEFANO IOANNA. Il Corvi, che era più giovane di me, che ogni anno ci vediamo con le famiglie e tutto quanto. Gli unici contatti...

PRESIDENTE. E loro subivano...

STEFANO IOANNA. Il Corvi non era nella compagnia con me, era da tutt'altra parte. Il Nardi anche lui qualcosina ha subìto.

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STEFANIA PRESTIGIACOMO. Quindi nella sua camerata accadeva questo quasi ogni notte?

STEFANO IOANNA. Sì, fin quando c'è stato l'11° direi ogni notte.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Quindi tutti quelli della sua camerata erano a conoscenza perché hanno subìto...

STEFANO IOANNA. Tutti quelli sotto l'11° subivano. Andato via l'11° è arrivata la pace, diciamo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Noi sappiamo chi sono...?

PRESIDENTE. Poi lo vediamo. Grazie, onorevole Prestigiacomo, delle importanti domande.
Onorevole Greco, un secondo preciso così chiudiamo questo punto. Corvi che Scaglione era? Se lo ricorda...

STEFANO IOANNA. Dello stesso scaglione del povero Scieri.

PRESIDENTE. E Nardi?

STEFANO IOANNA. Nardi 3° o dello stesso scaglione del Ceci, 2°...

PRESIDENTE. O 2° o 3° ’99. Nardi e Corvi hanno subìto oppure loro erano...

STEFANO IOANNA. Corvi non so, perché non era nella mia stessa compagnia e rimaneva totalmente...

PRESIDENTE. Non sa se Corvi subiva o se praticava il nonnismo?

STEFANO IOANNA. No, Corvi non ha praticato.

PRESIDENTE. E invece Nardi...

STEFANO IOANNA. Neanche Nardi.

PRESIDENTE. Ha subìto...

STEFANO IOANNA. Nardi ha subìto qualcosa insieme a me, ma non era uno che praticava neanche lui.

PRESIDENTE. Corvi era insieme a Scieri, forse nello stesso pullman. Adesso non ho la mappa davanti. Prego, onorevole.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Scusi, a sua volta, poi, quando lei è diventato anziano, lei anche ha...

STEFANO IOANNA. Assolutamente no.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ha assunto questi comportamenti?

STEFANO IOANNA. No, no, con nessuno. Mai.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Cioè, andati via questi dell'11° che erano particolarmente...

STEFANO IOANNA. Ho subìto e non ho fatto niente. Ho subìto, ma non ho mai fatto l'anziano...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Per paura.

STEFANO IOANNA. No, non per paura, non era una cosa che mi interessava. Non è un fatto di paura. Non mi interessava sottomettere le persone che erano uguali a me. Mi piaceva ridere e scherzare...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Quando arrivavano i nuovi scaglioni, questi da subito si facevano conoscere, cioè volevano subito affermare la loro superiorità?

STEFANO IOANNA. Ripeto, come ho già detto l'altra volta: il primo mese la regola era che si era intoccabili, perché il primo mese c'era il corso palestra. Una volta che si veniva messi nella compagnia, allora lì...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Iniziava...

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STEFANO IOANNA. Finito il corso palestra, si andava in corso alle nottate, diciamo.

PRESIDENTE. Senta, ma lei dice che finito il contrappello iniziavano gli atti di sopruso.

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Prima del contrappello no?

STEFANO IOANNA. Dipende se uno... Io sono stato poche volte dentro nella camerata tutta la sera.

PRESIDENTE. E questi dell'11° ’98 in quale camerata alloggiavano?

STEFANO IOANNA. Dove ero io.

PRESIDENTE. La terza? Ricordo bene che lei era la terza?

STEFANO IOANNA. Terza compagnia, sì.

PRESIDENTE. L'11 ’98 era nella terza compagnia.

STEFANO IOANNA. Quelli che ho conosciuto io, diciamo.

PRESIDENTE. Certo. Non ricorda nessun nome, vero?

STEFANO IOANNA. No, le foto a viso me le ricorderei, ma i nomi assolutamente no.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Greco.

MARIA GAETANA GRECO. Lei ha riferito di avere subìto una pratica consistente nel salire su una scala per poi essere catapultato giù, su dei materassi.

STEFANO IOANNA. Sì.

MARIA GAETANA GRECO. Questa pratica veniva fatta anche su altri, per quanto a sua conoscenza?

STEFANO IOANNA. Sinceramente l'ho visto fare su di me, perché in quel momento in magazzino c'era la scala, però non so se...

MARIA GAETANA GRECO. La scala dove si trovava?

STEFANO IOANNA. Era dentro il magazzino dove lavoravo io. C'erano gli scaffali con le coperte e i cuscini e serviva per andare a prendere su le cose, e hanno provato una volta a farmi anche quel giochetto lì.

MARIA GAETANA GRECO. Lei non è a conoscenza che quel giochetto sia stato praticato anche su altri?

STEFANO IOANNA. No, fin quando c'ero in magazzino no, almeno quella scala era lì in magazzino e altri in magazzino non ne sono entrati.

MARIA GAETANA GRECO. Per l'intera giornata lì, anche di sera...

STEFANO IOANNA. Io stavo dalla mattina alla sera verso le 5-5,30.

MARIA GAETANA GRECO. Fino alle 5-5.30.

STEFANO IOANNA. Poi chiudevo io perché avevo io le chiavi, e lì dentro non entrava più nessuno. Io portavo le chiavi con me in stanza a dormire, la mattina aprivo io perché non facevo neanche l'alzabandiera, i mesi che ho passato lì...

MARIA GAETANA GRECO. Nel periodo che lei è stato convalescente chi attendeva al magazzino?

STEFANO IOANNA. Ce le aveva il Ceci le chiavi.

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MARIA GAETANA GRECO. Ceci aveva le chiavi. Quindi il 13 agosto era Ceci in servizio lì?

STEFANO IOANNA. Non so se c'era già Ceci o quello che ha sostituito me, però...

MARIA GAETANA GRECO. Quello che ha sostituito lei come si chiama?

STEFANO IOANNA. Non me lo ricordo. Era un ragazzo forse anche lui del 6°, però il nome non me lo ricordo assolutamente.

MARIA GAETANA GRECO. Ceci era sicuramente in servizio.

STEFANO IOANNA. Ceci non so se era in licenza, ma comunque lui era prima di me e c'era ancora anche quando sono stato convalescente.

MARIA GAETANA GRECO. Va bene, grazie.

GIANLUCA FUSILLI. Solo una domanda che magari le sembrerà strana, ma per noi è utile: ricorda se nel magazzino di casermaggio avevate la possibilità di utilizzare o utilizzavate frequentemente scope di saggina?

STEFANO IOANNA. No, non ne avevo.

GIANLUCA FUSILLI. Non ne ha mai viste nel magazzino di casermaggio?

STEFANO IOANNA. No.

GIANLUCA FUSILLI. La ringrazio.

PRESIDENTE. Sicuro?

STEFANO IOANNA. Sì, a mia memoria dico sicuramente non l'avevo.

PRESIDENTE. Sì. Senta, adesso io le mostro delle foto, se lei in qualcuna riconosce qualcuno, se sa i nomi oppure se riconosce semplicemente i volti. Li guardi tutti.

STEFANO IOANNA. Questo me lo ricordo.

PRESIDENTE. Sta indicando la foto numero 4 di un album fotografico che poi metteremo agli atti, che è già in atti. Si ricorda il 4? La foto 4?

STEFANO IOANNA. Questo me lo ricordo, sì.

PRESIDENTE. Li guardi attentamente, perché purtroppo sono in bianco e nero.

STEFANO IOANNA. Certo, ma sono cose fotografiche...

PRESIDENTE. Lei ha una memoria fotografica.

STEFANO IOANNA. Vede che appena ho visto la 4 è una faccia che ho visto parecchie volte.

PRESIDENTE. Si ricorda qualcosa della foto numero 4?

STEFANO IOANNA. No, non mi sembrava una persona cattiva. Diciamo non un ragazzo cattivo, però me lo ricordo non so per cosa, ma me lo ricordo. Era forse uno di firma.

PRESIDENTE. Sì, infatti, è il caporale Infantino, si ricorda?

STEFANO IOANNA. Forse era quello che mi ha fatto il corso addirittura.

PRESIDENTE. Il caporale Infantino. Ricorda qualcosa in particolare?

STEFANO IOANNA. No, no. Mi ricordo che non era un cattivo ragazzo. Era un bravo...

PRESIDENTE. Grazie. In questa foto che le mostro riconosce qualcuno?

STEFANO IOANNA. Questo sì. Forse era dopo di me.

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PRESIDENTE. Lo scaglione dopo di lei?

STEFANO IOANNA. O anche due.

PRESIDENTE. Uno o due scaglioni dopo di lei. Ricorda qualcosa di questa persona della foto numero 11?

STEFANO IOANNA. No, la faccia non mi è nuova, ma non mi ricorda niente di...

PRESIDENTE. Va bene. Diamo atto che abbiamo mostrato l'album fotografico acquisito dalle forze dell'ordine il 10 settembre ’99. È agli atti. Ha riconosciuto nella foto 4 Infantino come una persona della caserma normale, diciamo così.
Quindi scope nel suo magazzino non ce n'erano, scope di saggina?

STEFANO IOANNA. No, saggina no. Non mi ricordo sinceramente.

PRESIDENTE. Lei il giorno 13 era in convalescenza...

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Dal 13 in poi. Quando ritorna, se lo ricorda?

STEFANO IOANNA. No, non me lo ricordo ma devo essere rientrato verso settembre.

PRESIDENTE. Quando hanno trovato il corpo di Scieri, qualcuno l'ha chiamata a casa, le ha fatto sapere cos'era successo?

STEFANO IOANNA. No, io ho saputo le notizie dal telegiornale.

PRESIDENTE. Lei cosa ha pensato che il corpo era stato ritrovato di fronte al magazzino del casermaggio dove lei stava tutto il giorno? Cosa ha pensato?

STEFANO IOANNA. Brutta faccenda.

PRESIDENTE. Cosa...

STEFANO IOANNA. Come dicevo l'altra volta, il mio pensiero era stato che, sapendo che era lì da pochi giorni questo ragazzo, mi son posto la domanda anch'io chi può averlo toccato ben sapendo che le regole erano quelle. Io il primo mese non sono stato neanche calcolato da nessuno, quindi...

PRESIDENTE. Lei ha saputo che poi il magazzino veniva gestito da Ceci? Dal caporale Ceci?

STEFANO IOANNA. Ceci era prima di me, io poi sono stato insieme a lui...

PRESIDENTE. E quindi quando lei non c'era, che era in convalescenza, era Ceci che secondo lei gestiva il casermaggio?

STEFANO IOANNA. Sicuramente. Credo di sì, più...

PRESIDENTE. Ma lo gestivate insieme durante il giorno oppure facevate i turni?

STEFANO IOANNA. No, no, insieme.

PRESIDENTE. Insieme. Quindi Ceci aveva le chiavi del casermaggio?

STEFANO IOANNA. Le tenevo io.

PRESIDENTE. Quando c'era lei, le teneva lei. Quando non c'era lei?

STEFANO IOANNA. Perché lui stava in giro.

PRESIDENTE. In giro dove?

STEFANO IOANNA. Non so cosa faceva tutto il giorno.

PRESIDENTE. In che senso?

STEFANO IOANNA. Lui era il più anziano e in magazzino ci stavo io. Lui stava in giro a trovare tutti gli amici per la caserma.

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PRESIDENTE. Però eravate addetti entrambi al magazzino?

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. E quando arrivavano le giovani reclute eravate insieme a dividere il cubo?

STEFANO IOANNA. Sì, quel giorno c'era anche l'aiutante Curreli...

PRESIDENTE. Ecco, proprio questo le stavo chiedendo: Curreri o Curreli?

STEFANO IOANNA. Io mi ricordo aiutante Curreli...

PRESIDENTE. Era un aiutante? Era un caporale?

STEFANO IOANNA. Aiutante maresciallo.

PRESIDENTE. Aiutante maresciallo. Che cosa faceva? In che senso aiutante maresciallo?

STEFANO IOANNA. È un grado.

PRESIDENTE. Sì, sì. E che faceva al casermaggio con voi?

STEFANO IOANNA. Lui si vedeva poco, però arrivava, dava le sue direttive, quando si faceva vedere...

PRESIDENTE. Che direttive dava?

STEFANO IOANNA. Le direttive erano «non fate guai, non fate sciocchezze, fate i bravi e non mandatemi... non fatemi richiamare dal vostro capitano».

PRESIDENTE. Senta, una cosa importante. Lei viene fermato dai carabinieri nel parco vicino alla caserma Gamerra e tenta di scappare, è così? Perché era andato a comprare della...

STEFANO IOANNA. No, io non ho tentato di scappare.

PRESIDENTE. Non ha tentato di scappare, allora ho capito male io.

STEFANO IOANNA. Ho fermato quelli che scappavano per salvarmi io...

PRESIDENTE. Benissimo. Ci vuole dire meglio che cosa è successo? Lei era andato per comprare dell'hashish o marijuana?

STEFANO IOANNA. Hashish.

PRESIDENTE. I carabinieri l'hanno fermata?

STEFANO IOANNA. Appena ho avuto in mano l'hashish, sono spuntati fuori questi carabinieri...

PRESIDENTE. Diciamo che erano in un posto di blocco coperto...

STEFANO IOANNA. Erano in appostamento. Mi hanno ritirato subito il tesserino militare e poi mi hanno detto: «se vuoi che non ti mandiamo nei casini con la caserma, aiutaci ad arrestare qualche marocchino»...

PRESIDENTE. Una sorta di collaborazione, giusto?

STEFANO IOANNA. Infatti, sì. Ho iniziato a correre dietro a questi marocchini che scappavano, ne ho atterrati due e loro li hanno arrestati. Quella sera sono stato...

PRESIDENTE. Si ricorda quando è successo? Nel ’99, i primi del ’99? Nel ’98? Lei era 2° ’99, no?

STEFANO IOANNA. Io 4° ’99.

PRESIDENTE. Quindi lei è arrivato ad aprile, ma 4° ’99 ha iniziato ad aprile il CAR o ad aprile è arrivato in caserma Gamerra?

STEFANO IOANNA. No, ad aprile ho fatto il CAR a Firenze, a Scandicci...

PRESIDENTE. Quindi a maggio è arrivato in caserma Gamerra, e dopo quanto Pag. 14tempo che era arrivato alla Gamerra è successo questo fatto?

STEFANO IOANNA. Ho fatto un mese di corso e poi ho fatto il primo lancio subito dopo un mese di corso, quindi facendo i conti già siamo a giugno, giusto? Ho fatto il primo lancio, sono andato a casa in licenza, mi sono fatto subito male la sera in discoteca e sono stato a casa 40 giorni. Dopo, quando sono rientrato, ho iniziato il mio declino della vita militare che...

PRESIDENTE. Quindi cos'era, settembre? Agosto? Prima di agosto?

STEFANO IOANNA. No, dopo, perché io sono rientrato... Tutto è successo dopo la convalescenza.

PRESIDENTE. Quindi dopo la morte di Scieri è avvenuto questo fatto della droga?

STEFANO IOANNA. Sì, tutto quanto. Tutto quello che ricordo o racconto è dopo la mia convalescenza, perché fino alla convalescenza sono stato molto diligente, quando sono rientrato non potevo più lanciarmi perché avevo il ginocchio che comunque non era a posto del tutto, ci sarebbe voluto qualche mese in più...

PRESIDENTE. Senta, un'ultima domanda. Lei era sempre al magazzino del casermaggio. Quella scala di fronte il magazzino del casermaggio aderente alla parete della torretta di asciugatura dei paracaduti era una scala utilizzata anche per goliardia?

STEFANO IOANNA. No, mai visto nessuno. Anche perché c'erano davanti tutti i rottami.

PRESIDENTE. E come mai Scieri si ritrova lì?

STEFANO IOANNA. Non lo so, non lo so proprio.

PRESIDENTE. Nessun'altra domanda. Sospendiamo la seduta. Grazie.

La seduta sospesa alle 19 è ripresa alle 19.10.

PRESIDENTE. Diamo atto che proseguiamo i lavori con la web-tv della Camera. La continuazione dei lavori reca l'audizione del signor Ceci Daniele.
Signor Ceci Daniele, noi l'abbiamo già ascoltata qui in Commissione lei ha appena detto che l'altra volta era terrorizzato. Perché terrorizzato?

DANIELE CECI. Oggi sono un pochino più tranquillo dell'altra volta. L'altra volta ero agitato, terrorizzato per la situazione. Non mi era mai capitata una roba del genere, ero un po’ spaventato.

PRESIDENTE. Dato che l'altra volta era un po’ in imbarazzo, un po’ teso...

DANIELE CECI. Ero teso.

PRESIDENTE. Può darsi che non ha ricordato delle cose che non ha detto l'altra volta e vuole dire se ha ricordato altre cose che magari le sono sfuggite, data la tensione della volta precedente.

DANIELE CECI. Non lo so, mi faccia qualche domanda e vediamo di...

PRESIDENTE. Noi l'altra volta avevamo la sua precedente audizione...

DANIELE CECI. Una cosa, scusi se la interrompo. Lei mi aveva detto che sotto c'era un armadietto. Io l'altra volta...

PRESIDENTE. Sotto dove?

DANIELE CECI. Sotto il corpo di quel ragazzo.

PRESIDENTE. Di Scieri. Accanto.

DANIELE CECI. Sì.

Pag. 15

PRESIDENTE. Lì vicino c'erano degli armadi.

DANIELE CECI. Io ho detto di sì, è la prima cosa che mi è venuta in mente, ma mi sono ricordato che non c'era l'armadietto, mi sembra che non c'era.

PRESIDENTE. Va bene, adesso ci arriviamo.

DANIELE CECI. Adesso non so se ci arriviamo, ma ho voluto dirlo subito.

PRESIDENTE. Allora, noi l'altra volta l'abbiamo audita perché lei era stato sentito in fase di indagini dai Carabinieri di Pisa un mesetto dopo, il 15 settembre 1999. Lei, anche in seguito a numerose contestazioni, perché tutta la sua precedente audizione è stata una serie di «mi sembra» e «non ricordo» ... Se lo ricorda?

DANIELE CECI. Esatto.

PRESIDENTE. Mi sembra, non ricordo... lei ci disse (ce lo confermi) che apparteneva al 2° ’99...

DANIELE CECI. Secondo scaglione ’99.

PRESIDENTE. Quindi arriva alla caserma Gamerra 5 mesi prima del 7° ’99...

DANIELE CECI. Io sono partito il 24 febbraio del ’99, ho fatto più o meno un mese a Firenze e dopo un mese mi hanno trasferito a Pisa.

PRESIDENTE. Giusto. Quindi arriva verso maggio?

DANIELE CECI. A fine marzo...

PRESIDENTE. A fine marzo arriva a Pisa. Il suo tragitto in pullman è stato tranquillo, normale, come è stato?

DANIELE CECI. È stato tranquillo. Ci facevano... Non si poteva parlare, per quello che ricordo non si poteva parlare, ti facevano stare nella posizione della Sfinge (mi sembra che la chiamavano), seduti fermi, però nessuno ha maltrattato...

PRESIDENTE. I finestrini aperti, chiusi... Com'erano?

DANIELE CECI. I finestrini... Anche perché era...

PRESIDENTE. Questo a marzo. Erano aperti o chiusi?

DANIELE CECI. Erano chiusi.

PRESIDENTE. Allora, lei quando arriva lo scaglione 7° ’99 ha detto nella fase delle indagini che consegna il cubo, giusto?

DANIELE CECI. Giustissimo.

PRESIDENTE. A tutto lo scaglione 7° ’99 che scende giù dal pullman e che si reca davanti al casermaggio. Lei gestiva il casermaggio?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Insieme a chi lo gestiva il casermaggio?

DANIELE CECI. C'era il maresciallo più alto di me, l'aiutante maresciallo non mi ricordo il nome, ma Curreli...

PRESIDENTE. Curreli, sì. E poi?

DANIELE CECI. Insieme a Ioanna Stefano.

PRESIDENTE. A Ioanna Stefano, quindi tutti e due gestivate il casermaggio.

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Il 13 agosto lei ricorda se c'era Ioanna Stefano quando arrivano tutti quelli del 7° scaglione?

DANIELE CECI. Io mi ricordo che Ioanna si era fatto male, però non mi ricordo se era in quel periodo lì.

Pag. 16

PRESIDENTE. Va bene.

DANIELE CECI. Mi sembra che si era fatto male per un lancio...

PRESIDENTE. Poi lei il giorno che viene ritrovato il corpo di Scieri aveva dato disposizioni a quattro ragazzi, a quattro reclute di pulire davanti al magazzino del casermaggio. Se lo ricorda?

DANIELE CECI. Sì, perché...

PRESIDENTE. Perché proprio quel giorno?

DANIELE CECI. No, è stato così: il venerdì – giusto? – è arrivato il 7° ’99 e in blocco stavano lì davanti e facevano entrare uno alla volta dentro il magazzino per dare il...

PRESIDENTE. Cubo.

DANIELE CECI. Il cubo e poi uscivano. Quando ho finito di dare il cubo a tutti, sono andato a prendere la mia valigia, ho fatto la valigia e sono partito per la licenza. Il lunedì, quando siamo tornati, il maresciallo...

PRESIDENTE. Quindi il venerdì lei parte in licenza (stiamo parlando del 13 agosto ’99)...

DANIELE CECI. Sì, sono partito per la licenza.

PRESIDENTE. Ritorna il lunedì, che è il 16.

DANIELE CECI. No, torno la domenica...

PRESIDENTE. Ah, torna domenica 15.

DANIELE CECI. Domenica notte, verso le 10.30-11 più o meno, quando dovevamo rientrare. Il lunedì mi reco al casermaggio come tutte le mattine...

GIANLUCA FUSILLI. Mi precisa l'orario in cui si reca al casermaggio cortesemente?

DANIELE CECI. Lunedì mattina? Si stava su mi sembra verso le 6.30 della mattina e si andava a fare colazione, quindi 8-8.30 più o meno, non vorrei dire... come tutte le mattine...

GIANLUCA FUSILLI. Signor Ceci, solo per chiarezza, che strada faceva lei per recarsi al casermaggio?

DANIELE CECI. Adesso...

GIANLUCA FUSILLI. Ci pensi un attimo.

PRESIDENTE. Passava dalla piazza d'armi, faceva...

GIANLUCA FUSILLI. Ci andava tutte le mattine, quindi...

PRESIDENTE. Passava in mezzo alla piazza, alla grande piazza...

DANIELE CECI. Dove si faceva l'adunata? No, la piazza rimaneva qui, qui ci sono prima, seconda e terza compagnia, io passavo lungo...

GIANLUCA FUSILLI. Diciamo nella strada che costeggiava il muro.

DANIELE CECI. Sì, esatto.

GIANLUCA FUSILLI. E poi entrava esattamente in corrispondenza di quel piccolo prefabbricato lì, che sta di fronte al casermaggio, dove dietro c'è la torre dove hanno ritrovato Emanuele Scieri.

DANIELE CECI. Esatto.

PRESIDENTE. Questa è la caserma Gamerra. Questa è la piazza d'armi...

GIANLUCA FUSILLI. Costeggiava il muro e poi girava a sinistra quando era possibile.

Pag. 17

PRESIDENTE. Diamo atto. Costeggiava il muro di cinta, dove dall'altra parte ci sono le case civili di via Milano?

DANIELE CECI. Sì. Adesso la via non la so, ma sì.

PRESIDENTE. Va bene. La sua compagnia dov'era? Dove dormiva lei? Queste sono la prima, la seconda e la terza.

GIANLUCA FUSILLI. Poi, presidente, completo la domanda. Ho un altro pezzo di domanda.

PRESIDENTE. Sì, sì, intanto finiamo... Lei dormiva alla terza compagnia.

DANIELE CECI. Sì, dormivo alla terza compagnia. Appena arrivato dormivo nella prima compagnia...

PRESIDENTE. Dopo alla terza. Dopo la terza c'è la quarta compagnia? O non era una compagnia questa?

DANIELE CECI. Questa non era una compagnia. Mi sembrava che era tipo...

PRESIDENTE. Comunque la terza compagnia è un po’ più vicina al magazzino del casermaggio.

DANIELE CECI. Se si chiamava quarta compagnia non lo so, però non mi sembra...

PRESIDENTE. Va bene, non importa. Prego, onorevole Fusilli.

GIANLUCA FUSILLI. Come prosecuzione logica del ragionamento precedente, lei il 15 sera rientra, il 16 mattina prende servizio dopo la colazione, con il percorso che ha fatto si reca presso il casermaggio.

DANIELE CECI. Esatto.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi è corretto dire che lei alle 8 di mattina, alle 8.30 di mattina, alle 8.15 di mattina, nel momento in cui presta servizio passa esattamente di fronte al luogo in cui viene ritrovato il cadavere di Emanuele alle 14?

DANIELE CECI. Per quello che ricordo era un po’ più spostato e non si vedeva, perché lì davanti c'era...

GIANLUCA FUSILLI. No, no, che non si vedesse... non lo ha visto, altrimenti se ne sarebbe accorto, ma è corretto dire che è passato lì alle 8.30 di mattina, lo ha detto prima...

DANIELE CECI. Sì, più o meno, adesso l'orario non me lo ricordo bene...

GIANLUCA FUSILLI. Perfetto.

DANIELE CECI. Per finire il discorso che stavo facendo, comunque a terra essendosi fermata la gente, il caporale avrà fumato, e il maresciallo la mattina mi ha detto comunque di far pulire di fuori, di spazzare e far pulire...

PRESIDENTE. Bene. Lei questo lo dice anche in precedenza, nelle sue sommarie informazioni a settembre. Spazzavate... Cioè lei dava incarico di spazzare le cicche davanti al casermaggio. Quindi vuol dire che davanti al casermaggio si fumava. La sera ci si ritrovava a fumare una sigaretta?

DANIELE CECI. Io la sera dopo il contrappello non sono mai andato. Poteva capitare...

PRESIDENTE. Non ho detto dopo il contrappello, anche prima del contrappello rientrando dalla libera uscita.

DANIELE CECI. Mi poteva capitare. Avevo le chiavi, mi è capitato qualche volta di andare al casermaggio...

PRESIDENTE. Dopo la libera uscita, al rientro prima del contrappello, capitava che lei o altri vi fermavate davanti al magazzino di casermaggio a fumare, sigarette o altro non importa?

Pag. 18

DANIELE CECI. No, lì davanti no. Sarei entrato dentro a fumare.

PRESIDENTE. Sarebbe entrato dentro a fumare? Ma non lei, altri.

DANIELE CECI. Questo non...

PRESIDENTE. Allora, se lei questo non lo sa, come mai dice... L'ha detto anche nel ’99 che lei aveva dato disposizione di pulire e di raccattare con le scope ovviamente le cicche di sigarette davanti al magazzino di casermaggio. Chi le fumava queste sigarette?

DANIELE CECI. L'ho detto adesso. Di giorno chi veniva a prendere il cubo, veniva a prendere qualcosa o portare le lenzuola rotte poteva fermarsi al di fuori e fumare.

PRESIDENTE. Ma perché, si poteva fumare in caserma durante il giorno? C'erano le esercitazioni.

DANIELE CECI. Noi fumavamo. Poi se si poteva o no, questo non lo so. Noi fumavamo.

PRESIDENTE. E buttavate le cicche davanti al magazzino del casermaggio?

DANIELE CECI. Quando eravamo lì sì, a volte si buttava per terra, però quello che voglio dire è che il venerdì, quando ha portato i ragazzi a prendere, comunque il caporale avrà fumato lì davanti per aspettare tutte le persone che...

GIANLUCA FUSILLI. Presidente, posso fare una domanda? Perché mi ha incuriosito. Lei prima rispondendo alla domanda del presidente diceva «io dopo il contrappello non sono mai uscito». Ma si poteva fumare? Io dopo il contrappello non sono mai... Ma perché era prassi che si uscisse anche dopo il contrappello? Se lei dice «io non sono mai uscito» ha notizie di qualcuno che usciva.

DANIELE CECI. Poco prima che mi congedassi, io ed altri commilitoni eravamo scappati (l'altra volta l'avevo detto) siamo andati in discoteca, a ballare.

GIANLUCA FUSILLI. No, io parlo del fumare le sigarette. Raggiunta una certa anzianità, dopo il contrappello era normale che uno uscisse a fumarsi una sigaretta? Perché lei sa che la regola, la consegna è che dopo il contrappello non si esce dalle camerate, quindi perciò mi incuriosiva.

DANIELE CECI. Sicuramente sarà capitato che siamo usciti a fumare, però io fumavo anche dentro la camera.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi diciamo che non era inusuale che dopo il contrappello, nonostante la consegna nelle camerate, si potesse in qualche modo uscire e magari recarsi a fumare una sigaretta.

DANIELE CECI. Sì.

MARIA GAETANA GRECO. Lei ha detto di essere passato vicino al luogo dove è stato trovato lo Scieri la mattina alle 8-8.30 e di non averlo ovviamente visto, ma ha sentito cattivo odore?

DANIELE CECI. No.

MARIA GAETANA GRECO. Che distanza c'è tra il luogo dove è stato ritrovato il ragazzo e...

DANIELE CECI. Dalla porta del casermaggio è come da qui alla porta che c'è lì, forse anche un po’ di più.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi vicinissimo.

DANIELE CECI. Sì, era vicino.

MARIA GAETANA GRECO. E lei non ha sentito cattivo odore? Niente?

DANIELE CECI. No, non ho sentito nulla.

MARIA GAETANA GRECO. Lei disponeva delle chiavi del casermaggio?

Pag. 19

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. L'ha detto prima.

MARIA GAETANA GRECO. Chi le aveva oltre a lei?

DANIELE CECI. Io e il maresciallo. Nessun altro.

MARIA GAETANA GRECO. Il maresciallo come si chiama? Quello che ha detto poco fa?

DANIELE CECI. Curreli.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi le chiavi erano detenute solo da lei e dal maresciallo.

DANIELE CECI. Sì. Poi se le aveva qualcun altro, io non ne ho idea.

MARIA GAETANA GRECO. All'interno del casermaggio esisteva una scala?

PRESIDENTE. All'interno del casermaggio c'era una scala?

DANIELE CECI. Ci sto pensando. Boh, forse è probabile, perché comunque c'era un'impalcatura, per andare a prendere le cose in alto, ma a dire la verità non lo ricordo.

MARIA GAETANA GRECO. Ogni tanto quella scala veniva utilizzata per esercitazioni?

DANIELE CECI. Mi ricordo che con Ioanna facevamo... C'erano i materassi, avevamo messo i materassi per terra, ci buttavamo dall'impalcatura. Questo sì, però della scala non mi ricordo se andavamo su con la scala...

MARIA GAETANA GRECO. Questo all'interno o all'esterno?

DANIELE CECI. All'interno del casermaggio, però non mi ricordo se salivamo, se c'era questa scala oppure se ci arrampicavamo. Era mi sembra una impalcatura... Non un'impalcatura, come si chiama dove si tengono tutti... tenevamo le coperte e queste cose qui, scaffali, scaffalatura.

MARIA GAETANA GRECO. Anche la scala che è all'esterno la utilizzavate per questi «giochi»?

DANIELE CECI. La scala dove è stato ritrovato...?

MARIA GAETANA GRECO. Sì.

DANIELE CECI. Mai.

MARIA GAETANA GRECO. Lei non ha mai visto nessuno in quella scala?

DANIELE CECI. No. Neanche a me mi hanno fatto mai salire su una scala.

MARIA GAETANA GRECO. A lei non è stato mai ordinato di salire su quella scala?

DANIELE CECI. No.

MARIA GAETANA GRECO. Quali altre cose le ordinavano invece?

DANIELE CECI. Come nonnismo, si facevano le flessioni... di nonnismo parla lei?

MARIA GAETANA GRECO. Sì, certo.

DANIELE CECI. In camerata si facevano flessioni, cantare forse, comunque più che mai erano le flessioni dando dei colpi dietro la dorsale.

MARIA GAETANA GRECO. Invece all'interno del casermaggio?

DANIELE CECI. Può essere capitato con Ioanna che gli ho fatto fare delle flessioni.

MARIA GAETANA GRECO. Lei ha fatto fare delle flessioni? E cosa altro ha fatto fare a Ioanna?

DANIELE CECI. Le flessioni o altro, ma questo non me lo ricordo.

Pag. 20

MARIA GAETANA GRECO. Lo ha fatto salire su quella scala di cui parlavamo prima?

DANIELE CECI. Dove ci lanciavamo? Lo facevamo tutti e due. Ci lanciavamo dentro il casermaggio, lo facevamo tutti e due. C'erano i materassi per terra e ci buttavamo sopra i materassi.

MARIA GAETANA GRECO. Come vi buttavate?

DANIELE CECI. Così, a pancia...

MARIA GAETANA GRECO. O c'era qualcuno che a un certo momento sottraeva la scala, la tirava?

DANIELE CECI. Questo non me lo ricordo.

MARIA GAETANA GRECO. Chi tratteneva la scala mentre l'altro saliva?

DANIELE CECI. Io non mi ricordo neanche di questa scala...

MARIA GAETANA GRECO. Come? Ha detto lei che c'era la scala!

DANIELE CECI. No, probabile che c'era. Mi sembrava che ci arrampicassimo direttamente...

MARIA GAETANA GRECO. Come «mi sembra»? Lei era presente o non era presente?

DANIELE CECI. Ero presente, ma della scala...

MARIA GAETANA GRECO. Ma se lei ha detto «ci buttavamo tutti e due»!

DANIELE CECI. Sì, dall'impalcatura, non dalla scala. C'era la scaffalatura e ci buttavano dalla scaffalatura.

MARIA GAETANA GRECO. Non c'era una scala singola?

DANIELE CECI. Forse ci sarà stata.

MARIA GAETANA GRECO. Come «forse»? Lei era lì. Non può dirci forse, o c'era o non c'era.

DANIELE CECI. Dirò che c'era, ma questo non me lo ricordo veramente.

PRESIDENTE. Casomai andiamo avanti dopo.

DANIELE CECI. Adesso ci penso meglio.

PRESIDENTE. Ascolti, signor Ceci, avvenivano atti di sopruso, di nonnismo all'interno della caserma Gamerra?

DANIELE CECI. Sopruso sarebbe, scusi?

PRESIDENTE. Sopruso vuol dire atti di nonnismo, atti di prevaricazione verso altre persone: flessioni con pugni, calci.

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Pestate nelle mani. Avvenivano queste cose?

DANIELE CECI. Sì. Pestate delle mani non ricordo, però...

PRESIDENTE. Come venivano fatte le flessioni allora? Ce lo dica lei.

DANIELE CECI. Flessioni, pompate...

PRESIDENTE. Mentre l'allievo faceva le pompate cosa avveniva da parte di altri?

DANIELE CECI. Davano i cazzotti nel dorsale.

PRESIDENTE. Poi, oltre ai cazzotti, alle mani che facevano?

DANIELE CECI. Alle mani...

PRESIDENTE. Nessuno pestava le mani?

Pag. 21

GIANLUCA FUSILLI. Davano o davamo? Perché la declinazione del verbo è importante.

DANIELE CECI. Davano e abbiamo anche dato.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi davamo.

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Anche lei?

DANIELE CECI. Sì, è capitato anche a me. Quando sono diventato anziano l'ho fatto anche io. L'ho detto pure l'altra volta, quando me l'hanno detto l'ho fatto anche io.

PRESIDENTE. Io non ricordo che lei l'altra volta l'abbia detto. Lei anzi l'altra volta ha escluso atti di nonnismo.

DANIELE CECI. No, la signora qui davanti mi ha chiesto se avevo subìto e se avevo fatto. Ho detto sì e li ho anche fatti. Pompate...

PRESIDENTE. Prendiamo il verbale, onorevole Fusilli. Lei ha subìto le cosiddette «pompate» con pugni, calci e poi alle mani che cosa veniva fatto? Gomitate alle mani le è mai capitato di farle o di subirle?

DANIELE CECI. È probabile che me lo abbiano fatto, però questo non lo ricordo.

PRESIDENTE. Faccia uno sforzo. La prego di fare uno sforzo. Stia tranquillo, faccia uno sforzo di memoria. Anche se l'ha visto fare, anche se non l'ha fatto lei. Quando un sottoposto veniva obbligato a fare flessioni e qualcun altro gli dava pugni e calci, le è mai capitato di vedere che qualcuno camminava sopra le mani che tengono ovviamente il corpo durante le flessioni?

DANIELE CECI. Può essere capitato.

PRESIDENTE. Come camminava, con gli scarponi? Pestava le mani con gli scarponi? Cos'era, una prova di resistenza? Che cos'era?

DANIELE CECI. Può essere stata una prova di resistenza, però era...

PRESIDENTE. Quali altre prove di resistenza venivano fatte alla caserma Gamerra?

DANIELE CECI. No, queste prove qui e basta.

PRESIDENTE. Solo?

DANIELE CECI. Mi ricordo queste cose qui, oppure davano dei cazzotti qui nel petto, qui davanti...

PRESIDENTE. Il battesimo che cos'era?

DANIELE CECI. Il battesimo?

PRESIDENTE. Non se lo ricorda?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Ha mai sentito dire che durante il tragitto nel pullman venivano strappate le mostrine dalla divisa e sfregate in viso ai giovani allievi?

DANIELE CECI. Non l'ho mai sentito.

PRESIDENTE. Mai sentito.

DANIELE CECI. Posso bere un po’ d'acqua?

PRESIDENTE. Prego. Conosce il caporale Simula?

DANIELE CECI. L'ho già sentito.

PRESIDENTE. Lo conosce?

DANIELE CECI. Non me lo ricordo. Mi sembra che sia stato il mio caporale della prima compagnia, ma potrei dire una cavolata.

Pag. 22

PRESIDENTE. Lei dice nelle sommarie informazioni che quando arriva sul posto non ricorda se c'erano i carabinieri, ma ricorda che c'era il caporale Simula. L'ha detto nel ’99 questo.

DANIELE CECI. Sul posto dove?

PRESIDENTE. Quando viene ritrovato il corpo di Scieri.

DANIELE CECI. Mi ricordo questa cosa qui. Al ritrovamento io ho fatto tardi all'adunata. I quattro piantoni...

PRESIDENTE. L'adunata quella delle 13.30?

DANIELE CECI. Sì, 13.30-14.00.

PRESIDENTE. Perché ha fatto tardi all'adunata? L'adunata è a due passi dal casermaggio.

DANIELE CECI. Perché delle volte durava... Faceva fare più tardi il capitano. È capitato più di una volta...

PRESIDENTE. Scusi, ma l'adunata non era per tutti, anche per le persone alle quali lei aveva ordinato di pulire davanti al magazzino?

DANIELE CECI. Loro erano dell'altra compagnia, della prima compagnia. L'adunata è della terza compagnia, della mia compagnia. Quando sono tornato verso il casermaggio, sono arrivati i piantoni, mi hanno detto quello che avevano trovato, sono andato lì e sono andato a chiamare qualcuno, ma non mi ricordo chi.

PRESIDENTE. Non si ricorda se c'era il caporale Simula?

DANIELE CECI. Non ricordo se c'era il caporale Simula o no.

PRESIDENTE. Si ricorda se c'era una scopa di saggina molto nuova sul tavolo dov'era poggiato il piede di Scieri?

DANIELE CECI. No, non me lo ricordo questo.

PRESIDENTE. Ma voi nel magazzino di casermaggio avevate delle scope così, queste di saggina? Di paglia.

DANIELE CECI. Mi sembra che avevamo le scope normali, non di paglia. Non lo escludo, però questo non... Scope normali. Io mi ricordo che spazzavamo con le scope normali, quelle di casa, normali.

PRESIDENTE. Quelle normali.

DANIELE CECI. Quelle lunghe mi sembra di no, però non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Fusilli.

GIANLUCA FUSILLI. Solo per ricordare al signor Ceci quello che disse l'altra volta, quando su sollecitazione della collega Palma confermò l'esistenza di atti di nonnismo, di averli subìti e alla domanda della collega Palma se anche lei li aveva commessi ha dato una risposta abbastanza generica, molto meno generica di quella che ha dato oggi: «qualcosa sì, qualche pompata, come dice l'onorevole Baroni a mo’ di scherzo». Però tra una pompata e prendere a calci e cazzotti qualcuno c'è differenza!

DANIELE CECI. È un modo goliardico.

GIANLUCA FUSILLI. Non è goliardico prendere a cazzotti uno sui dorsali. Sarà goliardico per lei, ma...

DANIELE CECI. Lì succedeva.

GIANLUCA FUSILLI. Se si diverte lei a prendere cazzotti sui dorsali, io non lo so, ma io non mi sarei divertito!

PRESIDENTE. Lì succedeva, onorevole Fusilli.

GIANLUCA FUSILLI. Io sto contestando il termine goliardico. Prendere a cazzotti sui dorsali una persona mentre fa delle Pag. 23flessioni per me non è goliardico, sia quando lo faccio che quando lo subisco. Quindi utilizziamo i termini... è abbastanza idiota più che goliardico. Utilizziamo il termine idiota.

DANIELE CECI. È stato idiota.

GIANLUCA FUSILLI. È da idioti comportarsi in quel modo, però questa è una mia opinione personale. Lei ricorda Panella?

DANIELE CECI. Sì, me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. Ce lo descrive cortesemente? Ci descrive anche se lei aveva una frequentazione particolare con il signor Panella?

DANIELE CECI. Sì, lo frequentavo.

GIANLUCA FUSILLI. Come lo frequentava?

DANIELE CECI. Non ho capito.

GIANLUCA FUSILLI. Come lo conosceva e come lo frequentava e che persona era?

DANIELE CECI. Siamo usciti anche insieme, ogni tanto uscivamo insieme, tanto eravamo lì... Io sono arrivato che lui era già anziano.

GIANLUCA FUSILLI. Che scaglione era, lo ricorda? Lei è?

DANIELE CECI. Secondo ’99.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi Panella era prima.

DANIELE CECI. Sì, era prima.

GIANLUCA FUSILLI. Quanti mesi prima su per giù?

DANIELE CECI. Io sono arrivato che lui era già anziano...

GIANLUCA FUSILLI. Poteva essere l'11° ’98.

DANIELE CECI. No, secondo me no, era prima ancora.

GIANLUCA FUSILLI. Ancora prima.

DANIELE CECI. Penso, però questo non...

GIANLUCA FUSILLI. Che persona era Panella?

DANIELE CECI. Lo conoscevo, era un nonno, faceva pompare, anche lui dava i cazzotti dietro...

GIANLUCA FUSILLI. Li dava anche a lei?

DANIELE CECI. Sì, sì.

GIANLUCA FUSILLI. E insieme li davate a qualcuno?

DANIELE CECI. Probabile, quando dopo sono diventato anziano...

GIANLUCA FUSILLI. Lei non ricorda, mi perdoni, se durante il militare ha preso a cazzotti qualcuno?

DANIELE CECI. A far pompare così, sì.

GIANLUCA FUSILLI. Probabile o certo?

DANIELE CECI. Certo, insieme a lui.

GIANLUCA FUSILLI. Insieme a Panella.

DANIELE CECI. Insieme a Panella non ricordo. È probabile che l'ho fatto.

GIANLUCA FUSILLI. Frequentavate spesso il magazzino di casermaggio nelle ore pomeridiane insieme?

DANIELE CECI. Sì, sì ogni tanto capitava anche lui.

GIANLUCA FUSILLI. Ogni tanto o spesso?

Pag. 24

DANIELE CECI. Ogni tanto, spesso non so cosa vuol dire...

GIANLUCA FUSILLI. Due volte alla settimana, tre volte alla settimana, una volta al mese...

DANIELE CECI. Ogni tanto capitava che veniva giù, poi andavamo a prendere un caffè al bar, stavamo lì.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi si è trovato più volte con Panella all'interno del magazzino di casermaggio a fumare una sigaretta, a fumare uno spinello, a vedere la televisione, a giocare alla PlayStation...

DANIELE CECI. La PlayStation... anche l'altra volta me l'ha chiesto.

PRESIDENTE. Al computer.

DANIELE CECI. Il computer io non...

GIANLUCA FUSILLI. Non se lo ricorda.

DANIELE CECI. No. C'era uno stereo, quello sì.

GIANLUCA FUSILLI. Ci si trovava spesso con Panella?

DANIELE CECI. Sì, veniva spesso.

GIANLUCA FUSILLI. C'era qualcun altro con voi presso il magazzino di casermaggio quando eravate lei e Panella o eravate da soli?

DANIELE CECI. C'era anche qualcun altro.

GIANLUCA FUSILLI. Ricorda chi?

DANIELE CECI. No.

GIANLUCA FUSILLI. Non ricorda. C'era qualcun altro in servizio magari, perché lei, essendo anziano, era sempre presente nel magazzino di casermaggio o magari avendo più libertà lasciava il suo collega e andava un po’ in giro per la caserma?

DANIELE CECI. Sì, andavo a prendermi un caffè al bar lì dietro.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi, quando ritornava nel pomeriggio nel magazzino di casermaggio magari c'era la persona che non aveva la sua libertà di movimento ed era obbligata a stare lì...

DANIELE CECI. Sì.

GIANLUCA FUSILLI. Che era?

DANIELE CECI. Ioanna.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi le rifaccio la domanda: si è trovato più volte all'interno del magazzino di casermaggio insieme a Panella alla presenza di Ioanna?

DANIELE CECI. Sì, sì.

GIANLUCA FUSILLI. Bene. Ricorda se Panella in quelle circostanze con la sua (e utilizzo il termine corretto) complicità ha prodotto su Ioanna quello che lei chiama atti goliardici e io chiamo idiozia pura?

DANIELE CECI. Probabile, sì.

GIANLUCA FUSILLI. Probabile o se lo ricorda? Lei mi deve dire sì o no, non «è probabile», come l'altra volta era tutto un sembra, qui non sembra nulla. Lei ci deve dire sì o no.

DANIELE CECI. Sì.

GIANLUCA FUSILLI. Perché l'altra volta non ce l'ha detto? L'altra volta non ce l'ha detto, l'abbiamo richiamata.

DANIELE CECI. L'altra volta, mi scusi, però non so se...

GIANLUCA FUSILLI. Io la scuso, però è oggettivo che non ce lo disse.

DANIELE CECI. Ho visto anche il mio video su internet, mi sono rivisto insieme alla mia compagna e mi ha detto: «eri terrorizzato», e infatti ero terrorizzato.

Pag. 25

GIANLUCA FUSILLI. Torniamo alla scala. Lei anche lì ci ha parlato di una sorta di goliardata, perché voi salivate sulla scala e vi buttavate dalla scala come se fosse un gioco.

DANIELE CECI. Lo facevo anche io.

GIANLUCA FUSILLI. Da tre metri...

DANIELE CECI. Più o meno, adesso non mi ricordo quale fosse l'altezza.

GIANLUCA FUSILLI. Le è mai capitato di imporre, consigliare, chiedere a qualcun altro alla presenza di Panella e insieme a Panella di salire obbligatoriamente su quella scala e fare quest'altro gioco goliardico che ci ha precisato?

DANIELE CECI. Questo non me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. Qualora le fosse capitato, lei ritiene normale imporre ad una persona... facciamo anche questo ragionamento logico: qui c'è una scala dentro un casermaggio e uno per goliardata (lei dice per goliardata) sale su questa scala a due metri, due metri e mezzo o tre metri d'altezza e si butta da questa scala su dei materassi che sono appoggiati per terra. Poi guarda caso c'è un'altra scala di fronte, dove un ragazzo è salito, magari anche lì per goliardata, però è caduto... c'è un nesso logico, ricorda, gliela rifaccio un'altra volta la domanda, se lei e quest'altro signore benemerito, che non abbiamo avuto l'occasione di sentire, Panella, avete mai imposto a vostri commilitoni di salire su questa fantomatica scala, magari anche legandoli...?

DANIELE CECI. No, no.

GIANLUCA FUSILLI. Mi dica sì o no.

DANIELE CECI. No.

GIANLUCA FUSILLI. A verbale lei dice di no.

DANIELE CECI. Non lo ricordo, ma legando... non me la ricordo questa cosa qui.

PRESIDENTE. Signor Ceci, ha già detto no. I commissari possono farle tutte le domande che ritengono.

DANIELE CECI. Ci mancherebbe altro.

PRESIDENTE. Quando la volta scorsa le è stata fatta la domanda su Ioanna, lei anche lì con la solita sua cadenza «mi sembra di sì» non ricordava, è stato molto vago e generico, adesso lei ricorda invece che era Ioanna.
Durante la scorsa audizione noi le abbiamo fatto un'ora e mezza di domande e lei ha risposto molto vagamente mentre adesso mi fa piacere che sia più tranquillo e che risponda adeguatamente alle domande. Quindi oggi ricorda che Ioanna era magazziniere con lei, che lei insieme a Pannella ha inferto una sorta di atteggiamenti particolari consistenti nelle flessioni anche lì particolari a Ioanna, giusto?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Lei si ricorda che Ioanna fumava, spacciava droga, faceva fumare anche altri commilitoni?

DANIELE CECI. Sì, ho fumato anche io insieme.

PRESIDENTE. Ha fumato anche lei. Questo lo aveva detto anche l'altra volta, una delle poche cose che aveva detto l'altra volta. Fumavano molte persone in caserma? Ovviamente non stiamo parlando di sigarette.

DANIELE CECI. All'interno di tutta la caserma?

PRESIDENTE. Sì.

DANIELE CECI. Fumavano quasi tutti. Le canne le fumavano...

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PRESIDENTE. Quando? Dopo le esercitazioni ...

DANIELE CECI. Dopo le esercitazioni, la sera...

PRESIDENTE. Anche dopo il contrappello si usciva dalle camerate?

DANIELE CECI. Per fumare? No, alle volte fumavo dentro. Fumavo nelle camerate o in bagno.

PRESIDENTE. Lei ha subìto procedimenti disciplinari?

DANIELE CECI. In caserma? Sì.

PRESIDENTE. Quante volte?

DANIELE CECI. Qualcuna, adesso non ricordo bene quante.

PRESIDENTE. Cosa aveva fatto?

DANIELE CECI. Mi ricordo che prima che mi congedassi io e altre sette-otto persone (non ricordo bene quante) siamo usciti dalla caserma, siamo scappati per andare...

PRESIDENTE. Prima del congedo, quando?

DANIELE CECI. Verso novembre-dicembre.

PRESIDENTE. 1999?

DANIELE CECI. Sì, sì, per andare in discoteca.

PRESIDENTE. Ma siete andati in discoteca dopo il contrappello?

DANIELE CECI. Sì, dopo il contrappello. Siamo andati a ballare.

PRESIDENTE. A novembre 1999.

DANIELE CECI. Sì, forse a inizio dicembre, poco prima che mi congedassi.

PRESIDENTE. Bene, allora io prima le ho chiesto: «dopo il contrappello qualcuno usciva?» e lei mi ha detto no.

DANIELE CECI. Pensavo uscire per fumare e andare fuori dalla compagnia.

PRESIDENTE. Le rifaccio la domanda. Dopo il contrappello, che avveniva alle 22.45, giusto?

DANIELE CECI. Sì, 22.45.

PRESIDENTE. Dopo il contrappello ovviamente si doveva andare a dormire, capitava che alcuni commilitoni uscivano fuori dalla caserma dopo il contrappello?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Bene. Registriamo questo. Come uscivano? Non potevano uscire dalla porta carraia.

DANIELE CECI. Si scavalcava un muro.

PRESIDENTE. In che ordine di frequenza avveniva tutto questo?

DANIELE CECI. Non ne ho idea.

PRESIDENTE. Si avvicini e stia fermo un attimo, stiamo finendo.

DANIELE CECI. Non ho idea...

PRESIDENTE. Dopo il contrappello si usciva fuori dalle camerate. Io le chiedo: una persona, dieci persone, venti persone? Lei è stato lì dieci mesi...

DANIELE CECI. Sono stato lì dieci mesi, però quando uno vede uscire uno va a dormire. Può essere che andava anche di fuori a prendere una boccata d'aria.

PRESIDENTE. Lei in dieci mesi quante volte è uscito?

DANIELE CECI. Una volta, quella volta lì.

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PRESIDENTE. Ha visto uscire altre persone dopo il contrappello? L'ha detto prima.

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Adesso io le chiedo in che ordine di frequenza. Guardi, sono passati 17 anni, quindi non è un reato dire questo.

DANIELE CECI. Ci sto pensando.

PRESIDENTE. Ci pensi. Non è assolutamente un reato aver visto dieci, venti, trenta persone uscire. Non lo so, me lo deve dire lei, io non c'ero in caserma. Se possiamo chiudere la porta e riuscite ad entrare anche partecipando alla seduta è meglio.

DANIELE CECI. Capitava che qualcuno poteva uscire e usciva fuori dalle mura...

PRESIDENTE. Che vuol dire «capitava che qualcuno poteva uscire» (mi faccia finire la domanda) all'interno di una caserma dove ci sono delle regole ferree? Cosa vuol dire che capitava che qualcuno poteva uscire dopo il contrappello, che è la misura, il confine, affinché poi ci sia il grande silenzio di una caserma? Ce lo spieghi lei cosa vuol dire, perché io non ho fatto il militare, non ho fatto il militare alla Gamerra e neanche nessuno dei presenti, cosa vuol dire, è una domanda semplice con una risposta semplice!

DANIELE CECI. Capitava, con frequenza capitava, c'erano persone che uscivano...

PRESIDENTE. Capitava di frequente e scavalcavano il muro. Quale parte del muro scavalcavano, dove, c'era una fessura nel muro c'era una sbracatura, si arrampicavano...?

DANIELE CECI. No, si arrampicavano al muro.

PRESIDENTE. Si arrampicavano. Le mura della caserma quindi erano intatte e ci si arrampicava.

DANIELE CECI. Quello che è capitato a me è che ci siamo arrampicati...

PRESIDENTE. Dove, da quale parte, dal muro di confine, vicino alla torretta dove è stato trovato il corpo di Scieri?

DANIELE CECI. No, dove è capitato che sono uscito io, dall'altra parte. Se posso vedere la piantina, glielo faccio vedere.

PRESIDENTE. Quale altra parte, dove c'era il campo dove vi allenavate la mattina, dove? Al confine con le case civili di via Milano, scavalcavate da lì?

DANIELE CECI. Mi sembra che uscivamo da qui.

PRESIDENTE. Quindi alle spalle della porta carraia a destra.

DANIELE CECI. Sì, la porta carraia è quaggiù.

PRESIDENTE. Sta indicando alle spalle della porta carraia a destra.

DANIELE CECI. Mi ricordo che siamo venuti su da qui e siamo usciti di qua.

PRESIDENTE. Sta indicando di fronte alla caserma dei carabinieri. Qua c'è la caserma dei carabinieri.

DANIELE CECI. Mi sembra che siamo usciti da lì quella volta.

PRESIDENTE. Qui c'è la caserma dei carabinieri, entrando dalla porta carraia a destra c'è la caserma dei carabinieri.

DANIELE CECI. Sì, prima, seconda e terza compagnia.

PRESIDENTE. All'angolo c'è la caserma dei carabinieri, quindi voi uscivate di fronte alla caserma dei carabinieri.

DANIELE CECI. Quando sono scappato io quella volta lì ...

Pag. 28

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Scusi, allo stesso modo entravano anche...

DANIELE CECI. Non penso.

PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo sta dicendo uscivate scavalcando il muro, rientravate come in caserma durante la notte, scavalcando il muro di nuovo?

DANIELE CECI. Sì, abbiamo riscavalcato il muro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Dallo stesso punto?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Rientravate dallo stesso punto scavalcando il muro?

DANIELE CECI. Sì, siamo rientrati dallo stesso punto.

PRESIDENTE. Va bene, un'altra domanda.

DANIELE CECI. Almeno... ma sono passati quasi venti anni. L'ho fatto quella volta e mi hanno beccato.

PRESIDENTE. L'hanno beccata quella volta?

DANIELE CECI. Sì, l'ho anche detto, hanno preso me e altre 7-8 persone.

PRESIDENTE. Le devo fare altre domande. Si sieda dritto per il microfono. Lei ha visto, anche se dall'esterno, se entravano soggetti esterni alla caserma?

DANIELE CECI. No, non l'ho mai visto.

PRESIDENTE. Mai visto. Non l'ha mai saputo?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Perché nella precedente audizione lei ha detto che ha visto Panella compiere atti di nonnismo ma non li ha visti compiere verso Ioanna, né viceversa? Lei nella precedente audizione, di fronte alla nostra precisa domanda se avesse visto Panella compiere atti di nonnismo verso Ioanna, lei ha detto no, invece oggi dice una cosa diversa.

DANIELE CECI. L'altra volta ero...

PRESIDENTE. Se l'è ricordato?

DANIELE CECI. No, l'altra volta ero imbambolato, ero terrorizzato, però Ioanna verso Panella io..

PRESIDENTE. No, Ioanna verso Panella no, ma Panella verso Ioanna?

DANIELE CECI. Sì, l'ho visto, sì.

PRESIDENTE. Cosa è cambiato dalla volta scorsa, quando lei è stato audito in questa Commissione, ad oggi?

DANIELE CECI. L'altra volta non sapevo cosa mi aspettava ed ero terrorizzato. Oggi, invece, sono più tranquillo, come ha detto l'onorevole...

PRESIDENTE. Cosa pensava l'altra volta?

DANIELE CECI. Di tutto nella testa...

PRESIDENTE. Ce lo dica.

DANIELE CECI. Chissà cosa vogliono, ero anche a casa in licenza, tutte queste cose qui. L'altra volta mi sono trovato qui, ai miei amici non è mai capitata una roba del genere...

PRESIDENTE. Ai suoi amici chi?

DANIELE CECI. I miei vicini di casa. Mi hanno chiesto e ho raccontato, ma a nessuno è mai capitato. Ero terrorizzato.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ma perché terrorizzato?

Pag. 29

DANIELE CECI. Comunque non è «normale» dei parlamentari magistrati che ti... Avevo paura, e poi si vede bene che avevo paura. Oggi sono più tranquillo, mi sono tranquillizzato.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ma paura di cosa? C'è qualcosa che lei si porta nella coscienza...?

DANIELE CECI. No, non è una cosa normale.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Uno può essere emozionato, teso, perché comunque il Parlamento...

DANIELE CECI. Io ero teso anche per quel motivo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Però terrorizzato, impaurito, perché?

DANIELE CECI. Avevo paura...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Infatti non siamo rimasti colpiti positivamente. Lei non solo non ha collaborato, ma anche con i suoi «mi sembra», «non lo so», «non ricordo» ha lasciato tante lacune e anche tanti dubbi in noi. Paura perché? Lei adesso che è più tranquillo, insomma ...

DANIELE CECI. Sono già una persona un po’ ansiosa di mio, poi questa cosa è stata come un fulmine a ciel sereno. Io non sapevo cosa mi aspettava, poi comunque qui vedo i magistrati...

PRESIDENTE. Non siamo magistrati.

DANIELE CECI. Parlamentari, scusate.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Senta, ma c'è qualcosa che lei si porta dietro come rimorso di comportamenti non corretti, che lei adesso che è più maturo...

DANIELE CECI. Sono cavolate che uno fa a 19 anni, che adesso come adesso non farei mai più. Non le farei.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ma le cavolate...

DANIELE CECI. Stupidaggini...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Quelle non sono stupidaggini. Le percosse, i calci e i pugni lei le continua a definire cavolate, e questo secondo me...

DANIELE CECI. Stupidaggini...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Le stupidaggini possono essere gli scherzi, ma lo scherzo rimane sempre dentro determinati limiti. I pugni e i calci sono atti di violenza, di sopruso, e possono costituire anche un reato, perché possono produrre delle conseguenze gravi. Lei sembra ancora non avere consapevolezza della gravità di quello che accadeva, che per voi era tutta goliardia, ma...

DANIELE CECI. Lo facevano tutti, ma non solo noi... In tutta la caserma...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Un conto sono le prove di coraggio...

PRESIDENTE. In tutta la caserma... Facciamolo continuare.

DANIELE CECI. In tutta la caserma capitava di fare le flessioni...

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Ma le flessioni sono una cosa, anche se l'eccesso di flessioni può portare anche a delle conseguenze, ma non erano solo flessioni...

DANIELE CECI. Con cazzotti...

PRESIDENTE. L'ha già detto, è già agli atti. Onorevole Fusilli...

GIANLUCA FUSILLI. Lei ricorda una pratica, una prassi, un'altra azione che si chiamava «la sporca»?

DANIELE CECI. Sì, me la ricordo.

Pag. 30

GIANLUCA FUSILLI. In cosa consisteva?

DANIELE CECI. Alla fine del...

GIANLUCA FUSILLI. Nel momento in cui lei si congedava...

DANIELE CECI. Esatto, chi aveva subìto atti di nonnismo...

GIANLUCA FUSILLI. Aveva il diritto di...?

DANIELE CECI. Di rifarli.

GIANLUCA FUSILLI. Si ricorda lei per esempio che cosa accadde a lei e a Panella quando si congedò Ioanna?

DANIELE CECI. Non c'ero, io ero già congedato prima quando si è congedato Ioanna.

GIANLUCA FUSILLI. No, il sottoposto aveva diritto ad adottare questa azione nel momento in cui si congedava lei, è chiaro che tutti gli anziani si congedano prima delle reclute.

DANIELE CECI. Lei ha detto Ioanna con Panella, giusto?

GIANLUCA FUSILLI. No, lei ricorda cosa accadde, protagonista Ioanna, quando si congedò lei? Ci fu questa pratica? Ioanna si rifece su di lei?

DANIELE CECI. Sì, sicuramente.

GIANLUCA FUSILLI. Se lo ricorda? Ce la descrive? In cosa consistette?

DANIELE CECI. Nelle flessioni e i cazzotti nella dorsale.

GIANLUCA FUSILLI. Ma fu una vicenda particolarmente cruenta oppure... Perché dalle notizie assunte da noi (l'aiuto io) diciamo che la possibilità da parte del vessato di rifarsi e rivalersi nei... il più giovane aveva possibilità di rifarsi nei confronti del più anziano in maniera esattamente proporzionale a quella che aveva subìto, quindi la violenza che praticava doveva essere corrispondente a quella che aveva subìto. Ricorda nello specifico se durante l'azione prodotta da Ioanna nei suoi confronti (con la sua accondiscendenza perché...) lei ebbe perdite ematiche? Ci fu anche una violenza particolare in questa...

DANIELE CECI. In che senso?

PRESIDENTE. Le uscì del sangue?

DANIELE CECI. Qualche livido è rimasto.

GIANLUCA FUSILLI. Il sangue no?

DANIELE CECI. Questo non lo ricordo, però lividi sicuramente.

GIANLUCA FUSILLI. La ringrazio. Volevo precisare una cosa, signor Ceci, anche precisando che il mio giudizio su quegli atti non riguarda solo lei, è per chi li mette in pratica, non è un giudizio personale, ma è un giudizio sulla insensatezza del comportamento, non è un giudizio morale.

DANIELE CECI. No, ma le do ragione.

GIANLUCA FUSILLI. Noi abbiamo certezza, anche perché è scritto agli atti, che lei non era presente il 13 agosto ed Emanuele Scieri è morto il 13 agosto, è stato assassinato il 13 agosto. Noi abbiamo la certezza che lei con l'atto cruento della morte di Emanuele non ha complicità o responsabilità. C'è la certezza, è un dato di fatto, non c'era, quindi non può aver praticato...

DANIELE CECI. Però l'altra volta lei mi ha chiesto se lo conoscevo. Non lo conoscevo, né ho avuto a che fare.

GIANLUCA FUSILLI. Abbiamo però un dubbio significativo. Lei ad esempio era amico di un tale Zanchin? Ricorda il nome Zanchin? Un suo commilitone.

Pag. 31

DANIELE CECI. Era del mio stesso scaglione?

GIANLUCA FUSILLI. Era un suo commilitone. Adesso, se identico scaglione o scaglione...

DANIELE CECI. Non me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. Lei ebbe modo di interloquire la mattina del 16 di agosto, prima o immediatamente dopo aver preso servizio, con qualche suo commilitone o per telefono ad esempio, fece qualche telefonata appena preso servizio?
Perché il nostro dubbio, caro signor Ceci, è che, leggendo ad esempio anche gli atti relativi al ritrovamento del cadavere di Scieri, c'è un suo sottoposto, uno di quelli che faceva le pulizie, il quale dice che appena si avvicina a quel deposito di materiale immediatamente avverte un odore pestilenziale, lei invece continua a dire... tra le altre cose, lei è la persona che alle 8.30 di mattina, quindi in pieno giorno, prima che arrivino i sottoposti che poi ritrovano il cadavere di Emanuele Scieri è esattamente in quella zona.
A noi può quindi venire la fondata convinzione che lei abbia potuto vedere il cadavere di Emanuele, non che lei abbia avuto una responsabilità nell'atto, ma abbia potuto vedere il cadavere di Emanuele ben prima delle 14.00, quando il cadavere è stato ritrovato, anche perché è agli atti di questa Commissione una dichiarazione che fa presumere che qualcuno telefonò a qualcun altro per dirgli di aver visto quel cadavere ben prima che fosse ritrovato.

DANIELE CECI. No sicuro... forse era lì, ma l'odore non l'ho sentito e non ricordo neanche tuttora di averlo sentito.

GIANLUCA FUSILLI. Però magari può essere a conoscenza che questo sia accaduto o può essere anche a conoscenza di qualche informazione aggiuntiva che ci aiuti a comprendere che cosa è successo, ecco perché incalziamo.

DANIELE CECI. Giustamente, però io l'odore... Sicuramente era lì, ci sarà stato, ma io adesso...

PRESIDENTE. L'onorevole Fusilli le sta chiedendo se prima del ritrovamento del corpo di Scieri lei è venuto a conoscenza che lì c'era...

GIANLUCA FUSILLI. O sa che qualcuno ne è venuto a conoscenza.

DANIELE CECI. No, assolutamente no. Io l'ho visto quando mi hanno chiamato, quando mi sono venuti incontro i quattro piantoni. L'ho visto lì.

GIANLUCA FUSILLI. Una domanda, visto che lei aveva la responsabilità del magazzino di casermaggio: era consegna abituale quella di dedicare quattro persone alla pulizia dell'esterno del casermaggio, diciamo per l'intera giornata? Era consegna abituale, lo faceva spesso?

DANIELE CECI. Penso che lo richiedesse il maresciallo, non io.

GIANLUCA FUSILLI. Maresciallo?

DANIELE CECI. Curreli.

GIANLUCA FUSILLI. Il quale però non c'era mai, da quello che ci risulta.

DANIELE CECI. Mancava, alle volte mancava, faceva i suoi giri, non so che giri doveva fare, però non ero io che li chiamavo, era il maresciallo. Ci mandavano chi non faceva svolgimento del corso produttivo, ma non per pulire dentro il casermaggio, mettere a posto le lenzuola, c'erano le lenzuola rotte e le mettevamo tra quelle rotte.

GIANLUCA FUSILLI. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Greco.

MARIA GAETANA GRECO. Io vorrei sapere il giorno del 13 agosto, quando lei Pag. 32lascia la caserma, a che ora va via dalla caserma?

DANIELE CECI. Verso le 16.30 più o meno.

MARIA GAETANA GRECO. E chi subentra al casermaggio?

DANIELE CECI. Nessuno, avevamo chiuso perché l'orario addestrativo mi sembra che finiva verso le 14.00. Loro avevano fatto tardi, sono arrivati a quell'ora lì, non so se hanno fatto tardi verso le 14,30 così... Gli ho consegnato il cubo a tutto il 7° ’99...

MARIA GAETANA GRECO. Sì, questo lo sappiamo.

DANIELE CECI. Finito, chiuso, sono andato a casa.

MARIA GAETANA GRECO. L'indomani mattina poi chi ha aperto?

DANIELE CECI. Questo non lo so. Io sono andato via. Non lo so. Le chiavi le avevo io, ma il casermaggio il sabato era chiuso.

MARIA GAETANA GRECO. È sicuro di questo?

DANIELE CECI. Se uno aveva bisogno, avevo le chiavi io, quando ero in caserma le potevo andare a prendere, però l'orario addestrativo finiva il venerdì alle 14, mi sembra le 13 o le 14.

MARIA GAETANA GRECO. Lei a che ora è andato via e con quale mezzo?

DANIELE CECI. Con il treno.

MARIA GAETANA GRECO. Con il treno?

DANIELE CECI. Sì, penso con il taxi dalla caserma per arrivare...

MARIA GAETANA GRECO. No, «penso». Come è andato via?

DANIELE CECI. Sicuramente, prendere il taxi dalla caserma per arrivare fino in stazione e poi dalla stazione a casa.

MARIA GAETANA GRECO. A che ora è arrivato a casa?

DANIELE CECI. Verso le 9 di sera, 9-10 di sera, più o meno.

MARIA GAETANA GRECO. È andato via da solo?

DANIELE CECI. Sì, sono uscito da solo. Il treno l'ho preso da solo.

MARIA GAETANA GRECO. Poi quando è tornato in caserma?

DANIELE CECI. Sono tornato domenica sera, il 15 agosto.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi non sa chi l'ha sostituito.

DANIELE CECI. Se c'era, sarà stato Ioanna. Non mi ha sostituito nessuno. C'era il maresciallo, ma il fine settimana non penso che fosse lì.

MARIA GAETANA GRECO. Ioanna c'era?

DANIELE CECI. Non ricordo, perché Ioanna mi sembra che si era fatto male in un lancio, però non mi ricordo se in quel periodo era in caserma, questo non lo ricordo.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi rimase chiuso?

DANIELE CECI. Sì.

MARIA GAETANA GRECO. E nessuno aveva le chiavi?

DANIELE CECI. No, l'avevamo io e il maresciallo.

MARIA GAETANA GRECO. Ioanna aveva le chiavi?

Pag. 33

DANIELE CECI. Non lo so, forse le davo io. Non mi ricordo...

PRESIDENTE. Ioanna non c'era.

MARIA GAETANA GRECO. Lo so, ma in generale se aveva le chiavi.

DANIELE CECI. Mi sembra di no, mi sembra che gliele davo io. Questo però non me lo ricordo.

MARIA GAETANA GRECO. Sempre «mi sembra» però.

DANIELE CECI. Gliele davo io le chiavi. Avevo un mazzo io quando ero in caserma, poi gli ho dato le chiavi. Sono passati 20 anni...

MARIA GAETANA GRECO. Chi frequentava abitualmente il casermaggio?

PRESIDENTE. Questa è una domanda importante, che lei deve fare uno sforzo come quello che ha fatto oggi per ricordare.

DANIELE CECI. Ci sto pensando.

PRESIDENTE. È stato dieci mesi in quella caserma, quindi non può ricordarsi solo di Ioanna e solamente adesso, e l'altra volta non si ricordava...

DANIELE CECI. Mi sembra che veniva ogni tanto, capitava Nardi Angelo...

PRESIDENTE. Veniva al casermaggio?

DANIELE CECI. Sì, veniva a fare un giro. Massimo Giusti... I nomi però tutti... ogni tanto veniva qualcuno, però il più delle volte comunque stavamo anche... Sì, venivano le persone, fumavamo...

MARIA GAETANA GRECO. Indichi queste persone.

DANIELE CECI. La maggior parte delle volte ci imboscavamo per dormire. Poi d'inverno io e Ioanna dormivamo, ci mettevamo nelle coperte a dormire...

MARIA GAETANA GRECO. Sì, sicuramente, ma intanto indichi le persone che venivano prima di dormire.

DANIELE CECI. Ho fatto questi due nomi. Il resto... Panella come ha detto prima l'onorevole...

MARIA GAETANA GRECO. Cinelli e Tatasciore venivano?

DANIELE CECI. Non ricordo questi cognomi. Mi ricordo questi qui perché uscivamo insieme, il resto dei cognomi non li ricordo.

MARIA GAETANA GRECO. A parte quelli che vi frequentavate, altri soggetti venivano là per fumare...?

DANIELE CECI. Sì, capitava. Venivano amici di Ioanna, però non so chi erano, non ricordo i nomi.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi venivano in tanti là...

DANIELE CECI. Sì, qualcuno veniva, stava a fare due chiacchiere, così.

MARIA GAETANA GRECO. Venivano anche quando il casermaggio era chiuso?

DANIELE CECI. Poteva capitare, sì.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi stazionavano lì.

DANIELE CECI. Stavano lì in compagnia, così.

MARIA GAETANA GRECO. Abitualmente, era uno dei luoghi di ritrovo?

DANIELE CECI. Sì, ci ritrovavamo lì.

MARIA GAETANA GRECO. Va bene, grazie.

Pag. 34

PRESIDENTE. Senta, signor Ceci, lei prima di venire qui oggi ha telefonato a Ioanna?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Si è visto con Ioanna prima di entrare in questa stanza?

DANIELE CECI. Un attimo, la volta scorsa gli avevo mandato un messaggio Facebook, però ci siamo sentiti due o tre anni fa.

PRESIDENTE. No, la volta scorsa è il 30 gennaio.

DANIELE CECI. Ho sbagliato a dire. Due o tre anni fa l'ho sentito l'ultima volta. Da quando sono venuto qui non l'ho sentito.

PRESIDENTE. Lei è venuto qui il 30 gennaio (andiamo con ordine), ha sentito Ioanna prima del 30 gennaio?

DANIELE CECI. Gli ho mandato un messaggio su Facebook. L'ho detto.

PRESIDENTE. Quando?

DANIELE CECI. Due o tre anni fa.

PRESIDENTE. Ma che c'entra due o tre anni fa?

DANIELE CECI. Prima non l'ho sentito.

PRESIDENTE. Prima del 30 gennaio o poco prima l'ha sentito?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Dopo il 30 gennaio ha sentito Ioanna?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Adesso, oggi, ha visto Ioanna qui?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Qui in giro l'ha visto?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Ioanna l'ha chiamata?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Lei ha chiamato Ioanna?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Sicuro?

DANIELE CECI. Al 100 per cento.

PRESIDENTE. Lei con chi ha contatti ancora?

DANIELE CECI. Con Massimo Giusti e Albignani Davide. Massimo Giusti mi sembra l'ultima volta che l'ho sentito è stato a Natale, ho fatto gli auguri. Albignani Davide mi ha fatto gli auguri per Pasqua.

PRESIDENTE. Va bene. Come mai lei la volta scorsa, quattro mesi fa, non ricordava che il magazzino era frequentato da Nardi Angelo, da Giusti Massimo, che si andava lì a fumare la sera, di giorno (mi faccia finire la domanda), non ricordava di aver visto Panella che compiva atti di nonnismo verso Ioanna, non ricordava niente, e oggi come mai a distanza di quattro mesi ricorda tutti questi dettagli?

DANIELE CECI. L'altra volta avevo paura...

PRESIDENTE. L'abbiamo capito questo.

DANIELE CECI. In testa mi viaggiavano duemila cose. Oggi mi sono messo qui a parlare con calma e a dire quello che mi ricordo. Spero poi siano cose giuste...

PRESIDENTE. Allora, nella precedente audizione lei ha detto che aveva la disponibilità solo del magazzino. Aveva le chiavi anche di altre zone?

DANIELE CECI. No.

Pag. 35

PRESIDENTE. Ma lei la mattina del 16 agosto 1999 alle 8.30 va presso il magazzino a prendere le chiavi di un altro posto.

DANIELE CECI. Le chiavi di un altro posto?

PRESIDENTE. Sì, faccia uno sforzo di memoria. «Lunedì 16 agosto verso le 8.30 sono passato dal magazzino delle lenzuola, ma solo per prelevare le chiavi di un altro locale che avevo in carico di far pulire, che si trova nella compagnia ex Avio vicino alla mensa. Ero coadiuvato da quattro piantoni tutti del 7° ’99 e poi sono stati coloro i quali hanno rinvenuto il corpo di Scieri».
Quindi lei la mattina alle 8.30 va al magazzino delle lenzuola, prende le chiavi della compagnia ex Avio, manda queste persone a pulire la compagnia ex Avio, poi dopo c'è l'adunata alle 13.30, poi lei arriva in ritardo (me lo ricordo a memoria il suo verbale, ma mi deve far finire perché deve essere verbalizzato).
Lei poi, anziché arrivare subito dopo alle 13.30, dopo l'adunata, mentre i ragazzi (quattro persone) la aspettano lì davanti al casermaggio per pulire davanti al casermaggio, lei arriva alle 14.15, quindi arriva in ritardo. Arrivando in ritardo, vede che una persona di loro, uno dei quattro addetti alle pulizie, le corre incontro e le dice sconvolto che ha trovato un corpo sotto la torretta. Come mai lei arriva in ritardo?

DANIELE CECI. Per l'adunata, ho fatto tardi.

PRESIDENTE. Bene. Quali altre chiavi è andato a prendere presso il magazzino? Quindi vuol dire che in magazzino si tenevano altre chiavi.

DANIELE CECI. Questo non me lo ricordo. Non me lo ricordo proprio.

PRESIDENTE. Quale locale ha fatto pulire la mattina ai quattro che poi hanno ritrovato il corpo di Scieri, compagnia ex Avio che cos'è, vicino alla mensa?

DANIELE CECI. Non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Non si ricorda la compagnia ex Avio vicino alla mensa?

DANIELE CECI. No, non mi ricordo neanche di aver detto di far avere fatto questa cosa qui.

PRESIDENTE. La mensa dov'è, non è vicino al casermaggio? La mensa è dietro il casermaggio?

DANIELE CECI. Sì, rimaneva più indietro la mensa.

PRESIDENTE. Questa è la stessa versione che mi ha dato la volta scorsa: «non mi ricordo neanche di aver detto queste cose», poi io le ho fatto vedere il verbale e lei dinanzi alla sua firma ha detto: «mi sembra, mi sembra, mi sembra». Questa è la sua firma, sì o no? Senza «mi sembra».

DANIELE CECI. Sì, questa è la mia firma.

PRESIDENTE. Benissimo. Questo è il verbale che lei ha reso il 15 settembre 1999. Prego, chi deve continuare?

MARIA GAETANA GRECO. Lei ha detto di essere andato al casermaggio alle 8.30 del 16 agosto. In quel verbale risulta che era andato per prendere delle chiavi, lei oggi sconfessa le chiavi, quindi cosa è andato a fare? Perché è passato?

PRESIDENTE. Ha detto che non se lo ricorda...

DANIELE CECI. La mattina andavamo ad aprire il magazzino, andavo ad aprire il casermaggio, perché c'è chi poteva venire che aveva bisogno delle lenzuola, portava le lenzuola rotte...

MARIA GAETANA GRECO. Chi ha lasciato lei quella mattina al casermaggio per queste incombenze?

DANIELE CECI. Io stavo lì al casermaggio.

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MARIA GAETANA GRECO. Lei è stato tutta la mattinata in casermaggio?

DANIELE CECI. Sì, sarò andato a prendere un caffè, adesso non mi ricordo bene, sono passati 20 anni. Di solito funzionava così.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi lei dalle 8.30 fino a che ora si trattiene al casermaggio?

DANIELE CECI. Di solito fino all'ora di andare a mangiare, fino all'ora della mensa per andare a mangiare.

MARIA GAETANA GRECO. Sono venute delle persone quella mattina?

DANIELE CECI. È probabile, adesso non mi ricordo se sono arrivate o no.

MARIA GAETANA GRECO. Dopo due giorni che era chiuso, qualcuno sarà venuto...

DANIELE CECI. Due giorni chiuso in che senso?

MARIA GAETANA GRECO. Lei ha detto che il casermaggio era chiuso per due giorni.

DANIELE CECI. Io sono andato via, poi se è stato aperto non lo so.

PRESIDENTE. Lei è andato via, Ioanna era in malattia, quindi in casermaggio chi c'era? Ce lo dica. Ioanna non c'era.

DANIELE CECI. Non c'era nessuno allora.

PRESIDENTE. Ascolti, Ioanna non c'era, lei non c'era, chi c'era al casermaggio?

DANIELE CECI. Nessuno.

PRESIDENTE. Quindi era chiuso il casermaggio...

DANIELE CECI. Allora sarà stato chiuso...

PRESIDENTE. Perché il 15 agosto c'erano esercitazioni?

DANIELE CECI. Non lo so.

PRESIDENTE. Lei non è mai rimasto il 14-15 agosto? È stato solo dieci mesi...

DANIELE CECI. Sono partito il 13 e sono tornato il 15.

PRESIDENTE. Certo, è stato dieci mesi.

DANIELE CECI. Sì, dieci mesi, da febbraio a dicembre.

MARIA GAETANA GRECO. Ma era normale che il casermaggio rimanesse chiuso?

DANIELE CECI. Quando capitava che andavo in licenza il fine settimana...

PRESIDENTE. Era sabato e domenica.

MARIA GAETANA GRECO. Quando andavate in licenza... sabato e domenica era sempre chiuso?

DANIELE CECI. Io non lo so se ogni tanto poteva capitare il maresciallo, ma io non c'ero, quindi stava chiuso.

MARIA GAETANA GRECO. Lei non sapeva...

DANIELE CECI. No, non sapevo.

MARIA GAETANA GRECO. Non si informava, non ne parlavate, domani è in servizio Tizio, domani Caio, no?

DANIELE CECI. Se qualcuno aveva bisogno, poteva aspettare il lunedì, tanto era questione di un lenzuolo o di una coperta, in inverno...

MARIA GAETANA GRECO. Quindi il lunedì venivano tante persone...

DANIELE CECI. Ogni tanto capitava che veniva qualcuno per cambiare le lenzuola che erano sporche o rotte...

Pag. 37

PRESIDENTE. Proseguiamo. Quindi era chiuso, non c'era lui, non c'era Ioanna. Non lo sappiamo chi c'era.

MARIA GAETANA GRECO. Non lo sappiamo se era chiuso.

PRESIDENTE. Appunto. Lui non c'era comunque sabato e domenica, secondo gli atti. Onorevole Fusilli e poi chiudiamo questa audizione.

GIANLUCA FUSILLI. Ultima domanda: in che compagnia dormiva lei?

DANIELE CECI. Nella terza compagnia.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi la stessa di Ioanna?

DANIELE CECI. Sì.

GIANLUCA FUSILLI. La stessa di Ioanna. Ricorda prima della morte di Scieri, dopo la morte di Scieri per un periodo che valuterà lei rispetto alla sua memoria, che cosa succedeva di notte all'interno di quelle camerate?

DANIELE CECI. Come no, lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. Ce lo può descrivere?

PRESIDENTE. Dopo la morte di Scieri?

GIANLUCA FUSILLI. Prima e dopo.

DANIELE CECI. Si facevano le flessioni.

GIANLUCA FUSILLI. Ad opera di chi? Ma flessioni normali, o siamo sempre con le botte, i cazzotti...?

PRESIDENTE. Cerchiamo di contestualizzare, prima o dopo?

DANIELE CECI. Sia prima che dopo. Dopo il fatto è venuto meno, ma qualcosa è successa anche dopo.

GIANLUCA FUSILLI. Ad opera di chi, lo ricorda?

DANIELE CECI. No, non ricordo, comunque erano gli anziani, ma non ricordo i nomi.

GIANLUCA FUSILLI. Ricorda se c'era uno scaglione particolarmente «violento» rispetto a queste pratiche, andato via il quale poi smisero queste pratiche notturne che erano pressoché quotidiane?
Faccia uno sforzo di memoria.

DANIELE CECI. Ci sto pensando.

GIANLUCA FUSILLI. Tra le altre cose, uno scaglione di persone che dovevano dormire all'interno della stessa sua camerata, perché non credo che venissero da fuori a fare queste azioni.

DANIELE CECI. Sì, persone della stessa camerata. Quello che ha detto è probabile.

GIANLUCA FUSILLI. Può essere ad esempio lo scaglione 11° ’98 quello che...?

DANIELE CECI. Lo scaglione non me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. E qualche soggetto particolarmente aduso a queste belle pratiche, magari visivamente se lo ricorda, se non nominativamente?

DANIELE CECI. Sì, c'è stato anche ... l'ho subìto io da un certo Zabara, mi sembra, e c'era un altro di cui però non mi ricordo il nome.

GIANLUCA FUSILLI. Zabara però se lo ricorda?

DANIELE CECI. Sì, me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI. Così cominciamo a capire per identificare...

DANIELE CECI. Però non mi ricordo che scaglione era.

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GIANLUCA FUSILLI. Zabara, che dovrebbe essere uno di quelli che faceva parte di questo gruppo dell'11° ’ 98.

DANIELE CECI. Non mi ricordo lo scaglione, può essere che fosse l'11° ’98.

PRESIDENTE. Onorevole Baroni.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, presidente. Signor Ceci, io durante questo periodo ho avuto la possibilità di iscrivermi ad alcuni forum, alcuni dei quali permettono anche di mantenere l'anonimato, e sono riuscito a risalire a numerose testimonianze di quel periodo (perché questo era quello che mi interessava) che riportano come ci fossero almeno due accessi in quel periodo in cui era possibile scavalcare il muro.

PRESIDENTE. Ha già risposto...

MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo alla presidenza a questo punto se era stata confermata la versione del signor Ceci in merito al fatto che era possibile e con quale frequenza questa cosa avvenisse.

PRESIDENTE. Sì, ha già deposto, onorevole Baroni.

MASSIMO ENRICO BARONI. Ritiro la domanda.

PRESIDENTE. Ha già deposto ed è stato abbastanza esplicativo. Ha detto che si usciva in un punto preciso e si rientrava da questo punto preciso, e ha aggiunto anche che si usciva dopo il contrappello.

MASSIMO ENRICO BARONI. E relativamente all'altro punto, quello dove si faceva il giro di ginnastica?

PRESIDENTE. Lui dice che una volta è uscito da un'altra parte ancora, quindi questo testimonia che si usciva da tantissime parti della caserma.

DANIELE CECI. Dove sono uscito io l'ho detto prima...

PRESIDENTE. Si scavalcava proprio il muro, non avevano bisogno nemmeno... si arrampicavano.

MASSIMO ENRICO BARONI. Almeno in due punti...

DANIELE CECI. Io ho scavalcato, l'altro punto non ne ho idea... ma è probabile.

PRESIDENTE. Non c'erano muri aperti, scavalcavano direttamente il muro. Grazie, onorevole Baroni. Le ultime domande: conosceva Tatasciore?

DANIELE CECI. Non me lo ricordo. Lo avrò conosciuto, ma non me lo ricordo.

PRESIDENTE. In questa foto lei riconosce qualcuno?

DANIELE CECI. No, non li conosco.

PRESIDENTE. Quando lei è arrivato in caserma a marzo 1999 ha detto...

DANIELE CECI. Ho fatto più o meno un mese a Firenze...

PRESIDENTE. Sì, quando è arrivato alla caserma Gamerra, a marzo 1999?

DANIELE CECI. Sì, fine marzo ’99.

PRESIDENTE. A fine marzo ’99, di fronte al magazzino del casermaggio, c'erano tavoli, sedie, tutto quello che c'era quando poi è stato ritrovato il corpo di Scieri? Era già presente tutta quella sorta di discarica a marzo ’99, quando lei è arrivato? Cerchi di fare uno sforzo di memoria.

DANIELE CECI. Ci sto pensando.

PRESIDENTE. Lei è stato messo dopo qualche mese al magazzino di casermaggio, quindi era di fronte.

DANIELE CECI. Nel momento che sono arrivato...

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PRESIDENTE. No, non quando è arrivato, non mi interessa il giorno che è arrivato, ma da quando lei ha lavorato al casermaggio.

DANIELE CECI. Sì, c'era già. Da quando ho lavorato lì c'era già.

PRESIDENTE. Tutta quella roba accatastata (le foto sono famose).

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Bene. Dopo la morte di Scieri quella zona è stata tutta ripulita? Dopo la morte di Scieri lei è rimasto ancora ...

DANIELE CECI. Ci sto pensando, mi sembra... comunque sono passati 20 anni, però non voglio sbagliare a dire. Mi sembra che comunque sia stato pulito tutto, dopo un po’ sia stato pulito tutto.

PRESIDENTE. È stato anche dipinto il muro o la scala che lei sappia?

DANIELE CECI. No, questo non lo ricordo.

PRESIDENTE. Dopo la morte di Scieri lei ha continuato a lavorare al magazzino di casermaggio?

DANIELE CECI. Sì, fino alla fine...

PRESIDENTE. Chi disponeva i turni al magazzino di casermaggio o tutte le incombenze all'interno della caserma, quantomeno nel suo scaglione?

DANIELE CECI. In che senso? Ognuno di noi aveva...

PRESIDENTE. Lei era sempre al casermaggio?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Sempre, per dieci mesi?

DANIELE CECI. All'inizio ho fatto il corso palestra per fare il corso produttivo, poi mi hanno assegnato...

PRESIDENTE. Ed è stato sempre al casermaggio.

DANIELE CECI. Sì, sono stato al casermaggio.

PRESIDENTE. Ed è stato sempre con Ioanna?

DANIELE CECI. Sì, sempre con Ioanna.

PRESIDENTE. Ed è stato sempre amico di Panella, giusto?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. E con Panella facevate solo le flessioni?

DANIELE CECI. Sì, le flessioni e cazzotti dietro ...

PRESIDENTE. Nient'altro?

DANIELE CECI. Io mi ricordo queste cose qui...

PRESIDENTE. E lei ha mai visto Panella fare qualcos'altro?

DANIELE CECI. Questo non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Cerchi di ricordarselo allora!

DANIELE CECI. Qualcos'altro di che genere?

PRESIDENTE. Guardi, non c'eravamo noi. La prego, lei è stato già abbastanza reticente nella precedente audizione, quindi adesso ha la possibilità di riscattarsi. Le ho fatto una precisa domanda.

DANIELE CECI. A parte fare le flessioni, cazzotti dietro dorsale o qualche calcio...

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PRESIDENTE. Uscire dopo il contrappello, scavalcare il muro, rientrare, eccetera...

DANIELE CECI. Ah, sì, queste cose qui...

PRESIDENTE. Che altro ha visto di Panella?

DANIELE CECI. Ci penso un attimo, ci sto pensando...

PRESIDENTE. Va bene, interrompiamo l'audizione.

DANIELE CECI. No, voglio rispondere...

PRESIDENTE. Vuole rispondere? Prego.

DANIELE CECI. No, ci sto pensando. Ma in che senso, ha fatto atti...

PRESIDENTE. In che senso? Io non c'ero...

DANIELE CECI. Aver fatto atti di nonnismo?

PRESIDENTE. Sì, certo.

DANIELE CECI. Dopo forse mi verrà in mente qualcosa, ma a parte aver visto queste cose qui, non...

PRESIDENTE. Sa se Panella è stato punito, se è stato messo sotto sanzione disciplinare ovviamente dalla caserma? Lei è stato messo sotto sanzione disciplinare, Ioanna pure...

DANIELE CECI. Sì, anche lui.

PRESIDENTE. Panella anche.

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. E per quanto tempo, se lo ricorda?

DANIELE CECI. No, il tempo non lo so, forse dieci giorni di rigore...

PRESIDENTE. Dieci giorni, ha visto che lei ha una memoria di ferro quando vuole?

DANIELE CECI. No, l'ho detto così, dieci o cinque giorni di rigore...

PRESIDENTE. Lei ha una memoria eccellente quando vuole. Quindi? Non si preoccupi, qualunque cosa ha fatto Panella o altri ormai è andata, sono passati 17 anni.

DANIELE CECI. No, ma io sto pensando, sto ragionando per dire...

PRESIDENTE. Però per noi sono elementi importanti.

DANIELE CECI. Ci credo.

PRESIDENTE. Tutti gli elementi sono importanti, poi tiriamo noi le conclusioni, ma tutti gli elementi sono importanti, quindi cerchi di non essere reticente e di dire cosa sa...

DANIELE CECI. No, no.

PRESIDENTE. Non si ricorda i nomi, adesso si ricorda che Panella è stato punito con dieci giorni... va bene, dieci, nove o dodici non ha importanza, è stato in punizione.

DANIELE CECI. Hanno preso i giorni di rigore.

PRESIDENTE. Insomma, prendevate giorni di rigore scavalcavate il muro, fumavate canne e hashish, davate cazzotti, calci, pestavate le mani di chi faceva flessioni, e poi che cos'altro avveniva in questa caserma? Ce lo dica, perché ce l'hanno detto anche i capi militari. Lo conosce lei lo Zibaldone?

DANIELE CECI. L'ho sentito nominare, però non l'ho letto.

PRESIDENTE. Meno male. Poi che cos'altro avveniva in questa caserma? Non si faccia pregare, perché siamo qui non so da quante ore... non si faccia pregare.

Pag. 41

DANIELE CECI. Ci credo.

PRESIDENTE. Non abbiamo tempo da perdere!

DANIELE CECI. Lo so. Non riesco a capire a cosa... cioè non mi viene in mente...

PRESIDENTE. Va bene, ci fermiamo un attimo qui. Rimanga qui fuori dalla Commissione, noi interrompiamo un attimo e poi riprendiamo.

La seduta sospesa alle 20.20 è ripresa alle 20.30.

PRESIDENTE. Sedetevi vicino al microfono. Signor Ioanna, lei chi riconosce accanto a lei?

STEFANO IOANNA. Daniele.

PRESIDENTE. Daniele Ceci?

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Signor Ceci, lei chi riconosce accanto a lei?

DANIELE CECI. Stefano. Un po’ ingrassato.

PRESIDENTE. Stefano come?

DANIELE CECI. Stefano Ioanna.

PRESIDENTE. Cosa avete trascorso in comune alla caserma Gamerra? Prego, signor Ioanna.

STEFANO IOANNA. Casermaggio, uscite serali tante volte...

PRESIDENTE. Eravate insieme al casermaggio? Avete lavorato insieme?

STEFANO IOANNA. Sì, eravamo insieme.

PRESIDENTE. Per quanto tempo?

STEFANO IOANNA. Parecchi mesi, da quando sono stato assegnato al casermaggio al quarto mese di militare, fino a quando è stato congedato.

PRESIDENTE. E lei, signor Ceci, la stessa cosa?

DANIELE CECI. Sì, però mi ricordo che una volta si era fatto male al ginocchio, a una gamba, non ricordo cosa...

STEFANO IOANNA. Sì.

PRESIDENTE. Sì, e si ricorda anche quando si è fatto male il signor Ioanna?

DANIELE CECI. No, non mi ricordo quando. Mi ricordo che era dopo un lancio ...

STEFANO IOANNA. Sì, dopo il primo lancio, che sono andato a casa in licenza...

DANIELE CECI. Non mi ricordo però in quale periodo è stato.

PRESIDENTE. E in merito agli atti di nonnismo reciproci che cosa vi ricordate? Prego, signor Ioanna.

STEFANO IOANNA. Il ragazzo era abbastanza cattivello, niente di grave.

PRESIDENTE. Niente di grave lo diciamo adesso dopo 17 anni, no?

STEFANO IOANNA. Come ho detto fino adesso, sono cose che uno ha accettato di intraprendere nell'anno di militare.

PRESIDENTE. Cosa è accaduto? Cosa ha restituito lei a Ceci alla fine, quando è andato via, quando è stato congedato?

STEFANO IOANNA. Delle carezze pesanti, la cosiddetta «sporca».

PRESIDENTE. Che cos'era «la sporca», signor Ceci?

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DANIELE CECI. A fine leva, prima di congedarsi l'allievo a cui avevi fatto atti di nonnismo te li rifaceva (cazzotti nella schiena, schiaffi)...

PRESIDENTE. Questo nei dieci mesi che siete stati reciprocamente in caserma avveniva regolarmente ad ogni congedo?

DANIELE CECI. Sì, per quello che ricordo io, sì.

PRESIDENTE. Ad ogni congedo si restituiva «la sporca»?

DANIELE CECI. Con quelli che erano più presi di mira, che stavano più...

PRESIDENTE. E chi è che veniva preso di mira di solito, soggetti deboli, soggetti arroganti? Come funzionava, qual era il criterio?

DANIELE CECI. Tutti.

PRESIDENTE. Tutti o alcuni?

DANIELE CECI. Chi più, chi meno.

PRESIDENTE. Quindi non c'era un criterio?

DANIELE CECI. No.

PRESIDENTE. Simpatia/antipatia, qual era il criterio?

DANIELE CECI. No, penso di no.

STEFANO IOANNA. Noi eravamo quasi sempre insieme al casermaggio, quindi...

PRESIDENTE. Quindi entrambi avete scavalcato il muro, giusto? Si può dire così? Entrambi siete...

DANIELE CECI. C'eri anche tu quella sera?

STEFANO IOANNA. Sì, quando ci hanno punito?

DANIELE CECI. Cos'era, fine novembre?

STEFANO IOANNA. Non mi ricordo.

DANIELE CECI. Poco prima che mi congedassi, non mi ricordavo che c'eri anche tu.

PRESIDENTE. Scusate, non dovete parlare insieme. Eravate insieme a scavalcare il muro una sera?

STEFANO IOANNA. Sì, se non mi ricordo male eravamo io, Nardi, c'eri anche tu, Giusti...

PRESIDENTE. Voi, Nardi, Giusti, 7-8 dopo il contrappello?

DANIELE CECI. C'era Fusco Alberto anche...

PRESIDENTE. Dopo il contrappello?

DANIELE CECI. Sì.

PRESIDENTE. Quindi, signor Ioanna, dopo il contrappello era usuale uscire e scavalcare il muro?

STEFANO IOANNA. A me è capitato una volta, quella volta lì...

DANIELE CECI. Anche a me quella volta lì.

PRESIDENTE. Ma sapete di altri che hanno scavalcato il muro dopo il contrappello?

DANIELE CECI. Sì, c'era, capitava.

PRESIDENTE. E prima del contrappello che cosa capitava? Ci si fermava a fumare davanti al casermaggio? Che cosa capitava prima del contrappello?

STEFANO IOANNA. Io ripeto che la sera al casermaggio non ci andavo.

Pag. 43

PRESIDENTE. Non ci andava. Ma qualcuno andava la sera vicino al casermaggio o lungo il muro di cinta?

STEFANO IOANNA. C'era lì lo spaccio, la pizzeria, gente in giro penso che ce ne sia sempre stata.

DANIELE CECI. Giusto, è vero, non mi ricordavo della pizzeria.

PRESIDENTE. Quindi lungo il muro di cinta si arrivava allo spaccio e alla pizzeria.

STEFANO IOANNA. Sì, si andava lungo... e poi rimaneva dietro il casermaggio.

PRESIDENTE. Onorevole Fusilli.

GIANLUCA FUSILLI. Una curiosità e poi precisiamo, presidente, quella circostanza della scala, magari lo farei come contestazione a verbale. Dalle audizioni effettuate risulta che nella parte esterna del muro la mattina si ritrovassero rifiuti tipo bottiglie di birra e anche qualche anticoncezionale, il che determinava, come è agli atti del proprietario della casa, quindi fa presumere...

PRESIDENTE. La parte che confinava con via Milano.

GIANLUCA FUSILLI. Esatto, confinava quasi in corrispondenza della torretta e del magazzino di casermaggio, il che fa presumere che dalla parte di là durante l'orario notturno ci fosse la possibilità di bere un bicchiere insieme, fumarsi una sigaretta, però la questione degli anticoncezionali è una questione più significativa.
Noi abbiamo compreso dalle vostre testimonianze che questo casermaggio era una sorta di free zone, nella quale voi facevate un po’ quello che volevate, nel senso che dopo il contrappello vi riunivate a fumare, a vedere la televisione, durante l'orario di servizio vi addormentavate sotto le coperte.

STEFANO IOANNA. Non dopo il contrappello, prima.

GIANLUCA FUSILLI. Prima del contrappello, dall'alzabandiera... e vi sarà anche capitato qualche volta che scavalcavate il muro e ancor di più si poteva andare nel casermaggio a fumare.

DANIELE CECI. Dopo il contrappello mai.

STEFANO IOANNA. Prima.

GIANLUCA FUSILLI. Questo con sincerità ... diciassette anni fa poteva capitare anche che qualcuno si appartasse con una signorina, con una fidanzata? In una caserma in cui si entra, si esce, si fumano gli spinelli, si prendono a cazzotti le persone, tutto sommato...

DANIELE CECI. L'unica donna che mi ricordo era alla fine (forse ti ricordi anche tu) che iniziava la leva anche per le donne.

GIANLUCA FUSILLI. Quindi non vi è mai capitato (tanto non succede nulla, non è un reato)...

STEFANO IOANNA. Ho già detto l'altra volta che io di queste folgorine non ho mai sentito parlare.

DANIELE CECI. Non l'ho sentito neanche io.

GIANLUCA FUSILLI. Scusate anche la delicatezza della domanda. Gli anticoncezionali si possono utilizzare in un rapporto eterosessuale ma anche in un rapporto omosessuale. C'era qualche sentore dentro la caserma di chiacchiere di questo tipo...

STEFANO IOANNA. Ci sono dappertutto.

DANIELE CECI. Mai sentite.

GIANLUCA FUSILLI. Il signor Ioanna ha dato una risposta diversa dalla sua.

STEFANO IOANNA. No, dico, quelli ci sono dappertutto, penso che anche lì...

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GIANLUCA FUSILLI. Ma lei lo ha mai in qualche modo percepito, c'era qualche voce di questo tipo, con tutto il rispetto per chi ha quegli orientamenti sessuali...

STEFANO IOANNA. No, non c'è nessun problema, però mai visto omosessuali.

GIANLUCA FUSILLI. Perfetto, vi ringrazio molto.

PRESIDENTE. Signor Ioanna, cosa vuol dire al signor Ceci?

STEFANO IOANNA. Felice di rivederti.

DANIELE CECI. Anche io.

STEFANO IOANNA. Sinceramente non porto nessun tipo di rancore.

PRESIDENTE. Non porta nessun tipo di rancore perché, cosa ha subìto per portare un eventuale rancore?

STEFANO IOANNA. Se siamo qui, tutti sanno tutto, sono venute alla luce delle cose, lui è uno di quei ragazzi che mi ha fatto subire gli atti di nonnismo, ma finito il militare io ho lasciato tutto al militare.

PRESIDENTE. Va bene, quindi confermate quello che ...

DANIELE CECI. Come ho fatto io, che ho subìto atti di nonnismo, finito il militare ...

PRESIDENTE. Anche lei ha subìto atti di nonnismo, signor Ceci. Ioanna ha subìto atti di nonnismo, un sacco di altre gente ha subìto atti di nonnismo, stasera apprendiamo, anche grazie alla vostra presenza reciproca, e diamo atto che il signor Ceci è stato molto più esplicativo che nella precedente audizione del 30 gennaio, ammettendo delle cose che il 30 gennaio non aveva ammesso.

DANIELE CECI. Ripeto: la prima volta che sono venuto qui ero terrorizzato, avevo paura...

PRESIDENTE. Sì, ha già chiarito. Onorevole Baroni.

MASSIMO ENRICO BARONI. Mi scusi, non ho capito perché...

PRESIDENTE. Era terrorizzato e aveva paura. Questo ha detto.

DANIELE CECI. Non sapevo cosa mi aspettava, ero terrorizzato. Poi lei mi aveva detto che si era anche arrabbiato, quindi mi ero anche un po’ bloccato, invece oggi sono tranquillo.

MASSIMO ENRICO BARONI. Scusate se ripercorro alcune informazioni che avete già dato. Lei era il più anziano, giusto, signor Ceci?

DANIELE CECI. Sì, esatto. Io del 2°, lui non ricordo...

STEFANO IOANNA. Del 4°.

MASSIMO ENRICO BARONI. Quindi quanti mesi avete passato insieme alla caserma Gamerra?

DANIELE CECI. Da maggio a dicembre.

MASSIMO ENRICO BARONI. Sette mesi abbondanti. Mi interessava la figura del signor Ioanna perché, come ho descritto l'altra volta (non so se lei abbia avuto la possibilità di vedere il filmato), la figura del signor Ioanna era la figura di una specie di antileader, come ho descritto l'altra volta, confermato, più che confermato suggerito da alcuni colleghi del signor Ioanna, perché aveva questa caratteristica, che poi la mimica del volto in parte ha confermato rispetto ad alcune mie osservazioni, di essere una persona che si è creata una nicchia di competenza all'interno del casermaggio, in cui c'era l'Amiga, una zona in cui si faceva qualche partita a carte, si rimaneva al di fuori delle regole, che erano ovviamente all'interno, anche nella zona antistante.
Se quindi uno poteva entrare all'interno del gruppo del signor Ioanna ed era più giovane, quindi ovviamente non la riguarda, Pag. 45dato anche che il signor Ioanna ha poi lasciato il servizio militare mi pare con un paio di mesi...

STEFANO IOANNA. Cinquantaquattro giorni.

MASSIMO ENRICO BARONI. Quindi ricordo bene con un paio di mesi di ritardo rispetto ai giorni che avrebbe dovuto restare. Questo perché era stato punito più volte...

STEFANO IOANNA. Sì, un po’ di cose che non dovevo fare.

MASSIMO ENRICO BARONI. Esatto. E poi mi è sembrato, anche a seguito della testimonianza di alcuni soldati che la osservavano, ovviamente più giovani, che lei era come se avesse una specie non dico di invincibilità, ma avesse tutta una serie di prerogative che le derivavano sia dal fatto di essere il responsabile del casermaggio, sia dal fatto che comunque era già stato ampiamente punito, quindi la consideravano una causa persa a un certo punto, sia per il fatto che era uno dei più anziani all'interno del servizio di naja. Stiamo parlando del periodo finale...

STEFANO IOANNA. Certo, sì.

MASSIMO ENRICO BARONI. Nel periodo finale, anche successivo ad agosto del 1999, perché lei ad agosto quanti mesi aveva accumulato?

STEFANO IOANNA. Ad agosto avevo quattro mesi, ero proprio una burba.

MASSIMO ENRICO BARONI. Quattro mesi. Comunque nei mesi successivi lei si distingueva non perché fosse un amante dell'alzabandiera, non perché fosse un amante dell'orario, non perché fosse un amante della vita militare intesa nel senso più forte del termine, ma per il fatto che comunque si era creato una zona (mi perdoni il termine) di vita, di comfort, in cui si fumava, come ha detto lei, si giocava e quant'altro, quindi una zona no stress o a basso stress.

STEFANO IOANNA. Per far passare le giornate.

MASSIMO ENRICO BARONI. Per far passare le giornate. Questo aspetto è importante perché mi serviva sapere se anche lei aveva notato che il signor Ioanna aveva creato una specie di camera stagna, una serie di relazioni che riuscissero a sfuggire agli atti di nonnismo classico intesi in senso classico, e che quello che rientrava nel suo ambito e nelle sue conoscenze doveva passare attraverso di lui, perché comunque lui ci teneva... no... mi sta dicendo che non...

STEFANO IOANNA. Siamo fuori strada, io non sono mai stato...

PRESIDENTE. Possiamo fare la domanda diretta?

MASSIMO ENRICO BARONI. Ma senza fare questa premessa la domanda diretta non ha senso, perché dicevo prima che lei aveva un po’ quest'aura all'interno della caserma di persona che era un po’ un intoccabile, ovviamente non per il suo diretto responsabile del casermaggio, a cui doveva ovviamente rispondere, che era il sottufficiale dov'era stanziata la televisione, perché lui aveva le chiavi, e che comunque le aveva dato sulla fiducia queste chiavi. Non penso che stia dicendo chissà cosa...

STEFANO IOANNA. No, le chiavi le aveva lui, poi le ha date a me, poi io le ho date a quello dopo...

MASSIMO ENRICO BARONI. Ah, le chiavi le aveva lui?

STEFANO IOANNA. Ce le ha avute anche lui le chiavi del casermaggio.

PRESIDENTE. L'ha detto anche prima.

MASSIMO ENRICO BARONI. Poi c'era anche la chiave all'interno del casermaggio, Pag. 46che era la chiave della stanza del sottoufficiale, che ci aveva detto che...

STEFANO IOANNA. C'era la televisione dell'aiutante, ogni tanto la guardavamo...

DANIELE CECI. Non ricordavo la televisione. Lo stereo me lo ricordo, tutto il giorno ascoltavamo la musica.

MASSIMO ENRICO BARONI. Comunque l'esistenza dell'Amiga con cui giocavate...

STEFANO IOANNA. Sì, che ho portato io un paio di volte da casa.

DANIELE CECI. Ma non quando c'ero io, però.

STEFANO IOANNA. Avevo portato il Master System.

MASSIMO ENRICO BARONI. Ah, non era l'Amiga.

STEFANO IOANNA. No, si chiama Master System.

MASSIMO ENRICO BARONI. Che doveva essere collegato alla televisione ovviamente.

STEFANO IOANNA. Sì.

MASSIMO ENRICO BARONI. Quindi la televisione doveva essere spostata materialmente.

STEFANO IOANNA. Sì, era una televisione normale.

MASSIMO ENRICO BARONI. Normale, per essere collegata al sistema. Facevate alcune partite senza nessun problema, soprattutto in orari serali...

STEFANO IOANNA. No, no, di giorno. Di sera – ripeto – non sono mai andato nel casermaggio.

MASSIMO ENRICO BARONI. E quelli che comunque l'avvicinavano, che sapevano che comunque si stava bene lì in casermaggio venivano respinti perlopiù?

STEFANO IOANNA. Ma che entravano lì erano pochi che permanevano o che erano amici, con cui uscivamo la sera, andavamo a trovarli noi nel loro magazzino, loro venivano a trovarci nel nostro, ma gente da fuori che veniva lì...

MASSIMO ENRICO BARONI. No, non da fuori.

STEFANO IOANNA. No, non dico esterni alla caserma, ma gente della caserma che non era nell'ambito amicizie lì dentro non ci stavano, non venivano perché avevano i loro luoghi dove stare.

PRESIDENTE. Insomma diciamo che la caserma era divisa per zone di frequentazione, si può dire così? Il casermaggio lo frequentavano solo i vostri amici, a parte quelli che venivano a prendere il cubo, gli scaglioni che arrivavano...

STEFANO IOANNA. Sì, arrivavano 200 persone alla volta tutte insieme.

PRESIDENTE. Ogni mese, quindi per il resto delle giornate il casermaggio era una vostra zona.

STEFANO IOANNA. Ogni tanto si vedeva qualcuno che veniva a cambiare le lenzuola.

MASSIMO ENRICO BARONI. E venivano preferibilmente su appuntamento?

STEFANO IOANNA. No, bussavano e basta, era aperta la porta.

PRESIDENTE. Ogni quanto si cambiavano le lenzuola?

STEFANO IOANNA. In teoria ogni settimana.

Pag. 47

MASSIMO ENRICO BARONI. Se fosse stata completamente aperta si sarebbe sentito un odore abbastanza sostanziale...

STEFANO IOANNA. C'era una stanzina privata.

MASSIMO ENRICO BARONI. Quella dove stava la TV?

STEFANO IOANNA. No, un'altra ancora.

MASSIMO ENRICO BARONI. Quindi non si sentiva...

STEFANO IOANNA. Anche se si sentiva, è sempre andata bene.

MASSIMO ENRICO BARONI. Si sentiva anche in altre zone della caserma, in altri casermaggi? Siccome lei andava in altri casermaggi, lo ha appena detto adesso...

STEFANO IOANNA. Sì, è capitato che andavo magari nel magazzino sopra in alto alla caserma, dove c'era Giusti, ma...

PRESIDENTE. Va bene, ci sono altre domande? Facciamo domande dirette, dato che siamo davvero ad un'audizione di confronto.

MARIA GAETANA GRECO. Se possono chiarire meglio l'aspetto goliardico del salire su una scala, dell'essere legato e poi fatto rovinare su dei materassi, mi pare che lei ha detto...

STEFANO IOANNA. C'è stata un'occasione. Voi prima mi avete chiesto di ricordare una cosa e io ho ricordato una volta che sono stato legato a metà scala con delle lenzuola...

MARIA GAETANA GRECO. Da chi è stato legato?

STEFANO IOANNA. Da questo ragazzo qui e Panella.

MARIA GAETANA GRECO. Quindi da Ceci e Panella?

STEFANO IOANNA. Sì, da un'altezza di 2 metri, legato con delle lenzuola sono stato lanciato su dei materassi.

MARIA GAETANA GRECO. Come è stato lanciato?

STEFANO IOANNA. Insieme alla scala.

DANIELE CECI. Non me lo ricordo.

MARIA GAETANA GRECO. Materialmente da chi è stato lanciato, dal signore qui presente?

STEFANO IOANNA. C'era anche lui, sì.

MARIA GAETANA GRECO. Tutti e due?

STEFANO IOANNA. Sì.

MARIA GAETANA GRECO. Questo si verificava spesso, c'erano altri episodi?

STEFANO IOANNA. Quella è un'occasione che mi ricordo, poi tutti i giorni c'erano piccole...

MARIA GAETANA GRECO. No, va bene, quelle piccole cose le abbiamo già apprese.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, possiamo chiudere l'audizione. È tutto registrato. Vi ringraziamo di essere ritornati a dare degli elementi che ovviamente questa Commissione poi elaborerà. Un'ultima domanda: signor Ioanna, lei nella scorsa audizione ha parlato non solo di una persona di Rimini, che oggi apprendiamo che è Ceci Daniele, ma anche di una certa recluta o un anziano che era romano, che faceva parte del gruppo e anche lui una persona violenta. Chi è questa persona?

STEFANO IOANNA. No, del gruppo non faceva parte. Era un ragazzo del mio scaglione.

PRESIDENTE. Quindi del 4° ’99.

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STEFANO IOANNA. Il nome non me lo ricordo, mi ricordo che non era molto alto, ma non usciva con noi, non stava nel nostro gruppo.

PRESIDENTE. E non lo riconosce nemmeno in queste foto che io le faccio vedere? Le vuole rivedere?

STEFANO IOANNA. No, le ho viste prima, scuretto di pelle, in quelle foto non l'ho visto.

PRESIDENTE. Va bene, chiudiamo l'audizione. Grazie.

La seduta termina alle 20.45.