XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 114 di Giovedì 25 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) sulla situazione del catasto immobiliare, il processo di revisione e i suoi effetti sulla finanza comunale (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione) :
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Castelli Guido , sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 3 
Marantelli Daniele (PD)  ... 6 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 6 
Fornaro Federico  ... 7 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 7 
Fornaro Federico  ... 7 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 7  ... 7 
Fornaro Federico  ... 8 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 8 
Fornaro Federico  ... 8 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 8 
Fornaro Federico  ... 8 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 8 
Fornaro Federico  ... 9 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 9 
Fornaro Federico  ... 9 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 9 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 10 
De Menech Roger (PD)  ... 10 
Fornaro Federico  ... 12 
Marantelli Daniele (PD)  ... 13 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 14 
Castelli Guido , sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 14 
Fornaro Federico  ... 14 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 14 
Fornaro Federico  ... 14 
Ferri Andrea , responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 14 
Castelli Guido , sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ... 14 
Fornaro Federico  ... 15 
Castelli Guido , sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Ça va sans dire ... 15 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'ANCI ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) sulla situazione del catasto immobiliare, il processo di revisione e i suoi effetti sulla finanza comunale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, l'audizione, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento, dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI). L'oggetto è la situazione del catasto immobiliare, il processo della sua revisione e i suoi effetti sulla finanza comunale.
  Noi abbiamo avviato questa attività conoscitiva ricognitiva sulla fiscalità locale in particolare sulla fiscalità immobiliare, che, come vedete, è sempre più oggetto di attualità e di dibattito politico. Anche l'ultimo richiamo che è arrivato dalla Commissione europea mette al centro questo tema, che indubbiamente, non per gli attuali, ma per i futuri legislatori sarà sicuramente un tema da affrontare.
  Ringrazio i nostri ospiti dell'ANCI: l'avvocato Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, che è il delegato alla finanza locale dell'ANCI, il dottor Andrea Ferri e il dottor Emiliano Falconio che lo accompagnano in Commissione.
  Darei subito la parola al sindaco Castelli per lo svolgimento della sua relazione.

  GUIDO CASTELLI, sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Buongiorno, presidente. Saluto tutti. Cercherò di governare la discussione in maniera sintetica, così da consentire a tutti qualche forma di interlocuzione.
  È evidente che sullo sfondo di questa nostra valutazione – abbiamo anche redatto un documento su cui sintetizziamo le nostre valutazioni – c'è la legge n. 23 del 2014, che già aveva ipotizzato, come è noto, le linee guida della revisione del sistema catastale dei fabbricati.
  Ricordo che è rimasta prevalentemente inattuata, salvo che per la istituzione delle commissioni censuarie, che tuttavia non hanno prodotto l'esito della definizione da parte del direttore dell'agenzia delle nomine delle commissioni censuarie, quindi anche quella parte che era stata inizialmente attuata poi si è bloccata.
  Questa cosa, al di là della valutazione politica, interferisce anche sulle possibilità residue degli aggiornamenti puntuali che i comuni possono fare ai sensi della legislazione vigente, proprio perché è previsto che le commissioni censuarie determinino la validazione di questi percorsi. La mancata nomina, prima e a prescindere dalla legge n. 23 del 2014, ha anche questo effetto.
  La valutazione che noi diamo è che l'obsolescenza del sistema dei classamenti nel nostro sistema Paese rispetto alla dinamica edilizia urbanistica dei territori non ha solo, come è noto, una rilevanza sotto il piano fiscale e dell'equità, che è la prima evidenza che si pone, ma più in generale è un evento che determina un minus per Pag. 4quanto riguarda la modernizzazione del nostro Paese.
  Infatti, non poter disporre di una piattaforma che possa individuare con precisione i rendimenti e i valori è qualcosa che turba la disponibilità di dati e di conoscenza dei 64 milioni di immobili che sono in Italia, quindi è un fattore che non favorisce lo sviluppo. Sarebbe, quindi, opportuno anche dare rilievo a questo aspetto, che comunque è un fattore che, secondo noi, è di profondo arretramento.
  Rimanendo sul piano fiscale, io voglio ricordare che le iniquità che si producono per effetto delle note distorsioni, su cui non mi intrattengo, non si limitano a produrre gravi disallineamenti all'interno delle stesse città e fra città, com'è noto, per effetto di dinamiche di riqualificazione urbanistica che purtroppo, a fronte della staticità del sistema catastale, hanno prodotto i disallineamenti che conosciamo.
  Il fenomeno di iniquità si rende tanto più forte e rilevante se si considerano i meccanismi di operatività del Fondo di solidarietà comunale, che, operando sulla base di capacità fiscali e valutazioni di gettiti standard su IMU e TASI, crea evidentemente anche una profonda distorsione del meccanismo di alimentazione del sistema di perequazione.
  Di conseguenza, anche le più recenti innovazioni in materia fiscale di fisco locale risentono in maniera gravissima di questo aspetto, che peraltro influisce anche su quella parte della fiscalità nazionale che presuppone i valori. Parliamo di tassa di successione, di IRPEF, di imposta di registro e quant'altro.
  Qual è la nostra valutazione, anche rispetto al portato della legge n. 23 del 2014, in previsione di un intervento normativo che sappia rialimentare attenzione e favore verso questa riforma? Innanzitutto, rimane decisiva la collaborazione fra agenzia e comuni, perché l'agenzia non dispone di conoscenze, di dati (non voglio dire di competenze) e di quella capacità di adattamento e di conoscenza assolutamente necessaria per far sì che questa operazione colossale possa essere portata a compimento con la dovuta attenzione, con il dovuto scrupolo e con la dovuta meticolosità.
  Mi permetto di aggiungere che questa operazione, proprio per le implicazioni che comporta anche sul piano politico, fiscale e sociale, deve essere necessariamente accompagnata da un lavoro di prossimità, di conoscenza, di comunicazione, di condivisione e di partecipazione rispetto ai destinatari di questa operazione. È impensabile poter imporre dall'alto un'opera di revisione che va così profondamente a incidere sulla tenuta dei portafogli dei titolari di 64 milioni di immobili.
  Quando noi parliamo di coinvolgimento dei comuni, facciamo riferimento all'aspetto funzionale e a un aspetto tecnologico e conoscitivo che deve essere accompagnato all'operazione di rivalutazione, perché i comuni conoscono anche le questioni urbanistiche ed edilizie che possono influire su questo riallineamento fra valori e dinamiche di mercato.
  Chiaramente questa operazione andrà condotta sulla scorta e sulla base delle valutazioni dell'OMI (Osservatorio del mercato immobiliare), che ormai da dieci anni fotografano in maniera sufficientemente adeguata le dinamiche del mercato immobiliare.
  Vista la complessità e la delicatezza, noi crediamo che debba trattarsi di un'operazione orizzontale e non verticale. Noi non lo diciamo per ragioni di sindacato dei comuni, ma perché il buon esito dell'operazione presuppone questo intervento, oltre che molti altri, quali la dotazione di risorse tecnologiche che devono accompagnare questo aspetto. Secondo noi, questo è un caposaldo della riforma.
  Passo a un secondo tema. La riforma del catasto deve portare a un prodotto – passatemi il termine – che deve essere in qualche modo dinamico e non statico, perché diversamente rischieremmo di ritrovarci più o meno con le stesse posizioni (non dico «identiche») che vengono trascinate in Italia dal 1939 in poi.
  Certo è che un meccanismo che possa ogni tre o quattro anni (e non ogni dieci) essere oggetto di rivisitazioni dinamiche potrebbe favorire complessivamente l'accettazione Pag. 5 e l'adattamento di questa trasformazione importante dei rapporti fiscali e territoriali del nostro Paese, così come si conviene e viene richiesto.
  Ricordo che la delega, se non vado errato, parlava di una rivisitazione che ogni dieci anni avrebbe dovuto perfezionarsi, producendo il rischio di un'obsolescenza ulteriore che probabilmente non farebbe al caso del nostro Paese.
  La terza considerazione che facciamo è che un fattore sicuramente di successo di questa operazione è quello relativo ai tempi necessari per completarla. La delega parlava di cinque anni. Cinque anni sono un termine ritenuto congruo probabilmente, ma assolutamente incongruo rispetto alle attese e alle esigenze del Paese.
  ANCI, come diciamo anche nel documento, ipotizza di poter agire per bacini territoriali, magari optando per una revisione che inizialmente si concentri su quelle aree del Paese in cui più forte è stata la dinamica di ristrutturazione edilizia o comunque dove maggiore è stato il dinamismo di quei valori di mercato che producono la distorsione.
  Dico questo perché se davvero vogliamo fare la riforma nei tempi in cui sarà necessario farla – parlo anche di tempi politici ed elettorali, perché mi rendo conto della delicatezza del problema – vista la sua assoluta centralità e importanza, è necessario assecondarla con degli accorgimenti che possano assicurare, non solo la precisione degli esiti, ma anche la sostenibilità di una riforma tanto importante e tanto significativa.
  Faccio un'ultima considerazione prima di passare la parola al dottor Ferri. Noi, come dicevo prima, ci siamo azzardati anche a dare una valutazione sommaria della situazione che attualmente si vive in Italia rispetto a queste distorsioni. Si tratta di nostre valutazioni – lo ripeto – sommarie, preliminari, fondate per lo più sui valori OMI e sui dati catastali.
  I dati catastali, per comune, producono delle risultanze che variano molto e in maniera inattesa rispetto agli standard e ai convincimenti che si maturano rispetto alla questione, ma di questo parlerà il dottor Ferri.
  La cosa che volevo dire è che chiaramente il tema dell'invarianza di gettito è il dogma con cui necessariamente e inevitabilmente si è sempre accompagnato questo problema.
  Questo cosa vuol dire? Condividendo l'ANCI che la riforma del catasto non debba essere considerata un ulteriore patrimoniale implicita (ça va sans dire, per usare una terminologia di cui si è molto parlato), noi diciamo che ci sarà un periodo di transizione che deve essere accompagnato da una serie di previsioni normative di natura fiscale.
  La transizione, proprio per assicurare l'invarianza fiscale, deve essere accompagnata da norme che possano garantire i livelli di esenzione, di franchigie e di abbattimenti dell'imponibile tali da sottrarre la riforma alle asprezze di un dibattito politico che inevitabilmente potrebbe portare allo spiaggiamento di questa iniziativa tanto importante. Si tratta di corredare il sistema normativo di elementi, regole e discipline tali da prevedere possibilità di incidere sulla sagomatura degli imponibili.
  Il secondo elemento chiaramente è che, sempre per gestire la transizione, si dovrà disporre anche di decreti, di provvedimenti che modifichino le aliquote applicabili ai diversi tributi coinvolti, così da garantire un'invarianza complessiva.
  Il tema dell'invarianza è un tema complicato, difficile, ma non impossibile da governare, se davvero si vorrà corredare contestualmente la riforma di questi elementi normativi che possano intervenire anche secondo un processo diacronico, sviluppato nel tempo, per arrivare al risultato di una raggiunta equità fiscale.
  In sostanza, il tema dell'invarianza fiscale si collega inevitabilmente sia con una riforma o comunque con un intervento sulla normativa del fisco locale, di cui si sente un gran bisogno, sia con il tema del Fondo di solidarietà, perché nel diapason fiscale vi sono propagazioni – lo ripeto – che derivano dall'impalcatura dell'attuale sistema catastale e della perequazione in Italia, che inevitabilmente potrebbero creare Pag. 6 difficoltà fra comuni piuttosto importanti.
  Giusto per darvi una cifra di come si possa prevedere un forte riflesso sul piano della perequazione, ricordo che ogni anno le risorse movimentate attraverso il riequilibrio che si fonda sulla determinazione dei gettiti standard di IMU e TASI è pari a 2,5 miliardi. Questa è la cifra che annualmente si movimenta e viene individuata come presupposto derivante dalle determinazioni del catasto, che chiaramente si connettono ai gettiti standard, che sono il presupposto per la perequazione.
  Siamo nell'ambito di un sistema impositivo immobiliare sicuramente fragile. Saremo, però, destinati a non disporre di un tessuto sufficientemente preciso e delineato se ritarderemo questa riforma, una riforma assolutamente necessaria – lo ripeto – che non deve essere vissuta con superstizione politica e amministrativa, ma che richiede uno sforzo complessivo articolato su più segmenti, che inevitabilmente dovranno poi collegarsi. Questo è un mio auspicio: una riforma del sistema della finanza locale di cui davvero, insieme a quella catastale, si sente un grande bisogno.
  Io passerei la parola al dottor Ferri, se il presidente crede.

  DANIELE MARANTELLI. Posso chiedere una cosa? I 2,5 miliardi cui faceva riferimento è la cifra per ogni anno?

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) Posso precisare? Volevo partire esattamente da questo.
  I 2,5 miliardi di movimento annuale non hanno nulla a che fare con la perequazione delle risorse, i fabbisogni standard e le capacità fiscale, mentre spesso si confondono le due cose. Sono il semplice risultato del riequilibrio della distribuzione delle risorse «storiche», solo che purtroppo non sono più nemmeno storiche, perché sono state tagliate di 8-9 miliardi nel corso di questi anni. È la somma necessaria per ridistribuire l'IMU in base al riparto ICI – trasferimenti statali 2010-2011 meno i tagli intervenuti.
  Perché è così grande? È così grande semplicemente perché l'ICI valeva 100, mentre l'IMU oggi vale 210 effettivo e 150 di base, quindi è chiaro che c'è una sovra-capienza locale di tutte le aree in cui la base imponibile è più alta, pompata dall'aumento della base imponibile dell'IMU con i 160 di coefficiente e così via.
  Poi viene la perequazione, che è un altro discorso. Non ne parliamo, se non di sfuggita qui, perché anche la perequazione, che sposta con i pezzetti che stiamo portando avanti ogni anno tra i 200 e i 300 milioni di incremento, si basa anch'essa in parte sulla capacità fiscale, quindi ha un elemento di aggancio con quello che stiamo dicendo.
  Partendo da questo, noi abbiamo fatto un esercizio piuttosto rozzo e sicuramente molto migliorabile di analisi della base imponibile catastale media abitativa (perché sul non abitativo ci sono elementi completamente diversi da analizzare, che guardati a livello medio contano poco) per comune e del rapporto tra base imponibile abitativa media e valore di mercato medio rilevato dall'OMI.
  L'OMI lavora per microzone, il catasto lavora per singole unità immobiliari. Noi non abbiamo le singole unità immobiliari del catasto, ma abbiamo una fornitura periodica dell'Agenzia delle entrate contenente l'aggregazione per categoria e comune, quindi abbiamo dei dati sintetici per singolo comune. Questo permette di fare qualche analisi, salvo errori e omissioni, con un minimo di approssimazione.
  Le tavole e i ragionamenti che seguono il discorso sull'importanza di una base catastale non distorta, anche ai fini del riparto delle risorse tra i comuni, mostrano due elementi. Il primo, più banale e più noto, è la distribuzione della base catastale tra i territori, che, come sappiamo, è una distribuzione fortemente diseguale. Le regioni con minor rendita media (ragioniamo in termini di rendita) sono Basilicata e Calabria, mentre le regioni con maggior rendita media sono Liguria, Emilia e Toscana. Come sappiamo, ci sono differenze di due volte e mezzo.
  Queste differenze – la preoccupazione è un po’ questa – difficilmente possono essere Pag. 7 mediamente ascritte alle distorsioni catastali, sono in larga parte differenze strutturali. All'interno naturalmente agiscono anche i disallineamenti catastali, ma in una maniera che non è necessariamente concorde con il fatto che la rendita medio-bassa di una regione debba essere mediamente veramente alzata.
  All'interno ci saranno casi di sottovalutazione e sopravvalutazione, ma è probabile che noi, con un catasto perfetto, guardando solo i valori OMI, troveremmo situazioni piuttosto simili, cioè rapporti di valorizzazione di base imponibile all'incirca dalle due alle tre volte tra il territorio di valorizzazione più bassa, almeno su scala regionale, e il territorio di valorizzazione più alta.
  Abbiamo costruito, forse presuntuosamente, un piccolo indicatore, intrinseco alla base catastale, di disallineamento. Quante sono le A5 che ci sono nei territori? Le A5 sono le abitazioni ultrapopolari, quelle con il bagno sul ballatoio, se avevano il bagno, oppure anche senza bagno, che tra gli anni ’70 e gli anni ’80 sono state sostanzialmente modificate e, quindi, abolite dalle ristrutturazioni edilizie nei centri storici.
  Io nel 1965 entrai con mia madre in una casa che aveva il bagno sul ballatoio al centro di Roma, dove oggi c'è un ufficio governativo, in via della Stamperia. Non costavano niente, erano zone di scarso pregio. Nel 1965 fu messo il bagno. In quei vent'anni praticamente le A5 sono sparite.
  Guardiamo solo questo, le abitazioni di lusso A5 sono un altro discorso. Innanzitutto, una media nazionale del 2,7 per cento, che vuol dire 900.000, è già un qualcosa che ha un certo peso. Invece, quando vediamo addensamenti così importanti (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) tra il 4 e il 7 per cento (anche il 2,7 della Valle d'Aosta, anche se è così piccolo), lì possiamo immaginare che, oltre a esserci un piccolo fenomeno ancora persistente, cioè abitazioni che non sai dove mettere e hai lasciato in A5 oltre al fatto che possono sussistere ancora abitazioni che non riesci a cacciar via dal novero delle abitazioni e che ti tieni in una situazione «vietata», nel senso che sono state abolite come categoria e non si possono più attribuire da un sacco di tempo (il fenomeno ci sarà anche) evidentemente c'è anche una lentezza del catasto e dei proprietari ad andare a vedere per quale motivo sussistono delle categorie abolite.
  Questo è un indicatore un po’ presuntuoso, perché l'agenzia – lo devo dire – ha dei dati di disallineamento molto interessanti. Stanno usando degli indici internazionali – non ho potuto recuperarli e non mi spetta neanche – di disallineamento catastale abbastanza importanti, da cui si vede che il catasto migliora, ma è pur sempre piuttosto arretrato in assenza di una riforma organica.
  Sul lato delle A1 dico soltanto che noi abbiamo questa classificazione del cosiddetto «lusso» che io suggerisco di abbandonare al più presto e di dare dei criteri, perché la classificazione in A1, A8 e A9 è del tutto casuale. Noi abbiamo ville che sono villini, villini che sono ville, case grandi che sono di lusso, case grandi che non sono di lusso...

  FEDERICO FORNARO. Vorrei segnalare lo 0,0 della Sardegna.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). C'è lo 0,0 della Sardegna e anche lo 0,0 della Basilicata. Lì il fenomeno sarà leggermente inferiore.

  FEDERICO FORNARO. Io penso alla Costa Smeralda, luogo normalmente di A5.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). C'è anche l'aneddoto di Genova, che ha il doppio di case classificate in A1 di Milano, che è evidentemente una difformità catastale.
  FEDERICO FORNARO. C'è una storia su Genova.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale Pag. 8 comuni italiani (ANCI). Sì, ci sono tante storie su Genova.

  FEDERICO FORNARO. Ci sono le case «patrizie» sul mare, lì è tutto A1.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Sì, ma sono tutte A1 semplicemente perché sono nate in un tempo tale da poter essere classificate A1, quando si aveva un certo metodo. Non è che dopo non sono nate, ne sono nate anche altre che invece probabilmente o non lo sono o lo sono molto sporadicamente.
  Chiudo dicendo semplicemente che il nostro catasto è unitario solo apparentemente. Questo è un tema più generale. Speriamo che la riforma e le attività propedeutiche che l'agenzia sta facendo relativamente alla riforma aiutino a omogeneizzare il meccanismo, perché noi abbiamo avuto modalità di funzionamento storiche dei vari uffici regionali e provinciali completamente diverse sui territori.
  Infine, abbiamo ottenuto un sommario confronto tra i valori catastali e i valori di mercato riportando i valori OMI e i valori catastali ambedue a un valore al metro quadro (prendendo il valore catastale e moltiplicando la rendita per 160-168, quello che è), ottenendo due vettori comparabili: valori medi comunali della valorizzazione catastale e valori medi comunali della valorizzazione di mercato, sempre in euro a metro quadro.
  La nuvola che vedete a pagina 13 del documento presentato mostra con immediata chiarezza la grandissima dispersione dei valori. Noi qui abbiamo un puntino per comune. Ogni puntino ha le coordinate «valore catastale» in orizzontale e «valore di mercato» in verticale.
  In una situazione normale ci sarebbe un forte addensamento sulla media (il punto di intersezione delle due linee rosse che vedete) e una distribuzione lungo una diagonale: se cresce il valore catastale, vado a intercettare i comuni nei quali mediamente il valore di mercato è analogamente più alto.
  Questo, come si vede, non avviene. Questa è la parte più grossa della distribuzione. Abbiamo tagliato i casi più isolati, che ci facevano fare una lista peggiore. Vediamo che, prendendo un valore catastale medio (450 euro nazionali), non intercettiamo un grande addensamento sui 1.150 euro di valore medio catastale (il rapporto è del 42 per cento, due volte e mezzo), ma lungo la linea retta che c'è sopra il valore di 450 euro troviamo praticamente comuni che stanno a tutti i livelli di valore di mercato, da addirittura un po’ di meno (400 e qualcosa nei puntini più bassi) fino a circa 1.500-2.000.
  In sintesi, come immagino sappiamo bene tutti ormai, il problema non è quanto è troppo basso il valore catastale rispetto al valore di mercato. Oggi mediamente è al 42 per cento. Ci resti tranquillamente al 42 per cento, anche nel nuovo catasto. Non c'è bisogno. Usiamo lo schema valori di mercato per riassestare le proporzioni interne e rendiamo tendenti a questo 42 per cento tutti i valori dei diversi immobili e dei diversi comuni. Questo è un tema piuttosto importante.
  Faccio un ultimo flash. Visto in termini medi comunali, è una rappresentazione di media comunale di ciò che accade nell'universo delle unità immobiliari. Qui non ci poteva essere il Trentino Alto Adige, perché hanno un catasto che non conferiscono all'agenzia, quindi per unirlo è complicato, ma non ci sono nemmeno Sicilia e Sardegna, perché avevamo disponibili i dati OMI solo per le RSO (regioni a statuto ordinario). Se noi ci mettessimo 30 milioni di abitazioni, avremmo una situazione molto paragonabile, dato un certo valore di...

  FEDERICO FORNARO. Come avete fatto con gli OMI per i piccoli comuni?

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Abbiamo usato gli OMI.

  FEDERICO FORNARO. Ci sono?

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale Pag. 9 comuni italiani (ANCI). Sì, le microzone ci sono per tutti. Probabilmente in qualche area piccola comprendono più comuni.

  FEDERICO FORNARO. (fuori microfono). Comprendono più comuni.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Quando serve danno la risposta, però qui il problema non è la scala.

  FEDERICO FORNARO. Abbiamo visto in Commissione finanze che l'applicazione dell'OMI, per esempio in via transitoria in una fase di passaggio dal vecchio al nuovo sistema, era stata contestata dall'Agenzia delle entrate perché non sufficiente ai fini di un possibile contenzioso tributario, ma soprattutto perché OMI è soltanto sulle città e non sui piccoli comuni.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). No, l'OMI ha una copertura totale. Che la copertura totale sia una copertura sufficiente per adeguare è un altro discorso, però mi riservo di dare una risposta sul caso che abbiamo usato. Non mi risultano tecniche particolari, abbiamo usato semplicemente la microzona x, magari mediando eccessivamente i comuni che ci stanno dentro.
  Faccio un ultimo flash e ho finito. Noi abbiamo messo in fila il rapporto catasto-mercato per tutti i comuni mettendoli dal più basso al più alto, per un'analisi di dispersione ulteriore che riflette quella nuvola poco allineata che vediamo.
  Il percorso naturalmente ha due code: una con valorizzazioni di catasto molto basse rispetto al mercato, anche molto inferiori al 42 per cento, l'altra con situazioni opposte di sopravvalutazione, addirittura ben oltre la media del 42. In alcuni casi i valori catastali arrivano outlier, oltre i valori di mercato. Sono pochissimi, ma sicuramente oltre la media ne arrivano un sacco.
  Abbiamo visto che, se diciamo che un terzo più o meno della media, quindi due terzi della media e quattro terzi della media, sono due misure importanti di eccesso al ribasso o al rialzo, sotto il 28 per cento del rapporto catasto-mercato e sopra il 56 per cento del rapporto catasto-mercato ci sono rispettivamente circa 1.000 enti.
  Non abbiamo fatto un'analisi più approfondita in termini di abitanti, di patrimonio eccetera, cosa che sarebbe opportuno fare, però è significativo il fatto che guardando alle medie comunali si ha una certa simmetria di questa distribuzione, molto poco addensata al centro, come abbiamo visto nella nuvola (non ci sono tanti comuni che stanno vicini alla media, sono tutti un po’ sparsi) e un 30 per cento di enti particolarmente distanti.
  Andando a vedere molto sinteticamente dove stanno questi enti, vediamo che tra i piccoli e i piccolissimi comuni ci sono quelli particolarmente sottovalutati, mentre in una fascia di città medie (sono solo sei su 27, ma è significativo) da 100.000 a 250.000 abitanti c'è una forte sopravvalutazione rispetto alla media.
  Le sottovalutazioni sono collocate prevalentemente in Piemonte, Liguria, Toscana, Marche Lazio e Campania, indipendentemente dai posti dove le rendite sono per forza più alte o più basse. Le sottovalutazioni più frequenti in termini di enti sono sparse tra nord e sud in maniera abbastanza variegata.
  Su questo ci riserviamo un approfondimento, perché purtroppo siamo andati un po’ lunghi sul controllo dei dati. Le sopravvalutazioni, cioè i casi in cui il catasto è mediamente più vicino al valore di mercato, sono più frequenti in diverse regioni del sud che sono valutate poco dal catasto, in Basilicata e Calabria, che sono le due con le rendite catastali medie più basse di tutte, e nel Veneto, dove un terzo dei comuni addirittura presenta un fenomeno di sopravvalutazione media, che dovrebbe tendere di più verso la media.
  Non dico questo per riconoscere un valore esagerato a questa overview, che è un panorama generale, ma per raccomandare cautela nella valutazione dei dati e Pag. 10delle aspettative. La diversità delle rendite deriva anche da un catasto vetusto, ma soprattutto da fatti strutturali del mercato.
  L'andamento dei disallineamenti non è guidato da quanto ti considero poco in catasto e da quanto ti considero tanto, ma da come il rapporto con il mercato si è disconnesso nel tempo su livelli che non sono necessariamente i più bassi per le sopravvalutazioni e i più alti per le sottovalutazioni. Possono intrecciarsi malamente, come accade, e producono certamente, anche ai fini della riforma, situazioni di penalizzazione fiscale del tutto analoghe a situazioni di avvantaggiamento fiscale.
  Se togliamo i casi estremi, cioè i 900.000 categoria A5, di cui 300.000-400.000 aumenteranno anche di dieci volte la tassazione, poiché hanno goduto di un bonus fiscale almeno da quando c'è l'ICI, per non pensare alla tassazione più complicata del passato (almeno da quando c'è l'ICI ogni anno lo Stato gli ha dato un certo ammontare integrativo occulto), la situazione di riallineamento a invarianza anche solo nazionale di prelievo tende a trovare tanti penalizzati quanti avvantaggiati.
  La casualità ci aiuta a immaginare una redistribuzione che non va a incidere in maniera asimmetrica sullo scarso accoglimento della riforma presso l'opinione pubblica.

  PRESIDENTE. Grazie. Sappiamo più o meno che questa situazione esiste. I nostri amici dell'ANCI l'hanno inquadrata e fotografata.
  Effettivamente parlare di parità di gettito significa anche riproporre equità. Si può fare equità anche a parità di gettito, anzi si deve fare probabilmente tra enti e tra situazioni diverse.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROGER DE MENECH. Innanzitutto vi ringrazio per i numeri, per i dati e anche per le vostre opinioni e per le vostre tesi.
  Io dico una cosa. Se il tema dell'abitazione in generale è un tema centrale, come si vede, sotto tantissimi profili, noi dovremmo cercare di scollegare, nell'esercizio della classificazione del patrimonio – la chiamo così – che è il catasto, non soltanto ovviamente per problemi di ordine politico, ma soprattutto per riuscire a creare le condizioni per cui una serie di sforzi che stanno facendo i governi in questi anni vengano tradotti in una classificazione più congrua nel rispetto dell'equità del Paese.
  Perché dico questo? Io sono arrivato a dire una cosa che magari per alcuni c'entrerà poco: io intreccerei il grande piano della riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, con tutte le agevolazioni che ci sono e l'ipotesi di dotare finalmente il nostro patrimonio edilizio di una scheda fabbricato.
  Come sapete, questa cosa gira nelle aule delle Commissioni e del Parlamento da anni. Cos'è la scheda fabbricato? È una scheda che deve riconoscere puntualmente, non soltanto le caratteristiche classiche catastali che fanno riferimento alle rendite, ma anche quelle che forse interessano più il cittadino, cioè le caratteristiche di efficienza energetica e, visto quello che è successo nel nostro Paese negli ultimi anni, le caratteristiche di resistenza del fabbricato.
  Perché dico questo? Se togliamo di mezzo la tassazione, fermando un attimo l'aspetto che noi abbiamo bisogno di avere una certezza rispetto al nostro patrimonio edilizio, esclusivamente per collegarla a quanto lo facciamo pagare ai cittadini, forse riusciamo a costruire una maglia un po’ più congrua, che secondo me costituisce un vantaggio nei confronti delle dinamiche che i cittadini dovrebbero essere in grado di gestire.
  Faccio un esempio. È chiaro che un'abitazione degli anni ’60 ha certe caratteristiche, ma negli ultimi dieci anni noi abbiamo cercato con dei provvedimenti di cambiare quelle caratteristiche con degli incentivi forti. Tutto questo, dove si fa, dovrebbe essere tradotto dentro un modello un po’ più elastico di quello di oggi, che riconosca lo sforzo che ha fatto lo Stato perché ha dato i contributi e il cittadino perché vi ha aderito.
  Questo andrebbe a beneficio, non soltanto di una congruità del sistema, ma Pag. 11anche di una trasparenza ed efficacia del sistema interno della gestione immobiliare. Io non lo vedo soltanto nei confronti dello Stato, ma anche fra privato e privato. Oggi una macchina nuova o usata è sul mercato con delle caratteristiche precise, il numero di chilometri eccetera e, quindi, io posso acquistarla in trasparenza. Dovremmo arrivare a quel punto anche rispetto al fabbricato, oggi non ci siamo.
  Se facciamo questo sforzo collettivo, ovviamente esso non può durare una legislatura. Se tu vuoi avere un quadro completo del patrimonio, devi impostare un metodo di raccolta del dato molto puntuale e poi alla fine devi cercare di applicarlo nel lungo periodo in modo che gradatamente tutto il patrimonio si adegui.
  Oggi – lo ripeto – siamo in una situazione di favore, perché l'85 per cento del ritorno fiscale rispetto all'aspetto antisismico, a mio avviso, anche se ne parliamo pochissimo, è la più grande incentivazione che c'è sul panorama di tutto il Paese e di tutte le categorie, non solo dell'edilizia. Non ci sono altre parti del nostro sistema produttivo che vengono così tanto incentivate.
  Una volta che abbiamo dato le risorse per fare l'intervento, dovremmo avere la capacità di fare in modo che quelle risorse si tramutino in un fabbricato che è meglio censito di oggi e, quindi, alla fine anche in una rendita catastale, che non può essere di per sé collegata alla tassazione. O meglio, se io ho fatto quello sforzo perché la prima casa di abitazione è la mia sicurezza personale, probabilmente siamo arrivati al punto, che io condivido, che non serve che questo entri nel contesto della tassazione. Invece, se io ho fatto quello sforzo perché quell'immobile va sul mercato o su una pluralità di immobili che metto in vendita o in affitto, lo sforzo che ha fatto lo Stato deve essere certificato e poi deve essere anche tramutato in una scheda catastale che ne riconosca l'efficacia.
  Io credo che l'unico vero grande difetto, che è tipico italiano, è che noi tentiamo di portare a casa queste riforme con un'emergenza che da noi è l'emergenza delle entrate. Dobbiamo riconoscerlo. Le colpe sono storicamente di tanti. Probabilmente c'è un patrimonio, non edilizio, che abbiamo ereditato, che si chiama debito pubblico.
  Secondo me, questa è la sfida in un Paese in cui le case mediamente sono in proprietà, ma sono poco efficienti da un punto di vista sismico e dell'efficienza energetica. Questa è la grande sfida della riqualificazione e ci mettiamo dentro tutti i progetti. Anche quelli diretti dello Stato, cioè i miliardi delle periferie che diamo ai comuni capoluogo, stanno dentro quel contesto lì.
  A quel contesto probabilmente dovremmo affiancare anche una capacità dello Stato di censire lo sforzo del cittadino, dello Stato stesso e delle amministrazioni – lo ripeto – con la tranquillità e senza la fobia di collegare immediatamente lo sforzo di censimento con la tassazione.
  Il nostro presidente in apertura ha ricordato delle note rispetto al tema di questi ultimi due giorni. Mi riferisco alla tassazione della casa e a qualche nota dell'Europa. Io ho colto in quella nota, non un collegamento diretto fra la qualità della casa, il cittadino e l'amministrazione che deve tassarla, ma il reddito di quel cittadino. Mi pare di aver capito questo.
  Già questo ci fa capire che anche l'Europa ci dice: «Ci sono delle case e ci sono delle situazioni, che però afferiscono al cittadino contribuente, non soltanto al censimento della casa». Io, almeno, l'ho letta così, avendola riletta un po’ di volte.
  Già questo ci fa capire che anche nel suggerimento europeo, per quanto io sulla prima casa non lo condivida in nessun caso, si collega la situazione patrimoniale dell'individuo, non direttamente la situazione del proprio edificio.
  Già questo ci può far capire che magari, con un po’ di tranquillità e prendendo un progetto che duri un po’ di più di una legislatura, forse potremmo arrivare ad avere un vero quadro, sincero, che sia anche di aiuto al cittadino e non sia visto da quest'ultimo solo come uno strumento per dire: «Ah, ma hai la casa con il bagno rifatto! Bene, devi pagare un euro in più».
  Se partiamo con questo presupposto, secondo me, rischiamo di non avere nemmeno Pag. 12 l'efficacia nella traduzione del dato, cioè il fatto che ci restituiscano il dato.

  FEDERICO FORNARO. Io ringrazio gli auditi. Visto che siamo arrivati sostanzialmente in dirittura d'arrivo della legislatura, io considero la mancata riforma del catasto una delle vere riforme che non siamo riusciti a fare.
  Ricordo a me stesso e ai colleghi che era uno degli assi portanti della delega fiscale e che siamo arrivati a pochi tornanti dal traguardo, ma è stato bloccato tutto per decisione politica e anche – lo sottolineo anche se siamo in forma pubblica – per una strategia cosciente di una parte dell'informazione.
  Ovviamente, come ha ricordato prima il dottor Ferri, una riforma del catasto finisce per «privilegiare» qualcuno e «danneggiare» altri. È ovvio che, se comunico soltanto i secondi, cioè quelli che hanno un aumento dell'imponibile fiscale, c'è un ritorno dell'opinione pubblica esattamente contrario.
  Io ho partecipato come membro della Commissione finanze all'indagine conoscitiva che facemmo al Senato proprio su questa materia. Ovviamente ricordo anche il lavoro che abbiamo fatto, seppur non in forma d'indagine conoscitiva, ma con una serie di audizioni sul panorama europeo.
  Roger, il problema è che l'Europa fa riferimento alla ricchezza del contribuente perché per fortuna loro partono da una base imponibile che è molto più affidabile della nostra rispetto alla ricchezza. Non sono seduti sulla montagna di evasione fiscale sulla quale siamo seduti noi.
  Lo dimostrano i ripetuti interventi di scoperta di evasori parziali o totali, per esempio sulle tasse universitarie, dove sulla base dell'ISEE hai delle agevolazioni e scopri continuamente, senza fare categorie.
  L'Europa ti sta dicendo una cosa semplicissima: perché io, cittadino tedesco o cittadino francese, pago la tassa sull'abitazione e tu, cittadino italiano, che mi vieni continuamente a chiedere flessibilità, che sei in difficoltà, non devi pagare nulla sulla prima casa? È un'assoluta incongruenza rispetto a tutta Europa. L'Unione europea ti sta dicendo semplicemente questo.
  Per quel che mi riguarda, io ho la coscienza a posto. Quando si discusse sull'azzeramento dell'IMU sulla prima casa, io presentai una proposta – e devo dire che mi ritrovo nei dati – che portava la detrazione da 200 a 400 e che sostanzialmente esentava, secondo i dati di allora, il 66 per cento delle abitazioni, facendo pagare tutti meno, ma facendo pagare una quota a quelli che è giusto che paghino una tassazione sulla prima casa.
  Io considero un'ingiustizia fiscale il fatto che la prima casa sia completamente slegata dalla situazione patrimoniale e reddituale.
  Detto questo, io ho paura che qualsiasi tentativo di intervento globale si infranga con il problema che ha portato poi il Governo a bloccare, come dicevo prima, a pochi metri dal traguardo la riforma.
  Mi chiedo se non valga la pena lavorare, piuttosto che con delle priorità territoriali, come voi proponete, con delle priorità catastali. Dove abbiamo i problemi veri? Abbiamo il problema vero di una ridefinizione di che cosa è il «lusso» e abbiamo il tema delle cosiddette «villette a schiera», le villette indipendenti, che a seconda dei territori sono classificate in maniera completamente differente.
  C'è poi un problema interno alla A4. Voi avete segnalato giustamente la A5, ma all'interno della A4, se non ricordo male – dottor Ferri, mi corregga – ci sono tre sottocategorie.
  Io ne ricordo tre fondamentali, che hanno declaratorie che oggi sono abbastanza obsolete.
  La A5 lo è totalmente e, infatti, è stata cancellata, come ricordate voi, dal 1992, ma anche all'interno, che vuol dire fondamentalmente nei centri storici dei piccoli comuni, che voi avete segnalato, ci sono problemi di incongruenze in molti casi che arrivano da lì, a mio giudizio. C'è un peso delle A4 che è enormemente superato dal processo di ristrutturazione edilizia. Oggi le troviamo, non dico in A3, ma sicuramente in molti casi nella fascia più alta delle A4, invece che averle in quelle più basse della A4, e c'è abbastanza differenza. Pag. 13
  Io, quindi, probabilmente proverei a lavorare su quello. Sulle A5 la soluzione è molto semplice, si può fare con due righe, dicendo che tutte le A5 sono classificate A4-A3, salvo prova contraria. È banalissimo. Se tu hai ancora il gabinetto fuori, che è la declaratoria della A5 alla fine, fai la fotografia e la porti, altrimenti d'ufficio io te la passo alla categoria più alta vicina.
  A quel punto, tu hai tolto questa cosa che non ha veramente più senso.
  C'è un altro tema da affrontare. Il fatto che noi andiamo a dire in Europa che facciamo pagare le case di lusso e le case di lusso in Italia sono lo 0,2 per cento, quasi da Paese africano! Perché si arrabbiano in Europa? Si arrabbiano per queste cose. Se vedessero mai questo 00 della Sardegna! Questa è una vergogna nazionale. Questo è il punto. Non ce l'ho con i sardi, ma mi sembra un dato oggettivo che ci sia qualche zona dove forse c'è qualche casa di lusso.
  Credo che il coinvolgimento dei comuni dell'ANCI che è stato richiamato sia giusto, ma con qualche accortezza. Credo sia giusta la sensibilità dei vari amministratori comunali nell'adattare il metro, ma la determinazione del metro dovrebbe essere un po’ più distante dai comuni, perché altrimenti, ci siamo capiti, ci sono dei rischi. È meglio anche per i comuni. Stabilito il metro, io posso decidere di fare interventi, anzi più il metro è fatto correttamente più mi consente di fare eventualmente degli adattamenti ai territori. Credo che l'altro giorno sia venuto il sindaco di Sestriere. Ci sono comuni che hanno questioni annose.
  Io credo che questa Commissione più che dire che la riforma del catasto dovrebbe essere il primo punto di qualsiasi Governo che uscirà dal prossimo Parlamento non possa fare. Di qui passa un tema di equità fiscale, non di aumento della tassazione.
  È chiaro che però – in questo caso non parlo ai media, ma ai singoli partiti – non tutti sono stati d'accordo sulla riforma del catasto. C'è stato un momento in cui c'è chi ha sfruttato politicamente questa cosa per giocarla contro il Governo. Questo è uno di quei punti cosiddetti «bipartisan». Bisogna che costruiamo tutti il metro uguale per tutti, chiunque governi.
  Comunque, è chiaro che queste cose sono da fare a inizio legislatura, perché gli effetti iniziali saranno problematici. Si è parlato dei territori, ma voi pensate cos'è la città di Roma. Tutto il centro storico ha situazioni catastali che portano a dire che spesso il valore degli immobili secondo il catasto è inferiore alle costruzioni oltre il raccordo anulare. È chiaro che chi avrà le case nel centro pagherà di più e chi le avrà oltre il raccordo anulare pagherà di meno, però questo mi sembra un tema di equità fiscale.

  DANIELE MARANTELLI. Vorrei soltanto ringraziare perché, come sempre, le cose più efficaci emergono quando ci si prospettano dei dati, come è stato fatto questa mattina.
  Per il resto, è del tutto evidente che faccio mie le considerazioni che si stavano facendo ora, alle quali aggiungerei una cosa. Noi non abbiamo solo un problema di evidente maggiore equità dal punto di vista fiscale in questo Paese, quindi di ulteriori aumenti di tassazione. Io aggiungo che la riforma del catasto con ogni probabilità è un obiettivo obbligato, se vogliamo anche evitare, attraverso una maggiore semplificazione, quella montagna di furbizie che sono francamente un danno per gli amministratori locali e in generale per tutti i cittadini perbene e onesti di questo Paese. Lì davvero c'è un campo di lavoro enorme.
  Quello che diceva De Menech prima in ordine alla vera grande sfida, che è quella di recuperare alcune caratteristiche – lui faceva riferimento al recupero energetico, alla cosiddetta «caratteristica di resistenza», se ricordo bene come l'ha chiamata – richiede davvero uno sforzo culturale da parte di tutti.
  L'impressione un po’ impotente è che anche noi in questa fase stiamo dando poco più che un contributo culturale, perché è chiaro che dal punto di vista dei cambiamenti pregnanti ormai la palla è affidata alla prossima partita, che si giocherà nella legislatura che verrà.
  Non per questo il lavoro che è stato fatto, anche conoscitivo, sentendo i precedenti Pag. 14 protagonisti sul catasto e anche voi dell'ANCI, che avete secondo me una funzione decisiva, è stato inutile, anzi credo che sia utile.
  Forse vale la pena fare lo sforzo di raccogliere – mi rivolgo al presidente – come contributo della Commissione questo insieme di valutazioni e di consegnarle a chi verrà.
  Io in questo caso condivido molto le cose che diceva il senatore Fornaro: una riforma come quella del catasto non può che essere un interesse bipartisan o più correttamente tripartisan o di quante parti ci saranno, che in questo momento non riusciamo sicuramente a prevedere.

  PRESIDENTE. Bravo, Marantelli. Ci piace questo tripartisan che introduce! Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  GUIDO CASTELLI, sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Faccio una sintesi. Io concordo molto sul fatto che la riforma debba essere esplicitata sapendone enfatizzare il contributo e il significato per la modernizzazione del Paese e per la conoscenza del territorio.
  C'è una rilevanza fiscale, che è quella che è stata evidenziata e che sappiamo, però in questo momento anche nella dinamica europea il fatto che il nostro Paese non abbia contezza del proprio patrimonio è un ulteriore elemento di debolezza rispetto ai colloqui e ai dialoghi europei. Infatti, al di là del dogma del trasferimento delle tasse dal reddito al patrimonio, anche per rimanere nell'ambito del patrimonio, si ha il disallineamento.
  Io apro e chiudo una parentesi su un dato che spesso viene poco considerato e ricordato. Noi in Italia abbiamo ancora qualcosa come 5 milioni di condoni edilizi non definiti. Tutto ciò cuba poco meno di 20 miliardi di euro (forse 18, sono stime, valutazioni), per effetto di una serie di questioni. Molta parte di queste pratiche inevase devono la loro situazione proprio al fatto che vi sono limiti e difficoltà anche nel restituire i soldi a chi ha già prestato.
  Dico questo per sottolineare che c'è una questione che incontra anche i desiderata del cittadino, che nel medio termine, se non nel brevissimo, avrà solo di che soddisfarsi di un riallineamento complessivo. Questo è il primo tema.
  Concordo con la necessità di dare a questa riforma una denominazione e una finalizzazione diverse. Si parlava di «piattaforma conoscitiva del patrimonio», non per ammannire significati e contenuti diversi dal vero, ma semplicemente perché è di questo che si tratta.
  Vengo al secondo tema. Il mondo è cambiato talmente tanto dal 1939, dal patto Molotov-Ribbentrop, che disponiamo comunque di strumenti e tecnologie che ormai in maniera quasi abitudinaria ne fanno parte. I sistemi GIS (geographic information system) e i sistemi SIT (sistema informativo territoriale) sono una banalità nella gestione dell'organizzazione e della visualizzazione del nostro patrimonio, ma rimangono totalmente astratti ed eccentrici.

  FEDERICO FORNARO. Sull'agricoltura è stato fatto. Sui rurali si è riusciti a intervenire e a fotografare. Ricordo quando ero sindaco e arrivavano giustamente quelle cose e io mi chiedevo cosa dovessi farci.

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Sono sistemi che vanno assistiti.

  FEDERICO FORNARO. Devo dire che c’ è una precisione che è una roba...

  ANDREA FERRI, responsabile dell'Area finanza locale e catasto dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Ci sono 1,8 milioni-1,9 milioni di rilevato. Sono 800.000-900.000 le comunicazioni che stanno partendo in questi giorni.

  GUIDO CASTELLI, sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Lo dico anche perché c'è una questione non banale attinente ai costi di questa operazione, che andranno stimati e messi da parte, ma comunque l'arsenale tecnologico consente di avvicinare il margine di Pag. 15errore. Tra Google e Ferri c'è un punto di equilibrio che è la razionalità dell'organizzazione di sistemi che – lo ripeto – ormai fanno parte del patrimonio comune.
  Mi permetto di aggiungere un'altra cosa: avere una conoscenza specifica e scrupolosa può consentire al legislatore nazionale e alla pianificazione nazionale di avere elementi di decisione molto utili sulle grandi reti tecnologiche, perché la conoscenza del territorio, la visualizzazione specifica e il dimensionamento dei contributi infrastrutturali del Paese passano anche da questi aspetti.
  Non entro nella questione della prima casa. Un'ulteriore incongruenza nella discutibile situazione che si è creata è quella delle modalità con cui è stato effettuato il rimborso. Chi vi parla ha avuto un assegno di compensazione che è frutto, non solo di distorsioni che abbiamo a monte nelle basi catastali di Ascoli Piceno, ma anche del fatto che io, avendo tenuto basse le aliquote, ho avuto un rimborso che è enormemente più basso di quello...

  FEDERICO FORNARO. Il dottor Ferri potrà riferirle in privato cosa è capitato al mio comune.

  GUIDO CASTELLI, sindaco di Ascoli Piceno, delegato per la finanza locale dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI). Ça va sans dire che, visto che ci dovremmo essere, sperando che ci siamo, invitiamo tutte le forze politiche (due, tre, quattro, cinque o quante saranno) a inserire nel cahier di buoni propositi quell'intervento sulla fiscalità locale che tutti auspicano, considerati l'entropia, il disordine e la casualità che ormai dominano, l'imposizione fiscale locale.
  Noi ci stiamo muovendo su questo. È un altro argomento, però ipotizzare scenari alternativi per stabilire fonti di alimentazione delle nostre funzioni meno improvvisate è un altro tema che ci permettiamo di sottoporre alla vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti dell'ANCI per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.05.

Pag. 16

ALLEGATO

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32