XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 166 di Mercoledì 24 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nugnes Paola  ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nugnes Paola  ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nugnes Paola  ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Nugnes Paola  ... 7 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 7 
Nugnes Paola  ... 8 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 8 
Puppato Laura  ... 8 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 8 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 8 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 

(La seduta, sospesa alle 9.30, è ripresa alle 14) ... 12 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri, Francesco Prete (Svolgimento e conclusione) :
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 12 
Puppato Laura  ... 14 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Puppato Laura  ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Puppato Laura  ... 17 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 17 
Paoletti Luigi , sostituto procuratore presso il tribunale di Velletri ... 17 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 17 
Puppato Laura  ... 17 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 17 
Puppato Laura  ... 18 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 18 
Paoletti Luigi , sostituto procuratore presso il tribunale di Velletri ... 19 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 19 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 19 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 19 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 20 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 20 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 20 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 22 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 22 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 22 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 22 
Braga Chiara (PD)  ... 22 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 23 
Cervellini Massimo  ... 23 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 23 
Cervellini Massimo  ... 23 
Prete Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ... 23 
Cavallo Marco , comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo, accompagnato da Rossana Cintoli, direttore tecnico, e da Sergio Ceradini, direttore della sezione provinciale di Roma, che ringrazio della presenza.
  L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Lazio in merito alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti, in questo caso con particolare riferimento al recente incendio avvenuto presso gli impianti della società Eco X di Pomezia, dove una delegazione della Commissione – lo ricordo – si recherà il 30 maggio prossimo, effettuando un sopralluogo e svolgendo una serie di audizioni presso la base dell'aeronautica dell'aeroporto militare Mario De Bernardi.
  Inoltre la Commissione è interessata ad avere un quadro aggiornato della situazione concernente la bonifica del SIN Valle del Sacco. Non so se riusciremo – abbiamo tre quarti d'ora di tempo – ad affrontare anche questo secondo argomento, quindi facciamo quello che possiamo. Al limite, se non abbiamo tempo per fare le domande alla fine, chiederemo al dottor Lupo di aggiornarci nel corso di un'altra seduta. I due argomenti sono importanti (lo dico già in premessa come ordine dei lavori).
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque. Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola al dottor Lupo per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande da parte dei commissari (lo ripeto, con le riserve che ho detto all'inizio). Partendo dalla questione relativa a Pomezia, può farci un breve inquadramento della situazione, di quello che avete fatto, di come avete agito.

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Ho portato una relazione sulle attività che abbiamo svolto relativamente all'incendio di Pomezia, che è in distribuzione. È una relazione aggiornata rispetto a quella che abbiamo già presentato nei giorni scorsi: i dati dai laboratori vengono infatti progressivamente aggiornati. Abbiamo svolto, fondamentalmente, già dalle prime ore dell'incendio, Pag. 4 una serie di attività per monitorare la qualità dell'aria. In particolare, abbiamo installato, proprio nei pressi dell'incendio, a 100-200 metri dallo stesso, dei campionatori attivi e passivi per la misurazione non solo di PM10, ma anche di diossine, IPA e PCB, nonché di solventi nelle immediate vicinanze dell'incendio.
  Abbiamo utilizzato, chiaramente, la rete di monitoraggio regionale, che è sempre attiva e che è integrata, peraltro, da una centralina mobile ubicata nel comune di Albano, a circa 13 chilometri dal luogo dell'incendio, nonché da un campionatore che abbiamo installato proprio sopra il comune di Pomezia (mi pare che sia in via dell'Indipendenza). Inoltre, abbiamo elaborato, come facciamo in questi casi, un modello che individua le aree in cui con più probabilità potrebbero esservi state delle ricadute di inquinanti, su cui concentrare (sia noi, sia le ASL, sia l'Istituto zooprofilattico) i campionamenti non solo di suoli e acque, ma anche di vegetali, soprattutto di latte ovino. Inoltre, ovviamente, stiamo facendo un'attività di supporto alla procura della Repubblica di Velletri e ai Carabinieri del NOE, soprattutto per quanto attiene alle verifiche presso l'impianto, quindi anche alle analisi e alla stima delle quantità e della tipologia dei rifiuti presenti, nonché alla verifica di un eventuale inquinamento e danno ambientale. Ormai, come sapete meglio di me, la misurabilità è un elemento importante ai fini dell'eventuale contestazione di un reato di inquinamento ambientale.
  Per quanto riguarda i dati, vi elenco quelli principali che abbiamo rilevato. Inizierei dal PM10. Nelle immediate vicinanze dell'incendio abbiamo rilevato un valore superiore al limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo già nella giornata del 5 maggio, la giornata dell'incendio. Questo valore si è leggermente ridotto il giorno successivo, poi si è incrementato notevolmente la domenica, quando ha raggiunto il valore più alto, di 373 microgrammi per metro cubo, per poi successivamente scendere al di sotto del valore di 50 microgrammi per metro cubo. C'è stato, evidentemente, un forte incremento nei primi giorni dell'incendio.
  Teniamo conto che i valori di venerdì e sabato, cioè dei primi due giorni dell'incendio (non certo quello della domenica, con un valore di 373 microgrammi che è obiettivamente molto alto), sono sicuramente superiori al limite giornaliero di 50 ma inferiori a quelli che registriamo, purtroppo, in una giornata critica invernale anche qui a Roma, nonché inferiori anche a quelli che in una giornata critica invernale registriamo, per esempio, nella Valle del Sacco, in particolare a Frosinone, dove sapete che la qualità dell'aria è un problema molto rilevante.
  Il valore della domenica di 373 microgrammi, invece, molto elevato, dovrebbe essere riconducibile al fatto che le fiamme, dopo tre giorni, stavano cominciando ad abbassarsi, per cui il calore generato, quindi la spinta verso l'alto era inferiore e le polveri, ovviamente, sono rimaste più nella zona limitrofa all'incendio.
  Per quanto riguarda il campionatore installato presso il comune di Pomezia, i dati rilevati dal 10 al 18 maggio non hanno rilevato mai superamenti dei limiti giornalieri. Soltanto un giorno, il 12 maggio, c'è stato un valore leggermente superiore, ma questo c'è stato in tutta la regione ed è ricollegabile alle polveri sahariane. Ci sono stati un paio di giorni in cui ha tirato un vento che ha portato delle polveri, quelle classiche che si ritrovano anche nelle macchine. Chiaramente, tutte le centraline hanno registrato un valore leggermente superiore a 50 microgrammi. Per il resto, però, i valori sono assolutamente in linea con quelli normalmente registrati.
  Per quanto riguarda la rete regionale abbiamo fatto riferimento in particolare alle centraline ubicate nella zona sud di Roma e nella zona di Aprilia e Latina (in particolare, Cinecittà, Ciampino, Fermi, Aprilia, Latina Tasso, Latina Scalo e Latina De Chirico), nonché al mezzo mobile: tutti i valori non hanno registrato anomalie e sono stati in linea con quelli normalmente evidenziati. Direi che il fenomeno, da questo punto di vista, certamente è stato circoscritto Pag. 5 nelle immediate vicinanze dell'incendio, quindi nei 100-200 metri.
  Per quanto riguarda i dati di IPA, PCB e diossine, ovviamente i contaminanti più importanti e anche più tipici degli incendi, abbiamo rilevato dei valori particolarmente elevati particolarmente elevati di PCB e di diossine nei giorni 5 e 6 maggio nelle immediate vicinanze dell'incendio: proprio in questi due giorni abbiamo rilevato un valore di 77,5 picogrammi per metro cubo e un valore di PCB di 394 picogrammi per metro cubo. Sapete che le diossine e anche i PCB non sono normati, nel senso che non c'è un limite stabilito dalla norma. Si fa riferimento a degli studi, soprattutto dell'OMS, che individuano dei valori di fondo, che dovrebbero essere quelli naturali, studiati in varie aree, di 0,1 picogrammi. Ovviamente, quello che abbiamo rilevato è un valore molto alto, tenuto conto anche del fatto che era a 100 metri dall'incendio e che l'incendio è stato particolarmente forte. Soprattutto, quello combusto è materiale plastico, quindi è chiaro che la diossina si è obiettivamente prodotta.
  Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, quindi gli IPA, il valore è stato elevato nei primi giorni dell'incendio, in particolare il 5-6 maggio è stato di 9,1 nanogrammi per metro cubo. Il benzo(a)pirene ha un limite normativo di 1 nanogrammo per metro cubo, quindi un valore obiettivamente superiore. Tutti questi valori sono scesi nei giorni successivi, quindi le diossine sono passate dai 77,5 picogrammi del 5-6 maggio, ai 4,4 del 13 e 14 maggio; stessa cosa è accaduta per i PCB e il benzo(a)pirene. È chiaro, quindi, che nei giorni successivi vi è stato un graduale ritorno alla «normalità».
  Per quanto riguarda Pomezia, abbiamo installato un rilevatore di diossine, IPA e PCB, proprio sopra il comune, in piazza Indipendenza. In questo caso non abbiamo rilevato superamenti, o comunque valori anomali. Le diossine sono state, il 13 e il 14 maggio, di 0,1 picogrammi; il 14 maggio, di 0,08, quindi, comunque, valori corrispondenti a quelli indicati dall'OMS come fondi naturali. Stessa cosa vale per quello che riguarda PCB e benzo(a)pirene.
  Relativamente alle diossine abbiamo verificato anche installando dei particolari filtri nelle centraline fisse di Cinecittà e di Ciampino, proprio per verificare un po’ se anche nella zona di Roma sud ci fossero stati valori anomali. Nelle date del 5 maggio e del 6 maggio, il venerdì e il sabato, i giorni dell'incendio, abbiamo rilevato valori nella norma perché a Cinecittà le diossine erano 0,16 picogrammi e a Ciampino 0,15, valori in linea con quelli dell'OMS e assolutamente non paragonabili ai 77,5 picogrammi presenti nel luogo dell'incendio.
  Anche per quanto riguarda i solventi abbiamo installato dei campionatori nelle immediate vicinanze dell'incendio. Anche in questo caso sono stati rilevati dei valori di benzene, soprattutto nel punto più vicino, proprio quello a un centinaio di metri dall'incendio, superiori al limite normativamente previsto, che è di 5 microgrammi per metro cubo. Nei giorni 5-7 maggio abbiamo rilevato un valore di 29; dal 7 al 9 maggio, un valore di 43; nel periodo 9-11 maggio, un valore di 6 (valore comunque superiore a quello fissato dalla normativa).
  Negli altri punti, invece, i valori sono stati inferiori. Anche in questo caso, tuttavia, i valori vanno via via diminuendo, fino a rientrare in quelli previsti dalla norma. Sulla base del modello matematico che abbiamo redatto e delle condizioni meteoclimatiche presenti nel giorno dell'incendio, abbiamo individuato delle aree dove riteniamo che con più probabilità vi possano essere ricadute. È chiaro che in questi casi sia noi, sia le ASL dobbiamo avere dei criteri per effettuare le analisi. È chiaro che facciamo dei campioni un po’ sparsi, ma non possiamo analizzare l'intero territorio regionale. Chiaramente, facciamo molto riferimento a questi modelli. Abbiamo già iniziato a fare i campionamenti di suolo. Questi campionamenti, nella maggior parte dei casi, sono ancora in laboratorio. Proprio ieri ne abbiamo esitati due che riguardano due prelevamenti di suolo: uno, a 100 metri dall'incendio; l'altro, nel comune di Aprilia. I valori rilevati, per quanto riguarda sia PCB, sia diossine e furani, sono inferiori ai limiti fissati per le aree a verde. Pag. 6
  In particolare, abbiamo rilevato, a 100 metri dall'incendio, un valore di PCB pari a 0,003 milligrammi per chilo; di diossine, di 0,5 nanogrammi per chilo; ad Aprilia, di 0,009 e 1,2 per quanto riguarda diossine e furani, comunque inferiori ai limiti fissati dalla normativa. Nei prossimi giorni, avremo via via disponibili gli altri campionamenti di suolo che abbiamo effettuato. Abbiamo cercato di effettuare campioni nell'arco di 500 metri, del chilometro, di 1,5 chilometri, di 2 chilometri, cioè ci siamo poi allontanati via via dal luogo dell'incendio.
  Abbiamo lavorato in stretto coordinamento con l'ASL, in particolare con l'ASL Roma 6 (posso forse anticiparvi anche qualche loro dato). In ogni caso, l'amianto nella regione Lazio è una competenza del centro regionale amianto, ASL di Viterbo. Loro hanno rilevato la presenza di amianto nell'impianto, soprattutto sulla copertura dell'impianto. Non hanno, però, rilevato fibre aerodisperse a seguito dell'incendio. Le ASL, invece, hanno lavorato soprattutto sui campionamenti di vegetali e di latte ovino. I campionamenti di vegetali sono stati già esitati dai laboratori. In particolare, sono stati fatti circa 25 campioni. Di questi 25 campioni, soltanto uno, che è stato effettuato a circa 1 chilometro 300 metri dal luogo dell'incendio, ha evidenziato valori di diossine e PCB superiori al livello di azione. Tutti gli altri, invece, hanno evidenziato valori inferiori. Quello che ha rilevato valori superiori è, appunto, a 1,3 chilometri: si tratta di orzo da campo.
  Per quanto riguarda il latte ovino, a oggi mi risulta che tutti i campioni esitati, sebbene non siano il totale ma soltanto i primi, non hanno comunque evidenziato superamenti e criticità: sono risultati negativi. Queste, in estrema sintesi, sono le attività che sono state messe in campo a seguito dell'incendio.
  Ritengo che quanto avvenuto sia stato un evento particolarmente importante, che certamente ha determinato una ripercussione sull'ambiente. I livelli di diossine che abbiamo potuto misurare nelle immediate vicinanze dell'incendio ne sono, evidentemente, una prova. È un fenomeno, quindi, che non deve assolutamente essere sottovalutato, anzi deve essere attenzionato fortemente sia da noi, sia dalle ASL: lo stiamo facendo, cercando di monitorare con grande attenzione. Sapete che le diossine, comunque, sono pericolose una volta che entrano nella catena alimentare, quindi occorre fare molta attenzione ai prodotti delle zone limitrofe.
  I sindaci hanno adottato, anche sulla base delle indicazioni fornite dalle ASL, in via precauzionale, dei provvedimenti che andavano a limitare il consumo di questi prodotti in un'area di 5 chilometri. Ritengo che siano state delle misure assolutamente adeguate.
  È un fenomeno che va attenzionato ma, obiettivamente, credo che non debbano essere fatti allarmismi oltre misura: attenzione sì, ma esagerazione credo di no. Questi, in estrema sintesi, sono i dati che abbiamo rilevato.

  PRESIDENTE. Dottor Lupo, farei un primo giro di domande su queste questioni, poi dopo sentiremo anche altro. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda i residui non combusti che sono ancora all'interno del deposito, sappiamo che c'è stata una richiesta anche dei Vigili del fuoco. Probabilmente, non sono domande inerenti. Mi riferisco a quello che è di sua...

  PRESIDENTE. Se non sono inerenti...

  PAOLA NUGNES. No, sono inerenti!

  PRESIDENTE. Visto che ascoltiamo i Vigili del fuoco, poi l'ASL e altri soggetti, vi pregherei di fare le domande all'Arpa per ciò che riguarda l'Arpa, altrimenti è inutile che facciamo le altre audizioni.

  PAOLA NUGNES. D'accordo. Poiché, però, non ci sono divisioni a tenuta stagna, chiedo al dottore cortesemente una cosa: è a sua conoscenza che sono stati confinati, rimossi e messi in sicurezza tutti i materiali, Pag. 7 soprattutto quelli contenenti amianto, che erano ancora nel deposito?
  Inoltre, lei ritiene che per un incendio di queste dimensioni la strumentazione e il personale dell'Arpa Lazio siano stati sufficienti? È stata offerta, sembra ufficialmente, all'Arpa Lazio la disponibilità del CNR: c'è stata una risposta ufficiale su questo? È stato valutato che questo contributo fosse congruo e necessario?
  Insieme all'ASL avete valutato di monitorare anche i pozzi per quanto riguarda le diossine? Se lo ha già detto, mi è sfuggito.

  PRESIDENTE. Prego, dottor Lupo.

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Per quanto riguarda il materiale presente nel sito, è chiaro che il sito oggi è sottoposto a sequestro. L'autorità giudiziaria, che sentirete oggi pomeriggio, sta facendo con grande celerità le sue attività di indagine, ma è chiaro che il materiale presente in quel sito, l'eventuale inquinamento di quel sito, sono tutti elementi che presumo – lo sto dicendo non perché ne sia informato ma perché vado per logica – siano fondamentali per esercitare eventualmente un'azione penale nei confronti del responsabile della contaminazione.
  Fino a quando non verranno meno queste attività, ritengo che un'attività di messa in sicurezza e bonifica del sito non possa iniziare, ma credo che si svolgeranno nel brevissimo termine. So che l'ASL e il comune hanno diffidato il soggetto titolare del sito alla bonifica e messa in sicurezza. Il testo unico ambientale prevede che questa debba essere chiesta, sempre che il proprietario sia disponibile a farla, altrimenti occorrerà farla in via sostitutiva, comunque previa autorizzazione della procura competente che ha sequestrato il sito.
  Per quanto riguarda il personale dell'Arpa, per quanto attiene alle attività svolte in conseguenza dell'incendio, non solo ritengo che il personale sia stato adeguato, ma anzi vorrei ringraziare il personale dell'agenzia. Noi abbiamo lavorato dal giorno dell'incendio, cioè dalle prime ore, senza sosta, installando campionatori e laboratori. Abbiamo veramente fatto un lavoro, secondo me, molto importante. Tra l'altro, non lo dico perché ne sono il direttore, ma l'Arpa Lazio in materia di qualità dell'aria ha veramente una competenza e un’expertise notevoli. Non solo abbiamo una rete regionale molto strutturata, ma anche una capacità di produrre modellistica che in molte altre agenzie non esiste. Noi facciamo previsione di PM10 a 5 giorni in tutti i comuni della regione. Diamo non solo i valori registrati, ma addirittura la possibilità di anticipare quelli che saranno i valori sulla base delle condizioni meteo, in modo da consentire ai sindaci di prendere misure, emettendo eventualmente delle ordinanze. Le limitazioni del traffico o gli altri provvedimenti che vedete, per esempio nel comune di Roma in alcuni periodi dell'anno, sono fatti sulla base di dati che forniamo noi come agenzia.
  Sulla questione dell'incendio, ringrazio molto tutti i dipendenti dell'Arpa e quelli delle ASL perché abbiamo lavorato veramente producendo e fornendo a tutti i cittadini, al pubblico, le informazioni sul sito, sui social e dando anche, secondo me, un senso di assoluta trasparenza. In generale, quando lei mi chiede del personale, quello è un discorso molto complesso, che voi conoscete benissimo, che avete fatto anche diverse volte con me, quindi non lo sto a ripetere. È un problema generalizzato. È un discorso sul controllo ambientale che credo vada fatto nel suo complesso, soprattutto in considerazione del fatto che la legge n. 132 è in fase di attuazione e pone degli obiettivi, in particolare quelli di rendere omogenei i controlli a livello nazionale, o comunque rendere omogenei i livelli di prestazione ambientale. È chiaro che questo discorso diventa teorico se non si lavora poi sulle dotazioni umane e finanziarie. Questo, però, è un discorso molto più complesso.

  PRESIDENTE. Era stato chiesto dei pozzi.

  PAOLA NUGNES. C'è anche la domanda sul CNR.

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Sinceramente, non ho visto note dal Pag. 8CNR. Tra l'altro, con il CNR lavoriamo in alcuni casi e collaboriamo ma, in questo caso, in materia di diossine, PCB e IPA in materia di aria, abbiamo sia la strumentazione, sia i laboratori, sia le professionalità.

  PAOLA NUGNES. Parlavo del centro specializzato in inquinamento atmosferico. Mi risultava che ci fosse stata un'offerta di collaborazione: gliel'ho chiesto per questo.

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Per iscritto non l'ho vista. Sono stati giorni un po’ concitati e potrebbe anche essermi sfuggita ma, lo ripeto, in materia di qualità dell'aria riteniamo, in tutta sincerità, di non aver bisogno del supporto del CNR, anzi forse potrebbe essere il contrario in alcune circostanze.
  Per quanto riguarda le acque abbiamo in programma delle analisi, soprattutto sulle acque sotterranee. Capisce bene la difficoltà di individuare la dispersione di diossina in acque superficiali: già è difficile ritrovare la diossina nel suolo e ricondurla all'evento dell'incendio. Un conto è trovarla in una pianta a foglia larga, per cui, giustamente, si può dire che è certamente addebitabile all'incendio perché le piante a foglia larga hanno una rifioritura abbastanza frequente. Già a trovarla nel suolo, si potrebbe discutere se derivi dall'incendio, da un altro incendio, da qualcuno che ha bruciato delle gomme oppure altro. Nell'acqua superficiale, ovviamente, non è proprio facile trovarla perché scorre velocemente. Più che altro, le analisi che stiamo studiando sono sulle acque sotterranee, dove invece ci potrebbero essere eventuali maggiori probabilità. Infine, abbiamo fatto prima i suoli e adesso stiamo anche individuando le zone dove fare le acque sotterranee.

  LAURA PUPPATO. Direttore, la ringrazio anch'io perché so che avete fatto un lavoro straordinario, anche professionalmente. Credo che vi vada dato atto e merito di ciò. Lasciando da parte una serie di dubbi che stanno divenendo sempre più pesanti (scambi codice, mala gestio e così via), in che cosa consta quest'impianto rispetto alle dimensioni del tema rifiuti, soprattutto nel Lazio? Quanto incide? Può aggravare tale tema la mancanza di questo impianto? Dal punto di vista proprio sostanziale, di che cosa stiamo parlando?

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Sulla gestione del ciclo non credo, anzi direi di no. Purtroppo, sono altri i problemi, sono altri gli impianti problematici nel nostro territorio. Quello è un impianto che raccoglieva soprattutto imballaggi, soprattutto da centri commerciali. È un impianto che non è che facesse operazioni industriali particolarmente importanti. Si faceva una selezione manuale: si separava la plastica dal legno, dalla carta. Si trattava, più che altro, di un lavoro di selezione manuale. Di trattamenti meccanici certamente c'era solo quello della plastica, nel senso che questa veniva pressata per ridurne la volumetria. In alcuni casi veniva triturata in mulini, sempre a fini di riduzione volumetrica, dopodiché questo materiale veniva recuperato, o mandato in altri impianti di recupero, oppure mandato in altri impianti di smaltimento. Fondamentalmente, nel sito si svolgeva un'attività di selezione manuale, quindi non era un impianto complesso, assolutamente.
  È chiaro che le problematiche di cui si parla in questi giorni sono, più che altro, connesse alla verifica dei quantitativi di questo materiale, delle modalità con cui veniva gestito, non solo e non tanto dal punto di vista ambientale quanto e soprattutto dal punto di vista della sicurezza dei luoghi di lavoro e della normativa antincendio. Qui si è verificato un problema soprattutto, a mio parere, di questo tipo. Da un punto di vista ambientale, per i tecnici ambientali è un impianto a rischio basso. Gli impianti a rischio alto sono, a parte quelli in AIA – questo è un impianto non autorizzato in AIA – quelli in cui solitamente avviene un trattamento del rifiuto che ne modifica la natura. In questo caso, si trattava di operazioni molto manuali, molto semplici e comunque soprattutto afferenti a rifiuti urbani.

  STEFANO VIGNAROLI. Mi conferma che, essendo questo un impianto in autorizzazione Pag. 9 semplificata, Arpa non era tenuta a fare controlli di nessun tipo e di nessuna natura? Vorrei sapere che cosa pensa della normativa che regola gli inquinanti in aria, cioè se secondo lei ha dei limiti. Mi sembra di aver capito che, soprattutto per incidenti di questo tipo, probabilmente la normativa non è molto adatta. Per quanto riguarda l'amianto, misurato dall'ASL, vorrei sapere qual è stata la collaborazione e, innanzitutto, se avete deciso insieme dove mettere i campionatori, e se l'ASL ha usato i propri tecnici e i propri strumenti o no (magari si è appoggiata a voi o ad altre situazioni). Come mai – così mi risulta, se è vero – i campionamenti per l'amianto sono iniziati solo il 12 maggio?

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Per quanto riguarda i controlli, questo non è un impianto in semplificata; non è un impianto in autorizzazione integrata ambientale; è un impianto in ordinaria, autorizzato ai sensi dell'articolo 210 del 152, ad aprile 2010.
  Tra l'altro, l'impianto era autorizzato precedentemente con autorizzazioni provinciali: che cosa succede? A dicembre del 2010, mi pare con il decreto n. 205 del 2010, viene abrogato l'articolo 210 del 152, quindi io lo ricomprenderei negli impianti 208, in ordinaria e non in autorizzazione integrata ambientale. Per quanto riguarda i controlli, certamente diamo una maggiore importanza agli impianti in autorizzazione integrata ambientale, non solo perché sono più importanti ma anche perché facciamo in via esclusiva il controllo. Viceversa, per gli impianti ex articolo 208, ma anche per quelli in semplificata, anche per quelli in AUA – sono tanti gli impianti connessi al ciclo dei rifiuti, i soggetti che li autorizzano e le tipologie – sarebbe una competenza precipua della provincia, mi pare ai sensi dell'articolo 197 del 152.
  È chiaro che nella nostra attività cerchiamo comunque di programmare dei controlli anche su questo tipo di impianti: ne facciamo, ma teniamo conto che nella regione Lazio gli impianti connessi al ciclo dei rifiuti, se ricomprendiamo sia quelli in AIA, sia quelli in 208, sia quelli in semplificata, sia quelli in AUA, sono più di mille. È chiaro che non si possono controllare, soprattutto quelli meno impattanti, con troppa frequenza. Io ho fatto una verifica. Sono soltanto da due anni all'Arpa, quindi insieme al dottor Ceradini, direttore della sezione di Roma, e all'ingegnere Cintoli, il direttore tecnico, abbiamo verificato il pregresso. Abbiamo verificato che tra la fine del 2013 e la fine del 2014 sono stati fatti due controlli sugli scarichi, quindi in particolare acque di lavaggio, dilavamento dei piazzali e scarichi anche di servizi igienici.
  I risultati sono stati trasmessi a tutti gli enti e, comunque, non sono state rilevate particolari anomalie. Ho verificato al protocollo che un controllo sull'impianto era stato fatto, un po’ remoto, a fine 2011. L'impianto, evidentemente, era ancora di «giovane autorizzazione» perché era stato autorizzato nel 2010, quindi le quantità erano abbastanza limitate. Di questo controllo è stata data illo tempore – stiamo parlando di molti anni fa – comunicazione alla regione e alla provincia, in quanto la provincia è il soggetto competente all'irrogazione di eventuali sanzioni amministrative per inosservanze di prescrizioni. Questo è il quadro in estrema sintesi.
  Mi aveva anche chiesto dei limiti di quelle sostanze, cioè delle diossine. Purtroppo nella normativa non ci sono questi limiti. Io lo interpreto nel senso che non ci dovrebbero proprio essere diossine in aria: evidentemente non ci dovrebbero essere in una situazione di normalità. È chiaro che se uno va in un incendio e mette un filtro a cento metri, se l'incendio è importante, se il materiale è particolare, la diossina viene sprigionata. Certamente – non lo dico io, lo leggo, lo dicono persone molto più esperte di me – il 155 del 2010, che fissa i limiti di qualità dell'aria, avrebbe bisogno di un certo aggiornamento, soprattutto per tipologia. Non è regolamentato, per esempio, il PM 2.5, che è forse più pericoloso – è dimostrato – del PM10. Essendo più piccolo, infatti, chiaramente non riesce a essere bloccato dal nostro sistema respiratorio. È chiaro che occorrerebbe dare un aggiornamento a questa normativa e so che molti soggetti hanno evidenziato ciò. Pag. 10
  Per quanto riguarda l'amianto, non ci occupiamo di amianto, storicamente. La nostra agenzia non ha trattato questa materia. Se non sbaglio, noi avevamo dato parte dei nostri filtri all'ASL di Viterbo per la misurazione di eventuali fibre aerodisperse. So che loro ne hanno installate anche di loro, ma sono loro a fare le analisi. So che molto spesso, soprattutto nei primi giorni dell'incendio, quando le polveri sono molto forti, i filtri diventano molto neri: da filtri così sporchi, che chiaramente assorbono tutte le polveri, non è facile – lo so perché l'ho sentito dire – andare a misurare le fibre di amianto. Ciò potrebbe essere per via del fatto che l'hanno installata il 12 e magari i primi erano troppo sporchi per poterli utilizzare.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedere un paio di cose. Questa era una società che ci risulta che avesse un'autorizzazione anche per speciali pericolosi, poi trasformata. In quell'occasione c'era stato, appunto, un cambio di autorizzazione. Io vorrei porre due questioni. La prima è relativa alla comunicazione: non era compito vostro, ma ritiene che siate stati convocati per una sorta di unità di crisi per gestire in maniera unitaria l'informazione verso l'esterno?
  La seconda riguarda i controlli. Giustamente, di impianti di questo genere ce ne sono mille nel Lazio e, probabilmente, più di 10.000 in tutta Italia. Veniva ricordato prima che, tecnicamente, non hanno un potenziale pericolo; ciò si capisce dal tipo di autorizzazioni che hanno, che altrimenti sarebbero più complesse. Tra gli altri temi, però – abbiamo un osservatorio più generale – ci stiamo chiedendo se, quando si fanno i controlli programmati (anche quelli sempre limitati perché non si può controllare il mondo), non sia necessario a monte scambiarsi dati anche sulla qualità dei gestori di questi impianti.
  Mi sento di dire questo: emerge che impianti, magari pericolosi potenzialmente, sono gestiti bene perché chi li gestisce ha magari un curriculum tale da poter essere affidabile. Se, invece, impianti come questi, che in condizioni normali non darebbero nessun problema, lavorano in sovraccapacità, sono innanzitutto a rischio d'incendio e se sono anche gestiti da persone che magari hanno avuto già dei problemi da un punto di vista giudiziario, sempre nel settore, allora, paradossalmente, possono essere potenzialmente più pericolosi dei primi. Il tema è: avete un'interrelazione – lo chiedo a voi, ma credo che sia un problema più generale – con gli organi di polizia giudiziaria, con i carabinieri forestali, per avere indicazioni sulla tipologia dei gestori di questi impianti?

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti autorizzati, l'impianto era stato autorizzato con una determina di aprile del 2010. Era autorizzato per la capacità complessiva annua di 85.000 tonnellate per rifiuti sia pericolosi, sia non pericolosi. Successivamente, con una determina del 2014, è stata modificata la proprietà, cioè la ragione sociale, che è passata da Eco X a Ecoservizi Srl. Successivamente, il 23 febbraio 2015, è stata fatta una modifica non sostanziale dell'autorizzazione: a parità di capacità complessiva, cioè 85.000 tonnellate annue, è stata ridotta la capacità di pericolosi di mille e, in modo correlato, è stata aumentata quella di non pericolosi, sempre di mille, in modo che la capacità rimanesse di 85.000 tonnellate.
  Io ho dato una occhiata a tutti i codici e mi pare che questa modifica abbia eliminato, di fatto, tutti i codici pericolosi: batterie a piombo, batterie a nichel, batterie contenenti mercurio, elettroliti di batterie, accumulatori, sono stati eliminati come codici. È chiaro che rimangono i codici a specchio. Voi conoscete tutta la questione dei codici a specchio. Ci sono rifiuti pericolosi per natura, poi ci sono i rifiuti che non sono pericolosi per natura ma che, a seconda delle sostanze che contengono, possono assumere la veste di pericolosi o di non pericolosi: di codici a specchio ce n'erano parecchi.
  Quanto alla tipologia di impianto e di controlli, anche questo è un discorso molto interessante. Certamente si può sempre migliorare nel programmare le attività di controllo, tenuto conto che, chiaramente, l'attività di controllo, non potendo coprire il 100 per cento degli impianti, dovrebbe individuare Pag. 11 quelli da controllare sulla base di criteri che siano quanto più possibile indicatori di possibili problematiche. Si dovrebbe cercare di fare il controllo nell'impianto che potrebbe avere più problematiche.
  Io credo che nei sistemi, nei metodi di programmazione dei controlli, anche dal punto di vista comunicativo, di coordinamento con altri enti, di scambio di informazioni con tutti i soggetti che si occupano del settore, vadano fatti certamente dei passi in avanti e si debba assolutamente migliorare.
  Della tipologia di impianto ragionavamo un po’ ieri con il mio direttore di sezione. Dal punto di vista ambientale questi impianti di recupero sono poco «interessanti» per i tecnici: c'è la cella di biostabilizzazione e si insuffla l'aria. Questi impianti non hanno una complessità tecnologica. Io credo, però, che siano attività su cui bisogna fare una riflessione, più che altro dal punto di vista economico. Sono impianti che guadagnano quando entra il camion: entra il camion e io vengo pagato. Tutto quello che succede dopo per me è un esborso: se mando a impianti di recupero, devo pagare io; se mando a smaltimento, non ne parliamo; se recupero, comunque non è facile immettere sul mercato, cioè può essere complicato immettere sul mercato il prodotto recuperato. Sto facendo un discorso generale, ovviamente, che riguarda tutti gli impianti. Ne parlavamo ieri con il dottor Ceradini: è come se io vendessi il pane e venissi pagato quando mi arriva la farina, invece che quando vendo. È chiaro che a un certo punto si potrebbe determinare la situazione in cui c'è un accumulo di questo materiale, o comunque delle modalità di smaltimento o recupero che potrebbero non essere congrue. Secondo me sono modalità interessanti da questo punto di vista. Purtroppo, come sapete, dal punto di vista economico, nel settore il mercato certamente non manca: questo deve far riflettere. È veramente come se fossi pagato quando compro la materia prima. Io sono un panificio, compro la farina e mi pagano quando mi arriva la farina, non quando vendo il pane, anzi quando vendo è un momento in cui io ho l'esborso. È un'attività un po’ particolare.

  PRESIDENTE. Un'ultima domanda.

  PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda i controlli, c'è stato un momento in cui, probabilmente per una questione di modalità di stoccaggio, il comitato del quartiere Castagnetta, Cinque Poderi, ha fatto a novembre del 2016 un esposto al sindaco, che a sua volta ha fatto una richiesta di sopralluogo congiunto all'ASL Roma 6 e al comando NOE, quindi non all'Arpa. Mi chiedo se in quell'occasione gli altri enti hanno comunicato qualcosa anche all'Arpa. I comitati lamentavano cattivo odore, che significa cattiva gestione: a seguito di queste segnalazioni c'è stata una messa in allarme, quindi qualche controllo specifico?

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Sì, ho sentito anch'io – abbiamo fatto tante riunioni – di quest'esposto. Abbiamo verificato anche al protocollo, ma non abbiamo ricevuto mai nulla, non solo in questi mesi ma neanche in passato: nessun esposto di nessun comitato e nessuna richiesta di altri enti su quest'impianto. È vero che la polizia municipale ha trasmesso quest'esposto, cioè ha informato l'ASL e il NOE, ma ho partecipato a una conferenza stampa in procura (ne ha parlato lo stesso capitano del NOE, che essendo ascoltato dopo, ve ne parlerà) e il comandante, nel corso della conferenza stampa, ha evidenziato che il NOE si è recato presso la polizia municipale per andare a fare il sopralluogo. Purtroppo, però, il giorno in cui lui è andato, la polizia municipale ha avuto un altro problema molto urgente e sono dovuti andare a fare un altro sopralluogo a causa di un interramento dietro all'altro, che poi ha determinato il sequestro. Peraltro, siamo stati coinvolti anche noi. Il NOE è andato per fare l'intervento insieme alla polizia municipale ma, purtroppo, quel giorno è successa una cosa più grave e sono dovuti andare altrove.

  PRESIDENTE. Ci segnalavano che c'era già stato un incidente nel febbraio 2016 lì Pag. 12vicino, ai magazzini: voi non siete mai stati coinvolti in quello?

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. No.

  PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo. Se avremo qualcos'altro da chiedere, vi contatteremo. Poi vi chiederemo gentilmente di tornare per parlare dell'altra vicenda, della Valle del Sacco, magari più avanti.

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Siccome abbiamo ricevuto due note, sia sulla Valle del Sacco, sia sulla Valle Galeria, abbiamo portato un CD con un aggiornamento sulla Valle del Sacco. Su Valle Galeria, il dottor Ceradini ha fatto secondo me un lavoro sintetico ma molto significativo. Ha individuato, infatti, un'area che mi pare sia di 5 chilometri per 8 chilometri – la Valle Galeria è molto estesa – all'interno della quale ha indicato non solo tutti i controlli degli impianti effettuati, ma anche tutti i controlli di discariche e depuratori, i superamenti dei limiti tabellari e via elencando. Vi lascio il CD. Volevamo farvi anche una piantina sugli altri impianti, ma magari ve la manderemo nei prossimi giorni. Intanto, però, vi consegniamo i due CD perché so che avete esigenze strette di tempi.

  PRESIDENTE. Saranno utili per fare un'audizione molto mirata. Ringraziando il nostro ospite, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 9.30, è ripresa alle 14.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri, Francesco Prete.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri, Francesco Prete, accompagnato dal dottor Luigi Paoletti, sostituto procuratore, e dal capitano dei NOE di Roma Marco Cavallo, che ringrazio della presenza.
  L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Lazio in merito alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti, in questo caso con un particolare riferimento al recente incendio avvenuto presso gli impianti della società Eco X di Pomezia, dove, tra l'altro, la delegazione della Commissione si recherà il 30 maggio prossimo, effettuando, ovviamente previa autorizzazione del procuratore, un sopralluogo nel suddetto impianto, nonché svolgendo una serie di audizioni presso la base dell'Aeronautica dell'aeroporto militare Mario De Bernardi.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta.
  Noi stiamo facendo un lavoro in generale sull'impiantistica, soprattutto di smaltimento, nella regione Lazio. Abbiamo sentito le varie procure e i diversi prefetti per fare una ricognizione del sistema. È chiaro che, in questo caso, è successo un incidente particolarmente impattante dal punto di vista ambientale, tra l'altro con modalità che ricalcano situazioni che si sono verificate anche in altre regioni. Ci tenevamo, quindi, a stare nel merito della vicenda.
  Darei ora la parola al dottor Prete per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva e poi, eventualmente, sia il capitano del NOE Cavallo, sia il dottor Luigi Paoletti – decidete voi le priorità di intervento – potranno anch'essi intervenire.

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Ho bisogno di fare una premessa di carattere Pag. 13 metodologico, che per quanto ovvia sia, mi pare comunque necessario fare. Tutto quello che andrò a riferire nel corso di quest'audizione si intende sempre sottoposto, tuttora, al vaglio dell'autorità giudiziaria. Pertanto, anche se dovessi esprimermi in termini di acquisizione di un elemento, intendo sempre dire che, per la presunzione di non colpevolezza, tale elemento, quale che sia, è tuttora soggetto al vaglio e, quindi, non è processualmente acquisito. Mi rendo conto che si tratta di una premessa piuttosto scontata, ma mi pareva necessario farla.
  Credo di poter introdurre la questione scorporandola in tre aspetti. A seguito dell'incendio noi abbiamo ritenuto di configurare tre ipotesi di reato: la prima è quella di incendio, che per il momento è stato iscritto nella sua natura colposa; la seconda è quella dell'inquinamento ambientale, che è stata iscritta nella sua connotazione colposa; la terza è un reato doloso, che noi abbiamo ritenuto di configurare nell'omissione di cautele idonee a prevenire disastri o infortuni sul lavoro.
  Questa è un'ipotesi di natura dolosa, cui è seguito, secondo l'impostazione accusatoria, che – ribadisco – è un'impostazione al momento ipotetica, un evento. L'evento è il disastro, che noi riteniamo di non dover per il momento configurare come disastro ambientale, ma come disastro in senso ampio perché la nozione di disastro dell'articolo 437 non corrisponde alla nozione di disastro ex articolo 452-ter del codice penale, recentemente introdotto.
  Posto che sono queste le ipotesi di reato sulle quali ci muoviamo, abbiamo provato a individuare le cause dell'incendio. Ripeto, pur essendo esse ancora processualmente da accertare, possiamo oggi dire che la società Eco Servizi per l'Ambiente non aveva un impianto antincendio a norma. In particolare, non aveva un certificato di prevenzione incendi e non aveva presentato una SCIA per progettare le opere necessarie ad allestire un impianto antincendio.
  Inoltre, non aveva un sistema idrico idoneo a consentire lo spegnimento delle fiamme. Questo, al di là del fatto che lo si è potuto constatare in sede di sopralluogo, l'abbiamo desunto anche da quanto riferitoci dai vigili del fuoco, i quali sono stati costretti ad approvvigionarsi dell'acqua necessaria allo spegnimento delle fiamme andando a circa due chilometri dal sito. Come terzo elemento, non aveva muri di compartimentazione dell'impianto, sicché le fiamme si sono potute liberamente sprigionare e propagare in tutti i due ettari che rappresentano l'estensione del sito.
  Infine, non certo per importanza, vi era un sistema di accatastamento dei rifiuti oserei dire – preferisco parlare in termini prudenti – non conforme all'autorizzazione, ma che in realtà poteva e si può tuttora evincere e valutare dall'osservazione delle foto scattate da Google, quindi dal satellite. Le foto ci offrono la misura di come questi enormi cumuli di rifiuti fossero accantonati non solo all'interno dei capannoni, ma anche all'esterno degli stessi. Questo accumulo scriteriato di materiale di facile combustione ha facilitato la propagazione delle fiamme.
  Vorrei fornire un dato sull'aspetto ponderale dei rifiuti, ossia sulla quantità. La società era autorizzata a uno stoccaggio istantaneo di 3.200 tonnellate. Dall'osservazione fatta dai competenti organi e dall'analisi del MUD fatto dai carabinieri, nonché dai registri di carico e scarico i carabinieri del NOE hanno potuto ricostruire che al 31 marzo 2017, a fronte delle 3.200 tonnellate che avrebbero dovuto costituire il limite massimo di stoccaggio istantaneo, ve n'erano 8.413. Naturalmente, questo ha determinato un aumento – vorrei dire corposo, esponenziale – del rischio di propagazione, che poi è diventato evento. Restando nell'ambito dell'incendio e delle sue cause, devo segnalare che nel 2011 il comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma aveva effettuato una verifica sull'impianto antincendio di questa società, rilevando le criticità che prima ho ricordato.
  Il comando ha impartito delle prescrizioni alla società e poi, all'esito del termine assegnato per – eventualmente – adeguarsi alle prescrizioni, ha constatato che in effetti la società non si era affatto adeguata alle medesime, pertanto il comando dei vigili del fuoco ha denunciato l'amministratore Pag. 14 unico della società alla procura della Repubblica di Velletri, la quale ha definito il procedimento penale a suo carico con un decreto penale di condanna. Questo per quanto riguarda – naturalmente, con riserva di scendere nel dettaglio – il caso.

  LAURA PUPPATO. Ci può dire le date, anche orientativamente?

  STEFANO VIGNAROLI. E anche il nome del rappresentante!

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Soddu Fabio è il nome dell'amministratore unico della società Eco X, società verificata il 13 dicembre 2011. A seguito della verifica l'amministratore fu denunciato per due contravvenzioni, all'articolo 20 del decreto legislativo n. 139 del 2006, e agli articoli 46 e 55 del decreto legislativo n. 81 del 2008.
  Le prescrizioni, se possono interessare, furono queste: si prescrive di presentare la SCIA per l'esercizio delle attività, completare l'adeguamento delle attività al progetto approvato «con nota n...», realizzare l'impianto di rilevazione dei fumi (anche questo era carente, cioè non c'era) e ripristinare la compartimentazione tra le distinte aree.
  A seguito dell'inottemperanza – lo ripeto – l'amministratore fu denunciato alla procura della Repubblica e il procedimento penale ebbe una definizione con la richiesta di decreto penale di condanna, accolta dal giudice nel 2015.
  Passiamo alla genesi dell'incendio. L'incendio si è generato alle 8.05 del 5 maggio scorso, in una zona esterna del capannone, zona – lo dico subito – non coperta da telecamere e non interessata, salvo errore, dal passaggio di fili elettrici. C'era un cumulo – naturalmente, parlo di cumulo ma intendo dire grandi cumuli – di macerie. Secondo le testimonianze degli operai su uno di quei cumuli c'è stato l'innesco. Naturalmente, questo ufficio, in particolare il collega titolare del procedimento, ha incaricato uno speciale reparto dei vigili del fuoco di investigare sulla genesi, sulle cause e sul punto di innesco dell'incendio, ma devo dire che le prospettive di giungere a un accertamento positivo paiono piuttosto remote, non fosse altro perché è andato tutto completamente a fuoco e probabilmente anche ciò che ha costituito lo stesso fattore di innesco.
  Gli operai sono subito corsi con gli estintori ma, naturalmente, gli estintori facevano un po’ sorridere rispetto all'entità dell'incendio. Pertanto, non hanno potuto far altro che riparare e scappare dal posto. I rifiuti erano in gran parte costituiti da materie plastiche e da altro materiale di scarto di facile combustione. D'altra parte, il repentino propagarsi delle fiamme testimonia esattamente il fatto che la natura del materiale ha favorito la propagazione dell'incendio.
  Come ho detto, la procura della Repubblica sulla natura e sulla matrice dell'incendio ha assunto, per il momento, una linea prudenziale, iscrivendo l'incendio colposo, ma di certo non escludiamo come possibile pista investigativa la matrice dolosa. Devo dire che le indagini proseguono con un ritmo – spero e credo – abbastanza serrato.
  Il secondo aspetto, che si racchiude nell'iscrizione del reato di inquinamento ambientale colposo, è quello dell'impatto ambientale: che cosa ha generato l'incendio sull'aria, sul suolo e – non sappiamo se – sul sottosuolo?
  Io credo che la Commissione questa mattina sia già entrata in possesso dei dati. Se dovesse servire, provo, in maniera certamente più rozza di quanto non abbia potuto fare l'ARPA, a riassumerli, ma posso segnalare comunque alcuni aspetti. In un primo momento si era chiesto all'ASL di verificare la natura del materiale di copertura del capannone per vedere se queste lastre fossero o non fossero di cemento-amianto. La risposta è stata sì. D'altra parte, ciò si poteva induttivamente ricavare dal fatto che, facendo le foto dall'alto, attraverso un reagente chimico che non saprei spiegare, i tetti in cemento-amianto si colorano di rosso: quelli erano colorati di rosso. Per fortuna – credo di poter dire così – le lastre in cemento-amianto, pur essendo crollate a seguito delle altissime Pag. 15temperature generate dal fuoco, non dovrebbero avere disperso nell'aria fibre di amianto perché, pur essendo stato affermativo l'esito della presenza di amianto sul tetto, è stato invece negativo l'esito circa l'aerodispersione di fibre di amianto nell'aria. Ciò si dovrebbe spiegare con l'azione dell'acqua, che avendo buttato giù il fumo e tutti i detriti dell'incendio, potrebbe aver fatto cadere all'interno del perimetro le fibre dell'amianto di copertura. Questo perché, a distanza forse anche ravvicinata rispetto al sito, fibre di amianto aerodisperse non sarebbero state rilevate: non ne sono state rilevate.
  Sempre sul piano degli effetti dell'incendio, rappresento che una quindicina di persone, abitanti nella zona, si sono recate presso il pronto soccorso, lamentando lieve faringodinia, modesta cefalea e bruciore agli occhi. Un vigile del fuoco ha accusato lieve intossicazione. Credo che la Commissione sia al corrente dei dati del PM10 nell'aria, della diossina nell'aria e sui prodotti ortofrutticoli circostanti e degli idrocarburi. Anche qui potrei, se del caso, riepilogare gli esiti.
  Forse merita di essere ricordato che, pur non essendo stati trovati idrocarburi e diossine nei terreni circostanti, tuttavia, a distanza di 1,3 chilometri dal sito, il giorno 10 maggio sono state trovate sostanze velenose e nocive su un campo di orzo, mentre la diossina non dovrebbe essersi dispersa oltre un raggio di 100-200 metri dal sito. L'ARPA ha segnalato un valore altalenante del PM10, che era certamente superiore alla norma il giorno dell'incendio, ma lo è stato, in particolare, 2-3 giorni dopo, in particolare domenica 10, raggiungendo un picco di 373, laddove quello soglia, come sappiamo, è di 50. Il 12 maggio, probabilmente per un effetto meteorologico legato al vento di scirocco proveniente dal sud, il PM10 è stato rilevato anche dalle centraline site in Roma e in Albano Laziale. I reati sono stati iscritti a carico del Bongiovanni Antonio che è l'amministratore unico. Si stanno valutando posizioni che ruotano intorno all'amministratore di fatto.
  Può essere interessante per la Commissione un breve flash sulle vicende societarie. La società titolare dell'autorizzazione, rilasciata il 15 marzo 2010, è la Eco X, che è la proprietaria del terreno e dei muri. La società Eco X era amministrata ed è amministrata da Soddu Fabio. L'originaria autorizzazione prevedeva un limite di stoccaggio di 3.200 tonnellate e un limite massimo di rifiuti di 85.000 tonnellate annue.
  Nel 2014 subentra l'Eco Servizi per l'Ambiente, la società che è tuttora titolare dell'autorizzazione e che gestisce l'impianto. L'Eco Servizi per l'Ambiente, in virtù di un contratto di cessione di ramo d'azienda, acquisisce l'autorizzazione e la regione Lazio, con delibera del 2014, voltura l'autorizzazione da Eco X a Eco Servizi per l'Ambiente. Eco X rimane titolare di una licenza per trasporto conto terzi, ma credo che la cosa, in questo momento, sia poco rilevante.
  Nel 2015 l'Eco Servizi per l'Ambiente fa istanza, allegando una perizia di variante non sostanziale, alla regione per modificare i limiti soprattutto qualitativi. Fermo restando il limite delle 85.000 tonnellate annue, la società chiede e ottiene di non trattare più i rifiuti pericolosi per i quali era originariamente autorizzata e di scomputare quelle 1.000 tonnellate annue di rifiuti pericolosi come rifiuti non pericolosi. Sicché si azzera l'autorizzazione per i rifiuti pericolosi e si incrementa, sia pur di poco, quella per i rifiuti non pericolosi.
  Succede nel 2011 un ultimo fatto che può costituire elemento di valutazione. Si avvia una procedura esecutiva attivata da una società finanziaria che aveva erogato un mutuo e da un'altra società, BMW finanziaria – immagino – per la vendita di autoveicoli. In pendenza della procedura esecutiva, pur essendo stati pignorati i beni, il giudice dell'esecuzione autorizza la società Eco Servizi per l'Ambiente a proseguire l'attività, addossandole nei confronti della procedura un debito di 240.000 euro annui che la società avrebbe dovuto versare alla procedura per estinguere, o quantomeno limitare, l'entità dei crediti.
  In base alle notizie che abbiamo non è mai stato versato neppure un euro alla procedura esecutiva, che pare fosse – così ci è stato riferito – all'oscuro della cessione Pag. 16di ramo d'azienda. Era convinta, quindi, di dover trattare ancora con Eco X ed è venuta a sapere poi che la società che era subentrata era l'Eco Servizi per l'Ambiente.
  Il custode della procedura, dopo l'incendio, ha sporto una querela, rappresentando una situazione che, naturalmente, stiamo valutando e che eventualmente potrei rappresentare in fase di segretazione. Il procedimento penale, in questo momento, è tutto concentrato sull'affidamento di un incarico consulenziale perché ci rendiamo conto che l'urgenza consiste nel ripristinare lo stato dei luoghi, effettuare la bonifica e, in qualche misura, voltare pagina, pertanto siamo in procinto di affidare l'incarico. Se non dovessimo trovare intoppi, una volta effettuati il sopralluogo e le prime verifiche da parte del consulente, potremmo – qui il condizionale è veramente importante – valutare il dissequestro dell'area per consentire la bonifica del sito.

  PRESIDENTE. Poniamo qualche domanda su questa parte. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Buongiorno, procuratore. Io le porrò dei quesiti, ma poi non me ne voglia se dovrò lasciare l'audizione perché alle 15 al Senato c'è una seduta di Commissione con l'esame di un atto di cui sono relatrice, quindi non posso mancare. Naturalmente, leggerò le sue risposte a verbale. Ho alcuni quesiti da porle in relazione alle cose da lei affermate oggi. Innanzitutto, vorrei sapere la ragione per cui ritiene più opportuno e utile – lei ha accennato al fatto che siamo ancora in una fase iniziale dal punto di vista anche della procedura – il 437 piuttosto che il 452-ter in relazione al codice penale, visto e considerato che il 452-ter sembrerebbe fotografare esattamente la situazione che stiamo avendo, anche alla luce di uno degli elementi dolosi cui lei ha accennato. Non c'è solo, evidentemente, un fatto colposo in questo caso, ma c'è anche un fatto doloso.
  In relazione proprio a questo fatto doloso, le vorrei chiedere se abbiamo informazioni anche in merito al responsabile del servizio prevenzione e sicurezza, ossia della persona che avrebbe dovuto essere obbligatoriamente delegata, in base alla legge n. 626, a occuparsi di tutta la materia relativa alla sicurezza sul lavoro. Si tratta di una questione rilevantissima, alla luce del fatto che lei ha accennato alla necessità che nel 2011 era già stata rilevata: parliamo di ben sei anni fa.
  I vigili del fuoco, verificando l'impianto antincendio, anzi la mancanza dell'impianto antincendio, all'interno dello stabilimento dell'allora società Eco X, rilevavano alcune criticità – lei ce le ha elencate – tra cui prescrizioni quali la presentazione di una SCIA per completare il progetto e la realizzazione dell'impianto fumi, che è perfettamente attinente a tutta la questione relativa alla salubrità dell'ambiente di lavoro e alla sicurezza dei dipendenti, di cui non si è ancora parlato in questo incendio – e d'accordo – ma che mi pare estremamente rilevante alla luce di tutti gli elementi che vengono via via forniti.
  Vorrei capire se, al di là della mancanza delle porte interne antifuoco, antincendio e via elencando, che sono stati sicuramente, così come la quantità di rifiuto accatastato ben superiore alle autorizzazioni, tutti fattori che hanno incrementato di molto la quantità dell'incendio e lo sviluppo dell'incendio, c'è dell'altro. L'altra questione che mi ha particolarmente interessata e stupita insieme, è il tema del procedimento penale che si è a un certo punto attivato a seguito della riverifica da parte dei vigili del fuoco della mancata ottemperanza a tutte le prescrizioni fornite.
  Che si attivi un procedimento penale in relazione a questi fatti e che, quindi, venga «semplicemente» reso responsabile e condannato il tale Soddu Fabio, mi pare curioso. Costui è titolare relativo all'azienda precedente rispetto all'azienda, che è stata poi ceduta alla Eco Servizi per l'Ambiente in relazione a fatti di questa gravità. Ripeto: abbiamo a che fare non solo con la mancata ottemperanza a norme e leggi, ma anche con la mancata ottemperanza a norme e leggi in relazione alla salubrità nell'ambito del lavoro. Sono questioni di estrema Pag. 17gravità, che normalmente – mi consta – attivano subito le strutture sanitarie locali, o comunque il servizio sanitario.
  Vengo alla domanda. Abbiamo un aggravio della situazione. Nel 2014 subentra un'altra azienda. Abbiamo tutti questi precedenti rilevanti e, a quanto lei mi dice, pare che nessuno abbia obiettato l'inottemperanza, i procedimenti penali e le condanne, o abbia ritenuto di fare quelle verifiche minime almeno per non concedere le autorizzazioni nuovamente alla continuazione di quest'attività, al di là delle mille tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, a questo punto un fattore irrilevante rispetto alla quantità delle autorizzazioni per 85.000 tonnellate e comunque alle 8.300 tonnellate che erano gestite fuori. Mi pare davvero poco positivo in sé il fatto che ci sia un leggerissimo miglioramento di questa natura, a fronte di rilievi così pesanti anche di carattere penale e processuale.

  PRESIDENTE. Vuole rispondere ora? La domanda indica un interesse anche sul tema delle autorizzazioni successive. Avendo ricevuto queste condanne penali, ci si interroga sulle autorizzazioni successive per questa situazione.

  LAURA PUPPATO. Anche i dati relativi al responsabile della sicurezza, se c'era!

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. La posizione del responsabile della sicurezza è sicuramente al vaglio. Noi non tralasceremo certamente la violazione della normativa antinfortunistica. Per il momento, ci siamo concentrati sui reati per così dire più eclatanti, ma a cascata valuteremo anche questi aspetti, ossia l'omissione di cautele tese a evitare infortuni sul lavoro.

  LUIGI PAOLETTI, sostituto procuratore presso il tribunale di Velletri. Chiedo scusa, volevo semplicemente aggiungere che proprio nei prossimi giorni vi saranno degli accertamenti sul punto, attraverso anche lo SPRESAL dell'ASL, che sarà investito della questione specifica. A brevissimo avremo anche delle risultanze su questo specifico aspetto.

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Riguardo alla contestazione, che per il momento è un'ipotesi di reato, del 437 e non del 452, noi riteniamo di avere, al momento, degli elementi di fatto per ritenere più dimostrabile il dolo circa l'omessa adozione di cautele, piuttosto che il dolo di voler intenzionalmente cagionare l'inquinamento ambientale. Si potrebbe – adesso prescindo anche un attimo dal caso di specie – immaginare un dolo eventuale, ma è più a portata di mano l'intenzionalità nell'aver omesso cautele idonee a prevenire i disastri o gli infortuni sul lavoro. L'aspetto volitivo dell'inquinamento presuppone una serie di acquisizioni probatorie che, al momento, devo dire, non abbiamo.
  Circa l'ultima domanda, che provo a riassumere forse in maniera rozza, ossia perché non si sia fatto nulla dopo l'accertamento delle violazioni, non vorrei assumere un atteggiamento burocratico, ma la procura della Repubblica ha fatto quello che la legge le prescrive, ossia ha acquisito la notizia di reato. I vigili del fuoco hanno segnalato l'inottemperanza alle prescrizioni. Non dimentichiamo che l'articolo è una mera contravvenzione. L'articolo prevede una sanzione che può essere anche pecuniaria. Quindi, la procura della Repubblica quello che doveva fare l'ha fatto. Non so se poi coglie nel segno, ma la questione travalica il caso di specie e, probabilmente, ci pone degli interrogativi sull'adeguatezza della normativa. Tuttavia, se questa è la norma, noi questa applichiamo.

  LAURA PUPPATO. Voi non siete tenuti a fornire gli atti alle competenti autorità per la parte procedurale, come ASL e servizio sanitario, o ARPA?

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Non siamo tenuti, salvo che non ce li chiedano; se ce li chiedessero, non avremmo motivo di negarglieli.

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  LAURA PUPPATO. È anche il gatto che si morde la coda, nel senso che è difficile chiedere ciò che non si conosce!

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Siamo d'accordo, ma il punto è questo: se si pone il giudice penale come punta della piramide, non andiamo, forse, molto lontano. Se venissero ripristinati – questa è una valutazione che mi permetto di fare – in capo alle autorità amministrative poteri più incisivi di controllo e di repressione, senza – mi permetto un tono polemico – scaricare tutto sempre sul giudice penale, che certamente non ha gli strumenti per valutare se un impianto antincendio sia buono o non sia buono, forse raggiungeremmo più la sostanza delle cose, senza trincerarci dietro la forma. Comunque, il motivo per cui gli organi amministrativi poi non si siano mossi, forse non...

  PRESIDENTE. Lo chiederemo a loro.

  STEFANO VIGNAROLI. Cerco di essere più sintetico possibile, ma non è semplice. Per quanto riguarda la domanda se abbiate fatto delle indagini – provo a ricostruire – sia dal punto di vista amministrativo, sia dal punto di vista della società. Vedo che in passato c'era già un'autorizzazione della regione, firmata anche da personaggi che poi sono finiti anche nell'inchiesta dei rifiuti. Quando nel 2014 c'è stata questa voltura, risultava già dichiarato nel 2012 che le fideiussioni della City Insurance in Italia non potessero operare perché non avevano una marcata solidità finanziaria.
  Mi risulta, poi, che nella perizia e nella successiva autorizzazione della regione questo non sia stato preso in considerazione. Addirittura mi risulta che una perizia sia firmata dall'ingegner Fabiani, che è amministratore anche della Pellini Srl e ha delle azioni sequestrate a Napoli. Addirittura è indagato ed è stato anche sotto processo al tribunale di Velletri per traffico illecito di rifiuti o per altre cose che sono finite in prescrizione. Chiedo se questo vi risulta.
  Per quanto riguarda l'Eco X, mi risulta che questa abbia dato in gestione – diciamo così – questa voltura all'Eco Servizi per l'Ambiente. Tuttavia, nel 2015, dopo aver fatto questo passaggio – peraltro, l'affitto mi risulta che sia di 240.000 euro all'anno – non trova strano che, almeno per quanto risulta a me, questa Eco X, che è rimasta in piedi, abbia poi ceduto in affitto quest'attività a un tal Maurizio Fraioli con un contratto d'acquisto che risulta di 6.000 euro, una cifra veramente bassa? Ho qui il contratto.
  Volevo sapere se, con riguardo a questo Maurizio Fraioli, che da Facebook – la data di nascita corrisponde – risulta essere un maître di Pomezia (lavora in un bar, cioè praticamente fa il barman), trovate normale questa situazione e se abbiate indagato in merito.
  Passo a un'altra questione. Ho visto anche che, con riferimento all'Eco Servizi, Bongiovanni ha dichiarato come procuratore generale un tal Salvatore Guglielmino di Catania, mentre un altro Marcello Guglielmino, sempre di Catania, era l'originale proprietario di Eco X nel 2002. Chiedo se questo vi risulta. Vedo, poi, che c'è una sorta di scambio: addirittura, prima della Eco Servizi per l'Ambiente era titolare un certo Vincenzo Romano, che aveva 14 società campane, tutte poi finite in liquidazione (ho cercato di ripercorrere la storia di queste società).
  Per finire, mi risulta anche che ad Avezzano il 13 gennaio 2015 la finanza abbia bloccato dei camion con 27 tonnellate di rifiuti. Il trasportatore era Caturano Autotrasporti di Caserta, ma i camion trasportavano rifiuti per conto di Eco X. Dentro questi rifiuti c'erano rifiuti ospedalieri. Mi domando se si tratta di un'altra attività, che non c'entra niente con questa di Pomezia? Trattavano anche ospedalieri, oppure è una notizia che non corrisponde al vero?
  Ho un'ultima domanda. Mi risulta che su denuncia dei cittadini, se non sbaglio, fosse previsto che il NOE nel 2016 facesse un sopralluogo in quell'impianto. Tuttavia, un'altra urgenza per un altro problema ambientale ha deviato il percorso, ragion per cui il NOE è andato da un'altra parte e non è più tornato in quel posto. Volevo Pag. 19sapere come mai poi non ci sia stato più quel sopralluogo.

  LUIGI PAOLETTI, sostituto procuratore presso il tribunale di Velletri. Intervengo brevemente sulle puntuali osservazioni fatte dall'onorevole Vignaroli. I dati che lei ha fornito sono dati corretti, che la procura ha acquisito e sta acquisendo. Le vicende societarie, come diceva prima il signor procuratore, dell'Eco X e dell'Eco Servizi per l'Ambiente sono sotto attento vaglio della procura perché, indubbiamente, ci sono degli aspetti meritevoli di approfondimento circa le operazioni poste in essere fra le due società e anche in merito alle posizioni soggettive e ai personaggi che lei ha citato. Su questi aspetti l'indagine è, ovviamente, in una fase iniziale, ma è – per così dire – viva e sta affrontando anche tutte le questioni che ha evidenziato sotto il profilo – ripeto – oggettivo e soggettivo.
  Per quanto riguarda l'esposto del novembre 2016, ovviamente passo la parola al capitano Cavallo, visto che è stato menzionato esplicitamente il suo comando di appartenenza.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Per quanto riguarda la questione dell'esposto, proviamo a ricostruire i vari punti cronologicamente. Il 4 novembre 2016 il comitato di quartiere Castagnetta-Cinque Poderi – così si chiama – che ha una carta intestata, deposita al comune di Pomezia, facendolo protocollare, un esposto diretto alla cortese attenzione del sindaco del comune di Pomezia e al comandante della polizia locale di Pomezia. A questo esposto allega anche delle fotografie. Il 22 dicembre la polizia locale manda una nota diretta al NOE Carabinieri e all'ASL locale, chiedendo di fare un sopralluogo congiunto e rimettendo un contatto telefonico all'interno della stessa missiva per quanto riguardava tale sopralluogo congiunto: che cosa chiedeva l'esponente a nome del comitato di quartiere? È molto semplice. Le fotografie dicevano che c'erano questi rifiuti e che gli interessati temevano la potenzialità di un incidente.
  Noi abbiamo dato disponibilità e abbiamo contattato. Il 21 febbraio siamo andati a Pomezia (una squadra del NOE è andata a Pomezia). La polizia locale ci ha detto che avevano cominciato un sopralluogo per un'altra vicenda, che riguardava una società. Avevano già fatto degli atti preliminari. In questa società era in atto uno sversamento, peraltro dal colore blu. Quindi, il personale si è recato là con loro. L'attività è durata più di una settimana. Siamo andati in supporto. Naturalmente, se ci hanno chiesto....

  ALBERTO ZOLEZZI. Però riguarda il comune di Pomezia quest'altro episodio!

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Sì. Definisco anche la situazione. La società è stata sequestrata dai Carabinieri del NOE con atti congiunti della polizia locale. C'è un procedimento penale aperto. La società è tuttora sequestrata: abbiamo fatto un sequestro preventivo; abbiamo chiamato i tecnici dell'ARPA perché ci sostenessero sugli aspetti tecnici e scientifici (noi naturalmente ci rivolgiamo a loro).
  Quindi abbiamo svolto un servizio per quella comunità, sebbene normalmente non facciamo sempre quest'attività. Io avevo parlato già tante volte con la Commissione. Siamo un reparto che ha una competenza molto vasta, ma non per questo non operiamo congiuntamente con le nostre possibilità. Quindi, siamo andati. Ripeto, è stato un lavoro abbastanza certosino e lungo perché abbiamo sequestrato un impianto produttivo: non abbiamo fatto atti ispettivi generici. C'è un procedimento aperto, sempre con la procura della Repubblica di Velletri. Dopodiché, ci aspettavamo il riproporsi di un altro, anche perché i contatti ormai erano stati aperti con la polizia locale. Non credo che ci sia altro da aggiungere. Dopo quell'incontro non ci sono stati altri contatti.

  STEFANO VIGNAROLI. Quindi, non siete più tornati lì?

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Sì, ma Pag. 20torniamo a dire che loro chiedono a noi di supportarli. Noi diamo disponibilità e andiamo. Ci chiedono di supportarli in un'altra attività perché sono loro i destinatari. Noi li abbiamo supportati e gli abbiamo detto, laddove avessero avuto bisogno, di richiamarci. Questo, poi, non è più successo. Per quanto riguarda, invece, il discorso dell'ASL, lo sanno loro e l'ASL credo che abbia fatto altrettanto. Quel giorno non c'era l'ASL: il 21 febbraio siamo andati noi con loro, ma non c'era l'ASL.

  STEFANO VIGNAROLI. Scusate se insisto. Vorrei solo sapere – se si può – sui rifiuti ospedalieri, se ciò vi risulta perché questa questione dei rifiuti ospedalieri mi incuriosiva.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Questo episodio, sinceramente, lo sto apprendendo. C'è da dire un fatto. Noi stiamo, ovviamente, procedendo a 360 gradi, coordinati e diretti dalla procura: in che epoca sarebbe successo questo?

  STEFANO VIGNAROLI. Ad Avezzano, Guardia di finanza, il 13 gennaio 2015: 27 tonnellate di rifiuti, tra cui ospedalieri.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Ricordiamo – adesso dovremmo vedere bene le date – che per un dato periodo loro avevano la possibilità di trattare mille tonnellate di rifiuti pericolosi. Sarà motivo di approfondimento perché potrebbe essere aperto un procedimento. Sicuramente, questa è un'informazione che terremo con i dovuti riguardi ma, al momento, occorre ricordarsi quest'aspetto: fino alla loro richiesta di modifica non sostanziale, loro hanno nella loro autorizzazione il trattamento di mille tonnellate di rifiuti pericolosi.

  STEFANO VIGNAROLI. Questo, a quanto pare, è avvenuto dopo la voltura perché la voltura è del 2014, se non sbaglio, mentre questo episodio è di gennaio 2015.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Dovremmo comunque considerare – lo ripeto, prendo ovviamente cognizione di questo fatto – sempre un altro discorso. Un conto è il trattamento all'interno del sito, cosa che per loro era vietata e che loro stessi avevano chiesto di non fare più (è la stessa società che chiede di spostare il quantitativo autorizzato come pericoloso a non pericoloso); un altro aspetto, che comunque sarà motivo di verifica, è il trasporto. Un conto è il trattamento, un conto è il trasporto dal punto A al punto B di un rifiuto per il quale loro dovrebbero avere un'iscrizione all'albo nazionale dei gestori ambientali. Si tratta di vedere per quali tipologie. Dico ciò perché sarà – ripeto – motivo, ovviamente, di approfondimento. Se pur non strettamente attinente, ciò offre comunque un quadro di situazione sulla società che sta operando. Ovviamente, stiamo valutando tutti gli aspetti di questa impresa e gli stessi passaggi che ci sono stati. Lei prima ha fatto una domanda riguardante l'Eco X e l'Eco Servizi. Mi permetto di dire che, in effetti, il soggetto che lei ricordava, nelle visure storiche, sta sia nell'Eco X e, nella visura attuale di Camera di commercio, che è acquisibile, sta come procuratore generale. Quel personaggio, quindi, è presente in entrambe le società. Andranno poi valutate alla luce di quello che è successo le altre responsabilità. Dal punto di vista commerciale probabilmente, è un'operazione che si può fare.

  PRESIDENTE. A proposito di questa vicenda dei rifiuti pericolosi, voi escludete, non siete in grado di farlo o state facendo anche delle verifiche per vedere se, eventualmente, visto che non si parla di dieci anni per la volturazione di quest'autorizzazione, ci fosse la presenza all'interno anche di rifiuti pericolosi? Questa è una domanda. Passo alla seconda. Con riguardo alla verifica che state facendo a livello societario, avete detto che l'Eco X è anche una società di trasporti. Sarebbe interessante capire, credo proprio per quel quadro che lei diceva, anche come operava questa società e su che cosa operava. Vi Pag. 21chiedo se avete intenzione di fare questa verifica.
  Inoltre, vorrei sapere se avete fatto degli approfondimenti ulteriori, al di là del fatto specifico, sull'assicurazione che ha fatto questa fideiussione perché risulta che quest'assicurazione venisse poi utilizzata anche per altri impianti del Paese. Domando se avete il quadro di questa compagnia anche per gli impianti. Tra l'altro, è uscita anche sui giornali – ma l'avevamo verificato anche noi – la presenza di questa discarica in Sicilia, la Cisma, che è stata sequestrata, con 14 arresti e probabili infiltrazioni mafiose. Vorrei sapere se state vagliando tutte queste situazioni.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Per quanto riguarda il discorso della presenza di rifiuti pericolosi, è stato già motivo, ovviamente, di richiesta da parte della procura. Abbiamo verificato e siamo subito andati, non solo nell'immediato ma al termine delle prime operazioni di spegnimento, con ARPA. È stata fatta una ricognizione visiva molto attenta del sito. Ad eccezione di quelle lastre che abbiamo detto, non c'erano, in effetti, rifiuti pericolosi: non li abbiamo visti e riteniamo che non ci fossero. Naturalmente, per rendervi conto delle immagini, stiamo effettuando più sopralluoghi. Ne stiamo facendo diversi, ovviamente con tutti gli enti competenti, proprio perché la procura ci ha chiesto tutta una serie di attività molto certosine.
  Per quanto riguarda il discorso della fideiussione, noi abbiamo immediatamente preso cognizione di ciò perché, ovviamente, abbiamo acquisito informazioni anche dagli uffici regionali. Chiaramente, faremo i dovuti riscontri ma, al momento, abbiamo visto che questa fideiussione esiste e che c'erano le iscrizioni all'ISVAP: per dire che non sia valida, approfondiremo ulteriormente. Al momento questa situazione è motivo di oggetto di ulteriore approfondimento, ma l'abbiamo vista. Effettivamente, vi confermo che c'era la fideiussione di questa società rumena, con tanto di voltura.

  PRESIDENTE. Quindi, non è chiaro se sia ancora escutibile o meno. Non avete il dato.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Intanto, si tratta di una fideiussione a garanzia che verrà eventualmente posta a richiesta. Il procedimento amministrativo ha un iter che sta per iniziare, ma naturalmente parliamo di pochi giorni. Per quanto riguarda invece l'aspetto dei trasporti, l'Eco X è titolare di tutto l'impianto ed è titolare anche dell'autorizzazione, sebbene ceda il ramo d'azienda, tanto che la regione lo mantiene in capo all'Eco Servizi, rinnovando di volta in volta. Non è stata ceduta l'autorizzazione, che è ancora in capo all'Eco Servizi. Poiché, però, c'è questa cessione di ramo di azienda, ossia questo affitto, finché persevera l'affitto, l'Eco Servizi rimarrà titolare dell'autorizzazione.
  È sempre l'Eco X la prima richiedente. Quindi, c'è una voltura – mi consenta il termine – per ora temporanea perché non è diventata proprietaria: ha un affitto. Questo aspetto, naturalmente, è da andare a inquadrare in tutta questa situazione perché, come dicevamo prima, c'è un fatto di pignoramento e gli stessi personaggi che sono nell'Eco X, in alcuni aspetti si ritrovano nell'Eco Servizi. È chiaro che tutto questo ci sta fornendo un quadro. Poi, naturalmente, verrà rimesso tutto alla valutazione.

  PRESIDENTE. Vuole fare una precisazione, collega?

  STEFANO VIGNAROLI. Sì. Mi sono distratto un attimo e quindi non so se il presidente abbia già detto che questa City Insurance, questa società rumena, dovrebbe essere anche nella discarica di Melilli.

  PRESIDENTE. Sì.

  STEFANO VIGNAROLI. Perfetto. Noi diciamo sempre che bisognerebbe fare molta attenzione – spero che sia fatta sempre più attenzione – rispetto a queste società che rilasciano fideiussioni. Questa fideiussione, Pag. 22però, era per la bonifica. Mi domando se ci fosse anche qualche assicurazione in caso di incendi o furti o un altro tipo di assicurazione. Mi chiedo anche – magari lo chiedo al NOE – se sia previsto, considerato questo precedente e che gli impianti di questo tipo sono tanti, un controllo a tappeto, cioè un controllo che vada oltre questo impianto, un controllo che si rivolga anche agli altri che stanno nelle stesse situazioni.
  Aggiungo un'ultima cosa. Durante le operazioni dei vigili del fuoco, quando c'è stato l'incendio, mi risulta che i vigili del fuoco e gli operai abbiano fatto dei turni di 12 ore, turni abbastanza lunghi, in un incendio abbastanza pericoloso e che all'inizio soprattutto mancassero le attrezzature idonee per quel tipo di incendio.

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Mi limito a dire che la società non era munita di un contratto di assicurazione contro il rischio incendi. Per quanto riguarda la pianificazione dei controlli da parte del NOE, credo che il capitano possa dire qualcosa.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. È chiaro che questi episodi ci inducono a implementare maggiormente l'attività di controllo ma, come ha detto lei, sono numerosi questi impianti. Dobbiamo anche considerare per intero tutta la regione Lazio. Bisognerà, al limite, concordare con gli enti la possibilità di coordinarsi, per poter verificare che incidenti del genere non si ripetano: questo sì. Si può, naturalmente, valutare questo aspetto, mettendo in campo tutte le forze che operano su questo settore.
  In questo caso mi permetto di dire che si tratta di un incendio che riguarda un impianto produttivo e di un impianto produttivo che riguarda i rifiuti, ma se si fosse trattato di un impianto produttivo di materiale similare, gli effetti sarebbero stati comunque gli stessi. Se io prendo un impianto che tratta plastica in grandi quantità e il suo sistema impiantistico non risponde alle norme, in quel caso, posso controllare questa filiera (ho visto poco tempo fa un incendio, mi pare di lampadari o qualcosa del genere). Questo settore noi lo attenzioniamo nei nostri controlli. Naturalmente, non possiamo non verificare. Sebbene l'aspetto antincendio non sia prettamente legato all'alveo dei rifiuti, è chiaro che quando andiamo a verificare un impianto, laddove possiamo segnalare agli enti competenti, lo facciamo. In questo caso gli enti sono due: sono lo SPRESAL dell'ASL, che controlla per la sicurezza dei lavoratori, e gli stessi vigili del fuoco. Possiamo segnalare, quindi, assolutamente sì, ma il problema degli incendi – ripeto – è un po’ più trasversale agli impianti produttivi, cioè non è soltanto per questa tipologia.

  STEFANO VIGNAROLI. Sui vigili del fuoco e sull'intervento cosa può dirci?

  PRESIDENTE. L'ha già detto prima! La domanda era se fossero attrezzati ad affrontare un incendio del genere: l'aveva già detto prima.

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Ripeto: sono andati a prelevare l'acqua a due chilometri di distanza. Credo che questo basti.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Su questo punto, se vogliamo ulteriormente precisare, c'è una relazione preliminare dei vigili del fuoco.

  PRESIDENTE. Incontreremo anche loro.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Allora ve lo diranno loro. Si attesta formalmente l'assoluta inidoneità dei presìdi antincendio presenti in relazione all'estinzione dell'attività e al carico d'incendio in essa contenuto.

  CHIARA BRAGA. Premesso che ritengo che alle forze di polizia e alle autorità pubbliche sia da riconoscere, ovviamente, Pag. 23la massima fiducia, volevo chiedere al procuratore se la consulenza di cui ci ha parlato in chiusura del suo intervento, che è propedeutica anche alla decisione o meno di sequestrare e poi di avviare le operazioni di messa in sicurezza e di bonifica, dipenda dal fatto che il contributo alle indagini del NOE e dell'ARPA sarebbe insufficiente, allo stato attuale: c'è quindi il bisogno di una competenza aggiuntiva? In tal caso, di che tipo?

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Quello di dotarsi di una consulenza tecnica in aggiunta alle rilevazioni e al contributo conoscitivo provenienti dalle strutture pubbliche, regionali o statali che siano, è uno scrupolo che normalmente il pubblico ministero segue e adotta. Naturalmente, la cosa non ha minimamente il significato di non fidarsi oltre una determinata misura dell'ARPA, dell'ASL o dei vigili del fuoco: assolutamente no. Al limite, si tratta di poter offrire al giudice, in una prospettiva dibattimentale, degli elementi maggiormente calati in una dialettica processuale. In questo senso, il consulente assume una posizione di supporto rispetto al contributo che proviene dagli uffici pubblici, che certamente, poi, verranno sentiti in veste di testimoni. Se alle testimonianze si aggiunge una consulenza tecnica da parte di un professionista, il quadro probatorio viene a rafforzarsi. È questa la ragione per la quale, oltre al contributo conoscitivo di ARPA, ASL e altri uffici pubblici, il pubblico ministero si avvale anche di una consulenza tecnica. Non so se ho ben colto il senso della domanda.

  MASSIMO CERVELLINI. Capitano, il riferimento all'intervento che vi fu a febbraio era nei confronti specificatamente di quale azienda e ubicata dove? Vorrei saperlo, se possibile.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. L'azienda è la Logi Service Scarl, sita a Pomezia in via Vaccareccia, senza numero civico. I reati contestati in quella circostanza, che furono poi posti alla base del sequestro preventivo, successivamente convalidato attraverso la procura dal GIP, erano legati proprio al permanere di uno sversamento di liquidi utilizzati per la verniciatura, tanto che fuori c'era proprio una scia blu. Questo sversamento era in atto, ragion per cui fu preso il provvedimento di sequestro. Ovviamente, anche in quel caso fu fatta un'attività molto attenta per quanto riguarda questa tipologia di reato.

  MASSIMO CERVELLINI. Avremo con i vigili del fuoco momenti di chiarimento più specifici, ma vi è già una preoccupazione vissuta anche attraverso l'interlocuzione con altri soggetti preposti, come la regione e altri. Mi riferisco all'incendio che si riattiva. La spiegazione è sicuramente quella data, ossia la massa centrale che ancora produce e ha temperature – quantomeno, speriamo avesse – che possono rideterminare ciò che è avvenuto, oppure vi possono essere anche altri filoni da dover seguire per capire il tipo di materie che erano presenti, soprattutto dove l'incendio è avvenuto e potrebbe, quindi, avvenire di nuovo?
  Aggiungo un'ultima cosa e termino. Successivamente parleremo con i vigili del fuoco, ma vorrei capire una cosa che mi ha colpito anche personalmente, conoscendo quei territori. In situazioni analoghe, non dal punto di vista specifico delle caratteristiche a cui è dovuto il disastro, si sono attivati anche nel recente passato mezzi? Penso a elicotteri e ai Canadair: perché non se ne è fatto uso? Si è posto il problema e a chi? Chiedo questo tanto più alla luce della valutazione dei vigili del fuoco, per cui si dice che il punto acqua più vicino era complicato, distante e non sul posto.

  FRANCESCO PRETE, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri. Tuttora, ci dicono i vigili del fuoco, ci sono dei focolai sotto le macerie suscettibili di riattivarsi, per reazioni chimiche immagino. Gli stessi vigili del fuoco hanno sollecitato a loro volta una pronta bonifica dell'area, proprio perché finché i rifiuti restano ammassati, questa possibilità che i Pag. 24focolai riprendano ossigeno e quindi fuoco, permane. Da ciò deriva la necessità di liberare il sito e di fare in fretta le operazioni di bonifica e di ripristino, anche per eliminare in radice il rischio del riattivarsi dei focolai.

  MARCO CAVALLO, comandante del Nucleo Operativo Ecologico di Roma. Per quanto riguarda il secondo aspetto della domanda, probabilmente lo sapranno loro. Io sono stato sul posto, ovviamente, al momento dell'incendio. Loro sono arrivati già muniti e hanno fatto i rifornimenti successivi, ma non c'è mai stata un'interruzione dell'attività di spegnimento. Il fatto di utilizzare dei mezzi aerei antincendio forse saranno loro tecnicamente in grado di poterlo stabilire. Loro erano presenti e le operazioni sono durate h24. L'incendio comincia il 5; loro dichiarano, dopo alcuni giorni, terminata l'emergenza dell'incendio (sebbene, poi, alcuni focolai abbiano ripreso, ma questo per la tipologia di incendio è fisiologico). È un po’ lo stesso motivo per cui un estintore diventa insufficiente: questa tipologia di combustione è una combustione lenta e molto forte. Sebbene siano state buttate quantità enormi di acqua, naturalmente ci possono ancora essere dei piccoli focolai. Però, per quanto riguarda il modo dello spegnimento, credo che loro abbiano ritenuto opportuno procedere in quel modo. Non saprei dirle di più.

  PRESIDENTE. La preoccupazione che abbiamo, dal lavoro che abbiamo fatto in questi anni riguarda gli operatori che lavorano nel settore. Sicuramente l'incendio comporta un impatto ambientale, ma abbiamo visto che c'è stato un intervento che ci sembra all'altezza del problema. Non ci preoccupa tanto il tema che veniva ricordato prima, cioè dell'incendio, perché come giustamente veniva ricordato, si crea un impatto ambientale anche se brucia una fabbrica di giocattoli (anzi, forse è peggio). Il tema che ci preoccupa, anche vedendo altre indagini fatte in altre regioni e in altre situazioni, è che questo, purtroppo, è un settore in cui spesso gli operatori non sono proprio illibati, diciamo così. Molto probabilmente, la cosa che mi permetto di suggerire, più che un intervento normativo, che potrebbe sempre essere utile, è anche di trovare un modo perché coloro che sono preposti ai controlli possano sempre di più mettere in sinergia le attività.
  È chiaro che carabinieri e polizia conoscono le storie magari molto meglio chi gestisce, ma l'organismo tecnico conosce molto meglio l'aspetto tecnico. Credo che queste collaborazioni, che già sono in atto in questa regione, forse dovranno essere nella programmazione dei controlli ordinari che fanno le agenzie, soprattutto tecniche, sempre più forti, altrimenti si farà fatica a controllare 10.000 impianti (si parlava questa mattina di 10.000 impianti di trattamento).
  Sulla tipologia dei soggetti che attuano questo tipo di imprenditoria, occorre un'attenzione forse un po’ più alta di quella del passato, alla luce anche delle conoscenze che si sono acquisite. Possiamo dire, come Commissione, che purtroppo ne abbiamo viste tante di queste situazioni e che i soggetti implicati sono sempre soggetti borderline, per usare un eufemismo. Grazie delle informazioni. Se avessimo la necessità di avere qualche chiarimento o approfondimento, ci terremo in collegamento. Ringraziando i nostri ospiti, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.