XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 125 di Mercoledì 24 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Svolgimento di quesiti a risposta immediata alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (articolo 3 della risoluzione del 18 marzo 2015):
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Sul riequilibrio del pluralismo informativo – n. 1/2999:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Gasparri Maurizio  ... 3 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 4 ,
Gasparri Maurizio  ... 5 

Chiarimenti sulle caratteristiche e sulle tempistiche del progetto di Rai24, in relazione a possibili veti del consiglio di amministrazione rispetto alla figura individuata per la sua direzione – n. 3/3006:
Fico Roberto , Presidente ... 5 ,
Airola Alberto  ... 5 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 6 ,
Airola Alberto  ... 7 

Informazioni circa le iniziative che Rai intenda assumere nei confronti dei «lavoratori atipici» anche in relazione alla possibilità di una procedura concorsuale diretta alla loro parziale stabilizzazione – n. 4/3007:
Fico Roberto , Presidente ... 7 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 7 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 8 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 9 

Iniziative dell'azienda dirette ad assicurare il massimo equilibrio nella presenza e nel confronto televisivo di tutte le forze politiche presenti in Parlamento anche non costituenti gruppo – n. 2/3005:
Fico Roberto , Presidente ... 9 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 9 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 10 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 11 

Elementi informativi sul recente incremento delle spese da parte della Rai e sul loro oggetto – n. 5/3009:
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 11 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 11 ,
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Svolgimento di quesiti a risposta immediata alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (articolo 3 della risoluzione del 18 marzo 2015).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di quesiti a risposta immediata alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ai quali risponderà il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall'Orto, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  È inoltre presente il direttore delle relazioni istituzionali della Rai, Fabrizio Ferragni, che ringrazio per la sua presenza.
  Ricordo che, secondo quanto stabilito all'articolo 3 della risoluzione approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, il presentatore o, in caso di sua assenza, altro componente del medesimo gruppo, può illustrare il quesito per non oltre tre minuti; il direttore generale risponde per non oltre cinque minuti; il presentatore, o altro componente del medesimo gruppo, può replicare per non oltre tre minuti.

Sul riequilibrio del pluralismo
informativo – n. 1/2999.

  PRESIDENTE. Passiamo al primo quesito all'ordine del giorno, Gasparri n. 1/2999.

  MAURIZIO GASPARRI. Il testo immagino che sia già noto al direttore generale, quindi mi limito alla sostanza. Con questa interrogazione denunciamo uno sbilanciamento dello spazio soprattutto in voce, ma sotto tutti i profili (tempo di presenza, tempo di antenna, ma quello in voce è clamoroso) a danno del gruppo di Forza Italia. Per i telegiornali principali i dati, che sono riportati e sono evidentissimi a svantaggio del nostro gruppo e a vantaggio del PD e del Governo, anche al di là della famosa ripartizione un terzo, un terzo, un terzo, sono clamorosi non solo nel mese che, avendo avuto le primarie del PD, ad aprile, ha comportato una sovraesposizione, che però i telegiornali dovrebbero comunque bilanciare, ma anche in generale, perché i dati dell'Osservatorio di Pavia, che la segreteria della Commissione ci gira e che provengono dagli stessi canali che alimentano le informazioni Rai, dimostrano questo sbilanciamento.
  Ricordiamo che, al di là dei periodi di par condicio, le norme, le decisioni prese anche dall'Autorità di garanzia invitano a un equilibrio informativo. Oggettivamente i dati sono clamorosi, anche per quanto riguarda i programmi di approfondimento informativo, laddove il PD ad esempio a febbraio ha il 44 per cento di presenze contro l'8 di Forza Italia (cito questi, ma altri gruppi potrebbero dolersene ugualmente); a marzo PD 38,6 per cento, contro il 6 di Forza Italia; ad aprile addirittura siamo al 60 contro il 9,8, e non c'è giustificazione Pag. 4 di primarie che tenga, perché ci sono state iniziative politiche, parlamentari ed eventi di varia natura.
  Vogliamo quindi delle risposte, ma soprattutto delle garanzie su un maggiore equilibrio, perché francamente sia i programmi di rete sia anche i telegiornali (TG 1, TG 2 e TG 3) hanno registrato uno squilibrio francamente superiore a quello che può essere ragionevolmente valutato, considerati i ruoli di Governo e tutti gli eventi. Siamo una platea che conosce le tendenze, però si è superata la tendenza accettabile.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Buonasera a tutti. Il punto che il senatore Gasparri solleva è estremamente importante, necessariamente ricorrente rispetto alle nostre interlocuzioni, in quanto è centrale rispetto al rapporto con una corretta rappresentazione di tutte le parti. Abbiamo preparato una risposta che vuole entrare nel merito della questione e cercare di capire come si può poi affrontare questa cosa.
  Sul tema del pluralismo si evidenzia che l'articolo 11 del provvedimento di questa Commissione del 18 dicembre 2002 stabilisce che «i programmi di informazione e approfondimento sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca nel rispetto della libertà di informazione. Ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione e contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche, assicurando la parità di condizioni e l'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo», che è il principio a cui si riferiva il senatore.
  Una rapida valutazione dell'agenda politico-istituzionale dei mesi scorsi rende più evidente questa situazione, nel senso che a gennaio, dal punto di vista dei temi di attualità e cronaca, il principale argomento dell'agenda (cito dati che avete visto anche voi, anche se non so in che modo aggregati) è stato costituito dalla cronaca, che ha occupato il 24 per cento del tempo in voce dell'intera agenda politica con la nuova scossa di terremoto che ha colpito l'Italia centrale. In particolare, hanno avuto visibilità la situazione di emergenza per la viabilità e la distribuzione elettrica aggravata dall'imponente caduta di neve nelle ultime settimane e il crollo di un albergo a Farindola a causa di una slavina provocata dal sisma, l'informativa del Presidente del Consiglio al Senato sulla gestione dell'emergenza. Il secondo tema del mese (qui ovviamente li abbiamo ricavati dalle quantità emerse dai dati che lei citava) è stato costituito dalla politica interna (13 per cento del tempo in voce) con il confronto sulla legge elettorale, la sentenza della Corte Costituzionale sull'Italicum.
  A febbraio l'argomento principale dell'agenda è stato costituito dalla politica interna, che ha occupato il 28 per cento del tempo in voce dell'intera agenda politica, con il confronto interno al PD su leadership e linea politica, con la scissione dei movimenti democratici e progressisti nel tempo in voce.
  A marzo tre sono stati i temi principali dell'agenda, sempre andando sulle quantità: la politica europea con le celebrazioni per il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, con l'incontro in Campidoglio tra i capi di Stato e di Governo dell'Unione e l'incontro dei Capi di Stato al Quirinale, argomento a cui è stato dedicato il 20 per cento del tempo in voce; la politica interna, con la campagna congressuale del Partito Democratico (11 per cento); l'apertura di un'inchiesta sulle modalità di gestione degli appalti della CONSIP con il possibile coinvolgimento anche del padre di Matteo Renzi e del Ministro Lotti (10 per cento).
  Ad aprile i principali argomenti dell'agenda hanno riguardato la politica interna con le primarie del PD e il confronto sulla legge elettorale (24 per cento del tempo in voce), le migrazioni con le polemiche sul ruolo delle ONG (8 per cento), la politica economica con l'approvazione da parte del governo del Documento di economia e finanza (7 per cento).
  Questo ha determinato per libera autonoma scelta giornalistica, confrontabile con quanto fatto dalla quasi totalità della stampa Pag. 5nazionale, scelte informative conseguenti. Allo stesso tempo il punto che lei solleva è rilevante, tanto che nella consapevolezza dell'importanza della questione abbiamo comunque provveduto a richiamare le testate, affinché nell'ambito della propria autonomia editoriale improntino programmazione, informazione e approfondimento, come previsto nel contratto di servizio, ai princìpi di imparzialità, completezza e correttezza nel rispetto della dignità e della privacy delle persone, e assicurino un contraddittorio adeguato, effettivo e leale. La rappresentazione che abbiamo cercato di dare parte dalle quantità proprio perché la domanda è legata alle quantità, cercando da un lato di vedere la relazione che c'è stata tra argomenti di attualità e cronaca, che ha determinato poi al proprio interno una composizione di quel tempo di parola e di informazione che lei ha rilevato, e allo stesso tempo richiamando un principio che ribadiamo in maniera costante affinché nell'ambito dell'autonomia editoriale ci sia un equilibrio, come è giusto che ci sia.

  MAURIZIO GASPARRI. Prendo atto che il direttore generale ha parlato di richiamare le testate, cioè in maniera educata, sobria, però evidentemente c'era un po'da richiamare. L'elencazione ha una sua plausibilità (la scossa di terremoto è chiaro che coinvolge autorità di governo, ministri, autorità istituzionali che si recano in visita nei posti, così le primarie e così il DEF, cosa che non ci sfugge) tuttavia l'equilibrio complessivo anche su questi temi vede più voci, perché quando si discute del DEF o di provvedimenti di varia natura c'è una pluralità di voci.
  Ritengo che comunque i numeri siano talmente vistosi che anche nella prevalenza fisiologica e giusta, tanto che nell'antica prassi si faceva il discorso di un terzo, un terzo, un terzo, siamo andati ben al di là. Nel ribadire i numeri, che sono corretti, com'è corretta l'elencazione degli eventi, laddove però, se ci sono le primarie di un partito, ci saranno eventi, riunioni o iniziative di altri partiti che hanno la stessa dignità, il fatto di dover richiamare le testate ai princìpi che lei ha citato mi pare che sia quello che volevamo evidenziare anche attraverso il «question time».
  Questa riflessione trasparente, alla luce del sole su dati che sono quantitativi, che vanno depurati dagli aspetti della cronaca, dall'autonomia delle testate, dagli eventi che si producono e che evidentemente devono orientare l'informazione, però all'interno di questi parametri (vecchia questione) si può dare voce a tutti, ed è stata data poca voce ad alcuni. Mi auguro che il suo richiamo abbia un effetto, e vedremo nei mesi prossimi cosa sarà accaduto.

Chiarimenti sulle caratteristiche e sulle tempistiche del progetto di Rai24, in relazione a possibili veti del consiglio di amministrazione rispetto alla figura individuata per la sua direzione – n. 3/3006.

  PRESIDENTE. Passiamo al quesito all'ordine del giorno, Airola n. 3/3006.

  ALBERTO AIROLA. Grazie direttore di essere qua. A gennaio 2017 in Commissione di vigilanza ci anticipava le caratteristiche di una riforma strutturale dell'informazione della televisione pubblica, facendo riferimento a una nuova piattaforma web, piattaforma che, come sappiamo, era parte di un progetto che era già stato stroncato precedentemente, quello del giornalista Verdelli. Questo giusto perché oggi sui giornali esce fuori, a cominciare da Giacomelli, che lei avrebbe avuto una carenza di strategie e di proposte, in realtà questo piano che ci è stato presentato ad oggi sappiamo che forse è stato bocciato dal consiglio di amministrazione.
  La questione interessante era che questo piano per la nuova piattaforma web sostituiva a un modello verticale un modello orizzontale; fatte salve, come nella domanda che lei ha ricevuto, le questioni tecniche riguardo al personale che serviva, al varo della nuova testata era stata proposta la vicedirettrice della struttura di coordinamento editoriale dell'informazione, Milena Gabanelli.
  Si chiede di sapere quali siano in modo più specifico le caratteristiche e le relative tempistiche del progetto di Rai24, che riteniamo Pag. 6 basilare per un rilancio reale della Rai verso un futuro che è inevitabilmente digitale e web, e se lo stallo del varo della nuova testata sia riconducibile a veti in seno al consiglio di amministrazione, soprattutto rispetto alla figura individuata per la direzione stessa, cioè la Gabanelli. Alla luce di quello che è successo in queste ultime ore, ci domandiamo se fosse possibile una votazione separata rispetto a questo piano, che è probabilmente il vero momento di riforma della Rai, perché è quello che avrebbe veramente proiettato fuori da un medioevo analogico e monolottizzato la Rai, verso un futuro più adeguato ai nostri tempi, alla velocità dell'informazione e ai doveri del servizio pubblico.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Provo a rispondere con attenzione a questa importante domanda, proprio perché nel frattempo alcune cose sono accadute.
  Il percorso che riguarda il piano dell'informazione è un percorso che abbiamo condiviso anche in questo luogo, nel senso che, come ricorderete (vado a memoria) il primo momento in cui ci confrontiamo è ad agosto, quando raccontiamo le linee guida che definiscono le tracce su cui lavorare e su cui poi lavoriamo, che portano allo sviluppo del piano, che in alcune occasioni ho illustrato sia qui che al consiglio di amministrazione (a quest'ultimo l'ho illustrato l'8 marzo e il 4 maggio), in modo da avere un confronto rispetto al merito delle singole questioni.
  Come è emerso anche dal feedback in diretta che ricevetti da voi nella presentazione che feci qui a gennaio, in cui vi illustrai lo schema sul quale stavamo lavorando anche con un dettaglio abbastanza specifico rispetto al piano digitale, come ricorderete in quest'aula, il piano costruito sulla base di questi tre fondamentali, ovvero la revisione della costruzione dell'informazione generalista, la creazione di una grande Newsroom, che abbiamo chiamato Newsroom Italia, che è il grande generatore di informazione per tutta l'azienda, e il digital first, ovvero il recupero del vero gap che sentiamo di avere, perché, mentre in radiotelevisione siamo migliorabili, ma siamo di gran lunga centrali rispetto al panorama informativo nazionale, sappiamo che sul digitale siamo rimasti indietro. Questo è lo schema dei fondamentali, che poi abbiamo portato, con il lavoro di tutte le persone che hanno coadiuvato, a definire un modello che potesse essere anche costruito come progetto operativo, che quindi ha l'analisi di processi, di costi e di efficienza, con una particolare attenzione al progetto digitale, perché abbiamo identificato da subito che quella era la parte di maggiore urgenza e necessità.
  Dato che il lavoro è stato fatto in questo modo e si è sintetizzato in un documento, che poi ha avuto la sua costruzione nell'arco dei mesi, ma che essenzialmente riflette quanto detto a gennaio, ma con tutte le analisi a supporto, documento consegnato il 4 maggio al consiglio di amministrazione e su quello si è andati a discutere.
  Se ricordo bene, in questa domanda si evidenzia la precedenza rispetto al consiglio di amministrazione, quindi questa domanda viene costruita venerdì prima del lunedì, quando, come è giusto che sia, ho portato all'attenzione del consiglio di amministrazione il progetto per avere un voto rispetto ai fondamentali del progetto, ovvero lo schema logico che divide queste tre aree, con un punto specifico di approvazione immediata del progetto digitale, che tra l'altro nel frattempo, grazie alla direzione digitale, grazie all'apporto anche di Milena Gabanelli che è stata chiamata a lavorare con noi per sviluppare questo progetto, con un lavoro svolto nell'arco di mesi, oggi è fondamentalmente pronto.
  Il consiglio di amministrazione ha legittimamente detto di no, perché nel corso della discussione (vi dico cose che sono già cronaca, perché sono già uscite sui giornali) c'è stata una votazione che ha privilegiato il no rispetto al sì, quindi in questo momento siamo qui. Ovviamente (esprimo un mio commento personale) non avrei messo così tanto lavoro e così tanta enfasi su un progetto di informazione se non ci avessi creduto profondamente, nel senso che credo veramente che lì dentro ci siano i pilastri (tra l'altro, li ho raccontati qui a gennaio, quindi non Pag. 7vi sto dicendo una novità) e che l'informazione Rai per rimanere dominante e predominante in senso positivo abbia bisogno da un lato di ammodernare la propria informazione generalista, dall'altro di avere un grande produttore di informazione dal punto di vista quotidiano, che viene identificato con Newsroom Italia, e dall'altro riuscire a fare un salto molto in avanti rispetto all'informazione digitale, informazioni di flusso su internet. Proprio per questo credo e spero che, al di là di questo voto in consiglio, qualunque cosa accadrà possa essere portata avanti velocemente, perché il progetto è pronto, quindi spero (lo dico per il bene dell'azienda) che possa essere in qualche modo portato avanti.

  ALBERTO AIROLA. Fatto salvo che anche noi siamo sempre stati critici sul pluralismo e abbiamo sempre denunciato una voce unica dei TG, ci sembra che qui più che altro le polemiche siano scoppiate più per programmi come Gazebo, per la Berlinguer o per una monolottizzazione che forse è avvenuta in effetti da un punto di vista renziano, però il progetto di Rai 24 poteva davvero portare a un nuovo pluralismo.
  Probabilmente anche avere una direttrice (su questo in effetti non ho avuto una risposta esauriente, ma mi sembra di leggere tra le righe che sia stata una delle questioni poi dibattute o comunque che hanno frenato questo piano) importante e capace come la Gabanelli, che sopraintendeva a questa piattaforma avrebbe sostituito in breve tempo la vetusta fruizione televisiva generalista che va piano piano scemando. Auspichiamo quindi che al più presto, comunque vadano le cose, questo piano vada avanti, e vada avanti come lei l'ha progettato e con quelle caratteristiche di indipendenza, che ci sembra siano state dimostrate spesso da lei e soprattutto dalla Gabanelli, ma che sono fondamentali per un servizio pubblico di informazione oggi più che mai, in vista delle grandi sfide che politicamente, socialmente ed economicamente l'Italia dovrà affrontare.

Informazioni circa le iniziative che Rai intenda assumere nei confronti dei «lavoratori atipici» anche in relazione alla possibilità di una procedura concorsuale diretta alla loro parziale stabilizzazione – n. 4/3007.

  PRESIDENTE. Passiamo al quesito Peluffo n. 4/3007.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. La categoria dei lavoratori atipici continua da diversi anni a caratterizzare la produzione editoriale della Rai. Sono figure professionali di livello elevato ed è una tipologia di lavoratori che opera quotidianamente, con orari uguali o superiori a quelli dei lavoratori dipendenti, configurando di fatto un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato. Tale condizione di subordinazione tuttavia corrisponde a una mancanza di diritti e garanzie fondamentali. Ricordiamo (è stato anche oggetto di una precedente interrogazione) che c'è stata una fase concorsuale, svoltasi nel 2015, basata sull'accordo sindacale del 23 dicembre 2014, che puntava alla stabilizzazione di una parte di questi lavoratori atipici. Questa fase concorsuale ha portato a un numero esiguo di assunzione, pari a circa 170 unità tra assistenti ai programmi e programmisti registi. Da notizie fornite da alcune sigle sindacali interne alla Rai, nell'ambito della trattativa in corso per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro sembrerebbe venir fuori la notizia che l'azienda non sarebbe incline ad assumere personale atipico secondo il metodo della selezione pubblica, come è già accaduto nel 2015. Tale posizione, ove confermata, sembrerebbe non concordare con le dichiarazioni pronunciate dal direttore generale dell'azienda, che nel 2016 aveva annunciato l'avvio di un piano per la stabilizzazione dei lavoratori meno garantiti, quindi i tre quesiti che rivolgiamo al direttore generale sono i seguenti.
  Quali misure la Rai intende assumere nei confronti dei lavoratori atipici sopra descritti? L'azienda valuta la possibilità di dare luogo a una nuova fase concorsuale, finalizzata alla stabilizzazione di un congruo Pag. 8 numero di atipici, sulla base di criteri di selezione ben definiti? L'azienda ha quantificato le possibili ricadute economiche sul proprio bilancio, derivanti da eventuali azioni legali avviate dai suddetti lavoratori?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Altra domanda decisamente importante, a cui provo a rispondere nel dettaglio, anche perché è una domanda complessa.
  La Rai come tutte le aziende che producono contenuti sviluppa cicli produttivi non omogenei e costanti sia in relazione ai diversi periodi dell'anno, sia in relazione alla tipologia e complessità dei prodotti realizzati, e conseguentemente si avvale della collaborazione di personale assunto con contratti di lavoro autonomo. Le prestazioni rese dai lavori autonomi si rendono necessarie per fornire alle strutture editoriali titolari della programmazione i più diversificati contributi professionali, dai figuranti, pubblico che partecipa attivamente ai programmi, agli autori, esperti, registi, conduttori, scenografi. Tali prestazioni si rendono necessarie per fornire apporti, professionali o non, disponibili in azienda per la specifica trasmissione con caratteristiche specialistiche o di particolare livello. I lavoratori in questione fruiscono di tutti i diritti connessi al rapporto di lavoro autonomo previsti dalla vigente normativa di legge; inoltre, anche su impulso delle organizzazioni sindacali, l'azienda ha da tempo attivato processi che consentono ai numerosi collaboratori che effettuano viaggi di non anticipare con i soldi propri le spese di trasferimento e di alloggio.
  Ciò premesso, fermo restando quanto sopra sintetizzato, è comunque opportuno mettere in evidenza come sia fisiologico procedere comunque a una parziale stabilizzazione dei lavoratori autonomi, tenuto conto delle specifiche competenze di cui gli stessi dispongono. In tale contesto l'azienda e le organizzazioni sindacali nel luglio 2013, nell'ambito di intese su un piano straordinario di esodi agevolati, che ha dato luogo alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro di oltre 500 dipendenti, hanno stipulato accordi per la selezione di 150 apprendisti, per l'anticipazione dei tempi di assunzione del personale già assunto con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, e anche per il collocamento di 50 unità tra i lavoratori autonomi da assumere a tempo indeterminato.
  Successivamente, il 23 dicembre 2014 è stato sottoscritto un accordo sindacale, che ha definito una procedura di selezione aperta ai lavoratori autonomi per assunzioni con contratto di lavoro subordinato nei profili professionali di programmista regista, assistente ai programmi e impiegato. Tale accordo, finalizzato a supportare le strutture editoriali con personale dotato di consolidata esperienza nel settore radiotelevisivo, ha previsto criteri per l'accesso, esperienze di lavoro pluriennale presso la Rai e un livello massimo di retribuzione rapportato a un anno di lavoro, e l'assunzione a tempo indeterminato dei primi 50 in graduatoria, distribuendo nel tempo, fino a marzo 2021, le assunzioni a tempo indeterminato delle restanti 120 unità circa, classificatesi successivamente al numero 50. Per tale personale è stata prevista l'assunzione con contratti a termine fino alla data di assunzione definitiva. Gli accordi in esame sono il frutto dell'incontro del più generale interesse del sindacato, più volte manifestato in tutte le sedi istituzionali, di fornire maggiori tutele normative ai lavoratori autonomi, con l'interesse aziendale ad acquisire personale con esperienze consolidate.
  Nell'autunno del 2016, con la ripresa del confronto con le organizzazioni sindacali sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro, il sindacato ha nuovamente sottoposto la problematica generale del lavoro autonomo presso le strutture editoriali della Rai, chiedendo una regolamentazione collettiva. L'azienda, nonostante abbia sottolineato l'impraticabilità di tale regolamentazione dovuta proprio alla natura giuridica del lavoro autonomo, ha comunque fornito la disponibilità a discutere i possibili processi selettivi, adottando criteri trasparenti per individuare ulteriore personale dotato di consolidata esperienza nello specifico radiotelevisivo. Pag. 9
  Tutto ciò premesso, appare evidente come la Rai abbia avuto la massima attenzione nei confronti dei lavoratori autonomi sia adottando azioni unilaterali, come quelle citate relativamente alle spese di trasferimento e di alloggio, sia con azioni già condivise con il sindacato, con iniziative di reclutamento derivate dagli accordi del luglio 2013 e del dicembre 2014, sia con la nuova disponibilità già resa al sindacato a strutturare una nuova iniziativa di reclutamento in questo senso.
  Questa ovviamente è la risposta tecnica, ma credo che un elemento molto importante vada anche nel senso di apertura, nell'ottica di avere un rapporto costante e trasparente, attraverso procedure che prevedano graduatorie dalle quali pescare professionalità da internalizzare. A maggior ragione, essendo i prossimi sei mesi chiave rispetto al contratto di servizio, considero importante per Rai e anche per voi che tipo di prospettiva dare dal punto di vista produttivo alla nostra azienda, perché questo è il punto chiave, nel senso che questo diventa il modo in cui lo facciamo. Qualunque sia l'idea dal punto di vista di generatore di contenuto che si dà alla Rai, bisogna fare in modo che competenze, produzione, dimensioni siano adeguate a questa prospettiva, e lì ci sono diversi modelli nei vari servizi pubblici d'Europa che possono essere usati. Oggi il mio compito non consiste nel dirvi di fare in un modo o in altro, però mettetelo come punto centrale, perché questo punto definisce quale sarà la Rai del futuro.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Sulla prima parte della risposta predisposta dagli uffici tenevo a sottolineare un aspetto: è stato fatto un richiamo alla normativa vigente per quanto riguarda la configurazione del lavoro autonomo, che peraltro è stato definito come necessario per le tipologie che consentano all'azienda Rai di fornire i contenuti che anche i dati degli ascolti dimostrano essere apprezzati e apprezzabili, ma infatti nella domanda facevamo riferimento a quella parte di lavoratori che, giuridicamente configurati come autonomi, in realtà svolgono il proprio lavoro alle dipendenze, con orari e un ruolo di subordinazione che li fa configurare dal punto di vista sostanziale in realtà come lavoratori subordinati.
  Abbiamo concentrato l'attenzione su questo aspetto, che è una realtà all'interno dell'azienda, che è conosciuta dall'azienda, su cui l'azienda si era già impegnata, attraverso il confronto con i sindacati, a trovare un percorso, quindi non una soluzione dalla sera alla mattina, dato il numero e la complessità. L'importante è che quel percorso, visto che era sfociato anche in accordi sindacali, venga portato avanti, che continui non solo con i numeri e le disponibilità già raggiunte, ma attraverso un'ulteriore disponibilità, e quindi vengo alla seconda parte della risposta che il direttore generale ha aggiunto. Credo che la seconda parte sia di ulteriore interesse, perché, come ha detto lo stesso direttore generale, indica una disponibilità a cui devono corrispondere però atti aziendali concreti, e sul fatto che questa disponibilità sia legata al percorso ulteriore di Rai e anche alla fase del contratto di servizio, trova in questa Commissione una disponibilità che è stata manifestata più volte ad esempio nella discussione sulla convenzione, con la presentazione di proposte emendative (ricordo alcune presentate dal collega Verducci) in quella direzione.
  La Commissione continuerà a insistere su questi aspetti, svolgendo fino in fondo il proprio compito anche in riferimento alla discussione sul contratto di servizio, e ci aspettiamo che l'azienda faccia altrettanto.

Iniziative dell'azienda dirette ad assicurare il massimo equilibrio nella presenza e nel confronto televisivo di tutte le forze politiche presenti in Parlamento anche non costituenti gruppo – n. 2/3005.

  PRESIDENTE. Passiamo al prossimo quesito all'ordine del giorno, D'Ambrosio Lettieri n. 2/3005.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Il concomitante svolgimento delle attività di altre Commissioni non mi ha consentito di essere puntuale sin dall'inizio dei lavori e tuttavia per sintesi ribadisco quanto già Pag. 10esposto in altre interrogazioni analoghe, rifacendomi agli atti di indirizzo che sono stati approvati dalla Commissione di vigilanza Rai, il primo nel marzo 2003 e l'altro più di recente, nel marzo 2011, facenti riferimento ai princìpi di pluralità della informazione, i princìpi del pluralismo che devono accompagnare il servizio pubblico radiotelevisivo, come peraltro puntualmente previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo 177 del 2005.
  I dati che ci fornisce l'Osservatorio di Pavia purtroppo ci consegnano il reiterato discostamento dalle norme in materia di par condicio, a garanzia della obiettività e della completezza dell'informazione. Non starò a ripetere quanto già puntualmente indicato nell'interrogazione in ordine alle percentuali, l'auspicio è che il direttore generale voglia disporre e garantire alla Commissione che la presenza e il confronto televisivo vengano assicurati a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, anche a quelle che non sono costituite in gruppi autonomi, per attestare l'attenzione che la dirigenza Rai deve destinare a un aspetto particolarmente importante, che purtroppo trova punti gravissimi di vulnerazione in princìpi essenziali.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Questa domanda rimanda molto ai princìpi del senatore Gasparri, quindi quello che posso fare è non tanto ripetere quanto detto prima rispetto alle categorie di contenuto e alle loro percentuali, quanto provare ad aggiungere qualcosa rispetto allo schema e ai punti di riferimento normativo in quest'ambito, anche perché, a maggior ragione visto che la legislatura finirà nel 2018, entriamo in una fase in cui è ancora più importante e più delicato questo punto.
  Quali sono gli elementi che fanno da cardine e sui quali lavoriamo per riuscire ad avere un equilibrio? L'articolo 11 del provvedimento della Commissione del 18 dicembre 2002 è la norma che citavo prima e che stabilisce che i programmi di informazione e approfondimento sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca nel rispetto della libertà di informazione. Ovviamente in questo contesto ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche, assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo. Si tratta pertanto di un pluralismo di argomenti e non di soggetti. Non a caso, il provvedimento di questa Commissione dell'11 marzo 2003 stabilisce «che tutte le trasmissioni di informazione, dai telegiornali ai programmi di approfondimento, devono rispettare rigorosamente con la completezza dell'informazione la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio. Ai direttori, ai conduttori e a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo delle informazioni verificate e fondate con il massimo di chiarezza».
  La Corte Costituzionale con la sentenza n.105 del 1972 aveva da tempo chiarito che «il concetto di pluralismo dell'informazione, non meno rilevante di quello di libertà di espressione, non significa che tutti abbiano diritto di manifestare il proprio pensiero con ogni mezzo, e nemmeno può significare che tutti debbano avere di fatto la materiale disponibilità di tutti i possibili mezzi di diffusione, ma vuol dire più realisticamente che a tutti la legge deve garantire la giuridica possibilità di usarne o di accedervi, con le modalità ed entro i limiti resi eventualmente necessari dalle peculiari caratteristiche dei singoli mezzi o dall'esigenza di assicurare l'armonica coesistenza del pari diritto di ciascuno o della tutela di altri interessi costituzionalmente apprezzabili». Ancor più chiaramente, se possibile, la Corte ha più di recente rilevato che «il diritto all'informazione va tutelato in relazione ai valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli delle pari visibilità dei partiti, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico, su cui in permanenza si fonda il sistema democratico, marginalizzando così Pag. 11definitivamente il ruolo della ripartizione aritmetica dei tempi».
  Questo pone un problema ancora più importante sull'equilibrio sostanziale dei punti di vista, quindi quanto lei cita solleva un tema importantissimo ed è per questo che l'attenzione che abbiamo cercato di dare e abbiamo dato a maggior ragione nei momenti più difficili ha un primo tema aritmetico, che è quello che, come avete visto avendo lavorato insieme su questo, soprattutto nei periodi di par condicio elettorale abbiamo rispettato, ma quello che cita lei è un punto ulteriore, cioè come si fa ad avere un equilibrio sostanziale oltre che aritmetico.
  Questo è base di costante attenzione, per questo citavo prima questo aspetto anche nella risposta al senatore Gasparri.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Grazie, direttore generale, resto in attesa dei dati relativi al monitoraggio dei prossimi mesi e spero che vi si trovino le risposte più adeguate e auspicabili.

Elementi informativi sul recente incremento delle spese da parte della Rai e sul loro oggetto – n. 5/3009.

  PRESIDENTE. Passiamo al quinto quesito all'ordine del giorno, Lupi n. 5/3009.

  MAURIZIO LUPI. L'approvazione del bilancio per una società è certamente l'atto più importante, ancora più importante se si tratta di un'azienda strategica per il Paese come la Rai. Dalla lettura dell'approvazione dei dati di bilancio, che è l'oggetto della nostra interrogazione, si evince una serie di punti. Il primo a tutti noto è quello che sono aumentati i ricavi, grazie all'incremento di risorse derivate dal canone Rai per 292.400.000 euro.
  Il tema però (ed è l'oggetto dell'interrogazione che vorremmo comprendere dal direttore generale nella sua risposta) è che sembra che queste risorse non siano andate effettivamente, come dovrebbe essere, ad aumentare e a sviluppare il prodotto e il servizio pubblico quanto invece a incrementare costi e spese su cui bisognerebbe intervenire invece con dei tagli. È evidente che i costi e servizio pubblico sono correlati, questo è evidente in qualsiasi lettura di bilancio, però dai dati emerge che i costi esterni per beni e servizi sono aumentati per 18.900.000 euro senza i grandi eventi sportivi, il costo del personale è cresciuto di 40 milioni di euro, sono aumentati di 249 unità i dipendenti Rai dopo l'assunzione di 400 persone, i contratti di lavoro autonomo sono stati 244, un numero superiore alla somma di quelli degli ultimi tre anni, e così via.
  Tra l'altro, siccome l'interrogazione è stata svolta venerdì, dalla lettura di La Repubblica di ieri, che dava il resoconto del bilancio, ci sono anche (oggetto di ulteriore preoccupazione) osservazioni fatte dal collegio dei sindaci riguardo a tutta la questione legata all'ANAC e all'assunzione dei dipendenti esterni.
  Vogliamo sapere se, a fronte di questo significativo incremento delle risorse, queste siano state destinate secondo il direttore generale a un incremento del prodotto e del servizio pubblico piuttosto che a nuove spese per personale, consulenze o altro, che indirizzano le strategie in un modo secondo me non coerente con l'obiettivo dell'aumento delle risorse del canone Rai.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Con questa domanda mi fa un regalo, perché la bellezza dei bilanci è che parlano da soli, nel senso che quanto lei ha messo insieme può essere più facilmente sintetizzato nel modo in cui abbiamo speso le risorse incrementate.
  I dati esposti nella sua interrogazione si riferiscono alla sola capogruppo Rai S.p.A.: per un'analisi maggiormente significativa dell'andamento della gestione 2016 si ritiene di dover fare riferimento ai dati consolidati – siamo in un gruppo che si chiama gruppo Rai, che ha dentro tutte le proprie attività – in quanto non sono influenzati dalle partite intercompany, cioè dagli scambi tra società, e in considerazione della partecipazione totalitaria di maggioranza di Rai in tutte le società del gruppo, che si sostanziano pertanto in strutture organizzative divisionali della capogruppo. Ogni gruppo redige un bilancio, in cui mette Pag. 12insieme tutte le proprie attività, per capire come, neutralizzando i difetti interni, possa essere gestita questa cosa.
  La gestione 2016, nonostante la significativa incidenza del costo dei grandi eventi sportivi (139,6 milioni di euro) fa emergere risultati estremamente positivi rispetto all'esercizio precedente, che riportava margini in perdita. Il bilancio consolidato del gruppo evidenzia un risultato operativo positivo, pari a 64,3 milioni di euro, in rilevante miglioramento rispetto al 2015 per oltre 76 milioni di euro, e un risultato d'esercizio pari a 18,1 milioni di euro, contro la perdita di 25,6 del 2015.
  Il miglioramento dell'esercizio è particolarmente evidente ove lo si confronti con il risultato dell'esercizio 2014, esercizio anch'esso gravato dagli oneri legati ai grandi eventi sportivi. Non considerando infatti la plusvalenza straordinaria realizzata da Rai grazie alla cessione del 35 per cento della controllata Raiway, nell'ambito della quotazione per un valore superiore a 220 milioni di euro e altre partite una tantum, l'esercizio 2014 avrebbe chiuso in perdita per oltre 200 milioni di euro. Se non fosse stata realizzata quindi la suddetta plusvalenza, ciò avrebbe comportato obbligo ex lege di effettuare un ingente aumento di capitale.
  In tale contesto la gestione 2016 (vado al punto cruciale) ha beneficiato di un incremento delle risorse pari a 342 milioni, così determinati: 316 per incremento dei ricavi, che da un lato riflette la crescita dei canoni legati alla nuova modalità di riscossione per 272 milioni, l'incremento dei ricavi pubblicitari per 39,4 milioni, e degli altri ricavi per 4,8 milioni; 26 milioni di euro sono stati ottenuti con maggiori risorse per le ottimizzazioni realizzate su costi esterni per beni e servizi, che quindi hanno aumentato le risorse disponibili da spendere.
  I costi dell'esercizio, escludendo l'impatto dei grandi eventi sportivi, evidenziano le seguenti dinamiche. I costi per beni e servizi aumentano di 23,1 milioni di euro, recependo i costi legati al potenziamento dell'offerta per 22 milioni di euro e dell'area digital per 2 milioni di euro (complessivamente fa quel famoso 24 milioni di euro che lei citava). Con riferimento al potenziamento dell'offerta, la gestione 2016 evidenzia, coerentemente con il percorso prefigurato nel piano industriale 2016-2018 approvato ad aprile 2016, una spinta innovativa dell'offerta, che ha portato nel corso dell'esercizio alla realizzazione sia di 36 nuovi programmi, contro i 43 realizzati nell'arco dell'intero triennio 2013-2015, sia all'implementazione di nuovi contenuti su programmi già esistenti.
  Sul fronte digital si è avviata con successo la piattaforma Raiplay, che segna un punto di svolta nel processo di coniugazione tra trasformazione in media company, valore competitivo di Rai e servizio pubblico. Grazie alle ottimizzazioni realizzate, l'ammontare dei costi esterni 2016 ha inoltre recepito gli oneri non ripetibili legati alla bonifica amianto nelle sedi di Roma e Torino per ben 14 milioni di euro.
  Il costo del personale aumenta di 54,7 milioni di euro, recependo costi una tantum relativi alle incentivazioni e ai rischi pregressi correlati ai rapporti di lavoro, che non erano a bilancio, per 45,4 milioni di euro. Al netto di tali costi, la crescita del personale rispetto al 2015 risulta inferiore all'1 per cento, l'organico si attesta 12.489 unità e sconta la stabilizzazione e il reintegro di 302 unità di personale a tempo determinato. Se si esclude tale variazione che riguarda personale già utilizzato in azienda, l'organico diminuisce rispetto al 2015 di 81 unità. I contratti di lavoro autonomo diversi dai figuranti passano tra il 2015 e il 2016 (questo è un punto importante) da 5611 e 5470, evidenziando pertanto una diminuzione di 141 unità. In tale variazione confluiscono le citate 244 situazioni di contratti, ma la verità è che non sono 244 persone, ma sono 244 posizioni contrattuali, di cui 164 sono prime utilizzazioni. Il tutto, come anticipato, è stato funzionale dell'impegno che assunto dal management di Rai nell'ambito del proprio piano industriale approvato dal consiglio di amministrazione il 20 aprile 2016 a innovare significativamente i contenuti proposti nel palinsesto dell'ultima stagione televisiva, il cui riconosciuto successo Pag. 13 ci ha confermato la bontà della strategia seguita.
  In crescita anche la disponibilità di prodotto a utilità ripetuta riferito sia al cinema sia alla fiction con il correlato incremento degli ammortamenti di 6 milioni di euro.
  In sintesi (ci tengo a lasciare una slide che rimarrà agli atti, che è esattamente la fotografia di come abbiamo utilizzato le risorse in più) queste risorse ci hanno consentito di finanziare il rafforzamento del prodotto e gli oneri straordinari relativi ai grandi eventi sportivi. Tenete conto che il rafforzamento del prodotto l'abbiamo finanziato con la pubblicità, mentre con il canone abbiamo finanziato parte degli eventi sportivi (complessivamente 180 milioni di euro, c'erano anche le Olimpiadi, come ricorderete) e abbiamo destinato una quota molto importante alla maggiore patrimonializzazione della società nell'ordine di 160 milioni di euro, tanto da ridurre il debito.
  Tutto questo per dire che abbiamo scelto scientemente di usare le risorse in più, quelle pubblicitarie per finanziare l'aumento del prodotto nuovo, e quelle di canone per la patrimonializzazione della società e per finanziare gli eventi sportivi, adottando quindi criteri di prudenza, tanto che oggi il bilancio Rai è molto solido dal punto di vista di patrimonializzazione. Rispetto a quanto citava in merito al collegio sindacale, è stato discusso all'ordine del giorno del consiglio in fase interlocutoria e non c'era nessun elemento di novità rispetto a quanto emerso già dall'interlocuzione con l'ANAC, che stiamo affrontando in modo sistematico già da tanti mesi. Secondo me la cosa importante è anche come usiamo le risorse. Credo che ieri sera abbiamo fatto una cosa per cui Rai dimostra qual è la Rai che si merita il canone, credo che avere 4.200.000 spettatori per un evento che molti di voi avranno visto, l'Orazione civile per Falcone e Borsellino, che vuol dire 14.300.000 spettatori unici che hanno visto ciascuno per 50 minuti con uno share che in Sicilia è arrivato al 32,5 per cento, ed essere stato tutta la sera il programma più twittato (ha avuto 28.000 interazioni su Twitter e Facebook), quella è la Rai che secondo me va misurata anche secondo il vostro ruolo.
  Credo che la Rai, che ieri sera tra l'altro su Rai Tre faceva giustamente lo speciale su Manchester, sia la Rai per la quale abbiamo combattuto e abbiamo fatto sforzi, però è importante che sappiate che quella Rai ha bisogno di supporto e risorse perché un evento come quello di ieri sera secondo me fa cultura nel Paese ed è arrivato a un livello di profondità ed è stata una bellissima pagina di televisione, di cui sono estremamente orgoglioso e volevo ringraziare tutti coloro che l'hanno resa necessaria, Fabio Fazio, Andrea Fabiano, Pif, Roberto Saviano, perché quello è ciò che il servizio pubblico può fare e nessun altro può fare in questo Paese.

  MAURIZIO LUPI. Nei tre minuti che ho a disposizione, sinteticamente, è evidente che il bilancio consolidato a questo punto racconta che le società attive sono quelle collaterali, Rai Cinema come altre, e che invece c'è una gestione in perdita dell'azienda principale.
  Vorrei fare altre due osservazioni perché sono le cose che mi hanno colpito, una riguarda l'area digital e le discussioni che ci sono state, su cui tra l'altro, quando lei ci aveva presentato il piano dell'informazione, le avevo rappresentato alcune osservazioni. Il potenziamento dell'area digital è costato 24 milioni, 990.000 sono andati per l'applicazione Raiplay, 2,5 milioni per consulenze e collaborazioni, 14 milioni per complessivi costi esterni per beni e servizi. Se riteniamo, come riteniamo, strategica l'area digital, è evidente però che dalla pura lettura dei numeri verrebbe qualche dubbio a chiunque, e glielo consegno, visto il tempo a disposizione.
  Sono infine molto preoccupato da quanto ho letto sulla Repubblica, sono contento che lei e il consiglio di amministrazione siate tranquilli, però – avendo il sottoscritto esperienza in materia societaria – quando un collegio sindacale si chiede come mai i vertici di viale Mazzini non abbiano valutato i possibili danni erariali della loro condotta e in ogni caso chiederà conto delle spese che la Rai ha affrontato per i pareri legali, mi sembrano un giudizio e una questione, Pag. 14 se veritiera (non ero presente in consiglio di amministrazione, leggo La Repubblica e non altri giornali), preoccupanti rispetto a uno degli obiettivi che lei da sempre ci aveva trasmesso, quello della trasparenza e del modo con cui la Rai come servizio pubblico doveva fare dei conti, dell'utilizzo delle risorse e della modalità delle assunzioni un asset della Rai nuova.
  Sul digitale credo che una riflessione debba essere fatta in merito alla moltiplicazione delle strutture, cioè dobbiamo investire sulla rete, ma è opportuno fare un'ennesima divisione? Dopo Rai news e le diverse funzioni adesso ci aggiungiamo anche una direzione che si occupa solo della rete? È una riflessione che riguarda il piano dell'informazione, che aspettiamo da tanto tempo, ma che deve essere più complessiva, cioè come si riorganizza l'offerta informativa?
  Mi sembra che queste siano le domande aperte, che forse dovranno essere affidate a un'audizione e a un confronto più dettagliati.

  PRESIDENTE. Essendo terminati i quesiti previsti all'ordine del giorno, dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.05.

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