XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Giovedì 18 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, sullo stato di attuazione dell'Agenda per la semplificazione, a norma dell'articolo 24 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 ,
Rughetti Angelo (PD) , Sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione ... 3 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 7 ,
Montroni Daniele (PD)  ... 7 ,
Taricco Mino (PD)  ... 7 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 8 ,
Rughetti Angelo (PD) , Sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione ... 8 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Agenda per la semplificazione 2015-2017 – Monitoraggio dell'attività svolta ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, sullo stato di attuazione dell'Agenda per la semplificazione, a norma dell'articolo 24 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114.

  PRESIDENTE. La seduta di oggi è dedicata all'audizione del Sottosegretario Rughetti sullo stato di attuazione dell'Agenda per la semplificazione, a norma dell'articolo 24 del decreto-legge n. 90 del 2014.
  Prima di dare la parola al Sottosegretario Rughetti, vorrei svolgere tre brevi considerazioni, che in parte ribadiscono quanto già rilevato in occasione dell'audizione del Ministro Madia il 27 aprile dello scorso anno.
  La strategia di semplificazione amministrativa in atto ha raggiunto risultati significativi perché si poggia su due pilastri: i decreti legislativi previsti dalla legge n. 124 del 2015, in base ai quali, tra le altre cose, si sono individuati i regimi amministrativi applicabili a diversi tipi di attività e procedimenti; l'Agenda per la semplificazione, indispensabile per condividere con regioni e sistema delle autonomie un'ampia opera di semplificazione, particolarmente rilevante nel settore della modulistica.
  I risultati – mi piace ribadirlo – si devono anche alla definizione di un preciso cronoprogramma e alla sua pubblicità, che se espone a critiche per i pochi ritardi che si registrano, si traduce però anche in un'assunzione di responsabilità per tutte le amministrazioni coinvolte e in uno strumento di trasparenza.
  Questo è l'ultimo anno di vita dell'Agenda, che in base alla norma istitutiva è stata pensata con riguardo al triennio 2015-2017. Mi domando e domando al Sottosegretario Rughetti se non possa essere utile immaginare di rinnovarla anche per il triennio 2018-2020, visto che si è rivelata uno strumento prezioso per semplificare e uniformare le prassi amministrative e che resta ancora molto cammino da compiere.
  Avverto che sono in distribuzione copie dell'Agenda e del monitoraggio sulle attività svolte, pubblicato sul sito «italiasemplice.gov» e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Do quindi la parola al Sottosegretario Rughetti per un aggiornamento sui lavori in corso nell'ambito dell'Agenda per la semplificazione.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Grazie, presidente. Ringrazio per l'opportunità che oggi viene concessa al Governo di fare il punto sull'attuazione dell'Agenda per la semplificazione.
  Come vedrete dall'Agenda, oggi portiamo qui il risultato di un monitoraggio che ci consente di dire che ben il 95 per Pag. 4cento degli impegni che sono stati assunti pubblicamente nell'Agenda per la semplificazione sono stati colti. Questo è il frutto della collaborazione fra Governo, regioni ed enti locali, che ha comportato un ulteriore coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali, le quali hanno svolto un ruolo prezioso nell'implementazione dell'Agenda.
  Ci tengo a sottolineare che da questo punto di vista il Governo, nel momento in cui ha affrontato il tema della semplificazione, ha fatto una scelta strategica, di fondo, di carattere metodologico e di carattere – passatemi il termine – strumentale. Dico questo perché, come sanno il presidente e i commissari, a Costituzione vigente, molte delle materie di cui ci occupiamo sono di competenza della legislazione regionale e per poter intervenire su procedure amministrative che rientrano in quelle competenze abbiamo dovuto individuare un nuovo modo di intervento, che è contenuto nell'articolo 24 del decreto-legge n. 90, che istituisce l'Agenda, ma che soprattutto individua la semplificazione amministrativa come uno dei livelli essenziali delle prestazioni, quindi ci consente, come legislatore nazionale, di poter intervenire.
  Le intense attività svolte nell'ambito dell'Agenda hanno contribuito all'istruttoria della riforma della Conferenza dei servizi, della standardizzazione e della semplificazione delle procedure, alla SCIA unica e alla concentrazione dei regimi.
  Negli ultimi giorni abbiamo colto uno dei risultati attesi, prioritari, più significativi individuati dall'Agenda, riportati nelle azioni 4.1 e 5.1. Il 4 maggio, infatti, la Conferenza unificata ha sancito l'accordo sulla modulistica per il commercio e le attività assimilate e per le attività edilizie. Proprio questa mattina abbiamo provveduto ad inviare formalmente la lettera con la quale la Ministra Madia, il presidente Bonaccini e il presidente Decaro hanno comunicato alle Camere l'avvenuta sottoscrizione di questo accordo in Conferenza unificata.
  La nuova modulistica, che è stata individuata con l'accordo in Conferenza unificata del 4 maggio, ha un impatto molto importante. Un'indagine effettuata dall'ISTAT per conto del Dipartimento della funzione pubblica su un campione di 1.300 comuni consente di stimare il numero annuo dei titoli abilitativi e degli adempimenti per i quali è stata predisposta la modulistica, pari a 2.731.091, quindi, in 1.300 comuni, sono quasi tre milioni i procedimenti amministrativi che saranno oggetto di questa standardizzazione e di questa semplificazione.
  Inoltre, con il nuovo modulo per l'agibilità verranno eliminati 144.000 certificati che vengono sostituiti dalla SCIA e la nuova modulistica commerciale fa riferimento a settori di attività in cui operano oggi oltre 1.400.000 imprese. La modulistica semplificata è parte della disciplina contenuta nei decreti legislativi, perché sia nella legge sia nei decreti stessi vi sono altre regole di semplificazione che sono molto importanti e che adesso entrano nella vita delle persone e delle imprese.
  La prima: non possono essere più richiesti certificati, atti e documenti che la pubblica amministrazione già possiede. Quindi, tutte le volte in cui la PA – attraverso l'interoperabilità dei sistemi sono sempre più ampi i margini e i settori in cui questo avviene – è già in possesso di un certificato, di un atto o di un documento, non può più richiederlo né al cittadino né alle imprese.
  In secondo luogo, non possono più essere richiesti dati e adempimenti che derivano da prassi amministrative ma non sono previsti dalla legge – quindi, si ristabilisce un banale principio di legalità che nel frattempo nel nostro Paese si era un po’ perso – e non è più richiesta la presentazione delle autorizzazioni, segnalazioni e comunicazioni preliminari all'avvio delle attività. È il cosiddetto principio dell’once only, cioè si presenta soltanto, in questo caso, la SCIA che è omnicomprensiva di altri procedimenti, poi è l'amministrazione che si fa carico, nel caso in cui ci siano competenze di altre amministrazioni, di richiedere a queste altre amministrazioni l'atto. Pertanto, il cittadino o l'impresa si presenta soltanto una volta.
  La nuova modulistica edilizia e commerciale prevede un obbligo di pubblicazione Pag. 5per i comuni, sul loro sito istituzionale, entro e non oltre il 30 giugno 2017. I moduli possono essere adattati, ove necessario, dalle regioni alle specifiche normative regionali entro il 20 giugno 2017. Quindi, entro il 20 giugno le regioni possono emanare provvedimenti legislativi di adattamento della disciplina nazionale, fermi restando la modulistica unificata e questi principi. Per i comuni scatta l'obbligo entro il 30 giugno.
  Si tratta di termini che comunque non pregiudicano l'entrata in vigore delle nuove disposizioni: se anche il comune non dovesse pubblicarle o se la regione non dovesse approvare la legge, esse comunque entrano in vigore. È comunque vietato chiedere ai cittadini e alle imprese documenti diversi da quelli indicati nella modulistica e pubblicati sui siti istituzionali.
  Queste semplificazioni ovviamente comportano un risparmio di tempo e di denaro. Vi faccio due esempi concreti, così ci rendiamo conto. Il certificato di agibilità è richiesto da molte amministrazioni per l'avvio di un bar o di un ristorante. Con la nuova modulistica è prevista l'autocertificazione del rispetto delle norme urbanistiche, edilizie, igienico-sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo i primi dati di un'indagine ISTAT in corso di realizzazione, il costo di un certificato di agibilità è di almeno 500 euro.
  La notifica sanitaria – questo è un altro esempio concreto – per gli operatori del settore alimentare è prevista da un regolamento europeo. In Italia, a differenza di altri Paesi europei come Francia, Spagna, Regno Unito, e di quanto previsto dallo stesso regolamento europeo, veniva richiesta una documentazione particolarmente costosa, con relazioni e planimetrie asseverate. Sulla base dei primi dati dell'indagine ISTAT già citata, il costo di una relazione asseverata è di almeno 350 euro. Questi sono tutti adempimenti che vengono eliminati.
  Per quanto riguarda la modulistica commerciale, si è adottato un linguaggio molto più semplice. È stato, ad esempio, semplificato il modo di utilizzare il più possibile gli esercizi di vicinato, oppure sono state eliminate tutte le espressioni del tipo «ai sensi della legge», quindi si sono realizzati anche interventi di carattere lessicale che consentono a tutti di avere una maggiore comprensione delle richieste che vengono dalla pubblica amministrazione.
  Queste innovazioni hanno bisogno di essere implementate nelle amministrazioni. Questa fase, che abbiamo chiamato «terzo tempo» della riforma della PA – la prima era la delega, la seconda i decreti legislativi e questa è la fase esecutiva –, è la fase più importante. Per questo noi stiamo lavorando, grazie anche alle risorse del PON Governance, con i comuni, con l'ANCI, con i Ministeri, con le regioni, al fine di portare questo nuovo materiale, questa nuova strumentazione dentro le amministrazioni stesse. Con un imponente progetto che viene gestito dal Formez, su coordinamento del Dipartimento della funzione pubblica, abbiamo già incontrato e formato oltre mille funzionari degli enti territoriali e contiamo di arrivare a 5.000.
  È chiaro che queste sono tutte regole che hanno bisogno, poi, di essere vissute, perché la fonte finale sono i regolamenti edilizi e commerciali dei comuni. Questi regolamenti, come sappiamo, sono anche molto consolidati nel tempo, quindi quello che dobbiamo raggiungere è un cambio di comportamento e non soltanto un cambio di normativa.
  Questo riguarda tutto il tema della semplificazione della modulistica, della standardizzazione e della SCIA. Oltre a questo, ci sono altri punti inseriti nell'Agenda sul cui stato di attuazione vi do conto.
  Il primo punto riguarda il potenziamento dell'operatività del sistema pubblico per l'identità digitale, cosiddetto SPID. Grazie all'accreditamento di cinque identity provider e all'indirizzo www.agid.gov.it, sono disponibili le informazioni sullo stato di avanzamento di SPID aggiornate in tempo reale. Hanno aderito a SPID 3.270 amministrazioni pubbliche, con 4.273 servizi online disponibili e accessibili con il PIN unico. Le identità SPID rilasciate sono oltre 1.390.000.
  Come vedete, i numeri cominciano ad avere una loro consistenza, quindi, nonostante Pag. 6 il ritardo iniziale di implementazione, anche questo servizio comincia ad avere una sua solidità importante. Oggi ci sono tantissimi servizi anche di un certo rilievo: pensate soltanto alla dichiarazione unica fiscale, che può essere fatta sia con il PIN rilasciato dall'Agenzia delle entrate sia con il PIN unico.
  Vi è, poi, l'attività di semplificazione realizzata in campo fiscale, a partire dalla dichiarazione dei redditi precompilata, che è arrivata al terzo anno di sperimentazione, con 20 milioni di modelli 730 e 10 milioni di modelli di redditi. In totale, se si contano anche i familiari a carico, i dati precaricati dall'Agenzia riguardano oltre 59.700.000 cittadini, praticamente l'intera platea della popolazione. Ieri l'ISTAT, nella presentazione del Rapporto, ha dichiarato che gli italiani sono 60.800.000.
  Naturalmente ci sono anche attività in ritardo. Tra le attività in ritardo, indicate con il semaforo rosso, si evidenzia la predisposizione delle specifiche di interoperabilità che, a seguito della predisposizione della nuova modulistica, troverà un nuovo impulso. Infatti, la standardizzazione delle procedure costituisce un fattore abilitante della digitalizzazione. Il percorso condiviso per la definizione delle specifiche di interoperabilità proseguirà in collaborazione con AgID.
  Anche per la messa a regime del bollo digitale si registra un ritardo sulla tabella di marcia, ma la sperimentazione è finalmente stata avviata presso alcuni comuni in Lombardia (Legnano, Monza, Pavia, Rho e Voghera) e in Veneto (Treviso e Vicenza). Le prospettive sono positive, trattandosi di un servizio abilitato dall'adesione dell'amministrazione alla piattaforma dei pagamenti elettronici pagoPA che registra numeri considerevoli (oltre 11.100 quelle attive).
  In conclusione, io penso che il metodo della collaborazione tra Governo, regioni ed enti locali e il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali, nonché il monitoraggio sistematico, che comporta anche, come diceva prima il presidente, assunzioni di responsabilità delle singole amministrazioni e dei singoli enti, sia un metodo che ha dato i suoi frutti e quindi vada confermato. Io mi sento di accogliere la proposta del presidente di prevedere una proroga di questa metodologia, cominciare già da subito a studiare i nuovi contenuti dell'Agenda di semplificazione che scade quest'anno e prevedere ulteriori target su cui lavorare.
  Penso che sia importante confermare anche questo tipo di metodologia. Il Governo, d'intesa con il Parlamento, non ha prodotto più quella che era ormai diventata una prassi legislativa degli ultimi anni, cioè la cosiddetta legge annuale di semplificazione, che conteneva ampi interventi di carattere normativo, ma ha voluto sposare una metodologia più analitica, cioè intervenire su procedimenti amministrativi, quindi scendere un po’ più sulla vita reale e cercare di modificare quelle disposizioni amministrative che rendono difficile la collaborazione tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Da questo punto di vista, penso che sia importante confermare questo tipo di metodologia e lavorare per una nuova Agenda di semplificazione.
  Penso che sia da valutare anche un altro metodo, che pure in questi anni è stato portato avanti e che riguarda il modo attraverso il quale la tecnologia e la digitalizzazione accompagnano i processi di semplificazione. Oggi, come sapete e come è chiaro a tutti, il sistema che è stato prescelto è quello di individuare nella CONSIP un punto centrale, laddove attraverso la messa a bando di grandi piattaforme che possono riguardare la semplificazione della modulistica, l'interoperabilità, si mettono a disposizione delle amministrazioni dei grandi progetti, dei grandi contenitori che poi ogni singola amministrazione, con le risorse proprie e con i progetti propri, tende a riempire.
  Ora, se questo, da un lato, ha un grande effetto di calmiere sul mercato, perché riesce comunque a contenere i prezzi, se ha un grande vantaggio che è quello di cercare di standardizzare gli interventi, a mio avviso potrebbe mostrare dei limiti nel momento in cui non si riesce a dare una omogeneità agli interventi che fanno le amministrazioni. Se noi – faccio un esempio Pag. 7 concreto – interveniamo sui gestionali di 8.000 comuni e invitiamo i comuni ad aggiornare i loro gestionali, anche in funzione delle nuove disposizioni che noi creiamo, ma ogni comune continuerà ad avere il suo gestionale, il suo modello, il suo riferimento, noi non avremo mai un sistema.
  Noi stiamo investendo tanti soldi, come Repubblica, sulle smart cities, però se lasciamo ad ogni ente di stabilire qual è la priorità, quindi quali sono i contenuti di queste piattaforme tecnologiche, noi abbiamo fatto un salto di qualità in termini di sistema, ma non abbiamo fatto un salto di qualità in termini di sistema Paese, quindi abbiamo tanti comuni che progrediscono sulle smart cities ma non abbiamo un sistema Paese di smart cities, perché i contenuti e quindi i servizi che girano su quelle piattaforme sono diversi.
  Penso che se deve esservi uno sforzo ulteriore debba essere fatto in questa direzione. Da questo punto di vista, sarà ovviamente mia premura e premura della Ministra Madia parlare anche con il Commissario Piacentini, al quale spetta poi il compito di coordinare e di fare in modo che le amministrazioni procedano nella realizzazione effettiva dei servizi che noi implementiamo.
  Mi fermo qui, ma ovviamente sono aperto a tutte le domande che vorrete pormi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Rughetti anche per la qualità delle informazioni che ci ha fornito.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELE MONTRONI. Penso che l'ultima sottolineatura che faceva il Sottosegretario sia particolarmente importante. Ad esempio, il fatto che la pubblica amministrazione non può chiedere più un documento del quale è già in possesso è vero già da un po’, ma purtroppo continua a non essere applicato. Il tema quindi è la necessità di formare personale, di completare il sistema di informatizzazione dei comuni, soprattutto dei piccoli enti, perché questi spesso dicono: «Se mi dai la copia del documento facciamo prima, altrimenti devo andare a cercarlo».
  Questo si incrocia con un pezzo dell'economia reale, perché semplificare, togliere certificazioni significa incidere su un pezzo dell'economia reale, perché quelle sono pratiche che vengono fornite al cittadino e poi alla pubblica amministrazione da un pezzo della nostra economia. Credo che occorra uno sforzo, altrimenti rischiamo di avere uno iato fra Agenda digitale e la qualità del lavoro che si sta facendo per ammodernare la pubblica amministrazione e la capacità che pezzi della pubblica amministrazione, per ragioni oggettive, hanno di recepire quel processo di innovazione. Questa sarebbe la cosa peggiore, perché rischiamo di non ottenere i risultati attesi.
  Credo, dunque, che ci sia la necessità di investire molto sulla formazione del personale della pubblica amministrazione e di completare il processo di informatizzazione, soprattutto negli enti di piccole e piccolissime dimensioni. D'altra parte, noi abbiamo 5.000-6.000 comuni che sono al di sotto dei 2.000 abitanti, quindi non hanno grandi sistemi informativi e hanno anche pochissimo personale, con pochissima possibilità di ricambio dello stesso. Quindi, o si forma il personale che c'è oppure il sistema di informatizzazione non procede.
  Credo che ci sia bisogno di un'attenzione particolare su questo, perché non c'è un convegno in cui alla fine non si vada a parlare della necessità di semplificare la pubblica amministrazione. Certo, rispondiamo che il processo è comunque in atto e che sono state fatte cose particolarmente significative da questo punto di vista, ma alla fine questo risultato non arriva fino in fondo.

  MINO TARICCO. Anch'io ringrazio per la interessante esposizione. Poi leggeremo i documenti e avremo modo di approfondire meglio le dinamiche.
  Vorrei cogliere l'occasione per svolgere una considerazione. Credo che, come tutti i processi di riforma, alla fine l'efficacia reale si valuterà sulla base di quella che sarà la percezione concreta che i singoli Pag. 8comuni e i singoli cittadini avranno di un cambiamento effettivamente avvenuto. Il rischio di tante riforme che abbiamo vissuto negli ultimi dieci o quindici anni è che, al di là dell'enfasi comunicativa quando la riforma era stata approvata, ad anni di distanza nessuno si è accorto se effettivamente è cambiato qualcosa o meno.
  Qui ci sono una serie di procedimenti che toccano la vita concreta di tante persone, quindi questo tipo di riverbero e di percezione dovrebbe essere concretamente reale, ma su questo misureremo la bontà della riforma.
  Da questo punto di vista, anch'io sono convinto che la proposta avanzata dal presidente di implementare e di accompagnare il proseguimento di questo percorso sia un passaggio assolutamente importante. Credo soprattutto che si dovranno affrontare alcune questioni che riguardano molto i piccoli enti locali: credo che lì semplificazione voglia anche dire riverificare il rapporto costi-benefici di una serie di azioni cui questi enti sono chiamati.
  Noi siamo in presenza, in molti casi, di relazioni previsionali, di relazioni di accompagnamento, di una serie di procedimenti che vengono richiesti e capisco il senso che potrebbe avere chiedere questo a un comune di 50.000 o 100.000 abitanti, dove oggettivamente il monitoraggio e il controllo dell'attività lo richiedono, ma chiedere determinati atti a un comune di 80 o di 300 abitanti, di fatto, ingenera, sul piano pratico, un meccanismo per cui questa attività viene appaltata, visto che nessuno dei funzionari del comune è in grado di occuparsene.
  Teniamo presente che in molti dei nostri comuni di aree marginali c'è un segretario che è in condominio fra quattro o cinque comuni e fa mezza giornata per ognuno di questi comuni, e in quella mezza giornata normalmente si riuniscono il consiglio comunale o la giunta, e qualche delibera deve essere messa a punto, dopodiché il segretario comunale si sposta in un altro comune e via discorrendo, quindi in quel comune non c'è nessuno che ha il tempo di mettersi a scrivere una relazione del genere, men che meno gli amministratori. Quindi, questa attività normalmente viene commissionata a qualcuno, che prende in carico anche quella del comune vicino o di un altro comune e cambia – quando è bravo – tutti i nomi e cognomi in modo che non vengano citate dentro la relazione di quel comune le frazioni del comune vicino.
  Queste questioni credo che dovrebbero essere oggetto di un'attenta analisi costi-benefici. Da questo punto di vista, questi sì sarebbero atti concreti di semplificazione reale, che sarebbe percepita in modo efficace. Credo che su questo terreno della verifica puntuale dell'efficacia e del costo degli atti ci sia ancora molta strada che noi possiamo fare e credo che valga veramente la pena farla.

  PRESIDENTE. È interessante questa osservazione: dovremo fare la pre-compilazione delle relazioni degli enti locali. Non so se il Sottosegretario Rughetti abbia voglia di commentare.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sì, presidente, grazie, molto volentieri, perché sono stati due interventi stimolanti anche per chi viene da un'esperienza, come la mia, di lavoro presso le amministrazioni locali.
  È chiaro che noi giochiamo una partita importante sul territorio, perché sappiamo che lì si consuma – passatemi il termine – l'80 per cento delle relazioni tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione; infatti, i Ministeri ormai svolgono pochissima attività amministrativa che ha un impatto diretto. Se togliete VIA e VAS presso il Ministero dell'ambiente o autorizzazioni ancora in capo al Consiglio superiore dei lavori pubblici, al MIT, il resto è molto limitato.
  Per questo noi abbiamo deciso di avere un'alleanza stabile con comuni e regioni per fare in modo che queste procedure nuove, questi interventi non siano soltanto una bella norma, una bella legge calata dall'alto, ma siano il frutto di una condivisione. Tutta la modulistica e tutte le cose che fino a oggi sono state realizzate sono il frutto di un tavolo congiunto, in cui ci sono Pag. 9i comuni, le province, le città metropolitane, le regioni e i Ministeri, che insieme hanno individuato – avendo dall'altra parte gli addetti ai lavori, quindi le associazioni imprenditoriali – questi modelli come i migliori e come quelli più utili sia dal lato delle imprese sia dal lato della pubblica amministrazione.
  Vi è un secondo aspetto: il personale svolge una funzione determinante. Infatti, è chiaro che chi sta dietro lo sportello – banalmente – sarà colui che avrà il potere in quel momento di decidere che comportamento chiedere a chi sta dall'altra parte. Quindi, noi abbiamo previsto, da un lato, questo grande progetto di formazione, che si è aperto adesso e che continuerà nel tempo; dall'altro lato, c'è una norma molto pesante, con riguardo al comportamento del personale che non applica queste regole e che, in particolare, continua a chiedere certificati, atti e documenti che la pubblica amministrazione già possiede, in quanto tale condotta è considerata come un illecito disciplinare, che è punibile anche con la sospensione dal servizio. Mentre finora era lasciato tutto un po’ al buon cuore del personale, oggi comincia a esserci una maggiore attenzione anche da parte di chi deve applicare le norme.
  Misureremo gli effetti di queste semplificazioni ovviamente nel tempo, però sottolineo – e non perché siamo più bravi – che l'approccio è diverso. Il certificato di agibilità non si chiede più, è un fatto. È come quando non si fuma più nei ristoranti, diventa un fatto. La nota sanitaria, mentre oggi viene richiesta, domani non lo sarà più. Questi sono fatti che vanno misurati. Se un'impresa che oggi ha tre capannoni in tre comuni diversi deve seguire tre procedure diverse, allegare tre documentazioni diverse, rispondere a tempi diversi, oggi questo non sarà più possibile, perché attraverso la standardizzazione tutti seguiranno lo stesso procedimento amministrativo.
  Quello che stiamo cercando di fare è fornire un codice delle procedure della Repubblica, dove l'80 per cento delle procedure – non riusciremo a catalogarle tutte – insomma, un corpo molto grande sarà precostituito, sarà pubblicato sui siti delle amministrazioni. Con il Commissario Piacentini speriamo di realizzare delle App, quindi ci sarà l'AppEdilizia, l'AppCommercio e l'AppSanità. Se si prevede la dicitura «apertura di un capannone» sarà per tutti uguale, perché ci sarà il marchio della carta intestata della Repubblica italiana.
  Questo dovrebbe avere molti effetti: la semplificazione, secondo me, è il primo. Ma io immagino che anche in termini di corruzione, laddove si perde quella zona grigia dove non si sa se una cosa è fatta bene, non si sa se il proprio adempimento oggi è arrivato al 100 per cento o manca ancora qualcosa, forniamo una certezza del diritto per tutti.
  Poi c'è un tema finale che riguarda l'adeguatezza degli uffici e che toccava in ultimo l'onorevole Taricco. È chiaro che noi, avendo quasi 6.000 comuni che hanno meno di 5.000 abitanti, e 3.000 che ne hanno meno di 3.000, abbiamo difficoltà nel trovare un interlocutore dall'altra parte e molte volte questo interlocutore sono i fornitori delle amministrazioni, soprattutto quando si parla di tecnologia. Per noi è ancora più difficile, perché un conto è parlare con una grande azienda che ha mille comuni e un conto, invece, è andare a parlare con la piccola azienda che ha fatto il gestionale che gestisce l'anagrafe del comune – parlo del mio – di Poggio Moiano, laddove due ragazzi molto bravi hanno realizzato una start up ma hanno la loro idea, il loro codice standard, e quando noi diciamo loro che devono salire su un carro più grande che riguarda tutti sono in difficoltà e ci rispondono che il responsabile anagrafico non ha le competenze per poter discutere con i fornitori.
  Quindi, va fatto un ragionamento più sistemico. È chiaro che gli uffici dei comuni e le unioni dei comuni da questo punto di vista devono fare un salto di qualità, almeno su alcuni settori che sono strategici. Penso che non tutto sia uguale. Un conto è fare la progettazione delle opere pubbliche: non ha più senso – non è più così – che i comuni abbiano degli uffici di progettazione autonomi, ma si stanno facendo delle centrali uniche di progettazione. Su tutto Pag. 10quello che riguarda, però, il rapporto diretto con i cittadini, noi dobbiamo individuare delle priorità rispetto alle quali non si tratta più di un invito ai comuni a mettersi insieme.
  Tra il riconoscimento dell'autonomia del comune a mantenere un ufficio edilizio che rilascia i certificati e l'interesse del cittadino ad avere una risposta congrua, io penso che sia interesse di tutti che prevalga il secondo e non il primo. L'autonomia è al servizio delle comunità e non un freno alle comunità stesse.
  Questo è un salto di qualità culturale che va fatto nel Paese dei mille campanili e che piano piano, secondo me, con la disciplina normativa nazionale, dobbiamo accompagnare. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Sottosegretario Rughetti e ci auguriamo che, oltre ai buoni risultati, la riaffermazione di questa volontà di andare a una collaborazione sempre più intensa con la struttura del nostro decentramento porti dei risultati utili per i cittadini.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.55.

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