XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 126 di Giovedì 2 marzo 2017

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Seguito dell'audizione del colonnello Luigi Ripani e del tenente colonnello Paolo Fratini:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 ,
Grassi Gero (PD)  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Grassi Gero (PD)  ... 5 ,
Ripani Luigi  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Gotor Miguel  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Gotor Miguel  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Ripani Luigi  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 7 ,
Ripani Luigi  ... 7 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 7 ,
Gotor Miguel  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Gotor Miguel  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Ripani Luigi  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Ripani Luigi  ... 8 ,
Grassi Gero (PD)  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Fornaro Federico  ... 8 ,
Ripani Luigi  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Fornaro Federico  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Fornaro Federico  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 8 ,
Ripani Luigi  ... 8 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 8 ,
Ripani Luigi  ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 9 ,
Gotor Miguel  ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 9 ,
Ripani Luigi  ... 9 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 9 ,
Ripani Luigi  ... 9 ,
Fornaro Federico  ... 9 ,
Fratini Paolo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Fratini Paolo  ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Fratini Paolo  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Fratini Paolo  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Ripani Luigi  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Fratini Paolo  ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Ripani Luigi  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Fornaro Federico  ... 12 ,
Ripani Luigi  ... 12 ,
Fornaro Federico  ... 12 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 12 ,
Ripani Luigi  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 12 ,
Ripani Luigi  ... 12 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 12 ,
Ripani Luigi  ... 12 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 12 ,
Ripani Luigi  ... 12 ,
Fratini Paolo  ... 12 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 12 ,
Fratini Paolo  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Ripani Luigi  ... 13 ,
Fornaro Federico  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Gotor Miguel  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Gotor Miguel  ... 13 ,
Ripani Luigi  ... 14 ,
Gotor Miguel  ... 14 ,
Ripani Luigi  ... 14 ,
Gotor Miguel  ... 14 ,
Ripani Luigi  ... 14 ,
Gotor Miguel  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Gotor Miguel  ... 14 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 14 ,
Grassi Gero (PD)  ... 14 ,
Ripani Luigi  ... 14 ,
Grassi Gero (PD)  ... 14 ,
Ripani Luigi  ... 15 ,
Fornaro Federico  ... 15 ,
Ripani Luigi  ... 15 ,
Grassi Gero (PD)  ... 15 ,
Fornaro Federico  ... 15 ,
Grassi Gero (PD)  ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Grassi Gero (PD)  ... 15 ,
Ripani Luigi  ... 15 ,
Grassi Gero (PD)  ... 15 ,
Ripani Luigi  ... 15 ,
Gotor Miguel  ... 15 ,
Ripani Luigi  ... 15 ,
Gotor Miguel  ... 15 ,
Ripani Luigi  ... 15 ,
Gotor Miguel  ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Fornaro Federico  ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 16 ,
Fornaro Federico  ... 16 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 16 ,
Fornaro Federico  ... 16 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 16 ,
Ripani Luigi  ... 16 ,
Fornaro Federico  ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Fornaro Federico  ... 16 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 ,
Ripani Luigi  ... 16 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 17 ,
Ripani Luigi  ... 17 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 17 ,
Ripani Luigi  ... 17 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 17 ,
Ripani Luigi  ... 17 ,
Fratini Paolo  ... 17 ,
Fornaro Federico  ... 17 ,
Fratini Paolo  ... 17 ,
Ripani Luigi  ... 17 ,
Fornaro Federico  ... 18 ,
Ripani Luigi  ... 18 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 18 ,
Ripani Luigi  ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Ripani Luigi  ... 18 ,
Fratini Paolo  ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Fratini Paolo  ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 ,
Ripani Luigi  ... 18 ,
Fratini Paolo  ... 18 ,
Ripani Luigi  ... 18 ,
Fratini Paolo  ... 18 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Ripani Luigi  ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 ,
Fratini Paolo  ... 19 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 20 ,
Fratini Paolo  ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Fratini Paolo  ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Fratini Paolo  ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Fratini Paolo  ... 20 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 20 ,
Fratini Paolo  ... 20 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 21 ,
Ripani Luigi  ... 21 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 21 ,
Ripani Luigi  ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Ripani Luigi  ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 21 ,
Fratini Paolo  ... 21 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 21 ,
Ripani Luigi  ... 21 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 ,
Ripani Luigi  ... 21 ,
Fornaro Federico  ... 22 ,
Ripani Luigi  ... 22 ,
Fornaro Federico  ... 22 ,
Ripani Luigi  ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Fornaro Federico  ... 22 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 22 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 22 ,
Grassi Gero (PD)  ... 23 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23 ,
Fratini Paolo  ... 23 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 23 ,
Fratini Paolo  ... 23 ,
Fornaro Federico  ... 23 ,
Fratini Paolo  ... 23 ,
Ripani Luigi  ... 23 ,
Fratini Paolo  ... 23 ,
Fornaro Federico  ... 23 ,
Fratini Paolo  ... 23 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Nel corso della riunione odierna, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di:

   incaricare la dottoressa Picardi, il generale Scriccia e la dottoressa Tintisona di acquisire sommarie informazioni testimoniali da una persona al corrente dei fatti;

   richiedere all'Arma dei carabinieri e alla Procura generale di Genova, in relazione alle indagini avviate sulla scoperta del covo brigatista di via Fracchia a Genova, di fornire la documentazione di indagine a suo tempo raccolta, nonché richiedere allo SCICO della Guardia di finanza e al ROS dei Carabinieri di fornire un analitico profilo criminale di uno degli occupanti del covo;

   richiedere alla Polizia di Stato di acquisire documentazione esistente in atti relativa a due persone implicate nei fatti, nonché ulteriore documentazione del commissariato di Monte Mario eventualmente disponibile presso la DIGOS e la Questura di Roma;

   richiedere al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di fornire documentazione di interesse dell'inchiesta;

   incaricare il dottor Donadio e il sostituto commissario Ferrante di acquisire sommarie informazioni testimoniali da una persona al corrente dei fatti.

  Comunico inoltre che:

   il 27 febbraio 2017 il dottor Donadio ha presentato una proposta operativa, riservata, relativa a approfondimenti sul ruolo della criminalità organizzata nel sequestro Moro;

   nella stessa data il DIS ha trasmesso alcuni atti, riservati, relativi a informative sui rapporti tra terrorismo italiano e movimenti palestinesi;

   nella stessa data la dottoressa Picardi, il generale Scriccia e la dottoressa Tintisona hanno depositato il verbale, riservato, di sommarie informazioni rese da Giovanna Gay;

   il 1o marzo 2017 il dottor Donadio ha depositato tre proposte operative, riservate: una relativa all'acquisizione presso la Questura e la Digos di Roma di documentazione originata dal Commissariato di Monte Mario eventualmente disponibile; una relativa all'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali da una persona al corrente dei fatti; una relativa all'acquisizione presso il ROS dei Carabinieri e lo SCICO della Guardia di finanza di un profilo criminale di un brigatista della colonna genovese;

   nella stessa data il colonnello Occhipinti ha trasmesso gli elementi identificativi, riservati, relativi ad alcune persone al corrente dei fatti;

   nella stessa data il dottor Mastelloni ha depositato il verbale, segreto, di sommarie informazioni rese da quattro persone al corrente dei fatti;

   nella stessa data la dottoressa Tintisona ha depositato una raccolta, segreta, di documentazione relativa a una persona al corrente dei fatti;

Pag. 4

   nella stessa data il colonnello Pinnelli ha depositato gli elementi identificativi, riservati, relativi a una persona al corrente dei fatti;

   il 2 marzo 2017 il dottor Donadio ha depositato una serie di possibili quesiti, riservati, relativi alle tematiche oggetto dell'odierna audizione;

   nel stessa data il colonnello Ripani ha depositato gli esiti completi, riservati, degli accertamenti oggetto dell'odierna audizione;

   nella stessa data il senatore Gotor ha depositato un documento, di libera consultazione, relativo a possibili spunti di indagine.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Seguito dell'audizione del colonnello Luigi Ripani e del tenente colonnello Paolo Fratini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del colonnello Luigi Ripani e del tenente colonnello Paolo Fratini, che ringraziamo per il lavoro svolto e la disponibilità con cui hanno accolto l'invito ad intervenire nuovamente in Commissione.
  Nella seduta del 23 febbraio scorso il colonnello Ripani e il tenente colonnello Fratini hanno esposto le risultanze dei complessi accertamenti tecnici, compiuti in relazione alle modalità in cui fu realizzato l'assassinio di Aldo Moro. Non si tratta, come ricorderete, di soli accertamenti balistici, ma anche di accertamenti biologici e merceologici, che pure hanno dovuto scontare il mancato reperimento di alcuni oggetti: il bottone e due proiettili con tracce di vernice rossa.
  Gli accertamenti del RIS presentano diverse, significative novità e alcune conferme. Può darsi per definitivamente accertato l'uso della mitraglietta Skorpion e della pistola Walther. Su quest'ultima in particolare erano stati avanzati in passato dubbi; la prima perizia, ad esempio, parlava di una pistola spagnola Astra e c'è chi ha ipotizzato anche l'uso di una Beretta. Oggi abbiamo identificato le due armi nel dettaglio; sono quelle che abbiamo visto nella seduta del 23 febbraio scorso.
  Può darsi per acquisita anche la presenza di un dodicesimo proiettile, mai ritrovato.
  Si può, alla luce della perizia, ritenere altamente probabile che Moro sia stata attinto dai primi colpi in posizione seduta (uso il termine «altamente probabile» perché i RIS hanno fatto dato una formulato un'ipotesi come molto probabile e una come difficilmente probabile) e che tali colpi siano stati sparati dalla mitraglietta Skorpion. Conseguentemente, si ipotizza come altamente probabile che Moro, dopo essersi accasciato, sia stato attinto da altri colpi e sia stato poi manipolato per fargli assumere la posizione che fu poi riscontrata in via Caetani.
  Può escludersi che, per quanto oggi verificabile, vi siano sul tettuccio macchie di sangue dell'onorevole Moro.
  Credo che nel proseguimento dei lavori occorra compiere ulteriori approfondimenti sulla vicenda della morte di Moro e del ritrovamento del corpo in via Caetani, allo scopo di arrivare a una valutazione complessiva che tenga conto degli accertamenti tecnici, delle dichiarazioni dei brigatisti e dei testimoni, e delle evidenze documentali.
  Per inquadrare correttamente la discussione che andremo a svolgere, occorre ricordare che la ricostruzione dell'omicidio di Moro si basa soprattutto su due elementi: la perizia tecnico-balistica-merceologica realizzata tra il 1978 e il 1979, che recepisce anche le conclusioni dell'esame medico-legale del 10 maggio 1978, e le dichiarazioni rese in sede giudiziaria e pubblicistica soprattutto negli anni ’90 dai brigatisti, in particolare da Germano Maccari, a cui si deve la ricostruzione più completa (più completa rispetto agli altri, non quella «giusta»), e da Mario Moretti, che si è Pag. 5attribuito la responsabilità materiale dell'uccisione di Moro, ma sostanzialmente non ha fornito particolari sulla modalità in cui fu realizzata. Ci sono poi altre dichiarazioni di brigatisti, che non furono testimoni diretti della scena.
  Sintetizzando molto e prescindendo da questioni di orario e luogo, si può così riassumere la ricostruzione fornita dai brigatisti: sarebbero stati gli unici a partecipare direttamente all'esecuzione, con la Braghetti che faceva da «palo», mentre a detta dei brigatisti Gallinari sarebbe rimasto in casa (secondo quanto Moretti perché era un ricercato noto). Moro sarebbe stato fatto rannicchiare nel portabagagli della Renault 4 e gli sarebbe stata coperta la testa con un lembo della coperta. Moretti avrebbe sparato dapprima con la pistola Walther, che si sarebbe inceppata dopo uno o due colpi, allora Maccari gli avrebbe passato la Skorpion, con la quale furono sparati gli altri colpi. Conseguentemente, il solo Moretti avrebbe sparato. Entrambe le armi sarebbero state silenziate e i colpi sarebbero stati esplosi da posizione ravvicinata o in alcuni casi a contatto.
  Le dichiarazioni dei brigatisti affermano che Moro sarebbe stato ucciso nella posizione in cui il corpo fu ritrovato e anche la perizia del 1978-1979 giunse alla medesima conclusione.
  Lascio ora la parola al colonnello Ripani e al tenente colonnello Fratini, chiedendo una prima e sommaria valutazione della compatibilità tra la ricostruzione che ho riassunto e le risultanze della perizia, in particolare sulla tematica della posizione in cui Moro fu ucciso e della sostenibilità di una ricostruzione che prevede prima gli spari con la Walther e solo dopo quelli con la Skorpion.
  Chiederei inoltre un chiarimento sull'identificazione della pistola Walther. Infatti è stata più volte messa in dubbio la possibilità di raggiungere certezze sull'identità balistica relativamente a quest'arma. Se invece ho compreso bene la presentazione, la perizia del RIS conferma per entrambe le armi la certezza inequivoca che da essi furono sparati i proiettili che colpirono Moro.
  Credo anche che dovremmo predisporre una specie di «incidente probatorio», che ci porti a ritornare al garage di via Montalcini, dove sarebbe avvenuto l'omicidio dell'onorevole Moro, perché con le due pistole e i silenziatori si possa fare una perizia fonica, per capire se con quelle due armi fosse possibile sparare quei 12 colpi senza che nessuno sentisse nulla. Io sono convinto che con quei silenziatori il rumore si senta e che con le traiettorie da voi indicate qualche bossolo contro la porta chiusa sarebbe rimbalzato. È un elemento, perché credo che, già dalla sintetica ricostruzione dagli approfondimenti che ci sono, si evidenziano incongruenze rispetto ai racconti di Moretti e Maccari.
  Lascio la parola ai colleghi che intendono porre domande.

  GERO GRASSI. Innanzitutto (lo dico agli auditi, ma anche alla Commissione) c'è un articolo di Miriam Mafai del 10 maggio 1978 su la Repubblica, nel quale si dà per certo che Moro stesse di fronte ai suoi assassini quando gli hanno sparato. Lo dico come fatto storico.

  PRESIDENTE. Quindi era una persona informata dei fatti?

  GERO GRASSI. No, assolutamente. Se non sbaglio, dice che stesse in piedi, però, siccome nella casistica dei giornali questa il 10 maggio afferma una cosa del genere, lo dico, perché Miriam Mafai non era una giornalista di serie Z, era una firma prestigiosa de la Repubblica.
  Ora, la domanda. So che probabilmente la provoco, colonnello, però è a fin di bene, è l'arte della maieutica. In base alla vostra ricostruzione, dove è avvenuto l'omicidio, o meglio dove non è avvenuto? Perché anche questo sarebbe un dato, cioè se voi ci diceste che certamente non c'è possibilità che possa essersi verificato in via Montalcini, noi la escludiamo e andiamo a vedere altre ipotesi.
  Nel contempo, secondo voi che, da quello che io posso testimoniare, avete un livello di professionalità altissima, e vi ringrazio (posso testimoniarlo perché ho elementi Pag. 6favorevoli a voi), la fonica dei colpi può escludere l'ipotesi garage o luogo comunque condominiale, aperto a soggetti terzi, possibili uditori di tutto questo?
  L'ultima cosa, che è una provocazione ulteriore: riduca i margini delle due ipotesi, perché voi siete in grado di farlo; cioè l'ipotesi B, che già per il fatto di essere B viene dopo, è uno scrupolo di coscienza da parte vostra, perché la verità è sempre un'aspirazione, quindi per giustizia verso voi stessi dite che ci può essere un'ipotesi B, ma vorrei capire che potenzialità abbia. Se infatti mi dite che può essere il 10 per cento, a me va bene, significa acquisire da parte nostra un altro dato; nessuno è infallibile, però voi vi mantenete una porta aperta, grazie.

  LUIGI RIPANI. Se mi fa singolarmente le domande, forse è meglio. Partiamo da qual è l'ipotesi prevalente: come abbiamo cercato di dimostrare, siamo partiti con un metodo, basato sull'estrapolazione degli elementi oggettivi, e abbiamo cercato di rappresentare quello che è ragionevolmente certo, distinguendolo da quello che è solo probabile... Ma lì andiamo nel campo delle probabilità, invece c'erano degli elementi oggettivi.
  Abbiamo individuato per la futura ricostruzione (chiamiamolo impropriamente film) dei frammenti – che abbiamo chiamato fase 1 e fase 2 – come sostanzialmente certi, e sulla base di questi poi siamo andati a formulare delle ipotesi.
  È ovvio che tra le due ipotesi, forse tre, che sono state fatte ce n'è una che ci convince di più, ma – ripeto – nostro compito era quello di mettere in evidenza elementi su cui poi congiuntamente si può ragionare e quindi la cosa può essere vista anche in modi diversi.
  Noi riteniamo che l'onorevole Moro fosse seduto nel momento dei primi colpi, sulla base delle evidenze, cioè dall'ortogonalità dei colpi sparati desumibili dagli specilli che abbiamo visto dalla documentazione medico-legale, dal fatto che la sua maglia di lana in sede autoptica, come evidenziato dalle fotografie, presenta delle colature dall'alto verso il basso e il sangue può colare in quel modo solo se il busto è eretto, in piedi o seduto.
  La posizione seduta, che però può avvenire in un secondo momento, l'abbiamo dedotta dal fatto che all'altezza del ginocchio ci sono delle macchie, visibili non tanto ad occhio nudo bensì con delle lampade all'ultravioletto, che danno proprio l'idea di una sorta di spruzzo (termine forse improprio) che va a finire sul ginocchio e quello si può creare solo se la persona è seduta; se la persona è in piedi si crea con molta difficoltà.
  Questi tre elementi ci inducono a pensare che o in piedi e subito seduto o seduto, ma sicuramente c'è stata una fase...

  PRESIDENTE. Capisco che, se ci fossero stati i fazzoletti di marca Paloma intrisi di sangue, in base all'evidenza scientifica che Moro è stato attinto dai primi tre colpi in posizione con il busto eretto (in piedi o seduto), l'omicidio può essere avvenuto fuori dalla macchina, tamponando le ferite con i fazzoletti, per poi portarlo al portabagagli senza lasciare tracce. Altrimenti doveva essere eretto o seduto ma in prossimità dell'auto o addirittura seduto all'interno.

  MIGUEL GOTOR. Una precisazione, perché è un passaggio secondo me delicato. I fazzoletti non sono reperiti, a tutt'oggi, come corpo del reato e non sono fazzoletti di marca Paloma; è sconosciuta la marca di quei fazzoletti.

  PRESIDENTE. Esatto.

  MIGUEL GOTOR. È sconosciuta. La marca Paloma invece è la marca dei fazzoletti ritrovati nel borsello di Chichiarelli, e Sergio Flamigni in un suo libro (nessuno ha mai saputo per quale ragione, grazie a quali motivazioni) ha asserito che quella marca fosse la stessa dei fazzoletti recuperati sul corpo di Moro, però c'è differenza.

  PRESIDENTE. Accantoniamo la marca. Io ho solo aggiunto (almeno non ci ritorniamo sopra) che esiste l'evidenza che Moro sia stato attinto dai primi tre colpi mentre o era seduto con il busto eretto o stava in Pag. 7piedi. Questo può essere avvenuto, secondo la loro ricostruzione, o nei pressi nell'auto o nell'auto o in altro luogo, e, i fazzoletti potrebbero essere stati utilizzati nel trasbordo fino al bagagliaio..

  FABIO LAVAGNO. Scusi, presidente, solo per darci ordine perché vorremmo parlare tutti, non solo il senatore Gotor, che credo abbia piacere di sentire la propria voce, ma anche gli altri: o ci diamo un ordine o così non va. Se facciamo le domande, le facciamo, altrimenti, se si vuole intervenire sui fazzoletti, anch'io vorrei intervenire sui fazzoletti. Mi dica come vogliamo procedere.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti.

  LUIGI RIPANI. Abbiamo accennato al fatto che i primi tre colpi lo attinsero mentre era in piedi o direttamente mentre era seduto, ma comunque poi c'è stato un momento in cui l'onorevole Moro era seduto. La presenza dei fazzoletti nel verbale (che adesso è stato chiarito, se ho capito bene, non di marca Paloma, ma comunque dagli atti si capisce che c'erano dei fazzoletti applicati sul petto dell'onorevole Moro, sotto la giacca) porta all'ipotesi (per giustificare, perché è un elemento che induce a chiedersi come interpretarlo) che il luogo non fosse il portabagagli dell'autovettura, ma eventualmente un luogo fuori dal portabagagli, e poi, magari per evitare problemi di gocciolamento copioso, a quel punto siano stati messi i fazzoletti. Questo su un piano logico, ma in linea di principio questo luogo rispetto all'autovettura (perché sicuramente poi da lì in poi non ci sono dubbi) deve essere prossimo.

  PRESIDENTE. Dalla relazione medico-legale (così non discutiamo più dei fazzoletti) risulta: «Si dà atto altresì che al di sotto del gilet sono stati rinvenuti ammassati alcuni fazzoletti intrisi di sangue, giustapposti come per funzionare da tamponamento».

  FABIO LAVAGNO. Allora, visto che non parleremo più dei fazzoletti, capisco che l'invito non è stato accolto e intervengo sui fazzoletti. Colonnello, io non ho mai visto i fazzoletti in nessuna fotografia e credo neanche lei...

  LUIGI RIPANI. Neanche noi.

  FABIO LAVAGNO. Credo che l'unica traccia dei fazzoletti sia appunto l'analisi medico-legale, quindi forse varrebbe la pena, prima di farsi suggestionare... La relazione medico-legale ha un'evidenza, che voi dovete considerare e noi dobbiamo considerare al pari, credo, di una immagine fotografica, però questa evidenza non ci dice che i fazzoletti siano stati apposti dai brigatisti o da altri, perché sono stati trovati e rinvenuti e repertati (poi mai più trovati e voi non avete potuto analizzarli) solo in quella fase lì.

  PRESIDENTE. Per come è scritta l'autopsia sembra che quando aprono il gilet li trovano sotto, poi li buttano.

  FABIO LAVAGNO. Ho capito, però questo non ci dimostra che l'hanno messi i brigatisti!

  MIGUEL GOTOR. No, «li buttano» è una follia, Non si fa così. Tra il gilet e la camicia di Moro si trovano dei fazzoletti e un pubblico ufficiale li prende e li butta?

  PRESIDENTE. No, è che se il pubblico ufficiale è un medico che fa l'autopsia e sta cercando le cause della morte, quindi...

  MIGUEL GOTOR. E li butta? No!

  PRESIDENTE. Io credo che quello che tu dici sia privo di fondamento, però io te lo lascio dire....

  LUIGI RIPANI. Noi, pur non vedendoli, né avendoli a disposizione, né avendo una fotografia che li raffigurasse, lo abbiamo preso come dato, e come dato abbiamo provato a inserirlo in maniera logica, non scientifica (questo è un ragionamento che chiunque può fare). La presenza di questi fazzoletti, se c'erano, poteva essere giustificata per tamponare. Pag. 8
  Ricordiamo che l'onorevole Moro aveva anche un foro sul pollice sinistro, quindi forse il problema, più che sul petto, era sul pollice, perché avendo tanti indumenti, per quanto il corpo sanguini tutto sommato è coperto, mentre, al contrario, un foro passante su un dito sicuramente avrà provocato una grande perdita di sangue.

  PRESIDENTE. La preoccupazione era di tamponare quello.

  LUIGI RIPANI. Certo, sì, prima quello. Un altro elemento che tutto sommato consideriamo (forse adesso ci allarghiamo)...

  GERO GRASSI. Chiedo scusa, presidente, io aspetto le risposte, se si mettono altre domande...

  PRESIDENTE. No, è per finire sui fazzoletti.

  FEDERICO FORNARO. Solo una cosa tecnica. Siccome ci stiamo arrivando per approssimazioni successive (mi sembra che questa sia la tecnica e la condivido), adesso siamo arrivati a un'approssimazione sulla posizione: o in piedi o seduto.
  Mentre con l'ipotesi della posizione seduta mi sembra che collimino molti passaggi, per provare a capire se si può escludere l'ipotesi in piedi faccio questa domanda al netto dell'ignoranza in materia: se io sparo tre colpi a una persona in piedi, ragionevolmente questa cade a corpo morto, quindi dovrei trovare delle evidenze; ci sono evidenze di tumefazioni dovute a una caduta? Perché se non ci sono nell'autopsia, a questo punto mi sento di dire che l'ipotesi della posizione in piedi non abbia ulteriori riscontri. Però non ho il vostro livello scientifico, ho ragionato come può ragionare una persona normale.

  LUIGI RIPANI. Noi individuiamo tre colpi ortogonali... Io non posso escludere la posizione in piedi come ipotesi residuale, almeno nella fase iniziale, anche se alla fine è ovvio che comunque va seduto. Se io considero, ad esempio, il primo colpo, tutto sommato in linea di principio una persona può essere in piedi e poi essere raccolta e le si continua a sparare, però questi sono tutti ragionamenti più o meno logici, più o meno sostenibili, ma difficilmente dimostrabili con certezza.
  I tre elementi oggettivi (colpi ortogonali, tracce di sangue che colano sul petto e questo spatter, queste macchie, questi spruzzi) è ovvio che lo collocano seduto.

  PRESIDENTE. Col busto eretto. Il primo dato è che per i primi tre colpi ortogonali ci sono le evidenze scientifiche che è Moro stava con il busto eretto.

  FEDERICO FORNARO. Per l'ipotesi in piedi non ci sono evidenze diciamo di...

  PRESIDENTE. Il busto era eretto, poi può essere... Una cosa è certa: nel caso fosse sdraiato nella macchina non ci sarebbero state quelle tre evidenze.

  FEDERICO FORNARO. Ho capito, ma anche per l'ipotesi che fosse in piedi non hai evidenza di uno che cade! La domanda era quella, cioè non ci sono tumefazioni.

  PRESIDENTE. Infatti dicono che è per completezza, poi hanno detto che era seduto.

  FABIO LAVAGNO. Colonnello, gentilmente, solo per capirci su cosa intendiamo per «seduto», perché io ho idea che noi intendiamo seduto più o meno come siamo noi in questo momento e quindi verosimilmente l'onorevole Moro a cavalcioni con le gambe che sporgono fuori dal portellone, noi ce lo immaginiamo in quello scenario oppure...

  LUIGI RIPANI. Oppure su una sedia.

  FABIO LAVAGNO. Oppure su una sedia. Mi attengo all'ipotesi che voi date come più probabile, quella del portabagagli della R4. Considerando che il portabagagli della R4 non è molto grande, sarà 1 metro o 1 metro e 10 (non molto di più)...

Pag. 9

  LUIGI RIPANI. Di larghezza 1 metro e 10 centimetri.

  FABIO LAVAGNO. Io non so quanto fosse alto Aldo Moro...

  MIGUEL GOTOR. 1,78.

  FABIO LAVAGNO. Ecco, non era un uomo piccolo, quindi non ci stava dentro sdraiato, mi sembra evidente (non sono un genio in matematica, ma un uomo alto 1,78 in 1 metro e 10 non ci sta). Possiamo considerare come seduto una posizione in cui il busto è superiore all'altezza delle ginocchia? Quindi non seduto come stiamo noi, ma seduto un po’ di sbieco, con le gambe accucciate?

  LUIGI RIPANI. Ripeto: noi dalle evidenze tiriamo la teoria, quei colpi sembrerebbero sparati in maniera ortogonale. Poi, se vogliamo, possiamo dimostrare che può avvenire in un altro modo, però mi sembra abbastanza logico che sia... Forse lei ipotizzava che fosse supino e venisse colpito sempre ortogonalmente, è così?

  FABIO LAVAGNO. Supino mi sembra impossibile (1,78 in 1,10 non ci può stare), non può essere supino. Quello che io dico è: con le gambe rannicchiate, in modo da tenere il busto più eretto rispetto all'altezza delle gambe, alle ginocchia.

  LUIGI RIPANI. Questi – ripeto – non sono elementi scientifici, però veniamo tirati dentro... Se uno associa anche il fatto del proiettile che ha passato il pollice sinistro, sarà immaginario, ma dà l'idea di un gesto di autodifesa, quindi a maggior ragione si può collocare l'onorevole Moro in quel momento con il busto eretto, seduto, non escludiamo in piedi ma in maniera residuale.

  FEDERICO FORNARO. Proseguendo su questa cosa (chiedendo scusa al collega Grassi, però credo che questo particolare possa interessare anche a lui come agli altri colleghi): si può essere seduti in molti modi, uno ha provato a definirlo il collega Lavagno.
  Mi pare importante rispetto alla dinamica e alla potenza dei colpi, quindi all'effetto che hanno su un corpo, se (qualora siamo in grado di definirlo) fosse seduto appoggiato con le spalle oppure seduto senza appoggio dietro le spalle, perché, se dalla dinamica dei colpi venisse fuori che non è possibile che non avesse dietro un sostegno, allora l'ipotesi che fosse seduto sul bordo della R 4 verrebbe meno e, a questo punto, bisognerebbe ipotizzare una sedia oppure sul sedile dell'auto e poi portato dietro, oppure altre soluzioni.
  Questo però mi sembra un altro elemento importante, perché la potenza di fuoco tende a spostare... Non so se abbiate fatto delle prove con un manichino del peso dell'onorevole Moro, perché questo potrebbe essere utile a capire. I colpi in sequenza provocano uno spostamento nel corpo, se invece sono seduto con le spalle appoggiate credo che ne provochino molto meno.

  PAOLO FRATINI. Posso rispondere a questa domanda che mi sembra molto tecnica, di balistica terminale fondamentalmente. Lo stiamo dando per scontato, per sottinteso, ma fondamentalmente stiamo parlando del calibro 7,65, che, come abbiamo visto, è un calibro che si è rivelato letale, ma non è tra i calibri più potenti che conosciamo. Peraltro, il proiettile è camiciato, quindi è strutturato in modo tale da penetrare all'interno del bersaglio.
  La camiciatura del proiettile viene infatti progettata proprio per conferire durezza, maggior resistenza al proiettile stesso, in modo tale che scivoli o comunque tenda a cedere poca energia sul bersaglio: è un concetto di killing power/stopping power.
  Facciamo l'esempio contrario, che forse rende meglio: ci sono dei proiettili, come ad esempio gli hollow point, che hanno la punta cava e sono progettati e concepiti perché quando interagiscono sul bersaglio cedano tutta la loro energia deformandosi sul bersaglio, sono proprio concepiti per rimanere dentro il bersaglio.
  Per come sono dislocati almeno questi tre colpi che si osservano nella parte anteriore Pag. 10 del torace, che sono in una porzione molto ristretta del corpo, ragionevolmente possiamo ritenere che siano stati esplosi in rapida successione, anche se nessuno ha la pretesa di dire questo. Però tre colpi di calibro 7,65 esplosi in rapida successione non dobbiamo immaginare che creino uno spostamento della vittima oppure chissà quale effetto, come si vede per grossi calibri ad esempio nei film, tanto per rendere l'idea, dove si vede il colpo e la persona salta all'indietro.
  Questo per avere un po’ un termine di paragone, tant'è che infatti questi proiettili, come avete visto, per la maggior parte sono rimasti tutti trattenuti all'interno del corpo, quindi non parliamo di grossi spostamenti dovuti all'interazione fisica proiettile/bersaglio.

  PRESIDENTE. Per chiudere questo step, la cosa evidente è che ci sono tre colpi ortogonali di calibro 7,65 che ci dicono tre3 cose: che chiunque abbia sparato a distanza ravvicinata, che lo guardava dritto negli occhi (non poteva essere diversamente) e che (le tre evidenze scientifiche lo dimostrano) che il busto era eretto. Questo mi sembra appurato.

  PAOLO FRATINI. Vorrei aggiungere, signor presidente, solo un'osservazione (lo ha già detto il comandante): abbiamo cercato di far indossare i pantaloni in reperto a un manichino, per avere una plasticizzazione dell'indumento. Io vorrei far notare questo: le colature di cui stiamo parlando è vero che stanno all'altezza del ginocchio, ma – attenzione – stanno nella parte interna della coscia, come è tipico dell'uomo che quando è seduto sta con le gambe larghe. Non a caso si sono riprodotti secondo me questi spatter nella parte interna.
  È questa sfumatura che ci fa propendere per l'ipotesi busto eretto e posizione seduta, in una visione d'insieme, con le colature sulla maglia a carne dall'alto al basso...

  FEDERICO FORNARO. Non possiamo valutare se le spalle erano appoggiate oppure no...

  PAOLO FRATINI. Anzi, le dirò di più: guardando questo spatter verrebbe da pensare quasi che il busto, conseguentemente ai colpi, abbia fatto la flessione opposta, come è naturale che avvenga...

  PRESIDENTE. Se non è trattenuto.

  PAOLO FRATINI. ...per un corpo libero che riceve i colpi da davanti all'indietro e istintivamente si china dalla parte opposta. È chiaro, nessuno ha la pretesa di avere...

  PRESIDENTE. I primi tre colpi sono avvenuti così: ravvicinati, li guardava, posizione eretta, seduto. Per tutto il resto, bisognava esserci per saperlo.

  LUIGI RIPANI. Non è che per il solo fatto che stiamo parlando di scienza riusciamo a capire esattamente tutto, c'è sempre...

  PRESIDENTE. Però, siccome l'unico altro metodo comparato che abbiamo è di prendere per buono quello che fino a oggi è stato raccontato, sono due film che non possono essere sovrapposti.

  FABIO LAVAGNO. Presidente, piuttosto che «li guardava», diciamo «posizione frontale».
  Il tenente colonnello faceva cenno alla tipica posizione maschile di tenere le gambe aperte, larghe; potremmo anche pensare alla posizione con un ginocchio sollevato rispetto all'altro.

  PRESIDENTE. No. Se ho capito bene, quella non è una colatura, ma è un'espettorazione di uno che è piegato in avanti. Moro era longilineo, però tenere una gamba su, busto eretto e piegarsi in avanti... Tutto può essere, però limitiamoci a questo, rimaniamo ai tre dati che ci sono, così mettiamo un punto fermo. Non lo guardava negli occhi, gli guardava magari i capelli...

  FABIO LAVAGNO. Dire che lo guardava negli occhi è una sfumatura psicologica di un certo tipo, presidente, mi sembra evidente, Pag. 11 mentre dire che era in posizione frontale...

  PRESIDENTE. Io non ho questa sensibilità verso un assassino, però forse...

  FABIO LAVAGNO. Io ce l'avevo per la vittima, pensi un po’.

  LUIGI RIPANI. Se ipotizziamo il ginocchio destro sul sinistro (è quella l'ipotesi che lei fa, onorevole Lavagno), forse ci aspetteremmo di vedere colature non solo sul destro, ma anche qualcosa sul sinistro.

  FABIO LAVAGNO. Scusate, guardate che quando starnutite le vostre espettorazioni vanno un po’ dove vogliono...

  LUIGI RIPANI. Però avremmo visto forse qualcosa in più sulla coscia sinistra.

  PAOLO FRATINI. Io vorrei aggiungere solo una cosa, perché materialmente ho condotto questa ricerca sull'indumento con le radiazioni a lunghezza d'onda variabile. Questo indumento è stato tutto ispezionato con questa radiazione a lunghezza d'onda variabile e dove ha esibito reazione, cioè un spatter di interesse, è solo in questa zona.
  Lo dico semplicemente come dato per ragionare, perché nessuno ha la pretesa di escludere una posizione piuttosto che l'altra.

  PRESIDENTE. L'osservazione dell'onorevole Lavagno è lecita e legittima, però noi dobbiamo prendere ciò che risulta dalle evidenze scientifiche, questi tre elementi: busto eretto, probabilmente seduto, posizione ravvicinata e tre colpi... Noi abbiamo un altro metodo di comparazione, con quello che hanno raccontato, e quello che hanno raccontato con le evidenze non torna.
  Questi mi sembrano già tre dati evidenti: busto eretto, seduto, posizione ravvicinata,; chi ha sparato era di fronte e vicino. Andiamo alle fasi successive.

  LUIGI RIPANI. In una seconda fase possiamo immaginare ragionevolmente che, nell'ipotesi in cui il Presidente Moro fosse seduto sul pianale, ovvero...

  FEDERICO FORNARO. Mi perdoni, faccio l'avvocato del collega Grassi, però fermiamoci ai primi tre colpi. La questione è questa: sulla base delle vostre evidenze, dove può essere avvenuto, qual è il luogo in cui possono essere stati esplosi i primi tre colpi?

  LUIGI RIPANI. La risposta non la so.

  FEDERICO FORNARO. Ovvero (le faccio la domanda in un altro modo) è compatibile con la dinamica che voi avete descritto – primi tre colpi e poi quelli successivi, silenziati o non silenziati – un garage in un condominio con muri in cemento armato? La rumorosità di questi colpi è compatibile? Fanno molto o poco rumore?

  LUIGI RIPANI. Questo è un elemento che noi non abbiamo, quanto fanno rumore.

  FEDERICO FORNARO. Non lo avete perché non l'avete approfondito o perché non sareste in grado di ricostruirlo?

  LUIGI RIPANI. Noi avevamo due armi, una Skorpion con un silenziatore e una Walther senza silenziatore, non siamo andati oltre. Abbiamo detto cosa è avvenuto, quali erano gli ultimi momenti dell'onorevole Moro, nell'ipotesi seduto sul pianale ovvero in altro luogo...

  FEDERICO FORNARO. Comunque lo sparo è avvenuto.

  LUIGI RIPANI. Eventualmente in un luogo magari ben definito si può verificare attraverso una sperimentazione, una prova...

  FEDERICO FORNARO. La domanda è questa: voi sareste in grado di fare una ricostruzione sonora? Siccome c'è un luogo indicato dai soggetti, si sarebbe in grado di farlo in quel luogo.

Pag. 12

  PRESIDENTE. L'abbiamo detto dall'inizio.

  FEDERICO FORNARO. Di farlo in quel luogo, per capire che tipo di rumore viene prodotto e quindi se questa può essere compatibile, totalmente incompatibile o parzialmente incompatibile.

  LUIGI RIPANI. Sì, questo si può fare, però è qualcosa che va oltre...

  FEDERICO FORNARO. Valuterà il presidente, ma credo che questo sarebbe un elemento di estrema importanza.

  FABIO LAVAGNO. Solo per comprendere: le armi sono state reperite, i silenziatori no?

  LUIGI RIPANI. Abbiamo due armi, la mitraglietta Skorpion con un silenziatore, la Walther senza silenziatore.

  PRESIDENTE. Che però ha la canna...

  FABIO LAVAGNO. Che era adattabile...

  LUIGI RIPANI. Era adattabile, quindi almeno come reperto partiamo da quello che abbiamo...

  FABIO LAVAGNO. Nella mia ignoranza nel campo delle armi, chiedo: i silenziatori hanno una decadenza dopo quarant'anni o funzionano ugualmente?

  LUIGI RIPANI. Noi abbiamo sparato con e senza silenziatore, con la Skorpion.

  FABIO LAVAGNO. Essendo un silenziare, con la funzione di silenziare, fin lì ci arrivo; ma le chiedo: i silenziatori hanno una decadenza di efficacia?

  PRESIDENTE. Hanno una «scadenza»?

  FABIO LAVAGNO. Saranno più o meno performanti, presidente, per questo sto domandando.

  LUIGI RIPANI. Sono oggetti artigianali (almeno quello era molto artigianale), ma non hanno scadenza.

  PAOLO FRATINI. Effettivamente non hanno una scadenza. Il punto è un altro, secondo me,: si può far tutto, cioè possiamo fare tranquillamente misurazioni di acustica, quindi andare con lo strumento e misurare i decibel.

  FABIO LAVAGNO. Però non potremo mai dimostrare se sia stato sentito o no.

  PAOLO FRATINI. Però abbiamo due armi da fuoco che, come abbiamo dimostrato in base alle evidenze balistiche, sono state impiegate per commettere l'omicidio, perché bossoli e proiettili risultano sparati proprio da quelle due armi, ma non abbiamo la certezza del silenziatore, perché la Walther ci è stata consegnata senza silenziatore, quindi vi chiedo: un eventuale esperimento con quest'arma da fuoco con quale silenziatore lo facciamo, se non c'è? I silenziatori non sono tutti uguali.

  PRESIDENTE. La metterei diversamente, perché altrimenti ci vogliono altri quarant'anni e, siccome abbiamo tempi ridotti e non siamo una Corte d'Appello....Alla luce della vostra ricostruzione per noi sembra comunque estremamente importante, chiedersi se le conclusioni che avete detto (i tre colpi, seduto eretto, poi preso e messo dentro) richiedano di avere una ricostruzione nel luogo.
  Se Maccari e Moretti ci hanno indicato dove è avvenuta la vicenda, noi dobbiamo andare in quel garage che è stato indicato, metterci dentro una Renault 4 e vedere se è possibile sparare con la Skorpion e l'ipotetico silenziatore e verificare se sparando dieci colpi, più o meno in sequenza, e sentire che indice di blocco della trasmissione acustica neurosensoriale dovevano avere tutti gli abitanti in via Montalcini per non sentirlo, perché può darsi che non si senta niente, ma io ho l'opinione che qualcosa si senta.
  Non è che dimostreremo che qualcuno ha sentito, però sapremo qualcosa che è Pag. 13indicativa ma non è certa, cioè che era difficile che nessuno sentisse, prenderemo atto che non hanno sentito oppure ci potremmo pure rendere conto...
  Non dobbiamo emettere un verdetto, se voi del RIS sparate dentro il garage e noi stiamo per le scale, al secondo, terzo, quarto, quinto piano e non sentiamo nulla... ma se dovessimo avvertire qualcosa, ci renderemo conto perlomeno che lì c'era un palazzo dove c'era un indice di ipoacusia significativo, statisticamente rilevante non so, però indicativo.
  Quando parliamo di fare una ricostruzione miriamo a questo, perché, se dovessimo vedere che diventa difficile in quel garage riuscire a mettere una sedia con una persona sopra intendo un manichino alto 1,78 che pesa grosso modo quanto pesava Moro..., fatte tutte queste prove non avremo la certezza che non è vero, però c'è un indice... Non vogliamo forzarvi a dire qualcosa di più, però è una cosa...

  LUIGI RIPANI. Diciamo che si può fare; se è qualcosa a carattere generale sì, altrimenti ci sono mille variabili e noi continueremo a fare prove...

  FEDERICO FORNARO. Io credo che in questa fase il tema sia la verosimiglianza. Io posso dire una cosa che alla luce del contesto è inverosimile, oppure è verosimile, ma non vuol dire che sia per forza la verità. Se è inverosimile, a quel punto uno può dire che invece può essere più verosimile che l'omicidio sia avvenuto, per esempio, sempre in un garage, ma magari in una villetta, distante, dove quindi i rumori prodotti non erano percepibili. Se alla fine si arriva a concludere che è verosimigliante che gli spazi, i metri, il suono sono compatibili con la versione brigatista, si prende atto che delle persone si sono assunte la responsabilità del delitto – quindi non stiamo parlando di persone che accusano altri – questo ha un valore, se invece non è verosimigliante, si fanno altri ragionamenti, che non significa che non siano stati loro, ma magari possono averlo fatto in un altro luogo.

  PRESIDENTE. Questo risponde anche a una parte della domanda di Grassi. Ha detto bene Fornaro: non è avere l'accertamento, ma vedere se è verosimile o non verosimile.

  FABIO LAVAGNO. Io vorrei soltanto che fosse chiaro, presidente, che stiamo tentando di fare una prova in assenza di un silenziatore e che non ci dimostra alcunché. Non ci dimostrerà alcunché, perché credo che chi ha più esperienza di indagini ci possa dire che di fronte a omicidi o fatti criminosi visti palesemente c'è un grado anche magari di non attenzione dei testimoni tale per cui quella roba lì non ci dimostrerà alcunché.

  PRESIDENTE. Siccome io devo verificare i riscontri che i presenti all'operazione...

  FABIO LAVAGNO. Sono soggettivi, presidente, non sono oggettivi.

  PRESIDENTE. Visionare il garage, metterci dentro la Renault 4... Partendo dal presupposto che i primi tre colpi sono hanno attinto uno che era seduto, voglio vedere se lo spazio di agibilità c'è, perché se vado in un garage che ha un box come quello..

  MIGUEL GOTOR. A rafforzare quello che sta dicendo, presidente, (naturalmente esprimo un mio parere personale) uno dei «luoghi» di maggior fantasia, inverosimiglianza, divertimento addirittura è il racconto con cui dei presunti (sottolineo presunti) testimoni oculari hanno raccontato gli ultimi istanti della vita di Moro, contraddicendosi l'uno con l'altro...

  PRESIDENTE. Come se non ci fossero stati.

  MIGUEL GOTOR. Sì, la sensazione è proprio quella, che sia il racconto di una cosa alla quale non hanno assistito e di conseguenza poi... Il particolare dei fazzoletti sarebbe stato molto importante, se non fossero stati verosimilmente distrutti, e non abbiamo delle prove.

Pag. 14

  LUIGI RIPANI. Non trovati, perché in realtà non si sa dove stanno fisicamente.

  MIGUEL GOTOR. Lei prima ha messo in dubbio con un «se» ipotetico l'esistenza dei fazzoletti.

  LUIGI RIPANI. Sì, perché non lo abbiamo come reperto.

  MIGUEL GOTOR. Sì, ma se di tutte le cose che non si vedono a distanza di 38 anni mettiamo in dubbio l'esistenza, abbiamo difficoltà a procedere.

  LUIGI RIPANI. Ma non era ironico.

  MIGUEL GOTOR. No, lo so. Poi abbiamo un'autopsia, abbiamo un referto e abbiamo un medico che nell'immediatezza dell'evento tocca il cadavere, gli sfila gli indumenti, si accorge che ci sono dei fazzoletti intrisi di sangue e ipotizza la funzione di questi fazzoletti. Poi quei fazzoletti sono spariti, non sappiamo come e quando. Possiamo ipotizzare, come ha fatto il presidente prima, che il medico li abbia presi, non li abbia considerati una cosa importante e se li sia messi in tasca. È un'ipotesi, poi ce ne sono delle altre che possono essere più verosimili. Quei fazzoletti di fatto sono spariti, e naturalmente presentano dei problemi, perché tanti anni dopo al brigatista Maccari, presunto testimone oculare dei fatti avvenuti, il magistrato ha chiesto ragione di quei fazzoletti che in base all'autopsia erano stati trovati sul cadavere e Maccari trasalì, spiegando di non averne mai sentito parlare, di non averli mai visti. Il fazzoletto era un particolare, un dettaglio molto rivelatore (come tante volte sono i dettagli), dal momento che quei fazzoletti erano stati utilizzati – lasciatemi dire, anche con un gesto macabro – per tamponare la fuoriuscita di sangue, di siero verosimilmente da coloro i quali hanno passato gli ultimi istanti di fronte al corpo di Moro.
  Tutto questo per dire che è molto interessante a distanza anche di 38 anni fare una prova, di cui poi vedremo gli esiti. Considerate che questi garage erano comunicanti l'uno con l'altro, aperti, e i brigatisti avrebbero dovuto evitare di incontrare inquilini, per una norma di normale prudenza, e, secondo la testimonianza rilasciata dalla Braghetti, incontrarono un'inquilina, che quindi si trovava a pochi metri.
  Un brigatista che stava dentro il box ha dichiarato di aver sentito le voci della Braghetti e dell'inquilina che conversavano; ma allora, se ha sentito il brigatista che stava nel box, verosimilmente avrà sentito anche Moro, che stava a pochi centimetri dal brigatista. Tutte queste sono questioni che sono state sollevate e analizzate dal fratello di Moro in un bel libro di tanti anni fa.

  PRESIDENTE. Noi dobbiamo fare la ricostruzione di come è stato raccontato dai brigatisti l'assassinio di Moro e delle evidenze scientifiche che emergono dalla perizia che è stata fatta nel luogo che è stato indicato, per vedere se il racconto sia verosimile. Se dovesse risultare completamente non verosimile, noi siamo liberi nel trarre le conclusioni.

  MIGUEL GOTOR. Non è un giudizio penale.

  FABIO LAVAGNO. Una curiosità, presidente. La signora Ciccotti abbiamo previsto di audirla?

  PRESIDENTE. No, non credo.

  FABIO LAVAGNO. Ne richiedo l'audizione.

  GERO GRASSI. E nello stesso tempo, insieme all'audizione della signora Ciccotti, chiedo, colonnello, se ci fosse la possibilità di suffragare l'inesistenza di impronte o di altre testimonianze relative alla presenza dei tre presunti responsabili dell'omicidio di Moro nella R4.

  LUIGI RIPANI. La presenza dei tre brigatisti?

  GERO GRASSI. Perché, che io sappia, non ci sono tracce della presenza dei tre Pag. 15nella Renault, in base ai vecchi atti giudiziari.

  LUIGI RIPANI. La Polizia scientifica in merito ha fatto degli accertamenti all'interno dell'autovettura, sia generali sia su presunte macchie ematiche, e ha trovato tracce di tre soggetti, uno femminile sul cambio, sulla cloche, e due maschili. Confrontati con i profili ottenuti dal RIS di Roma per via Gradoli, due profili maschili e due femminili che non sappiamo ancora a chi appartengono perché per saperlo bisogna fare un confronto con le persone sospettate o...Come giustamente tutti sanno, la macchina ha subito tante...

  FEDERICO FORNARO. Finisca però la frase: dei profili trovati in via Gradoli ritroviamo qualcosa sulla Renault?

  LUIGI RIPANI. I tre profili ottenuti, uno femminile e due maschili, confrontati con i profili ottenuti dal RIS in via Gradoli e con i profili ottenuti dai mozziconi di sigaretta della 128 di via Fani (riferiamo cose fatte dalla Polizia scientifica che ci ha mandato i documenti) hanno dato riscontro negativo.

  GERO GRASSI. Colonnello, faccia capire a noi mortali, perché ho necessità che sia più chiaro.

  FEDERICO FORNARO. Ha chiarito. Teoricamente almeno uno dovevi trovarlo!

  GERO GRASSI. Ho capito anch'io, ma...

  PRESIDENTE. No, ha detto che non sono riusciti a trovare nulla di tutto questo, perché tutti i brigatisti eccetto quattro si sono rifiutati di consentire il prelievo...

  GERO GRASSI. Scusate, se voglio dire una cosa, la fate dire a me? Quello che ha detto il colonnello dimostra che non ci risultano le stesse persone nei diversi luoghi.

  LUIGI RIPANI. Dimostra che non sono stati trovati campioni utilizzabili, quindi se c'erano, a distanza di quarant'anni non si trovano – come giustamente la Polizia scientifica constata – ma il concetto è: perché non c'era o perché si è degradato, perché è stato pulito?

  GERO GRASSI. È chiaro, stiamo sempre operando a quarant'anni di distanza.

  LUIGI RIPANI. Esatto. Non l'ho trovato, che è diverso da affermare che non c'era.

  MIGUEL GOTOR. Ma nel 1978 nessuno prese le impronte digitali sul volante della Renault 4?

  LUIGI RIPANI. Non credo, almeno dagli atti che abbiamo noi anche relativi alla Polizia scientifica non...

  MIGUEL GOTOR. Il guanto di paraffina?

  LUIGI RIPANI. Siamo in un'altra epoca.

  MIGUEL GOTOR. Riguardo all'epoca io però le faccio presente una cosa: ci sono impronte digitali che sono state ritrovate negli incartamenti di via Monte Nevoso dell'ottobre 1978; è vero che questi incartamenti sono stati reperiti nel 1990, però sono state fatte perizie su perizie. Questo per dire che alcune impronte non sono state identificate (identificarono un'impronta di Azzolini) e altre invece non sono state mai identificate, ma oggi forse si potrebbero identificare.

  PRESIDENTE. Nella macchina non si possono identificare reperti da cui estrarre il DNA. Come dicevo all'onorevole Grassi, quelli trovati in via Gradoli la Polizia scientifica afferma che sulla macchina non c'erano o non sono stati trovati. D'altro canto rammento che noi non sappiamo ancora di chi sono quelli di via Gradoli.

  FEDERICO FORNARO. Io però faccio un altro ragionamento contrario: dati i racconti dei diretti interessati, se noi oggi avessimo ritrovato – senza mettere un nome e un cognome – un riscontro tra uno dei Pag. 16profili di via Gradoli e uno di quelli della Renault 4, avremmo avuto una conferma indiretta della verosimiglianza di quel racconto.

  PRESIDENTE. È così.

  FABIO LAVAGNO. È diverso: non possiamo dire che quella persona si è lavata i denti o si è pettinata a via Gradoli..

  FEDERICO FORNARO. Sto facendo un ragionamento diverso: che Mario Moretti abbia dichiarato di essere in via Gradoli mi sembra che sia indiscutibile, indipendentemente dal DNA; lo racconta nel suo libro. Se noi oggi avessimo un riscontro per cui lo stesso DNA c'è sia a via Gradoli sia nella Renault, avremmo un riscontro ulteriore, in questo caso a sostegno della versione di Mario Moretti.

  FABIO LAVAGNO. Su questo hai ragione.

  FEDERICO FORNARO. Non è che se non ce l'ho sto dicendo che Moretti sta raccontando cose non vere.

  FABIO LAVAGNO. Semplicemente, l'evidenza che abbiamo è che Mario Moretti a via Gradoli non si è pettinato o non si è lavato i denti.

  LUIGI RIPANI. Chiedo scusa, prima accennavamo se erano state prese a suo tempo le impronte digitali, e negli atti effettivamente la Polizia scientifica dell'epoca prese delle impronte. Io adesso ci faccio caso per la prima volta.

  FEDERICO FORNARO. Le impronte digitali sono in possesso degli inquirenti, quindi siamo in grado, a questo punto, di riscontrarle. Oggettivamente, si può fare anche in tempi relativamente brevi. La banca dati delle impronte digitali di chi è stato in galera esiste.

  PRESIDENTE. Siccome sono cose un po’ complicate, affidiamo alla Polizia scientifica quell'accertamento: tirare fuori anche quelle di via Monte Nevoso...

  FEDERICO FORNARO. Se non è stato fatto, lo ritengo grave!
  Chiedo di procedere in seduta segreta.

  PRESIDENTE. Come possiamo dire che non è stato fatto? Non lo sappiamo.
  Procediamo in seduta segreta.
  Dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo.

  (I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica)

  LUIGI RIPANI. Questa prima fase l'abbiamo discussa, quindi non ci torniamo sopra. Dobbiamo immaginare che Moro si adagi sulla parte destra, se era seduto già inizialmente sul pianale ovvero, se i primi colpi sono stati sparati in un altro luogo, è stato collocato direttamente sul pianale.
  Evidenza certa che fosse sul pianale è il fatto che ci sono due proiettili trapassanti, che lo colpiscono, cioè attraversano gli indumenti nella parte anteriore, il corpo, gli indumenti nella parte posteriore, tant'è che sulla giacca dell'onorevole Moro dietro si vedono due fori distinti – solo due – e altrettanti fori sulla coperta che stava sotto e dei due proiettili uno si incastra nel pianale.
  Quello è un proiettile calibro 9, che unitamente a un bossolo si dimostra attraverso l'indagine balistica che è stato sparato certamente dalla Walther. Oltre a questi ci sono altri due proiettili che attraversano il corpo e la maglia a carne e si fermano nell'intercapedine tra la maglia e la camicia, e quindi abbiamo altri due proiettili.
  Altri otto proiettili sono ritenuti all'interno del corpo e quindi estratti in sede autoptica. Questi otto più i due che dicevamo prima complessivamente sono dieci; con il proiettile calibro 9, uno dei due passanti che si incastra, arriviamo a undici, quindi undici è il numero che la perizia dell'epoca indica come numero di proiettili coinvolti nell'evento. Effettivamente il secondo foro sulla coperta non può esser Pag. 17dato che da un ulteriore proiettile, quindi undici calibro 7,65 e uno calibro 9.
  Diciamo che quel proiettile, che ipotizziamo di calibro 7,65, non è stato ritrovato, è andato perso, questo non siamo in grado di dirlo, ma sicuramente è il dodicesimo proiettile, e noi pensiamo sia 7,65 perché non si è incastrato così come ha fatto il calibro 9, quindi pensiamo all'ipotesi che avesse una potenza inferiore. In sede autoptica, quando l'onorevole Moro è stato portato all'Istituto di medicina legale. Prima che iniziasse l'autopsia, tra il corpo e la coperta sono stati trovati due bossoli, uno calibro 9, quindi idealmente collegabile all'altro proiettile, e l'altro 7,65. Nessuno dà la certezza assoluta, ma riteniamo che possa essere quello abbinato, cioè bossolo/proiettile.
  Tutti i proiettili sostanzialmente vengono dal davanti verso l'indietro e da sinistra verso destra rispetto al corpo.
  L'altra volta ci siamo soffermati sull'immagine che è associabile a un proiettile sparato con un silenziatore a contatto.
  Qui il contatto si vede più dalla corona circolare che sta intorno al foro, che ha un diametro di 3 centimetri (si vede male, ma lo abbiamo verificato), quindi quell'impronta è stata prodotta per esplosione di colpo d'arma da fuoco con una pistola con silenziatore, a contatto.
  Abbiamo fatto un confronto con l'unico silenziatore che avevamo, quello della 7,65 Skorpion, abbiamo misurato la corona con la striscetta metrica a fianco: è circa 2,5 centimetri. In realtà sono due i motivi per cui il foro del proiettile sparato a contatto non è stato prodotto con quel silenziatore: le dimensioni, in quanto il silenziatore della Skorpion ha circa 3 centimetri di diametro mentre qui abbiamo detto intorno ai 2,5, e in secondo luogo perché quel silenziatore artigianale è stato assemblato e tenuto insieme anche nella parte esterna da nastro adesivo. Vedete nella parte apicale, la parte in cui fuoriesce dal silenziatore il proiettile, tutto quel nastro adesivo, che non avrebbe consentito, nel mettere a contatto il silenziatore sul tessuto, un disegno così ben definito.

  FABIO LAVAGNO. Che funzione ha quel nastro adesivo?

  LUIGI RIPANI. Serve per tenere insieme un qualcosa che forse è molto artigianale e di non ottima fattura, probabilmente.

  FABIO LAVAGNO. Perché non so come funziona un silenziatore, quindi faccio domande probabilmente ovvie.

  LUIGI RIPANI. Il silenziatore è una sorta di cilindro che viene montato, avvitato sopra la canna. Infatti il vivo di volata, cioè la parte terminale della canna, aveva della filettatura, e lì viene avvitato come se fosse un dado. All'interno ci sono dei dischi che hanno la funzione di attenuare il rumore e possono essere più o meno ben fatti. Quell'eccesso di nastro adesivo non avrebbe consentito, appoggiando l'arma con il silenziatore... Quindi quel silenziatore non è compatibile con la corona circolare attorno al foro. Rimangono due ipotesi: o un altro silenziatore era montato sulla Walther ma noi non l'abbiamo avuto ovvero (forse meno probabile ma sempre ipotizzabile) la Skorpion ha sparato con un ulteriore silenziatore.

  FABIO LAVAGNO. Quello è il 9 o il 7,65?

  LUIGI RIPANI. Non si può dire.

  PAOLO FRATINI. Obiettivamente, dare una valutazione del calibro semplicemente in base al foro su un tessuto capite bene che è scientificamente non serio. Stiamo parlando di due calibri; il calibro è il diametro della palla, quindi stiamo parlando 7,65 millimetri contro 9.

  FEDERICO FORNARO. Non ci sono strumenti per poter dire...?

  PAOLO FRATINI. Sì, ma non se il bersaglio attinto è un tessuto come quello, dove i margini irregolari si strappano e quindi è veramente difficile da valutare.

  LUIGI RIPANI. Lo possiamo osservare da soli: noi non vediamo un foro netto tanto da poterlo misurare.

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  FEDERICO FORNARO. Non ci sono strumenti per arrivare...?

  LUIGI RIPANI. Ma già dalla visione, non si vede un buco ben definito.

  FABIO LAVAGNO. Però, colonnello, millantando una conoscenza balistica che non ho, quello che vediamo in fotografia corrisponde a un colpo all'interno del corpo dell'onorevole Moro e da quello possiamo desumere il calibro.

  LUIGI RIPANI. Noi abbiamo, come dicevo prima, due armi che hanno sparato: una calibro 9 di cui abbiamo contezza di un proiettile, trovato incastrato nel pianale, e di un bossolo; degli altri 11 colpi almeno per 10 abbiamo la certezza siano calibro 7,65 e poi c'è quello fuoriuscito che riteniamo sia 7,65 ma non ne siamo certi. Quindi possono essere l'uno o l'altro calibro, rimanendo in linea di principio.

  PRESIDENTE. Che sono 7,65 e 9 non c'è dubbio, che il 9 è conficcato nel fondo del pianale dopo aver attraversato il corpo non c'è dubbio. I colleghi adesso vogliono capire se esista un modo perché sul corpo dell'onorevole Moro e sulle foto noi riusciamo a capire quali sono i colpi di calibro 9 e quali sono quelli di calibro 7,65.

  LUIGI RIPANI. Noi non abbiamo fatto l'autopsia, non siamo medici legali, quindi non è nostra materia. Noi ci siamo limitati a osservare alcune fotografie.

  PAOLO FRATINI. L'ha già detto il comandante, ma forse vale la pena ribadirlo: il dato importante è che questo foro di proiettile ha una geometria a stampo tutto attorno, una corona circolare. Andando a misurare il diametro esterno stiamo utilizzando la striscetta metrica visibile nella fotografia, perché – attenzione – attualmente la corona non è più visibile, quindi stiamo lavorando su immagini del 1978, praticamente però possiamo darne una valutazione perché c'è nella fotografia una striscetta metrica accanto ed è un diametro di circa 2,5 centimetri. Questo diametro dimensionalmente non è compatibile con la parte apicale del silenziatore che abbiamo analizzato sulla Skorpion.

  PRESIDENTE. Ma non vuol dire che non è la Skorpion: vuol dire che quel silenziatore non si sa se è quello o un altro.

  PAOLO FRATINI. Esatto, tanto più che nell'indagine balistica fatta noi abbiamo visto che, facendo i test di sparo con la mitraglietta con e senza silenziatore, il silenziatore non lascia sui proiettili segni rilevanti tali da poter discriminare che questi sono proiettili sparati con questo silenziatore.

  PRESIDENTE. Quindi, le due armi sono quelle e non si discute di altre. Dai reperti ritengono che quello sia un colpo sparato a contatto, la cosa che manca è che un silenziatore non c'è e un altro silenziatore non corrisponde a quell'impronta. Inoltre, esaminando i segni lasciati sui proiettili sparati oggi con o senza silenziatore, non si riesce a notare la differenza, perché non i proiettili non mostrano segni tali che facciano rilevare la differenza. Ho capito bene?

  LUIGI RIPANI. Sì, certo. Vorrei che il colonnello Fratini facesse una considerazione, per quanto riguarda il colpo a contatto e il riflesso sull'arma.

  PAOLO FRATINI. Nell'esperienza, nella casistica, chiaramente analizzando tanti casi ci capitano anche molti casi di suicidio commesso con le armi da fuoco, e tipicamente per i colpi a contatto, quando il suicida si punta la pistola a contatto, rimangono impressi sulla cute i segni a stampo dell'asta guidamolla, ma non è infrequente che l'arma si inceppi, perché i congegni del semiautomatismo non funzionano più bene, essendo a contatto.

  LUIGI RIPANI. Si disequilibra l'arma.

  PAOLO FRATINI. Questo non so quanto possa essere importante o meno, però fondamentalmente il funzionamento del semiautomatismo, a maggior ragione con il silenziatore Pag. 19 che in qualche modo fa da tappo (tradotto in modo semplice), è inficiato notevolmente, a maggior ragione se è a contatto.

  PRESIDENTE. Maccari che dice che la Walther si inceppa, fatto salvo che ci dice le armi in ordine sbagliato, perché dice che prima si spara con la Walther e poi con la Skorpion. Teoricamente, quindi, se quello fosse stato un calibro 9 e fosse stato messo a contatto, si sarebbe potuto inceppare. Peccato che quello non sia un calibro 9, perché corrisponde con quelle dimensioni più alla 7,65...

  PAOLO FRATINI. No, signor presidente...

  PRESIDENTE. Quella potrebbe essere la Walther che ha sparato con il suo silenziatore e si è inceppata a seguito di questo?

  PAOLO FRATINI. Sì, esatto.

  PRESIDENTE. Quello però dovrebbe essere stato il secondo colpo, quello che manca, perché...

  PAOLO FRATINI. Noi non abbiamo evidenze di un secondo colpo calibro 9. Noi abbiamo evidenze fisiche sulla scena del crimine di un colpo solo, perché abbiamo un bossolo calibro 9 e un proiettile calibro 9;, è ragionevole però supporre che dopo l'esplosione del primo colpo la pistola si sia inceppata. Quello che può divergere dalle dichiarazioni di Maccari...

  PRESIDENTE. Quindi potrebbe essere che a Maccari abbiano riferito male e ci abbia raccontato male.

  PAOLO FRATINI. Quello che può divergere rispetto alla dichiarazione di Maccari è che i primi colpi siano stati esplosi con la Walther, perché in questo contesto questo colpo a contatto all'emitorace sinistro...

  PRESIDENTE. Quello che a noi interessa capire è quanto la versione fornita dai brigatisti sia verosimile o, al contrario, non attendibile.

  PAOLO FRATINI. La Walther. E può essere che sia proprio traccia del silenziatore che era montato sulla Walther, che noi oggi non abbiamo, e che in un'azione pressoria esercitata sul corpo con il silenziatore abbia prodotto l'inceppamento della Walther dopo l'esplosione del primo colpo.

  LUIGI RIPANI. Dell'unico colpo.

  PAOLO FRATINI. Del primo colpo, perché noi abbiamo evidenze del primo e unico colpo del calibro 9. Non primo in termini temporali. Anzi, volendo fare queste ulteriori considerazioni, visto che c'è questa azione pressoria e considerata la posizione supina del corpo sul pianale, il colpo che esibisce questo alone a contatto potrebbe essere stato esploso proprio nella fase in cui la vittima era in posizione supina sul pianale e ancora con la parte sinistra anteriore del torace esposta verso lo sparatore che doveva collocarsi al di fuori della macchina..
  Non ho dati certi perché, come diceva il comandante, noi non abbiamo fatto l'autopsia, non abbiamo il tramite intracorporeo, ma potrebbe essere più verosimile che addirittura sia un calibro 9 questo colpo che ha poi perforato...

  PRESIDENTE. È anche ortogonale...

  PAOLO FRATINI. Ha fatto tutto il tramite intracorporeo...

  PRESIDENTE. E gli altri due ortogonali dovrebbero essere 7,65?

  PAOLO FRATINI. No, attenzione, questo non è uno dei primi tre colpi ortogonali, questo è un colpo laterale. Forse siamo scesi troppo in dettaglio...

  PRESIDENTE. No, rimaniamo nel dettaglio. Quando è seduto, ovunque sia seduto e con il corpo eretto, riceve i primi tre colpi, e quei tre colpi sono ortogonali.

  PAOLO FRATINI. Perfetto.

Pag. 20

  FABIO LAVAGNO. Solo per chiarezza: possiamo determinare che cronologicamente sono stati sparati prima degli altri?

  PAOLO FRATINI. No, ragionevolmente riteniamo che siano stati sparati prima degli altri, perché osserviamo le colature...

  PRESIDENTE. Ragionevolmente possono essere stati sparati da una 7,65?

  PAOLO FRATINI. I primi tre colpi sì.

  PRESIDENTE. Ecco, Maccari dice delle cose vere però con la tempistica sbagliata. I primi tre colpi ortogonali, quindi, sono della 7,65, poi Moro viene messo nel bagagliaio e là viene colpito a contatto con il colpo calibro 9, ma la pistola si inceppa. Maccari racconta perché qualcuno glielo racconta, ma altera questo racconto, perché Maccari dice che prima spararono con la calibro 9. Se sono spettatore de visu o compartecipe di un omicidio, sicuramente mi ricordo come sono andate le cose. Se uno mi racconta che Moro è sdraiato nella Renault e che sparano prima a contatto con la calibro 9 e poi questa si inceppa e sparano con la 7,65, ho la sensazione di un racconto che non c'entra niente con la realtà, cioè ci sono delle cose verosimili, ma non vere.
  I dati evidenziano posizione col busto eretto, tre colpi ortogonali, 7,65, poi questo colpo a contatto che c'è, ma, se c'è, è quando dalla posizione seduta viene messo sul pianale, e a un certo punto spara pure la calibro 9 che si inceppa, quindi può darsi anche che non sia stato uno sparatore, ma siano stati due. La tesi dei brigatisti invece è che uno solo aveva sparato e l'altro passava le armi.

  PAOLO FRATINI. Infatti non è escludibile.

  PRESIDENTE. Qui c'è un'evidenza scientifica che il povero Presidente Moro era in posizione col busto eretto, era seduto e gli arrivano i primi tre colpi ortogonali a distanza ravvicinata, quelli sono calibro verosimilmente 7,65, poi lo prendono e lo adagiano sul pianale; a questo punto uno spara con una Walther calibro 9, di cui non abbiamo il riscontro perché non abbiamo il silenziatore, poi si ritorna alla 7.65.
  Maccari ci racconta un'altra versione: che avviene tutto mentre Moro è adagiato nella Renault 4, che sparano prima con la calibro 9 che si inceppa e iniziano con la 7,65.
  La mia intenzione non è far dire al RIS cose in più, è dire che che in quello che ci hanno raccontato i brigatisti non c'è alcuna evidenza che corrisponda alla verità.

  PAOLO FRATINI. Signor presidente, mi sento di aggiungere che toglierei quel «verosimilmente»: i primi tre colpi non possono essere il calibro 9, perché il calibro 9 ha perforato il corpo ed è stato ritrovato stampigliato sul pianale, quindi per esclusione non può che essere il 7,65, anche su un piano logico.

  FABIO LAVAGNO. Perché il calibro 9 è sul pianale?

  PAOLO FRATINI. Sì, un colpo solo è stato ritrovato conficcato sul pianale, quindi anche senza essere balistici, ma su un piano logico gli altri colpi...

  PRESIDENTE. Maccari nell'audizione presso la Commissione stragi del 21 gennaio 2000 affermò, rivolgendosi al presidente Pellegrino: «Per quanto riguarda il 9 maggio, lei ha parlato di 8-9 colpi, invece andò così: Moretti, che aveva una Walther PPK silenziata, sparò uno o due colpi al Presidente Moro, la Walther PPK si inceppò e, a quel punto, lui mi diede la pistola e io gli passai la mitraglietta Skorpion e Moretti sparò una o due brevi raffiche. Quindi, il corpo del Presidente Moro fu colpito prima da uno o due proiettili calibro 9 corto della pistola Walther PPK e subito dopo da una o due raffiche della mitraglietta Skorpion».
  Il presidente Pellegrino allora osserva: «L'ordine dei colpi sarebbe quindi inverso rispetto a quello ricostruito dalla perizia». Maccari risponde di non ricordare bene la perizia e il presidente gli dice: «La perizia Pag. 21sostiene che sono due armi a sparare: una spara due colpi, poi spara l'altra. Attribuisce alla seconda arma, che per lei sarebbe la prima, i colpi sparati a distanza più ravvicinata». Maccari replica: «Penso che tutti i colpi siano stati sparati a distanza ravvicinatissima».
  Credo che Maccari, che ammette di aver fatto il passatore di armi a Moretti, racconti una cosa palesemente non vera, perché i primi tre colpi sono della 7,65, l'unico della calibro 9 è sparato a contatto e si ferma sul pianale, poi magari si ritorna alla 7,65 con Moro supino Dal nostro punto di vista, ciò sembra dimostrare che la ricostruzione fatta dai terroristi che accusano se stessi è stata aggiustata. Solo questo.

  FABIO LAVAGNO. È corretto, presidente. Solo una cosa chiedo ai nostri auditi: visto che hanno citato la perizia del 1978, possiamo dire che il punto 4, in cui si dice che «la posizione della vittima al momento del ferimento e nel corso di esso è stata quella nella quale è rinvenuto il di lui cadavere», è un punto che possiamo oggi espungere?

  LUIGI RIPANI. Ripeto: noi abbiamo detto, per quei motivi, che era col busto eretto.

  FABIO LAVAGNO. Delle due l'una: o stava lì nella posizione in cui lo hanno trovato in via Caetani o stava come dite voi.

  LUIGI RIPANI. Forse non hanno considerato le colature di sangue.

  PRESIDENTE. Quello che emerge sono le evidenze scientifiche che è in posizione eretta, gli arrivano i primi tre colpi, mentre gli arrivano i primi tre colpi sicuramente gli arriva anche il quarto perché avrà avuto l'istinto di difendersi...

  LUIGI RIPANI. Probabilmente quello è tra i primi tre, probabilmente il primo.

  PRESIDENTE. Uno tra i primi tre fora il pollice e poi penetra nel torace. Questi sono i primi tre colpi, poi viene adagiato dentro, vanno con la calibro 9 a sparargli e poi continuano con la 7,65, Gli sparatori possono essere due, perché non c'è scritto da nessuna parte che debba essere uno solo, può darsi che sia la stessa persona ma...

  FABIO LAVAGNO. Le armi sono due e sono silenziate.

  PRESIDENTE. Sono silenziate, anche se il RIS ci dice che, facendo la perizia sul proiettile e avendo sparato con e senza silenziatore, non hanno evidenze probanti per poter dire se quel proiettile sia stato sparato con o senza silenziatore.

  FABIO LAVAGNO. Ma rispetto alla perizia del 1978 noi possiamo affermare che quelle armi sono la Skorpion e la Walther e sono silenziate, lo possiamo dire come appurato.

  PAOLO FRATINI. Forse la differenza è che la posizione iniziale riteniamo fosse con il busto eretto.

  FABIO LAVAGNO. Ma tornando alla domanda interessante dell'onorevole Grassi, il luogo è verosimile che sia dentro il pianale, vista la copiosità di liquidi che troviamo?

  LUIGI RIPANI. Abbiamo fatto tutte queste considerazioni...

  PRESIDENTE. Non le due ipotesi, ma quella più credibile secondo voi.

  LUIGI RIPANI. Sono sempre considerazioni che poi portano a ipotesi più o meno ragionevoli, però non vi è certezza. Io credo che sia avvenuto fuori, cioè sempre mentre l'onorevole Moro era seduto, sempre in quella posizione, su una sedia, su un bancone, io non lo so, perché un'altra considerazione (che però è difficile affermare con certezza) è che mi aspetterei soprattutto per il foro passante sul dito una grande produzione di sangue, più di quella che troviamo nel pianale. Pag. 22
  Non so se ricordate le tre pozze nel pianale e, in particolare, quella più piccola: per deduzione diciamo che probabilmente è dovuta al percolare del sangue, ma, per quanto grande sia la pozza di sangue è relativamente piccola, quindi è qualcosa che ha a che vedere con la fase terminale della vita, perché un dito forato provoca nell'immediato schizzi e produzione copiosa.

  FEDERICO FORNARO. Quindi, quello che lei sta dicendo sarebbe incompatibile con il fatto che sia stato colpito seduto sul bordo della Renault 4?

  LUIGI RIPANI. Il dato è che era seduto, poi il collocamento...

  FEDERICO FORNARO. Io però faccio A più B, e, se lei dice che può essere seduto ma che il dito colpito zampilla, avremmo dovuto trovare sangue copioso sulla coperta.

  LUIGI RIPANI. Certo.

  PRESIDENTE. Il colonnello sta facendo proprio questo ragionamento: sta dicendo che dal suo punto di vista non può escludere le altre ipotesi, perché non ha prove certe, ma secondo lui Moro era seduto fuori dalla Renault, e il motivo che porta a sostegno è che ci sarebbe stata non solo questa macchia...

  FEDERICO FORNARO. Se fosse stato seduto sul bordo della Renault ci sarebbe molto più sangue.

  FABIO LAVAGNO. Una domanda: se uno sanguina copiosamente dal dito e dalle altre ferite che ha ed è seduto fuori dall'auto, magari in una villetta a bordo mare, e poi lo trasporto all'interno del portabagagli, nelle immediate vicinanze (non dico fuori dall'auto, ma sull'auto, sul paraurti) sarebbe verosimile trovare strisciate di sangue?

  PRESIDENTE. Ti ha già risposto prima, quando ha detto che, se c'erano dei fazzoletti come furono trovati, cioè tra il gilet e la camicia in posizione di tamponamento, si trattava di un tamponamento di una colata di sangue, vista la quantità di vestiti che aveva addosso Moro, poco utile). Quindi se serviva da tamponare qualcosa, erano da mettere intorno al dito. Allora facciamoci un film ma, se questi fazzoletti li ho messi sul dito, poi quando metto Moro in macchina li infilo sotto la giacca, e finisce lì,

  FABIO LAVAGNO. Io capisco che siamo nella settimana degli Oscar, però non facciamoci film, presidente!

  PRESIDENTE. No, però, se rifletti, questa è la cosa più vera, perché se tu spari a uno che addosso ha la maglietta a carne, la camicia, la cravatta, il gilet, la giacca...

  FABIO LAVAGNO. Decidete innanzitutto se i fazzoletti servono o non servono.

  PRESIDENTE. No, scusami: per rispondere alla tua domanda, se è stato ferito fuori, c'è il dito che spiega i fazzoletti, perché basta farsi un taglietto con il rasoio per vedere come i nostri polpastrelli siano ricchi di irrorazione sanguigna. Quindi la prima cosa che fai per evitare di sporcare tutto è metterci sopra un pacchetto di fazzoletti, quando ne esce meno lo levi e porti fuori il corpo. Allora ha un senso.

  FABIO LAVAGNO. La mia domanda è un'altra: è verosimile che, se ammazzo uno su una sedia esterna all'auto, lo tampono adeguatamente con i fazzoletti di carta, il corpo non sgoccioli nel percorso?

  PRESIDENTE. Sgocciola sì, infatti...

  FABIO LAVAGNO. E allora perché non troviamo delle evidenze di sangue in quell'area, sul paraurti?

  PRESIDENTE. Intanto andiamo a via Montalcini.

  FABIO LAVAGNO. E andiamoci a via Montalcini! Io ci sono anche stato e credo che a molti di noi sarebbe utile andare a Pag. 23vedere i luoghi di Moro, magari ci facciamo delle idee molto chiare, più verosimili.

  GERO GRASSI. Quelli non sono i luoghi di Moro, sono quelli dei carnefici di Moro!

  FABIO LAVAGNO. Va bene, ho capito che ho toccato...

  PRESIDENTE. No, vi prego, non litigate, facciamo finire di rispondere.

  PAOLO FRATINI. Per rispondere, un'ipotesi potrebbe essere anche questa: dopo i primi colpi ricevuti, il corpo si accascia e viene magari messo sulla coperta (perché non dimentichiamoci che c'è la coperta sottostante al corpo) e trasportato con la coperta dentro la macchina, dentro il vano portabagagli.

  FABIO LAVAGNO. Allora però la coperta dev'essere intrisa di sangue!

  PAOLO FRATINI. Ma infatti la coperta è sporchissima di sangue, io l'ho guardata anche all'IR, è piena di sangue e di macchie di varie forme, noi ci siamo soffermati sulle macchie utili a una che una spiegazione...

  FEDERICO FORNARO. Macchie sotto il corpo?

  PAOLO FRATINI. Assolutamente, e su entrambi i lati.

  LUIGI RIPANI. Le grandi macchie corrispondono alle zone sotto il bacino o sotto il torace.

  PAOLO FRATINI. Oggi nella relazione completa che depositiamo vedrete che ci sono anche le fotografie fatte all'IR, cioè all'infrarosso, della coperta su entrambi i lati, e la coperta è piena di sangue!

  FEDERICO FORNARO. Questo nella prima audizione non emergeva con chiarezza.

  PAOLO FRATINI. Stiamo parlando di una quantità abbondante. Anche questa ipotesi non ha pretesa scientifica, ma noi abbiamo visto tanti casi delittuosi in cui, pur essendo fatti di sangue con accoltellamenti o proiettili sparati, non c'è da attendersi una così copiosa quantità di sangue..

  PRESIDENTE. È il dito che sanguina..
  Se non ci sono altri interventi, ringrazio il colonnello Ripani e il tenente colonnello Fratini e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.