XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 70 di Mercoledì 15 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

AUDIZIONI IN MATERIA DI CONTRASTO DELLA CONTRAFFAZIONE NEL SETTORE FARMACEUTICO

Audizione del professor Andrea Di Nicola, dell'Università di Trento.
Catania Mario , Presidente ... 3 ,
Di Nicola Andrea , professore dell'Università di Trento ... 3 ,
Catania Mario , Presidente ... 8 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 8 ,
Catania Mario , Presidente ... 8 ,
Di Nicola Andrea , professore dell'Università di Trento ... 8 ,
Catania Mario , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del professor Andrea Di Nicola, dell'Università di Trento.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'approfondimento tematico in materia di contrasto della contraffazione nel settore farmaceutico, l'audizione del professor Andrea Di Nicola, dell'Università di Trento.
  Abbiamo all'ordine del giorno un'audizione particolarmente interessante, che, in realtà, è trasversale nella tematica, nel senso che l'abbiamo prevista inizialmente nell'ottica del lavoro sul farmaceutico, però poi ci siamo resi conto che ascoltare il professore Di Nicola ci dava la possibilità anche di andare al di là di qualche utile informazione relativa alla filiera farmaceutica, perché il professore Di Nicola della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Trento è professore di criminologia e, come lui ci dirà tra poco, è anche coordinatore – non so se questa sia la parola giusta, ma comunque nella sostanza credo che questo sia il senso – di un gruppo interdisciplinare di ricerca, attivissimo in materia di contraffazione.
  Questo gruppo di ricerca è stato addirittura «notato» dagli americani che si occupano della materia, quindi lavora in contatto con gli americani stessi e, in particolare, con l'IACC, l'organismo che raccoglie un pool di imprese che contrastano la contraffazione, a tutela degli interessi della proprietà industriale. Questo gruppo interdisciplinare coordinato dal professore Di Nicola è anche in contatto, come sentirete, con Europol e con tutta una serie di realtà, e ha con il Ministero dello sviluppo economico anche un progetto in corso, quindi si tratta di cose che sono di nostro interesse.
  Chiedo al professore Di Nicola di farci un'illustrazione dell'attività in questione, naturalmente limitatamente al focus relativo alla contraffazione.
  Cedo la parola la professor Di Nicola.

  ANDREA DI NICOLA, professore dell'Università di Trento. Grazie, presidente, per questo invito. Buongiorno a tutti.
  Come diceva il presidente, io coordino – la parola è giusta – un gruppo di circa una ventina di ricercatori e le parole chiave di questo gruppo, che si chiama «eCrime», sono: interdisciplinarietà, unione di varie scienze e ricerca applicata. Il gruppo è composto da giuristi (io insegno alla facoltà di giurisprudenza) e da criminologi, sociologi, statistici, matematici e scienziati dell'informazione, quindi esperti in dati. Vi dico queste cose perché i progetti di ricerca e le applicazioni che sono nate da questi progetti in tema di contraffazione hanno a che fare con la ricerca interdisciplinare e con un approccio molto multidisciplinare al tema della contraffazione.
  Il punto chiave di tutti i nostri progetti è la scienza a supporto delle investigazioni, Pag. 4delle applicazioni e della prevenzione alla criminalità, in questo caso alla contraffazione, quindi si tratta di un approccio molto orientato alle applicazioni di ricerca applicata.
  Il gruppo di ricerca eCrime nasce cinque o sei anni fa e, in questi anni, ci siamo aggiudicati quattordici grandi progetti europei con partnership europee, come quelle che citava il presidente.
  Da eCrime è nata, un anno fa, una start-up. In realtà, si è cominciato a pensare a questa start-up già con la precedente rettrice, che oggi è giudice della Corte costituzionale, Daria de Pretis, perché molte delle ricerche di eCrime finivano con prototipi di applicazioni, quindi morivano tra le mani dei ricercatori. L'anno scorso, è nata Intellegit, la start-up sulla sicurezza dell'Università di Trento, che, secondo le regole sulle start-up delle università, ha tra i soci l'università stessa, alcuni docenti universitari e, in particolare, assegnisti di ricerca e dottorandi del gruppo eCrime e del gruppo CryptoLab dell'Università di Trento, che si occupa di crittografia e matematica industriale ed è diretto dal professore Sala, con cui collaboriamo. Con ciò, spero di farvi capire qual è il nostro quadro istituzionale. Tutte queste iniziative, ovviamente, sono dentro l'Università di Trento.
  Sul lato contraffazione e dal punto di vista della ricerca, quindi di eCrime sulla contraffazione, abbiamo cominciato, cinque anni fa, uno dei primi progetti, con cui è nato il gruppo e che si è chiuso un anno e mezzo fa. Il progetto si chiama «Fakecare», cioè cure farlocche, ed è un progetto sulla contraffazione farmaceutica, ma in particolare sulle farmacie illegali on-line, cioè sui siti internet che si fingono farmacie e che possono rubare l'identità o numeri di carte di credito e, molto spesso, vendere anche prodotti contraffatti, come accade.
  Considerate che, ogni giorno, due milioni di europei comprano medicine on-line e che più del 95 per cento dei siti che vendono medicine non sono farmacie legali o autorizzate, quindi molto spesso possono vendere farmaci contraffatti. Considerate anche che c'è una direttiva europea, che ormai impone a tutti gli Stati europei di vendere on-line, scegliendo se vendere tutte le medicine o solo quelle senza prescrizione, come ha fatto l'Italia. In tal senso, capite che cinque anni fa, quando abbiamo cominciato questo progetto, quella ci sembrava un'area a forte rischio e, oggi, siamo in quel rischio, perché prima c'era una previsione e adesso c'è una certezza.
  Nel progetto Fakecare, abbiamo lavorato sostanzialmente a una maggiore comprensione del problema, di cui cinque anni fa si sapeva pochissimo. Fakecare è stato il primo progetto europeo e mondiale su questo tema e i partner sono stati l'Agenzia italiana del farmaco, l'Università di Teesside, il RISSC, l'Interpol, l'IRACM e LegitScript. Abbiamo lavorato con una serie di metodologie. Abbiamo, per esempio, costruito dei «falsi» honeypot website, che, tradotto dall'inglese, sono i siti internet esca, come vasetti di miele, e abbiamo osservato, secondo le regole della privacy e della ricerca etica, i comportamenti di chi andava su quei siti. Abbiamo fatto ricerca etnografica su siti internet, su forum, su chat, dark web e così via, fingendoci clienti e cercando di capire i meccanismi. Inoltre, abbiamo fatto una grande indagine sui consumatori in sei o sette Paesi europei.
  Tutte queste informazioni, su cui non mi dilungo, ci parlano di come sono fatti i siti internet illegali, di quali sono le tipologie di consumatori, di dove sono i rischi, di quali sono i rischi, di quali persone sono a rischio, di cosa si compra, di quali sono i medicinali più comprati e falsificati e così via. Queste informazioni sono state usate, secondo lo scopo della ricerca, che è la conoscenza, per costruire applicazioni che potessero dare una scossa alla prevenzione della contraffazione on-line, in questo caso dei prodotti farmaceutici.
  Con tutte queste informazioni, abbiamo lavorato, durante quei tre anni, con l'Unità anticontraffazione farmaceutica dell'Interpol all'operazione Pangea. Abbiamo costruito quello che è il cuore o forse la novità più grande di questo progetto, ossia un fakecare alert system tool, cioè un tool di allerta del progetto Fakecare, a supporto delle investigazioni, motivo per cui era stato costruito con Interpol. All'epoca, ma in Pag. 5parte anche oggi, un investigatore procede manualmente, cioè identifica siti internet, che osserva, cercando di capire se sono farmacie illegali o legali, e investiga. Insomma, siamo nel 2017 e abbiamo pensato, già qualche anno fa, che qualcosa di un po’ più tecnologico si potesse fare, quindi abbiamo costruito un algoritmo, che riesce a identificare e a classificare siti internet come farmacie potenzialmente illecite o farmacie lecite, stiamo parlando sempre di farmaci venduti on-line.
  Che cosa fa sostanzialmente il sistema di allerta? Secondo una serie di criteri, che hanno a che fare con il testo del sito e con la rete di contatti e di link intorno al sito, il sistema di allerta classifica il sito e lo pone all'attenzione delle Forze dell'ordine, dicendo «tra le centinaia di migliaia di siti internet, è molto probabile che questo sito sia illegale, quindi investiga» oppure «lascia stare questo sito perché è legale». Premetto che, oggi, c'è un bollino in Europa per certificare la liceità della farmacia on-line.
  Questo strumento operativo dell’alert system, che è un algoritmo predittivo ed è un sistema prototipo, è stato recentemente notato dall'Europol, che stava partendo, l'anno scorso, con il nuovo centro sulla proprietà intellettuale, ossia l'Intellectual property crime coordinated center (IPC3). L'Europol ha chiuso con noi, come Università di Trento, una convenzione e, oggi, stiamo lavorando insieme. Io sono ai bordi di questo centro per dare su questi temi conoscenza, che deriva dalle ricerche, e l'Europol dovrebbe lavorare su questo strumento per renderlo molto più operativo e poterlo utilizzare nel bagaglio delle investigazioni.
  Sempre in quel contesto, saltando i risultati della ricerca in termini di conoscenza, abbiamo cercato di costruire un'applicazione per certificare i siti internet, che abbiamo chiamato, per esigenze di chiarezza, «Veripharma».
  Faccio un passo indietro. Oggi, c'è un'informazione che non conosce quasi nessuno perché c'è anche un problema di comunicazione a livello europeo e non italiano. Molti cittadini non sanno che è lecito comprare on-line e non conoscono la differenza tra una farmacia legale on-line e una illegale. Inoltre, molti cittadini europei non sanno che sul sito ci deve essere un bollino europeo per certificare che, dietro quella farmacia on-line, c'è un farmacista o comunque una struttura, che, secondo il Ministero del Paese dove si trova, ha l'autorizzazione per vendere. Questa cosa succede anche da noi. Tu clicchi su quel bollino, che, come dice la direttiva europea, è un bollino europeo, e vieni diretto di solito sul sito del Ministero della salute, dove c'è la lista di tutti i siti autorizzati a vendere, per cui puoi verificare, per esempio, che dalla farmacia Di Nicola, essendo nella lista, si può acquistare on-line.
  Che cosa fanno i criminali? Durante il progetto di ricerca, ci siamo accorti che i criminali prendono il bollino, che è in JPEG o GIF, quindi si può copiare e incollare, e lo mettono su un sito, che è la fotocopia oppure è anche più bello del sito di una farmacia on-line regolare, per cui l'acquirente compra di più su quello falso, se devo essere sincero.
  In quel caso, se tu – facciamo conto che si stia cercando la lista, tanto per dire, sul sito www.ministerodellasanitàfinlandese.finlandia – clicchi sul bollino, si legge la scritta «ministerosanitàfinlandese.finlandese.it». Il sito sembra uguale a quello del Ministero della sanità corrispondente, ma, oltre alla lista di tutte le farmacie legali, c'è quella falsa.
  Questa cosa aggira il sistema del bollino europeo, che, tra l'altro, è – lo devo dire – un grandissimo passo avanti, perché, in qualche modo, rappresenta il fatto di essersi resi conto che esiste il problema e di aver cercato una soluzione. Certo, si tratta di un passo sicuramente importante, però noi, come ricercatori indipendenti e pubblici, siamo tenuti a dire le cose che troviamo nelle nostre ricerche. Abbiamo verificato che questo bollino è facilmente falsificabile. Durante la ricerca, abbiamo costruito – adesso, non entro nei dettagli – un modo alternativo, con cui si potrebbe certificare la farmacia, fotografando il sito e sapendo se quel sito è regolare e legale. Adesso, la dico in maniera molto semplice, però dietro c'è molto di più. Pag. 6
  Sempre durante il lavoro a questo progetto, abbiamo costruito conoscenza operativa e linee guida per investigatori e per potenziali consumatori, che sono pubbliche. Queste sono disponibili, attualmente in inglese e non in italiano, ma se ne potrebbe fare anche una versione italiana.
  Con il Ministero per lo sviluppo economico – finisce tra un mese il progetto, di cui verranno presentati i risultati, a Roma, il 14 marzo – abbiamo costruito una banca dati, che parte dal sistema IPERICO, ma, in qualche modo, ne aumenta la conoscenza e i dati disponibili. La banca dati non solo classifica e raccoglie fonti e dati, ma è anche un sistema esperto, che, in qualche modo, li riesce ad analizzare statisticamente e a riprodurre visivamente, quindi può essere uno strumento, come richiesto dall'obiettivo, a supporto del policy maker, dell'amministrazione pubblica e anche delle Forze di Polizia, quando non si tratti di investigazione concreta, per la conoscenza del problema.
  Dentro questo strumento, abbiamo messo i dati IPERICO aumentati e dati non strutturati presi da internet, che sono diventati strutturati e organizzati e che vengono alimentati in tempo reale. Inoltre, abbiamo previsto una grande indagine sulle aziende, che è stata fatta una volta e che, se il Ministero vorrà, si potrà replicare ogni anno. È stata inserita anche una grande indagine sui consumatori nonché tutta una serie di variabili, che potremmo definire socio-economiche. Tali variabili già esistevano, ma non erano ancora state legate al contesto della contraffazione, per cui sono state inserite in questa grande banca dati fusa, quale strumento visivo per rendere operativo questo sistema, di cui, come dicevo, verranno presentati i risultati. Anche in questo caso, si tratta di uno strumento di supporto.
  Ci sono altri progetti, che, ora, per esigenze di tempo, non analizzerò in dettaglio. Un altro progetto, per esempio, sulla contraffazione è stato il progetto FINOCA. In questo caso, non eravamo coordinatori come per il progetto Fakecare, ma solo partner, e abbiamo analizzato gli aspetti, soprattutto economici, legati alla movimentazione di denaro per finanziare operazioni di contraffazione e di contrabbando. Abbiamo analizzato come si muove il denaro e come i criminali organizzati usano il denaro per autofinanziarsi e gestire non tanto per riciclaggio quanto le attività criminali. Anche in questo caso, sono venute fuori alcune informazioni molto interessanti, che possono avere delle applicazioni operative.
  Come vi dicevo, da queste ricerche è nata una serie di relazioni sia con Europol, con cui siamo costantemente in contatto, sia, come diceva il presidente, con l'International anti-counterfeiting coalition, l'associazione anticontraffazione privata, tendente al pubblico. Questa raccoglie 250 tra i più grandi marchi mondiali dell'anticontraffazione ed è un'associazione americana riconosciuta come una punta di diamante dell'anticontraffazione sia on-line che off-line, con cui stiamo lavorando.
  Da tutto ciò, nella parte più operativa, come vi dicevo, è nata una start-up sulla sicurezza, che si chiama «Intellegit» e che ha diversi scopi, tra cui quello di identificare, analizzare e gestire rischi e di aiutare pubblico e privato nell'analisi e nella gestione dei rischi legati alla sicurezza.
  Questa start-up è nata da un anno, quindi siamo ancora in un periodo di decollo, e l'Università ne è partner e socia fondatrice. Stiamo facendo, in ambito di contraffazione, la valutazione, che presenteremo il primo marzo a New York davanti alle cento aziende che partecipano al programma. L'IACC ha iniziato il MarketSafe expansion program, un programma anticontraffazione on-line su Alibaba e per Alibaba.
  Questo vuol dire che l'associazione americana lavorerà per tre anni in modo gratuito per questi 110 marchi, che sono diventati partner di questo programma, e sostanzialmente farà attività di enforcement avanzato su Alibaba, per garantire la proprietà intellettuale di questi 110 marchi. Ciò vuol dire identificare o rispondere a istanze di identificazione da parte delle aziende e delistare dalle piattaforme di Alibaba molto rapidamente tutte le inserzioni, che hanno a che fare con violazione di proprietà intellettuale. Inoltre, ne deriva, Pag. 7come potete immaginare, soprattutto usando le tecnologie, una serie di altri strumenti veloci per aiutare e supportare le aziende nella loro attività di enforcement contro la contraffazione.
  Si tratta di un programma complesso, per il quale avevano bisogno di valutatori indipendenti, quindi ci hanno chiesto di costruire il programma di valutazione con la start-up Intellegit dell'Università, che continuo a definire tale, perché, come permettono i regolamenti universitari, è dell'Università di Trento per cinque anni. Si possono usare nome e marchio dell'Università, perché la cosa viene concessa.
  Noi valuteremo dal punto di vista quantitativo gli indicatori di performance, quindi di risultato, per l'attività di enforcement di questo programma e lo faremo in termini di output e in termini di impatto. Inoltre, la valutazione sarà anche dal punto di vista qualitativo, nel senso di sentiment da parte di queste grandi aziende rispetto al programma stesso e rispetto all'attività di enforcement sui siti market place di Alibaba.
  Questo programma rientra in Intellegit e riguarda il data analytics, cioè l'utilizzo e la gestione di una grande mole di dati per identificare rischi e per conoscere meglio i fenomeni.
  Sempre all'interno di Intellegit, stiamo cercando di portare il FAST (Fakecare alert system tool), quindi l'anticontraffazione farmaceutica, l'identificazione automatica e l’alert di rischio anticontraffazione farmaceutica, che abbiamo lasciato nell'Università di Trento e stiamo portando verso una contrattazione più in generale, ossia verso la violazione di tutti i tipi di proprietà intellettuale, non per forza legate al settore farmaceutico. Questo vuol dire costruire uno strumento che sia in grado di scandagliare la rete e identificare in modo automatico le inserzioni illecite della ditta Tal dei tali, X, Y o Z. Attualmente, su questo settore c'è qualcosa, ma siamo molto indietro, perché spesso non è la ricerca a fare da traino, ma l'operatività, quindi ci sono dei limiti.
  Stiamo cercando di lavorare anche su una parte più complessa, per la quale avremmo bisogno del professore Sala, che è il matematico crittografico della nostra Università molto conosciuto e esperto di questi temi, quindi di Block Chain di bitcoin, di matematica applicata alle transazioni finanziarie e non solo. Stiamo cercando di costruire un nuovo sistema, per il quale siamo anche in una fase abbastanza avanzata, per applicare questa nuova modalità di identificazione e di validazione, che è la Block Chain per i bitcoin, sull'anticontraffazione e la filiera produttiva.
  Ora, se volete, ne parliamo più approfonditamente, ma posso dirvi che sostanzialmente consiste nell'utilizzare lo strumento della Block Chain, che consente di validare e certificare le varie fasi di una catena produttiva in modo matematico mai esistito prima, quindi totalmente innovativo e più nuovo. Questo sistema dà certezze, a differenza di tanti sistemi di certificazione anticontraffazione, e permette anche all'utente finale, lavorando solo su un QR Code, di ricevere una certificazione reale. Oggi, il QR Code si copia e si mette da un'altra parte, mentre, con la Block Chain, di cui, se volete, analizzo i dettagli, in realtà, viene scannerizzato quel QR Code, che è legato alle certificazioni della catena produttiva e ti dice «questo prodotto deve aver fatto tutti questi passaggi certificati dalla Block Chain e, nell'ultimo passaggio, l'abbiamo dato in mano a questo distributore, per cui tu lo dovresti comprare da quel distributore che è certificato». Ora, se io copio il certificato e lo metto su un altro prodotto, scannerizzo quel QR Code, che mi dirà «questa è l'ultima fase della catena e dovresti trovare questo prodotto in questo supermercato o presso quel rivenditore, per cui, se non è così, allertati perché questo QR Code è stato copiato». Tutte le fasi sono certificate da questo strumento, che è molto innovativo.
  Nell'avviarmi alla conclusione del mio intervento, vorrei ritornare a quanto detto all'inizio in merito a quello che stiamo cercando di fare dentro l'Università di Trento, che è pubblica. Sono felice che quella di Trento sia un'università dove le cose funzionano bene, perché, essendo piccola, è facile parlarsi, quindi è facile che entri in contatto il criminologo con il matematico, Pag. 8 con il giurista, con il sociologo, con lo statistico e con il crittografo. Quello che stiamo tentando di fare – c'è una volontà in tal senso e vi porto i saluti del rettore Paolo Collini – è andare lungo questa strada, cioè quella dell'interdisciplinarietà e della creazione di scienze reali e sicurezza, perché da questa integrazione, secondo noi, nasce una migliore comprensione dei problemi, da cui bisogna partire, ma anche la possibilità di risolverli o comunque di contribuire a risolverli. Sono convinto, da criminologo, che la scienza criminologica sia applicata e cerchi di capire i fenomeni per fare qualcosa di concreto.
  Vi ringrazio della vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, professore, e congratulazioni per il lavoro. Fa piacere vedere che anche nel nostro Paese, pure in momenti così bui come quelli attuali, ci siano realtà vive nella ricerca e nel mondo dell'insegnamento e dello studio, che attirano anche l'attenzione di realtà internazionali.
  La parte conclusiva della relazione del professor Di Nicola, come avete colto, ci riporta al meraviglioso mondo della tracciabilità e delle tecnologie di tracciabilità, che è un elemento per noi ricco di sorprese e di scoperte quasi quotidiane, su cui non so se torneremo già oggi, se i colleghi lo ritengono necessario. Direi che comunque potremmo prendere contatto con il collega del professore Di Nicola, il professore Sala, per vedere se è l'uomo giusto per darci qualche risposta in più sulle cose che ci chiedevamo anche nelle ultime riunioni, in materia di tenuta e praticabilità di una serie di soluzioni di tracciabilità, oggi possibili sul mercato.

  SUSANNA CENNI. Vorrei fare solo una breve domanda. Devo dire che ho trovato davvero molto interessante l'audizione, quindi ringrazio il professore e l'Università di Trento per questa esperienza così interessante.
  Sulla parte finale, quindi quella su QR-Code e modalità simili, trovo quest'esperienza sicuramente più avanzata, ma abbastanza simile anche ad altre che conosciamo. Mi interessa capire un po’ meglio la modalità da voi messa a punto rispetto all’alert, che scatterebbe sui negozi fake on-line. Vorrei capire, visto che avete realizzato quest'esperienza con Interpol, se c'è già un'applicazione concreta con dei risultati oppure se siamo ancora in una fase di sperimentazione.

  PRESIDENTE. Do la parola al professore Di Nicola per la replica.

  ANDREA DI NICOLA, professore dell'Università di Trento. Grazie, presidente, e grazie onorevole Cenni.
  In che cosa consiste, più in dettaglio, questo strumento? Come l'abbiamo costruito? Si tratta di criminologia e matematica applicata in buona sostanza. Si parte da alcune considerazioni, che possono valere per un sito internet di una farmacia illegale, ma sono replicabili per qualsiasi sito internet che vende prodotti contraffatti. Mi riferisco al dominio in cui abbiamo costruito questo strumento, quindi siti internet legali e illegali.
  Attualmente, è molto semplice, dal punto di vista operativo e anche tecnico, perché non c'è bisogno della ricerca, trovare i siti internet che assomigliano a farmacie, quindi quello per noi è una cosa semplice da fare e non è una cosa frizzante e divertente per i ricercatori. Per esempio, Google nella versione avanzata è un motore che ricerca cose.
  Nel momento in cui tu hai ricercato e sai che quella che hai davanti è una farmacia, ti chiedi se è legale o illegale. Oggigiorno, anche in Italia, il poliziotto di turno guarda il sito e cerca di capire dove è registrato e quali sono le sue caratteristiche. Adesso, il poliziotto verifica anche se c'è il bollino, perché fino quattro anni fa, quando abbiamo cominciato questo lavoro, il bollino non c'era. Dal bollino, il poliziotto può dire che il sito è illegale e comincia a fare un'investigazione. Questa operazione è lentissima per milioni di siti e l'Interpol, magari off-record, la faceva a mano, quindi abbiamo detto «qualcosa di un po’ più efficiente si può trovare». Pag. 9
  Un sito internet illegale ha delle caratteristiche semantiche, perché è scritto in un certo modo e, se volete, vi posso fare degli esempi. Inoltre, ci sono un sacco di errori grammaticali e, di solito, ci sono testimonial, come un attore famoso, che dice, sorridendo, «quanto è bello comprare da questo sito». Ci sono tantissime lingue, mentre, di solito, un sito oggi in Europa non può vendere nel mercato di un altro Paese, quindi ogni sito vende nel mercato del proprio Stato e parla quella lingua. Il sito presenta prezzi molto bassi e, di solito, non c'è l'indicazione della sede legale o operativa della farmacia. Poi, c'è una serie di altre caratteristiche, che potete, più o meno, immaginare e che hanno a che fare con l'anonimato, la poca trasparenza, certi tipi di prodotti farmaceutici venduti e non altri, farmaci per i quali non serve la prescrizione medica, ma anche farmaci che ne necessitano e così via. Questa è l'area della semantica che può essere trasformata in matematica.
  Un altro aspetto, che vale per il mondo criminale, riguarda il fatto che lavoriamo moltissimo sulle reti sociali, quindi non solo su internet, ma anche sulle reti sociali nel senso di criminalità organizzata. Di solito, i membri delle reti sociali hanno caratteristiche simili, perché le persone si accompagnano nelle reti con persone a loro simili. La stessa cosa vale per i siti internet, perché, se tu sei grigio, sei nel mezzo di link grigi, che possono essere quantificati, oppure, se sei collegato a un altro sito strano in una sede strana del registrar, quindi del computer dove è stato registrato, oppure, se hai una serie di link e di banner strani, questi aspetti possono essere trasformati in un modello matematico, come è stato già fatto. Siamo partiti da una certa quantità di siti internet legali e illegali e abbiamo costruito le regole matematiche per fare predizioni.
  Quell'algoritmo è stato messo in un sistema, che oggi è un prototipo funzionante e che è stato usato soprattutto dalle varie agenzie del farmaco nazionali ed europee, che continuano a usarlo in maniera un po’ informale, visto che erano tutte partecipi del progetto di ricerca. Basta inserire il sito nel sistema e questo dà l'indice di rischio e costruisce una serie di informazioni, che classifica, tirandole su dalla rete, e che possono servire a fini investigativi. Questo è un prototipo, per cui renderlo un vero strumento per le investigazioni significa anche investire risorse, che – lo dico con orgoglio – sono tutte risorse pubbliche e neanche tante. Considerate che il progetto Fakecare è stato finanziato con circa mezzo milione di euro di fondi europei e ci ha premesso di fare tante cose.
  Purtroppo, l'unità di Interpol che si occupava di anticontraffazione farmaceutica ha avuto delle sorti un po’ strane, perché è stata riorganizzata sotto un'unità più grande, quindi, da quel momento, è stata Europol, che aveva comunque partecipato, a prendere il software e a dire «è bello, funziona e potrebbe essere utile, per cui cerchiamo di trasformarlo». Ora, ci troviamo in questa fase, quindi non si sa come andrà finire.
  Io dico sempre – e lo posso dire perché sono un professore di un'università pubblica – che sarebbe uno spreco di risorse non prendere una cosa che funziona per trasformarla in una cosa veramente operativa, visto che non ce n'è di simili.
  Questo è un po’ il percorso e devo dire che c'è un ottimo rapporto con Europol, quindi ci piacerebbe se questo strumento diventasse veramente operativo perché sarebbe al servizio delle Forze di Polizia. Molte Forze di Polizia europee l'hanno già visto e l'hanno già usato o lo stanno usando, perché si tratta di una specie di web service cui si può accedere.
  Vorrei fare un passo indietro sulla Block Chain. È vero che questa assomiglia a esperienze che già ci sono, ma è completamente diversa nelle capacità. Dal punto di vista della catena e della filiera della certificazione sembra simile ad altre, ma lo strumento è decine di volte più potente. Da tanto tempo mi occupo di queste cose, ma mi sembra che questa sia la prima volta, in cui uno strumento può essere messo nelle mani del consumatore per certificare al 100 per cento l'autenticità di un prodotto sia on-line che off-line.
  Magari il professore Sala potrà spiegarvi tutti i dettagli tecnici e matematici, che Pag. 10sono abbastanza complessi e che hanno fatto anche la forza dei bitcoin, che sembrava non più utilizzabile fino a qualche anno fa. Adesso, le banche stanno tornando verso questo metodo per dare sistemi di finanziamento e pagamento alternativi.
  Sta nel meccanismo e nel metodo la differenza che fa la differenza. Non so se sono stato abbastanza bravo nel provare a convogliare queste informazioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, professore. Ascoltando queste parole e la descrizione di questo software, ma anche di altri similari possibili, mi viene da pensare che, se i bigger del web, a partire da Google e passando anche per i social e tutti gli altri, lavorassero con più buona volontà sulla materia, già loro avrebbero gli strumenti per montare tanti e tali filtri, in modo da evitare buona parte della contraffazione che va in rete. Su questo tema, comunque torneremo, quando riprenderemo la discussione sul testo della relazione predisposta dal collega Baruffi.
  A questo punto, non essendoci altre domande da parte dei commissari, ringrazio il professore Di Nicola e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.

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