XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 68 di Lunedì 6 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Cariello Francesco , Presidente ... 3 

AUDIZIONI NELL'AMBITO DELL'APPROFONDIMENTO TEMATICO IN MATERIA DEL RAPPORTO TRA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E CONTRAFFAZIONE

Audizione del Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, Diego Porta.
Porta Diego , Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale ... 3 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 4 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 4 ,
Fantinati Mattia (M5S)  ... 5 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 5 ,
Porta Diego , Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale ... 5 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 7 

Audizione del Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli, Ciro Esposito:
Cariello Francesco , Presidente ... 7 ,
Esposito Ciro , Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli ... 7 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 9 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 9 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 10 ,
Esposito Ciro , Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli ... 10 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 12 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 12 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 12 

Audizione del Presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri:
Cariello Francesco , Presidente ... 12 ,
Calleri Salvatore , presidente della Fondazione Caponnetto ... 12 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 13 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 13 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 14 ,
Calleri Salvatore , presidente della Fondazione Caponnetto ... 14 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 15 

Audizione del Presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil, Roberto Iovino:
Cariello Francesco , Presidente ... 15 ,
Iovino Roberto , presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil ... 15 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 18 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 18 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 19 ,
Iovino Roberto , presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil ... 19 ,
Cariello Francesco , Presidente ... 20 

ALLEGATO 1: Documentazione presentata dal Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale Diego Porta ... 21 

ALLEGATO 2: Documentazione presentata dal Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli, Ciro Esposito ... 26 

ALLEGATO 3: Documentazione presentata dal Presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri ... 34 

ALLEGATO 4: Documentazione presentata dal presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto – Flai Cgil, Roberto Iovino ... 45

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
FRANCESCO CARIELLO

  La seduta comincia alle 14,10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, Diego Porta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'approfondimento tematico in materia del rapporto tra criminalità organizzata e contraffazione, l'audizione del Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, Diego Porta.
  In seguito avremo in audizione anche il dottor Ciro Esposito, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli e, per quanto riguarda il settore delle associazioni impegnate nella materia, il dottor Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, il dottor Roberto Iovino, presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto della FLAI-CGIL.
  Darei la parola al dottor Porta, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma, che ha lasciato agli atti un documento che sarà distribuito a tutti i commissari.

  DIEGO PORTA, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale. Grazie, presidente, buonasera a tutti, grazie per questo invito. Prima di entrare nello specifico vorrei illustrare a grandi linee l'articolazione e dare qualche numero del Corpo di Polizia Locale di Roma.
  Come è noto, in Italia le Polizie locali hanno circa 60.000 unità, Roma ha un organico di 5.800 unità a fronte di una delibera del Consiglio comunale che ne prevede 8.300. Siamo giunti al minimo storico del personale in forza al Corpo per i pensionamenti che ci sono, anche se l'amministrazione capitolina sta facendo ripartire un concorso da 300 unità, i cui orali dovrebbero cominciare nel mese di febbraio, per avere questi 300 nuovi vigili alla fine del corrente anno.
  Per quanto riguarda il contrasto alla contraffazione e all'abusivismo commerciale in genere, noi operiamo con i Gruppi territoriali, che, come sapete, sono uno per Municipio, e abbiamo anche un Gruppo speciale che opera su tutto il territorio comunale, il Gruppo sicurezza sociale urbana, composto da circa 200 unità, che svolge un'attività in ausilio ai Gruppi territoriali. Questo è il quadro generale.
  Durante il Giubileo abbiamo avuto un'evidente intensificazione del fenomeno sia della pirateria che dell'abusivismo commerciale in genere, per cui, in sinergia con la Questura e sotto l'egida del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, abbiamo incrementato i nostri controlli.
  Abbiamo due livelli diversi di contraffazione e di abusivismo, quello semplice, che si manifesta purtroppo soprattutto nella zona del centro storico, e l'altro che riguarda i controlli che effettuiamo in alcune zone di Roma dove vengono stoccate queste Pag. 4merci. Mi riferisco ai controlli che effettuiamo in alcune zone di Roma, quali ad esempio via Dell'Omo, dove cerchiamo di contrastare la filiera a monte, e su questo abbiamo fatto numerosissimi sequestri.
  Qualche dato, che comunque risulta dalla mia relazione: nel 2016 abbiamo fatto 645 sequestri penali, abbiamo sequestrato più di 43.000 pezzi, ugualmente sequestri amministrativi, e tutto questo ha portato a circa 400 fermi per identificazione. Devo dire che dal punto di vista tecnico questi fermi purtroppo per il controllo delle persone extracomunitarie ci impegnano molto, perché, come tutti sanno, una volta fermato il soggetto che vende questi articoli, dobbiamo portarlo al Centro di identificazione di via Patini della Polizia di Stato, dove purtroppo spesso rimaniamo per ore ed ore con il relativo immobilismo della pattuglia che ha proceduto.
  Questo è uno dei punti critici che ci vede coinvolti. A livello di legislazione nazionale un altro punto che ci pone problemi è quello relativo al mancato accesso da parte della Polizia Locale (ma questo riguarda le Polizie Locali di tutta Italia) al famoso SDI, cioè alla banca dati delle forze di polizia.
  Noi abbiamo soltanto un accesso relativo ai veicoli che vengono rubati, mentre non abbiamo la possibilità di effettuare un accertamento sull'identità delle persone relativamente ad eventuali carichi pendenti. Se quindi di notte dobbiamo controllare una persona fermata, dobbiamo fare una telefonata al Commissariato e quindi alla Questura per sapere se quel soggetto abbia o meno dei carichi pendenti, controllo che non possiamo fare noi anche in base alla legge che ci disciplina, la n. 65 del 1986, una legge vecchia, che ha più di trent'anni.
  Questo è il quadro generale. A livello di sodalizi criminali che sono dietro a questa attività che riguarda la pirateria devo dire che come attività di indagine sostanzialmente ci fermiamo ad un livello un pochino più basso delle indagini ordinariamente effettuate con la Procura della Repubblica, perché, avendo una competenza a livello territoriale limitata, riusciamo a contrastare ciò che si manifesta nel territorio di Roma Capitale, ma è difficile andare ad indagare i veri e propri sodalizi criminali che svolgono questa attività.
  Questo per quanto riguarda un discorso di carattere generale. Ci sarebbero da approfondire varie cose, ma sostanzialmente il quadro è questo.

  PRESIDENTE. Direi che il quadro è stato abbastanza chiaro.
  Spero che la relatrice Cenni abbia comunque degli spunti per approfondire, ai quali sicuramente il comandante potrà rispondere.

  SUSANNA CENNI. Grazie, presidente, e grazie al dottor Porta per la sua presenza qui e per la disponibilità a collaborare con la nostra Commissione. Entro subito nel vivo perché, come saprà, questa audizione avviene nell'ambito di un'indagine che stiamo svolgendo per approfondire il legame fra il fenomeno contraffazione e la criminalità organizzata.
  Devo dire che l'audizione con i Corpi di Polizia Municipale di Roma e di altre grandi città per noi è rilevante, perché in precedenti audizioni avute con le procure, a partire da quella di Roma, è emersa, in conseguenza di alcuni sequestri di merce avvenuti nel centro di Roma piuttosto che in pseudo centri commerciali in periferia, tutta la filiera che da lì si sviluppa, quindi si sequestra il bene, ma poi risalendo la filiera si scopre quello che c'è dietro.
  In alcuni casi è stato chiarito delle procure che dietro c'erano segmenti altamente specializzati della criminalità organizzata, che portavano in alcuni casi alla camorra, in alcuni casi alla Cina.
  Al di là di quello che lei ci ha detto, che ovviamente comprendo benissimo, a partire dalle difficoltà di organico, avendo approfondito alcune realtà (penso a quella di Prato, su cui noi abbiamo svolto un'indagine specifica), di norma i Corpi di Polizia Municipale stanno dentro un sistema di coordinamento e di interfaccia continuo sia con le altre istituzioni che con le forze dell'ordine, e di fronte ad alcuni fenomeni scatta un'allerta.
  Volevo capire da lei, anche rispetto ad alcune criticità che ci ha segnalato come la Pag. 5procedura del sequestro, il Centro di identificazione, le lentezze, se nel comune di Roma abbiate un protocollo, un coordinamento che entra in funzione sul fenomeno contraffazione quando avvertite che non si è solo davanti a un poveraccio che sta vendendo quattro cose contraffatte per tirar su la cena, ma che da lì si può partire per scoprire altro, se abbiate suggerito procedure diverse che magari accelerino le procedure di cui lei parlava, se da parte del comune di Roma o di altre istituzioni sia mai partita un'iniziativa tesa a dar vita a forme di coordinamento.
  Dico questo perché noi sappiamo che negli anni passati il Ministero dell'interno ha dato il via ad alcune esperienze sperimentali di tavoli locali sul tema della contraffazione, finanziando anche alcune iniziative che io ritengo importanti e che spero diciamo non si fermino qui, anche perché, se non c'è questo filo conduttore, questo coordinamento, è difficile risalire alla filiera che c'è dietro, quindi le chiedo se possa dirmi qualcosa di più sullo specifico. Grazie.

  MATTIA FANTINATI. Grazie per la relazione. Le chiedo soltanto un parere in base alla sua esperienza. Come diceva la collega Cenni, abbiamo tantissimi venditori abusivi che spesso sono l'ultimo anello di una catena gestita dalle grandi multinazionali e strutture organizzative, però soprattutto a Roma si vedono fenomeni, più che di venditori con il tappetino, di gente che ha una piccola struttura più o meno legata alla criminalità organizzata.
  Secondo lei l'applicazione della Direttiva Bolkestein può aiutare a sistemare le cose, a rivedere queste licenze, oppure non è questa la soluzione, perché il problema sta a monte e anzi si potrebbe dare in mano a grandi multinazionali? Le chiedo la sua esperienza personale, grazie.

  PRESIDENTE. Prima di darle la parola, dottor Porta, sulla scia di quanto già sollevato dalla relatrice Cenni, le vorrei chiedere se la Polizia locale venga interessata o comunque interpellata per azioni investigative coordinate da livelli superiori. Mi spiego meglio: lei ha fatto una chiara casistica che porta a definire le collaborazioni che vi vedono come autori di segnalazioni, poi riferite alle altre autorità o comunque agli organi di polizia competenti e alle procure, ma mi chiedo se questi stessi attori utilizzino voi, chiedendovi di seguire determinate indagini o se nell'ambito di un'inchiesta più vasta vi chiedano di svolgere compiti di controllo del territorio.
  Lascio la parola al Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, Diego Porta, per la replica.

  DIEGO PORTA, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale. Per quanto riguarda le domande poste dall'onorevole Cenni, faccio un po'la storia, che conosco essendo stato vice comandante sin dal 2008 ed essendo stato in precedenza per 13 anni funzionario della Polizia di Stato.
  Le precedenti amministrazioni stipularono a livello locale i vari Patti per «Roma sicura» che, come è noto, riguardavano prefettura, regione ed enti locali. Hanno indubbiamente portato a dei buoni risultati, perché rappresentavano una forma di coordinamento non soltanto a livello operativo, ma anche a livello di concessione di strumenti, laddove ad esempio la Regione Lazio stanziò alcuni fondi anche per veicoli per la Polizia Locale. Attualmente il Ministero dell'interno ha dato il via con questa nuova amministrazione di Roma Capitale alla continuazione dell'esperienza varata dal prefetto Gabrielli quando era prefetto di Roma.
  Il prefetto Gabrielli volle replicare, nell'ambito dei vari municipi di Roma che attualmente sono 15, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Come? Attraverso dei tavoli di osservazione, quindi dei tavoli municipali dove veniva riprodotto in piccolo il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  Questi tavoli sono coordinati da un vice prefetto e vedono la partecipazione del presidente del municipio con le forze di Polizia locali, cioè il comandante del Gruppo della Polizia Locale territorialmente competente, il capitano dei Carabinieri, il capitano Pag. 6 della Guardia di finanza, quindi si viene a creare a livello municipale un mini-Comitato provinciale per l'ordine e sicurezza pubblica nell'ambito del municipio.
  Come ripeto, questi tavoli sono coordinati da un vice prefetto e all'ordine del giorno ci sono spesso le richieste dei presidenti dei municipi, che hanno un rapporto diretto e immediato con i comitati di quartiere, le varie associazioni. Questo è il quadro attuale.
  Questi tavoli di osservazione dovrebbero partire a breve, perché vanno a risolvere una serie di problematiche locali sul territorio. Uno degli oggetti di questi tavoli di osservazione è il contrasto all'abusivismo commerciale, che si manifesta in forme assolutamente diverse, perché una cosa è il contrasto all'abusivismo commerciale nel centro storico, altra cosa il contrasto all'abusivismo commerciale nei municipi della cintura di Roma, quindi municipi periferici.
  A livello centrale e di prefettura, perché sono tavoli varati dalla prefettura, esiste quindi questa forma di coordinamento svolto dal vice prefetto che in quel tavolo decide, anche in base alle richieste e alle evidenze che ci sono, se svolgere un'attività di contrasto dell'abusivismo su via Tuscolana o in un'altra via dello stesso municipio.
  Per quanto riguarda invece la Polizia locale di Roma, sottoscrivemmo a suo tempo (o meglio, lo fece il Sindaco Alemanno) un accordo con l'Agenzia delle dogane per cercare di arrivare alla famosa filiera di cui parlavo prima. L'Agenzia delle dogane è infatti dotata di particolari strumenti che rilevano ad esempio il cromo esavalente su alcuni capi di abbigliamento, che ne permettono addirittura la distruzione immediata, quindi stiamo cercando di rinnovare questo protocollo ormai cessato.
  Per quanto riguarda l'altra domanda sui banchetti che spesso vediamo, per cui l'onorevole parlava di struttura attrezzata, vorrei fare un distinguo: nell'ambito di Roma Capitale esiste una serie di rotazioni, che sono state autorizzate nel tempo dal Dipartimento sviluppo e commercio del Comune di Roma, cioè spesso quelle che vediamo nelle vie non sono delle strutture abusive, ma sono delle strutture che purtroppo ci causano moltissimi problemi, esistono da tantissimo tempo in base ad autorizzazioni rilasciate tanto tempo fa, che purtroppo spesso sono anche in contrasto con il Codice della strada, perché noi le vediamo sui marciapiedi e a volte sugli scivoli dei disabili.
  Queste sono strutture che andiamo spesso a contravvenzionare per un'occupazione di suolo pubblico maggiore rispetto a quella rilasciata. Se infatti devono stare su quattro metri per quattro metri, spesso si allargano, quindi la nostra è un'attività di contrasto a questo fenomeno, sembra una cosa stupida, ma il problema è anche il mezzo, perché spesso arrivano con un veicolo e lo lasciano in divieto di sosta, con grave pregiudizio alla sicurezza stradale.
  A mio modestissimo parere, in merito alla Direttiva Bolkestein devo dire che un riordino del settore, che non è mai riuscito ad alcuna amministrazione comunale, sarebbe assolutamente necessario, proprio perché sono delle postazioni che purtroppo ci pongono una serie di problemi.
  Per quanto riguarda invece operazioni importanti nelle quali siamo coinvolti, siamo destinatari di alcune deleghe da parte della procura della Repubblica, in cui il singolo pubblico ministero decide se delegare una determinata attività d'indagine a noi piuttosto che all'Arma o alla Polizia di Stato, quindi è capitato di essere destinatari di queste deleghe, che a volte esulano anche dalle nostre competenze.
  Pensate che questa mattina è stata fatta un'operazione di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti, in cui noi Polizia locale abbiamo arrestato undici persone su Roma, perché c'era una delega fatta un anno fa da parte della procura della Repubblica, e devo dire che questa attività è un po'al limite di quelle che sono le nostre competenze, anche perché peraltro nel Corpo di Roma su 5.800 unità meno della metà è armato.
  Quando infatti venne siglato il Regolamento sull'armamento ci fu una forte opposizione delle organizzazioni sindacali, che evidenziarono come i vigili fossero entrati con un contratto che non prevedeva l'arma, Pag. 7quindi non fosse possibile estenderla a tutti, quindi nell'ambito del Corpo della Polizia Locale di Roma capitale le persone attualmente armate, che sono meno della metà, sono tutte «volontarie», esiste una sorta di possibilità di obiezione di coscienza nell'ambito del Corpo per chi non se la sente di avere l'arma.
  Questo ci pone però qualche problema a livello di sicurezza nel momento in cui dobbiamo predisporre dei servizi importanti come quello della notte scorsa, in cui ovviamente si può avere una persona armata e una persona non armata.
  Per quanto riguarda il discorso del coordinamento vero e proprio, ricordo che qualche tempo fa in prefettura si decise di ripartire il territorio di Roma Capitale in porzioni di territorio per il contrasto all'abusivismo e alla pirateria, quindi si decise di dislocare le forze con modalità diverse, ma non mi risulta che sia ancora così.
  Noi agiamo quindi su input di tutte le segnalazioni da parte dei cittadini, dei comitati di quartiere, dei presidenti dei municipi e della stessa amministrazione capitolina. Questo è l’input immediato, dopodiché può capitare di avere deleghe specifiche da parte del pubblico ministero, che vuole svolgere un'attività di indagine specifica sull'attività del contrasto alla pirateria e all'abusivismo commerciale.

  PRESIDENTE. La ringrazio per gli ulteriori approfondimenti, dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli, Ciro Esposito.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli, Ciro Esposito, che ci illustrerà la situazione nel suo comune.

  CIRO ESPOSITO, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli. Buongiorno a tutti, grazie per l'attenzione. Il tema della contraffazione per quanto ci riguarda ha ricadute in diversi campi e in diversi ambiti.
  Come Polizia Locale interveniamo (un tempo lo facevamo in modo più costante) sulla vendita al minuto, quella che avviene per strada, dove a volte ci capita di vedere lenzuola con i prodotti contraffatti, però nel tempo ci siamo resi conto che il grande numero di interventi che noi facevamo per contrastare in questo frontline quel tipo di attività portava a scarsissimi risultati, perché è una merce che viene rigenerata immediatamente.
  Nella nostra esperienza abbiamo trovato una massa di prodotti contraffatti che riguardano non soltanto l'abbigliamento e la pelletteria, ma addirittura profumi, alimenti, una serie di prodotti che hanno contatti diretti con l'essere umano.
  In questi anni abbiamo verificato l'esistenza di due tipi di contraffazione, una più dozzinale, la bancarella, dove spesso vengono utilizzati prodotti a cui viene apposto un marchio posticcio, e un mercato più elaborato, individuato come una sorta di mercato parallelo, in cui il prodotto viene addirittura lavorato con particolare cura.
  Questi due aspetti chiaramente ci hanno portato a due binari diversi. Nel 90 per cento dei casi è emerso che la vendita al dettaglio viene fatta soprattutto da cittadini africani (è difficile trovare cittadini italiani dediti a questo tipo di commercio al minuto), soprattutto di nazionalità senegalese o nigeriana.
  Abbiamo allargato il cerchio delle nostre attività investigative e negli ultimi due anni abbiamo fatto irruzione in diversi depositi che spesso sono abitazioni private o luoghi con camere segrete da considerarsi come veri showroom. Anche in questo secondo livello, in cui in passato ci era capitato di individuare dei cittadini italiani, abbiamo adesso individuato soltanto cittadini di nazionalità straniera, per lo più di origine magrebina, che gestivano questi depositi.
  Il livello ancora superiore sarebbe quello di individuare i luoghi dove vengono fabbricati questi prodotti, un'attività attualmente in corso, perché su Napoli facciamo Pag. 8migliaia di interventi ogni anno, nel 2016 in particolare nella zona che recentemente ha visto l'episodio particolarmente deprecabile in cui cittadini extracomunitari dediti a questo tipo di attività al minuto sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco.
  In quell'ambito specifico che è il cuore di questo smercio, dove spesso troviamo depositi, abbiamo fatto tantissimi interventi, sequestrando migliaia di capi per importi consistenti, trovato materiale particolarmente curato nelle rifiniture.
  A fronte delle tante denunce fatte con l'autorità giudiziaria, siamo stati destinatari di deleghe a seguito di questi interventi, quindi stiamo facendo una serie di accertamenti su quei fabbricati, perché spesso l'appartamento o il deposito è intestato a persone decedute o senza una vera e propria responsabilità, e attraverso l'individuazione non soltanto del proprietario del bene, ma anche di chi frequenta questo edificio, degli altri proprietari, di chi orbita in zona stiamo cercando di ottenere risultati più consistenti, che vanno ben oltre il milione di capi che in un paio di anni siamo riusciti a sequestrare.
  Oltre ai profumi contraffatti, oltre alle scarpe, ci è capitato di scoprire una fabbrica di detersivi di cittadini di etnia rom, che prelevavano dalla spazzatura le bottiglie ancora in buone condizioni, le lavavano e le riempivano tutte con lo stesso liquido, che fosse shampoo o prodotti per piatti, bottiglie che poi venivano immesse sul mercato con le stesse etichette di prodotti normalmente posti in vendita attraverso canali ufficiali.
  Anche questo è un altro tema che ci ha particolarmente colpito, perché stiamo parlando di situazioni che vanno direttamente a contatto con le persone. In questo come in altri ambiti nelle grandi città la Polizia Locale è diventata ormai l'unica forza di polizia a occuparsi in modo continuativo di queste attività, e, se la gestione al frontline è del cittadino nigeriano, di un disperato che è venuto da fuori, e se addirittura i depositi vengono gestiti da cittadini di etnia extracomunitaria, si capisce che comunque vengono sfruttati nell'ambito di un'organizzazione, quindi ci sarebbe la necessità di approfondire questi temi.
  Mi permetto di dire che c'è però da compiere una scelta di campo su cosa deve essere la Polizia locale perché, se deve essere l'unica che si occupa di questi temi, bisogna che abbia anche gli strumenti essenziali per poter procedere in questo tipo di attività e andare oltre la semplice osservazione, perché, come capita nelle grandi città, ormai infortunistica stradale la curiamo soltanto noi, l'anti-abusivismo edilizio è soltanto un tema nostro, come questo tema del commercio ambulante, che può portare ad addentellature più sostanziali.
  Si apprende infatti dalle cronache giudiziarie e persino da quelle giornalistiche che il luogo in cui si è verificato l'episodio delle persone destinatarie di colpi di arma da fuoco è nelle mani di un clan malavitoso della zona e che nell'ultimo periodo c'è stato un contrasto con un altro clan che voleva subentrare, ma non ci è riuscito, quindi gli stessi cittadini extracomunitari, se non seguiti in modo particolare, possono determinare un'organizzazione che poi ci metterà in difficoltà nel debellare un fenomeno che frutta tantissimi soldi e ha addentellamenti con un'organizzazione di tipo malavitoso.
  Un altro tema che voglio affrontare riguarda le attività di alcune comunità asiatiche, in particolare di nazionalità cinese, aspetto che ci ha visto protagonisti di diversi sequestri di capannoni con migliaia di prodotti. Abbiamo trovato profumi contraffatti da cittadini di nazionalità cinese che li mettevano in alcuni negozi al dettaglio, però nei grossi depositi spesso, al di là degli interventi che facciamo per le condizioni lavorative, interveniamo per la mancata copertura con marchi della Comunità europea, quindi materiali per la cucina, elettrici, per la cura della persona importati senza il marchio CE.
  Da questo punto di vista ci è capitato anche di osservare un altro aspetto: quando si ha a che fare da un punto di vista amministrativo con queste comunità ci siamo accorti che i professionisti che li rappresentano sono quasi sempre gli stessi tra commercialisti e avvocati. Pag. 9
  L'ultimo tema che volevo affrontare è che combattiamo la contraffazione da un lato, però poi la ritroviamo da un altro, perché una delle attività che la Polizia Municipale almeno a Napoli fa con continuità e con serietà, in collaborazione e su delega della Procura della Repubblica, è quella della individuazione di reati di carattere ambientale.
  Si capisce che tutte le lavorazioni che sono finalizzate alla creazione di un capo o di un altro prodotto contraffatto le ritroviamo a valle, quando nei nostri interventi andiamo a verificare le discariche abusive o gli incendi dolosi, e ci è capitato di risalire a ditte che lavoravano ovviamente in nero per la creazione di questi capi perché è chiaro che, se acquisto del materiale in modo formale, in caso di controlli devo dimostrare cosa ho prodotto, quindi la lavorazione di una tomaia per una calzatura o il fusto di acido solforico vengono poi smaltiti in modo illegale. Oltre a contrastare il commercio ambulante, ci troviamo quindi la ricaduta negativa per quanto riguarda l'aspetto ambientale.
  Nel 2016 sono stati circa 22 gli incendi particolari che ci hanno visto intervenire, perché abbiamo un protocollo con la Procura della Repubblica per cui i primi a intervenire siamo noi per cercare di individuare la provenienza del bene, e spesso si trattava di beni che apparivano risulta di lavorazioni effettuate.
  In uno di questi casi c'è stata una ditta di pellami (borse e cinture) della provincia di Napoli che ha fatto delle lavorazioni a seguito di un vero e proprio incarico formale ricevuto da una grossa casa, e abbiamo accertato che una quota parte veniva lavorata formalmente e veniva restituita alla ditta che le aveva dato l'incarico, un'altra quota parte invece veniva prodotta in proprio e immessa sul mercato in modo assolutamente parallelo. Noi siamo risaliti a questo perché la quota parte della risulta della lavorazione veniva poi smaltita in modo irregolare e a seguito di un incendio siamo riusciti a risalire a tutta la filiera.
  Noi però abbiamo quotidianamente oltre 42 compiti da assolvere. Napoli manifesta una grandissima difficoltà di organico in questo momento, un personale molto anziano, mentre si dovrebbe puntare e investire sulla Polizia locale, perché queste attività possono essere fatte in modo più continuativo e migliore.
  Grazie per l'attenzione, sono a disposizione per qualsiasi precisazione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Esposito. Lascerei la parola alla relatrice Susanna Cenni per le domande.

  SUSANNA CENNI. Grazie, comandante, per la disponibilità e per quanto ci ha detto. Prima di tutto le chiederei un ulteriore impegno, visto che nei prossimi mesi verremo a Napoli in una giornata di audizioni e di approfondimento su questo tema, la relazione tra contraffazione e criminalità organizzata, quindi vorremmo soprattutto approfondire questo nodo. Se quindi potesse farci avere una nota sul tema, ci sarà sicuramente utile, anche in previsione di questo prossimo appuntamento a Napoli.
  L'ho ascoltata attentamente e ovviamente comprendo benissimo le difficoltà in cui il Corpo di Polizia Municipale si trova, ed è giusta l'osservazione che lei ha fatto quando ha detto che c'è un tema di carattere normativo e di definizione, soprattutto in una grande città, dove le dinamiche sono tante.
  Vorrei però chiederle alcune cose proprio per entrare nel merito dell'indagine che stiamo svolgendo. Lei ha fatto cenno ad alcune operazioni che voi avete fatto, alcune immagino di vostra iniziativa, altre per delega dei PM, ma, sentendo vari magistrati anche in altre indagini che abbiamo svolto di carattere più generale sulla normativa, uno dei temi emerso in più occasioni è proprio questo legame riscontrato nel corso di alcune indagini.
  Si parte quindi dal sequestro della merce per arrivare a chi gestisce la diffusione e la distribuzione di questa merce, per arrivare a chi la fa giungere nei nostri porti (il porto di Napoli è più volte chiamato in causa), per arrivare alle forme di specializzazione di tutto l'affare, talora anche con un ruolo della camorra. Pag. 10
  Questi fili ci sono stati raccontati e rappresentati e vorrei capire se vi sia una conferma da parte vostra e se abbiate riscontrato questo fenomeno in alcuni casi, in alcune operazioni, in alcune indagini che avete svolto e possiate riferircelo anche successivamente (non necessariamente oggi).
  Lei ha parlato di protagonisti che sono sempre i soliti (commercialisti, avvocati), ma non ho ben capito se si riferisse a questa forma di criminalità organizzata che emerge e che vede alcuni soggetti coprire questa attività a delinquere.
  L'ultima cosa che volevo chiederle era un approfondimento sul tema lavoro nero e smaltimento illecito di rifiuti, perché sappiamo che c'è un filone che riguarda le agromafie, quindi la contraffazione dei prodotti alimentari, qualche volta beni alimentari provenienti dalla Terra dei fuochi o da altre realtà con criticità dal punto di vista della salubrità, ovviamente impiego del lavoro nero, qualche volta caporalato, un collegamento forte fra fenomeni tutti molto gravi, però mi vorrei soffermare sulla parte che ci interessa in questo momento rispetto alla nostra indagine.

  PRESIDENTE. Prima di cederle la parola per la replica alle questioni sollevate dalla collega Cenni le volevo da cittadino sottoporre un aspetto.
  Circa una settimana fa, proprio in quella zona che lei citava dove è avvenuta l'aggressione armata agli extracomunitari, una nota trasmissione di inchiesta che è molto seguita è addirittura entrata in alcuni di questi luoghi dediti allo spaccio di merce contraffatta e vi è entrata anche con delle telecamere, dimostrando quanto avviene, che lei ha ben descritto nella sua esposizione.
  Il cittadino nel guardare queste immagini si chiede come mai il giornalista di una trasmissione sia potuto entrare in questi covi e visionare quello che avviene, cercando di indicare anche le coperture garantite in strada attraverso degli uomini dediti alla protezione di questi luoghi, quindi una caratterizzazione precisa che veniva ben descritta nel servizio.
  Le chiederei quindi di spiegare ai cittadini quale sia l'azione immediata a seguito di queste denunce che i cittadini possono fare laddove, come lei ha confermato, uno dei più importanti input viene proprio dai cittadini. È chiaro che la zona è un covo di famiglie dedite alla criminalità in lotta fra loro, ma qual è l'azione che la Polizia Locale fa in questi casi e quali sono i risultati?
  Alcune vostre azioni potrebbero infatti fungere da case history positivi da implementare e da cui prendere spunto soprattutto per individuare (mi collego alla conclusione del suo intervento) cosa potrebbe essere utile alla Polizia Locale, visto che viene utilizzata per questo tipo di attività, cosa manchi da un punto di vista legislativo o di uomini, considerando anche le difficoltà di organico da lei evidenziate, o di formazione specifica, quello che potremmo cogliere da legislatori per dare una mano alla Polizia Locale.
  Lascio la parola al Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli, Ciro Esposito, per la replica.

  CIRO ESPOSITO, Comandante del Corpo di Polizia Locale di Napoli. Sono infatti lieto di questa convocazione perché possiamo rappresentare al più alto livello, onorati di essere in un luogo dove ci sono i massimi rappresentanti delle istituzioni, quali sono le nostre difficoltà, chiedendo un aiuto, perché nella Polizia Municipale ci sono tante risorse che possono essere utilizzate al meglio per rendere più vivibili le nostre città.
  Rispondo prima all'onorevole Cenni. Effettivamente sì, c'è un tema di camorra in zona, nel senso che ormai non troviamo più il cittadino italiano, il napoletano o il malavitoso con precedenti penali che fa questa attività, ma la fa il cittadino extracomunitario, però quando facciamo i nostri interventi intravediamo da lontano sempre un italiano che guarda la situazione, quindi spesso troviamo ben poco perché in questi luoghi ci sono delle sentinelle che controllano.
  Gli accessi che facciamo sequestrando migliaia di capi ovviamente si realizzano grazie ad attività investigative precedenti, in cui i miei uomini sono talora costretti a travestirsi da postino o da impiegato dell'Enel, Pag. 11 per individuare con precisione dove intervenire e a quel punto si interviene non con una singola pattuglia, ma in modo forte.
  Nella nostra città, ma anche in molte altre realtà c'è una copertura del territorio da parte di clan malavitosi resa nota dalle cronache giudiziarie. È infatti chiaro che queste attività non possono essere espletate se non attraverso il beneplacito del malavitoso di turno che gestisce quell'area. Nel corso dei nostri interventi non ci è mai capitato di poter arrestare qualche italiano individuandolo come responsabile di qualcosa, come avviene anche per il fenomeno dei parcheggiatori abusivi o per altri fenomeni, dove esiste un legame evidente tra chi gestisce in modo malavitoso quel territorio e queste attività.
  Abbiamo avuto modo di individuare (ovviamente una denuncia nemmeno a parlarne, ma come sentito dire, che ci ha indirizzato verso un deposito o verso un altro) l'esistenza di un pizzo che viene pagato per la gestione della bancarella, per cui io ti fitto la bancarella, tu mi dai tot soldi oppure, come è capitato, evito di farti stare tranquillo.
  Per quanto riguarda la questione dei professionisti che rappresentano i cittadini cinesi, diversi verbali vengono poi contestati, quindi per un verbale amministrativo o davanti all'autorità giudiziaria questi cittadini si fanno immediatamente rappresentare.
  In questa circostanza ci siamo accorti che sono quasi sempre gli stessi professionisti a rappresentarli, professionisti che ovviamente rappresentano la legalità per quanto concerne il diritto di poter ricorrere a un provvedimento della pubblica amministrazione, però il fatto che intervengono sempre gli stessi professionisti, cosa che per altre comunità non avviene, lascia presumere che questa comunità maneggi una mole di danaro diversa.
  Fino alla primavera del 2015 i prodotti contraffatti venduti arrivavano addirittura quasi sulla piazza della stazione, poi abbiamo fatto un intervento congiunto Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, siamo rimasti per lungo tempo sulla zona e a seguito di sequestri, di interventi, di denunce, di segnalazioni in piazza Mancini in particolare, dove si recavano per trovare capi più elaborati, il fenomeno non c'è più, però non è stato sconfitto, si sono semplicemente spostati.
  Poiché è un quartiere articolato in una serie di dedali e di viuzze in caso di presenza nostra o di altre forze di polizia loro si spostano all'interno di queste strade secondarie strette e di facile fuga. Quando facciamo un intervento dobbiamo quindi arrivare in forze, non è certamente con una pattuglia, un servizio ordinario che si possa assicurare questo tipo di attività.
  In passato questo fenomeno era visibile addirittura sulle strade più importanti del centro, ma, a seguito di una serie di sequestri e di interventi, di presenza costante di personale, nei luoghi di maggiore attrazione turistica ora non si verifica più, anche se alla minima occasione, quando si verifica una necessità per cui si è costretti a spostare personale su altri temi, improvvisamente ricompaiono.
  Vi è quindi una lotta continua e spesso bisogna fare attenzione perché, se espongono le loro merci sui lenzuoli e ti avvicini per sequestrare, loro raccolgono tutto e scappano via, quindi quando c'è molta folla in strada è consigliabile beccarli in un momento diverso.
  In passato è stata fatta anche un'ordinanza, che ho intenzione di riproporre all'amministrazione comunale, per tentare di controllarli nel momento in cui stanno per arrivare sui luoghi di maggiore affluenza, in modo da evitare questo fenomeno.
  Per quanto riguarda l'aiuto che può essere fornito alla Polizia Locale, sicuramente un po'di tutti gli aspetti che lei già ha toccato, a cominciare dall'aspetto legislativo che chiarisca con precisione quello che siamo, senza darci ulteriori compiti rispetto agli oltre 42 compiti che siamo costretti ad assolvere, ma che ci individui in modo preciso.
  Immaginate che ancora adesso il poliziotto municipale che deve fare un accertamento riservato sulla persona è costretto a rivolgersi alla questura per poter accedere Pag. 12 a determinati database. È chiaro che, se mi viene chiesta un'attività di questo livello, devo anche poter avere un'immediata fruibilità degli strumenti a disposizione.
  L'altro aspetto è sicuramente la formazione. Siamo ormai specializzati in alcuni ambiti, per i minori, per i reati ambientali, per l'edilizia, per l'infortunistica stradale, ma sarebbe opportuno avere la possibilità di essere specializzati anche in attività investigative di questo livello, che ci possano consentire di arrivare al livello superiore. Come dicevo, ormai in città le fabbriche che riusciamo a scoprire sono veramente poche, perché per lo più queste sono situate fuori dalla città, mentre noi abbiamo come vincolo l'ambito territoriale della nostra città. È un peccato perché si fa tanto lavoro e si spreca tanta energia, però si arriva a un livello oltre il quale non riusciamo ad andare. Lo dico soltanto per far sfruttare al meglio le risorse che mettiamo in campo.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Esposito. Mi è sembrato di capire che l'onorevole Cenni volesse aggiungere qualcosa.

  SUSANNA CENNI. Ci è stato detto «noi siamo a conoscenza del fatto che quasi certamente c'è un ruolo della camorra». Con la mia domanda volevo capire se, al di là della conoscenza generale, c'erano dei fatti specifici e delle indagini svolte.
  Inoltre, se c'è del materiale ulteriore che potete farci avere ci sarà sicuramente utile. Grazie.

  PRESIDENTE. Comunque, avremo modo di approfondire tali aspetti anche durante la visita presso la vostra città. La ringrazio ancora, dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del Presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri, cui do subito la parola per esporre l'esperienza in merito al dossier su criminalità e contraffazione.

  SALVATORE CALLERI, presidente della Fondazione Caponnetto. Penso che voi mi abbiate chiamato per quello che, come Fondazione Caponnetto, insieme all'Osservatorio mediterraneo sulla criminalità organizzata e le mafie, ho fatto sulla mafia cinese, anche se, in realtà, queste considerazioni valgono per le forme mafiose in generale.
  Per quanto riguarda la mafia cinese, dobbiamo tener presente che la zona di Firenze-Prato, che è abbastanza ampia sia per numero di abitanti che per territorio, si può considerare la Corleone della mafia cinese, perché da lì parte tutto, cioè quello è il punto centrale, in cui c'è stato anche un riconoscimento – caso unico – sulle forme mafiose straniere, che, a oggi, è arrivato fino al terzo grado di giudizio, con il riconoscimento dell'articolo 416-bis per le organizzazioni mafiose. Non ci sono altri precedenti. Ci sono alcuni casi per altre forme mafiose straniere arrivati in primo grado, per i quali si inizia a dare almeno l'aggravante. Fatto strano è che comunque, dopo quella sentenza, sembra che in Italia si siano dimenticati che c'è la mafia cinese. Da un punto di vista giudiziario, questa è una cosa strana perché, se la mafia straniera c'era anni fa, non si capisce perché non dovrebbe esserci ora. C'è forse ancora una difficoltà per le mafie straniere a dare il 416-bis, quindi questa è la partenza.
  Per quanto riguarda la contraffazione, anche gli ultimi sequestri che la DIA ha fatto a cittadini cinesi riguardano la contraffazione di merci, che è sicuramente uno dei target di questa forma mafiosa.
  Più in generale, le varie forme mafiose hanno interesse sulla contraffazione. L'ultima operazione che è stata fatta nei confronti dei Piromalli, che c'è stata dieci o quindici giorni fa e che ha visto il porto di Gioia Tauro in asse con l'America, ha riguardato anche l'esportazione di alimenti contraffatti. In questo caso, se non ricordo male, si trattava di olio d'oliva, che non era tale.
  Ci sono altri episodi e, leggendo un po’ le notizie che provengono dagli Stati Uniti, Pag. 13qualcuno inizia a sospettare di alcuni prodotti italiani, in questo caso con un interesse di Cosa nostra americana, che, in realtà, non tornano numericamente con la produzione italiana, come le bottiglie di vino o le bottiglie di olio, per le quali, se si fanno le somme, non si capisce dove in Italia possano essere state prodotte. Ci fu anni fa una polemica che mi sembra fosse sul Chianti, ma il discorso può valere per tante tipologie.
  Secondo tutti i nostri rapporti, fatti dalla Fondazione Caponnetto dal 2005 su una serie di situazioni diverse, o anche guardando rapporti molto più approfonditi dei nostri, che possono essere per esempio quelli ufficiali della Direzione nazionale antimafia, per la contraffazione oramai è evidente che sia quella alimentare che quella dei marchi sia la forma più seria, in mano esclusivamente a forme criminali organizzate italiane e straniere.
  Questo ci deve far riflettere per poter cambiare la strategia di intervento. Poi, se volete, posso dirvi quello che, secondo noi, bisognerebbe fare.
  Innanzitutto, dovremmo iniziare a controllare i mercati ortofrutticoli, dove le verifiche vengono fatti solo in parte. C'è una difficoltà a pensare che buona parte dei mercati ortofrutticoli del centro-nord possano essere finiti sotto il controllo della criminalità organizzata, che rappresenta un rischio esistente. Penso ai recenti episodi che mi sembra sono avvenuti a Milano, ma vanno controllate anche Bologna e Firenze per capire. Lo dico come analisi e non lo dico perché so determinate cose o meno. Io non indago, quindi io posso fare solo analisi.
  Allo stesso tempo, bisogna capire che non serve più fermare l'ultimo anello della catena, quando si fanno i controlli per strada, ma serve seguire la catena, perché l'ultimo anello della catena è l'elemento sostituibile. Si sono verificati casi in cui, se io intervengo sempre sull'ultimo anello della catena, alla fine rafforzo la struttura che è per strada e, da criminalità semplice, la trasformo in una forma di criminalità di primo livello organizzata.
  Noi abbiamo riscontrato a Firenze, girando di notte durante i controlli, che, dopo che questi avevano avuto i primi sequestri, si erano organizzati con staffetta, quindi si era messo su un gruppo organizzato, mentre prima era organizzato solo chi forniva la merce. Intendo dire che, se io favorisco il rafforzamento di una catena di vendita, la situazione peggiora, perché si arriva, in qualche modo, a far sì che la struttura di vendita nata per la merce contraffatta si trasformi per tutte le altre tipologie criminali, quindi occorrerebbe anche studiare questa situazione.
  In merito, che cosa fare? Bisogna iniziare a considerare la contraffazione alimentare o delle merci un reato di serie A, ovviamente trovando la giusta formulazione per quanto riguarda soprattutto la contraffazione digitale e facendo la solita distinzione tra l'uso per sé o per il lucro. Lo dico perché, dove c'è il lucro, raramente manca la criminalità organizzata, anzi, dove c'è il lucro, c'è sempre la criminalità organizzata; i dati lo rappresentano. Ci può essere poi l'eccezione, ma, in generale, o si tratta di criminalità organizzata o di una forma mafiosa, come emerge da tutti i nostri rapporti. Per i cinesi, lo è storicamente, però non bisogna fare l'errore di pensare ai cinesi solo come contraffazione, perché i cinesi oramai sono una mafia primaria, che può diventare anche pericolosa per alcune forme mafiose autoctone; si tratta di una mafia primaria che non sottostà a nessuno. Voglio dire che le voci che girano su eventuali scontri potrebbero un giorno verificarsi.
  Mi fermo perché mi sembra di avervi già detto abbastanza.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Calleri e lascio la parola alla relatrice Susanna Cenni.

  SUSANNA CENNI. Intanto ringrazio di cuore il dottor Calleri per essere qui con noi e per il lavoro della Fondazione, che è molto prezioso per l'indagine che abbiamo deciso di aprire su questo nodo: l'intreccio fra la contraffazione e la criminalità organizzata. Devo dire che questa scelta discende Pag. 14 da alcune cose che le varie procure, sentite strada facendo, ci hanno raccontato e in parte anche dalla relazione che abbiamo svolto appunto sulla vicenda di Prato. In merito, abbiamo appena toccato alcuni temi, perché l'indagine analizzava il distretto e il fenomeno della contraffazione e delle falsificazioni del tessuto made in Italy, ma le sue parole ci confermano che quello dell'indagine è un asse assolutamente da approfondire.
  Le vorrei chiedere se, al di là del buon lavoro che state facendo all'interno – credo – dell'accordo con la regione Toscana, avete approfondito anche alcune situazioni in altre aree d'Italia. In tal caso, le chiedo se avete dei dati o avete del materiale da poterci dare. Inoltre, lei ha detto «se volete, vi do delle indicazioni» e io le dico che le vogliamo.
  Condivido del tutto quello che lei ha detto rispetto al reato di contraffazione, su cui c'è già un lavoro della Commissione, svolto con la prima relazione che abbiamo licenziato e di cui è relatore il Presidente della Commissione. In questa relazione appunto si chiede di rivedere alcune norme del codice penale e del codice civile, anche perché la sensazione che abbiamo avuto è che probabilmente una parte della criminalità organizzata, una volta, investiva in droga, mentre oggi trova più facile investire nella contraffazione, dove le norme sono in qualche modo più soft, perché si rischia anche un po’ meno, rispetto ad altri commerci, a investire in questi settori.
  Immagino che, come in parte fate con la vostra attività, un pezzo della strategia sia anche quello di cercare di comunicare bene al cittadino cosa ci sia dietro la contraffazione. Lei conoscerà, come noi, le indagini che il Censis ha diffuso un paio di anni fa circa la percezione del consumatore, che, fatta eccezione per l'agroalimentare, dove ovviamente c'è anche un rischio per la salute in qualche caso, non ha la sensazione di compiere un reato, se compra un bene contraffatto, soprattutto se si tratta di griffe eccetera, anzi si sente anche un po'furbo in qualche modo, pensando di aver fatto una cosa quasi giusta, perché aggira i prezzi e così via.
  Sono molto contenta delle cose che lei ci ha detto, perché ci conferma alcuni dati già emersi. Ovviamente qualunque ulteriore documentazione potrete farci avere ci sarà preziosa per la relazione che dovremo comporre – spero – in tempi brevi.

  PRESIDENTE. Intanto la ringraziamo per la sua audizione e per essere venuto comunque nel luogo più opportuno in questo Parlamento per poter assumere l'approccio giusto verso questi fenomeni. La Commissione nasce appunto con l'intento di suggerire alla Camera dei deputati gli interventi legislativi necessari per identificare questo come un problema di serie A, come lei lo ha definito, e su questo siamo d'accordo.
  Nel suo report lei si spinge oltre perché dice che bisogna cercare di sensibilizzare addirittura la popolazione cinese a reagire di fronte alla propria criminalità. Le chiedo se, tra le varie proposte che avete fatto, avete intrapreso magari dei ponti di collegamento tra la comunità italiana e la comunità cinese o se ci sono degli esempi che possano servire interagire su più fronti, il che è sempre positivo. Personalmente penso sia difficile poter agire al di fuori del perimetro del nostro Paese, ma comunque siamo aperti a ogni forma di suggerimento; anche per questo motivo l'abbiamo voluta sentire.
  Do la parola al nostro ospite per la replica.

  SALVATORE CALLERI, presidente della Fondazione Caponnetto. Per quanto riguarda i report, ho fornito ai vostri uffici un indirizzo per poterli prendere tutti. Ce ne sono tanti perché abbiamo avuto un 2015 intensissimo, mentre nel 2016 ce ne sono stati un po’ meno, perché alcuni li abbiamo rinviati all'inizio al 2017 per avere più novità. Nel 2016 c'erano poche novità, quindi non è stato aggiornato il report solo per tre righe in più.
  Il 2017 sarà un anno abbastanza pieno di report, quindi ci sarà un aggiornamento. Già ne ho due interessanti e addirittura uno di questi a breve uscirà, anche se non riguarda l'attività della vostra Commissione, Pag. 15 ma – lo do come notizia – la guerra di mafia italo-canadese, e sarà presentato alla sala stampa estera del Senato. I report rappresentano la parte di analisi, che è la peculiarità della Fondazione Caponnetto.
  Per quanto riguarda quello che ho scritto alla fine del report del 2016, c'è difficoltà a relazionarsi per motivi storici, linguistici e di cultura con la comunità cinese. È inutile nasconderlo perché le difficoltà ci sono. Secondo me, questo dipende anche da una volontà mafiosa su quel territorio, che, come vi ho detto, è a una sorta di Corleone. Tuttavia, non bisogna nemmeno fare l'errore opposto e pensare che tutta la comunità cinese sia coinvolta. Sono toscano, ma sono nato a Catania, e posso dirvi che, se qualcuno diceva «sei siciliano e per questo sei mafioso», mi incavolavo come una bestia, perché non è così. Deve essere fatto lo stesso discorso sui cinesi.
  C'è stato anche un episodio, a metà del decennio, verso il 2005-2006, di antimafia cinese. Un maestro di kung fu si è ribellato a una rapina violenta, fatta da un gruppo probabilmente collegato a un ceppo connesso agli Xiang. Questo gruppo, venuto da fuori, ha fatto una rapina violenta, per cui il maestro si è ribellato. Il fatto accaduto a Empoli finì su tutti i giornali. Il maestro ha ammazzato due rapinatori, ne ha ferito un terzo e ha messo in fuga il quarto rapinatore, mentre il palo è scappato per il terrore; il maestro era legato. Mi ricordo che mi feci raccontare, essendo curioso, la scena dell'incidente probatorio, che è stata da film. Al maestro hanno dato la legittima difesa perché questo era legato e i rapinatori stavano mettendo a rischio la vita delle donne. Gli hanno anche chiesto se aveva avuto paura e lui ha detto che non aveva paura.
  Questo vuol dire che anche loro hanno la loro antimafia, che è diversa dalla nostra, quindi abbiamo difficoltà a capire qual è, però questo ci dimostra che ci sono molti che, con la loro cultura e con la loro forza, non vogliono per nulla aveva a che fare con la mafia. Questo è un episodio forte che è uscito, per cui dobbiamo sforzarci di più.
  La mia sensazione è che comunque in quell'area sia difficile per il momento che qualcuno esca fuori della società civile, perché c'è un grosso controllo sul territorio della parte mafiosa. In altre zone, questo è più facile. Già spostandosi leggermente verso Campi Bisenzio, c'è una maggiore integrazione storica, così come anche verso Firenze città. In quella zona, secondo me, è particolarmente difficile farlo, anche perché, durante gli arresti fatti, c'era l'associazione culturale con la manifestazione per difendere gli interessi dei cittadini cinesi che si sentono soli. Questi sono tutti i messaggi molto preoccupanti perché ti fanno capire la situazione.
  Faccio un'ultima considerazione. Recentemente noi abbiamo osservato quello che sta avvenendo a Vittoria in provincia di Ragusa. Sembra che un ceppo cinese si sia mosso per interessi che hanno a che fare con l'apertura di un centro commerciale a Vittoria; pare che questi cinesi vengano da Firenze. A riguardo, sono in corso le verifiche e so che le stanno facendo amministrativamente. È anche uscito un articolo molto interessante su La Spia, il quotidiano del giornalista Paolo Borrometi, che, tra l'altro, fa parte della Fondazione Caponnetto.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Calleri, dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del Presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil, Roberto Iovino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil, Roberto Iovino, cui do la parola per lo svolgimento della relazione.

  ROBERTO IOVINO, presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil. Grazie dell'invito. Con l'Osservatorio Placido Rizzotto facciamo un lavoro di indagine sul rapporto tra agromafie e caporalato, che Pag. 16prova ad approfondire il nesso che c'è tra le attività definite «agromafie», ovvero tutte le attività delinquenziali che riguardano le organizzazioni di stampo mafioso, e tutto quello che ha a che fare con il mondo della filiera agroalimentare.
  In questo contesto, negli ultimi anni, dai rapporti che abbiamo prodotto, ci sembra evidente che il fenomeno della contraffazione alimentare viaggi su un doppio binario ovvero due livelli, in particolare.
  Il primo livello è quello legato soprattutto all'attività delle organizzazioni mafiose tipiche, localizzate in alcune aree del Paese e soprattutto nel sud Italia. Pensiamo a quello che succede nelle attività di alcuni clan della camorra, che storicamente gestiscono un pezzo della contraffazione e della produzione di alcuni alimenti, poi immessi sul mercato.
  Il secondo livello fa più riferimento a quella che noi chiamiamo «imprenditoria criminale» ovvero un'imprenditoria che si colloca nell'area grigia della nostra società, a cavallo tra legalità e illegalità. In sostanza, c'è una contraffazione sistemica e organica, gestita dalle organizzazioni mafiose, e c'è una contraffazione nel settore alimentare che fa più riferimento all'illegalità diffusa e alla zona grigia di un'imprenditoria, che, schiacciata dai costi soprattutto legati al meccanismo della grande distribuzione, prova competere, ribassando sia il costo del lavoro sia i costi per il reperimento delle materie prime. Spesso e volentieri, questa imprenditoria proviene o da Paesi terzi dall'Unione europea o da Paesi neocomunitari dell'Europa dell'est.
  Dall'indagine che abbiamo svolto, salta all'occhio che, dove c'è contraffazione, sofisticazione e alterazione dei prodotti nonché illegalità nel reperimento delle materie prime, etichettatura mendace e falsa dichiarazione di congruità tra le certificazioni di qualità e la reale qualità dei prodotti utilizzati, è facile trovare anche lavoro nero, sfruttamento e caporalato. Diverse indagini portate avanti dalle procure hanno dimostrato, in alcuni casi, come quelli dei forni clandestini nella provincia di Napoli o di alcune attività localizzate in Puglia e in Sicilia, che, all'attività di contraffazione dei marchi e anche dei prodotti, corrisponda un'illegalità diffusa nei rapporti di lavoro.
  Poi ci sono dei dati più generali, che noi riportiamo nel nostro rapporto e che saranno sicuramente noti a questa Commissione.
  Mi riferisco ad alcuni dati dell'OCSE rispetto soprattutto a quanto sia cresciuto il fenomeno della contraffazione negli ultimi dieci anni ovvero una stima di un aumento, nell'area comune dell'OCSE, del 150 per cento.
  Riportiamo anche alcuni dati del Censis relativamente a una porzione che fa riferimento all'area agroalimentare e per la quale c'è stato un incremento del 16 per cento, per un valore di circa un miliardo di euro di fatturato in Italia.
  Riportiamo infine anche alcune stime del Ministero dello sviluppo economico, in relazione al fenomeno dell’Italian sounding ovvero dei prodotti contraffatti e soprattutto piazzati sul mercato estero, che fanno riferimento a etichettature mendaci, utilizzo di materie prime o falsi made in Italy e che, in realtà, sono tutt'altro che prodotti in Italia.
  Su quest'aspetto, bisogna fare un approfondimento. Il fenomeno dell’Italian sounding riguarda prodotti facilmente reperibili sul mercato estero, che richiamano la tipicità e la qualità dei prodotti italiani, come nel caso del famoso Parmesan o del falso olio extravergine d'oliva. Su questo argomento, copiosa è stata l'attività di indagine svolta dagli organismi ispettivi competenti, in particolare dal Nucleo antifrodi Carabinieri, dal Nucleo agroalimentare e forestale del Corpo forestale dello Stato, prima ancora della riorganizzazione stessa del Corpo, e dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli.
  Da tali operazioni di contrasto, emerge un'innegabile debolezza della normativa comunitaria legata al tema dell'etichettatura e una scarsa collaborazione sul piano transnazionale degli organismi ispettivi, parzialmente colmata, dopo l'istituzione, nel 2010, della rete Opson presso l'Interpol.
  In particolare, la possibilità di apporre sull'etichetta l'indicazione «fatto nell'Unione europea» anche sui prodotti semilavorati Pag. 17 provenienti da Paesi esteri dalla Comunità europea lascia seri dubbi sulla volontà, in ambito europeo, di tutelare la tipicità, la qualità e la salubrità dei prodotti, essendoci nei Paesi terzi un diverso regime di controllo in termini di salute e sicurezza, tanto dei prodotti quanto dei processi produttivi. Non c'è da stupirsi, se gran parte dei prodotti che sfruttano l’Italian sounding, vengano immessi sul mercato mondiale, pur essendo prodotti in Europa da Paesi diversi dal nostro, come nel caso della Germania e della Spagna o dei Paesi neo-comunitari dell'est europeo.
  Detto ciò, è utile fare un approfondimento sui settori merceologici più esposti al fenomeno della contraffazione. Ci risulta, infatti, che siano principalmente tre i settori a rischio: il settore lattiero-caseario, il settore vitivinicolo e il settore oleario. Questi settori sono stati oggetto di una vera e propria aggressione da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso, attiva su tutto il territorio nazionale. Esistono clan che hanno la contraffazione dei prodotti alimentari tra i principali business, come nel caso dei clan di camorra a cavallo tra le province di Napoli e Caserta attivi nel settore lattiero-caseario oppure di Cosa nostra in Sicilia nel settore vitivinicolo o della Sacra corona unita in Puglia molto attiva nel settore oleario.
  Il fenomeno della contraffazione non ha confini geografici e, purtroppo, riguarda tutto il territorio nazionale. Nel settore vitivinicolo, ci risultano operazioni di contrasto, con sequestro del prodotto e denuncia delle persone coinvolte all'autorità giudiziaria, nelle province di Vicenza, Verona, Novara, con le operazioni «Amarone» e «Amarone bis»; Chieti; Salerno, con migliaia di bottiglie sequestrate di Aglianico e Falanghina contraffatte; Siena, con un'operazione svolta insieme alla rete Opson con ramificazioni fino in Danimarca.
  Per quanto riguarda il settore oleario, abbiamo registrato alcune operazioni di contrasto compiute a Siena, Arezzo, Foggia, Bari, Palermo e Catania.
  Nel settore caseario, nella provincia di Salerno e di Caserta ci sono state le operazioni «Bufale sicure» e «Bufale sicure 2», ma ce ne sono state anche a Brescia, dove sono state sequestrate circa 3,5 tonnellate di latte etichettato made in Italy, che, in realtà, proveniva dalla Germania. C'è stata anche l'operazione «Stracchino», condotta dal Corpo forestale dello Stato, che ha visto il sequestro di 15 tonnellate di prodotto proveniente dalla Slovacchia ed etichettato made in Italy.
  Altri settori – e mi avvio a concludere – su cui si è posta grossa attenzione sono: il settore della macellazione bovina ed equina, il settore della panificazione e della pasta e il settore della pesca.
  La macellazione clandestina è un'attività di lungo corso condotta dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud Italia. L'elemento di novità è costituito da alcuni riscontri in aree del centro-nord ad alta qualità nel settore, come le operazioni condotte a Reggio nell'Emilia, Brescia e Macerata, dove, oltre alla macellazione clandestina, numerosi sono i riscontri relativi al reperimento di capi provenienti dall'est europeo e privi di qualsiasi tracciabilità oppure all'utilizzo intensivo di farmaci e ormoni con l'obiettivo di gonfiare la resa dei vitelli destinati alla macellazione.
  Nel settore delle farine, abbiamo due distinti fenomeni, di cui il primo è relativo ai processi di panificazione clandestina, come nel caso dell'inchiesta «Doppio zero», condotta dall'autorità giudiziaria in provincia di Napoli, che ha svelato una rete di forni clandestini, che producevano pane scadente per un valore di circa 50 milioni di euro. In questo caso, i lavoratori impiegati in questi forni ovviamente erano sprovvisti di regolare contratto di lavoro e costretti a operare con materie prime scadenti, come farine scadute e legno tossico e non adatto alla produzione alimentare. Negli altri casi si registra, come per le operazioni condotte a Bari nel settore della pasta, l'utilizzo di farine etichettate come italiane e, in realtà, provenienti da Paesi esteri.
  In conclusione, ci sentiamo di condividere chi da anni chiede maggiori strumenti di contrasto al fenomeno della contraffazione in ambito alimentare, anche attraverso nuovi strumenti legislativi. Si pensi al Pag. 18lavoro svolto dalla Commissione per l'elaborazione di proposte d'intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare, istituita presso il Ministero della giustizia, dalle cui linee guida sono emersi contenuti per l'elaborazione del disegno di legge, tuttora in discussione, sulle nuove norme in materia di reati agroalimentari proposto dai Ministri Martina e Orlando.
  In questo disegno di legge si propone l'introduzione del reato di disastro sanitario e del reato di agropirateria, per punire le frodi seriali e organizzate che vedono il coinvolgimento della criminalità mafiosa, e l'estensione della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, per quanto riguarda i reati societari.
  Tutti questi strumenti, però, funzionano e possono funzionare se c'è la capacità anche degli operatori sociali, imprenditoriali e sindacali di determinare le condizioni atte a collaborare per una piena trasparenza e tracciabilità dei prodotti agroalimentari italiani.
  Ci sentiamo di affermare che servirebbero meno marchi etici e più eticità dei marchi, se vogliamo davvero combattere un fenomeno con ripercussioni nefaste sulla legalità del nostro settore.
  In questo senso, deve essere fatto un appello al settore della grande distribuzione organizzata: continuando ad abbassare i prezzi, con il meccanismo delle aste al ribasso, si garantiscono sempre di più quote di mercato a prodotti contraffatti e di scarsa qualità. Si pensi ai danni creati alla salute dei cittadini e al danno creato dal mancato gettito fiscale e dalla negazione dei diritti dei lavoratori, nel caso delle produzioni contraffatte. Bisogna incentivare l'adozione di certificazioni etiche, che non servono solo a definire il prodotto e le materie prime utilizzate, come di qualità, ma a certificare la qualità del processo produttivo, se vogliamo davvero fare un investimento di sistema sulla legalità, come elemento distintivo delle nostre produzioni alimentari, al fine di tutelare gli imprenditori e i lavoratori onesti e rigettare l'idea di una competizione al ribasso, in un settore dove riusciamo a competere in questo scenario globale solo se teniamo fermi i principi di qualità dei prodotti e dei processi produttivi.
  Troverete qualche dato in più nella memoria consegnata alla Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Iovino e do la parola all'onorevole Cenni per qualche spunto di riflessione.

  SUSANNA CENNI. Grazie al dottor Iovino e soprattutto al lavoro che svolge l'Osservatorio. Mi è capitato più di una volta di venire ad ascoltare la presentazione del rapporto e di poterne leggere i contenuti. Credo che il rapporto sia un contributo utile in questa fase per l'indagine che stiamo facendo sulla connessione fra la contraffazione e la criminalità organizzata, quindi gli spunti, che lei ci ha riportato anche oggi, saranno sicuramente utili.
  Le chiedo se, al di là del rapporto, avete ulteriori dati o materiale e documentazione che può esserci utile e che ci volete inoltrare, il che sarebbe sicuramente gradito.
  Vorrei porre un paio di domande. Condivido moltissimo soprattutto le considerazioni nella parte conclusiva della relazione, che ci ha letto e che ci ha lasciato. Le chiedo se lei ritiene che le nuove norme, approvate con la legge contro il caporalato, rappresentino già di per sé un passo in avanti, rispetto a una serie di fenomeni, che ci ha segnalato.
  Prima di lei abbiamo sentito la Fondazione Caponnetto, che, come lei sa, lavora alacremente su alcuni fenomeni, di cui oggi stiamo discutendo, in modo particolare per la parte che riguarda la Toscana, dove esiste una presenza molto forte della mafia cinese fondamentalmente. Una delle osservazioni che la Fondazione Caponnetto ci ha trasmesso nella sua audizione è quella di cercare di dare input a chi di dovere, affinché si controllino di più i mercati agroalimentari, ortofrutticoli eccetera, dove probabilmente c'è qualche aspetto, che sfugge ancora molto a tutti noi e che potrebbe essere utile per comporre meglio un quadro della realtà.
  L'ultima cosa che vorrei chiederle è se l'Osservatorio ha lavorato o lavora anche Pag. 19ad approfondimenti sul settore manifatturiero oppure se lavorate soltanto nel campo dell'agroalimentare. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  ROBERTO IOVINO, presidente dell'Osservatorio Placido Rizzotto-Flai Cgil. Intanto grazie per le valutazioni perché mi aiutano anche a chiarire alcuni aspetti della relazione. Noi siamo un Osservatorio che opera esclusivamente nel settore agricolo e di trasformazione dei prodotti alimentari, quindi tutto il contributo che possiamo dare, essendo anche poi una federazione di categoria legata soprattutto all'agroindustria e l'agricoltura, si ferma in quel settore.
  Detto ciò, per il lavoro di indagine che abbiamo svolto in questi anni, ci intrecciamo spesso con altri settori, tra i quali non c'è quello della manifattura, tranne ovviamente quella alimentare, ma c'è soprattutto il settore della logistica e della distribuzione commerciale, quindi arrivo dritto al punto legato alla domanda fatta sui mercati ortofrutticoli.
  A noi risulta che i mercati ortofrutticoli italiani siano, come, tra l'altro, le ultime relazioni della Direzione nazionale antimafia hanno sottolineato più volte, a esclusivo appannaggio delle organizzazioni mafiose tradizionali italiane. Intendo dire che alcune delle operazioni e delle inchieste per i processi ormai arrivati in Cassazione, come le operazioni «Sud Pontino» e «Bilico», rispetto al mercato di Fondi, hanno dimostrato un atteggiamento non concorrenziale sulla gestione dei mercati tra le mafie italiane, quali Cosa nostra, camorra e ’ndrangheta, che avrebbero, secondo l'impianto accusatorio arrivato in giudicato, stretto un patto per la gestione dei più grandi mercati ortofrutticoli italiani. In altri settori, queste si fanno concorrenza, mentre, nella gestione di alcuni importanti mercati in cui passano prodotti alimentari destinati anche all’export, spesso e volentieri le mafie fanno cartello.
  In questa logica, penso che anche il rapporto con le mafie straniere sia assolutamente plausibile, cioè il fatto che, in alcuni mercati, ci possa essere un interesse da parte delle mafie straniere. Mi risulterebbe molto più difficile pensare che le mafie straniere da sole potessero gestire direttamente nel settore agroalimentare un pezzo del business, gestito dai mercati ortofrutticoli, perché, se questo avviene, è possibile in un confronto anche con le mafie autoctone italiane.
  La legge sul caporalato introduce, al di là dell'aspetto repressivo dei primi otto articoli, una parte propositiva e di prevenzione con norme importanti. Mi riferisco alla rete del lavoro agricolo di qualità, che, però, allo stato attuale, come sottintendo nella parte finale della relazione, è ancora uno strumento di là da venire. Allo stato attuale, ci risulta che siano poche le iscrizioni fatte, perché sono circa 2.000 le aziende agricole che hanno aderito alla rete, che, di per sé, dovrebbe svolgere un ruolo di certificatore pubblico per una piena tracciabilità dei prodotti, ma soprattutto per il rispetto dei diritti dei lavoratori.
  Il problema è che non basta l'iniziativa istituzionale. Vi dicevamo «meno marchi etici e più eticità dei marchi» appunto perché siamo convinti che solo la legislazione o solo le istituzioni non abbiano la forza di combattere un fenomeno con radici nell'attuale sistema di mercato, quindi è positiva la rete del lavoro agricolo di qualità, ma anche, come abbiamo scritto, la volontà di accelerare il processo per introdurre nuove fattispecie di reato, che sul piano repressivo possano cogliere gli elementi di novità del fenomeno della contraffazione degli ultimi vent'anni ovvero la sua trasformazione da fenomeno episodico a fenomeno sistemico di pieno interesse delle organizzazioni mafiose. Tuttavia, forse serve uno sforzo in più da parte degli stakeholder. In principal modo, mi sento di dire che serve uno sforzo del mondo imprenditoriale e di quello legato alla grande distribuzione.
  Concludo dicendo che noi abbiamo un sistema di mercato dove la GDO fa delle aste pubbliche telematiche per l'accaparramento dei prodotti, legate al principio del Pag. 20massimo ribasso, quindi a un meccanismo di mercato totalmente legale.
  È evidente che, in un regime di mercato così feroce e così deregolamentato, chi oggi prova a piazzare nella grande distribuzione dei prodotti contraffatti ha una leva competitiva che chi rispetta le regole non ha.
  Questo è il punto fondamentale di snodo di tutta la vicenda. Dopodiché, voi potete scrivere le migliori leggi del mondo, ma ho l'impressione che non siano esaustive, al fine di cogliere un elemento di novità, che sul piano europeo ci mette in grandissima sofferenza.
  Abbiamo una doppia competizione, cioè quella nei confronti dei Paesi terzi, come la Cina, ma soprattutto una competizione interna, con la Germania. La maggior parte dei prodotti legati al fenomeno dell’Italian sounding non sono prodotti fatti in Cina, ma sono fatti in Europa. In merito, penso che la legge in Italia dovrebbe fare sicuramente un approfondimento per capire come regolare anche la competizione interna all'Unione europea.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Iovino, che è stato più che esaustivo. Sicuramente i suoi spunti serviranno per concludere al meglio la nostra relazione.
  Dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.

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ALLEGATO 2

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ALLEGATO 4

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