XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 137 di Martedì 24 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizioni di rappresentanti della società ALIPLAST:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 4 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 4 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 5 ,
Nugnes Paola  ... 5 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 5 ,
Nugnes Paola  ... 5 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 5 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 5 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 6 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 6 ,
Stocco Alessandro , responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 6 ,
Nugnes Paola  ... 6 ,
Stocco Alessandro , responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 6 ,
Nugnes Paola  ... 6 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 6 ,
Nugnes Paola  ... 7 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 7 ,
Nugnes Paola  ... 7 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 7 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 7 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 ,
Stocco Alessandro , Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 9 ,
Stocco Alessandro , responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Stocco Alessandro , responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 

Audizioni di rappresentanti del consorzio CO.RI.PET:
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 10 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 ,
Longhi Giancarlo , presidente del consorzio CO.RI.PET ... 12 ,
Micono Simone , Consulente legale del consorzio CO.RI.PET ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Cominelli Miriam (PD)  ... 15 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 15 ,
Micono Simone , Consulente legale del consorzio CO.RI.PET ... 16 ,
Compagnone Giuseppe  ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Compagnone Giuseppe  ... 16 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 16 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 17 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 17 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 17 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 17 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 17 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Nugnes Paola  ... 17 ,
Longhi Giancarlo , Presidente del consorzio CO.RI.PET ... 17 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Nugnes Paola  ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Nugnes Paola  ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Nugnes Paola  ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Nugnes Paola  ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 

(La seduta, sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.10) ... 18 

Comunicazioni del Presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizioni di rappresentanti
della società ALIPLAST.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti della società ALIPLAST, che ringrazio della presenza. In particolare, è presente il signor Alessandro Stocco, responsabile del sistema di gestione Pari, piano per la gestione autonoma dei rifiuti di imballaggio.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul mercato del riciclo, con particolare riguardo all'attività dei consorzi che ne hanno la gestione.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Come ho detto in premessa, il lavoro che stiamo svolgendo interessa per scandagliare le problematiche che sono all'interno del mercato del riciclo, mercato che prima rappresentava un costo e oggi è un guadagno, per cui, come sempre quando girano soldi, interessa anche a sodalizi che a volte proprio regolari non sono.
  Prendendola da quel punto di vista, stiamo facendo una serie di audizioni con i player più importanti per cercare di stabilire innanzitutto uno stato conoscitivo, poi per cercare anche di individuare, eventualmente, quelle che possono essere delle situazioni critiche, che vanno modificate anche da un punto di vista legislativo. Questi sono il compito e l'obiettivo che ci siamo preposti come Commissione.
  Cederei dunque la parola al signor Stocco per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva che ci fornisca il quadro delle attività che svolgete, spieghi che cosa siete, come vi state comportando in questo settore e anche quali sono, secondo voi, le problematiche che lo investono. Potranno poi seguire delle domande da parte dei commissari.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Innanzitutto, la ringrazio per l'audizione. Mi scuso: ho preparato una piccola presentazione, che però purtroppo Pag. 4non ho avuto modo di mandarvi per tempo, per cui andrò a braccio.

  PRESIDENTE. La riceviamo volentieri anche ex post.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Innanzitutto, chi è ALIPLAST? È un'impresa che nasce nel 1982 come raccoglitore di rifiuti speciali e in plastica, principalmente che riguarda il polietilene da imballaggio e il PET delle bottiglie.
  Si sviluppa diventando riciclatore, quindi produttore di materia prima seconda sia per PET sia per PE a bassa densità. Successivamente, si integra ancora a valle come trasformatore, nel senso che produciamo, partendo dalle bottiglie in PET, la lastra che poi viene termoformata, principalmente per la produzione di vaschette a uso alimentare.
  Per quel che riguarda il polietilene a bassa densità, riproduciamo l'imballaggio industriale, principalmente cover pallet, cappucci termoretraibili, imballaggio terziario sostanzialmente; in parte, anche secondario per dei fardelli di confezionamento delle unità di vendita per la grande distribuzione.
  La parte che ci ha visto lavorare sul sistema di gestione autonoma Pari è, appunto, quella sul polietilene a bassa densità. Fornisco due numeri sul nostro operato ad oggi. Lavoriamo 70.000 tonnellate all'anno di rifiuti, di cui circa 30.000 sono in polietilene a bassa densità, 30.000 in PET e 10.000 sono di altri polimeri, parzialmente polietilene ad alta densità e polipropilene. Grosso modo, quindi, del riciclo della plastica in Italia rappresentiamo oggi circa il 10 per cento. Questo è il volume che riusciamo a seguire.
  Quanto alla parte di polietilene, il nostro lavoro è principalmente rivolto al settore delle aziende rifiuti speciali. Per la parte del PET, la grande maggioranza, oltre il 90 per cento, della raccolta è quello che acquistiamo oggi dal sistema di aste CONAI-COREPLA.
  Pari è un'iniziativa che nasce nel 2008 da un presupposto estremamente semplice. Sui secondari e terziari, attualmente il sistema delle raccolte differenziate fa molto poco, perché non è il tipo di rifiuto che verrebbe normalmente raccolto dai sistemi delle raccolte differenziate. Essendo i principali raccoglitori e riciclatori in Italia di questo materiale, trasformatori dello stesso imballaggio, abbiamo cercato di capire cosa potevamo fare per gestire tutta la filiera per conto nostro.
  Siamo partiti nel 2008 con l'istanza all'allora Osservatorio nazionale sui rifiuti. Abbiamo ottenuto, il 20 novembre 2008, il primo riconoscimento formale, da cui abbiamo fatto partire la fase di sperimentazione sul campo, che è iniziata nel 2009 e si è conclusa con il riconoscimento il 30 giugno 2009. I controlli, in quel caso, sono stati fatti da ARPA Veneto.
  Il sistema CONAI-COREPLA ha opposto ricorso al TAR per l'annullamento di entrambi i decreti di riconoscimento, sia il primo, formale, sia il secondo, sostanziale. Nel giugno 2012, il TAR ha emesso una sentenza in cui, pur respingendo gran parte delle motivazioni dicendo che il sistema di fatto era un sistema virtuoso, e comunque funzionante, rimandava all'amministrazione l'esecuzione di un'ulteriore fase di controllo per il fatto che quelli svolti non erano, ad avviso del giudice, sufficienti a dimostrare il raggiungimento degli obiettivi.
  Siamo, quindi, passati in questa fase interinale, in cui eravamo approvati formalmente, ma non approvati nella sostanza, e dovevamo comunque mantenere in piedi il sistema perché l'amministrazione potesse procedere con le verifiche. A sistema fermo non c'era molto da verificare.
  Il Ministero dell'ambiente, oggi la direzione generale per i rifiuti e l'inquinamento, al tempo la direzione retta dall'avvocato Pernice, aveva raccolto le funzioni dell'Osservatorio rifiuti, ha avviato tramite ISPRA un'ulteriore fase di verifica, che si è conclusa nel 2014 con quello che è il nostro attuale decreto di riconoscimento, che è del 4 agosto 2014.

  ALBERTO ZOLEZZI. Del ministero, quindi, in questo caso.

Pag. 5

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Del Ministero dell'ambiente e della direzione generale.

  PAOLA NUGNES. Dal 2008, il decreto di riconoscimento è arrivato nel 2014.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Il primo decreto di riconoscimento è arrivato nel 2009, il secondo decreto di riconoscimento, dopo questo ulteriore, nel 2014.
  Il secondo decreto di riconoscimento come fase di verifica – le slide mi sarebbero state d'aiuto – ha preso dal giugno 2012 fino al 4 agosto 2014.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, in che situazione siete stati dal ricorso al TAR...

  PRESIDENTE. Lasciamogli finire l'esposizione, poi facciamo le domande.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Una cosa che vi chiedo è: val la pena un passaggio su come funziona proprio tecnicamente?

  PRESIDENTE. Tutto quello che ritiene possa essere utile alla nostra comprensione.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Di fatto, sapete benissimo che il quadro attuale sotto il profilo normativo chiede che il produttore che vuole ottenere riconoscimento per il sistema autonomo debba dimostrare: l'informazione degli utilizzatori; la tracciabilità degli imballaggi, perché si parla specificatamente dei propri rifiuti di imballaggio; la copertura del territorio nazionale; il raggiungimento degli obiettivi, che in termini di recupero complessivo sono fissati al 60 per cento.
  Nel nostro caso, riciclo e recupero corrispondono, ovviamente, perché il nostro lavoro è fare i riciclatori, non abbiamo impianti di termovalorizzazione o altro, per cui per noi è un 60 di riciclo nella pratica.
  Noi abbiamo distinto la nostra attività di produttore, in termini logici, da quella di raccoglitore e riciclatore. L'ALIPLAST produttore si preoccupa di informare l'utilizzatore e l'utente finale nell'ambito della propria attività di proposta commerciale. Nel momento stesso in cui io sto proponendo un imballaggio, per forza di cose sto proponendo tutto il sistema che poi lo gestirà una volta diventato rifiuto.
  Come raccoglitore, eroghiamo i servizi di raccolta effettivamente su tutto il territorio nazionale. Nel corso del 2016 abbiamo coperto tutte le regioni. Nel corso del 2015, non avevamo raccolto, perché non c'è stata la possibilità di farlo, nessun quantitativo di rifiuti in Calabria. Solitamente, copriamo comunque tutto il territorio nazionale e lo possiamo coprire.
  In termini di tracciabilità, marchiamo l'imballaggio. Abbiamo aperto un numero verde, un QR-code e altri sistemi di comunicazione perché il produttore del rifiuto abbia la possibilità di entrare in contatto con la nostra rete di raccolta, che è in gran parte diretta e in altra parte appoggiata a raccoglitori terzi per le zone in cui fatichiamo per questioni logistiche a intervenire direttamente.
  In Sicilia e in Sardegna, abbiamo delle piattaforme sul posto che non sono facenti parte del nostro gruppo, che fanno il lavoro per conto nostro e ci fanno arrivare il rifiuto già pressato e selezionato.
  In ingresso all'impianto di riciclo abbiamo un sistema che categorizza ogni singolo punto di raccolta da cui ci approvvigioniamo. In base a questa categorizzazione, in maniera più o meno analoga a quello che avviene nei centri di selezione della raccolta differenziata, i carichi vengono sottoposti ad analisi merceologiche, che servono a misurare quant'è l'imballaggio marchiato sul totale.
  Per noi, questo è un passaggio fondamentale. Se dovessimo misurare gli imballaggi similari per composizione e funzione, quindi imballaggi secondari e terziari in polietilene a bassa densità, oggi ALIPLAST ricicla il 190, quasi il 200 per cento dell'immesso Pag. 6 a consumo, territorio italiano. Si arriva al 300 per cento se consideriamo anche quello che raccogliamo in Europa.

  PRESIDENTE. Raccogliete, quindi, più di quello che producete.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Di quello che produciamo come film da imballaggio. C'è, infatti, un'altra particolarità dell'azienda. Il riciclo del polietilene, come dicevo, rappresenta circa 30.000 tonnellate complessive, di cui 20.000 raccolte sul territorio nazionale e 10.000 che vengono dai nostri punti di raccolta in Spagna, Francia e Polonia.
  Di queste 20.000 tonnellate, quelle rientranti nel sistema Pari sono poco meno di 7.000 tonnellate. L'immesso consumo di imballaggi destinati al territorio nazionale, quindi il monte su cui calcoliamo il 60 per cento, è stato nel 2016 di 10.200 tonnellate, a cui si aggiungono altre 7.000 tonnellate circa di imballaggi venduti direttamente all'estero o beni in polietilene, comunque prodotti non riconducibili...

  ALBERTO ZOLEZZI. Qual è il numero, scusi? Quanti sono venduti all'estero?

  ALESSANDRO STOCCO, responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Il complessivo, tra estero e le altre tipologie, è 7.000 tonnellate. Quelli venduti all'estero, se non erro, sono tra le 4.500 e le 5.000, 4.500 direi. E ci sono altre tipologie di materiali in polietilene che non sono riconducibili a imballaggio, come un particolare tipo di film, che viene usato nell'industria della gomma.
  Inoltre, c'è la parte che, come ogni riciclatore, vendiamo come materia prima seconda. Una parte di polimero rigenerato viene venduta ad altri produttori, che poi ci faranno imballaggi o beni, o comunque altri prodotti. Questo è il motivo per cui ciò che raccogliamo come raccoglitore e riciclatore è molto più di ciò che produciamo come produttore di film da imballaggio, che è una sola delle nostre attività di azienda.
  Penso che, per quel che riguarda il funzionamento del sistema Pari, come punto di vista dall'altro sia sufficiente. Adesso lascerei spazio ai chiarimenti.

  PAOLA NUGNES. Dal ricorso al TAR al decreto del 2014, avete potuto comunque operare o l'azienda è stata completamente ferma, con gravissimo danno?

  ALESSANDRO STOCCO, responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. È una domanda particolarmente interessante. È stata una delle situazioni più particolari in cui ci siamo trovati.
  Da un lato, secondo il testo normativo, ALIPLAST sarebbe stata in condizioni di non poter operare completamente. In assenza dell'accertamento e l'attestazione del funzionamento del sistema, il produttore è tenuto ad applicare il contributo ambientale CONAI.
  D'altra parte, noi eravamo tenuti a mantenere il sistema in funzione nelle more della parte formale, del primo step di riconoscimento, anche perché altrimenti il ministero avrebbe avuto qualche grossa difficoltà a effettuare i controlli su un sistema fermo, visto che questa era la situazione in cui ci trovavamo. Non era neanche possibile usare una sorta di doppia contabilità per tenere a parte il versamento del CONAI.
  Abbiamo dovuto assumerci come rischio di impresa, cosa che tra l'altro stiamo pagando – ho rateizzato CONAI – la necessità di continuare a non applicare il contributo, sapendo che avremmo dovuto comunque versarlo prima o poi.

  PAOLA NUGNES. Vi è stato, quindi, richiesto, avete versato tutto in una volta questo contributo arretrato?

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Stiamo versando in una forma rateizzata il contributo che va da giugno 2013 ad agosto 2014. Fino a giugno 2013, c'era in ballo anche un ricorso nostro al Consiglio di Stato che aveva sospeso l'efficacia di quello precedente.

Pag. 7

  PAOLA NUGNES. Nel sistema dei consorzi autonomi, avete quindi individuato i punti di disfunzione? Ci può dare, come legislatori, qualche consiglio sui punti su cui operare per migliorare questa faccenda e dare il via ai consorzi autonomi, che la legge prevede?

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Attualmente, la normativa permette di fare i consorzi autonomi. È chiaro che ci sono delle difficoltà nell'avvio. Penso che attualmente quelli che sono stati, ad esempio, gli spunti inseriti all'interno della legge annuale sulla concorrenza, che se non erro è in discussione al Senato in questo momento, siano dei passaggi più che fondamentali per velocizzare l'avvio di sistemi autonomi.
  Penso anche, e questo è il parere che comunque ALIPLAST ha più volte espresso, che sia fondamentale un'attività legislativa particolarmente attenta, nel senso che è giustissima la liberalizzazione, stando molto attenti a tutte le stazioni di cui ci parlava in premessa il presidente Bratti. Quando c'è un grande valore economico dietro, la possibilità di sensibili risparmi sul contributo ambientale, il rischio di attività meno virtuose e più formalmente solo funzionanti credo sia sempre presente.

  PAOLA NUGNES. Ritiene, quindi, che fasi anche un po’ lunghe siano necessarie per il controllo?

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Rispondendo con ordine, per quel che riguarda il quadro normativo attuale, credo che i punti critici siano quelli che sono già stati evidenziati più volte, ad esempio anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
  Per quel che riguarda l'aspetto dei propri rifiuti di imballaggio e del territorio nazionale, è chiaramente un sistema di controllo maggiore. Va anche detto che, se mi viene imposto di raccogliere il mio specifico rifiuto imballaggio, dovrei raccoglierlo dove c'è. È leggermente in contrasto con l'approccio al territorio nazionale.
  D'altra parte, è corretto parlare di territorio nazionale per evitare che siano disparità, ad esempio in zone dove la raccolta è meno veloce. Se dovessi esprimere proprio un parere da tecnico, personalmente toglierei il proprio e lascerei il territorio nazionale, se dovessi essere stringente su questo.
  Per quel che riguarda la necessità di lunghezza dell'iter di verifica, ciò di cui hanno bisogno le aziende sono i tempi certi, non tempi brevi o tempi lunghi, tempi certi. Se uno sa che l'iter di riconoscimento deve prevedere almeno dodici mesi di controllo sul campo, che siano dodici mesi, a me sta benissimo. Uno lo sa prima e misura anche il suo rischio di impresa in funzione delle tempistiche della norma.
  La difficoltà a stabilire i tempi certi credo, tuttavia, sia anche dovuta alla novità di questi settori. Siamo nel 2017, a vent'anni dal decreto Ronchi: in questi vent'anni, di sistemi autonomi sono stati riconosciuti in totale tre, contando il fatto che, dei due sistemi proposti dal consorzio CONIP, uno è su cassette ortofrutta e uno su pallet in plastica, più l'attività che ha fatto sul sistema Pari. Probabilmente, gli stessi enti di controllo devono arrivare a creare delle procedure condivise per come controllare tutte le attività.

  PRESIDENTE. In che modo influisce su di voi l'andamento del prezzo delle materie prime, come il petrolio? In che maniera viene assorbita questa situazione? I consorzi hanno questo sistema di riserve particolarmente robusto, che ci hanno detto serve anche, tra le altre cose, a calmierare il mercato in situazioni di difficoltà. Quale è il vostro punto di vista?

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Allora, qui faccio una piccola premessa. La necessità, a nostro avviso, è di creare delle filiere selettive in cui i materiali siano sufficientemente nobili per farlo. È abbastanza evidente, specie nella plastica, un mondo estremamente ampio e Pag. 8complesso, che ci saranno sempre delle tipologie di rifiuto che poco si prestano al riciclo, che sono di difficile raccolta, di difficile differenziazione.
  Per forza di cose, questi rifiuti comportano oneri, che, nel caso dell'attività del consorzio CONAI – bisogna dirlo – incidono sul bilancio, perché c'è un materiale con un evidente deficit di filiera.
  Nel caso delle filiere altamente selettive, quello che effettivamente viene ricaricato, nel nostro caso quel costo di gestione Pari, sono effettivamente i maggiori oneri del sistema, quindi tutta quella parte di identificazione dei propri, di controllo, di intercettazione dei quantitativi limitati, che comunque fanno parte del raggiungimento degli obiettivi istituzionali. Tutta la fluttuazione del mercato, invece, rientra non tanto in oneri successivi rispetto alla gestione, ma nel normale costo di gestione dell'attività industriale di riciclo e raccolta.
  Nel nostro caso, va anche detto che, fortunatamente, negli ultimi tre anni il polietilene è stato leggermente più stabile ad esempio rispetto al PET. Tuttavia, ha avuto le sue fluttuazioni. È chiaro che quello che viene effettivamente erogato al produttore del rifiuto scende a fronte di valori più bassi della materia prima e sale, invece, quando sale il petrolio o il polimero vergine.
  Nel nostro caso specifico utilizziamo su tutti i punti di raccolta, le industrie più strutturate, dei sistemi di indicizzazione. Stabiliamo un prezzo base del materiale, che esula poi dalla gestione del sistema Pari, e lo leghiamo all'andamento degli indici sulla materia prima. Se ci sarà una variazione in diminuzione del 10 per cento, pagherà il 10 per cento in meno; se in aumento del 10 per cento, pagherò in più, ma esula dalla gestione del sistema Pari.

  ALBERTO ZOLEZZI. Il decreto a cui ha fatto riferimento, del 2009, era del Ministero dell'ambiente.

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Osservatorio nazionale sui rifiuti.

  PRESIDENTE. C'era l'Osservatorio, allora, che poi abbiamo abolito ed è passato tutto di nuovo al Ministero dell'ambiente.

  ALBERTO ZOLEZZI. Vorrei capire meglio i vostri rapporti con il CONAI. Nel discorso che ha fatto, in qualche modo ci ha fatto capire, ma una delle contestazioni è che i consorzi autonomi esistenti e quelli che potrebbero nascere potrebbero essere avvantaggiati dalla scelta di imballaggi un po’ più, come io li definisco, «preziosi», che hanno mercato più facile.
  Avete dei rapporti con i comuni? Se sì, com'è il discorso di quantificazione e tracciatura? In che modo fornite i dati? Anche voi inserite i dati nell'Osservatorio sovraregionale rifiuti?
  Inoltre, qual è il vostro bilancio, il vostro fatturato annuale? Avete un patrimonio depositato? Avete modo di fare informazione su quello che fate, come del resto fa il CONAI?

  ALESSANDRO STOCCO, Responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Vado con ordine. Innanzitutto, spesso anche attività come quella di ALIPLAST, col sistema Pari, sono state viste come rottura rispetto all'attività del sistema nazionale. Io devo innanzitutto spezzare una lancia per quello che ha fatto e fa oggi il sistema CONAI. Se le raccolte differenziate, bene o male in tutta Italia, sono partite e hanno raggiunto in tempi anche relativamente brevi gli obiettivi di base, credo che sia perché il sistema CONAI ha fatto la sua parte.
  Quello che è, secondo me, il passaggio fondamentale che le filiere selettive dovrebbero arrivare a fare, è quel qualcosa in più che ci viene richiesto adesso. I dati del sistema nazionale dimostrano che, a fronte dell'aumento complessivo della raccolta, non segue un aumento della qualità della raccolta. Ci si trova ad avere una raccolta complessiva maggiore a fronte della stabilità dei quantitativi delle frazioni «nobili» poi messe all'asta e vendute. È qua che ci vogliono magari i passaggi di logica, mentre il sistema in sé ha fatto sicuramente molto e ha al momento assolto effettivamente al suo obiettivo istituzionale. Pag. 9
  I nostri rapporti con loro, tra l'altro, sono normati da una convenzione, e qui rispondo anche alla seconda domanda. Il sistema Pari non si rapporta direttamente con i comuni, perché è stata stabilita una convenzione con il sistema CONAI, per cui viene quantificata la parte del nostro immesso consumo, che viene gestita nei centri di selezione o comunque nella raccolta differenziata, e il costo che viene corrisposto ai comuni da CONAI noi lo rifondiamo a CONAI.
  Erano stati presi contatti, a suo tempo, con ANCI. Trattandosi di quantitativi veramente irrisori... Per la raccolta differenziata, mi sembra che le previsioni per il 2017 siano oltre 900.000 tonnellate, se non erro. Tenete conto che quello che viene misurato che può andare in raccolta differenziata dell'immesso Pari è il 7 per cento di circa 10.000 tonnellate: 700 tonnellate su 900.000 sono un po’ difficili da tirar fuori dai comuni.

  PRESIDENTE. L'onorevole chiedeva anche due dati sul vostro patrimonio.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sì, bilancio, fatturato...

  ALESSANDRO STOCCO, responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Complessivamente, ALIPLAST come azienda fattura all'incirca 87 milioni di euro e occupa 220 persone. Il gruppo ALIPLAST ne fattura come fatturato aggregato, quindi al netto degli scambi tra aziende, circa 100 milioni di euro e occupa 380 persone. Lavora con quattro sedi in Italia, una in Spagna, due in Francia e una in Polonia, l'ultima nata.
  Il sistema Pari, nel suo piccolo, rappresenta circa 10.000 tonnellate di immesso al consumo e 7.000 tonnellate di raccolta specifica Pari. Il costo di gestione è di 90 euro per tonnellata oggi, quindi il totale incassato si aggira, se non erro – sto andando a memoria – intorno agli 860.000 euro l'anno scorso, relativi ai costi di gestione Pari.

  PRESIDENTE. Può farci poi avere questi dati della presentazione, così saranno a disposizione...

  ALESSANDRO STOCCO, responsabile del sistema di gestione Pari della società ALIPLAST. Il capitale sociale di ALIPLAST, interamente versato, è oggi di 1,5 milioni di euro. Faccio un piccolo inciso. Uno degli obblighi del sistema di gestione autonoma è la parte di informazione. Come avviene?
  La prima fase di informazione – siamo parlando di utenze industriali nel passaggio sia all'utilizzatore sia all'utente finale, perché sono imballaggi di protezione e trasporto, sono terziario – viene fatta tramite dei modelli di informativa di contatto diretto in fase di acquisizione e gestione del rapporto commerciale di vendita. In quella fase viene praticamente illustrato il funzionamento del sistema nonché la possibilità di accedere alla nostra rete di raccolta.
  Il primo utilizzatore viene utilizzato come canale di comunicazione verso l'utente finale e poi ci sono altre attività di comunicazione imbastite. Una parte del sito Web è interamente dedicata al sistema Pari, poi c'è un numero verde, i soliti indirizzi e-mail, un QR-code apposto sugli imballaggi che dà accesso diretto al sito del sistema.
  In ultima istanza, una nostra attività aggiuntiva è puntare, a seconda dei settori dove i nostri imballaggi sono più presenti, a pubblicazioni mirate su riviste di settore. Per citare un esempio, quelli fondamentali per noi sono sull'arredamento, dell'edilizia, dove facciamo una gran parte del nostro fatturato.

  PRESIDENTE. Attendiamo il materiale. La ringraziamo per le informazioni che ci ha fornito e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizioni di rappresentanti del consorzio CO.RI.PET.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del consorzio CO.RI.PET, che ringrazio della presenza. È presente il dottor Giancarlo Longhi, presidente, accompagnato dall'avvocato Simone Micono.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul mercato del riciclo, Pag. 10con particolare riguardo all'attività dei consorzi che ne hanno la gestione.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifica e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Davvero brevemente, noi stiamo svolgendo questo lavoro sul mercato del riciclo per capirne i punti di forza, che sono tanti, ma anche eventuali punti di debolezza e dove poter intervenire dal punto di vista legislativo.
  Cedendo la parola al presidente Longhi per lo svolgimento di una relazione introduttiva – ho visto che ci ha presentato sia una relazione sia una serie di diapositive – gli chiederei di stare, se ce la fa, nei 10-15 minuti, perché abbiamo i tempi contingentati. Potrà esserle poi rivolta qualche domanda da parte dei commissari.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Prima di illustrare la nostra relazione, vorrei sgombrare il tavolo su due argomenti che ritengo possano chiarire meglio la nostra posizione e la situazione nella quale ci troviamo.
  Il primo è lo stato della nostra richiesta di riconoscimento quale sistema autonomo. Il CO.RI.PET ha presentato, il 12 aprile dello scorso anno, la richiesta per diventare appunto sistema autonomo ai sensi di legge, ai sensi dell'articolo 221 del codice dell'ambiente. Qui lascio all'avvocato Micono di integrare per la parte più specifica.
  A tutt'oggi, ed è passato oramai non un anno ma quasi, siamo in attesa di ricevere una risposta, ancorché la legge stabilisca dei termini, che è vero che non sono perentori, ma sono comunque 90 giorni per la prima risposta, altri 90 per la seconda e così via. A quanto ci risulta, il nostro progetto è stato inviato dal Ministero dell'ambiente, dalla direzione competente, all'ISPRA. Pur non essendo questo un vincolo di legge, si tratta comunque certamente di una struttura, di un'autorità competente per quel che riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti.
  Non abbiamo notizie, fino ad oggi, su quale sia lo stato della valutazione da parte dell'ISPRA. Ci attendiamo una risposta quanto prima. Non so se vuole aggiungere qualcosa l'avvocato Micono...
  Quanto al secondo argomento, passatemi la metafora che c'è questo fantasma che si aggira. Qualcuno dice che sistemi come quelli di CO.RI.PET in realtà si fanno carico soltanto della parte più bella e lasciano agli altri sistemi la parte più brutta. Direi che nulla è più falso di questo. Dico rapidamente perché.
  Innanzitutto, la legge stabilisce che chi immette sul mercato degli imballaggi si deve fare carico del suo recupero, ed è esattamente quello che avviene con CO.RI.PET. C'è un gruppo di aziende che immettono sul mercato degli imballaggi, che sono questi – tra l'altro, questo è uno dei consorziati – che attraverso il sistema, voluto dall'Unione europea, della extended producer responsibility dice: ci prendiamo i nostri imballaggi e con questi imballaggi ci rifacciamo delle altre bottiglie. Non si capisce perché questa non possa essere una pratica non solo «virtuosa», ma assolutamente permessa dalla legge.
  Rovesciamo un attimo la questione per quel che riguarda gli altri imballaggi. Se io fossi, per esempio, un produttore di imballaggi in polistirolo, polistirene, che situazione avrei? Avrei una situazione nella quale io pago 188 euro a tonnellata e poi la legge mi dice che devo pagare non solo il costo di raccolta, o la parte dei maggiori oneri, ma anche la parte relativa all'avvio al ciclo. E siccome nessuno fa il riciclo di questa roba, che cosa succede? Invece di essere io responsabile dei miei rifiuti, di fatto scarico sui prodotti più virtuosi dei costi aggiuntivi, che invece sarebbero a mio carico. È, quindi, l'esatto contrario: colui Pag. 11che è più virtuoso deve pagare i costi per gli imballaggi meno virtuosi. A questo punto, qual è la situazione?
  Se io fossi un utilizzatore di imballaggi, che problema avrei ad andare verso imballaggi maggiormente riciclabili? Nessuno. Non ho nessun incentivo. Qui non siamo, come nel caso delle Ferrovie, in cui la tratta Milano-Roma paga anche per la ferrovia che deve andare a Canicattì. Qui, no, qui ognuno per legge deve pagare i costi relativi alla sua raccolta e al suo riciclo, altrimenti non c'è nessun incentivo a passare a imballaggi più ecocompatibili. Io continuo tranquillamente, però, a poter usare il mio imballaggio, perché tanto non c'è nulla che mi incentiva ad andare verso altre pratiche.
  È – lo vedremo dai dati – una delle vere «storture» del sistema. Perché? Perché, ovviamente, ciò che viene fatto oggi, continua a essere esattamente ciò che veniva fatto già con il sistema Replastic, cioè riciclare soltanto la parte più facilmente riciclabile, quindi ignorando completamente la parte che invece è anch'essa di competenza di chi rappresenta i produttori e gli utilizzatori di imballaggi. Con il consorzio CONAI, e automaticamente con il consorzio con COREPLA, stipulo infatti, un contratto, per cui c'è qualcuno che si deve far carico dei miei imballaggi, qualunque siano, e non soltanto imballaggi più facilmente riciclabili. Secondo me, è l'esatto contrario rispetto al «sofisma» e abbiamo cercato di dimostrarlo.
  Tolta questa premessa, dirò rapidissimamente chi è il consorzio CO.RI.PET e come nasce. Facevo riferimento, prima, al postulato di legge. La legge dice che ci sono due possibilità, articolo 221, comma 3, lettera c): o ci si fa carico direttamente dei propri imballaggi o qualcuno surroga quest'obbligo, per cui si pagherà perché qualcun altro si faccia carico.
  È esattamente quello che sta avvenendo in Italia. C'è qualcuno come i consorziati CO.RI.PET, che ha deciso di occuparsene direttamente, e altri invece hanno deciso di lasciare che sia il sistema CONAI-COREPLA a farsene carico. CO.RI.PET nasce come sistema volontario secondo la logica dell’extended producer responsability, e soprattutto, come vedremo poi, per sviluppare un mercato che oggi non esiste. Questa è l'altra questione importante.
  Il sistema CONAI-COREPLA non è in grado oggi di fornire il materiale che sarebbe necessario per chiudere il ciclo del riciclo delle bottiglie – scusatemi il bisticcio – cioè creare il sistema chiuso anche per la plastica, che diventa come il vetro.
  Intanto, fornirò due dati rapidissimamente. Questa prima slide è un po’ vecchia, quindi i dati sono leggermente modificati, ma strutturalmente rimane questo dato di fondo: l'Italia è un importatore netto di plastica per circa 4 milioni di tonnellate. Si potrebbe dire, allora: questo è il paese di Bengodi per il riciclo. Se, infatti, c'è una impostazione così elevata, come si può sostituire il prodotto vergine se non attraverso il riciclo? E in parte ciò è avvenuto, ma è ancora troppo poco, perché, come vedete, siamo a 4 milioni di sbilancio.
  Qual è oggi la situazione della plastica? Questa slide fa vedere che il riciclo, per quel che riguarda il sistema CONAI-COREPLA, non raggiunge gli obiettivi. Questa è l'altra questione molto importante. I sistemi consortili, non solo COREPLA, ma vedremo anche altri, raggiungono gli obiettivi di legge soltanto grazie ai sistemi indipendenti, che non ricevono il CAC in questo momento, salvo alcuni piccoli sistemi, e uno l'avete appena audito.
  Oggi, il sistema COREPLA è al 25,6 per cento, mentre i sistemi autonomi sono oggi, per quel che riguarda la plastica, al 45 per cento. Poi non si capisce, in questa slide, alcuni dati, e cioè come mai i sistemi indipendenti secondo le stime di COREPLA dovrebbero scendere dal 42,9 al 42,6 per cento. Non ci sono motivi. Anche i sistemi indipendenti, laddove adeguatamente spinti e liberalizzati, dovrebbero crescere ulteriormente.
  Lo si vede ulteriormente nella slide successiva, dove abbiamo i cosiddetti imballaggi da commercio e industria. La situazione è stabile da almeno un decennio. La domanda che a mio parere ci si deve porre è: il riciclo dell'imballaggio da commercio e industria, per intenderci il polietilene o Pag. 12altri imballaggi, dovrebbe essere più semplice, perché si va all'industria e lo si raccoglie, non c'è il problema della raccolta su superficie privata, con i problemi della selezione, con i problemi della separazione per colore e così via. Quello è e quello si deve avviare al riciclo.
  Bene, questo sistema è ulteriormente bloccato, fermo almeno da un decennio.
  Questa slide, ancorché ferma al 2014, fa vedere la diversa resa, la diversa produttività tra i sistemi autonomi e il sistema COREPLA. I due sistemi autonomi oggi riconosciuti, cioè il sistema CO.N.I.P. e il sistema P.A.R.I., viaggiano intorno al 70 per cento del riciclo; il sistema COREPLA, nel 2014, rispetto al suo immesso al consumo, e cioè ai soldi che riceve, è fermo al 25 per cento, lì al 23, ma oggi al 25 per cento. Come sostenevo prima, non raggiunge gli obiettivi.
  Passiamo al PET, e quindi al prodotto che interessa direttamente il consorzio CO.RI.PET.
  La prima slide fa vedere la situazione in Italia e in Europa: l'Italia è sotto la media europea. Quello che chiarisce ancor meglio è la slide successiva. Vi leggo i dati. In Europa, il riciclo di bottiglie è 1.800.000 tonnellate; in Italia, 210.000 circa; in Europa, è al 59 per cento; in Italia, al 45. Che cosa emerge d'altro?
  Il settore tessile, che fino a ieri ha trainato – in fin dei conti, questo è poliestere, come se fosse nylon – è sceso dal 39,3 al 26 per cento, mentre il riciclo del bottle to bottle, che, come avete visto, è consentito e sviluppato in Europa, è passato dal 25,3 al 29,3, mentre in Italia è praticamente inesistente. Noi stiamo andando esattamente nella direzione contraria rispetto ai Paesi più evoluti dell'Europa, e in particolare di quelli del Nord Europa.
  Questo è lo scenario. Questi sono dati relativi a COREPLA: il riciclo del Paese è fermo, stabile, non cresce, che vuol dire che il sistema in quanto tale non può più dare niente, cioè ha raggiunto il suo massimo perché statisticamente, verso un flesso.
  Un altro aspetto importante è che nel mondo sono aumentate le capacità di PET vergine. Il PET vergine va avanti a gradini, nel senso che c'è un investimento e poi, prima che ci si adegui, passa del tempo. Questo ha portato, per esempio, nel 2016 a una riduzione dei ricavi medi di vendita del PET, che vuol dire che diventa meno profittevole usare il materiale riciclato. Che cosa si deve fare per riportare in linea di galleggiamento?
  Occorre liberalizzare e fare in modo che, attraverso una liberalizzazione, ma soprattutto attraverso una riorganizzazione del sistema, vi siano delle nuove occasioni per incentivare e rendere ancora profittevole il riciclo del PET. Ed è quanto, appunto, dicevo che vuole fare il consorzio CO.RI.PET.
  Ripropongo la slide che fa vedere la situazione italiana e quella europea. La slide successiva è tratta dalla nota indagine dell'Antitrust. Si vede chiaramente che i sistemi autonomi, soprattutto per certi materiali, sono addirittura superiori al sistema consortile. Qual è il vero sistema che oggi è bloccato, tenuto conto che appunto per altri sistemi questo invece si è già verificato, sia pure con meccanismi un po’ differenti? È il sistema della plastica. È inutile che ci giriamo attorno. La plastica è il sistema che oggi pone i maggiori problemi.
  Li pone perché è il sistema più nuovo, perché è il sistema che costa di più e perché è il sistema più complesso anche dal punto di vista dei prodotti. Parliamo, infatti, di plastica, ma sappiamo tutti che in realtà dovremmo parlare di polimeri, e ogni polimero fa praticamente storia a sé.

  ALBERTO ZOLEZZI. Mi scusi, ma ho perso proprio il filo: nella slide in cui c'è PET da avviare al riciclo, costi e quantità, anno 2015, euro 298 a tonnellata, anno 2016 euro 240, che cosa si intende, il guadagno vendendo questo materiale o il prezzo per realizzare le...

  GIANCARLO LONGHI, presidente del consorzio CO.RI.PET. No, sono i ricavi medi delle aste da parte di COREPLA. Le aste del PET, nel 2016, mediamente hanno fornito ricavi di 260 euro a tonnellata, quindi c'è stata una riduzione rispetto all'anno prima. Pag. 13La ragione di questa riduzione è da imputare al fatto che c'è stato uno spostamento da parte degli utilizzatori verso il PET vergine. Essendo entrate in funzione a livello mondiale – questa è chiaramente una commodity – delle nuove capacità produttive di PET vergine, e a questo punto è ovvio che il prezzo del PET riciclato si sia ridotto.
  La mia osservazione è: come si può fare per evitare che si perdano occasioni per il PET riciclato, tenuto conto di questa concorrenzialità, che è normale e naturale da parte del PET vergine? Bisogna aprire altre occasioni di sbocco, altrimenti non cresce. Queste occasioni di sbocco ci sono. Ho illustrato la slide relativa alla situazione in Europa, la quale, attraverso altri sistemi di raccolta e altri sistemi «liberalizzati», di fatto consente che questo PET vada verso altri impieghi. Questo consente, appunto, che si superi anche questa discrasia tra le capacità produttive di vergine che aumentano e le riduzioni conseguenti delle quotazioni.
  Per tornare al nostro progetto, noi vogliamo intervenire sulla parte relativa alla raccolta differenziata classica, ma anche introdurre questo nuovo modello di raccolta selettiva. La legge e i regolamenti europei e nazionali impongono che, per realizzare l'RPET da riciclo, la raccolta deve avvenire in maniera selettiva e il prodotto deve essere tracciato, proprio perché si tratta di impieghi nell'industria alimentare e questo comporta dei rischi per i consumatori. Il fatto che vi sia una raccolta garantita all'origine consente di impiegarlo all'interno della produzione di RPET, per rifarne appunto delle altre bottiglie, cosa che non è possibile oggi. Introduco un tecnicismo.
  Se andate a vedervi i regolamenti e le condizioni di vendita delle aste di COREPLA, COREPLA scrive che chi compra quelle bottiglie deve garantire che non lo userà a fini alimentari. Di fatto, quel mercato ci è precluso.
  Come dicevo, la slide successiva fa vedere che abbiamo intenzione di introdurre questa modalità selettiva installando delle macchine – passatemi il termine – «mangia-bottiglie» presso la grande distribuzione. È un modello già sperimentato anche in altri Paesi, che in Italia noi stessi stiamo da qualche parte sperimentando, ma è quello che ci consentirà di avviare questo nuovo mercato.
  Naturalmente, potrà continuare, visto che, come avete avuto modo di valutare, oggi il riciclo è circa il 45 per cento. Se riuscissimo non dico a raddoppiare, e c'è questa possibilità come avete visto in Europa, ma certamente ad aumentarlo del 50 per cento, ecco che avremmo compiuto due grandi operazioni: avremmo accresciuto le quantità di riciclo, ma al tempo stesso avremmo aperto questo nuovo mercato.
  Aprire questo nuovo mercato non ha soltanto dei riflessi ambientali ed economici, ma anche occupazionali. Abbiamo fatto una stima di che cosa vuol dire poter avere queste macchine sul territorio nazionale, e quindi incrementare, e abbiamo ipotizzato che questo potrebbe portare a un aumento di circa 6.000 unità, che non sono una cosa da sottovalutare in una situazione come questa.
  La parte conclusiva è dedicata a un'analisi «comparata» di ciò che sostiene la normativa comunitaria e ciò che noi sosteniamo attraverso questo progetto, per dimostrare appunto che il nostro progetto è perfettamente in linea con le direttive comunitarie e, soprattutto, con il modello di economia circolare che oggi viene proposto a tutti i livelli e che dovrebbe essere il centro, a questo punto, dell'evoluzione economica e dello sviluppo dell'industria all'interno dei sistemi occidentali.
  Che cosa vorremmo, se mi passa l'espressione, presidente? Vorremmo riuscire a realizzare il nostro progetto, per una serie di ragioni che non sono legate soltanto alla parte economica alla parte ambientale, ma che diventano strategiche e cruciali per il nostro sistema. I dati sono chiarissimi, da questo punto di vista.
  Se non si cambia il modello di riferimento, gli obiettivi europei (55 per cento al 2025) non si raggiungono. È un dato statistico, direi che non ci sono dubbi. I numeri parlano chiaro, i numeri non mentono. Se non cambiamo i modelli organizzativi e Pag. 14non consentiamo che nasca una raccolta selettiva, che quindi vada a prendersi questo materiale direttamente dove si forma il rifiuto – non vale soltanto per le bottiglie, ma anche per tutta un'altra serie di materiali – non ce la facciamo.
  Siamo, quindi, assolutamente favorevoli – perdonatemi, so che da parte vostra qualcuno esprime delle perplessità – per esempio al disegno di legge 2085 del Senato. Quello è un vincolo troppo importante e blocca qualsiasi possibilità – del resto, l'ha rilevato anche l'Antitrust – che nascano dei sistemi che consentano appunto uno sviluppo.
  Vi faccio un'altra ultima osservazione. Che sia necessario modulare in maniera diversa il contributo ambientale lo riconosce lo stesso COREPLA, che infatti ha da tempo predisposto, poi non si sa quando lo applicherà, un sistema di diversificazione del contributo. Come si fa a dire che qualcuno vuol pigliarsi soltanto la creme lasciando il resto, quando io stesso parto da questo presupposto e dico: chi ricicla con maggiore facilità e seleziona con maggiore facilità, deve pagare meno rispetto a qualcun altro, che invece ha costi di raccolta, riciclo e selezione ben più elevati? Sono io stesso che lo riconosco. Perché, se lo fa qualcun altro, questo non deve essere possibile, deve essere nocivo, non si capisce bene per chi?

  SIMONE MICONO, Consulente legale del consorzio CO.RI.PET. Intervengo molto rapidamente sulla questione del nostro iter di riconoscimento.
  Viene contestato, solitamente, che i consorzi autonomi sottrarrebbero risorse ai comuni, per cui il riconoscimento di consorzio autonomi genererebbe un danno per quanto riguarda la raccolta differenziata comunale. Bisogna un po’ smontare questo sofisma che ci ostacola il riconoscimento.
  A proposito di riconoscimento, nel suo progetto depositato al ministero, CO.RI.PET si è vincolato a corrispondere ai comuni una certa somma, ben superiore a quella che attualmente finisce ad ANCI per la raccolta differenziata. Dire che i consorzi autonomi potrebbero operare sottraendo materiale ai comuni e non pagando per il servizio di raccolta differenziata, è un punto molto delicato da smontare.
  Se CO.RI.PET non pagasse i comuni, i comuni non raccoglierebbero le bottiglie o le raccoglierebbero, ma non le consegnerebbero a CO.RI.PET. È chiaro, quindi, che per entrare in possesso del materiale raccolto dai comuni, hanno bisogno di pagare i comuni. Questo è tanto vero che noi abbiamo preso un impegno formale: nel progetto depositato al ministero c'è una certa somma a tonnellata. Da questo punto di vista, le finanze dei comuni non solo non ci perderebbero, ma anzi guadagnerebbero.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STEFANO VIGNAROLI. Anzitutto, sono d'accordo su un gran parte delle cose dette fin qui. Vorrei approfondire una cosa.
  Come premessa, mi fa piacere quello che ha detto sul vuoto a rendere della raccolta, anche se il vuoto a rendere come lo intendo io dovrebbe essere quello finalizzato tra produttore ed esercente proprio a non produrre quella bottiglia, a farne a meno, magari con prodotti alla spina. Anche questo modo di raccolta, con il vuoto a rendere tra esercente e consumatore favorisce, però, la raccolta, e soprattutto la qualità della raccolta, che è importante.
  Nonostante, però, sia d'accordo con quello che ha detto, faccio l'avvocato del diavolo. Il CONAI dice che, se elimino il termine «propri», o comunque favorisco delle raccolte autonome, poi ci sarebbe una corsa e ognuno raccoglierebbe soltanto quello che è remunerativo e fa comodo ed è facile fare, mentre si lascerebbe da parte quei prodotti che magari sono più difficilmente riciclabili. Qual è al riguardo il vostro punto di vista?

  PRESIDENTE. L'ha già un po’ spiegata.

  STEFANO VIGNAROLI. Sì. Penso anche che questo sia un volano. Se io produttore sono responsabile veramente di quello che produco e quello che produco è difficilmente Pag. 15 riciclabile, è giusto che paghi o abbia lo stimolo a non produrlo o a produrlo diversamente.

  PRESIDENTE. Gran parte della questione è stata affrontata. Se vuole, può aggiungere proprio qualcosa di specifico.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. È esattamente questa la logica. Sia la normativa europea sia la normativa «italiana» pongono a carico di ciascuno, con la logica dalla culla alla culla, i costi relativi alla raccolta e al riciclo. È chiaro che, se metto tutti sullo stesso piano, è come se facessi la gara dei 100 metri, e uno parte da 100, ma l'altro parte da 60. È una logica perversa, questa.
  Il fatto che i miei ex colleghi di CONAI dicano che, così facendo, lasciano che nascano consorzi che raccolgono soltanto le cose più facilmente riciclabili, è stato smontato direttamente dall'Antitrust chiedendo che male ci fosse, nel senso che la cosa importante è che si faccia del bene all'ambiente. Si cominci poi a tirar fuori, com'è ovvio che sia, a costi inferiori. Se vado a fare una raccolta selettiva, ciò che l'Unione europea per esempio chiama raccolta differenziata di qualità – sottolineo quest'espressione – che male?
  Poi valutiamo i costi complessivi di sistema. Se ho fuori tutta la parte facilmente riciclabile, la parte non più facilmente riciclabile ha due possibilità: o si sposta l'utilizzatore, colui che quindi organizza il confezionamento, e quindi è responsabile di fatto della scelta dell'imballaggio, e va verso un imballaggio più riciclabile, che costa meno – il caso dei cosmetici, che stanno andando dalla HDPE, che costa molto di più, al PET, è emblematico – oppure mi dovrò impegnare a trovare delle modalità di riciclo che oggi non metto in atto. Faccio un esempio per tutti.
  Il polipropilene è il polimero più facilmente riciclabile, o il PVC: sono quantità risibili, perché non c'è un incentivo vero. Siamo tutti uguali, siamo tutti lì.

  PRESIDENTE. Si è visto anche che il riciclo del PVC è di fatto morto, perché stanno chiudendo tutte le aziende che se ne occupavano.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Eppure il PVC è un prodotto facilmente...

  PRESIDENTE. È andato fino a un certo punto, poi ho visto recentemente che le imprese più innovative stanno chiudendo.

  MIRIAM COMINELLI. Vorrei chiederle di esplicitare in che cosa consiste il vantaggio economico per il consorzio e i consorziati del vostro metodo rispetto a quello tradizionale.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Intanto, possiamo avere del materiale a nostra disposizione e rispondere a due esigenze fondamentali.
  La prima è che è chiaro che, se sviluppo un mercato di questo genere che alimento io stesso, riduco i costi. Fa bene alla mia impresa e al sistema italiano nel suo complesso. Il sistema acquisisce punti di produttività. Questa è la produttività, è l'unità di costo rispetto alla produzione. Questa è la prima ragione.
  Una seconda ragione è altrettanto importante, che non si riesce ancora bene a percepire. Le grandi industrie alimentari, multinazionali e così via, che in fin dei conti sono quelle che prima di altre percepiscono i cambiamenti, e attuano quindi le modifiche dei loro comportamenti, se vogliono mantenere una credibilità – Nestlé è stata una di queste – dal punto di vista della sostenibilità, devono occuparsi di che cosa succede nel loro fine vita. Ce ne sono altre di questo genere.
  Perdonatemi di non fare nomi, ma ovviamente le percepisco per le discussioni che ci sono in corso. Non nego che vi sono imprese che stanno aspettando che la nostra vicenda vada in porto per dire passare da questa parte. Non scrivetelo, se possibile.
  Loro si sono rese conto che non possono più continuare a non sapere che cosa succede con la parte finale del loro ciclo, perché questo non consente loro, nei loro Pag. 16rapporti di sostenibilità, di avere il controllo totale del paradigma dalla culla alla culla. Prima veniva lasciato al gestore pubblico o privato dei rifiuti, soprattutto quelli raccolti in privativa, la raccolta delle famiglie, ora molte imprese cominciano a chiedersi se non esistano altri modelli e capiscono di aver bisogno della tracciabilità del materiale, solo grazie alla quale si riesce a fare un progetto di sostenibilità credibile.

  SIMONE MICONO, Consulente legale del consorzio CO.RI.PET. A proposito dei vantaggi, oggi i numeri danno un risultato di questo tipo: una bottiglia su due va in discarica o a termovalorizzazione. I nostri consorziati, quindi le acque minerali e i riciclatori, non hanno materiale – lo diceva prima il presidente Longhi – e vanno all'estero. Una quota rilevante del loro business, quindi, viene fatta andando a prendere il materiale all'estero.
  Per noi, in una situazione in cui una su due va in discarica, non è più sostenibile. Abbiamo bisogno di materiale e non vogliamo andarlo a prendere necessariamente all'estero. Vogliamo sviluppare in Italia, quindi con imprese sul territorio e posti di si lavoro sul territorio, un'attività che ci consente di avere materiale qui e di fare in modo che questa bottiglia torni a essere una bottiglietta di plastica. Attualmente, non è così, non è possibile tecnicamente. Questo PET riciclato va in altri settori, non torna a bottiglia.
  La normativa europea, invece, ci consente di farlo. Oggi abbiamo degli ostacoli tecnici, per cui lo andiamo a prendere all'estero per poter fare da bottiglia a bottiglia. Non lo possiamo fare con il PET raccolto in Italia. Questo ci sembra un paradosso da eliminare assolutamente.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Anticipando che io sono assolutamente d'accordo con quest'impostazione, per quanto riguarda il problema del risparmio dei comuni, io invece sono un sostenitore della raccolta alla base (o a monte), e quello che volete fare voi secondo me andrebbe stimolato. Nella grande distribuzione, questo è quello che mi interessa. Non è vero, infatti, che poi non c'è un risparmio per il comune, che invece fa meno passaggi per la raccolta.
  Di fatto, sarebbe un sistema da incentivare – su questo insisto da tempo – perché in questo modo si fanno due operazioni. Anzitutto, si abbassa il quantum che deve raccogliere il comune, quindi il comune ha il risparmio in ogni caso, altrimenti è costretto a recuperare e a lavorare, per cui in ogni caso si ha una spesa maggiore. In questo modo, invece, si risparmia alla base.
  Comunque, l'altro risparmio è quello della raccolta. Se consideriamo un sistema chiuso, in ogni caso si ha un risparmio per quello che avete detto poc'anzi, il fatto che, anziché andare a comprare all'estero, ve lo ritrovate. Alla fine, il sistema funziona.
  Credo che quest'argomento sia interessante, perché secondo me si chiude un'epoca, in cui era giusto in una prima fase il sistema dei consorzi innescasse il meccanismo della raccolta differenziata, per carità; adesso, siamo in una fase in cui bisogna andare alla selezione, alla qualità e alla riduzione del carico dei comuni. Secondo me, bisogna cambiare sistema, e il sistema è proprio questo.

  PRESIDENTE. Hai fatto considerazioni, non domande. Fate delle domande specifiche.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Perché non c'è più convenienza per il PVC?

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Secondo me, c'è convenienza. È il presidente che...

  PRESIDENTE. Ci sono due impianti, in Europa, che riciclano il PVC e hanno chiuso. Loro si occupano di PET. Bisognerebbe chiederlo a quelli del PVC.

  STEFANO VIGNAROLI. Il sistema virtuoso che il CONAI ha iniziato è da riformare, siamo tutti d'accordo, ma come vede la possibilità di estenderlo non solo per gli imballaggi, ma anche per i beni immessi al consumo. Non sono solo gli imballaggi che inquinano e che diventano rifiuto. Ci sono Pag. 17vari prodotti, anche alimentari e oggetti e di varia natura. Come vede la possibilità di estendere questa responsabilità estesa del produttore?

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Mi pare che questa nuova impostazione dell'economia circolare vada in questa direzione, e quindi è ovvio che si dovrà trovare un sistema o delle modalità perché questo possa avvenire. Credo che la cosa più importante sia la progettazione. Un prodotto deve essere concepito all'origine in maniera da essere recuperato a fine vita. Questa è la precondizione.

  STEFANO VIGNAROLI. Se, però, non c'è un CAC anche per loro non c'è lo stimolo a farlo.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Ci sono dei prodotti che già oggi sono riciclati senza CAC, hanno un loro mercato, come quello delle auto o della carta grafica, che hanno oggi un loro mercato. Il giornalame, assieme gli imballaggi, ha un suo mercato, ed è raccolto «coprendo», attraverso la valorizzazione di questi materiali, i costi di raccolta. Si tratta proprio di segmentare. Questo è un lavoro chiaramente molto complicato, ma si può valutare filiera per filiera ciò che può venire e in che modo si può decidere.

  ALBERTO ZOLEZZI. Pressappoco, che quota e che quantità di imballaggi in plastica vergine da riciclo, se la conosce, arriva dall'estero?

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. La parte del riciclo oggi dovrebbe essere – dico una cifra indicativa – almeno intorno al 20-30 per cento.

  ALBERTO ZOLEZZI. Di quello che acquistiamo all'estero.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Rispetto al riciclo complessivo.

  ALBERTO ZOLEZZI. Nel riciclo italiano, in realtà, ricicliamo il 20 per cento di quello che acquistiamo all'estero.

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Il riciclo COREPLA è circa 190.000-200.000 tonnellate. In realtà, il riciclo è maggiore, perché a questo si aggiungono le quantità acquistate all'estero e che qui non compaiono, c'è questo piccolo particolare.

  ALBERTO ZOLEZZI. Dall'estero compriamo più prodotto vergine o più riciclato?

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Compriamo essenzialmente prodotto vergine, ma ci sono aziende italiane che hanno impianti all'estero. Uno dei nostri consorziati, non essendo riuscito per mancata di materiale a raddoppiare l'impianto che ha in provincia di Cuneo, ha deciso di aprirne uno in Spagna, dove ha un impianto da 70.000 tonnellate di bottiglie.
  Vi sono poi aziende – una nostra consorziata è una di queste – che hanno impianti con delle piattaforme di stoccaggio provvisorio e poi di invio in Italia e in alcuni Paesi dell'est. Una parte delle bottiglie che oggi vengono riciclate provengono dall'estero. Le poche quantità di bottiglie che oggi alimentano il bottle to bottle provengono dall'Austria.

  PAOLA NUGNES. Io ho una considerazione. Vorrei avere una sua opinione. Quando abbiamo parlato della necessità di riciclare tutta la materia, lei ha detto che ci sono già delle materie che non hanno un costo ambientale eppure vengono riciclate, perché hanno un valore. Al contrario, per evitare l'immissione sul mercato di materia che invece ha pochissimo valore in riciclaggio, non ritiene necessario, con uno studio attento del ciclo di vita, valutare un costo ambientale e metterlo a monte su tutte le produzioni, proprio a disincentivare la progettazione di questo tipo di materia?

  GIANCARLO LONGHI, Presidente del consorzio CO.RI.PET. Mi pare che questo Pag. 18sia un percorso ancora molto lungo. Una delle idee è la cosiddetta fiscalità ambientale. La stessa Unione europea, nel pacchetto economia circolare, ipotizza una serie di modalità di questo genere. In passato, per esempio, c'è stata la logica del carbon footprint, cioè dell'impronta di carbonio.
  L'Olanda ci è arrivata per una certa parte, cioè quella di impostare una «politica di sostenibilità» proprio partendo da questo presupposto: calcolo o le emissioni di carbonio o altre modalità, come appunto la facilità di riciclo, e su questo stabilisco i prodotti più o meno virtuosi. Del resto, all'estero per esempio, in Francia e in Germania, il contributo ambientale sugli imballaggi, indipendentemente da più alto o più basso – non è questa, secondo me, la questione – parte da questo presupposto.
  In Francia, per esempio, c'è un'autorità indipendente che dice: fammi vedere un po’, il tuo imballaggio è riciclabile o non è riciclabile? Allora, tu paghi in proporzione della «facilità» di riciclabilità del tuo imballaggio o meno.

  PRESIDENTE. Questa è una bella discussione. Sul ciclo di vita vi garantisco – chi se n'è occupato lo sa – che, se parlate con legno, plastica, ferro, vetro, a seconda della metodologia che si applica, ognuno vi dimostrerà che il suo prodotto è sicuramente più riciclabile. O si sceglie una metodologia che viene riconosciuta...

  PAOLA NUGNES. ENEA sta facendo degli studi in quella direzione.

  PRESIDENTE. Io ho avuto la ventura nella mia vita di occuparmi di LCA e vi garantisco che, anche dal punto di vista tecnico-scientifico, dimostrare qual è l'impatto ambientale non è banale. Come in tutte le discipline, c'è da confrontarsi anche in quel settore. Poi si può scegliere.

  PAOLA NUGNES. Un'autorità indipendente che se ne occupi in collaborazione con enti scientifici importanti.

  PRESIDENTE. Io ho lavorato in un'autorità indipendente e ti garantisco che...

  PAOLA NUGNES. Ripeto che l'ENEA ci sta già lavorando per arrivare a una definizione...

  PRESIDENTE. Non è un caso che non ci siano ancora arrivati.

  PAOLA NUGNES. Ci sono anche dei freni politici.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.10.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, nella riunione odierna dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, è stato deliberato che una delegazione della Commissione effettui due missioni in Campania, rispettivamente il 3 febbraio 2017 e dall'8 al 10 febbraio 2017. È stato altresì stabilito che abbia luogo una missione in Toscana dal 14 al 17 febbraio 2017 e una missione in provincia di Roma il 21 e il 22 febbraio 2017.

  La seduta termina alle 15.15.

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