XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 90 di Mercoledì 7 dicembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. sull'utilizzazione dei fabbisogni standard e l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni nell'attuazione del federalismo fiscale (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione) :
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 ,
Ceriani Vieri , Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 3 ,
Stradiotto Marco , Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 4 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 5 ,
Fornaro Federico  ... 6 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 6 ,
Fornaro Federico  ... 6 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 6 ,
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 8 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 8 ,
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 8 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 8 ,
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 8 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 8 ,
D'Incà Federico (M5S)  ... 8 ,
Stradiotto Marco , Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 8 ,
D'Incà Federico (M5S)  ... 8 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 8 ,
Ceriani Vieri , Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 10 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 10 ,
Ceriani Vieri , Amministratore delegato della società SOSE- Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 10 ,
Stradiotto Marco , Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 11 ,
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 11 ,
Marantelli Daniele (PD)  ... 11 ,
D'Incà Federico (M5S)  ... 12 ,
Guerra Maria Cecilia  ... 12 ,
Stradiotto Marco , Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 13 ,
Porcelli Francesco , Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società So.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 14 ,
Ceriani Vieri , Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 15 ,
Fornaro Federico  ... 15 ,
Ceriani Vieri , Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 15 ,
Stradiotto Marco , Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 16 ,
Ceriani Vieri , Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 16 ,
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 16 

Allegato 1: Risposte alle domande poste nell'audizione del 27 ottobre ... 18 

Allegato 2: Sintesi del documento «Analisi delle prestazioni effettivamente garantite nelle Regioni a Statuto Ordinario e dei relativi costi in base all'articolo 13 del decreto legislativo n. 68 del 2011» ... 24 

Allegato 3: Analisi delle prestazioni effettivamente garantite nelle Regioni a Statuto Ordinario (slides) ... 49 

Allegato 4: Fondo di solidarietà comunale (FSC) 2016 dei Comuni delle Regioni a Statuto Ordinario ... 60

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. sull'utilizzazione dei fabbisogni standard e l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni nell'attuazione del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. sull'utilizzazione dei fabbisogni standard e l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni nell'attuazione del federalismo fiscale.
  Ringrazio il dottor Vieri Ceriani, Amministratore delegato, il dottor Porcelli e il dottor Stradiotto, suoi collaboratori operativi, e la dottoressa Cristina Equizi, responsabile analisi dei fabbisogni standard della SOSE.
  Do la parola all'Amministratore delegato della SOSE, Vieri Ceriani, per lo svolgimento della relazione.

  VIERI CERIANI, Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Grazie, presidente, di questa ulteriore opportunità di chiarire alcuni punti dell'attività che abbiamo sviluppato sul fronte del federalismo.
  Abbiamo predisposto una risposta scritta alle domande poste da alcuni dei membri di questa Commissione la scorsa volta, alle quali per scarsezza di tempo non abbiamo risposto. Sono i quesiti formulati da Cecilia Guerra, Magda Zanoni, Roger De Menech, Federico D'Incà, Daniele Marantelli, Giovanni Paglia, quindi lascerò agli atti della Commissione questo documento, così come lascerei agli atti anche un allegato abbastanza corposo, richiesto dalla Commissione, sulla ricognizione dei livelli delle prestazioni effettivamente garantite e dei relativi costi nelle regioni a statuto ordinario.
  Se lei è d'accordo, presidente, le proporrei di soffermarci oggi su tre aspetti. Uno è una dimostrazione degli effetti del meccanismo perequativo e dei fabbisogni standard sulla determinazione del Fondo di solidarietà comunale. Si tratta di una questione spesso sollevata dai sindaci, dagli amministratori locali, che, non essendo ben chiari i criteri di determinazione del Fondo perequativo, talvolta attribuiscono ai fabbisogni standard le decurtazioni delle dotazioni per il loro comune, mentre quando vengono allargate nessuno si lamenta.
  Abbiamo ritenuto utile presentarvi una dimostrazione degli effetti del meccanismo perequativo insieme ai fabbisogni, che, se lei è d'accordo, potrebbe illustrare Marco Stradiotto.
  L'altra volta avevamo terminato con una presentazione di OpenCivitas e c'era stato un interesse da parte della Commissione, quindi Francesco Porcelli potrà mostrarvi alcuni aspetti che la volta scorsa non siamo riusciti ad illustrare, e poi ci soffermeremo sull'opportunità di predisporre, oltre all'OpenCivitas Pag. 4 che è a disposizione di qualunque cittadino, un progetto di costruzione di uno strumento utile agli amministratori per fare un audit più mirato e soprattutto avere qualche indicazione su come strategicamente intervenire per migliorare i risultati del proprio comune. Questo è quanto propongo, presidente.

  MARCO STRADIOTTO, Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Solo una leggera variazione, nel senso che io presento molto velocemente l'attività legata all'analisi delle prestazioni effettivamente garantite nelle regioni a statuto ordinario, quell'attività che c'è stata incaricata con il decreto legislativo n. 68 del 2011, in particolare con l'articolo 13.
  Depositiamo la sintesi del documento Analisi delle prestazioni effettivamente garantite, che oggi non consegniamo perché dal punto di vista formale dobbiamo inviarlo al Ministro dell'economia e delle finanze che poi lo trasmetterà al Parlamento, quindi questa è la sintesi di questo studio molto approfondito, che contiene una serie di dati che potranno essere utili al decisore politico per avere gli elementi per determinare i famosi livelli essenziali delle prestazioni.
  In sintesi, il decreto legislativo n. 68 prevedeva che noi facessimo una fotografia della situazione relativamente a quattro servizi. Nella prima slide ne vedete 3: i servizi relativi all'istruzione, i servizi relativi al sociale, i servizi relativi all'asilo nido, mentre manca la parte del TPL relativa a spese in conto capitale, perché da quel punto di vista non abbiamo avuto alcuna collaborazione da parte delle regioni; abbiamo fatto un questionario al quale ha risposto una sola regione, il Molise. Questo è un problema, è giusto che ve lo esplicitiamo, in maniera che in prospettiva si pensi a un ragionamento completamente diverso.
  Qual è la spesa che siamo andati a verificare? Ovviamente siamo andati a prendere rispetto alle regioni quello che viene fatto nel territorio, tenendo conto di quello che fanno gli enti territoriali, cioè siamo andati a vedere non cosa fa la regione, ma cosa fa la regione sommato a quello che fanno le province, i comuni e gli altri enti territoriali.
  Per quanto riguarda i servizi relativi all'istruzione (stiamo parlando di servizi complementari) siamo a una spesa di 7 miliardi di euro, ovviamente solo nelle regioni a statuto ordinario. La regione dove gli enti territoriali nel complesso spendono di più sulla quantità di servizi, come vediamo con la slide successiva, è l'Emilia-Romagna, la regione dove gli enti territoriali spendono meno è la Campania.
  Per quanto riguarda il sociale, la spesa lorda è di 6 miliardi e 100 milioni, la regione dove gli enti territoriali spendono di più è l'Emilia-Romagna, dove si spende meno la Calabria. Per quanto riguarda gli asili nido, la spesa lorda complessiva è di 1 miliardo e 300 milioni, la regione dove gli enti territoriali spendono di più è l'Emilia, dove si spende meno è la Calabria. Sto facendo una sintesi molto veloce, ma avrete modo di verificare nel dettaglio le diversità regione per regione, analizzando punto per punto le varie differenze.
  Per quanto riguarda l'istruzione (stiamo parlando di quantità, poi bisognerebbe vedere che tipo di servizi viene fornito, ma in questo caso è una sintesi per essere veloci) la regione dove gli enti territoriali erogano meno servizi complementari è la Puglia, per quanto riguarda il sociale la regione dove gli enti territoriali erogano più servizi è l'Emilia-Romagna, mentre la regione che ha minori erogazioni di servizi per quanto riguarda il sociale è la Calabria. Sugli asili nido siamo nella stessa situazione, cioè la migliore è l'Emilia-Romagna, la regione con meno servizi è la Calabria.
  Abbiamo fatto un esercizio (slide n. 3), per capire se portassimo tutti allo stesso livello quale sarebbe la esigenza in termini di quantità di spesa. Se vi ricordate, avevamo fatto un lavoro di questo tipo sull'asilo nido, garantendo al minimo un livello del 12 per cento rispetto ai bambini target 0-2 anni, del 22 per cento, e poi del 30 per cento, ma di questo avevamo già parlato in una precedente audizione. Ovviamente Pag. 5adesso abbiamo inserito i dati nuovi, dati 2013, mentre allora avevamo dati 2010.
  Per quanto riguarda l'asilo nido (esercizio n. 1), se si scegliesse di mettere un LEP al 12 per cento, cioè di garantire in tutto il territorio nazionale una copertura del 12 per cento del servizio, servirebbero 460 milioni di euro in più, se invece (secondo esercizio) il LEP diventasse 22 per cento, servirebbero 1 miliardo e 150 milioni in più.
  Per quanto riguarda i servizi all'istruzione l'ipotesi è molto più difficile, perché i servizi sono molto diversificati e non c'è un numero di riferimento. Se tutte le regioni fossero portate alla media nazionale su tutti i servizi, quella dell'esercizio n. 1, servirebbero 425 milioni di euro in più, perché in questo caso non c'è una regione benchmark, una regione di riferimento che dà più servizi in tutti i microservizi legati all'istruzione.
  C'è anche un esercizio multiplo, che avrete modo di approfondire quando vi arriverà il rapporto completo dal Ministero dell'Economia, per cui, portando pezzi del servizio ai livelli di maggiore prestazione, valutare gli effetti in termini di maggiore spesa. Per quanto riguarda il sociale abbiamo fatto due ipotesi, una prendendo come benchmark l'Emilia-Romagna, caso in cui servirebbero 1,9 miliardi in più, e una seconda ipotesi prendendo come riferimento la Puglia, caso in cui servirebbero 600 milioni di euro in più.
  Concludiamo con una domanda che ovviamente spetta a voi, spetta al decisore politico. C'è un grande divario fra le diverse situazioni presenti nei diversi territori regionali, con una grande divaricazione tra i servizi erogati al nord e i servizi erogati al sud, nell'idea di definire dei LEP servirebbe avere un indirizzo e comprendere (spetta a voi scegliere) se i LEP siano dei livelli minimi uniformi su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla domanda locale, o se (ipotesi B) siano dei livelli standard non uniformi sul territorio nazionale, in quanto correlati con i livelli di domanda locale. Questo è il quesito che lasciamo alla fine, a cui non possiamo rispondere noi.
  Questo per presentare il lavoro che lasciamo agli atti, allegato alla mail di ieri. Oltre a questo vi è un secondo documento che spiega il meccanismo di determinazione del Fondo di solidarietà comunale, che Francesco Porcelli vi illustrerà nella continuazione di questa presentazione.

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Buongiorno. Iniziamo con un'analisi generale sul Fondo di solidarietà. L'idea è quella di dare una panoramica del meccanismo con cui fabbisogni standard e capacità fiscali vanno a determinare i trasferimenti perequativi nel processo di transizione tra il meccanismo di compensazione delle risorse storiche e quello a cui andiamo incontro, cioè il meccanismo di perequazione delle risorse standard.
  Il meccanismo è abbastanza semplice nella sua filosofia: il tutto parte con un versamento in acconto che tutti i comuni fanno sulla loro IMU standard, attualmente fissato al 22 per cento, di 2,5 miliardi. È importante sottolineare questo, perché spesso viene confuso con una vera e propria alimentazione del fondo, mentre è solo un acconto che i comuni versano per dare allo Stato centrale la liquidità per effettuare i pagamenti, perché poi questi 2,5 miliardi tornano interamente indietro ai comuni alla fine del processo.
  Da un lato abbiamo il meccanismo di compensazione delle risorse storiche (slides n. 6), che va a determinare i trasferimenti sulla base di un confronto tra le risorse lorde storiche, che sono la vecchia ICI del 2011, che viene confrontata con l'IMU e la TASI standard, che sarebbe il gettito del 2012 calcolato sulle aliquote standard 6 per mille IMU, 4 per mille IMU abitazione principale e 1 per mille TASI.
  La differenza tra queste due grandezze determina un delta di 1 miliardo e 91, che è il Fondo di compensazione netto che riguarda il meccanismo storico, quindi per ogni comune si fa questo confronto e si determina se debba versare al fondo o ricevere trasferimenti dal fondo.
  Il meccanismo standard funziona allo stesso modo, soltanto che confronta il fabbisogno Pag. 6 standard con la capacità fiscale standard. La differenza tra fabbisogno standard e capacità fiscale standard determina l'ammontare del trasferimento, che può essere positivo se il fabbisogno standard è più alto della capacità fiscale, oppure negativo, quindi un versamento al fondo, se ci troviamo nella situazione opposta.
  Il parametro importante che è stato definito è quello del target perequativo, cioè il livello di solidarietà che i comuni vogliono avere nel sistema, che è stato fissato nel 2015 al 45,8 come rapporto tra le risorse lorde storiche al netto dei tagli e l'intera capacità fiscale, che è pari a 30 miliardi. É stato quindi fissato questo target perequativo al 45,8, il che significa che nel confronto tra fabbisogno standard e capacità fiscale si considera il 45,8 per cento del fabbisogno standard e il 45,8 per cento della capacità fiscale.
  Ultimo punto (forse l'unico che è importante chiarire in questo meccanismo che è una semplice sottrazione o addizione) è come si calcola il fabbisogno standard e la capacità fiscale. La capacità fiscale nasce come valore in euro per tutti i comuni, che nel 2016 ammonta a 30 miliardi, comprende IMU e TASI, che nel 2015 c'era ancora ed è venuta meno nel 2016, e poi comprende la parte tariffaria e l'IRPEF e la componente rifiuti. Il fabbisogno standard non nasce in euro...

  FEDERICO FORNARO. Chiedo scusa, la componente rifiuti non è calcolata su uno storico...

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. No, è standardizzata sulla base del fabbisogno standard. Se vuole, adesso lo approfondiamo.

  FEDERICO FORNARO. Solo per capire, quindi è fatto standard sulla base di quale dato?

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Del fabbisogno standard, quindi essendo la componente rifiuti una componente che deve coprire interamente i costi, la capacità fiscale è calcolata in misura pari al fabbisogno standard, in modo tale che poi nel confronto tra le due grandezze tende ad essere compensata o nettizzata, a seconda di come si vede il problema.
  Il punto è che il fabbisogno standard non nasce in euro, è un coefficiente di riparto, che quindi viene tramutato in euro applicando questo coefficiente di riparto alle risorse standard complessive, che sono la capacità fiscale, i 30 miliardi, più il miliardo e 91 di risorse statali presenti nel fondo.
  Chiaramente andando a ridurre il target perequativo, facendo il 45,8 delle due grandezze, il Fondo perequativo netto risulta essere 500 milioni, distribuito con meccanismo standard. Il tutto deve essere a invarianza di risorse complessive, quindi sono 591 che vengono sempre dalla parte storica per ricostituire 1 miliardo e 91 di fondo netto.
  Questo è il meccanismo di funzionamento del Fondo di solidarietà. È chiaro che adesso siamo in un processo di transizione, quindi via via che si va verso una situazione a regime si vanno a modificare la quota di partecipazione al fondo della parte storica e la quota di partecipazione al fondo della parte standard. Nel 2016 prendevamo il 70 per cento della distribuzione storica e poi il 30 per cento di questa ripartizione standard, quindi questa percentuale tenderà a salire e si prevede di raggiungere il 100 per cento nel 2021 secondo l'attuale legge di bilancio.
  Si va poi a comporre il flusso finanziario finale, che prevede la restituzione dei 2,5 miliardi di acconto effettuato in precedenza che viene restituito per intero, e poi entrano in gioco le riduzioni e la compensazione della TASI, quindi viene sottratto dai comuni 1,7 miliardi di tagli stratificatisi dal 2012 ad oggi, con il decreto-legge n. 95 del 2012, il decreto-legge n. 66 del 2014 e la legge n. 190 del 2014, e viene rimborsata a storico la TASI per 3 miliardi e 514; poi ci sono accantonamenti e rettifiche e alla Pag. 7fine viene fuori la dotazione finale, che è quello che il comune vede come trasferimento.
  L'unico punto su cui voglio richiamare l'attenzione ma che è noto alla Commissione è che i tagli e il rimborso TASI esulano dal meccanismo perequativo, in quanto vengono attribuiti a storico per quanto riguarda la TASI e sulla base dei meccanismi di riparto previsti dalle diverse leggi istitutive. È ovvio che queste grandezze, il netto tra queste due, quindi la differenza tra 3,5 e 1,7 miliardi potrebbe andare a comporre le risorse lorde standard, e in quel caso entrerebbero nel meccanismo andandosi a distribuire in parte a storico, in parte a standard, ma attualmente non è così.
  Questo esaurisce definitivamente tutto il meccanismo del Fondo di solidarietà. Abbiamo preparato un piccolo esempio per vedere dei numeri concreti (slide n. 7); abbiamo preso due comuni del Veneto, in particolare Cortina perché è il comune più ricco d'Italia dopo Portofino e Campione d'Italia – però Campione d'Italia sta in Svizzera, Portofino ha 490 abitanti, quindi abbiamo preso Cortina che era il terzo in classifica, ma ha una popolazione consistente ed è il comune più ricco – e un comune più normale, non tanto distante da Cortina, con gli stessi abitanti, Mel, meno montano e soprattutto meno ricco di Cortina, come si vede già dal reddito dichiarato (24.000 euro reddito dichiarato medio IRPEF a Cortina, 18.000 a Mel; però è sull'IMU che c'è la differenza maggiore).
  Guardando i due comuni all'interno del fondo (slide n. 8), questa è la loro situazione nel 2016: popolazione identica, ma dalle risorse storiche si vede che i due comuni sono totalmente differenti; la vecchia ICI era 10 milioni a Cortina, 1,3 a Mel; quando è entrata l'IMU/TASI standard che ha determinato il meccanismo di compensazione storica avevamo 19 milioni di IMU/TASI standard a Cortina, meno di 1 milione a MEL; questo ha determinato la distribuzione del fondo storico, quindi meno quasi 9 milioni a Cortina, 364.000 euro a Mel situazione storica di partenza.
  Entrano fabbisogni standard e capacità fiscale e questa è la situazione dei due comuni, chiaramente tutto ribassato al 45,8 per cento; quindi se volessimo avere un'idea del fabbisogno standard e della capacità fiscale complessivi dobbiamo raddoppiare i valori che vediamo qui.
  Nella slides n. 9 si vedono due cose fondamentali, una scontata, cioè che Cortina è un comune più ricco di Mel, perché ha 9 milioni di capacità fiscale, mentre Mel 1,2, però è importante vedere il fabbisogno standard. I due comuni sono identici dal punto di vista della popolazione, molto vicini geograficamente, però Cortina ha un fabbisogno standard del 70 per cento più alto di quello di Mel, perché è un comune montano, turistico e presenta costi di gestione maggiori; quindi il fabbisogno standard tiene conto di queste differenze.
  È chiaro però che, una volta confrontato con la capacità fiscale, determina il trasferimento del Fondo perequativo standard, che è 7,5 milioni più 4,8, le due componenti che vedevamo prima, quindi un versamento più alto per Cortina a regime rispetto agli 8,9 milioni della situazione storica e un flusso di risorse verso Mel più alto di quella che era la situazione storica, in quanto passa da 3,64 a oltre 400.000 euro.
  Questo vi dà l'idea di come fabbisogno standard e capacità fiscale entrino in due comuni vicini, ma molto diversi per caratteristiche economiche. Poi c'è la composizione del fondo, 70 a 30, e le variazioni di carattere finanziario, la restituzione dell'acconto sull'IMU effettuata, le riduzioni che spesso incidono in misura molto forte, il rimborso a storico della TASI del 2016, gli accantonamenti e rettifiche effettuati dal Ministero dell'interno e da ultimo il Fondo netto che i due comuni vedono nel sito del Ministero dell'interno, quindi meno 6 milioni per Cortina, più 649.000 euro per Mel.
  Qual è l'effetto perequativo che il nuovo meccanismo standard produce? Va calcolato facendo la differenza tra la parte storica e la parte standard, non può essere letto direttamente su questi due numeri, ma va calcolato e può essere rappresentato Pag. 8in modo molto semplice. Vediamo che l'effetto perequativo per Cortina è meno 1 milione nel 2016, 14.000 euro in più per Mel.
  Chiaramente questi sono al 30 per cento, proiettati al 100 vanno moltiplicati per raggiungere la situazione a regime.

  PRESIDENTE. Scusi, come viene calcolato il milione e 19?

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. È calcolato facendo la differenza, quindi le due componenti, i 6 milioni e i 3 che è la parte che loro ricevono, meno la parte che avrebbero avuto a storico e determina quel pezzettino di effetto perequativo che si inizia ad avere per effetto del 30 per cento del meccanismo.

  PRESIDENTE. Io prendevo il Fondo compensazione risorse storiche che è G più...

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Perché questi due compongono tutta la parte standard, poi si prende il 70 di questo e il 30 di questo e si fa la differenza rispetto allo storico.
  Nel fondo interviene tutta una serie di variazioni a valle con particolari correttivi, per esempio nel 2016 abbiamo avuto, oltre a un correttivo statistico che è insito nel meccanismo e non si vede, un ulteriore correttivo che va a Cortina per 300.000 euro per ridurre il suo effetto, perché era stato ritenuto troppo forte il milione di variazione. Quindi ci sono dei correttivi inseriti per questi comuni.
  Questo esaurisce l'analisi del Fondo di solidarietà.

  PRESIDENTE. Mentre nel 2021 a regime Cortina pagherebbe il prezzo di F più G più C, quindi sarebbe circa 3?

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Sì.

  FEDERICO D'INCÀ. Tre milioni, vero, presidente? Questo va aggiunto ai 9, quindi alla fine sarebbero 12 e 988 rispetto ai 9 e 888 di adesso, quindi 3 milioni in più o in meno rispetto alla cifra attuale?

  MARCO STRADIOTTO, Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Solo un piccolo dettaglio già evidenziato dal collega Porcelli: l'effetto dei tagli calcolato a monte per assurdo potrebbe compromettere l'effetto del sistema perequativo, perché un taglio fatto sui dati SIOPE, che non tenevano in considerazione i dati di personale, potrebbe sfavorire un comune che ha poco personale e tante spese per beni e servizi rispetto a un altro.
  Siccome la questione dei tagli è a monte e incide parecchio, perché in termini di numero incide più della perequazione, tutta l'attività di fabbisogni e capacità fiscale standard potrebbe essere vanificata.

  FEDERICO D'INCÀ. Ho capito.

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SO.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Come da programma, avevamo previsto di soffermarci su OpenCivitas Enti locali, cioè la parte del sito dedicata esclusivamente agli enti locali.
  Per accedervi bisogna avere una password, però si accede da OpenCivitas normale, in coda alla pagina si trova un accesso riservato agli enti locali che porta nel portale del federalismo fiscale, dove è necessario avere un accesso con password.
  Una volta entrati nel portale del federalismo fiscale trovate dei servizi dedicati ai comuni, tra cui OpenCivitas Enti locali, trovate un sito che al momento ha due porte d'ingresso, province e comuni (le province sono in corso di ridefinizione su OpenCivitas): andando sulla parte comuni e selezionando l'anno di riferimento, il 2013, troviamo un sito con le stesse informazioni Pag. 9dell'OpenCivitas Cittadini, con elementi in più derivanti soprattutto dall'analisi dei questionari.
  La porta d'ingresso e la visione sull'Italia dei fabbisogni standard, che mostra la differenza tra spesa storica e fabbisogno standard, in rosso le regioni con i comuni mediamente sopra il fabbisogno standard, in verde le regioni sotto il fabbisogno standard.
  Cosa può fare il comune una volta entrato in questa videata? Può vedere come si distribuisce il fabbisogno standard per altri servizi rispetto alla spesa storica, ad esempio come si distribuiscono i rifiuti o come si ripartiscono i servizi sociali, che vedono una spesa maggiore al nord rispetto a quella che vediamo al sud, può cambiare annualità, ma soprattutto può iniziare una navigazione interattiva con una possibilità di benchmarking più spinta rispetto a quella che vedevamo.
  Vediamo ad esempio le province della Lombardia e possiamo entrare nel dettaglio rispetto alla situazione territoriale nel confronto tra spesa storica e fabbisogno standard all'interno della provincia di Milano. Si vede ad esempio come Milano abbia una spesa storica inferiore al fabbisogno, l'hinterland invece una situazione leggermente diversa. Si potrebbe cambiare provincia e mettere Roma, quindi avere la situazione della provincia di Roma che è quasi l'opposto, perché vede Roma con una spesa storica maggiore e l'hinterland con una spesa storica inferiore.
  Si può entrare ancora di più nel dettaglio e andare sul singolo comune, per esempio su Roma, e iniziare la navigazione nel dettaglio sulle singole funzioni. Qui si ha una videata complessiva che è molto simile, anche se con una veste grafica diversa rispetto a quella di OpenCivitas Cittadini, ma soprattutto il comune può entrare dentro i dati del questionario.
  La cosa forse più interessante è vedere i dati relativi al personale. In questa parte il primo dato è il totale dei dipendenti del comune: per Roma abbiamo 23.627 dipendenti (non dirigenti) annualizzati a seconda dei contratti (sono sostanzialmente gli stessi, 23.277) poi c'è il numero dei dirigenti, 230 circa, e in coda un indicatore importante, che è il costo medio del lavoro calcolato per l'intero comune. Sono tutti dati rilevati con il questionario FC 10U relativi al 2013 e al personale.
  Alla fine trovate il costo medio per lavoro per addetto, pari a 42.900 euro. Questo valore può essere visto anche per altri comuni, per Milano o per Napoli. Ci sono anche altri dati interessanti, un altro che a mio avviso può essere importante emerge dai dati contabili, laddove il questionario alla fine dei dati contabili calcola degli indicatori relativi al personale, che possono essere relativi a tutto il personale dipendente o alle singole funzioni.
  Vedete in coda questo dato, l'Y9, il costo medio del lavoro per addetto, 42.900 euro che avevamo visto prima, però adesso c'è la possibilità di vederlo diviso tra dipendenti non dirigenti, 30.608, e dirigenti, 131.000 euro. Se andate sul valore di Milano, troverete dei valori leggermente inferiori, 101.000 euro per i dirigenti e 30.000 euro per gli altri dipendenti.
  Noi abbiamo questo dato diviso per funzioni; possiamo valutare l'incidenza del costo del lavoro, che è il 24 per cento sul totale della spesa; non abbiamo ancora dati relativi alle informazioni specifiche, però c'è la distribuzione tra figure professionali.
  Questa è una videata generale sicuramente interessante, ma che riteniamo un punto di partenza per quello che vorremmo diventasse l'OpenCivitas Enti locali, uno strumento di controllo di gestione il più possibile interattivo, nel senso che adesso vedete un'analisi statica, perché potete vedere i dati e il comune li può scaricare, però per iniziare a fare dei benchmarking più spinti o delle simulazioni per capire come prendere eventuali decisioni, deve scaricarsi questi dati.
  Per il prossimo anno vorremmo rendere questo strumento interattivo, in modo tale che il comune possa già online effettuare delle simulazioni, modificando il numero dei dipendenti o la composizione rispetto a quello che vede nei comuni a lui più simili.
  Le stesse analisi possono essere fatte anche in relazione ai servizi; quindi vedere quanti bambini e asili nido ci sono, quante Pag. 10prestazioni di servizi sociali vengono erogate, unitamente ai costi standard, che per alcuni servizi già ci sono, tipo i servizi di istruzione o i servizi di asili nido, può portare a simulazioni più mirate alla gestione del servizio.
  I dati del questionario sono statici, il confronto può essere fatto solo sugli indicatori che sono sostanzialmente uguali a quelli di OpenCivitas Cittadini; questa analisi è ancora statica, quindi va resa...

  VIERI CERIANI, Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Potrebbe essere interessante per il sindaco di Roma andare a vedere su quella struttura del personale e sui costi per addetto nelle diverse mansioni, nelle diverse funzioni, nei diversi livelli, confrontarsi ad esempio con Milano oppure con una media nazionale. Questo è un passaggio in più che ancora non abbiamo sviluppato, ma potrebbe fornire delle indicazioni.

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Abbiamo aggiunto nella presentazione quello che invece è già in corso di realizzazione sugli studi di settore, dove con i nuovi indicatori di affidabilità si intende non soltanto fornire un indicatore della congruità e coerenza che si avevano con i vecchi studi di settore, ma anche dare alle imprese uno strumento di carattere gestionale.
  Questo è già in corso di definizione con una serie di report, di audit, di benchmarking che consentono alle imprese di confrontarsi direttamente con i valori medi del settore, in modo da capire su indicatori tipici delle imprese quali il ROE, il ROI e il ROS, quindi il tasso di rendimento dell'investimento o la redditività in generale rispetto alla media di settore, quali siano le chiavi di successo di imprese simili nel settore.
  Vorremmo traslare la stessa cosa per i comuni, che ovviamente non sono delle imprese, però sono comunque delle unità di produzione molto complesse, multiservizio, in cui al posto dei settori abbiamo le funzioni, al posto del classico conto economico o stato patrimoniale abbiamo la struttura dei costi delle diverse funzioni, oltre che i dati strutturali che ripercorrono lo stato patrimoniale dell'impresa.
  Viene naturale effettuare un'analisi simile a questa, in cui si confrontano gli indicatori del singolo comune con i valori medi del cluster, della regione, o scegliere il comune con cui confrontarsi, sino a giungere (questo è molto interessante, già sviluppato nei nuovi studi di settore nell'ambito degli indicatori di affidabilità) a dei giudizi preconfezionati, che danno anche una descrizione narrativa della situazione. Questo è già presente per le imprese, però è possibile utilizzare la tecnologia anche per il mondo dei comuni.

  VIERI CERIANI, Amministratore delegato della società SOSE- Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Se posso aggiungere, a pag. 11 del documento, questo è un prodotto che già esiste, che funziona ormai da qualche anno; abbiamo tre annualità coperte, un prodotto di auditing e benchmarking; qui si dà una diagnosi della singola impresa, a sinistra vengono dati gli elementi contabili di base, a destra una serie di indicatori aziendali finanziari che sono standard nell’auditing.
  A seconda delle posizioni che si raggiungono nella parte in alto a destra c'è un programma che costruisce un profilo, quindi le cose scritte sotto sono personalizzate, ma sono in qualche modo standardizzate sui risultati dell'analisi fatta. Ovviamente un conto è l'impresa, un conto è un comune, però concettualmente vorremmo arrivare a qualcosa del genere, in modo che l'amministratore sappia che le criticità sono soprattutto sulla raccolta dei rifiuti, sulla gestione dell'anagrafe, e perché è così, perché hai personale o costi di altra natura troppo elevati.
  La cosa interessante di questo prodotto, che adesso non vi facciamo vedere perché ovviamente esula, è che è interattivo, nel senso che l'imprenditore può confrontarsi con i suoi competitor, può scegliere un aggregato di riferimento su base geografica, Pag. 11su tipologia di attività, in base al cluster a cui appartiene.
  Qualcosa del genere potrebbe essere interessante anche per gli amministratori comunali nel dare un prodotto che possa essere di qualche utilità.

  MARCO STRADIOTTO, Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Un'ultima precisazione e domanda direttamente ai componenti della Commissione. Come avete visto, i dati sul personale da rintracciare sul portale Enti locali è un lavoro che può servire a chi fa analisi; noi stiamo chiedendo le autorizzazioni per mettere pubblici i dati del personale, anche solo OpenCivitas, con dei dati molto più veloci da consultare dove sia possibile fare il confronto.
  Vorrei chiedere anche a voi se riteniate sia utile. A suo tempo ci era stato detto di attendere per questioni di privacy, soprattutto perché quando si va allo spacchettamento per ogni singolo servizio si dice il costo complessivo di quella persona in quel servizio; però riteniamo che dal punto di vista della privacy nel momento in cui avremo le autorizzazioni necessarie sia utile renderlo pubblico e che anche il cittadino qualsiasi senza password possa verificare queste performances.

  PRESIDENTE. Mi sembra di poter dire che la mole di informazioni e di elaborazioni e la loro sofisticatezza siano tali da non avere pari in altri Paesi; quindi questo sforzo di continuo affinamento ci garantisce una base informativa importante.
  Sento di poter dire che adesso deve maturare una classe politica e di amministratori in grado di cogliere le potenzialità di questo sistema, a mio avviso questo adesso è il tema.
  Lascio quindi la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELE MARANTELLI. A parte i ringraziamenti non formali perché il lavoro fatto mi sembra davvero un contributo prezioso, possiamo cercare di veicolarlo il più possibile perché abbiamo bisogno di un'operazione verità, un'operazione maggior consapevolezza da parte del cittadino. É un'esigenza che avverto in maniera molto forte, in assenza della quale rischiano di prevalere nella società italiana emotività ed aspettative che, dati alla mano, ci rendiamo conto che non possono essere accolte.
  Partendo da questo, dico subito senza alcun intento intrusivo che alla luce dell'ultima richiesta che ci avete fatto in ordine al personale considero ragionevole andare nella direzione di rendere la conoscenza dei dati fondamentali su OpenCivitas accessibile a tutti, perché non vi deve essere un utilizzo strumentale o punitivo, in quanto sappiamo che la pubblica amministrazione funziona innanzitutto se il personale è motivato e lavora bene.
  Mi pare che la campana sia suonata un po’ per tutti, cioè condizioni di sproporzione immotivate devono essere corrette e comunque conosciute, indipendentemente dall'amministrazione.
  I dati recentissimi del Censis confermano peraltro in maniera micidiale la diminuzione costante della popolazione, quindi il progressivo invecchiamento e l'aumento dell'età media. Ci avete fornito i dati interessantissimi sui LEP relativi agli asili nido, e, se ho capito bene, se la copertura ideale fosse del 12 per cento, servirebbero 460 milioni in più, se fosse del 22 per cento, 1,15 miliardi.
  Sul numero di comuni esistenti, poco più di 8.000, in quanti ci sono gli asili nido? Mi pare che ci avevate detto circa 2000-2200, però, siccome questo è uno dei problemi principali delle giovani coppie, quali potrebbero essere le risorse per fornire un servizio non in tutti i comuni, perché naturalmente è impossibile, ma per dare maggiori certezze a coloro che hanno il coraggio di costruire una famiglia e un futuro e di fare dei figli?
  Può sembrare una domanda «sbalestrata», però penso che sia uno dei temi centrali che la società italiana si trova davanti, perché continuiamo a chiederci perché da vent'anni non ci sia crescita, se lo chiedono gli economisti e i sociologi, ma Pag. 12la risposta è molto semplice: come fa a crescere una società in cui la popolazione continua a diminuire?
  Tutti gli strumenti che sono in grado di agire su quella leva vanno visti con realismo, perché, se diamo una copertura del 22 per cento, serve un miliardo, ma per dare una risposta più concreta non c'è una dimensione ideale. In questo caso forniamo anche all'opinione pubblica una maggiore consapevolezza sui nodi principali che abbiamo davanti.
  Ringrazio moltissimo per le analisi sofisticate e la documentazione che durante le vacanze di Natale ci dedicheremo volentieri ad approfondire.

  FEDERICO D'INCÀ. Premetto che anch'io nutro una fortissima preoccupazione per la demografia nel nostro Paese, perché anche le aree del bellunese hanno meno di un figlio per donna, quindi le zone vicine dell'Alto Adige hanno 1,76, il Veneto 1,42 e la media nazionale è 1,35, però il bellunese scende sotto un figlio per donna e credo che questo dato sia incredibile!
  Come facciamo a preparare i nostri colleghi parlamentari a capire questi dati? Questo è importantissimo, perché bisogna trovare un modo per spiegare al Parlamento e ai nostri colleghi come si utilizzano questi dati.
  Sarebbe interessante vedere i dati dei comuni confinanti con Cortina dalla parte dell'Alto Adige, quindi delle regioni e delle province autonome. Questa è una richiesta che la Commissione ha fatto più volte, non spetta al SOSE, spetta alla valutazione politica e sarebbe veramente interessante valutare il dato delle regioni autonome e successivamente allargare questo controllo alle altre funzioni delle regioni come la sanità.
  Questo è un procedimento che come Commissione dovremmo seguire per comprendere perché le regioni non vi abbiano voluto fornire i dati sul trasporto pubblico locale a parte quelli del Molise e come intervenire per fare pressione su queste regioni per ottenere il dato e aggiungerlo all'analisi fatta finora.

  MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio anch'io per gli stimoli, il materiale e il lavoro che state facendo. Continuo a trovare ostico questo riparto del fondo, quindi ci rifletteremo ancora.
  Due cose, una sulla questione con cui il dottor Stradiotto concludeva, cioè in che misura tener conto della domanda qualora si arrivasse a definire veramente dei livelli essenziali. Questo si riallaccia all'intervento del collega, perché è opportuno anche solo capire se prendere una domanda potenziale o una domanda effettiva, laddove di fatto quando parli di copertura parli chiaramente di una domanda, però una domanda potenziale, quindi i bimbi 0-2 anni; invece domanda effettiva potrebbe essere tener conto se l'occupazione femminile sia una variabile che incide sulla domanda di asili, con l'implicazione però che potrebbe essere il gatto che si morde la coda, laddove può non esserci occupazione femminile perché manca la gestione di servizi, quindi è un tema politico delicato.
  Su questa questione dei livelli essenziali può darsi che abbia capito male, quindi mi scuso in anticipo, però avete considerato alcuni servizi che valutate a costo per i quali è comprensibile come può essere fatto il calcolo dei livelli essenziali delle prestazioni, mentre non mi è altrettanto chiaro nei servizi sociali (non «sevizi», come è scritto qui, mi raccomando), dove la domanda è aumentata; però non ho capito bene come si sia potuto costruire un livello essenziale senza una funzione di costo. Se mi poteste dire qualcosa in più su questo argomento vi sarei grata.
  Chiederei una conferma per quanto riguarda la parte sul Fondo di solidarietà comunale, cioè nella parte storica diversamente dalla parte standard (è un problema che non riguarda direttamente voi, cioè la parte fabbisogno, ma la parte capacità, ed è un mio pallino; avevo elaborato anche un emendamento, ma purtroppo noi al Senato non abbiamo potuto esaminare gli emendamenti sulla legge di bilancio); c'è questo problema della compensazione, perché il fatto che la TASI sulla prima casa sia tolta non deforma il calcolo delle risorse storiche, Pag. 13 mentre altera quello della capacità fiscale.
  Uso il termine «altera» perché i comuni ricevono comunque questi soldi, e questo è un problema serio se andiamo al 100 per cento di distribuzione del fabbisogno; c'è il 45, il 50, altre forme di compensazione, sono misure esterne, mentre è meglio incidere sulla funzionalità che cercare di correggere ex post, meglio rendere il meccanismo funzionante.
  Credo che questo tema si ponga in questo passaggio, giustamente le rettifiche e i minori introiti incidono molto, quindi andrebbero definiti due percorsi diversi, cioè un punto in cui si fanno le compensazioni e le rettifiche, un punto in cui si fa la perequazione. Credo che anche dal punto di vista della comunicazione al comune, al di là del fatto che gli state mettendo a disposizione un insieme ampio e dettagliato di informazioni, proprio perché c'è una fase di apprendimento, le due informazioni debbano essere tenute assolutamente separate.
  Questo è chiaramente un problema anche nostro in quanto dovremo sistemare il quadro normativo, però anche dal punto di vista comunicativo credo che questo sia un elemento importante, altrimenti si confonde il messaggio che si vuol dare.

  MARCO STRADIOTTO, Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Rispondo all'onorevole Marantelli. La nostra stima relativa agli asili nido prevede che in tutti i 6.700 comuni oggetto dell'analisi, tutti i comuni delle regioni a statuto ordinario, vi sia la copertura del 12 per cento. É chiaro che si tratta di un calcolo teorico, perché comuni con 100 abitanti non fanno l'asilo nido per un bambino, però si considera che tutti i comuni possono pensare di avere un livello del 12 per cento di copertura, del 22 o addirittura del 30, perché abbiamo preso come riferimento gli obiettivi di Lisbona, che prevedono di arrivare al 33 per cento, compreso il nido offerto dal privato e dalle aziende.
  Oggi solo il 35 per cento dei 6.700 comuni che abbiamo analizzato ha il servizio di asilo nido, e anche qua con percentuali diverse perché ci sono comuni che arrivano vicino al 30 per cento di copertura bambini 0-2 anni e comuni che danno una copertura molto bassa.
  La prima obiezione è che bisognerebbe costruire l'asilo nido, ma in realtà nella nostra stima viene considerata anche l'ipotesi dell'utilizzo di locali in affitto, quindi non sarebbe quello l'aspetto che impedisce; non serve per forza una spesa in conto capitale per poter partire, ma è certo che servirebbe qualcosa perché il comune abbia le risorse per partire, perché il fabbisogno standard nel momento in cui trova i bambini presenti riconosce il fabbisogno in proporzione ai bambini; servirebbe che il decisore politico decidesse di investire sugli asili nido e incentivarne la partenza, sapendo che poi il fabbisogno standard riconoscerebbe, nel momento in cui trova i bambini, quel fabbisogno in più.
  Per quanto concerne il vostro parere rispetto ai fabbisogni approvati in precedenza dalla Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard (CTFS), che ha avuto il parere di questa Commissione dove dovrà essere approvato il DPCM finale, rispetto al riconoscere gli indicatori previsti dagli obiettivi approvati dal CIPE, si parla di percentuale regionale e di percentuale per le regioni del sud.
  Abbiamo letto e verificato i pareri, sia quelli dati in precedenza che quelli dell'ultimo passaggio, perché quando arriveremo al dunque della prossima stima, quando arriveremo agli asili nido oggettivamente ci porremo un problema; ad oggi nessuno ci ha ancora fornito un dato dicendoci di applicare a tutti i comuni il 12 per cento, che anche quella delibera CIPE prevede, ma solo per le regioni del sud e solo a livello regionale, che è diverso dal prevedere una stima comune per comune; anche in Emilia-Romagna il 12 per cento vuol dire una spesa in più, perché ci sono comuni che non hanno l'asilo nido anche in Emilia-Romagna, e questo non è un dettaglio.
  Siccome il meccanismo di costruzione del fabbisogno standard tiene conto dei pesi di ogni funzione, nel momento in cui Pag. 14il decisore politico fornisce l'indirizzo dell'asilo nido al 12 per cento il peso dell'asilo nido aumenta rispetto agli altri e a parità di risorse (perché noi abbiamo il blocco della parità delle risorse) attirerà risorse da altri servizi che la decisione politica intende meno importanti.
  Rispetto alla questione delle regioni a statuto speciale, onorevole D'Incà, abbiamo già avuto modo di rispondere l'altra volta ed oggettivamente è un problema, nel senso che confrontare Mel e Cortina è una partita, confrontare Cortina con Moena o Canazei è completamente diverso. In questo senso speriamo che quanto sta accadendo per quanto riguarda la Sicilia – laddove nel corso dei prossimi mesi dovremmo iniziare a fare il questionario per i comuni e gli enti locali, che quindi ci permetterà di avere anche quei dati – possa valere anche per altre regioni, ma questo dipende molto dagli accordi che lo Stato farà con le singole regioni per i motivi che conoscete meglio di noi.
  Sul meccanismo perequativo sarebbe nostra intenzione, avute le autorizzazioni necessarie, pubblicare su OpenCivitas Enti locali quel tipo di meccanismo, in maniera che ogni comune mettendo il proprio codice catastale abbia la possibilità di vedere nel dettaglio il meccanismo. Credo che sarebbe assolutamente utile per comprendere un meccanismo oggettivamente complesso, che deve essere reso assolutamente trasparente, in maniera che ogni ente possa conoscere esattamente come avviene il calcolo e perché, laddove in tante occasioni dal fabbisogno standard ci aspettavamo un determinato risultato, il Fondo di solidarietà non è stato quello che ci aspettavamo. Magari poi nell'analisi si constata che oggettivamente dalla parte fabbisogni standard avrebbe ricevuto più risorse e magari ha un'alta capacità fiscale (l'UPB in audizione ha raccontato di alcune criticità); dall'altra parte può capitare che il taglio previsto dalle disposizioni dei vari Salva Italia e dei decreti legislativi precedenti abbiano determinato in quel comune dei tagli che, essendo a monte, non vengono assolutamente condizionati dal meccanismo perequativo.
  Per quanto riguarda la domanda sul Trasporto Pubblico Locale (TPL), cioè sul fatto che le regioni non abbiano risposto, nei comuni si arriva al 95-99 per cento di risposta a seconda dei vari questionari, quindi una risposta molto significativa per non dire totale; sulle regioni c'era una possibilità di rispondere, non erano previste sanzioni, quindi ci siamo trovati in difficoltà. Oggettivamente stimare il gap infrastrutturale per quanto riguarda i trasporti è un dato molto importante; la parte sulla spesa corrente la sta facendo il MIT e siamo d'accordo di lavorare insieme perché sarebbe anomalo avere numeri diversi, quindi ci siamo divisi i compiti.
  In questo la carenza di dati è preoccupante, perché alcune ripartizioni vengono fatte ancora a storico e lo storico penalizza o favorisce delle regioni rispetto ad altre, perché alcune hanno fatto grandi passi avanti nella infrastrutturazione sia in termini di chilometri, sia in termini di passeggeri serviti, mentre altre sono ferme, quindi è chiaro che anche la ripartizione del Fondo nazionale trasporti sarebbe molto diversa; ma è una cosa che vi raccontiamo senza avere la possibilità di darvi dei dati robusti su cui poter basare la vostra attività.

  FRANCESCO PORCELLI, Responsabile ricerca e sviluppo per la spesa pubblica della società So.S.E – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Per quanto riguarda la domanda su come abbiamo determinato queste simulazioni sui maggiori costi derivanti dal raggiungimento di alcuni, ipotetici LEP, dove avevamo la funzione di costo dei fabbisogni standard ovviamente abbiamo utilizzato quella, e questa ha preso in esame il servizio di asilo nido e l'istruzione.
  È chiaro che nei servizi sociali non abbiamo funzioni di costo, perché non siamo ancora arrivati al punto di avere una struttura robusta dell’output per poter fare il fabbisogno standard in quel modo, però ci abbiamo provato comunque (infatti nel rapporto viene descritto) e abbiamo tentato di fare una funzione di costo con i dati a disposizione, costruendo un indicatore composito, perché l'unica strada per i servizi Pag. 15sociali è quella, vista la mole di servizi molto diversi tra loro offerti.
  Abbiamo costruito quindi un indicatore composito, sul quale sono state effettuate delle analisi di robustezza; c'è una funzione di costo lineare, basata su questo indicatore composito, che ci permette di fare questa simulazione. Ovviamente non ha la robustezza della funzione di costo dell'asilo nido o dell'istruzione, però è un primo passo informativo. Troverete i dettagli all'interno del documento.
  Per quanto riguarda il Fondo di solidarietà è un problema avere la TASI a storico, crea una distorsione e soprattutto introduce un terzo pilastro dello storico, perché attualmente abbiamo tre pilastri storici che vanno riducendosi. Uno è il passaggio dal meccanismo standard al meccanismo storico, attualmente 70 e 30, l'anno prossimo 60 e 40 e poi via via raggiunge il 100 per cento; poi c'è un altro pezzo di storico che è il target perequativo, che è una leva in mano al decisore politico che deve decidere quale target perequativo utilizzare; e poi c'è la terza parte, la TASI, che deve essere riportata a monte delle risorse storiche.
  Noi aggiungiamo un altro punto, quello dei trasferimenti speciali che in Italia riguardano principalmente Roma, ma anche altri comuni sia pure in misura minore, che devono essere presi in esame per riequilibrare l'intera struttura del fondo.

  VIERI CERIANI, Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Due rapide osservazioni, una sulla comunicazione e la trasparenza dell'intero meccanismo. Questa interazione tra perequazione e spesa storica che ha mostrato Francesco Porcelli prima, al di là della sua involuzione e della sua complessità, è uno dei tentativi più trasparenti di spiegare i meccanismi oggi in vigore con la stratificazione di registrazione di meccanismi che si è avuta.
  Uno dei problemi principali – credo per esperienza aneddotica – dell'assessore al bilancio e del sindaco è capire perché gli arrivino quei soldi, perché alla fine vede il saldo, ma non è chiaro come si compongano i diversi pezzi. Se gliene arrivassero di più e non sapesse da dove, li prenderebbe comunque e starebbe tranquillo, però occorre considerare quello che diceva prima il presidente, cioè l'opportunità di avere dei meccanismi trasparenti.
  Lo dico perché noi abbiamo presentato un'idea: vogliamo provare a costruire qualcosa che aiuti l'amministratore locale a migliorare sul piano dei servizi prestati, dei fabbisogni, ma, se l'intero meccanismo di finanziamento è oscuro, non serve, perché si aspetterà un apprezzamento da parte dei suoi elettori, dei concittadini su uno sforzo impegnativo di ristrutturare l'attività di alcuni segmenti della sua amministrazione e poi magari gli arriverà una decurtazione per qualche intervento sulla stima della capacità fiscale, per cui l'effetto netto sarà vanificato.

  FEDERICO FORNARO. Si aggiunge un altro elemento: tutti i dati storici su cui si fa riferimento per gli standard non tengono conto di un calo significativo della fedeltà fiscale. Questo è il problema, la fedeltà fiscale negli ultimi 5-6 anni anche a causa della crisi, anche nei comuni che non hanno mai avuto questo problema è calata, quindi si continua a fare i conti su un dato che non è più vero: tu dai 100 come introito standard, ma in realtà in questo momento stai incassando 85 o 90.
  Ad esempio nel caso delle società che falliscono quell'IMU non è più pagata da nessuno, magari avevi una grande azienda che ti dava 100.000 euro di IMU, te la calcolano lì dentro ma alla fine quei 100.000 non ci sono; quindi vengono detratti ancora perché io avevo 100.000 ed ero più ricco di quello che non ce l'aveva; per cui adesso nelle perequazioni me ne portate via ancora un pezzo, quindi sono 100.000 più un pezzo! È questo il punto.
  Questo è un problema che, se riportato sul singolo comune, in alcuni casi è devastante, perché per un piccolo comune beccarsi due piccoli fallimenti significa avere, oltre al danno, la beffa.

  VIERI CERIANI, Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Sul discorso domanda potenziale/domanda effettiva asili Pag. 16nido è chiaro che lo strumento dei fabbisogni standard non è assolutamente in grado di essere funzionale a una scelta politica importante di potenziare significativamente un servizio; non è assolutamente lo strumento adatto, occorrerebbe un intervento specifico in cui dal centro si decide matching grants che se fai l'asilo nido il primo anno ti finanzio la costruzione e l'avvio; dall'anno dopo, quando il servizio esiste, i fabbisogni standard te lo coprono, altrimenti non ne usciamo per il doppio problema che da un lato togli risorse ad altri servizi per finanziare quello e dai fondi senza avere alcuna garanzia che vengano effettivamente spesi per fare gli asili nido.
  Non ne esci: devi fare un intervento specifico per avviare il passaggio in questo caso dal 12 per cento di copertura al 22 o a quello che sia.

  MARCO STRADIOTTO, Responsabile rapporti istituzionali per la spesa pubblica della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Rispetto all’ osservazione del senatore Fornaro, mentre i fabbisogni tentano di fare un ragionamento che va oltre lo storico, la capacità fiscale ovviamente risente molto dello storico e, siccome le due componenti determinano la perequazione, queste osservazioni sono da tenere in considerazione; perché la capacità fiscale fa una fotografia dello storico e lo storico può non tener conto di questi eventi che possono capitare.
  In questo rientra anche la questione della revisione delle rendite catastali, che non è un dettaglio da poco. Questi sono dati 2013; noi arriveremo al 2015 e quindi dovrebbe essere fatta una valutazione sul reale incassato, in maniera da depurare eventuali fenomeni di questo tipo, perché se gli dici che ha una potenzialità di 100.000 euro in un piccolo comune 100.000 euro mancano!

  VIERI CERIANI, Amministratore delegato della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. E comunque il quadro non è completo perché non sono solo i tributi che il comune incassa o non incassa, ma c'è anche un pezzo di compensazione dello Stato per la parte di tributo che è stata soppressa con decisione centrale, e quello alla lunga può riflettere una situazione storica congelata nel passato, che non tiene più conto della realtà abitativa del comune tra 5 o 10 anni; quindi è una situazione veramente peculiare per certi versi e molto problematica per altri.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per il loro intervento e per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.

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ALLEGATI

Documentazione depositata dai rappresentanti della società Soluzioni per il Sistema Economico – SO.S.E. S.p.A

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