XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 64 di Giovedì 20 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, gen. Danilo Errico:
Gelli Federico , Presidente ... 3 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 3 
Gelli Federico , Presidente ... 6 
Carnevali Elena (PD)  ... 6 
Gelli Federico , Presidente ... 7 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 7 
Beni Paolo (PD)  ... 8 
Gelli Federico , Presidente ... 8 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 8 
Carnevali Elena (PD)  ... 9 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 9 
Carnevali Elena (PD)  ... 10 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 10 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 10 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 10 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 10 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 10 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 10 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 10 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 11 
Errico Danilo , Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 11 
Gelli Federico , Presidente ... 11 

(La seduta, sospesa alle 9.35, è ripresa alle 9.40) ... 11 

Gelli Federico , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 8.55.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, ove fosse necessario, anche su richiesta di un commissario ovvero dell'audito, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
  Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, gen. Danilo Errico.

  PRESIDENTE. La seduta di oggi prevede l'audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Danilo Errico, che ringrazio della disponibilità di essere qui con noi. Per noi è molto importante la sua presenza. Ringrazio lui e i suoi collaboratori per le informazioni che ci potranno fornire.
  Sottolineo che l'Esercito ha un ruolo importante e interviene in maniera diretta nella gestione dei migranti, essenzialmente con funzione di collaborazione con le forze dell'ordine per quanto riguarda la sorveglianza dei centri di accoglienza. In questo senso, appare interessante capire quali siano con precisione le funzioni affidate all'Esercito e quali oneri comporti questa funzione, per esempio in termini di risorse impiegate e di addestramento.
  Non nascondo poi che l'idea di quest'audizione nasce anche dalla perenne difficoltà di individuare le strutture addette alla gestione dell'accoglienza dei migranti. Nel reperire aree adatte allo scopo in questo senso, spesso si fa cenno alle ex caserme dell'Esercito. Sappiamo, peraltro, che l'utilizzo delle caserme dismesse non è di competenza della struttura diretta dal generale oggi nostro ospite e che sulla materia esiste una disciplina, ma vorremmo comunque chiedere cosa a lui risulti in termini di utilizzo già in essere e se ci siano prospettive, anche allo stato solo ipotetiche, in questa direzione. Ovviamente, se ci fossero aspetti meritevoli di riservatezza, ricorreremo alla seduta segreta.
  Se non ci sono obiezioni, darei immediatamente la parola al generale Errico per lo svolgimento della sua relazione.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Signor presidente Gelli, grazie a lei e alle signorie loro onorevoli per l'opportunità di illustrare i compiti e il ruolo che la forza armata nell'ambito del fenomeno immigratorio svolge.
  Mi sia consentito, per meglio focalizzare il tema oggi discusso, introdurre l'odierna audizione evidenziando che l'Esercito è coinvolto nella gestione dell'emergenza immigrazione a partire dal 1991. Ha iniziato per la prima volta allorquando la crisi politica in Albania portò migliaia di profughi ad attraversare l'Adriatico e circa 1.000 uomini della Brigata Pinerolo e della Brigata Garibaldi furono chiamati ad allestire un campo di accoglienza, contribuendo allo sforzo di altre Istituzioni dello Stato.
  Da allora l'Esercito ha avuto modo di affinare sempre più le modalità e le procedure che consentono di cooperare con Pag. 4altri dicasteri e, in particolare, con le forze dell'ordine, nel controllo del territorio e nella gestione delle emergenze – più che «controllo del territorio», tengo a precisare che l'espressione più corretta è «presidio del territorio» – come, per esempio, nelle operazioni Vespri Siciliani (1992-98), Testuggine (1993-1995), Riace (1994-05), Partenope 1 e Partenope 2 (1994-1998), Salento (maggio-novembre 1995) e Domino (2001-2006), ognuna con caratteristiche diverse, ma che hanno messo in luce l'esperienza maturata ad oggi nel collaborare con altre Istituzioni dello Stato. Quindi, non è nuovo a questo tipo di partecipazione alle emergenze nazionali.
  Per quanto attiene nello specifico all'immigrazione, è noto come la situazione di estremo bisogno dei migranti sia diventata progressivamente sempre più oggetto di sfruttamento da parte della criminalità organizzata, che ne gestisce il traffico clandestino, e come non si possa escludere che le rotte della disperazione siano utilizzate da gruppi terroristici per movimentare simpatizzanti e affiliati da e per l'Europa, un rischio che ha assunto un valore di particolare gravità per il nostro Paese soprattutto nel corso dell'anno giubilare, che si avvia alla conclusione. Fino ad oggi – incrociamo le dita – è andata molto bene.
  È in tale contesto che anche gli uomini e le donne attualmente coinvolti nella gestione del fenomeno sono formalmente inquadrati nel contingente che l'Esercito italiano dedica ininterrottamente dal 2008 all'operazione «Strade sicure», che oggi prevede l'impiego di 6.990 militari, cui si aggiungono 40 militari dell'Aeronautica e 20 carabinieri e che di fatto rappresenta, con una presenza molto capillare sul territorio, sino ad oggi l'impegno più oneroso in termini di uomini, mezzi e materiali che la forza armata abbia mai sostenuto.
  Ritengo opportuno chiarire che la missione assegnata all'Esercito per quanto attiene all'operazione «Strade sicure» si concretizza nel concorso alle forze di polizia teso a incrementarne le attività di prevenzione e di contrasto. È in questo panorama che l'Esercito, su richiesta delle prefetture e su disposizione del Ministero degli interni, ha gravitato, vigilando con modalità ben definite su frontiere, principali hub (porti e aeroporti), siti sensibili (ambasciate, residenze di diplomatici, luoghi di culto) e Centri di identificazione ed espulsione (CIE), Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA), Centri di accoglienza (CDA), Centri di soccorso e prima accoglienza (CSPA) e hotspot. Per hotspot intendo in prossimità di porti, dove vengono allestiti dei campi temporanei di contingenza.
  Le modalità di svolgimento del servizio sono disciplinate da apposite consegne approvate dal comandante di Corpo e sanzionate delle autorità locali di pubblica sicurezza, ovvero il prefetto e il questore. Il controllo dei flussi migratori, pertanto, è inserito in un sistema di vigilanza di cui l'Esercito è parte e che abbraccia tutta la penisola italiana.
  Andando più nel dettaglio, l'Esercito collabora nella vigilanza alle frontiere con 140 militari distribuiti tra le province di Aosta, Bolzano, Imperia, Torino, Trieste e Udine. Se poi servono in dettaglio i numeri, li posso anche fornire. In particolare, tale servizio ha lo scopo di supportare gli operatori della pubblica sicurezza in un mirato e incisivo servizio di controllo di retrovalico per contrastare l'immigrazione clandestina e i reati transfrontalieri. In questo contesto, i nostri militari hanno il compito di pattugliare l'itinerario prestabilito dalle autorità di pubblica sicurezza e di eseguire controlli su veicoli e personale in transito.
  Al riguardo preciso che la pattuglia, composta solitamente da due militari e un agente di pubblica sicurezza, verifica soggetti e autovetture che destino sospetti, per esempio per comportamento degli occupanti o per modalità di spostamento, veicoli parcheggiati in modo anomalo, oggetti incustoditi che possano prestarsi all'occultamento di ordigni e ogni altra situazione che possa essere considerata pericolosa, dandone preventiva informazione alla sala operativa delle autorità di pubblica sicurezza, fatti salvi quei casi di grave pericolo per l'incolumità pubblica, tali da richiedere una risposta immediata e indifferibile. Pag. 5
  Anche la presenza dell'Esercito nelle aree portuali italiane si articola su un'aliquota di personale di 140 unità che operano congiuntamente alle forze di polizia nelle città di Ancona, Bari, Brindisi, Livorno, Taranto, Trieste e Venezia. Anche qui sono in grado di fornirvi i numeri nel dettaglio. Parimenti, l'Esercito schiera proprio personale anche nei principali hub del Paese, come stazioni delle ferrovie, aeroporti e metropolitane, contribuendo a una maggiore sicurezza per tutti i cittadini.
  Per quanto attiene al servizio svolto dall'Esercito sempre a supporto delle forze di pubblica sicurezza nel delicato e sensibile compito di vigilanza presso Centri di identificazione ed espulsione, Centri di accoglienza per richiedenti asilo, Centri di accoglienza, Centri di soccorso e prima accoglienza e hotspot, premetto che tale attività coinvolge un totale di 16 strutture, due in area settentrionale (Torino e Gradisca d'Isonzo) e 14 in area centro-meridionale, da Roma a Lampedusa, che accolgono in tutto circa 10.000 ospiti.
  Dei 905 militari complessivamente impegnati nel servizio di vigilanza presso le prefate strutture di accoglienza, 855 appartengono all'Esercito. Anche qui sono in grado di fornire centro per centro il dettaglio numerico di questi militari impiegati.
  Come già accennato, presso queste strutture il personale dell'Esercito ha il compito di supportare le forze di polizia nella vigilanza ai centri per immigrati ed è vincolato all'osservanza di tutte le normative e le disposizioni nell'ambito dell'ordinamento nazionale, ivi compreso il ricorso all'uso della forza per legittima difesa (articolo 52 del Codice penale) o per l'esistenza dei presupposti all'uso legittimo delle armi (articoli 51 e 53 del Codice penale; articolo 41 e 42 del Codice di procedura militare penale).
  Proseguo ora con un esempio specifico relativo al CARA di Borgo Mezzanone, a 16 chilometri ad ovest di Foggia, per la cui vigilanza sono impegnate 100 unità, di cui 50 dell'Esercito, 40 dell'Aeronautica e 10 dell'Arma dei Carabinieri.
  Le consegne per il servizio presso il sito prevedono che il personale delle forze armate concorra alla vigilanza continua del CARA, assicurando il controllo dell'ingresso principale e del perimetro e costituendo, inoltre, un nucleo di pronto impiego a disposizione del responsabile di pubblica sicurezza.
  Mi preme sottolineare che il personale dell'Esercito e delle forze armate è tenuto a evitare ogni forma di contatto con gli ospiti e non è responsabile né delle attività di gestione interna del centro, che sono affidate ad associazioni e organizzazioni quali Onlus, ONG e via elencando, né della sicurezza interna, che è devoluta agli organi di pubblica sicurezza preposti. I nostri militari possono intervenire all'interno della struttura per i soli casi di turbamento dell'ordine e sicurezza e su esplicita richiesta del coordinatore responsabile di pubblica sicurezza.
  Ancorché non precipuamente riferiti al fenomeno dell'immigrazione dei migranti, i risultati dell'operazione «Strade sicure» conseguiti nel solo 2016 sino al 30 settembre si commentano da soli. Mi sono permesso di aggiungere anche questo, anche se magari non è strettamente legato. Le persone denunciate sono 5.209, delle quali 3.650 extracomunitari (circa 70,7 per cento); le persone tratte in arresto 396, delle quali 117 extracomunitari; le armi sequestrate 290, delle quali 258 a extracomunitari (intendo armi di vario tipo, naturalmente). Sono numeri che fanno percepire l'efficacia del nostro operato e della sinergia realizzata tra le forze di polizia e le forze armate.
  Prima di concludere vorrei fare un rapido accenno anche al contributo dell'Esercito nelle operazioni dell'Unione europea SOPHIA e EUNAVFOR MED, iniziate alla fine del 2015, cui l'Italia partecipa con un consistente dispositivo aeronavale nell'ambito della lotta al business della tratta di esseri umani. Anche in tale missione l'Esercito ha dato il suo contributo, da febbraio a maggio 2016, con 13 unità che hanno operato dalle navi, conducendo attività di disseminazione di elementi di informazione relativi ai princìpi su cui si basava la missione dell'Unione europea nel Mar Mediterraneo durante le attività tese Pag. 6ad ingaggiare le imbarcazioni che a vario titolo attraversavano le rotte del Mediterraneo per coinvolgerle nello sforzo di contrasto al traffico di esseri umani.
  In conclusione, penso sia possibile ritenere tanto le capacità dell'Esercito quanto l'operato di uomini e donne della forza armata certamente in linea con le esigenze che il sistema Paese sta affrontando nella gestione dell'emergenza immigrazione, nell'ottica di consentire all'Italia di onorare in sicurezza tanto gli impegni verso i propri cittadini, quanto gli obblighi internazionali previsti in materia di soccorso, in particolare di donne e bambini, accoglienza dei rifugiati, identificazione e riconoscimento.
  Nel ringraziare le signorie loro onorevoli per l'attenzione, resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie, signor generale. A questo punto, allora, do la parola ai colleghi, se vogliono sottoporre qualche domanda o chiedere qualche chiarimento al generale. Se ho capito bene, credo il signor generale ci debba lasciare intorno alle 9.45, quindi, cerchiamo di contingentare le nostre domande, così facciamo in modo che il generale possa rispondere.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELENA CARNEVALI. Innanzitutto ringrazio molto il Capo di Stato Maggiore, generale Errico, per la sua disponibilità ad essere qui oggi, nonché per averci illustrato l'attività e il ruolo che l'Esercito ha nelle operazioni di sicurezza e di controllo del nostro territorio. Anche a nome nostro e del Gruppo che rappresento le chiedo di trasferire il nostro riconoscimento e ringraziamento anche a tutti gli uomini e le donne delle forze dell'ordine e dell'Esercito.
  Il dettaglio con il quale ci ha rappresentato l'attività che viene svolta ci fa comprendere molto bene, insieme all'operazione «Strade sicure», quanto sia importante questo rapporto di grande collaborazione che c'è, da una parte, con l'Esercito e, dall'altra parte, con tutte le attività che in questo momento vengono svolte. Stiamo affrontando un tema particolarmente complesso di intreccio tra le misure di emergenza legate ai grandi flussi e questioni di sicurezza nazionale, che, come sappiamo, sono di particolare rilievo.
  Debbo dire, con riguardo all'operazione «Strade sicure», che faccio parte di un territorio che ha avuto la possibilità di goderne. Anzi, ci lamentiamo del fatto che non abbiamo più questa possibilità. So bene, ovviamente, che questa va nei luoghi dove c'è più esigenza.
  Avevo bisogno di chiedere qualche informazione. La prima riguarda in particolar modo le aree di frontiera. Questa è per noi, in questo momento, una delle situazioni più critiche che stiamo affrontando, rappresentata da un combinato disposto – si usa dire così – della chiusura delle frontiere da parte di alcuni Stati e delle regole internazionali in cui ci muoviamo.
  Capisco già dalla sua relazione che non è una competenza che spetta direttamente a voi – voi siete una parte coadiuvante rispetto alle azioni che vengono fatte – ma, oltre alla descrizione dell'attività, mi piacerebbe che fornisse alla Commissione, più che l'impressione, che cosa legge lei, in quanto Comandante di Stato Maggiore, in una situazione tanto complessa.
  La seconda domanda, invece, riguarda l'altro tema, che è la possibilità di reperire delle disponibilità di immobili. Personalmente avrei anche bisogno di comprendere meglio come eventualmente queste procedure possano essere messe in campo. Siamo, da un lato, nella condizione di avere un'Europa che ci chiede di aprire più hotspot possibili. Ormai abbiamo una capacità di identificazione e di fotosegnalamento che, se non raggiunge il 100 per cento, direi che ci siamo molto vicini, anche, devo dire, con un affinamento delle procedure. In alcuni hotspot queste cose funzionano bene, in altri ci sono situazioni magari un po’ più compromesse.
  La vicinanza di luoghi che consentano di agire e di utilizzare questa modalità è particolarmente funzionale anche a rendere un'accoglienza migliore. Noi dovremmo concludere nell'arco delle 48 ore e poco Pag. 7oltre le attività di fotosegnalamento e di identificazione per consentire poi di organizzare il processo di accoglienza distribuito sul territorio.
  Quindi, vorrei sapere del reperimento di aree, se ci sono. Adesso non le chiedo il dettaglio, perché credo che non sia molto probabilmente a sua disposizione, ma sarebbe utile riuscire a sapere se questo sia possibile soprattutto nelle zone, in questo momento, particolarmente critiche e sottoposte a stress dal punto di vista di accoglienza, mi riferisco soprattutto ai porti.
  Questo per noi potrebbe essere di aiuto, anche se immagino che il Ministero dell'interno i rapporti col Ministero della difesa li abbia già per cercare di riuscire ad ottenere il reperimento. Eventualmente, vorrei sapere quali sono le difficoltà che stanno incontrando perché questo non si possa realizzare.

  PRESIDENTE. Generale, raccogliamo le tutte le domande, in modo che lei possa fornire una risposta unica.
  Aggiungo io, giusto per farle capire qual è il nostro lavoro, che noi abbiamo organizzato il nostro dovere istituzionale, il nostro compito, la nostra missione, che è stata poi ratificata da un recente pronunciamento dell'Aula, attraverso gruppi di indagine, che sono mirati a seguire tutto il fenomeno migratorio dal momento dell'arrivo fino all'eventuale destinazione finale.
  Il nostro lavoro si è particolarmente concentrato, in queste prime fasi, su un lavoro di approfondimento, di verifica e di indagine, in cui siamo affiancati dai collaboratori della Commissione, che fanno parte della polizia giudiziaria e della magistratura (abbiamo la dottoressa Grassi della magistratura che ci sta seguendo, oltre ad un altro magistrato).
  Verrà presentata a giorni in Aula una prima relazione sui sistemi di accoglienza e sugli hotspot. È un argomento per noi molto sensibile. Abbiamo fatto anche i sopralluoghi in tutti gli hotspot attualmente funzionanti.
  Un'altra relazione ha ad oggetto la vicenda del CARA di Mineo e l'attività giudiziaria ad esso collegata. Altre ancora riguardano argomenti di particolare sensibilità, come i minori non accompagnati e le altre categorie particolarmente fragili; altre concernono i modelli di organizzazione dell'accoglienza sul nostro territorio, ossia l'articolazione del sistema di accoglienza, dalla prima accoglienza fino all'eventuale espulsione. Questi sono, più o meno, i filoni di attività. Alcuni riguardano le risorse impegnate e via elencando.
  Questo è il nostro lavoro. Dobbiamo ovviamente evidenziare che l'elemento più preoccupante in questo momento è proprio legato alla scarsa individuazione di spazi e di luoghi adeguati. Spesso vediamo che le prefetture sono in grande difficoltà nell'individuare questi ruoli e questi spazi e che non sempre le amministrazioni locali sono coinvolte in maniera corretta o, dall'altro verso, non sempre vogliono essere coinvolte in maniera proficua nell'individuare un obiettivo condiviso e comune, che è quello di un'accoglienza dovuta secondo il diritto internazionale.
  Questo era, generale, per farle capire su che terreno ci muoviamo e che cosa abbiamo intenzione di fare. Per ognuno di questi filoni di attività elaboreremo una relazione, che consegneremo al Governo e al Parlamento perché possa contribuire in termini propositivi anche con un'efficacia conseguente, che può essere una modifica dell'attuale normativa o azioni o suggerimenti nei confronti del Ministero dell'interno, che è ovviamente il ministero competente, su eventuali adeguamenti rispetto all'impianto organizzativo che oggi si è dato.
  Per esempio, verificando il tema degli hotspot, abbiamo notato esserci delle discrasie tra un hotspot e un altro e tra le rispettive modalità organizzative. Abbiamo ritenuto opportuno segnalarlo e nella nostra relazione sarà, ovviamente, indicato.
  Nel frattempo, hanno chiesto la parola il vicepresidente, onorevole Patriarca, e poi l'onorevole Beni.

  EDOARDO PATRIARCA. Generale, vorrei sapere – forse però si tratta di dati che lei non ci può fornire – in merito a quelle denunce cui lei ha fatto riferimento, ossia alle segnalazioni sugli extracomunitari, che diceva essere la gran parte, se avete i dati sulla tipologia. Sono extracomunitari residenti, Pag. 8 sono clandestini? Che tipo di popolo avete intercettato – diciamo così – nella dizione «extracomunitari»?
  Lei sa bene che il fenomeno per cui siamo davvero preoccupati è quello di quei richiedenti asilo che non hanno avuto il diritto alla richiesta di asilo e che, quindi, teoricamente dovrebbero essere espulsi, ma che poi, in realtà, sono presenti sul territorio a vario titolo e in vario modo. Le chiedo se aveva qualche dato, se ha dei dati di questa fascia di persone individuate in questa vostra operazione «Strade sicure».

  PAOLO BENI. La mia prima domanda, in sostanza, credo fosse la stessa che faceva il collega. Per chiarire ulteriormente, vorrei sapere se i dati che lei citava – ha fornito dei numeri ora – rispetto alle persone coinvolte, fermate o tratte in arresto nell'operazione «Strade sicure», hanno una relazione con i centri di accoglienza, oppure se semplicemente ci fornisce una tipologia stranieri/italiani, che è un altro discorso. Possono essere stranieri regolarmente residenti o meno.
  L'altra cosa che mi interessava capire meglio è il rapporto fra il ruolo dell'Esercito nelle azioni di pattugliamento e di sorveglianza e quello della Polizia di frontiera, proprio dal punto di vista dei compiti specifici.
  L'ultima questione riguarda il compito di presidio e di sorveglianza dei centri. Per esempio, lei faceva riferimento al CARA di Foggia come esempio particolare, ma poi non ho capito quale fosse il caso particolare avvenuto in quel posto. Penso alla questione della sorveglianza dell'ingresso, pur non interferendo nella gestione interna. Vorrei sapere se avete rilevato particolari criticità e in quali situazioni, se ci sono situazioni in cui è successo qualcosa di particolare legato al vostro impegno di sorveglianza, non ad altri problemi che abbiamo discusso con altre forze.

  PRESIDENTE. Do la parola al generale Errico per la replica.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Devo ringraziare voi perché essere coinvolto in una problematica che penso sia una delle più significative in questo periodo storico che sta attraversando la nostra Repubblica mi onora. Vuol dire che possiamo dire con orgoglio che l'Esercito, oltre a svolgere il suo dovere fuori dal territorio nazionale, oggi ha un bel ruolo anche sul territorio nazionale, diverso da quello che magari si può pensare classicamente.
  Questo indica come è cambiato l'Esercito e come è cambiata la percezione dell'Esercito, a parte la popolazione che ci richiede un po’ dappertutto. Non a caso, quel nostro motto «Noi ci siamo sempre» è uscito spontaneo, perché gli interventi in occasione di pubbliche calamità (siamo ancora ad Amatrice e stiamo lavorando), alluvioni, interventi di soccorso pubblico e adesso anche questi tipi di intervento che si stanno protraendo da otto anni, danno il significato e lo spessore della professione dei nostri uomini e delle nostre donne, che non sono semplici «imbracciatori» di fucili, ma sanno intervenire.
  Non ultimo, c'è stato il nostro ragazzo che ha aiutato l'extracomunitaria a partorire davanti al Fatebenefratelli. È un'ulteriore dimostrazione. Quello che ha colpito è l'indifferenza della gente che passava vicino, che non ascoltava le grida di dolore. Il nostro ragazzo, invece, pur non essendo padre, si è trovato questo bambino in braccio col cordone ombelicale ancora attaccato, a dimostrazione anche di quel coraggio che i nostri ragazzi, uomini e donne, stanno imparando ad avere e a testare sul campo.
  Detto questo, quando mi domanda cosa leggo dalle frontiere, ci troviamo davanti a una cosa... Io sono un istituzionale. Non ho alcun ruolo politico e non intendo entrare assolutamente in valutazioni di carattere politico. Non mi compete. Magari da cittadino, ma non certo in questa sede. Quanto siamo pronti e che tipo di integrazione dobbiamo fare è tutto legato alle domande che mi sono state rivolte.
  C'è un problema umanitario. Parliamo delle frontiere. Intanto i ragazzi non sono sulla frontiera. Rispondo anche a chi mi ha chiesto se ci sia promiscuità con la Polizia Pag. 9di frontiera. La Polizia di frontiera ha un compito ben specifico di controllo di chi entra e di chi esce e di come entra e come esce. Noi siamo di supporto nella retrovia. Seguiamo le indicazioni dei funzionari di Polizia, che ci dicono di controllare determinate aree che sono magari poco controllabili con i mezzi convenzionali, o di pattugliamento continuo per assicurare la presenza e la sorveglianza di determinati settori. Non abbiamo assolutamente compiti di controllo, ragion per cui non ci sostituiamo alla Polizia di frontiera. Questo lo volevo dire molto chiaramente.
  Tra la percezione alle frontiere, gli accordi internazionali e la normativa, qual è l'atteggiamento politico della nazione, frontaliera? Ci troviamo a che fare con varie nazioni che hanno comportamenti diversi nell'intorno. Ce n'era una che stava tirando su un muro addirittura. Frontex, che ha un ruolo molto particolare, con la quale ci siamo anche confrontati durante una conferenza, non ha un braccio operativo. Frontex si avvale dei bracci operativi delle nazioni, ma se poi una di queste nazioni tira su un muro...
  Quindi, la percezione – detto molto chiaramente – è quella di una situazione che non segue una linea comportamentale univoca che garantisca che questo flusso di persone che vogliono raggiungere una determinata parte dell'Europa lo possa fare liberamente, ma queste persone sono soggette alle simpatie e antipatie del momento. Quindi su questo non saprei cosa risponderle. Diciamo che siamo efficaci per quello che serve.
  Ho dei numeri che possono dire degli ingressi, almeno quello che ci risulta ad oggi. Flussi migratori rotta terrestre: dalla parte francese 1.524, dalla Svizzera 16.636, dall'Austria 8.459, dalla Slovenia 1.026. Sono numeri che magari, rispetto a quello che viene dal Sud, sono meno importanti, ma rappresentano un secondo fronte che non è poco significativo. Non è che vengono dal Mediterraneo attraverso i barconi, ma provengono dalla stessa Europa.
  Questo è il dato di fatto. Ne prendiamo atto e siamo lì per dare una mano. Ci è stato chiesto e lo facciamo molto volentieri. L'Esercito ha questo compito, perché siamo responsabili del dominio terrestre per difendere la nostra Patria e, quindi, quando il Parlamento decide di impiegarci, siamo pronti a farlo con questo spirito.
  Per quanto riguarda gli immobili, si tratta di una problematica del 2010. A seguito di accordi del Ministero della difesa con il Ministero degli interni, il ministero ha iniziato a ricevere una lista di immobili. Ce ne sono di due categorie: immobili che abbiamo già retrocesso al Demanio e immobili che sono in corso di passaggio. Naturalmente questo elenco, che viene aggiornato di volta in volta, è stato dato al Ministero degli interni.
  Devo dire che molti prefetti si rivolgono direttamente ai nostri comandanti guardando determinate caserme. È chiaro che la procedura non è quella. I nostri comandanti invitano i prefetti a rivolgersi al Ministero degli interni, il quale ha l'elenco delle infrastrutture disponibili. Sulla base di quell'elenco, sono autorizzati a renderle disponibili.
  Adesso non so a quale parte del territorio si riferisse...

  ELENA CARNEVALI. Soprattutto al Sud. Hanno l'esigenza di avere delle caserme per poter magari implementare sistemi di hotspot dove servono.
  Poi c'è il tema dell'accoglienza prefettizia. Ormai il modello organizzativo è basato su quella che viene chiamata «accoglienza prefettizia» nel senso che sono le prefetture che governano i bandi di gara e di assegnazione nei luoghi disponibili per poter fare la prima accoglienza. Quello che vorremmo implementare è, invece, un'accoglienza diffusa sul modello SPRAR.
  Uno degli elementi di debolezza è proprio il reperimento di disponibilità di immobili per la prima accoglienza. Non voglio portare l'esempio di Milano, dove è successo anche ieri. Ci sono state le masse fuori dai luoghi, molte persone.
  Sapevo che c'era questa attività di relazione e di trasferimento degli immobili al Demanio e poi dal Demanio alle liste.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Sì, sono delle liste che Pag. 10vengono aggiornate sull'argomento. Chiaramente, proprio per la delicatezza dell'argomento, il Gabinetto del ministro ha avocato a sé tutta la trattazione della pratica. Noi diamo, di volta in volta, la disponibilità di infrastrutture. L'unica cosa che non possiamo fare è mettere queste comunità all'interno di caserme già occupate, perché sarebbe una promiscuità poi difficile da gestire.
  Noi ci stiamo riducendo per effetto della legge n. 244 del 2012 e stiamo cercando di efficientarci il più possibile, con tutte le difficoltà che ciò comporta. Ci sarebbe da chiudere qualche caserma, ma, nel momento in cui andiamo a chiudere la caserma, dobbiamo pensare prima al personale, a cosa farne, a dove metterlo, a dove spostarlo. Magari ha comprato casa. Non è così semplice.
  Avete seguito la questione di Milano ieri, con la caserma Santa Barbara. Ci sono state delle difficoltà, ma le cose si risolvono. Riferendosi a Milano, lei si riferiva forse alla caserma Montello.

  ELENA CARNEVALI. Più che il riferimento alle caserme, sono in una situazione di saturazione. In questo momento devo dire che è uno dei luoghi, tra i tanti, molto critici.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Lo so. Uno degli interventi che abbiamo fatto l'anno scorso su Milano è stato nella stazione ferroviaria. Con il reparto speciale del Genio abbiamo messo a posto il dopolavoro ferroviario e abbiamo realizzato degli ambienti molto accoglienti, proprio per evitare che queste persone stessero sul piazzale sopra, al freddo, in quelle condizioni. Siamo intervenuti noi e abbiamo sistemato in pochissimo tempo. Abbiamo fatto un bel lavoro. I ragazzi hanno fatto un bel lavoro.

  EDOARDO PATRIARCA. Generale, mi perdoni se la interrompo. Lei diceva – mi dica se ho compreso bene – che il Ministero degli interni ha già degli stabili potenzialmente disponibili.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Sì, ci sono.

  EDOARDO PATRIARCA. Quanti sono?

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Il numero mi riservo di farglielo avere. Noi ne abbiamo in Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte...

  EDOARDO PATRIARCA. Diciamo disponibili dal punto di vista tecnico-formale.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Abbiamo un elenco di beni già consegnati o resi disponibili per esigenze di amministrazione; uno di beni già utilizzati in precedenza per esigenze relative all'immigrazione e segnalati come disponibili; un elenco di beni segnalati per esigenze relative all'immigrazione. Abbiamo fatto una serie di elenchi, che sono già nella disponibilità del Ministero degli interni. Non sono solo Esercito. All'interno c'è Marina, Aeronautica, c'è un po'di tutto.
  Che tipo di extracomunitari sono? Adesso non sono in grado di farle un elenco preciso, ma parliamo di gente priva di permesso di soggiorno, gente in possesso di foglio di via, persone, molte di etnia Rom, che delinquono, specie nelle metropolitane di Roma. Purtroppo, molti sono minori. È un po’ una piaga, perché è un continuo. Ci sono anche dei numeri statistici che ci dimostrano che ci sono dei momenti, soprattutto quando inizia il periodo primavera-estate, in cui questi fenomeni si accentuano. Naturalmente, sono anche di nazionalità italiana.
  Venendo al CARA di Foggia, facevo solo un esempio. In tutti questi centri noi non abbiamo assolutamente contatti all'interno con gli ospiti. Siamo semplicemente devoti al controllo della porta di ingresso perimetrale e basta. Non ci sono altre responsabilità, come è giusto che sia. È bene che ci sia l'organo di polizia. Poi c'è sempre un funzionario che ne risponde. Laddove dovesse essere richiesto il nostro intervento all'interno per questioni di ordine pubblico, Pag. 11 a quel punto dà l'ordine e il personale entra.

  EDOARDO PATRIARCA. Alla vicenda di Foggia abbiamo dedicato particolare attenzione. Lo chiedevo per sapere se a questo suo esempio era legata anche una particolare situazione o una vostra preoccupazione sulle vicende legate a Foggia.

  DANILO ERRICO, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. No, è stato un caso.
  Se ho dimenticato qualcosa, ditemelo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il signor generale. Ringraziamo lui e, ovviamente, vogliamo ringraziare tutti i suoi uomini, che confermo nella valutazione che lei faceva. Il Parlamento ha grande attenzione e rispetto del lavoro che state svolgendo e anche questo nuovo approccio culturale – diciamo così – del Paese nei confronti dell'Esercito e delle Forze armate credo sia un atteggiamento molto importante e credo quanto mai indispensabile.
  Io, come credo i colleghi, ho a che fare con tante segnalazioni di sofferenza e di difficoltà sui territori, con i sindaci che ci chiedono se sia possibile avere una presenza maggiore dell'Esercito. Questo è un elemento che dà tranquillità e sicurezza oltremodo, al di là dei percorsi della storia.
  La ringraziamo veramente e le chiediamo se sia possibile acquisire agli atti la relazione che ci ha fatto nonché eventuali richieste di puntualizzazione che potremo inviare magari tramite nota scritta, così avremo modo, se ce n'è necessità, di puntualizzare alcuni dati.
  Ringrazio nuovamente il generale e dichiaro conclusa l'audizione. Noi continuiamo, perché ho bisogno di comunicarvi alcune cose, ma solo per cinque minuti. Grazie, signor generale.

  La seduta, sospesa alle 9.35, è ripresa alle 9.40.

  PRESIDENTE. Prima di terminare la seduta, devo rendere alcune comunicazioni. Ieri, purtroppo, per un disguido tecnico non è stato possibile registrare le nostre decisioni.
  Ricordo che nella riunione del 5 ottobre 2016 l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, ha approvato la proposta di conferire incarichi di consulenza a tempo parziale a titolo gratuito al dottor Marco Accorinti, ricercatore del CNR, esperto di minori stranieri non accompagnati, alla dottoressa Sara Prestianni, esperta in politiche internazionali e immigrazione nel bacino del Mediterraneo, e alla dottoressa Alessandra Sciurba, responsabile del centro CLEDU (Clinica legale per i diritti umani).
  Nella seduta di ieri, 19 ottobre, l'Ufficio di presidenza ha, altresì, convenuto che la conclusione dell'esame della «Relazione sul sistema di identificazione di prima accoglienza nell'ambito dei centri “hotspot”», sia prevista per mercoledì 26 ottobre 2016. Credo che gli uffici abbiano concordato con la XII Commissione, dove molti di noi sono presenti, l'orario delle 14.15, in modo tale che, se ci fossero necessità di votazioni in quella Commissione, verranno fatte prima, per poter poi essere liberi di lavorare con questa Commissione.
  Sono già pervenute proposte di modifica o di integrazione del documento da parte dell'onorevole Fontana ed è stata preannunciata la presentazione di una o più relazioni alternative. Avverto che, conformemente alle prassi, al momento della votazione verrà posta prioritariamente in votazione la proposta di relazione del relatore incaricato, onorevole Beni. Con la sua eventuale approvazione si intenderanno respinti gli altri testi presentati come alternative e, quindi, incompatibili. Tali testi saranno considerati come relazioni di minoranza e verranno stampati con formalità analoghe a quello approvato, salvo ovviamente la dicitura che specifica che si tratta di un testo non approvato dalla Commissione.
  Anche al termine della seduta dedicata al voto della relazione, chi intendesse avvalersi della facoltà di presentare un'ulteriore relazione di minoranza, perché per esempio non sono state accolte proposte di modifiche ritenute qualificanti, potrà farsi Pag. 12autorizzare in questo senso dalla presidenza.
  In ultimo vi ricordo che l'onorevole Burtone – in riferimento alla relazione sul CARA di Mineo – ci ha chiesto di desecretare alcune parti del materiale secretato per quest'attività. Ancora nella seduta di ieri l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, ha deliberato di desecretare alcuni documenti che potrebbero essere utilizzati nell'ambito della relazione del CARA di Mineo.
  Si tratta, in particolare, del verbale relativo agli accertamenti formalizzati dal ROS dei Carabinieri con l'informativa n. 384/9-84 del 30 luglio 2014 e la pagina 12 della nota n. 384/9-62 del 22 aprile 2014 dirette alla procura della Repubblica di Roma nel procedimento Mafia Capitale e trasmesse dalla procura di Roma con nota n. 1226 del 5 maggio 2015, acquisita agli atti con il documento 5/1RIS; del verbale di interrogatorio del signor Luca Odevaine, trasmesso dalla procura di Roma con nota n. 2584 del 21 settembre 2015 e acquisito agli atti con il documento 38/1RIS; degli stralci del resoconto stenografico dell'audizione del dottor Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione per la valutazione della trasparenza nelle amministrazioni pubbliche (ANAC), svoltasi il 10 novembre 2015.
  Vi ringrazio.
  La seduta è tolta.

  La seduta termina alle 9.45.