XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 101 di Mercoledì 19 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lainati Giorgio , Presidente ... 3 

Audizione del direttore del TG1, Mario Orfeo:
Lainati Giorgio , Presidente ... 3 ,
Airola Alberto  ... 3 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 3 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 3 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 5 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 5 ,
Margiotta Salvatore  ... 6 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 6 ,
Gasparri Maurizio  ... 7 ,
Airola Alberto  ... 8 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 9 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 9 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 10 ,
Verducci Francesco  ... 11 ,
Minzolini Augusto  ... 11 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 12 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 13 ,
Airola Alberto  ... 13 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 13 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 13 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 13 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 13 ,
Airola Alberto  ... 13 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 13 ,
Airola Alberto  ... 13 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 13 ,
Minzolini Augusto  ... 15 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 15 ,
Minzolini Augusto  ... 15 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Orfeo Mario , direttore del TG1 ... 15 ,
Lainati Giorgio , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO LAINATI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore del TG1,
Mario Orfeo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore del TG1, Mario Orfeo, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Come convenuto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti, come è accaduto ieri con l'audizione della direttrice di Rai Parlamento. Devo fare i complimenti agli onorevoli senatori e agli onorevoli deputati, che sono tutti stati bravissimi e si sono mantenuti nei tempi convenuti.

  ALBERTO AIROLA. Intervengo sull'ordine dei lavori. Presidente, ieri avevamo delle contingenze. È vero che l'audizione di oggi ha una certa rilevanza, siamo in tanti, e probabilmente ci saranno più interventi, ma la pregherei di armonizzarli. In questo modo, se qualcuno usa sei minuti e qualcuno tre, per esempio in relazione ai gruppi, si può avere un po’ di elasticità.

  PRESIDENTE. Cercheremo di trovare questi punti di equilibrio, come da lei richiesto.
  Do dunque la parola al direttore del TG1, dottor Orfeo, che riferirà sul piano editoriale della testata giornalistica, con la riserva per me e per i colleghi di rivolgergli al termine del suo intervento domande e richieste di chiarimento.

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Ringrazio tutti per l'invito e per la pazienza che avrete nell'ascoltarmi.
  Non è la prima volta che ci vediamo. In questi anni, sono state diverse le occasioni. Il piano editoriale, quando l'ho presentato al momento della nomina di insediamento, è stato illustrato anche in questa sede. Mi fa piacere rileggere le prime parole di quel piano, perché sono ancora molto attuali, ed è il percorso che io e la mia redazione abbiamo cercato di seguire in questi quasi quattro anni. Dicevo di telegiornale nuovo, ma fedele alla migliore tradizione, trasformato e rafforzato nei contenuti, ma che conserva l'identità di decenni di vita, moderno, ma con la forza della credibilità e dell'autorevolezza che hanno fatto la storia del primo telegiornale italiano. È stato il criterio ispiratore di tutta l'attività giornalistica di questi quattro anni, caratterizzati da molti cambiamenti. Uno tra tutti è stato il processo di digitalizzazione, che ha portato il TG1, e non solo il TG1, tutte le testate giornalistiche della Rai, nel futuro perché ha cambiato il modo di fare informazione da un punto di vista sia tecnico sia dei contenuti. Ha rafforzato alcuni aspetti particolari, come la collaborazione con Rai Uno. Pag. 4
  Penso al rafforzamento di programmi di intrattenimento, ma anche ormai prettamente di informazione, come Unomattina o come Porta a Porta, con cui dividiamo molte serate dedicate a eventi eccezionali, come sono quelle elettorali o quelle per grandi eventi internazionali, purtroppo dagli attentati terroristici al referendum sulla Brexit, come sarà i prossimi 8 e 9 novembre per le elezioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. Abbiamo rafforzato e ampliato alcuni settori, uno tra tutti, il più recente, quello economico, con una nuova edizione del telegiornale, il TG1 Economia, nel pomeriggio, che sta dando grandi risultati sia nell'informazione sia negli ascolti. Abbiamo rafforzato e rinnovato anche il modo di raccontare i fatti principali. Abbiamo rinnovato la squadra di redazione e abbiamo rinnovato, molto recentemente, anche la squadra di vicedirezione. I vicedirettori del TG1, come sicuramente sapete, sono passati da cinque a sei, tornando al vecchio numero. Tradizionalmente, infatti, il TG1 – vedo anche Augusto qui, che è stato direttore del TG1 – aveva sei direttori. La scelta è stata figlia della necessità. In questi ultimi tempi, il TG1 ha molto sviluppato un altro aspetto secondo me molto importante dal punto di vista della adesione, del rispetto del servizio pubblico, e cioè la trasmissione in diretta di grandi eventi e di grandi manifestazioni. Penso a interventi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al prossimo del 30 ottobre, durante la sua visita di Stato in Israele; ai viaggi di Papa Francesco, soprattutto in occasione del Giubileo, con l'apertura della porta santa in Africa, prima ancora che qui a Roma, in Città del Vaticano; a grandi eventi legati agli ultimi eventi luttuosi provocati dal terrorismo jihadista – l'elenco sarebbe lungo – oltre che alle dirette delle autorità di garanzia, che facciamo tutti gli anni, da quella delle comunicazioni a quella dell'Anticorruzione, autorità relativamente nuova, a quelle dell'Antitrust e del Garante della privacy. Non le citerò tutte, ma le trasmettiamo tutte, perché questo fa parte del contratto di servizio pubblico e perché credo che sia comunque un'esigenza giusta e che sia il TG1 la principale testata del servizio pubblico a renderne conto ai telespettatori, e quindi ai cittadini italiani.
  Dicevo dei nuovi vicedirettori. Anche in questo la stella cometa è stata quella della continuità, della professionalità e del pluralismo; della continuità e della professionalità, perché la scelta è ricaduta su colleghi autorevoli, che già ricoprivano cariche di responsabilità all'interno del telegiornale. Alcuni erano già vicedirettori, altri erano alla guida di settori dedicati, come il politico, gli speciali, la cronaca e la società. Ho richiamato professionalità e continuità, perché facevano tutti parte del TG1 nella testata, dunque un segnale, come è sempre stato nella nostra storia, di valorizzazione delle risorse interne.
  Se mi concedete una parentesi, sono particolarmente felice che accanto a me ci sia Fabrizio Ferragni, che è stato vicedirettore sia con Augusto sia con me, che oggi è alla direzione delle Relazioni istituzionali. Un mio vicedirettore, Andrea Montanari, è il nuovo direttore del GR Radio. La collega Nicoletta Manzione, che ieri avete audito, veniva dal TG1. È una soddisfazione, non mia personale, ma credo dell'intera testata e dell'intera azienda. Dicevo di professionalità e continuità perché sono state valorizzate risorse interne alla testata.
  C'è poi il pluralismo, perché credo che i sei colleghi che sono stati scelti rappresentino tutte le aree culturali e intellettuali rappresentate nel Paese, che quindi vengono di riflesso rappresentate dalla Rai, che è un po’ lo specchio del Paese e deve parlare a tutti e avere voci che possano parlare a tutte le classi sociali presenti nel nostro Paese.
  Concedetemi un'ultima piccola nota di soddisfazione. Ieri ci sono arrivati e oggi sono stati pubblicati on line i dati dell'Osservatorio di Pavia sul referendum riferiti al periodo tra il 28 settembre e il 16 ottobre 2016: la soddisfazione nasce dal fatto che, per quanto riguarda il TG1, proprio per quello che dicevo prima (l'attenzione Pag. 5 al pluralismo e a tutte le voci sociali, ma in questo caso politico-parlamentari, anche se in questa campagna referendaria sono in campo anche costituzionalisti, intellettuali, giornalisti), il TG1 ha una quasi parità tra le posizioni del sì e del no nel tempo gestito direttamente, che è il tempo di parola, come sapete benissimo quello a cui dà la massima priorità anche l'Agcom. Praticamente, parliamo del 46,2 per il sì e del 44,6 per il no. Tradotto, su 37 minuti e 31 secondi, ci sono 36 secondi di differenza. Nemmeno il farmacista con il bilancino sarebbe riuscito a fare una cosa così equa, ma mi dicono – lo scopriremo stasera o domani, con la pubblicazione dei dati Agcom – che i dati appunto dell'Agcom sarebbero addirittura migliori, nel senso che la differenza tra le due posizioni sarebbe addirittura minore rispetto a questo 1,6 punti di Pavia e a questi 36 secondi di cui parla Pavia. Questo è anche uno spunto, credo, per la discussione, ma è soprattutto un motivo di soddisfazione, perché vuol dire che il TG1 in tutti i suoi notiziari, in tutti i suoi telegiornali, in tutti gli approfondimenti dedicati al referendum – credo che siamo il telegiornale che ha dedicato più spazio alla campagna referendaria – è riuscito a essere in perfetto equilibrio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Orfeo. Chiedo scusa al dottor Ferragni, che non avevo presentato all'inizio, ma lei l'ha fatto con molto savoir faire. Il dottor Ferragni è il direttore dei rapporti istituzionali. La ringrazio di essere intervenuto.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  DALILA NESCI. La ringrazio per questa sua presenza qui, direttore. Ovviamente, è inutile dilungarci in premesse che contengono la visione del suo lavoro, che abbiamo già esplicitato in varie nostre dichiarazioni pubbliche come movimento politico. Lei ha parlato di Rai che deve essere lo specchio del Paese, e in effetti secondo noi il lavoro che lei sta svolgendo al TG1 rispecchia in pieno proprio questa generale attenzione filogovernativa della Rai. Ripeto che non mi dilungo su questo, perché già più volte ci siamo espressi. Utilizzerei, quindi, il mio tempo e quello dei colleghi per farle delle domande nello specifico.
  Ha citato adesso questi dati, che visioneremo bene, ma sappiamo anche che la gestione del tempo di parola e del tempo di notizia può essere utilizzata in mille modi, anche in maniera subdola se vogliamo. Anche a parità di tempo, si possono creare comunque suggestione e disparità di trattamento delle notizie e degli argomenti. Mi riferisco, in particolare, al 2 ottobre, a pranzo e a cena, quando il suo telegiornale ha fatto il classico «panino», per utilizzare il gergo giornalistico, ovvero la voce di Renzi per il sì, una voce di opposizione, e un'altra voce per il sì. Cito altri due esempi in ordine di tempo. Domenica, dopo due minuti di intervista di un suo vicedirettore a Renzi sulla legge di stabilità, c'era un servizio di reazione, e lì trovavamo sia le posizioni pro-manovra sia quelle contro-manovra. Mentre, però, le ragioni pro-stabilità hanno avuto il tempo di due minuti, lo spazio di quelle contro era solamente di venti secondi. In ultimo, c'è l'esempio del 12 ottobre, sul quale abbiamo presentato un esposto all'Agcom e al consiglio di disciplina dell'ordine dei giornalisti: un servizio solo su Renzi in Assemblea che attacca le opposizioni a pranzo e nessuna voce di opposizione nel merito, solamente un pezzo con un sì e un no al referendum; a cena, lo stesso copione, con in più un servizio sul documento di economia e finanza, con una voce del Movimento 5 Stelle.
  Per noi, questi squilibri sono sistematici, scientifici. Alcuni sono stati anche oggetto di esposti, quindi ci prendiamo anche la responsabilità di quello che diciamo. Non è per sport che ci rivolgiamo al direttore Orfeo. Sempre per essere attuali, com'è possibile che ieri la notizia sui dati Inps e sul crollo dell'occupazione non abbia avuto neanche un servizio, ma solamente un vivo, il mezzo busto che raccontava la notizia, senza nessun altro Pag. 6approfondimento? Ci risulta anche il TG1 di ieri sera alle 20.00 con il cosiddetto panino sulla manovra con Padoan, Alfano e Scotto.
  Se possibile, vorrei avere risposta puntuale a questa mia domanda.

  SALVATORE MARGIOTTA. Interverrò molto rapidamente.
  Anzitutto, mi complimento con il direttore Orfeo per i buoni numeri che sempre riesce a conseguire. Lo ritengo uno dei, ahimè, forse pochi fuoriclasse in questo momento alle direzioni in generale in Rai e credo sia stato giusto riconfermarlo. Faccio i miei auguri anche al dottor Ferragni. Spero che svolga al meglio il suo compito. Trovo, anche da questo punto di vista, una buona scelta, un'inversione di tendenza, aver lavorato nella valorizzazione delle risorse interne, come peraltro il dottor Orfeo ha ricordato aver fatto anche per le nomine delle vicedirezioni.
  Detto questo e premesso ancora una volta che ritengo che sarebbe stato più giusto parlare prima del piano editoriale complessivo e poi dei singoli piani dei diversi direttori di testata – questa, evidentemente, è una posizione di minoranza, e quindi non la ribadisco più – siamo sempre allo stesso punto. Evidenzio la mancanza del piano editoriale complessivo, mi chiedo come si lavori in mancanza dello stesso e in maniera non provocatoria – è una domanda che ho fatto un po’ a tutti, senza ricevere ma risposte che mi convincessero – chiedo: qual è il rapporto tra il direttore editoriale e il direttore del TG1? In che modo c'è un'interrelazione tra un direttore editoriale, una struttura che lavora per lui e il lavoro comune che fa il direttore del TG1? Non potrei mai credere che l'autorevole direttore del TG1, nel confezionare il proprio prodotto, prima di farlo si consigliasse col dottor Verdelli. Avrei capito poco di lei se questo accadesse. Di fatto, che cosa fa un direttore editoriale in Rai?

  MAURIZIO LUPI. Anch'io saluto il dottor Ferragni e il direttore.
  Come premessa, mi premono alcune domande più specifiche riguardo a come il TG1, che è il telegiornale principale, nella rete principale si sta attrezzando e sta lavorando credo riguardo a uno dei temi che più interessa i cittadini italiani, la questione del referendum costituzionale. Credo, anche a nome del Gruppo, che sia evidente che la sua riconferma, piaccia o non piaccia, si trovi negli elementi che avete detto, che lei ha detto, direttore, che erano quelli presentati nel piano editoriale di tre anni fa – diversamente, può piacere o non piacere, non ci sarebbe stata una riconferma – e cioè continuità nella tradizione, professionalità e pluralismo. Crediamo fortemente che queste debbano essere le connotazioni di un servizio pubblico e, in particolare, di un telegiornale come è il TG1. Ci piace anche molto che questi tre punti, tre pilastri, non siano astratti, ma si traducano nella modalità con cui il lavoro si svolge, anche attraverso le persone. Più volte, abbiamo detto, ad esempio al direttore generale in diverse audizioni, che siamo tutti d'accordo quando si parla di pluralismo, ma se poi quel pluralismo non cammina sulle gambe degli uomini... Sono tutti validi professionisti, ma non è una spartizione, è un pluralismo non politico, culturale, che deve rappresentare la ricchezza di questo Paese. Noi leggiamo nella sua riconferma il riconoscimento di questo lavoro, che non è solo il suo, ma, come lei ha sottolineato e ci ha fatto molto piacere, è il lavoro di una squadra di giornalisti e di professionisti e anche di persone che sono cresciute. Questo a noi credo piaccia molto.
  Veniamo, invece, alle domande. Non so, direttore, se lei ha visto, ma certamente, il regolamento che questa Commissione di vigilanza ha approvato sul referendum. Rispetto ai tradizionali regolamenti, ci sono state, grazie anche al lavoro comune e condiviso da tutti, alcune osservazioni a cui teniamo molto. Mi piacerebbe capire come il TG1, per quanto riguarda sia i telegiornali sia la responsabilità affidata al direttore dalla legge Gasparri sui contenuti che entrano nelle diverse trasmissioni, si sta attrezzando. Abbiamo chiesto che, proprio per l'importanza e l'eccezionalità dell'evento Pag. 7 del referendum costituzionale, si possa dare come criterio la massima informazione nelle fasce di massimo ascolto, cercando non solo, come tradizione, i confronti politici e così via, ma anche di pensare a format, a modalità che permettano innanzitutto la conoscenza, innanzitutto la comprensione e, ovviamente, nella comprensione e nella conoscenza, la rappresentazione in maniera oggettiva delle diverse posizioni, sia quelle più politiche sia quelle rappresentate dalla società civile.
  Abbiamo letto sui giornali di strisce che si stanno immaginando, di contenitori in prima serata. Vorremmo capire come il TG1, e anche la rete di conseguenza, si stia attrezzando su questo nel prossimo mese e mezzo, e come questa preoccupazione che abbiamo si traduca. È chiaro che è la rete ammiraglia ed è il TG più importante che può aiutare a far sì che si conosca, a recuperare quel gap che tutti i sondaggi dimostrano di una grande conoscenza della rissosità, ma di una scarsa conoscenza del merito.
  Nota bene, e concludo quindi con questa domanda – mi piacerebbe capire come state lavorando – che l'altra sottolineatura che abbiamo più volte fatto e che preme altrettanto a noi è che mai come questa volta tra il sì e il no ci sia la parità, 50 e 50, ma ci sono anche pluralismi o differenze di posizioni, che arrivano tutti a dire no o sì, ma che rappresentano un fronte molto più eterogeneo che in altre occasioni. Pensiamo solo al fronte del no, che va, culturalmente e politicamente, dal Movimento 5 Stelle fino alla Lega, a Fratelli d'Italia; allo stesso modo, all'interno del fronte del sì ci sono posizioni assolutamente concordi, ma diverse, di quel pluralismo culturale di cui secondo me bisogna tener conto. Queste erano le due domande e preoccupazioni che volevamo rassegnarle.

  MAURIZIO GASPARRI. Ho due considerazioni.
  È ovvio che il TG1, secondo la nota definizione data da un suo storico direttore, abbia un editore di riferimento. È il principale telegiornale, quindi è evidente che un rapporto con l'informazione che riguarda il Governo e le istituzioni sia pressoché inevitabile. Abbiamo talvolta visto che su questo si sono sollevate discussioni. Avevamo chiesto, difatti, di procedere rapidamente con il varo del regolamento, in vista anche del referendum.
  Di un problema concreto abbiamo già parlato in assenza del direttore Orfeo e del direttore per i rapporti istituzionali Ferragni, che però sono pratici del mestiere. Relativamente alla famosa teoria di un terzo, un terzo, un terzo (entrata nella prassi, salvo i periodi in cui c'è la par condicio, questa volta più facile da gestire, perché si tratta di equilibrare il sì e il no e non tutte le quote dei vari partiti, che a volte porta nei periodi elettorali a pastoni infiniti anche con partiti che non hanno grandi numeri) oggettivamente nella fase pre-par condicio è apparso che talvolta il Governo, un po’ con un atto di furbizia, utilizzasse gli spazi istituzionali per mischiare e sovrapporre argomenti referendari con altri eventi, per cui si poteva parlare del ponte sullo stretto o di un altro tema. Su questo oggetto invitiamo a una riflessione e a una cautela. Adesso, siamo in una fase diversa, comunicativa, ma anche il rapporto rispetto al Governo talvolta, anche se inevitabile, è apparso qualche volta un po’ sovrabbondante. Inoltre, avevamo chiesto come gruppo – lo ha detto anche il senatore Margiotta, che appartiene a un gruppo diverso dal mio – che si anteponesse l'audizione della struttura dell'informazione, ma anche del direttore generale. Ritengo quella struttura assolutamente inutile e costosa e non ho capito cosa faccia.
  Colgo l'occasione della presenza del direttore del TG1, il principale telegiornale italiano – non voglio metterla in imbarazzo e non parlo delle persone, tutte degnissime – per chiedergli se è utile questa struttura, se agevola il lavoro, se ha dato qualche frutto finora. Noi non abbiamo visto né un piano editoriale né altro, quindi non si capisce. La Rai è piena di risorse interne. Lei in origine era esterno, ma ormai è un interno da molto tempo. Anche ai fini di una riorganizzazione, di una migliore qualificazione dell'informazione, a che serve questa struttura? Pag. 8
  Insisto, e lo dico anche a chi presiede la Commissione adesso, che avremo queste audizioni dei direttori – per carità, è sempre utile un'occasione di confronto – ma a noi interessa più capire del dopo piano delle newsroom, che personalmente consideravo sbagliato, finito in archivio. Sono passati molti mesi: c'è un piano diverso? Questa struttura ha portato un vantaggio, una sinergia dopo tante chiacchiere? Adesso, fa un telegiornale che regge la «piazza», questo l'ha supportata, le è stato utile? Pensa che la Rai abbia bisogno di una cosa di questo tipo sul piano strutturale?
  Le due osservazioni, una di natura organizzativa, l'altra concernente la par condicio. Adesso si contano anche i secondi, abbiamo visto, ma il problema è anche di carattere generale. La Rai, come disse Freccero – cito una persona con un percorso politico culturale lontano dal mio – deve parlare a tutti per avere anche gli ascolti e la fiducia di tutti. Questo è un problema che la Rai si deve porre ogni giorno, e anche le testate, che per storia hanno un ruolo più istituzionale. Proprio per questa ragione, però, su questo invitiamo tutti alla massima attenzione e al rispetto del pluralismo, che non sempre in Rai – non mi riferisco precipuamente al TG1 – ci è sembrato molto garantito in questa fase. Lei ha esperienza, a differenza di altri, che possono dire di essere al primo incarico importante nella gestione di un'azienda. Credo che possa su questo darci qualche rassicurazione e fare qualche riflessione anche su questo modello organizzativo. Lei ha diretto il TG1 il TG2, è un esperto della materia. Serve questa struttura?

  ALBERTO AIROLA. Non voglio passare davanti a colleghi di altri gruppi, visto che il mio ha già parlato, ma sarò breve, presidente. Anzitutto, ringrazio il direttore di essere qua e anche il dottor Ferragni, che ho avuto modo di conoscere. Auguro buon lavoro a entrambi, perché questo è un momento molto delicato per il Paese, penso delicatissimo.
  Vede, come lei forse sa, ho lavorato nel settore dell'informazione, anche per la Rai, anche per il TG1, e so benissimo che un cronometro, una Commissione di vigilanza, un’Authority più o meno indipendente, come l'Agcom, non possono realmente controllare l'informazione quanto la reputazione e la responsabilità del giornalista. Sta, quindi, a lei, direttore, ai suoi numerosi giornalisti mettere in campo tutta la serietà possibile. È veramente un momento delicato e l'informazione dei cittadini a proposito di questa riforma è basilare. Lo sappiamo.
  Mi dispiace perché adesso siamo forse in un momento in cui l'attenzione è altissima, e quindi si comincia a riequilibrare un po’ la situazione sui TG. Poi dovremo parlare anche del resto, cioè dei programmi che sottostanno al suo controllo rispetto a questo. Prima di questo periodo, però, c'è stato un profondo squilibrio tra sì e no. Parlo sempre di squilibrio referendario, ancora non in par condicio, ma comunque garantito dal pluralismo che ci deve essere in televisione. Auspico che veramente questo non succeda. L'esempio che le faceva la mia collega era riferito a squilibri che si possono verificare al di là del cronometro e su cui, ripeto, gli unici che veramente possono agire siete voi.
  Lei ha il TG «ammiraglio» dell'informazione Rai, quello che raggiunge 5 milioni di cittadini, quindi è fondamentale che in questo momento attenzioni ogni dettaglio sull'informazione. Il tempo di notizia, per esempio, altrettanto importante.
  Una cosa che succedeva spesso col tempo di parola, e auspico che non succeda più, era di vedersi arrivare, soprattutto da noi politici, un operatore senza giornalista. So benissimo, perché era il mio mestiere, che a volte capita che in redazione si debba raccogliere una dichiarazione rapida, di dieci secondi, e si manda qualcuno. Se diventa una pratica, non va bene. Serve sempre un giornalista che medi, faccia le domande, porti a casa il servizio con la giusta correttezza giornalistica. In questo periodo questo non deve succedere. Sicuramente c'è un momento in cui si costruisce anche. Esprimo dubbi, come tutti i miei colleghi, sul piano editoriale, che purtroppo continuiamo, a livello di coordinamento Pag. 9 dell'informazione del dottor Verdelli, a non avere, mentre già ieri abbiamo sentito la direttrice di Rai Parlamento, che ci ha parlato del programma editoriale, lei ci parla di programma editoriale. Ci piacerebbe capire se ancora abbia un senso confrontarsi con una sovrastruttura come quella costruita con Verdelli o con il direttore o con la presidente. Non so, per esempio, che rapporti abbia lei, come vi coordiniate – mi interesserebbe al di là della par condicio – con il direttore Verdelli o se abbia più rapporti con la presidente Maggioni. Come ci si coordina? Funziona veramente questo sistema?
  Dicevo della questione dei programmi che sottostanno alla sua attenzione. Io, per esempio, preferisco vedere la sera uno speciale di TG1, a cui peraltro ho avuto anche l'orgoglio di partecipare e di fare degli ottimi prodotti. Gli speciali del TG1 hanno veramente l'autorevolezza e la visibilità per informare e, fatti in modo adeguato, professionale, sono un ottimo strumento, piuttosto che una puntata di Vespa. Il TG1, infatti, rappresenta istituzionalmente l'informazione e la redazione; Vespa, un giorno, magari parla di cliniche estetiche, di veline, di fiction, e il giorno dopo intervista il figlio di Totò Riina o altro. Io preferisco veramente che ci sia attenzione. Tra l'altro, mi pare che lei abbia appena promosso la Busi, che era alla direzione dei TG speciali: chi meglio di lei può portare avanti questa proposta? So che ci sono ancora dei posti vacanti da caporedattore politico, di cronaca. Auspico che ci sia non una divisione da Cencelli, che spero non sia stata applicata neanche sui vicedirettori che ha indicato e scelto per aree culturali – spero che non siano politiche – ma che anche su questi posti si usi il job posting in maniera adeguata, in modo da gratificare, come spesso ci viene richiesto, i dipendenti interni, e non qualche politico, purtroppo qualche mio collega che fa pressioni. Possiamo avere tutte le visioni diverse sull'informazione, possiamo averle avute in passato, potremmo averle in futuro: questi due mesi al referendum è forse il momento più delicato che il nostro Paese stia vivendo. Mi affido alla sulla capacità e alla sua professionalità per garantirci un equilibrio, ribadisco non solo da cronometro, ma nel merito e nello specifico sulla costruzione dei servizi e sulla distribuzione. Non è solo un'immagine, non è solo un servizio, ma è anche l'accostamento dell'immagine e del servizio che crea senso e costruisce l'opinione.

  PRESIDENTE. Sempre nella logica del cronometro, abbiamo creato, come chiedeva lei, una fonte di equilibrio.

  FABIO RAMPELLI. Ringrazio anch'io il direttore, non solo per la presenza, ma anche per i contenuti del suo intervento, fermo restando che l'argomento piano editoriale è abbastanza trasversale, di cui c'è grande attesa e su cui probabilmente sarà opportuno, necessario e utile fare gli approfondimenti del caso in altra e dedicata riunione di Commissione.
  Alcuni quesiti vengono in mente con una certa facilità anche guardando all'attuale campagna referendaria. Al netto degli equilibrismi, dettati in particolare dall'ingresso della par condicio, penso sia indispensabile sottolineare che in questi mesi c'è stata una preponderante presenza del fronte del sì. Finché non c'è stata l'indizione del referendum, finché non si è capito bene quali fossero e non fossero dichiarate le regole, c'è stata effettivamente una sovraesposizione. Non l'abbiamo notata soltanto noi dell'opposizione. Anche nelle battute che si facevano nei corridoi c'era anche una qualche forma di imbarazzo da parte di alcuni colleghi del Partito Democratico. Dicevo che è importante cercare di capire che, al netto del bilancino, c'è comunque un auspicio da parte di chi parla che il fior fiore di professionisti, ovviamente a cominciare da chi li dirige e li gestisce, abbia anche il gusto e la libertà di svolgere un'azione istituzionale anche per sondare i quesiti, per esempio, sempre per restare sulla materia referendaria.
  Qualcuno dovrà pur dire, infatti, che è un fatto sicuramente positivo, o comunque deve metterlo in evidenza senza giudicarlo, il fatto che una Camera abbia la competenza sulle autonomie locali, l'esclusivo Pag. 10rapporto con le istituzioni sovraordinate, sovranazionali, l'Europa, ma è un fatto negativo, dal mio punto di vista, comunque è un fatto da attenzionare che un Senato che abbia politicamente un indirizzo diverso rispetto alla Camera, possa impugnare tutte le norme che provengono dalla Camera, chiamare tutte, giudicare tutte, bocciare tutte. È un dato oggettivo, non è un giudizio soggettivo.
  Penso che un servizio giornalistico degno di questo nome debba, da qualche parte, in maniera asettica, tentare di fare un lavoro di inchiesta di merito ed esporrei le «eccellenze» di un provvedimento sottoposto al giudizio dei cittadini, al netto delle dichiarazioni soggettive, e quindi faziose e partigiane, di chi appartiene al fronte del no o di chi appartiene al fronte del sì. Questo lavoro, secondo me, fin qui non è stato ancora composto. Forse è più idoneo per gli speciali e le trasmissioni di intrattenimento con le schede di corredo che per i sonori nei telegiornali, ma comunque è un argomento importantissimo, altrimenti i cittadini sono sostanzialmente destinati a restare disinformati. Penso che si debba maggiormente riconoscere questa propensione proprio al TG1 tra tutti, il classico telegiornale istituzione a cui storicamente si è chiesto sempre maggiore equilibrio, maggiore capacità di indagare la verità, di saperla dire con moderazione, ma comunque di dirla. Il fatto che questo quadro debba essere composto all'insegna della moderazione mi pare che sia sacrosanto, necessario, e comunque perfettamente in linea con le tradizioni di questa testata. Penso che quest'esercizio vada fatto.
  Mi veniva poi un'osservazione anche dialogando con il collega Minzolini. Abbiamo assistito, non soltanto sulle reti Rai, a confronti molto interessanti, probabilmente più interessanti dal punto di vista della politica-spettacolo che non della politica in quanto tale, tout court, dove c'erano evidenti squilibri. Penso che, se scende in campo Renzi a spiegare le ragioni del sì, dall'altra parte debba esserci una persona che rappresenta politicamente l’alter ego di Renzi. Non ci può essere un costituzionalista contro Renzi o un giornalista contro Renzi. Il giornalista va col giornalista, il fronte del no contro il fronte del sì, il costituzionalista del no si confronta con il costituzionalista del sì, altrimenti diventa troppo facile, come sparare sulla Croce rossa. Se il telegiornale, in maniera tendenziosa, o il Presidente del Consiglio, in maniera sotterranea, inconfessabile, si sceglie l'interlocutore, questo significa che già la partita comincia 10 a 0, sempre declinando il pensiero di Minzolini, che è sempre molto acuto. Ti chiedo scusa per le ripetute citazioni: Obama in che quota va? Dove viene posizionato? Non so se dobbiamo interpellare Putin per la par condicio.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, per il tempo, ma abbiamo superato un po’ i cinque minuti. Le chiedo la cortesia di concludere.

  FABIO RAMPELLI. Mi avvio a concludere. Mi sembrava pertinente quest'osservazione sull'omogeneità degli interlocutori che svolgono i loro confronti.
  Poi c'è l'aspetto più pedestre che riguarda le presenze dei vari partiti nei telegiornali. Ho qualche ragione per lamentarmi come Fratelli d'Italia, ma devo ammettere che c'è stata una considerazione maggiore, una diversa sensibilità, nel corso del tempo, e sono comunque soddisfatto di questo mutamento di clima e di atteggiamento. Come diceva Gasparri poco fa a proposito della famosa proporzione di un terzo, un terzo e un terzo, penso che rispetto alla materia referendaria rischi di creare uno squilibrio poco comprensibile. Se si parla di provvedimenti governativi, ha un senso che il Governo venga considerato distinto e distante dalla polemica politica dei partiti e delle coalizioni che si contrappongono; se si parla di un fronte del sì e di un fronte del no, penso che sia utile che il Governo faccia parte di uno dei due fronti, in questo caso del fronte del sì. Vorrei capire fino adesso come è stato conteggiato, prima dell'ingresso della par condicio, il parere di tutti i rappresentanti del Governo che si sono espressi per il sì. Se, come temo, Pag. 11sono fuori da quella percentuale di equilibrio, come si intende tentare di apporre una necessaria e opportuna correzione?

  FRANCESCO VERDUCCI. Ringrazio il direttore Orfeo per la sua relazione e il dottor Ferragni per la sua presenza ieri e oggi qui, ai nostri lavori.
  È un'audizione particolarmente importante anche per la rilevanza che svolge nell'ambito dell'offerta informativa Rai dal telegiornale che lei dirige. Penso sia particolarmente importante il fatto che, non solo per gli ascolti conseguiti, il telegiornale che lei dirige, il TG1, in questi anni sotto la sua direzione sia riuscito a recuperare credibilità e autorevolezza, necessarie, fondamentali per l'informazione della Rai. Voglio rimarcare come abbiamo, soprattutto in questo periodo, segnato da numerose crisi internazionali, una grande necessità di un'informazione completa e di coniugare autorevolezza, credibilità, pluralismo e imparzialità. La situazione è segnata da molte crisi internazionali, da una parte, con fatti anche drammatici, come quelli legati al terrorismo; dall'altra, da una sempre maggiore frammentazione dell'informazione, soprattutto dovuta alla presenza sempre più importante del Web 2.0 e dei cosiddetti social network. È quindi fondamentale l'informazione legata al servizio pubblico, la sua capacità non solo di raccontare la complessità dei fenomeni che stiamo vivendo, epocali, ma anche la necessità di far capire le ragioni dei fenomeni. Non basta far vedere immigrati che stazionano, rifugiati richiedenti asilo che stazionano nella piazza di un paese o in un centro di accoglienza. È necessario far capire perché sono lì e quali sono le motivazioni che li hanno portati lì.
  Il passaggio che stiamo per affrontare, cioè il mese e mezzo che ci separa dall'appuntamento del 4 dicembre, è fondamentale per tutta l'informazione. In Rai, quindi per il nostro servizio pubblico, in particolare lo è anche per il TG1, che di questa informazione è, come abbiamo detto, tanta parte per credibilità e ascolti. C'è stata fino adesso una grande completezza e anche correttezza, questa rimarcata anche dai primi dati che riguardano i primi giorni di campagna elettorale, quelli che lei citava dell'Osservatorio di Pavia di stamattina, che abbiamo letto anche in agenzie, quelli che vedremo anche nella lettura dei dati dell'Agcom. Anch'io voglio rimarcare, come hanno fatto i colleghi, che non si può sbagliare nulla e che dovremmo ritrovarci qui alla fine di questa campagna referendaria con dati che siano assolutamente paritari tra i due diversi schieramenti, tenendo conto anche della pluralità dei diversi schieramenti.
  Le voglio chiedere, alla luce del regolamento che abbiamo licenziato, che riguarda sia gli spazi della comunicazione politica, per cui l'azienda si sta attrezzando, sia soprattutto gli spazi di informazione politica, qual è il piano che la sua testata ha in mente per affrontare al meglio un appuntamento così importante, quello che riguarda il referendum costituzionale, importante per la consapevolezza della nostra opinione pubblica e anche come prova per il nostro servizio pubblico informativo.

  AUGUSTO MINZOLINI. Anzitutto, ti faccio i miei complimenti per il tuo approdo e quello di Ferragni. Ci conosciamo, quindi sono contento del fatto che siano state premiate le vostre esperienze di lavoro. Sono d'accordo sul fatto che sia complicato parlare del TG1 in una stagione diversa, che dovrebbe essere caratterizzata da una direzione editoriale. Ti faccio subito una domanda molto precisa. Dato che sei un direttore di transizione, è cambiato qualcosa tra quello che facevi prima e quello che fai dopo? Questo è il dato, altrimenti non riesco a capire. Non lo dico per quello che devo dire io. Per come è stata motivata la nascita di una nuova direzione editoriale, che doveva essere il cambiamento dell'informazione in Rai, voglio capire se la stagione è sempre la stessa o se è cambiato qualcosa.
  In secondo luogo, sono contento per i vicedirettori. Purtroppo, ho potuto averne quattro, al massimo cinque, come sa Ferragni, ma da questo punto di vista non sto lì a guardare il numero. Il problema è la funzionalità. Ci possono essere tanti modi. Anch'io all'epoca avevo fatto una direzione per gli eventi, proprio perché era necessaria Pag. 12 e poteva addirittura staccata dal resto del corpo del giornale. A parte questo, dato che stiamo parlando di una cosa abbastanza generica, perché siamo in una fase di transizione, vorrei occuparmi soprattutto della vicenda del referendum. È una vicenda importante. Credo che nella storia di questo Paese ci siano pochi paragoni. Ci sono stati tanti referendum, ma per le conseguenze politiche, o comunque per la valenza politica di un referendum come quello che affronteremo il 4 dicembre, è difficile trovare paragoni con il passato. Sono davvero pochi. Proprio per questo l'informazione deve essere secondo me molto accurata e, soprattutto, deve avere due meccanismi. Mi sembra che un modo sia stato abbastanza rispettato, ed è quello del tempo di parola. È chiaro che in una vicenda del genere, poi vedremo come andrà la campagna referendaria, è difficile inserire lo schema 33, 33 e 33. È evidente, secondo me, che da questo punto di vista abbia ragione Gasparri a dire che dovrebbe essere un 50 e 50. Parliamo di referendum, è un sì o un no.
  C'è, però, un altro tipo di informazione. Cito proprio degli esempi. Ieri, non ho visto il TG1, ma a proposito della vicenda di Obama, c'è anche una questione di area culturale e di risposte che si devono dare come TG ammiraglio, come informazione istituzionale. È stato giusto dare, come credo abbiate dato, grande spazio all'iniziativa di Obama e anche alle uscite su questioni che riguardano il nostro Paese. Non so se, però, sia stato fatto ieri – lo dico, però, proprio per parlare, per fare un paragone – anche un servizio su quell'area del Paese che non è indifferente, se non addirittura maggioritaria, che ha visto quel tipo di intervento come un'ingerenza. Questo è il dato.
  La materia referendaria è particolare ed è complicata. È semplice, ma complica allo stesso tempo, proprio per questo, perché porta anche nella gestione della notizia, nel porre la notizia, la necessità di tener conto delle forze in campo e delle valutazioni che fanno delle diverse vicende. Inoltre, come anticipavano già, è chiaro che in un dibattito sul referendum, come sapete benissimo la televisione può portare consensi o, se si manda un messaggio sbagliato, il non consenso addirittura, una sorta di atteggiamento respingente. Se, come sembra, il premier vuole addossare su di sé la maggiore responsabilità in questa campagna referendaria, è evidente che dall'altra parte io non posso prendere persone che hanno un linguaggio diverso da quello della politica. Se metto il professore contro Renzi, come avviene molto spesso, il risultato può essere diverso. Un altro elemento che deve essere considerato nella gestione della campagna è di creare dei meccanismi omogenei. Se da una parte si ha un premier, dall'altra deve esserci un personaggio che ha un linguaggio politico più diretto e meno attaccato al tecnicismo, pure importante. Dall'altra parte, se c'è, anche nel campo del sì, qualcuno che esprime, motiva e spiega in termini tecnici la riforma, è bene che dall'altra parte ci sia lo stesso tipo di interlocutore. Purtroppo, molto spesso si può intervenire, se si vuole, nel dare un giudizio o meno, o comunque nel favorire una delle due parti, usando questi accorgimenti. Ecco perché spero che ci sia maggiore attenzione. Bisogna partire anche dal presupposto, secondo me, che in un modo o nell'altro subito dopo il 4 si aprirà una nuova stagione, quindi è giusto, intanto che siamo in una fase di transizione, che si tenga conto di tutto il dibattito in corso nel Paese.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ho visto che il senatore Gasparri e il senatore Margiotta sono tornati sulla scelta decisa nell'Ufficio di presidenza rispetto al calendario, e hanno riproposto l'audizione dei vertici Rai sul piano dell'informazione. Evidentemente, i colleghi amano ripetersi, visto che l'hanno fatto già ieri; io un po’ meno, ma mi sembra giusto ricordare che è una decisione che è stata assunta in Ufficio di presidenza. Peraltro, c'è un altro Ufficio di presidenza la settimana prossima.
  Direttore, anch'io la ringrazio per la presenza assieme al dottor Ferragni. La ringrazio per la comunicazione. Gli auguri di buon lavoro sono già stati fatti da tutti i colleghi. Sinceramente, non ho riferimenti, Pag. 13 come ho sentito fare da colleghi, a singole edizioni del TG1, a singoli servizi del TG1. Alcuni colleghi sono entrati nel dettaglio, come ha fatto anche la collega Nesci. Non penso che sia questo il nostro compito, il nostro ruolo, cioè quello di fare il telegiornale o fare il contraltare rispetto a fare il telegiornale. Peraltro, adesso abbiamo in mano strumenti molto precisi, quelli previsti, che riguardano i dati dell'Osservatorio di Pavia, che sono stati pubblicati. Li abbiamo sottomano e mi sembra – lei li ha richiamati all'inizio – che siano dati molto precisi. È giusto anche ricordare che nella delibera che abbiamo votato all'unanimità è scritto che i dati sono pubblicati quotidianamente e poi possono essere aggregati su base settimanale, come si è sempre fatto. Anche il riequilibro viene fatto su questo lasso temporale. Questo è semplicemente per far riferimento alle cose che abbiamo deciso. Potrebbe essere interessante una discussione rispetto a questi dati, abbozzata tempo fa, che questi dati dovrebbero per esempio essere aggregati forse per fascia oraria o rispetto agli ascolti. Questa è una discussione che avevamo fatto con l'Agcom, ma non è occasione in riferimento a questo Regolamento.
  Ho soltanto una domanda da fare al direttore. L'azienda ha parlato di una serie di occasioni di approfondimento in riferimento al referendum. Ieri, abbiamo sentito e chiesto per quanto riguarda la comunicazione politica alla testata parlamentare: in riferimento alle competenze ricondotte sotto la sua responsabilità, sotto la sua testata, è in previsione una serie di puntate aggiuntive, di format già presenti o di altri format che rientrano all'interno dell'informazione per quanto riguarda l'offerta di approfondimento sul referendum?

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Cercherò di rispondere a tutti e di essere più esauriente possibile nelle risposte. Ringrazio per gli interventi di riconoscimento e di complimenti, che naturalmente estendo e condivido con tutta la redazione del TG1. Mi faccio carico, invece, di tutte le critiche, che mi sono sembrate anche costruttive, di oggi.
  A questo proposito, vi chiedo, ma senza alcuno spirito polemico – ci mancherebbe – se il senatore Airola, il cui intervento giudico molto positivo e condivisibile a tratti, è lo stesso che in queste settimane o mesi, esercitando il suo legittimo diritto di critica, ha detto: un «qualsiasi Orfeo» deve essere licenziato dal TG1, «Questa gentaglia pagherà, forse non oggi, ma domani sicuramente», «Siete la cricca più disgustosa della tv», «Servi», «Vergogna» e così via.

  ALBERTO AIROLA. Se vuole, parto con la polemica anch'io: io mi sono posto in una maniera costruttiva, lei evidentemente no.

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Ho fatto una domanda al presidente, proprio perché ho apprezzato le critiche costruttive di oggi...

  PRESIDENTE. Anch'io, direttore, do atto a tutti i colleghi, in particolare a lei, che è stato veramente garbato e squisito nel suo intervento, per cui cerchiamo di non sprecare questa opportunità. La prego.

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Mi fate però finire, altrimenti non riesco...

  PRESIDENTE. La prego, direttore.

  ALBERTO AIROLA. Le ricordo che lei voleva anche far prendere a schiaffi una mia collega parlamentare da Vespa... quindi se vuole apriamo questo capitolo, non c'è problema.

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Scusi, questo è un falso. Io non ho mai chiesto di prendere a schiaffi nessuno.

  ALBERTO AIROLA. Gliel'ha proposto Vespa. Guardi che veramente parto con un altro tono.

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Me l'ha proposto Vespa o l'ho detto io? Me Pag. 14l'ha proposto Vespa o l'ho detto io? Lei adesso ha detto che l'ho detto io, che io volevo far schiaffeggiare una deputata. Questo è falso. Questa è un'occasione per ristabilire la verità. Se mi fate finire il concetto, e vi ringrazio, lo dicevo proprio perché ho detto che ho apprezzato, oltre ai ringraziamenti di alcuni parlamentari, le critiche costruttive del senatore Airola e mi ripromettevo di rispondere allo stesso modo, in maniera costruttiva, a quello che è stato anche da parte sua non solo una critica, ma anche un appello, che io raccolgo, insieme a quello degli altri parlamentari di tutte le forze politiche. È chiaro a tutti, a me e tutta la redazione del TG1, che questi ormai meno di due mesi che mancano al referendum richiedono la massima attenzione da parte nostra. Abbiamo chiara la responsabilità del principale telegiornale italiano e di 13 edizioni quotidiane, dalle 6.30 all'1.00 in questa fase di par condicio, sotto il suo controllo, di tutte le altre trasmissioni di informazione, da Porta a Porta a Petrolio, dalla Vita in diretta a Unomattina, tutte ricondotte sotto la testata. Questo ci è ben chiaro. Voglio rassicurare, oltre che impegnarmi, sul fatto che quest'attenzione sia ai massimi livelli e che l'informazione del TG1 sia la più equilibrata possibile. Ci riusciremo, non ci riusciremo? Io credo che ci riusciremo. Mi auguro che ci riusciremo.
  Il senatore Gasparri ricordava che non sono proprio nuovo della Rai. Sono stato per due anni il direttore del TG2 e per quasi quattro anni il direttore del TG1. Ci sono state elezioni politiche, elezioni regionali, elezioni europee, due elezioni del Presidente della Repubblica e altri fatti elettorali paragonabili, o comunque avvicinabili, a questo referendum: né la Commissione di vigilanza né l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni hanno mai fatto un rilievo, una sanzione, un richiamo ufficiale. Spero che questo possa essere di garanzia a quello che faremo da qui al 4 dicembre. A tal proposito, voglio anche ricordare, perché mi fa piacere – considero anche questo un motivo di soddisfazione – un'intervista del presidente della Commissione di vigilanza, collega di partito del senatore Airola, l'onorevole Fico, a proposito di un altro referendum. Non più tardi di qualche mese fa, siamo andati alle urne per un altro referendum, quello sulle trivelle e, rispondendo alla domanda di Il Fatto Quotidiano se la Rai avesse fornito un'informazione completa sul tema, il presidente Fico diceva: «Non c'è dubbio che la Rai possa fare molto meglio – e su questo siamo tutti d'accordo, io per primo – però va ricordato che la Vigilanza a marzo ha varato una delibera per riservare il giusto spazio per la consultazione e l'emittente pubblica l'ha pienamente rispettata». Anche in questo caso la Rai è impegnata non soltanto attraverso i notiziari, ma anche – qui rispondo ad alcuni di voi – a organizzare dei format nuovi per l'occasione. Stiamo ragionando su otto serate a cura del TG1 in access time con dei duelli tra fronte del sì e fronte del no, naturalmente – rispondo ad Augusto – omogenei. Vuol dire politico contro politico, costituzionalista contro costituzionalista, giornalista contro giornalista, cosa che peraltro abbiamo fatto finora. Ci saranno anche delle puntate speciali di format già esistenti, come Porta a Porta e altri. Da questo punto di vista, quindi, l'impegno sarà massimo da parte nostra.
  A questo proposito, proprio riguardo a questi format, a queste puntate speciali, si sta lavorando, e in parte rispondo, per quello che mi concerne, sul rapporto con la direzione dell'informazione, con il direttore del coordinamento informativo della Rai, il dottor Verdelli, c'è un confronto quotidiano su come organizzare questi appuntamenti, su come organizzare prima del referendum le notti, le edizioni straordinarie per le elezioni americane.
  Questo avviene, naturalmente, nel rispetto dell'autonomia dei direttori, che – mi conoscete – salvaguardiamo eccome, ma conoscendo il dottor Verdelli, non entrerebbe mai in decisioni che spettano e rientrano nei poteri che sono conferiti dal contratto nazionale di lavoro al direttore di una testata.

Pag. 15

  AUGUSTO MINZOLINI. Di fatto c'è già il ruolo di Verdelli, svolge una sua funzione di raccordo.

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Certamente.

  AUGUSTO MINZOLINI. A maggior ragione bisogna sentirlo allora.

  MAURIZIO GASPARRI. Con quello che costa!

  MARIO ORFEO, direttore del TG1. Non sono io ovviamente l'interlocutore. È chiaro che il dottor Verdelli, il direttore Verdelli, Carlo, che peraltro è un amico ed è un signor professionista lavora, eccome se lavora, ed è utile a tutti noi che facciamo i direttori delle testate. In questo momento, in particolare, sta lavorando all'organizzazione di questi eventi straordinari, che sono prima le elezioni del Presidente degli Stati Uniti e poi i dibattiti sul referendum. Da questo punto di vista l'impegno della Rai è massimo e la responsabilità che avvertiamo è massima. Rassicuro qualcuno sui dati, che sono on line da stamattina, per cui quelli che ho letto sono dati certi. Mi auguro, spero, sono quasi certo che quelli dell'Agcom siano addirittura migliori.
  Per quanto riguarda alcune notazioni, ho risentito la parola «panino». Ripeto che facciamo 13 edizioni, dalle 6.30 all'1.00, non ricordo tutti i servizi edizione per edizione, ma so che più volte il Movimento 5 Stelle ha presentato degli esposti, ai quali abbiamo risposto puntualmente. Tutte le volte questi esposti sono stati respinti. L'ultimo, che ho qui, che è stato consegnato in queste ore, riguarda il caso che citava l'onorevole Nesci sul 12 ottobre, quando il Presidente del Consiglio ha tenuto un intervento istituzionale in Parlamento in vista del Consiglio d'Europa, quando abbiamo riportato correttamente le critiche venute dalle diverse opposizioni, cioè dall'onorevole Brunetta, di Forza Italia, e dall'onorevole Di Battista, del Movimento 5 Stelle, e la risposta del Presidente Renzi. Da questo punto di vista, pensiamo di esserci comportati correttamente. Allo stesso modo, ieri abbiamo dato notizia – pensavo che mi fosse rimproverato il fatto di non aver dato notizia, cosa impossibile – con risalto dei dati dell'INPS.
  Quanto al panino, c'è stato un intervento del Ministro dell'economia sulla manovra, che abbiamo riferito, poi in un servizio abbiamo diviso lo spazio tra maggioranza e opposizione, pur non essendoci lì par condicio, per un fatto di semplice correttezza, alla quale cerchiamo di tener fede sempre: prima un esponente della maggioranza, il leader del nuovo centro-destra Alfano, e poi un esponente dell'opposizione, il capogruppo di Sinistra Italiana Arturo Scotto. Allo stesso modo, non nella primissima edizione successiva alla conferenza stampa di Renzi e Obama a Washington, ma nell'edizione successiva – peraltro, stamattina abbiamo avuto l'onorevole Di Maio ospite a Unomattina, dove abbiamo parlato anche di quest'argomento – e in tutte le altre edizioni del telegiornale abbiamo dato conto delle reazioni delle opposizioni all’«endorsement» di Obama nei confronti di Renzi sulla questione del referendum. Da questo punto di vista, ripeto che cerchiamo di mantenere la massima correttezza. I dati ci dicono questo. L'impegno a fare meglio e di più sul referendum è totale. Accolgo l'invito dell'onorevole Rampelli sull'informazione più sui contenuti e sul merito. Faremo anche questo. Avremo iniziative speciali dedicate esclusivamente ai contenuti di questa riforma, quindi non ci limiteremo solo al contraddittorio tra chi è per il sì e chi è per il no, ma spiegheremo anche con voci più autorevoli possibile da un punto di vista tecnico quali sono le ragioni del sì e quali quelle del no, al di là degli slogan politici.
  Mi preme dire una cosa, perché mi è stato rimproverato che prima della par condicio c'è stato un forte squilibrio. A parte che non risulta da nessun dato, ma al di là di questo, voglio ricordare anche che ci sono stati momenti del confronto politico, anche molto acceso, come le elezioni amministrative, in cui alcuni esponenti Pag. 16 del sì hanno preferito fare campagna elettorale parlando di referendum e altri, tra cui leader importantissimi dell'opposizione – ci sono interviste che il TG1 ha mandato in onda – che alla domanda sul referendum hanno risposto che preferivano parlare di amministrative e lo hanno fatto. Anche in questo caso, credo che abbiamo rispettato i criteri di correttezza. Spero di aver risposto a tutti in maniera esauriente. Se ho dimenticato qualcosa sono a disposizione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, direttore.
  A questo punto, onorevoli colleghi, non posso che ringraziare il direttore del TG1, il dottor Orfeo, il direttore dei rapporti istituzionali, il dottor Ferragni, per la loro presenza e augurare loro buon lavoro a nome di tutti. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.