XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 57 di Mercoledì 28 settembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d'Armata Giorgio Toschi:
Catania Mario , Presidente ... 3 ,
Toschi Giorgio , Comandante Generale della Guardia di finanza ... 3 ,
Catania Mario , Presidente ... 12 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 13 ,
Toschi Giorgio , Comandante Generale della Guardia di Finanza ... 13 ,
Catania Mario , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 14 ,
Catania Mario , Presidente ... 15 ,
Cenni Susanna (PD)  ... 15 ,
Toschi Giorgio , Comandante Generale della Guardia di Finanza ... 15 ,
Catania Mario , Presidente ... 15 ,
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 15 ,
Catania Mario , Presidente ... 16 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 16 ,
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 16 ,
Catania Mario , Presidente ... 16 ,
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 16 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 16 ,
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 16 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 16 ,
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 16 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 16 ,
Catania Mario , Presidente ... 17 ,
Mongiello Colomba (PD)  ... 17 ,
Catania Mario , Presidente ... 17 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 17 ,
Catania Mario , Presidente ... 18 ,
Toschi Giorgio , Comandante Generale della Guardia di Finanza ... 18 ,
Catania Mario , Presidente ... 21 ,
Senaldi Angelo (PD)  ... 21 ,
Catania Mario , Presidente ... 21 ,
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza ... 21 ,
Toschi Giorgio , Comandante Generale della Guardia di Finanza ... 22 ,
Senaldi Angelo (PD)  ... 22 ,
Toschi Giorgio , Comandante Generale della Guardia di Finanza ... 22 ,
Catania Mario , Presidente ... 22 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Comando generale della Guardia di Finanza ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d'Armata Giorgio Toschi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d'Armata Giorgio Toschi. Sono altresì presenti il Generale di Divisione Stefano Screpanti, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza, il Generale di Brigata Francesco Greco, Capo del VI Reparto – Affari Giuridici e Legislativi del Comando Generale della Guardia di finanza.
  Oggi abbiamo una riunione di straordinaria importanza. Abbiamo ormai ampia percezione di quale sia l'importanza della Guardia di finanza nella partita che si gioca per il contrasto alla contraffazione. L'incontro di oggi, che sarebbe stato comunque di straordinario interesse, lo diventa ancora di più alla luce di questa considerazione. Non indugio ulteriormente. Credo che sia stata già distribuita una relazione, che avete davanti.
  Do la parola al generale per lo svolgimento della sua relazione.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante Generale della Guardia di finanza. Desidero innanzitutto porgere i saluti e il sentito ringraziamento per la nuova opportunità di collaborazione ai lavori della Commissione offerta alla Guardia di finanza con l'odierna audizione. Peraltro, è questa per me la prima occasione di contatto istituzionale con la Commissione dal mio insediamento nella carica di comandante generale, avvenuta il 25 maggio ultimo scorso, e per tale motivo sono davvero onorato di poter presentare in un così autorevole consesso il frutto del lavoro svolto ogni giorno da migliaia di finanzieri di ogni parte d'Italia in difesa del tessuto economico e produttivo nazionale.
  In linea con le indicazioni pervenute dal presidente, incentrerò il presente intervento aggiornando innanzitutto il quadro dell'attività svolta nell'ultimo biennio, poi fornirò sintetici elementi informativi in merito agli argomenti su cui è stato segnalato uno specifico interesse da parte della Commissione, vale a dire i rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione, il contrasto alla contraffazione in sede internazionale e comunitaria e la lotta agli illeciti perpetrati attraverso Internet.
  Il testo del presente intervento, comunque, è corredato da un dossier con il commento dei risultati conseguiti e una cronologia delle principali operazioni di servizio concluse nel periodo considerato.
  Relativamente alle linee di azione nel biennio 2015-2016, in occasione dell'audizione dell'ottobre 2014, che io ho letto attentamente, resa dal mio predecessore, generale Capolupo, sono state segnalate le Pag. 4cause che favoriscono la proliferazione della contraffazione, richiamando a tale proposito lo svolgimento delle reti di scambio delle merci e delle tecnologie, l'esistenza di apparati normativi di contrasto disomogenei a livello internazionale e la persistenza di una forte domanda di prodotti irregolari.
  Nella medesima audizione, sono stati anche analizzati gli effetti procurati da questi crimini sul sistema economico, prendendo spunto da una serie di stime circa le dimensioni del fenomeno proposte da enti e organismi esterni. Ne parlavamo con il presidente.
  Aggiornando il quadro fornito in quella circostanza, mi limito a richiamare in questa sede le più recenti elaborazioni diffuse sul punto dal Centro studi investimenti sociali del Censis in occasione della settimana nazionale anticontraffazione del Ministero dello sviluppo economico, svoltasi tra il 13 e il 19 giugno di quest'anno tra Roma, Milano e Palermo. Secondo questi studi, a livello nazionale il fatturato della contraffazione del 2015 in Italia quoterebbe 6,9, circa 7 miliardi di euro, con un incremento rispetto alle precedenti analoghe stime dell'Istituto del 4,4 per cento.
  La perdita di gettito generata da tale giro d'affari illecito si attesterebbe in 5,7 miliardi di euro, con un valore aggiunto sommerso di 6,7 miliardi di euro e oltre 100.000 posti di lavoro in meno.
  Sempre in base alle analisi del Censis, il settore più esposto alle condotte di contraffazione risulterebbe l'abbigliamento, con un valore della produzione di falsi di 2,2 miliardi di euro e il 32,5 per cento del totale.
  Seguono in questa classifica il comparto degli audiovisivi, con circa 2 miliardi di euro, 28,5 per cento del totale, che credo sia una cifra assolutamente ragguardevole, il materiale elettrico e i prodotti informatici, con un miliardo di euro, i prodotti alimentari, anch'essi con un miliardo di euro.
  Relativamente a quest'ultimo ambito, segnalo inoltre le conclusioni compendiate nella nuova edizione del rapporto sui crimini agroalimentari dell'Istituto degli studi politici economici e sociali, l'Eurispes, in base alle quali il business illecito e organizzato nel settore dell'agroalimentare avrebbe superato nel 2015 i 16 miliardi di euro, con un incremento di circa il 4 per cento rispetto all'anno precedente.
  Al di là dei numeri, che comunque non possono essere considerati una fotografia del tutto attendibile delle reali dimensioni della contraffazione, è senz'altro possibile affermare che essa e gli altri collegati fenomeni illeciti continuano a rappresentare un fattore di significativa criticità sul piano economico-sociale e direi soprattutto criminale.
  La Guardia di finanza ne è fortemente consapevole, e per questo ormai da tempo ha posto il contrasto a questo genere di illegalità tra le priorità della propria azione operativa, in linea con le attribuzioni demandate dal quadro normativo vigente e con le direttive impartite dal signor Ministro dell'economia e delle finanze.
  Richiamando quanto già osservato nelle precedenti occasioni di confronto con la Commissione, confermo che l'impegno istituzionale a tutela della proprietà intellettuale si poggia su tre linee di azione principale: il controllo del territorio, basilare; il presidio delle frontiere; l'attività info-investigativa. Su quest'ultima poi ci soffermeremo, perché è un aspetto particolarmente interessante e importante.
  L'attuazione coordinata di queste direttrici di intervento ha l'obiettivo non solo di intercettare le partite di prodotti illegali, ma anche e soprattutto di disarticolare alla radice le filiere del falso, colpendone contestualmente le componenti di approvvigionamento, produttive e distributive, così da interrompere i canali di alimentazione del mercato parallelo e le stesse fonti di finanziamento e di guadagno delle organizzazioni criminali.
  Naturalmente, l'attività investigativa costituisce il principale e più qualificante ambito di impiego dei reparti della Guardia di finanza. Non può esserci un'attività di polizia senza una preliminare e accurata attività, ovviamente, di intelligence. Ne sono la riprova le 5.888 deleghe di indagini per reati di contraffazione, pirateria e tutela Pag. 5del made in Italy, pervenute ai reparti del Corpo dalla magistratura tra gennaio 2015 e luglio 2016, in gran parte scaturite da precedenti interventi di iniziativa eseguite dai reparti.
  Di tali deleghe, 4.983, l'85 per cento del totale, sono già state concluse e hanno condotto alla denuncia all'autorità giudiziaria di ben 1.629 soggetti. Mettendo a confronto i primi sette mesi del 2015 con l'analogo periodo del 2016, emerge che le deleghe pervenute quest'anno sono aumentate dell'8,4 per cento circa, essendo passate da 2.169 a 2.353. Chiaramente, tanto maggiore è l'impegno dei reparti tante più numerose sono gli incarichi investigativi dell'Autorità Giudiziaria.
  Questo dato testimonia il costante e crescente supporto richiesto al Corpo dalle procure della Repubblica di tutta Italia nel contrasto alle diverse forme di illegalità che colpiscono la proprietà intellettuale. Sono davvero molti i servizi investigativi ad ampio raggio sviluppati dai reparti in questo settore nell'ultimo biennio.
  Richiamando i più importanti e recenti, cito innanzitutto l'indagine conclusa dal gruppo di Fiumicino nel luglio scorso, che ha portato al sequestro di cinque opifici e sei depositi disseminati tra Napoli, Villaricca, Afragola e Casoria, utilizzati da un'organizzazione criminale composta da ben 28 persone, specializzata nella produzione di scarpe contraffatte delle più note marche. L'operazione ha permesso di apporre i sigilli a più di 100 macchinari industriali, 476 stampi di diverse grandezze e di sequestrare oltre 265.000 pezzi contraffatti tra scarpe e semilavorati.
  Dello stesso spessore è poi l'indagine conclusa, sempre nell'estate di quest'anno, dalla Guardia di finanza di Napoli, che sviluppando accuratamente alcuni elementi acquisiti nel corso dell'ordinaria azione di controllo del territorio, ha individuato tre impianti produttivi illegali, nei quali venivano abilmente replicati prodotti di occhialeria delle più note marche.
  Le fabbriche clandestine, al cui interno sono stati sorpresi due malviventi, arrestati in flagranza mentre erano intenti proprio a confezionare prodotti falsi, erano ricavate all'interno di comuni box auto, ai quali si poteva accedere utilizzando passaggi segreti abilmente ricavati nelle intercapedini delle pareti. Questo serve a dimostrare che la regia delle attività illecite si preoccupa anche di realizzare e costruire appositamente i propri siti produttivi.
  Nel complesso, il servizio ha portato alla denuncia all'autorità giudiziaria di 21 persone, al sequestro di quasi 78.000 articoli contraffatti, 3 opifici, come abbiamo detto, e 2 automezzi, 8 telefoni cellulari, oltre a macchinari e materiale utilizzati nell'illecita attività.
  Di rilievo poi sono stati i risultati conseguiti nel giugno scorso dal gruppo di Reggio Calabria, che, all'esito di una complessa attività investigativa, ha smantellato un'intera filiale di produzione e distribuzione dei capi d'alta moda e accessori falsificati, che si approvvigionava di materiali da assemblare in Turchia, Cina e Romania.
  Nella circostanza, il lavoro svolto dagli investigatori ha consentito di togliere dal mercato nero del falso oltre 150.000 pezzi illegali e di sequestrare 4 laboratori clandestini e 25 macchinari industriali. Inoltre, dei 37 denunziati alla magistratura, 16 sono stati tratti in arresto in esecuzione di apposita ordinanza di custodia cautelare per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione. Certamente, le nostre indagini hanno ben lumeggiato quale poteva essere l'organizzazione che aveva provveduto addirittura alla previsione di questi laboratori.
  Proseguendo nel punto di situazione sulle direttrici di intervento perseguite dal Corpo nell'ultimo biennio, è utile a questo punto richiamare la recente evoluzione attribuita alla strategia operativa del Corpo nei settori di interesse istituzionale, ivi compreso naturalmente quello del contrasto alla contraffazione.
  Questa nuova impostazione, che ha trovato formale riscontro negli atti di indirizzo e nelle direttive generali per l'azione amministrativa e la gestione emanati più di recente dal signor Ministro dell'economia e delle finanze, è orientata a garantire il presidio strutturato di tutte le aree operative rimesse alla responsabilità dell'istituzione Pag. 6 attraverso: una più stretta interazione tra componenti territoriale, investigativa, aeronavale e speciale; il rafforzamento dell’intelligence – che, come vedete, è un discorso che ritorna in maniera ricorrente – e dell'analisi di rischio e del controllo del territorio; l'incremento della capacità di avviare interventi di indagine di carattere mirato, adeguando le metodologie investigative ai fenomeni di illegalità caratteristici del territorio; l'integrazione tra compiti di Polizia economico-finanziaria e funzioni di polizia giudiziaria, con specifica valorizzazione della capacità di sviluppare attività investigative estese a tutte le implicazioni di carattere criminale, economico e finanziario.
  L'attuazione di queste linee d'azione fa perno su due specifiche leve operative. La prima è l'attività investigativa, su cui ho già fornito precedentemente specifici elementi di informazione per quanto riguarda il settore della contraffazione. Su quest'argomento, a completamento del quadro, mi limito a segnalare che nel periodo tra gennaio 2015 e luglio 2016, le deleghe di indagine della magistratura complessivamente ricevute dai reparti in tutti i settori di interesse istituzionale sono stati circa 136.000, di cui oltre 111.000 già oggetto di rischio.
  È uno sforzo molto significativo – vi assicuro – che mostra la preponderante connotazione investigativa che permea l'azione operativa del Corpo nel suo complesso, coerentemente con la sua natura di Forza di polizia economico-finanziaria a competenza pressoché esclusiva nel contrasto al crimine economico e finanziario.
  Il secondo strumento attuativo della nuova strategia della Guardia di finanza è rappresentato dai cosiddetti piani operativi. Questi ultimi consistono in mirate campagne di intervento, definite a livello centrale nelle loro linee d'azione e affidate, per l'esecuzione, ai reparti, prevalentemente mediante ricorso a poteri di Polizia economico-finanziaria attribuiti dalla legge ai militari della Guardia di finanza.
  In sostanza, i piani operativi hanno l'obiettivo di concentrare le capacità di intervento sul territorio verso le più dannose e pericolose manifestazioni di criminalità economico-finanziaria in un quadro di sostanziale autonomia nelle scelte operative, in modo da consentire il tendenziale orientamento delle risorse disponibili su fenomeni illeciti caratteristici delle singole aree geografiche.
  Dei 40 piani operativi sviluppati nel 2015, divenuti poi 45 nel 2016 – c'è stato un incremento proprio in relazione alla bontà dei risultati forniti nel 2015 – tre sono stati specificatamente riservati alla tutela del mercato dei beni e dei servizi. Si tratta, infatti, e in particolare dei piani operativi di lotta alla contraffazione, tutela del made in Italy e sicurezza dei prodotti nonché tutela dei diritti d'autore.
  A questi tre piani se ne aggiunge anche un quarto, di portata più ampia, rivolto espressamente alla tutela dei cosiddetti distretti industriali, le cui eccellenza sono spesso minacciate da condotte non solo di contraffazione, ma anche di evasione, di impiego di manodopera in nero, di riciclaggio, di proventi illeciti e via discorrendo.
  Rispetto al solo settore oggetto dell'audizione, segnalo che il rinnovato approccio operativo ha permesso alla Guardia di finanza, nell'ambito dei 17.898 interventi complessivamente eseguiti tra gennaio 2015 e luglio scorso, di denunziare alla magistratura 15.246 persone, 170 delle quali tratte in arresto, e di sequestrare più di 485 milioni di pezzi illegali, cifra questa che fa segnare un aumento del 15 per cento sull'analogo dato registrato nel precedente biennio 2013-2014.
  Per quanto riguarda il settore agroalimentare, nello stesso periodo il Corpo ha sequestrato circa 9.000 tonnellate di alimenti e 313.481 ettolitri di prodotti liquidi – questo ultimamente – oggetto di frode e contraffazione per la maggior parte nel settore delle false indicazioni di origine e indicazione geografica. Circa l'82 per cento del totale dei prodotti solidi sequestrati, oltre 7.400 tonnellate, è rappresentato da cereali, circa l'11 per cento, oltre mille tonnellate da paste alimentari e il restante 7 per cento da altre tipologie di generi commestibili. Pag. 7
  Per quanto concerne i prodotti liquidi, la quasi totalità dei sequestri ha interessato il comparto vinicolo. Sappiamo qualcosa, onorevole Cenni, del senese, del Montalcino.
  Voglio soffermarmi brevemente su questo settore per dedicare un cenno a una recentissima operazione, conclusa poche settimane fa dalla Guardia di finanza di Verona nel campo delle frodi e delle sofisticazioni alimentari.
  Nella circostanza, dagli sviluppi di un'ispezione fiscale eseguita nei confronti di un'azienda agricola della provincia, è stato possibile risalire a una cantina vinicola che commercializzava vino potenzialmente dannoso per la salute. I successivi accertamenti eseguiti presso l'attività hanno condotto al sequestro di 118.000 litri di prodotto vinoso adulterato, in quanto ottenuto dall'utilizzo di uve non conformi ai disciplinari di produzione previsti, e quindi non commercializzabili. In esito alle indagini, è stata anche data esecuzione a un sequestro preventivo di 3 aziende agricole, 71 terreni e 4 fabbricati nella disponibilità dell'indagato, per un valore complessivo di un miliardo 500 milioni di euro circa.
  Passando ora all'analisi merceologica dei sequestri, si conferma la perdurante capacità dei gruppi criminali di produrre illecitamente e commercializzare qualunque genere di merce. Oggi, qualsiasi tipo di prodotto, qualsiasi articolo della gamma merceologica, viene ahinoi contraffatto o falsificato.
  Nei primi sette mesi del 2016, il primato dei beni illegali intercettati dai reparti spetta al settore della moda con il 35 per cento dei sequestri, oltre 31 milioni di pezzi, con un aumento di oltre il 93 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, seguìto dall'elettronica, che ha fatto segnare un 31 per cento sul totale dei sequestri, di oltre 28 milioni di pezzi.
  I settori di beni di consumo e dei giocattoli hanno inciso, rispettivamente, per il 26 per cento, circa 24 milioni di pezzi, e dell'8 per cento, circa 7,5 milioni di prodotti.
  Per completare il quadro delle più recenti linee di intervento nel settore della tutela della proprietà intellettuale, richiamo un'ultima recente iniziativa attuata dal Corpo in stretto raccordo con il Ministero dell'interno.
  Si tratta, in particolare, dell'emanazione nel dicembre scorso di un'apposita direttiva per i reparti, con la quale è stata disposta la realizzazione presso ogni comando provinciale di un dispositivo permanente per il contrasto alla contraffazione e all'abusivismo commerciale organizzato. L'attuazione di questa misura è stata supportata dall'elaborazione, a cura del Comando Generale, di apposite linee guida, con cui sono state date istruzioni ai fini della preliminare mappatura del fenomeno sul territorio, della conseguente individuazione delle aree operative di più proficuo intervento e delle modalità di sviluppo dei servizi di contrasto.
  Oltre a essere funzionale all'organizzazione delle autonome attività di contrasto dei reparti, il dispositivo può essere anche orientato al soddisfacimento delle eventuali richieste formulate dall'autorità prefettizia per la vigilanza in occasione di eventi con grande richiamo di pubblico, ivi compreso il Giubileo straordinario della Misericordia, tuttora in corso, come noto.
  In definitiva, quest'iniziativa, nel solco delle direttive impartite dal signor Ministro dell'interno, si è posta l'obiettivo di rendere ancora più sistematica e organizzata sul territorio l'aggressione operativa alla contraffazione e all'abusivismo commerciale attraverso la creazione di uno strumento di intervento dinamico, flessibile e attivabile tempestivamente in relazione alle necessità contingenti.
  Il dispositivo si è rivelato particolarmente prezioso durante la passata stagione estiva. Col mio insediamento il 25 maggio scorso, abbiamo messo a punto un piano di intervento estivo, scattato il 1° luglio e che si è concluso il 31 agosto, debbo dire grazie all'impegno diuturno di tutte le Fiamme gialle operanti sul territorio nazionale, con grandi, grandissimi, risultati, che a breve richiamerò.
  Si è trattato di una campagna di intensificazione dei controlli, che, come ogni anno, il Comando Generale lancia sul territorio Pag. 8 per arginare i fenomeni illeciti, che in tal periodo si manifestano con maggiore virulenza proprio nelle località ad alta vocazione turistica. Non mi riferisco solo all'abusivismo commerciale e alla contraffazione, ma anche alle frodi nell'erogazione di carburante, alla locazione di appartamenti e case di vacanza in nero, all'impiego di manodopera irregolare degli esercizi frequentati dai turisti.
  Nel complesso, nei mesi di luglio e agosto scorsi, con questo piano operativo 2016, i reparti hanno sviluppato in questi settori circa 27.000 interventi – vi assicuro che è un dato veramente importantissimo – riscontrando 941 violazioni della normativa in materia di pubblica sicurezza negli esercizi commerciali; 6.379 violazioni fiscali; 398 irregolarità in impianti di distribuzione di carburante, con il sequestro di più di 181.000 litri di prodotti petroliferi; la scoperta di 4.376 lavoratori in nero ovvero irregolari.
  Per la sola contraffazione, sono stati sviluppati 3.500 interventi, che hanno portato alla denuncia di 1.592 persone e al sequestro di oltre 26 milioni di beni contraffatti o insicuri. Ecco perché dicevo che è stato un impegno veramente eccezionale di tutte le Fiamme gialle, che qui, se mi permettete, vorrei ringraziare nuovamente per il diuturno e molto professionale impegno.
  In chiave di prevenzione al finanziamento al terrorismo, sono stati anche eseguiti 519 controlli presso esercizi di money transfer, che hanno portato all'identificazione di 902 persone, per lo più di nazionalità extracomunitaria, che hanno usufruito di servizi di rimessa di denaro. L'onorevole Cenni si ricorderà della famosa operazione «Cian Liu», che abbiamo portato a termine in quel di Firenze nel 2010.
  Passando al piano organizzativo, è utile sottolineare che i servizi operativi per il contrasto alla contraffazione e ai collegati fenomeni illeciti sono demandati ai nuclei di polizia tributaria e agli altri reparti territoriali della Guardia di finanza, gruppi, compagnie, tenenze e brigate. Questa componente ha mantenuto sostanzialmente stabile il proprio assetto rispetto al periodo della precedente audizione. Alcune novità ordinative hanno, invece, interessato nel corso del 2015 i reparti speciali del Corpo e in tale ambito le attivazioni deputate al presidio del mercato dei beni e dei servizi.
  In questo contesto, le novità attengono innanzitutto all'istituzione del nucleo speciale Tutela proprietà intellettuale, uno dei tanti Nuclei dipendenti dal Comando dei Reparti Speciali, che ha assorbito le competenze del settore già demandate al Nucleo Speciale Tutela mercati, vale a dire lo sviluppo a livello centrale di analisi di rischio con le banche dati, di studio dei sistemi di frode, di elaborazione, di metodologie operative e di diffusione sul territorio delle migliori pratiche.
  Allo stesso nucleo è anche affidata la gestione del Sistema informativo anticontraffazione, SIAC, la cui sede è stata oggetto di una gradita visita di codesta Commissione lo scorso 13 luglio, che mi auguro sarà ripetuta, perché mi farebbe piacere se tornassimo a rivisitarla.
  Altri interventi di revisione hanno riguardato poi l'istituzione del Nucleo Speciale Antitrust, referente per il Corpo con l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con cui collabora in virtù di apposito protocollo d'intesa anche per il contrasto alle nuove forme di commercio abusivo on line.
  L'assetto dei Reparti Speciali che agiscono nel settore è completato dal Nucleo Speciale Frodi tecnologiche e dal Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l'editoria, rispettivamente incaricati: il primo, del monitoraggio della rete Internet, del contrasto alla criminalità informatica a contenuto economico-finanziario; il secondo, nella collaborazione con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche ai fini del contrasto delle violazioni del diritto ideatorio nel Web.
  Passiamo ora ai rapporti tra la criminalità organizzata e la contraffazione. Venendo all'analisi dei rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione, sul piano generale è possibile affermare che nell'ultimo decennio si è assistito a un aumento dell'interesse della criminalità organizzata Pag. 9nazionale e straniera nel traffico di prodotti contraffatti. A riprova cito le conclusioni di uno studio del Ministero dello sviluppo economico risalente al 2012, secondo il quale la quasi totalità del mercato dei prodotti contraffatti in Italia è gestita da consorzi criminali.
  La ragione del progressivo coinvolgimento delle organizzazioni delinquenziali nel business del falso risiede essenzialmente nel fatto che la contraffazione presenta un'alta redditività e un rischio più limitato rispetto alle altre tipologie di traffici illeciti, quali quello di sostanze stupefacenti, soprattutto sul piano della risposta penale.
  Per altro verso, va osservato che l'ingresso della criminalità organizzata nel mondo della contraffazione ha certamente determinato un deciso salto di qualità del fenomeno, avendone favorito il passaggio da attività di livello artigianale a vera e propria impresa di carattere globale. Oggi, infatti, la produzione e la distribuzione dei beni contraffatti rappresentano business transnazionali, che poggiano su una serie di relazioni criminali, che permettono di ottimizzare i risultati, individuare i luoghi più adatti per la produzione, le migliori vie di transito e, soprattutto, i giusti mercati di sbocco.
  In tale contesto, la criminalità organizzata, grazie anche al suo potere finanziario, intimidatorio e corruttivo, gestisce tutte le diverse fasi della filiera del falso, dalla produzione alla spedizione, alla distribuzione al dettaglio.
  Le organizzazioni criminali che operano nel settore della contraffazione sono sia endogene sia esogene. Tra le prime, la camorra è da considerarsi senz'altro l'organizzazione più attiva nel controllo e nella direzione di questo genere di attività illecite. In particolare, nell'area metropolitana di Napoli sono presenti compagini e clan camorristici che traggono beneficio da fattori economici e culturali, quali l'esistenza di attività produttive e commerciali di piccole dimensioni, la diffusione della vendita in forma ambulante e la difficoltà da parte dei cittadini di trovare occupazioni lavorative stabili. Questi elementi favoriscono il proliferare di attività alternative a quelle legali, tra cui anche quelle connesse alla contraffazione.
  Alcune indagini della Guardia di finanza in Campania hanno evidenziato la capacità delle organizzazioni criminali di imporre la vendita di merci contraffatte a esercizi commerciali regolari, sostituendo di fatto questa prestazione al pagamento del pizzo. Mi riferisco, in particolare, all'operazione «Via della Seta», che ha evidenziato la capacità del clan Mazzarella di imporre ai venditori la propria rete di approvvigionamento del materiale contraffatto, e all'operazione «Gomorra», che ha portato alla luce una vera e proprio joint venture tra clan camorristici campani e consorterie di origine straniera, responsabili di un vasto traffico di prodotti elettrici e meccanici contraffatti importati dalla Cina e smistati in vari Stati europei.
  Le investigazioni dei reparti hanno poi mostrato l'esistenza di interessi nella contraffazione anche di clan della ’ndrangheta calabrese. Nell'operazione «Bucefalo», condotta nella prima metà del 2015 dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria, dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, il cosiddetto SCICO e dal nucleo speciale di polizia valutaria, sono venute in evidenza le ingerenze della cosca Piromalli-Molé, imperante nella piana di Gioia Tauro.
  In particolare, al termine delle indagini che hanno portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di undici soggetti e al sequestro di società e patrimoni per circa 210 milioni di euro, è stata tra l'altro appurata l'esistenza di una fiorente attività di vendita di articoli di abbigliamento e accessori recanti marchi contraffatti posta in essere da un noto imprenditore locale, sodale alla cosca.
  Non trascurabile poi appare la propensione dei sodalizi criminali nostrani verso il settore agroalimentare. L'analisi delle operazioni di servizio condotte dal Corpo in quest'ambito danno conto dell'esistenza di un fitto intreccio di interessi di Cosa nostra, dei clan camorristici e delle ’ndrine calabresi, che spaziano dall'accaparramento dei terreni agricoli all'acquisizione Pag. 10delle aziende di produzione, dalla trasformazione e commercializzazione di prodotti alle attività di trasporto, stoccaggio e intermediazione commerciale.
  Sul fronte delle organizzazioni criminali straniere coinvolte in traffici di merce contraffatta, meritano un richiamo quelle riconducibili a cittadini di origine cinese e africana. Tali sodalizi sono attivi in numerosi settori commerciali, oltre a quello della contraffazione, tra cui il contrabbando, l'immigrazione clandestina e il racket.
  I sodalizi di etnia cinese presentano una forte connotazione transnazionale, in quanto mantengono relazioni stabili negli Stati dell'Unione europea maggiormente interessati allo sdoganamento della merce e in Cina, ove confluiscono gli ordini per la produzione della merce senza l'intervento di intermediari. I proventi delle attività illecite vengono sistematicamente reimpiegati anche in attività illecite diverse dalla contraffazione.
  Il canale privilegiato di movimentazione del denaro è rappresentato dai money transfer. Statisticamente, infatti, la Cina è il primo Paese beneficiario di questi flussi, con circa il 20 per cento delle rimesse, 5,5 miliardi nel solo 2013. Tra i servizi di particolare rilievo che hanno interessato l'ambito in trattazione, segnalo l'operazione «Volturno», condotta dalla Guardia di finanza di Firenze nel corso del 2015. Queste sono tutte operazioni scaturite dall'operazione «Cian Liu».
  In questo caso, le indagini hanno consentito di smantellare un'organizzazione dedita alla produzione e commercializzazione di accessori di abbigliamento contraffatti, operanti in Toscana e con ramificazioni sull'intero territorio nazionale. Del sodalizio facevano parte dieci cittadini cinesi, due soggetti senegalesi e un italiano, tutti tratti in arresto su ordine della magistratura.
  Al termine degli accertamenti, sono stati sottoposti a sequestro circa 30.000 accessori di abbigliamento contraffatti, un immobile adibito a laboratorio di pelletteria, 22 macchinari per la produzione di manufatti e 7 punzoni nonché un appartamento, 6 autovetture, un furgone e disponibilità bancarie per un valore complessivo di oltre 290.000 euro.
  Un cenno va riservato anche all'operazione «Caveau», conclusa nel 2016 dalla Guardia di finanza di Genova. In questo caso, le indagini hanno permesso di ricostruire una filiera di produzione e commercializzazione di merce contraffatta destinata alla piazza ligure e di smantellare un'organizzazione criminale composta da soggetti di nazionalità senegalese, commercianti e artigiani italiani e cittadini cinesi, che operava tra la Liguria e la Lombardia. Le investigazioni, svolte anche ricorrendo a intercettazioni telefoniche, si sono concluse con il sequestro di circa 1,5 milioni di prodotti contraffatti, 5 immobili e attrezzature professionali nonché la denuncia di 22 soggetti, di cui uno in stato di arresto.
  Un aspetto su cui vale la pena riflettere trattando delle relazioni tra criminalità organizzata e contraffazione, è il fatto che quest'ultimo fenomeno può rappresentare una possibile fonte di finanziamento di altre gravissime attività criminali organizzate, non escluso il terrorismo di matrice confessionale. Questa è una dichiarazione molto forte, ma che sottoscrivo.
  Già nel 2006, con l'operazione «Tuareg» della Guardia di finanza di Milano, era a suo tempo emerso un possibile utilizzo di traffici di merce contraffatta per finalità di finanziamento di azioni terroristiche. L'indagine in discorso, infatti, nel portare alla luce l'esistenza in Italia di una cellula terroristica di matrice islamica, aveva permesso di accertare che, tra i diversi canali di finanziamento del sodalizio, vi erano anche i proventi della commissione di reati di contraffazione e ricettazione.
  Altri segnali nella stessa direzione emergono poi da un rapporto stilato nel 2015 da Europol e dall'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale, secondo cui in alcuni manuali di addestramento utilizzati dal Al-Qaeda e rinvenuti nel 2002, l'organizzazione raccomandava la vendita di prodotti contraffatti quale mezzo per il finanziamento delle proprie cellule terroristiche. Pag. 11 Questo è stato rinvenuto ed è agli atti.
  Sempre a proposito di possibili relazioni tra contraffazione e terrorismo, il medesimo documento richiama anche il caso di Mokhtar Belmokhtar, un grande trafficante di sigarette contraffatte, attivo nelle regioni centrali del continente africano, coinvolto nel rapimento di turisti occidentali nel 2003 e nei raid del 2013 ai giacimenti di gas naturale in Algeria. Quest'ultimo richiamo mi consente di introdurre uno specifico approfondimento in merito al fenomeno del contrabbando di sigarette.
  Si tratta di un settore storicamente attratto nella sfera di interesse della criminalità organizzata, soprattutto per gli alti profitti che garantisce. In tale ambito, si distinguono due diverse forme di commercio illegale: il contrabbando di prodotti autentici; lo smercio di sigarette di bassa qualità.
  Nel primo caso, la merce originale, prodotta negli stabilimenti autorizzati, viene dirottata su mercati paralleli controllati da organizzazioni criminali. L'altra tipologia di traffico, invece, si manifesta in duplice veste: da un lato, in condotte di contraffazione di prodotti da fumo di largo consumo; dall'altro, nell'introduzione di sigarette che, sebbene prodotte legalmente nei Paesi di origine, non sono ammesse alla commercializzazione nell'Unione europea, in quanto non conformi agli standard previsti, le cosiddette cheap white.
  Per dare un dato concreto circa la sempre più massiccia diffusione di questa forma di smercio illegale di sigarette, che ormai sta soppiantando il classico contrabbando di prodotti originali, evidenzio che, dei 544.000 chilogrammi di tabacchi lavorati esteri illegali sequestrati dai reparti del Corpo tra gennaio 2014 e luglio 2016 – in questi ultimi giorni, ci sono stati ulteriori e notevoli sequestri di sigarette di questo tipo, ultimi proprio ieri, in Puglia – oltre la metà, pari a 308.000 chilogrammi, è riconducibile alla categoria cheap white, cui si aggiungono anche 35.000 chilogrammi di sigarette contraffatte sequestrate nel medesimo periodo, pari a circa il 6 per cento del totale considerato.
  In linea generale, le aree di origine di questi flussi illeciti sono il sud-est asiatico, l'area balcanica, l'Europa orientale, il sud-est della Penisola arabica.
  L'Italia in tale contesto rappresenta sia un mercato di consumo, ma soprattutto un'area di transito verso gli altri Stati dell'Unione europea, dove la tassazione delle accise è sensibilmente più elevata. Dai dati in possesso del Corpo emerge che una significativa parte dei carichi sequestrati negli ultimi quattro anni è concentrata verso i capoluoghi di provincia ove insistono scali portuali, tra i quali i porti di Venezia, Ancona, Bari, Brindisi nonché quelli di Genova, La Spezia, Napoli, Palermo, Cagliari e Gioia Tauro.
  Guardando poi alle rotte battute e alle basi logistiche utilizzate, dalle organizzazioni contrabbandiere emerge una tendenza alla diversificazione. Con sempre maggiore frequenza, infatti, le sigarette di contrabbando sono oggetto di sequestro su furgoni o autobus provenienti dal confine terrestre nord-orientale.
  In particolare, recenti attività di servizio effettuate da reparti del Corpo dislocati ai confini terrestri con la Slovenia, confermano che la strategia delle organizzazioni dell'Est europeo è orientata verso la parcellizzazione dei carichi e l'impiego massiccio di automobili per il loro trasporto, probabilmente anche per questioni connesse all'economicità dell'attività criminale.
  Sono frequenti, infatti i fermi di veri e propri taxi-driver delle sigarette illegali, vale a dire corrieri alla guida di furgoni, autoarticolati, autobus provenienti dai Paesi quali Ucraina, Polonia, Ungheria, Romania, e carichi di tabacco occultato all'interno della cavità e di doppi fondi ricavati da specializzate autofficine.
  Una volta entrati nei territori nazionali attraverso i confini terrestri dell'Italia nord-orientale, i corrieri giungono nelle principali piazze di consumo della Campania, della Lombardia, del Piemonte, dell'Emilia-Romagna e del Lazio.
  Tra i principali servizi effettuati dal Corpo in questo settore, segnalo l'operazione «Niedermann», conclusa dalla Guardia Pag. 12 di Finanza di Trento nel 2014, che ha portato all'identificazione di organizzazioni criminali internazionali dedite al contrabbando internazionale di tabacchi lavorati e composta da soggetti di origine campana e di nazionalità ucraina e greca.
  Nel caso di specie, è stato accertato che i carichi di sigarette arrivano in Italia occultati a bordo di autoarticolati e di autoveicoli, ivi compresi autoambulanze e camper, da Polonia, Ucraina, Ungheria e Grecia, attraverso i valichi del Brennero, San Candido, Tarvisio, Trieste e i porti di Ancona, Bari e Brindisi, per essere destinati al mercato clandestino nazionale e, soprattutto, a quello dell'area partenopea e dell'agro aversano. Al termine delle indagini, sono stati denunziati 75 soggetti, di cui 11 tratti in arresto in flagranza di reato, e sequestrati circa 7.800 chilogrammi di tabacchi lavorati esteri.
  Importanti risultati sono stati poi conseguiti dalla Guardia di finanza di Caserta all'esito dell'operazione «Fumo dell'Est». Forse hanno avuto poca fantasia nel denominare quest'operazione, ma serve anche a identificare subito la provenienza. In questo caso, l'azione investigativa ha consentito di individuare i membri di due principali organizzazioni, di cui una composta prevalentemente da soggetti dell'Est Europa, dediti all'importazione di tabacchi lavorati esteri su vasta scala e collegati ad altri gruppi locali di minor rilevanza, che si occupavano della successiva commercializzazione al dettaglio.
  Le attività coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della procura della Repubblica di Napoli hanno consentito di effettuare vari interventi repressivi, con il sequestro di oltre 6 tonnellate di sigarette, 5 veicoli e denaro contante, anche in dollari statunitensi.
  Riservo poi un cenno conclusivo all'assetto organizzativo, per sottolineare che la Guardia di finanza sviluppa la propria azione di contrasto alla criminalità organizzata avvalendosi principalmente dei nuclei di polizia tributaria, ove operano appositi gruppi di investigazione sulla criminalità organizzata, i famosi GICO, che hanno il compito di aggredire operativamente i sodalizi criminali, soprattutto sul piano patrimoniale.
  A livello centrale, agisce invece il servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, lo SCICO, istituito in attuazione della legge n. 203 del 12 luglio 1991, che opera a stretto contatto con i GICO, fornendo loro supporto nelle investigazioni. Il ruolo dello SCICO emerge in tutta evidenza nel settore delle indagini di tipo patrimoniale sul conto delle persone fisiche e delle persone giuridiche oggetto di controllo.
  In quest'ambito, il servizio si avvale dell'applicativo Molecola, ideato e realizzato in house dallo stesso Servizio centrale, allo scopo di semplificare i processi di acquisizione e catalogazione delle informazioni economico-patrimoniali e finanziarie presenti nelle banche dati disponibili.
  In sostanza, attraverso questo strumento i dati di interesse vengono organizzati in modo da consentire una più rapida selezione degli elementi utili da dimostrare la sproporzione del patrimonio riconducibile al soggetto investigato rispetto al reddito dichiarato o all'attività economica svolta.
  Anche grazie a Molecola, tra gennaio 2014 e luglio 2016, i reparti del Corpo hanno avanzato, in applicazione della normativa antimafia, proposte di misura ablatorie per i reati connessi ai fenomeni di contraffazione per oltre 80 milioni di euro nei confronti di ben 545 persone. Nello stesso periodo, i sequestri e le confische eseguite hanno raggiunto nel complesso 47 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Io credo che, a questo punto, chiusa la parte della relazione che riguarda i rapporti tra la criminalità organizzata e la contraffazione, su cui stiamo svolgendo un lavoro specifico con relatrice la collega Cenni, anche per dare un attimo di pausa al Comandante Generale, noi potremmo sentire se la collega Cenni o anche qualche altro collega hanno osservazioni o domande su questo tema, ripeto quello dei rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione.

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  SUSANNA CENNI. Ringrazio veramente il generale per le cose che ci ha detto, per la relazione assolutamente esaustiva e interessante anche per le novità. Ho sbirciato un po’ anche le ultime pagine, e mi sembrano davvero interessanti. La ringrazio soprattutto per il lavoro che fate sul territorio. Conosco, appunto, molto bene il lavoro intenso che è stato fatto in Toscana, nella mia provincia, sull'agroalimentare, quindi davvero un plauso mai di troppo.
  Vorrei provare a concentrarmi proprio su questo. Noi abbiamo deciso, oltre alle indagini che abbiamo già svolto, di concentrare una nostra indagine proprio su questo snodo, il rapporto tra la contraffazione e la criminalità organizzata, generale, per ragioni evidenti, in parte anche legate al contributo che possiamo dare come attività parlamentare anche dal punto di vista culturale, di messaggio a questo Paese, cercando di liberarci e di liberare dall'idea, purtroppo ancora dilagante, temo fortemente diffusa, che alla fine la contraffazione è una cosa che possiamo tollerare.
  Io penso che, intanto, far conoscere il più possibile questo fatto e questi dati sia utile, e quindi cercare di veicolare messaggi capaci di dire al consumatore che deve capire che, se compra un prodotto contraffatto, contribuisce ad arricchire Cosa nostra o le ’ndrine o forse anche – anzi, mi sembra di leggere non forse – il terrorismo internazionale.
  A fornire alcuni di questi dati, se non sbaglio, nei mesi passati è stato anche l'EUIPO, l'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale, che lavora con OCSE come osservatore su questi fenomeni, sostenendo che alcuni degli attentati che sono avvenuti in Francia, che poi hanno riportato in Belgio attraverso le indagini, riconducono anche in quel caso a forme di finanziamento e a filiere che si sono finanziate con l'attività di contraffazione.
  Credo, quindi, che prima di tutto si debba farlo sapere, dirlo con forza, riflettere e far riflettere sulla gravità di questi canali, oltre che ovviamente, come voi state facendo, contrastarla.
  L'altro aspetto, però, è legata al cosa fare, e quindi a come possiamo aiutare, svolgere fino in fondo la nostra attività cercando anche di suggerire alcune strade al Governo, al Parlamento, per migliorare il nostro sistema. E qui vengo un po’ al merito.
  È successo anche con altri relatori, e con voi stessi quando vi abbiamo ascoltato, con molti magistrati, procure e così via, che si facesse riferimento al canale dei money transfer. Anche in occasione del dibattito parlamentare che abbiamo avuto per altre audizioni, in modo particolare su Prato, ma anche per l'indagine di cui era relatore il presidente, abbiamo fatto riferimento a questi canali, e ci siamo chiesti come si potesse intervenire normativamente. Non siamo riusciti sino a oggi a trovare indicazioni e suggerimenti di modifiche normative utili nel quadro europeo che riguarda il credito e tutti i sistemi di trasferimento. Avete indicazioni precise da darci per suggerire o adottare modifiche normative utili a monitorare meglio l'utilizzo di questi strumenti?
  Aggiungo, anche un po’ alla luce della missione che abbiamo svolto qualche mese fa a Bruxelles incontrando moltissimi organismi, che la sensazione con cui personalmente sono tornata – non so se i colleghi hanno avuto la stessa mia impressione – è che non tutto giri come dovrebbe. Io sono rimasta abbastanza colpita anche dal sistema di lavoro che sia l'Agenzia delle dogane, ma anche altri soggetti, svolgono sulla partenza o sull'arrivo di alcuni prodotti che sbarcano nei porti del nord Europa, dove abbiamo capito con chiarezza che alla fine c'è un crinale rispetto al quale si sceglie tra la movimentazione, e quindi l'attività, e quindi il fatturato, dei grandi porti e i controlli capillari. Dovremo forse decidere che strada assumere.
  Io penso che una risposta straordinaria non possa che venire da un più forte coordinamento e contrasto a livello europeo e internazionale. Non ce la potremmo certo fare come Paese.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante Generale della Guardia di Finanza. La ringrazio per aver spesso compiacimento per l'attività Pag. 14 svolta, e non solo in Toscana, dalla Guardia di finanza nello specifico settore. Come ho detto in esordio, è un settore a cui vi assicuro che il Corpo ha sempre prestato una particolare attenzione, percependo che già trent'anni fa era un settore particolarmente insidioso, soprattutto perché minava le regole del mercato, e quindi della libera concorrenza. Una polizia economico-finanziaria non può non tener conto che, appunto, le regole del mercato, le famose domanda e offerta, sono basilari per far sì che un'economia sia sana o resti tale.
  Detto questo, vorrei farle due o tre considerazioni. Anzitutto, siamo d'accordo con lei, soprattutto lo è il Generale Screpanti, il Capo del Reparto operazioni, che magari aggiungerà anche qualcosa in merito alla IV Direttiva comunitaria, in maniera particolare sugli studi che stiamo facendo e sul contributo che stiamo fornendo in vista della sua modifica.
  Personalmente, vorrei solo darle tre flash di risposta. In effetti – ne parlavo anche recentissimamente, lo dicevo al presidente poc'anzi – illustri signori procuratori della Repubblica ora si stanno tutti rendendo conto che questo reato, prima avvertito come di scarso allarme sociale, non va percepito così. Soprattutto, i profitti che provoca, che sono consentiti, sono tali e tanti da alzare veramente la guardia, ma da parte di tutti.
  Che cosa facciamo noi o che cosa stiamo facendo noi da tanto tempo? Stiamo cercando di svolgere un'attività di educazione nelle scuole, di educazione alla legalità, andando veramente scuola per scuola in ogni angolo del nostro Paese, a cercare di far capire ai ragazzi, mi pare dalla terza media in su, classe per classe o riunendo più di una classe, qual è non solo il disvalore, ma quale allarme provoca questo reato della contraffazione, questo comportamento. L'obiettivo è far capire che anche dietro l'orientarsi a comprare una borsa a minor prezzo c'è una serie di problemi per l'industria regolare. Innanzitutto, pensiamo alla disoccupazione, all'inquinamento, ai danni non solo economici, ma anche ecologici, ambientali e così via dicendo, che la produzione di merci illecite comporta.
  Poi sono perfettamente d'accordo, intimamente, convintamente, d'accordo con lei che bisogna far sapere sempre di più e bisogna diffondere sempre di più questi dati ed elementi che ho citato, relativi soprattutto all'innalzamento del rischio che questi ricavi, questi proventi illeciti, non siano destinati soltanto all'arricchimento illecito di organizzazioni criminali ma allo stesso rifinanziamento del circuito illegale, come è stato dimostrato.
  Soprattutto, però, bisogna far sapere – ormai siamo certi di quanto sto affermando – che i proventi derivanti dalla contraffazione sono una delle tante, ma forse la più importante, forme di sostentamento, oltre che di finanziamento, di masse irregolari di cittadini stranieri e che, quindi, questi fenomeni sono da attenzionare soprattutto in chiave di antiterrorismo, per la lotta al finanziamento al terrorismo un segmento molto importante demandato come mission istituzionale alla Guardia di finanza.
  Col permesso del presidente, passerei la parola al Generale Screpanti.

  PRESIDENTE. Do brevemente la parola al Generale Screpanti per un'ulteriore precisazione sul tema.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Vorrei precisare che sul tema dei money transfer, l'attuale situazione, i risultati, le lacune del sistema, la Guardia di finanza ha fatto nell'ultimo anno due audizioni: una presso il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen; una presso la Commissione finanze della Camera dei deputati, presieduta dall'onorevole Bernardo.
  C'è un'analisi puntuale della situazione e delle proposte molto precise, che vanno nel segno indicato dal GAFI, Gruppo d'azione finanziaria, dalla Commissione europea nel piano d'azione contro il terrorismo, che mira appunto a rafforzare le misure di monitoraggio dei money transfer, estendendo Pag. 15 il più possibile tutti i presìdi dell'antiriciclaggio previsti per gli altri operatori finanziari.
  In Italia, purtroppo, c'è una preponderanza di operatori money transfer che fanno capo a enti e istituzioni comunitarie, che quindi non in maniera diretta sono soggetti a questi obblighi. Sono in atto presso il Dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze dei lavori di recepimento del decreto di attuazione della legge delega per l'attuazione della IV Direttiva antiriciclaggio, in cui si sta costruendo qualcosa.
  Anche questo, però, è un settore che richiederebbe un'armonizzazione comunitaria. Se l'Italia sta facendo grossi sforzi in questa direzione, sarebbe bene che lo facessimo tutti, anche perché ci sono queste raccomandazioni della Commissione europea.
  Sul piano operativo – lo ha accennato il Comandante Generale – accanto alle tradizionali forme di ispezione e controlli antiriciclaggio, la Guardia di finanza, per rafforzare il presidio, ha introdotto delle forme di controllo un po’ più speditive, ma diffuse, per prevenire fenomeni come il frazionamento delle spedizioni, in modo da superare il divieto di trasferimenti superiori a mille euro, o la cosiddetta intestazione a prestanome (devo trasferire 20.000 euro e li intesto a varie persone). Questo ha una funzione di prevenzione e di creazione di un bacino informativo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Generale Screpanti.

  SUSANNA CENNI. Chiederei che si possano acquisire i testi delle audizioni che ci sono state. Potrebbero essere utili al nostro lavoro.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante Generale della Guardia di Finanza. Possiamo mandarle noi stessi.

  PRESIDENTE. Direi assolutamente di sì.
  Riprendiamo adesso il filo della relazione, sempre sul tema. Do la parola al collega Russo.

  PAOLO RUSSO. Vi ringrazio, anzitutto, non solo per il lavoro che fate, ma per l'analisi che ci offrite. È evidente che vi è una percezione anche più complessiva del salto di qualità che questo reato ha ormai assunto nel sistema del nostro Paese.
  Pongo alcune piccole questioni: avete misurato, percepito, se vi è una coincidenza nella capillarità dal punto di vista proprio dell'esercizio delle attività criminali, una sorta di coincidenza geo-referenziale, geo-riferibile, di attività e clan criminali? Mi spiego meglio: c'è una specializzazione di clan criminali che va oltre il territorio di competenza di quel clan o vi è un sistema articolato, come per altre attività, che ormai ha una riconducibilità localizzata agli ambiti di competenza di ogni singolo clan? Sul piano nazionale o sul piano più squisitamente regionale, vi sono delle consorterie criminali che si sono specializzate in questo settore, che hanno valicato i limiti della territorialità locale, per assurgere a vere e proprie organizzazioni di riferimento su scala nazionale?
  Quali sono i più frequenti contatti tra queste consorterie criminali e consorterie criminali holding internazionali? Vi sono legami strutturati? Loro ci insegnano come su alcune materie – penso al traffico di armi, di stupefacenti, di esseri umani, alla tratta di persone – vi siano consorterie già collegate, storicamente collegate. Questo ha riguardato per alcune stagioni anche le vicende del contrabbando di sigarette: oggi, si ritrovano quelle medesime condizioni di legami stabili in consorterie anche di carattere internazionale?
  Infine, in tema di investimento di capitali illeciti, il comandante ha opportunamente rilevato come sia diventato anche questo una fonte di reddito importante per migliaia di persone, ma anche risorse importanti che possono essere riutilizzate in ulteriori attività illecite. La mia domanda, che non vuole essere provocatoria, è questa: è in questa direzione o è anche viceversa? Altre attività illecite ormai ritengono che questo sia un campo in cui è più opportuno investire, e quindi investire proventi che derivano da altre azioni? Pag. 16
  Pongo le ultime due questioni. È evidente che chi contraffà produce in nero, e chi produce in nero smaltisce anche in nero: abbiamo un'idea di quanto possa valere un'operazione del genere, un'idea vaga, una misura macro-numerica?
  Infine, avete esperienza di attività messe in campo sul fronte dei farmaci rubati o contraffatti?

  PRESIDENTE. Direi che sui punti sollevati può rispondere il Generale Screpanti, al quale do la parola.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Sul legame tra consorterie, dalle operazioni che ha citato il Signor Comandante Generale emergono, credo, quelli che sono oggi i due legami più importanti nel settore della contraffazione. Uno è quello tra la camorra napoletana, campana e casalese, e la criminalità est-europea, legame fortissimo tra Italia e Paesi dell'Est Europa, che riguarda il settore della contraffazione e, purtroppo, anche altri settori. Non ne parliamo perché non direttamente interessati, ma penso al contrabbando di prodotti petroliferi.
  Inoltre, in misura forse minore oggi, c'è il legame tra certe consorterie criminali anche del nord, nel genovese, e gruppi etnici del Maghreb, del Bangladesh e del Senegal. Più che di legame internazionale forte con i cinesi, che comunque gestiscono determinate fasi, ma sono abbastanza autonomi – si rivolgono in genere al mercato – si può parlare di alleanze tra la camorra e le consorterie criminali dell'Est Europa.

  PAOLO RUSSO. Presidente, posso interloquire su questo?

  PRESIDENTE. Sì, ovviamente. Non sono certo io a negarlo.

  PAOLO RUSSO. In buona sostanza, per capirci, i cinesi hanno una filiera autonoma, grosso modo dal produttore al consumatore, poi ci saranno sicuramente eccezioni, che quindi passa anche sulla testa del sistema criminale italiano. Non voglio difendere il sistema criminale italiano, sia ben chiaro, ma è per capire la dinamica, la specificità. Viceversa, per le altre attività, sempre di contraffazione, c'è una sorta di canale privilegiato dell'Est europeo con il sistema criminale campano prevalente in Italia.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Sì. Direi assolutamente di sì: nel settore della contraffazione, del contrabbando di sigarette anche contraffatte e della movimentazione di prodotti petroliferi.

  PAOLO RUSSO. Non, quindi, mafia siciliana, non ’ndrangheta calabrese, ma prevalentemente...

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Prevalentemente camorra, in parte ’ndrangheta calabrese, mafia siciliana in questo momento sul fenomeno un po’ più in retrovia.

  PAOLO RUSSO. Grazie per il chiarimento.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Venendo alle altre domande e agli investimenti dei proventi e quanto produce la contraffazione e fattura in nero – il Comandante Generale ha ricordato la perdita di gettito fiscale di circa 5,7 miliardi – molte di queste attività, grazie alla norma che prevede l'utilizzo ai fini fiscali, con l'autorizzazione della magistratura, di elementi di prova acquisiti con indagini di polizia giudiziaria, vengono da noi poi sviluppate in sede di attività ispettive e vengono recuperate per la tassazione fiscale.
  Quanto all'investimento di altre attività illecite in quest'attività di contraffazione, riferimenti specifici in questo momento non ne ho, ma ritengo che sia assolutamente verosimile e ragionevole pensare che ci sia una interscambiabilità di flussi illeciti tra le diverse attività criminali. Oggi, non Pag. 17esiste organizzazione criminale specializzata in un settore criminale. Ci sono organizzazioni criminali strutturate, che, grazie alle loro reti di interesse, ai loro canali internazionali, normalmente diversificano le loro attività in tanti settori, e quindi è assolutamente plausibile lo scambio di profitti illeciti nelle varie azioni.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Generale Screpanti. Credo che sulla materia abbiamo ancora la collega Mongiello, alla quale do la parola.

  COLOMBA MONGIELLO. Le domande che hanno posto i colleghi sono interessanti. Voi avete posto il problema, ovviamente a 360 gradi, sull'assonanza che vi è in alcune filiere anche un'evoluzione dello stato criminogeno. Mi fa specie sentire adesso l'ultima affermazione su questo pezzo di filiera gestito tra i clan camorristici napoletani e quelli dell'Est europeo.
  Io penso che su alcune altre filiere magari ci siano altri specialismi e competenze, che si sono sviluppati per esempio per altre filiere, come quella della tratta degli esseri umani, a cui è legata tutta la gestione dei rifugiati, dei CARA, del caporalato, del lavoro nero e così via, da una parte.
  Poi c'è il tema, su cui vorrei sentire una sua opinione, di alcune filiere particolari. Ovviamente, noi ci stiamo occupando attraverso quest'indagine di questo rapporto con le mafie. Un po’ ho seguìto soprattutto le agromafie. Forse all'inizio c'è stata un po’ di sottovalutazione, voglio dirlo. Si pensava che questa filiera non producesse ricchezza, e invece abbiamo scoperto che in mano alle mafie – mi riferisco a mafia siciliana, a ’ndrine, a mafia leccese, al Gargano e così via – ci sono siti di stoccaggio, piattaforme logistiche, ingrosso di mercati, ma soprattutto movimento merci, trasporti dai porti ai mercati, al consumatore. È una rete consolidata, che sta dando creando notevoli ricchezze. Ci sono tantissimi terreni in mano alle mafie, quindi diciamo che qui si è sviluppata una filiera.
  Forse i numeri di cui disponiamo sono limitati, ma credo che voi abbiate un quadro preciso. Qualche elemento è stato fornito nel corso della recente visita al centro S.I.A.C. di Bari, e colgo l'occasione per ringraziare la Guardia di finanza per la splendida accoglienza che abbiamo ricevuto in quella occasione. Lì abbiamo avuto contezza dell'attività. Poi è la mia terra, quindi volevo sapere che cosa succedeva nel dettaglio. Il tema è, quindi, lo specialismo di questa filiera.
  L'altra domanda che le pongo le è stata posta anche dalla collega Cenni. Noi siamo state insieme a Bruxelles e siamo rimaste molto scioccate quando ci siamo recate all'Agenzia delle dogane europea. Ormai, da quella visita faccio un'osservazione: il più grande porto italiano d'ingresso merci è Rotterdam, e mi assumo la responsabilità delle cose che dico. Significa che abbiamo scelto porti europei meno controllati, ma non perché lo dica Colomba Mongiello, ma perché abbiamo sentito da viva voce che lì si abbassano un po’ i controlli, le tutele e così via, e quindi entrano più facilmente. Significa che noi abbiamo anche minori controlli rispetto a questa merce che sta entrando.
  Voi riuscite a seguire questi flussi? Riuscite a comunicare un po’ di queste notizie? Nella documentazione che avete presentato spesso dite che tutta la merce sequestrata, soprattutto alcuni punti di maggiore offerta del sistema, stanno proprio nelle città dove ci sono i porti. Vedo anche molti porti meridionali: si è creata una filiera di ritorno per tutto il sistema della contraffazione europea e mondiale?
  Vengo all'ultima domanda: riuscite tra voi a comunicare? C'è un sistema di comunicazioni con cui riuscite a trasmettervi dati in tempo reale, in maniera da poter allertare un mezzo, poterlo bloccare e poter fare richiesta di sequestro?

  PRESIDENTE. Ringrazio la collega Mongiello. Do la parola al Generale Screpanti per un eventuale riscontro.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Andando per temi, la tratta degli esseri umani è un mondo a parte, particolare, che richiederebbe Pag. 18 un'audizione mirata. Le filiere finiscono dove partono i barconi. Una volta arrivati nel territorio nazionale, si determinano altre dinamiche. Probabilmente, scatta il problema della ricerca dei parenti, dei congiungimenti familiari. Il più grosso problema nel ricostruire le organizzazioni è nei territori occupati, dove ci sono le guerre, da dove partono questi flussi di profughi, che, attraversando la rotta balcanica o quella africana in vari punti, trovano punti d'appoggio fino alle partenze.
  Quanto alla tratta delle agromafie o degli illeciti ambientali, proprio venerdì scorso a Ferrara la Commissione d'inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti, presieduta dall'onorevole Bratti, ha fatto un punto di situazione con gli interventi di tutti gli attori del sistema. Effettivamente, si conferma che è un settore assolutamente pericoloso, che coinvolge infrastrutture, che coinvolge sistemi di relazione diffusi.
  È stato molto interessante perché si è disquisito per la prima volta in maniera organica dei nuovi reati ambientali, che hanno solo un anno di vita. Parlo del delitto di disastro ambientale e di inquinamento ambientale. Sono grossi strumenti che hanno gli operatori di Polizia e la magistratura, che si sta cercando di affinare per utilizzarli. Sicuramente, infatti, come diceva lei, onorevole, il problema degli illeciti ambientali e dell'interesse della criminalità organizzata e del mondo degli affari in genere sul ciclo dei rifiuti è senz'altro grande.
  Non mi soffermo sul discorso di Rotterdam. Il controllo dei porti a livello nazionale è efficiente, ed è efficiente – ne potrà parlare a breve il signor Comandante Generale – la collaborazione internazionale. Sono stati di recente introdotti nuovi strumenti che ci permettono non solo di parlare e scambiarci informazioni, ma adesso – è il frutto di una recente decisione – anche di svolgere investigazioni insieme. Parlerà a breve, ripeto, il signor Comandante Generale della possibilità di costituire, da parte della magistratura italiana ed estera, squadre investigative comuni fatte da investigatori di diversi Paesi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Generale Screpanti.
  Adesso, prego il Comandante Generale di passare al paragrafo successivo, relativo al quadro internazionale, su cui abbiamo una relazione in corso da parte del collega Senaldi. Diamo così modo, se del caso, al collega Senaldi, ma anche agli altri, di fermarsi sulla materia. Assumiamo il resto della relazione il cui testo completo allegheremo al resoconto di questa audizione.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante Generale della Guardia di Finanza. Passando a trattare del contrasto alla contraffazione in sede internazionale e comunitaria, credo sia utile sottolineare che i traffici di merce contraffatta presentano senza alcun dubbio una spiccata tendenza alla transnazionalità.
  Questa caratteristica è dovuta a una serie di fattori, tra cui la tendenza alla localizzazione dei poli di produzione dei beni illeciti all'interno dell'Unione europea per: contenere i rischi di rilevazione degli illeciti in dogana e i costi di trasporto; lo sfruttamento delle zone di libero scambio per il transito delle merci illegali; il crescente ricorso ai centri di smistamento postale per la spedizione di piccole partite di prodotti illeciti, per lo più reperiti e acquistati tramite Internet.
  Tenuto conto di questo quadro di situazione, il rafforzamento della collaborazione informativa e operativa a livello internazionale è senz'altro centrale per la lotta strutturata e sempre più efficace alla contraffazione. In questa direzione si pone una recente e importante novità legislativa, rappresentata dall'avvenuta ratifica della decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea, n. 465 del 13 giugno 2002, concernente l'istituzione delle cosiddette squadre investigative comuni.
  La decisione è stata recepita dall'Italia con il decreto legislativo n. 34 del 2016, e di fatto permetterà alle autorità giudiziarie e alle Forze di polizia di almeno due Stati membri di formalizzare la creazione di team incaricati dello svolgimento di indagini penali in ambiti specifici e per una durata di tempo limitata. Pag. 19
  Al riguardo, è importante sottolineare che non è previsto un numero chiuso di fattispecie rispetto alle quali è possibile azionare il nuovo strumento. Esso, infatti, è esperibile in relazione a qualunque reato qualora l'autorità giudiziaria procedente valuti nel caso concreto che vi sia l'esigenza di compiere indagini particolarmente complesse sul territorio di più Stati membri, o comunque di assicurarne il necessario coordinamento.
  Il rilievo delle nuove previsioni risiede, in particolare, nel fatto che gli atti compiuti dai membri della squadra potranno entrare direttamente nei fascicoli processuali accesi dalle autorità giudiziarie negli Stati interessati, senza necessità di rogatoria, con sensibile contrazione dei tempi e delle risorse investigative.
  In attesa di valutare gli effetti che tale provvedimento potrà determinare in futuro sull'operatività degli apparati investigativi, confermo che la Guardia di finanza a livello internazionale contrasta la contraffazione, da un lato, sviluppando oltre i confini italiani indagini di polizia giudiziaria con il ricorso agli ordinari canali erogatori; dall'altro, partecipando attivamente alle diverse iniziative sotto l'egida delle istituzioni dell'Unione europea e degli organismi sovranazionali di Polizia.
  Con riferimento al tale ultimo ambito, ricordo innanzitutto che il Corpo prende parte alle attività pianificate dell'International Crime Police Organization e dell'Organizzazione mondiale delle dogane, che assicurano e sviluppano, nel quadro della legislazione vigente nei diversi Paesi, la più ampia assistenza alle autorità di Polizia e doganali.
  Tra le iniziative della specie cui il Corpo ha di recente aderito, richiamo le operazioni «Opson», «In our sites», «Wafers», «Pangea», «Silver Axe», rispettivamente in materia di contraffazione e frodi alimentari e agroalimentari, commercio illecito on line, traffici di semiconduttori contraffatti, commercio illegale di farmaci, traffico di pesticidi dannosi per la salute. A esse nel 2016 si è aggiunta un'altra operazione, «Copycat», organizzata dal collaterale organo di Polizia della dogana francese per il contrasto alla contraffazione di prodotti sportivi legati ai campionati europei di calcio del giugno scorso.
  Di rilievo è anche il coinvolgimento del Corpo nelle iniziative sviluppate dall'agenzia Europol, dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e, più in generale, dall'Unione europea, con particolare riguardo al ruolo attivo e propositivo rivestito nell'European Union Policy Cycle. Quest'ultimo è un progetto di durata quadriennale che mira al contrasto delle fenomenologie criminali, che costituiscono una priorità di intervento per i Paesi dell'Unione europea, tra cui figura anche la contraffazione, nel cui contesto la Guardia di finanza ha assunto un ruolo di capofila per l'Europa.
  Quale elemento di novità sul piano internazionale segnalo l'istituzione presso Europol dell'Intellectual Property Crime Coordinated Coalition. Si tratta di un nuovo centro per la cooperazione, che mira a diventare un polo di eccellenza in Europa in materia di lotta alla contraffazione, anche mediante lo sviluppo di sinergie con il settore privato e ambienti accademici, sulla scorta di analoghe fruttuose esperienze sviluppate negli Stati Uniti d'America.
  L'IPC3 supporterà le ordinarie attività di Europol per il contrasto alla contraffazione e, in particolare: potrà fornire supporto operativo e tecnico alle autorità competenti dei Paesi membri nella lotta alle violazioni in materia di proprietà intellettuale, facilitando, se richiesto, anche il coordinamento delle indagini; monitorerà i nuovi trend e modus operandi del fenomeno, con particolare riferimento alle frodi on line; si occuperà della possibile standardizzazione degli strumenti legati e delle procedure operative nello specifico settore. Il nuovo organismo è stato inaugurato nel corso di un incontro tenutosi a L'Aia, presso la sede di Europol, il 12 e il 13 luglio ultimo scorso.
  L'evento, cui hanno preso parte personalità di spicco nel settore del law enforcement della contraffazione, tra cui i direttori di Europol, Rob Wainwright, dell'Ufficio dell'Unione Europea per la proprietà intellettuale, António Campinos, e il coordinatore delle iniziative di contrasto agli Pag. 20illeciti in danno alla proprietà intellettuale della Casa Bianca, Danny Marti, è stata un'importante occasione di confronto e di riflessione sulle dinamiche di manifestazione ed evoluzione degli illeciti che danneggiano la proprietà intellettuale.
  Tra l'altro, nel corso dei workshop che hanno fatto seguito alla presentazione formale dell'iniziativa, si è appreso che, per il raggiungimento dei propri scopi, il centro sarà assistito da un advisory board, che si occuperà di fornire indirizzi ed esprimere pareri di natura strategica.
  In tale ambito, è stato anticipato che la Guardia di finanza, in qualità di capofila nel contrasto alla contraffazione nell'ambito del Policy Cycle, verrà formalmente invitata a nominare un proprio rappresentante all'interno del menzionato board.
  Ulteriore elemento di interesse sul piano delle iniziative di contrasto alla contraffazione in ambito internazionale è rappresentato dallo sviluppo di un progetto di collaborazione tra il Corpo e l'International AntiCounterfeiting Coalition (IACC), l'associazione no profit statunitense che si occupa di tutela della proprietà intellettuale supportando l'azione delle agenzie governative americane e delle imprese associate.
  A quest'organizzazione, per ciò che qui più interessa, si deve in particolare lo sviluppo del progetto Payment Processor Initiative (RogueBlock®). Questo programma consiste in una specifica forma di collaborazione tra titolari di marchi e i principali gestori di canali di pagamento elettronici, in virtù della quale i primi, in presenza di siti che commercializzano prodotti contraffatti, possono ottenere dagli intermediari interessati il blocco dei conti su cui si appoggino le transazioni di merce illegale, inibendo così l'ulteriore operatività del negozio on line illegale.
  Valutando le potenzialità di tali iniziative ai fini del contrasto alla contraffazione perpetrata attraverso Internet, tramite l'ufficiale del Corpo in servizio come esperto presso l'ambasciata italiana a Washington, sono stati assunti i contatti con la predetta organizzazione, che hanno portato appena pochi giorni orsono alla stipula di un importante accordo di cooperazione tra la Guardia di finanza e l'IACC.
  In particolare, tra gli obiettivi di quest'intesa vi sono: la condivisione dei dati sui trend di sviluppo dei traffici illeciti; lo scambio di informazioni relative ai siti Web indicati dai titolari dei diritti di marchi aderenti al programma RogueBlock® come sospettati di vendita di beni contraffatti; il sostegno a programmi di formazione e supporto in materia giuridica; la creazione di specifici punti di contatto per agevolare la collaborazione reciproca e la canalizzazione delle richieste di assistenza.
  Riteniamo che tale collaborazione possa essere foriera di utili spunti anche investigativi per il Corpo, permettendo di utilizzare le informazioni ottenute in modo autonomo per le nostre attività di intelligence, analisi e contrasto, ai reati contro la proprietà intellettuale.
  Peraltro, il progetto RogueBlock® ha destato interesse anche a livello europeo. In occasione della richiamata inaugurazione dell'IPC3, infatti, i rappresentanti dell'IACC intervenuti hanno avuto modo di illustrare caratteristiche e finalità, mettendo chiaramente in evidenza l'importanza del coinvolgimento degli intermediari finanziari in questi innovativi processi di contrasto alla contraffazione.
  Concludo questa parte dedicata agli aspetti internazionali della lotta alla contraffazione con un riferimento alla struttura organizzativa apprestata dal Corpo per le esigenze di cooperazione informativa e di Polizia.
  Al riguardo, sottolineo l'importantissimo ruolo attribuito a livello centrale al II reparto del comando generale, che assolve alle funzioni di punto di contatto e di collegamento con le omologhe strutture collaterali estere ai fini della ricezione e dell'inoltro delle richieste di assistenza e di scambio informativo. Al II reparto fa capo anche il network di esperti economico-finanziari e gli ufficiali di collegamento del Corpo ai quali l'articolo 4, secondo comma, del decreto legislativo n. 68 del 2001, ha assegnato il compito di promuovere e attuare forme di cooperazione a livello internazionale Pag. 21 per il contrasto alle violazioni in materia economica e finanziaria.
  Si tratta di 18 ufficiali distaccati presso missioni diplomatiche italiane all'estero, presso il Regional Intelligence Liaison Offices for Western Europe (RILO) e la ZKA in Colombia, cui si aggiunge un addetto tecnico in servizio presso l'Organizzazione mondiale delle dogane in Bruxelles.

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora il Comandante Generale. Chiedo al collega Senaldi, che sta lavorando sulla materia, sul quadro internazionale, se desidera rivolgere una domanda.

  ANGELO SENALDI. Ringrazio davvero il Comandante, perché credo che sia stato davvero anche molto esplicativo nel dettaglio di tutte le situazioni in cui la Guardia di finanza sta collaborando. Credo che sia positivo il fatto che sia presa anche come capofila, e la prima domanda riguarda questo.
  C'è uno scambio di best practice tra vari enti? Mi sembra di capire – l'abbiamo colto anche durante la nostra missione a Bruxelles, già citata dalle colleghe – in termini sia di dogane sia di azione di contrasto di Polizia, che l'Italia è effetti la meglio attrezzata, forse perché anche al proprio interno ha dovuto imparare velocemente ad attrezzarsi per contrastare la criminalità interna.
  Credo, però, che in questo quadro che ci viene descritto come aperto ormai a rapporti e canali internazionali, dove i confini sono veramente sempre più labili e di difficile circoscrizione, sia necessario che anche le altre forze europee prendano un po’ l'esempio – così mi sembra di poter dire – dall'attività della nostra Guardia di finanza.
  La preoccupazione che ho sempre, quando viene descritto questo quadro, che ripeto mi è sembrato di cogliere anche in alcune audizioni che abbiamo fatto a Bruxelles, è quella di avere una difficoltà poi di coordinamento dei lavori tra le diverse organizzazioni, i diversi enti, che a livello europeo e internazionale si propongono di contrastare il fenomeno dalla contraffazione.
  Vorrei chiedere un piccolo commento anche su questo: c'è effettivamente qualche ingranaggio da aggiustare, qualche catena di rapporti da semplificare? Nella nostra analisi, vorremmo capire se questa stratificazione è funzionale o deve essere magari leggermente rivista.
  C'è un ultimo aspetto su cui vorrei rivolgere una domanda: trovate corrispondenza tra le normative che applichiamo sul nostro territorio e quelle europee? Queste a volte sono un limite alla vostra azione o non lo sono?

  PRESIDENTE. Do la parola al Generale Screpanti.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Ovviamente, la cooperazione internazionale ha sempre dei problemi, ha sempre dei limiti, per la disomogeneità della normativa sostanziale, ma bisogna riconoscere che negli ultimi anni sono stati fatti straordinari passi in avanti. Il Signor Comandante Generale ha citato nel suo intervento alcune operazioni internazionali condotte da più Paesi membri.
  Queste operazioni internazionali vengono preparate attentamente, ci si scrive via e-mail, ci si vede con riunioni preliminari, si fa l'operazione, poi si fa il debriefing ci si vede. Sono operazioni complesse, la cui organizzazione ed esecuzione a esame occupa diversi mesi. Noi, Guardia di finanza perché ci siamo noi, ma noi italiani, siamo visti con molta ammirazione, con molto rispetto dai colleghi, che vorrebbero avere magari i nostri stessi strumenti. La scuola di polizia tributaria, che il nostro Comandante Generale ha diretto, è anche sede di un istituto di formazione internazionale contro i crimini fiscali e connessi. Colleghi delle Forze di polizia, delle agenzie di enforcement di tutto il mondo, vengono ad apprendere come lavoriamo.
  La normativa italiana sul contrasto alla criminalità organizzata è all'avanguardia. Non esistono in altre parti del mondo certi strumenti. Basti pensare alle misure di prevenzione patrimoniale antimafia, oggi Pag. 22estese a tutti gli illeciti economico-finanziari, compresa la contraffazione, per cui possiamo sequestrare il patrimonio di chi sospettiamo vivere abitualmente con proventi di contraffazione, teoricamente anche se questo non è mai stato condannato. Questo è inconcepibile, impensabile, oggi, nella maggior parte dei Paesi. Sono strumenti efficacissimi. Sicuramente, la nostra normativa è all'avanguardia ed efficace. Sento di poter dire questo.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante Generale della Guardia di Finanza. D'altra parte, la difesa della nostra industria, soprattutto del made in Italy, ci ha spinto tradizionalmente a svolgere quest'attenta e accurata attività di prevenzione, ma soprattutto di repressione di questi illeciti che potessero appunto minare la nostra fama e l'esportazione dei nostri beni in campo internazionale.

  ANGELO SENALDI. Un quadro europeo più conforme a quest'impostazione potrebbe essere d'aiuto, vista la transnazionalità. Questo mi sembra uno dei punti che può essere sottolineato.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante Generale della Guardia di Finanza. Sì. Quello che lei ha detto è stato detto e ricordato. Aggiungo solo che presso il Comando Generale esiste un reparto, il II Reparto nello specifico, che tratta proprio le relazioni internazionali e cura la cooperazione in ambito internazionale in tutti i sensi, con particolare riferimento a questo tipo di lotta alla contraffazione.
  Anche recentemente, la firma con l'IACC credo sia particolarmente significativa. Addirittura, abbiamo stretto dei rapporti, con quest'importante accordo, non solo con un Paese dell'Unione, ma addirittura degli Stati Uniti d'America. Come dicevo con il presidente, questi ultimi sono diventati uno sbocco molto interessante per queste organizzazioni, che stanno sempre più esportando merce illecita prodotta e contraffatta, prodotta nei vari distretti, sia veneto, sia toscano, sia campano. Abbiamo avvertito proprio l'esigenza di stabilire degli accordi più stretti anche proprio con organizzazioni oltre oceano, addirittura con gli Stati Uniti d'America.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Comandante Toschi. Vi raccomando la lettura della parte finale della relazione, ma vi segnalo, convinto comunque che non vi sarà sfuggito, la qualità dell'allegato che ci ha portato il Comandante Toschi oggi, cioè quel documento intitolato «Risultati conseguiti nel contrasto alla contraffazione», ricchissimo di elementi d'informazione e di valutazione anche molto aggiornati. Di questo ringrazio il Comandante e tutto lo staff che lo ha assistito.
  Ringrazio nuovamente il comandante Toschi e tutta la Guardia di finanza per il lavoro che stanno facendo, dispongo che la documentazione sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.

ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE PRESENTATA DAL COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA

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