XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 98 di Mercoledì 28 settembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione della presidente del consiglio di amministrazione della Rai, del direttore generale della Rai e del responsabile in via transitoria per la prevenzione della corruzione della Rai:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 3 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 5 ,
Verducci Francesco  ... 10 ,
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Gasparri Maurizio  ... 11 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 11 ,
Gasparri Maurizio  ... 11 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 12 ,
Gasparri Maurizio  ... 12 ,
Margiotta Salvatore  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 14 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 15 ,
Crosio Jonny  ... 17 ,
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 18 ,
Airola Alberto  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Airola Alberto  ... 19 ,
Minzolini Augusto  ... 20 ,
Pisicchio Pino (Misto)  ... 21 ,
Fico Roberto , Presidente ... 21 ,
Pisicchio Pino (Misto)  ... 21 ,
Ranucci Raffaele  ... 21 ,
Fico Roberto , Presidente ... 22 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 22 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 22 ,
Fico Roberto , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della presidente del consiglio di amministrazione della Rai, del direttore generale della Rai e del responsabile in via transitoria per la prevenzione della corruzione della Rai.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della presidente del consiglio di amministrazione della Rai, Monica Maggioni, del direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall'Orto, e del responsabile in via transitoria per la prevenzione della corruzione della Rai, Nicola Claudio, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Do la parola alla dottoressa Maggioni e successivamente al dottor Campo Dall'Orto, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere loro, al termine degli interventi, eventuali domande e richieste di chiarimento.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Vi ringrazio. Faccio seguito alla premessa del Presidente Fico: come vedete, è qui con noi l'avvocato Nicola Claudio, che dal 7 agosto occupa ad interim la posizione di responsabile per la prevenzione della corruzione, a seguito dell'uscita del responsabile fino a quel momento, Gianfranco Cariola. Essendo un interim, l'avvocato Claudio è qui per massimo rispetto di questa Istituzione ed è a disposizione per chiarimenti su singoli punti, non certamente sulle scelte o quanto fatto prima del suo interim.
  Siamo qui per riferirvi circa la delibera di A.N.AC. sull'effettiva applicazione e sull'efficacia delle misure che abbiamo adottato nel Piano triennale di prevenzione della corruzione, e tra poco lascerò la parola al direttore generale perché illustri nel dettaglio il nostro recepimento di quanto A.N.AC. ci ha riferito. Vi anticipo che in questi giorni abbiamo predisposto una lettera di risposta ad A.N.AC. per dire che abbiamo ricevuto il loro documento e lo stiamo analizzando. Diversi tipi di rilievi vengono mossi nel loro documento: alcuni riguardano nello specifico la questione del job posting, altri riguardano azioni di verifica da fare presso il MEF, con il quale abbiamo già avviato un'interlocuzione, e vi possiamo anticipare che siamo in attesa nelle prossime ore di una risposta perché anche il Ministero si sta coordinando per capire quale dovesse essere il suo ruolo nella vicenda.
  Ci sono poi alcune questioni più specifiche, sulle quali stiamo lavorando e sulle quali ci dirà tra poco il direttore generale. Lasciatemi però premettere, per dare un inquadramento all'intera vicenda, che larga parte del documento di A.N.AC. è relativa alla nostra applicazione dello strumento del job posting, anzi in una serie di passaggi A.N.AC. dà conto del fatto che non abbiamo violato i tetti per il numero di assunzioni Pag. 4 di dirigenti dall'esterno, cosa che anche in questa Commissione era stata sollevata a più riprese, quindi siamo perfettamente all'interno delle regole sul punto in questione. Fa alcuni rilievi di procedura sul job posting, tutti però riferiti (mi sembra importante averlo come quadro di ragionamento) a un testo di prevenzione della corruzione che noi abbiamo scritto e applicato: quindi in qualche misura i rilievi di A.N.AC. riguardano un testo che abbiamo elaborato e sul quale sono state fatte alcune modifiche successive, non tutte recepite puntualmente, ma soprattutto è un testo dove per la prima volta nella sua storia Rai stabilisce delle regole o ipotesi di regole rispetto all'individuazione delle figure apicali, perché prima di questo piano per la trasparenza approvato a gennaio ciò non esisteva.
  Questo mi sembra quindi un elemento fondamentale: A.N.AC. ci dà conto del fatto che abbiamo fatto uno sforzo significativo all'interno di un contesto molto complesso quale quello Rai, e ci chiede soprattutto di rendere armonici i nostri testi, perché ci sono effettivamente alcune discrepanze tra un testo e un altro, cosa su cui stiamo lavorando. Di questo abbiamo parlato anche con il consiglio di amministrazione che è finito un'ora fa e il direttore generale ha dato conto all'intero consiglio di quali azioni stia mettendo in campo laddove servono azioni specifiche. Abbiamo già cominciato a recepire nel Piano anticorruzione la delibera di maggio che non era stata recepita e che ci dice in quali condizioni il job posting non può essere applicato, perché, come sa bene chi ha lavorato in un'azienda editoriale, non tutte le posizioni sono identiche e non a tutte le posizioni possono essere applicate indistintamente le stesse regole.
  Lasciatemi passare a una seconda parte di questo ragionamento che non c'entra con A.N.AC. e con quanto da essa rilevato, su cui tornerà tra poco il direttore generale, per dirvi che proprio questa mattina il consiglio di amministrazione è riuscito a portare a termine un'azione che era stata chiesta da questa stessa Commissione e di cui si era lungamente parlato nelle sedute del 27 e 28 luglio scorsi, ossia il discorso sull'autoregolamentazione delle retribuzioni. In questa stessa Aula c'era stato detto che bisognava procedere a una rideterminazione delle retribuzioni, il lavoro è stato fatto ed è stato un lavoro significativo. Ci chiederete se viviamo sulla Luna e non sappiamo che si va in altre direzioni, ma non c'è alcun intento di dire qualcosa di diverso rispetto a quello che si fa in altre sedi, e abbiamo massimo rispetto del legislatore, ma ognuno di noi ha un obbligo diverso rispetto al proprio ruolo e il nostro è di garantire all'azienda un futuro, una tenuta, una capacità di rimanere dov'è (auspicabilmente anche di migliorare) in termini di preminenza sul mercato. Il lavoro molto significativo realizzato dal nostro capo delle risorse umane e dal suo team ci ha permesso di ricostruire un sistema all'interno del quale viene recepito quanto più volte ribadito in questa sede: l'esigenza di un tetto a 240.000 euro. Come azienda però non possiamo vivere esclusivamente di quel tetto, ma tra vivere di quel tetto in modo assolutamente indistinto e indiscriminato ed essere nella situazione precedente, dove tutto poteva essere fatto senza che nessuno dicesse niente e, senza usare l'abusata espressione «giungla retributiva», ognuno poteva fare quello che voleva, è stata individuata una linea molto virtuosa che l'azienda potrebbe applicare.
  Questa corrisponde al fatto che si tratta di un'azienda editoriale di natura ibrida, che non è una pubblica amministrazione, ma deve rimanere sul mercato, che ha emesso strumenti finanziari, ha una sua controllata che è quotata e quindi ha bisogno di figure apicali (poche, pochissime, non sto dicendo «aprite gli sportelli») coerenti con i valori di mercato, ancorché, come vi verrà spiegato più tardi, significativamente al di sotto delle medie di mercato, perché altrimenti, nel tentativo di dire che oggi Rai va tenuta come una pubblica amministrazione e dimenticarsi che è un'azienda, si adotta quella che oggi può sembrare una misura efficace, ma nei fatti si tradurrà (non faccio fatica a fare previsioni) in una riduzione e in una marginalizzazione di questa azienda. Pag. 5
  Sono quindi particolarmente contenta di dirvi che questo documento è compiuto, che non è un'ipotesi o una serie di desiderata: è stato approvato all'unanimità dal consiglio di amministrazione un paio d'ore fa, ed è quello che, una Rai molto seria, molto responsabile e molto cosciente anche del momento che il Paese vive, quindi con tutta la volontà di recepire l'indicazione precisa di limite e di tetto che arriva dal legislatore, dice per sé stessa, perché si tratta di autoregolamentazione, che c'è un modo per cui questo limite può essere applicato, garantendo però il futuro dell'azienda.
  Il mio grandissimo terrore, condiviso certamente dal direttore generale e da gran parte del management, è che quella che oggi sembra una scelta di giustizia o comunque di controllo su Rai (capisco tutte le ragioni sottostanti) rischi di trasformarsi in un tempo non lunghissimo in una vera volontà di riduzione del sistema del servizio pubblico, perché dire che non potremo mai più avere un manager che guadagni un euro al di sopra dei 240.000 è molto pericoloso, soprattutto gestendo strumenti finanziari e parlando di strutture di anticorruzione qualificate.
  Certo è che dentro quello strumento è indicato il numero preciso delle persone che possono andare al di sopra, quindi non è una cosa lasciata al «buongiorno, un giorno ridetermineremo», ma ci sono figure precise alle quali si dice «questo signore, con elementi di assoluta variabilità» perché nessuno può superare il tetto se non in modo variabile e per un tempo determinato, e questo ci permette di dire che così l'azienda si governa.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Ringrazio la presidente per la lunga e articolata introduzione e parto proprio da questa, nel senso che oggi siamo venuti a portare un ragionamento articolato rispetto a come abbiamo deciso di agire e agito in queste settimane in primis in relazione alla delibera dell'A.N.AC., che ha sollevato alcuni punti che dal primo giorno abbiamo affrontato in maniera molto seria e decisa. Passerò poi a trattare della questione degli stipendi.
  Come diceva bene la presidente, la fattispecie identificata è quella relativa alla disciplina del job posting, una disciplina che ci siamo dati con il PTPC di quest'anno, quindi a gennaio del 2016, e fa parte della filosofia di rendere sempre più trasparente e più coerente il sistema di regole che ci siamo posti per la gestione dell'azienda. Vogliamo trasferirvi gli elementi rispetto ai quali pensiamo che ci sia un miglioramento, viste le evidenze portate avanti dall'A.N.AC. Non so quanti di voi abbiano letto nel dettaglio la delibera, però riporto alla luce alcuni passaggi importanti.
  I fatti: la delibera dell'A.N.AC. analizza 21 procedure di assunzione di dirigenti esterni, delle quali 9 effettuate durante il periodo di vigenza del PTPC precedente (2015-2017) che conteneva soltanto princìpi generali e non indicazioni procedurali specifiche di processo, mentre il 60 per cento delle restanti 12 è stato effettuato nei primi 60 giorni di vigenza del nuovo PTPC (2016-2018), che in questo caso prevede criteri specifici e dettagliati in merito ai processi di assunzione. Questo per sottolineare come l'evoluzione degli eventi sia un elemento importante al fine di comprendere il contesto nel quale gli atti si sono concretizzati. Questo è un punto molto importante, viviamo in una dinamica molto trasformativa dal punto di vista delle regole che ci siamo dati e delle norme che ci permettono di agire. Tenete conto ad esempio che il 26 gennaio 2016 approviamo un Piano triennale per la prevenzione della corruzione e quattro giorni dopo viene approvata la riforma Rai che introduce un nuovo sistema di governance di poteri all'interno dell'azienda.
  Tengo a leggere una parte dell'introduzione dell'A.N.AC. perché secondo me centra uno dei punti che poi trovano forma nelle azioni che stiamo intraprendendo rispetto al job posting, e riguarda il contesto in cui la nostra azienda si troverà a operare nel futuro: «Premesso che in questa sede l'Autorità non deve valutare la legittimità o meno delle procedure di assunzione (...) è necessario analizzare preliminarmente le peculiarità dell'azienda e il contesto in cui la stessa si trova ad operare. La Rai, Radio Pag. 6Televisione Italiana, è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo che, in forza di apposite fonti normative nazionali e comunitarie, è tenuta ad adempiere a precise obbligazioni in tema di qualità e quantità della programmazione, dettagliate dal contratto di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico. Nel rispetto della missione di servizio pubblico la Rai realizza canali televisivi, radiofonici, satellitari su piattaforma digitale terrestre, negli ultimi anni ha intrapreso il processo di trasformazione da Broadcaster a Media Company, adattando conseguentemente la propria programmazione ai canoni della multimedialità e della distribuzione multipiattaforma. Attualmente l'azienda è presente anche nel mercato delle app e nell'offerta televisiva web, affianca 10 canali radiofonici tra generalisti, news, web e pubblica utilità. Per rendere possibile tale cambio di passo sulla generazione e sulla distribuzione di contenuti la Rai ha ritenuto necessario intervenire su due fattori fondamentali, la razionalizzazione dell'assetto industriale per meglio valorizzare le competenze interne, anche attraverso una maggiore specializzazione e un aumento di efficacia e flessibilità, un profondo rinnovamento organizzativo che rafforzi la spinta di cambiamento e semplifichi la gestione operativa. La società è partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze al 99,4 per cento e registra ricavi esterni composti da canoni, introiti pubblicitari e altri ricavi di natura commerciale. Tra i suddetti ricavi le risorse pubbliche derivanti dalla riscossione dei canoni televisivi rappresentano la principale fonte di finanziamento dall'azienda. Alla luce di quanto fin qui riportato emerge come la Rai, così come altre società a partecipazione pubblica totale o di controllo, sebbene sia finanziata principalmente da risorse pubbliche, debba tuttavia rispondere alle sfide imposte dallo scenario competitivo e concorrenziale in cui si trova ad operare, con la conseguente necessità di effettuare scelte che siano in grado di seguire o addirittura di guidare i processi di cambiamento».
  Tenevo a leggervelo perché identifica il fatto che il fine è quello di riuscire a trasformare Rai in un'azienda competitiva in un ambito estremamente dinamico. Quando entra nel dettaglio dice: «con riferimento alle prime 9 assunzioni la verifica della compliance ha riguardato solo i princìpi generali presenti nel PTPC 2015-2017, mentre con riferimento alle successive 12 assunzioni è stata estesa, oltre che ai princìpi generali, anche al rispetto dei presìdi specifici individuati nel PTPC 2016-2018. A seguito dell'analisi dei piani della documentazione trasmessa all'Autorità, si ritiene condivisibile la valutazione effettuata dal responsabile della prevenzione della corruzione, secondo cui le 21 procedure in oggetto rispettano a grandi linee i princìpi generali stabiliti dal PTPC 2015-2017 e dal successivo aggiornamento 2016-2018, seppure esistano carenze documentali specialmente con riferimento alle fasi della ricognizione interna e della selezione esterna, che non consentono la piena tracciabilità delle attività svolte con conseguenze negative in termini di trasparenza».
  In questo caso viene identificato il percorso, quella che è la parte positiva e le carenze sulle quali dobbiamo agire, per fare in modo che il nostro piano sia adeguato. Questi margini di miglioramento vengono identificati in una serie di azioni che vi illustro in dettaglio.
  In questo contesto l'A.N.AC. sottolinea che «alla luce di quanto fin qui riportato si ritiene di esprimere un apprezzamento positivo sul lavoro svolto dal responsabile della prevenzione della corruzione (RPC), con particolare riferimento ai protocolli specifici individuati dal nuovo PTPC 2016-2018, realizza però la necessità di apportare in sede di aggiornamento del piano ulteriori interventi migliorativi, al fine di ridurre il margine discrezionale dei soggetti coinvolti nei processi di selezione del personale e di rendere maggiormente incisivi, efficaci, omogenee e tracciabili le attività individuate dal piano». Questo è il percorso su cui abbiamo sia agito prima di questo momento, sia accelerato le azioni non appena ricevuta la delibera dall'A.N.AC. A maggio 2016, come anticipato Pag. 7dalla presidente, per disciplinare meglio l'utilizzo del job posting il consiglio di amministrazione ha approvato una delibera che definisce meglio gli ambiti in cui può essere usato in maniera proficua ed efficace e quelli in cui diventa uno strumento difficile da utilizzare. Ricorderete che in questa sede ho risposto in due occasioni a domande rispetto al job posting e sulla base di quella delibera vi dissi che ci sono alcuni ambiti in cui può essere usato in maniera efficace (abbiamo appena fatto la selezione della nostra corrispondente a Parigi) e altri in cui il job posting non è lo strumento adeguato, in quanto per il CFO le ricognizioni interne vengono fatte attraverso le competenze e la funzione della direzione del personale. Cito questo perché non deve essere confusa l'idea che la ricognizione interna vada sempre fatta, quindi l'idea che l'azienda sia organizzata in modo tale da andare sempre a cercare le persone dentro è imprescindibile e rimarrà un asse fondamentale, ma non c'è coincidenza tra ricognizione interna e job posting, e posso citare altri esempi. Pensate alla ricognizione interna fatta per la direzione di Rai Uno, che ha permesso di avere Andrea Fabiano come direttore o Angelo Teodoli a Rai 4, ma è stata fatta attraverso gli strumenti di analisi interna, non attraverso il job posting.
  Cosa abbiamo fatto oggi, accelerando il percorso che ci porta a prendere atto della delibera dell'A.N.AC. e a far sì che diventi quotidianità per noi? Il consiglio di amministrazione ha oggi approvato (ricorderete le parole della presidente, che ha evidenziato come avessimo già questo strumento che però non era stato ancora recepito nel PTPC, che viene cambiato una volta all'anno o, laddove necessario, in corso d'anno) le integrazioni al PTPC introdotte dalla delibera di maggio, in modo tale da rendere omogenee due cose che non lo erano. È sufficiente? No, perché nella nota che mandammo ad A.N.AC. abbiamo indicato, attraverso l'analisi fatta nei primi mesi (tenete conto che è il primo PTPC che prevede strumenti significativi dal punto di vista della ricognizione interna ogni volta che facciamo una nomina e scegliamo una persona), i punti che abbiamo identificato e sui quali andremo a lavorare sul prossimo PTPC, ossia l'omogeneità e sistematicità nelle modalità di svolgimento delle procedure di reclutamento, esaustività e completezza delle evidenze documentali riferite soprattutto alle fasi ricognitive interne ed esterne e ai relativi esiti, contemperando le esigenze di autonomia e indipendenza che caratterizzano i profili editoriali di prodotto, migliore esplicitazione delle motivazioni della scelta anche in presenza di un unico candidato, identificabilità a priori dei cosiddetti «casi eccezionali», chiara evidenza dell'effettivo coinvolgimento nelle procedure di reclutamento delle strutture aziendali di volta in volta interessate e della direzione competente. In pratica, fatto il primo passo con il PTPC 2016 abbiamo rilevato che ci sono elementi migliorabili e con tutte le indicazioni dell'A.N.AC. faranno parte del PTPC che andremo ad approvare a gennaio 2017, con l'eccezione del fatto che rispetto all'omogeneità tra documenti già oggi abbiamo agito in sede di consiglio di amministrazione per ridurne le discrepanze.
  La stessa A.N.AC. quando fornisce le indicazioni rispetto agli interventi da fare dichiara: «omogeneità e sistematicità nelle modalità di svolgimento delle procedure di reclutamento, riduzione del margine discrezionale dei soggetti coinvolti nei processi di selezione del personale, individuazione preventiva per ogni procedura di assunzione dei criteri di selezione e valutazione dei candidati, indicazione dettagliata delle attività da svolgere e delle evidenze documentali ritenute necessarie affinché il processo di ricognizione interna ed esterna e il relativo esito possano essere considerati tracciati e motivati, migliore esplicitazione della motivazione della scelta anche in presenza di un unico candidato, identificabilità a priori dei cosiddetti casi eccezionali e chiara evidenza dell'effettivo coinvolgimento nelle procedure di reclutamento delle strutture aziendali coinvolte». Come vedete, molti dei punti sollevati nella nostra nota diventano indicazioni dell'A.N.AC. Questo vuol dire che siamo in un percorso molto importante, il cui fine è Pag. 8quello di migliorare il nostro PTPC e far sì che rappresenti una garanzia che le scelte possano essere omogenee e trasparenti in termini di modalità, e allo stesso tempo (per questo era indicato il tema dei profili editoriali) che contengano anche l'idea che siamo un'azienda editoriale, che ha specificità legate al proprio prodotto. Questo è il tema che sta dentro la maggior parte della lunga delibera dell'A.N.AC. e per questo motivo ci siamo impegnati subito ad agire velocemente e abbiamo informato il consiglio di amministrazione che il prossimo passo sarà portare in consiglio i necessari miglioramenti ulteriori.
  Le altre due situazioni rilevate riguardano due figure che l'A.N.AC. ha identificato individuando anche il passo successivo, ovvero per due figure specifiche della nostra azienda ha rimesso la valutazione al Ministero dell'economia e delle finanze in quanto Ministero vigilante nonché nostro azionista di maggioranza. In questo caso insieme alla presidente abbiamo sollecitato una risposta dal Ministero, in modo che quando l'azionista ci avrà comunicato le sue indicazioni rispetto a queste due figure non faremo altro che recepirle e metterle in pratica.
  Ultimo punto rilevante è quello relativo alla figura del nostro CSO, il capo della Security, rispetto al quale è stato identificato un tema di conflitto di interessi rispetto alla società che ce lo ha presentato, conflitto di interessi che era stato reso evidente: l'A.N.AC. ci riconosce che abbiamo agito in maniera trasparente in quanto la documentazione rileva che questa cosa è stata evidenziata, ma è un tema che va affrontato per il principio della totale imparzialità del soggetto indipendentemente dal fatto che questa cosa possa essere evidenziata. In questo caso come negli altri due abbiamo già intrapreso un percorso nella piena fase di analisi legale, al fine di agire per difendere la nostra azienda e mettere in pratica quanto ci è stato detto dall'A.N.AC.
  Ho cercato di essere veloce e spero di non essere stato troppo verboso, però il messaggio essenziale è che abbiamo preso molto sul serio questi tre rilievi, due che dipendono da noi e sui quali stiamo già agendo, quello del job posting e quello relativo alla Security, mentre per il terzo non appena ci arriveranno le indicazioni del nostro azionista le metteremo in pratica. Oltre a questo tengo a sottolineare che l'attenzione riguarda l'azione che abbiamo posto con il team che lavora con me, ma immediatamente abbiamo coinvolto anche il consiglio di amministrazione, tanto che il consiglio straordinario svoltosi la settimana scorsa ha dato conto immediato di quelli che sarebbero stati i prossimi passi. Oggi abbiamo aggiornato il consiglio e intrapreso le prime azioni riguardanti quello che ho detto, nei prossimi consigli andremo a completare tutte le azioni che ci portino a recepire le indicazioni ricevute, che riteniamo molto importanti.
  Passo al secondo argomento, che riguarda la politica di remunerazione e valutazione. Credo che la presidente sia stata molto chiara nella premessa e quindi mi permetto di sottolineare solo alcuni punti che riguardano il ruolo di ciascuno, nel senso che io come capo azienda e noi come vertice aziendale abbiamo il compito di permettere all'azienda di operare nelle migliori condizioni possibili visto il contesto in cui si trova. Conoscete il contesto competitivo dei media, ne abbiamo già parlato altre volte, sono fermamente convinto che la nostra azienda sia fondamentale nel percorso dei prossimi anni dal punto di vista della comunicazione nel nostro Paese e debba avere gli strumenti e gli elementi per riuscire ad operare. Tra l'altro in queste ore stanno arrivando i dati positivi della raccolta del canone, uno degli elementi che permetteranno all'azienda di operare in maniera positiva, e su questo punto tengo a sottolineare come sia la somma di determinati elementi che riguardano sia le risorse che le risorse umane che consentono a un'azienda di essere competitiva in un contesto molto complesso e con regole spesso molto importanti, ma impegnative dal punto di vista dello svolgimento dell'attività quotidiana.
  Mi soffermo soltanto su alcuni elementi chiave del documento, che ha come obiettivo quello di riuscire a legare il costo delle Pag. 9persone al valore e alla loro performance, e, come diceva bene la presidente, ha il fine di trovare un punto di equilibrio tra la giusta attenzione nell'utilizzo delle risorse che non possa più consentire quanto è avvenuto in passato nell'assegnazione degli stipendi, ma allo stesso tempo tenga conto che nel momento in cui si deve gestire un bond emesso all'estero da una società quotata, si ha bisogno di persone che in quell'area siano in grado di avere una complessità di curriculum, di esperienza e di struttura adeguata al panorama dei confronti sul mercato internazionale. Sono solo due slide: le regole e il futuro, i principali elementi che abbiamo messo al centro, e tenete conto che questo percorso comincia in primavera, con un'accelerazione perché include il meccanismo dell'autoregolamentazione a luglio, ma era già previsto dal punto di vista valoriale: abbiamo messo anche tutta la parte contenutistica circa la quantità delle remunerazioni che prevediamo per le singole figure nel momento in cui abbiamo condiviso con voi un percorso di accelerazione della autoregolamentazione.
  Innanzitutto abbiamo diviso tra due figure, tra ruoli editoriali – perché su di essi la Rai definisce il mercato e comunque influisce molto sul mercato e sarà sempre più così in un mercato che trova la Rai via via più forte – e ruoli corporate (citavo prima il CFO) dove la Rai è influenzata dal mercato. La Rai oggi non influisce sul valore delle figure come CFO, perché queste sono definite all'interno del mercato nel nostro Paese. In questo caso per i ruoli manageriali di tipo corporate, quindi quelli di struttura, l'obiettivo è il posizionamento e ci siamo riferiti a quelle ricerche che l'azienda fa da tanti anni, quindi abbiamo fatto anche noi, rispetto alla valorizzazione del mercato e ci siamo posizionati 20 per cento sotto il valore mediano di mercato e comunque con una retribuzione fissa che non può superare il valore di 240.000 euro, dando la possibilità di avere una parte variabile nel caso in cui i risultati aziendali e delle persone coinvolte lo giustifichino. Stessa cosa sui ruoli manageriali editoriali: la retribuzione fissa non può superare il valore di 240.000 euro, in questo caso l'eccezione è data soltanto da alcuni ruoli specifici che vanno identificati. Pensate al ruolo che può avere il TG 1 nello sviluppo dell'informazione del Paese, per cui la volontà di avere persone all'altezza del proprio ruolo deve essere considerata, con un ulteriore elemento, emerso in questa sede, che per le posizioni manageriali editoriali con contratto a tempo determinato non superiore a tre anni la retribuzione fissa possa essere aumentata fino a un massimo del 30 per cento, in quanto il costo per l'azienda poi finisce con l'accordo e ovviamente questo è legato alla impossibilità di rinnovare l'accordo se ci sono queste condizioni positive. Tenete conto che la remunerazione equa e competitiva è una leva per le positive valutazioni anche dei rating finanziari dell'azienda. Tutto questo prendendoci l'impegno perché abbiamo portato avanti le azioni correttive sull'eredità del passato, 26 le abbiamo fatte prima della famosa trasparenza e le altre 25 rimaste le stiamo affrontando e ne abbiamo portate a termine un'altra metà, quindi continuiamo a fare quel lavoro. Dentro questo schema che ho cercato di riassumere in estrema sintesi, che cerca di incorporare il concetto di avere un tetto di 240.000 euro, ma con la possibilità di avere una parte variabile, abbiamo identificato dieci posizioni che abbiano la possibilità, pur rispettando quel tetto di 240.000, di avere un'indennità di funzione, quindi una parte fissa legata al ruolo di 50.000 euro, al fine di soddisfare quanto citavo prima. I ruoli sono il CFO, il chief financial officer, il CTO, ovvero il capo della parte tecnologica, l'amministratore delegato di Rai pubblicità, il direttore del coordinamento dei palinsesti, il direttore risorse umane, il direttore della produzione TV, l'amministratore delegato di Rai Cinema, il direttore della divisione digital, il direttore della comunicazione e il direttore degli affari legali. La preoccupazione è stata di provare a identificare un'azienda in cui dieci persone possano avere un'indennità di funzione – tenete conto che questi sono tetti in alto, poi magari uno può avere uno stipendio più basso – al fine di trovare un equilibrio tra generazioni di Pag. 10valori di lungo termine e necessità di dare un segnale molto chiaro circa l'attenzione con cui si utilizzano le risorse. Il documento è molto articolato rispetto a temi quali trasparenza, meritocrazia, appartenenza, però intendo importante sottolineare dal punto di vista personale che non è minimamente un modo per cercare una strada altra, è per dire che dal punto di vista di prospettiva aziendale ci siamo sentiti in dovere di identificare una strada che diventi più attenta e sostenibile. Se il Parlamento approva invece il progetto attualmente in esame, non voglio che ci sia alcun equivoco in merito, faremo tutto il possibile per applicarlo al meglio.

  FRANCESCO VERDUCCI. Ringrazio la presidente Maggioni e il direttore Campo Dall'Orto. In premessa mi soffermerò su un tema che non è all'ordine del giorno di questa nostra convocazione, ma è stato introdotto dalla presidente e dal direttore generale, che ha un rilievo molto importante per l'azienda, ma anche per il lavoro della Commissione di vigilanza perché lo abbiamo sollecitato più volte: il Codice di autoregolamentazione.
  Penso che il merito di questo Codice meriti una seduta apposita della nostra Commissione, tra l'altro non conosciamo i materiali, abbiamo saputo che questa mattina sono stati oggetto di un consiglio di amministrazione. Questo codice è stato licenziato all'unanimità e ci sono state date delle linee che approfondiremo.
  Due settimane fa, come è noto, nell'ambito dell'esame del disegno di legge sull'editoria, il Senato ha introdotto con voto pressoché unanime (un solo astenuto) il tetto alle retribuzioni la Rai di 240.000 euro: questo comporta per l'azienda sapersi ripensare e naturalmente comporterà anche difficoltà amministrative e organizzative non da poco, ma, essendo intervenuto in Aula su questo ed essendo stato quello che più ha spinto perché ci fosse quel voto, la mia intenzione è che farà premio sui disagi che nel breve la Rai potrà avere qualcosa di molto importante per l'azienda in termini di recupero di credibilità e per l'intero sistema delle comunicazioni nel nostro Paese. Lei, direttore, faceva riferimento a un mercato delle comunicazioni molto competitivo, ad un'azienda che deve continuare a stare sul mercato e penso che, essendo la Rai di gran lunga la prima azienda di comunicazione del Paese, questo tetto a caduta potrà portare ad un percorso virtuoso per tutto l'ecosistema dei media nel nostro Paese. Non entro nel merito perché non conosco il documento, però è evidente che avete fatto questo lavoro nel momento in cui la legge non era stata approvata definitivamente, ma quando lo sarà (e spero che verrà approvata così come è uscita dal Senato, confermando questo tetto) questo documento apparirà già vecchio rispetto alla normativa. Questo potrà avvenire verosimilmente molto presto e da questo punto di vista tutto quello che riguarda le parti variabili in virtù anche della selezione di alcune qualifiche editoriali o di corporate dovrà essere rivisto perché, qualora anche la Camera così come il Senato confermi il testo, tutte le parti dovranno sottostare al limite dei 240.000 euro, ma è molto importante che la Rai faccia questo tipo di lavoro a cui do grande importanza, questo del Codice di autoregolamentazione che più volte abbiamo sollecitato in tempi brevi, così come si sta facendo.
  Per quanto riguarda invece l'oggetto di questa nostra audizione penso che siano molto importanti le parole del presidente e del direttore riguardo al documento di A.N.AC., che a questo punto può essere molto utile per l'azienda. Utilizzerò le parole del direttore generale, «fare in modo che questo documento e quindi anche le sue prescrizioni diventino per l'azienda quotidianità». Questo significa che sulla base di quel documento ci verrà detto quali sono stati nel dettaglio i provvedimenti adottati, perché sono necessari a sanare le situazioni aziendali non conformi al Piano triennale di prevenzione della corruzione.
  Come lei ha sottolineato, direttore, l'A.N.AC. fa un rilievo definendo carente quello del 2015-2017, c'è invece un salto di qualità che viene confermato da A.N.AC. in quello successivo, varato nello scorso gennaio del 2016, però ci sono situazioni non conformi a quel piano di prevenzione della Pag. 11corruzione, così come non conformi anche al regolamento sul reclutamento, quindi quali sono questi provvedimenti? Penso sia assolutamente decisivo raccogliere tutte le raccomandazioni finali che quel documento fa (sono due, collega Ranucci, però la seconda ne contiene diverse, quindi potremmo dire che sono numerose) e soprattutto restringere i margini di discrezionalità e le raccomandazioni sull'utilizzo del job posting e la necessità di cancellare le irregolarità evidenziate.
  In conclusione ritengo che questo documento e questa interlocuzione che abbiamo siano importanti, perché permettono alla direzione dell'azienda di affrontare un tema decisivo per l'azienda, quello del personale e del lavoro in Rai, anche per avere un piano di misure che non siano giustapposte l'una all'altra, ma dentro una visione complessiva, un progetto complessivo dell'azienda sul personale, sul lavoro, che sani anche il tema del precariato. Non posso non citare però come elemento di contraddizione rispetto a quello che l'azienda sta facendo la vicenda che riguarda Semprini. Non entro nel merito della qualità, tantomeno degli ascolti del programma, però certamente fa molto effetto aver letto le motivazioni del Tribunale di Roma sulla natura antisindacale di quell'assunzione e penso che questo vada stigmatizzato perché contraddice lo sforzo che la Rai sta facendo, quindi una visione complessiva improntata a trasparenza, tracciabilità, merito e valutazione. Del resto, tutto questo che stiamo facendo, sia le norme che regolano le assunzioni esterne, sia la famosa quota del 5 per cento, sia le norme che regolano la trasparenza sono oggi oggetto di regolamento aziendale in virtù della legge sulla riforma della governance che questo Parlamento e il Governo hanno voluto. Credo quindi che questa sia un'occasione importante per l'azienda, per il suo rapporto con i cittadini e con l'opinione pubblica, per la sua credibilità e per la sua reputazione.

  PRESIDENTE. Chiedo a tutti di essere succinti.

  MAURIZIO GASPARRI. Non do la stessa lettura positiva del documento che ha dato il direttore generale e non voglio, per i tempi limitati che ci dobbiamo per forza dare in quanto incombono i lavori d'Aula, fare letture dettagliate, tuttavia a me pare che nelle pagine 7 e 8 e in altre ci siano rilievi molto chiari sul mancato rispetto dell'obbligo in base a quelle procedure che dovevano essere avviate sulla base di richieste formalizzate e motivate, carenze sulla tracciabilità dei criteri di selezione, job posting che appare e scompare secondo le convenienze per tre procedure mentre per altre non ci sono.
  Penso che i colleghi della vigilanza l'abbiano avuto, ci fu mandato dagli uffici, io l'avevo subito stampato dal sito dell'Autorità ma c'era arrivato anche ulteriormente, quindi inviterei i colleghi a leggerlo, perché la lettura non è così positiva, tra l'altro c'è anche un'affermazione falsa, perché sul caso più eclatante si cerca di circoscrivere la questione al famoso tizio dalla sicurezza dove il padre seleziona il figlio. Non ho capito perché non sia già cessata questa cosa, c'è bisogno di chiederlo all'azionista? Casomai sarà un genio il figlio selezionato dal padre, però pensare se l'avessimo fatto in Parlamento cosa sarebbe successo! Non capisco perché questa cosa non venga fatta, si può rinunciare a un incarico in attesa di vedere se siano state violate le leggi, invece mi pare di capire che aspettiamo che l'azionista ci dica...

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Un chiarimento veloce: negli altri due casi stiamo aspettando l'azionista, nel caso specifico stiamo valutando dal punto di vista legale l'azione più veloce e più facile, sono due cose diverse.

  MAURIZIO GASPARRI. L'interruzione è stata utile, quindi spero che siate veloci. Secondo me è evidente che uno fa così e dice: «arrivederci, salvo le questioni di profilo giuridico». A un certo punto, a pagina 8, si dice che «l'indipendenza nello svolgimento della selezione sarebbe stata inoltre garantita dalla successiva valutazione effettuata da parte del direttore, del presidente Pag. 12e del consiglio di amministrazione della Rai». Mi risulta che i consigli di amministrazione della Rai mai abbiano votato su questa cosa, quindi dice il falso Cantone, coinvolgendo in quella selezione il voto del consiglio di amministrazione della Rai o chi è stato sentito da Cantone gli ha detto una cosa non vera?

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. In questo caso il consiglio di amministrazione viene coinvolto nella costruzione della direzione della figura, non nella selezione del candidato.

  MAURIZIO GASPARRI. Appunto, quindi non era esatto, ma sono audizioni riferite. Potremmo proseguire, quindi la lettura a mio parere è molto più negativa di quanto sia stata portata. Lei poi ha dato delle spiegazioni, dicendo che in certi casi si è fatto il job posting, in altri casi no, a seconda delle funzioni, di questo non mi meraviglio, però quando uno fa una retorica di alcune cose, io rispetto l'Autorità anticorruzione, però dico che stiamo facendo troppe Autorità, perché abbiamo il Governo, il Parlamento, la Commissione di vigilanza, e qualcuno propone di abolire la Commissione di vigilanza, che è espressione del Parlamento e dei cittadini che votano. Abbiamo creato tante strutture in questo Paese, poi le procedure sono complicate ed è difficile essere conformi alle leggi che fa il Parlamento, alle regole dell'anticorruzione, ai regolamenti che si fanno in base all'anticorruzione, poi l'Autorità delle comunicazioni casomai è competente non su questo, ma su altro, quindi oggettivamente è difficile essere rispettosi di tutto, ma è il Paese che ci siamo costruiti.
  Il suo ragionamento sul fatto che in alcuni casi si deve fare una scelta e in altri no dimostra che siamo prigionieri di regole, quindi chi decide quando seguire la regola o no? Perché per Rai ragazzi si fa il job posting e per un'altra rete no, non è importante anche la televisione per l'infanzia? Secondo me sì, come impatto sociale e come ricerca. La Rai ha sempre attinto a risorse esterne, ma cum grano salis, ma ora è apparsa sistematica ed eccessiva (poi il 5 per cento si calcola a partire da una certa data). Lasciamo perdere poi le procedure antisindacali su alcune assunzioni che, se abbinate ai dati di ascolto che cambiano, migliorano, non lo so... La Rai ha però all'interno risorse migliori di qualsiasi orientamento culturale e politico, non mi pare che siano apparsi dei geni su questa terra: può darsi che il direttore di Rai Uno deve guadagnare di meno della direttrice di Rai Tre, perché lei ci disse che è ancora giovane; visti i risultati e visto che Rai Uno è più importante per ascolti, io farei un'inversione, direttore: dia 300.000 euro a quello di Rai Uno e 200.000 a quella di Rai Tre, visto che le cifre ce le ha date lei! Un capo azienda deve assumersi delle responsabilità, quindi le do un consiglio non richiesto.
  Le cose restano molto problematiche, vedremo le decisioni definitive. Circoscrivete il tema a due casi, per quello che sarà più rapido siate rapidi, ma anche gli altri creano problematicità soprattutto rispetto alle capacità interne.
  Due questioni e finisco subito. Tralascio la questione informazione, adesso abbiamo la data del referendum, quindi finalmente scatterà la par condicio, tuttavia invito l'azienda a una certa cautela, perché in base a una prassi e all'interpretazione un terzo Governo, un terzo maggioranza e un terzo opposizione – ma il Governo fa una legge, ieri c'è il ponte sullo Stretto, oggi l'avranno realizzato – immagino che si dovrà dare ogni giorno l'azione del Governo con la prima campata, però, se lo spazio del Governo serve alla campagna del «sì» e poi c'è il servizio successivo nel telegiornale che fa un po'di «sì» e un po’ di «no» quello del «sì» ha un pezzo e mezzo. L'informazione sul Governo è del Governo, quindi farà il ponte sullo Stretto, la legge del diritto penale che non si riesce a fare al Senato. Su questo, siccome abbiamo raccomandato molte volte cautela e correttezza nell'informazione sul referendum – faccio degli esempi concreti invitando l'azienda a tenerne già conto – poi ci saranno i giorni di par condicio, il regolamento Pag. 13della Commissione, però nelle more un po'di correttezza non guasta.
  Sulla questione delle retribuzioni, stiamo facendo una legge, ma anche su questo non mi scandalizzo perché, se uno ha funzioni delicate e può prendere il 20 per cento in più di quello che abbiamo detto con la legge approvata al Senato, non sto qui a stracciarmi le vesti, però qui c'è una situazione generale, anche i politici sono sempre nel mirino, spesso alcuni non meriterebbero neanche un euro, altri sono lapidati anche se le retribuzioni della Camera sono inferiori ai tetti previsti, ma attenzione, perché la legge è stata approvata in Senato, quindi mandateci questo documento che avete approvato questa mattina (l'ho appreso dalla presidente della Rai che ce l'ha comunicato, non sapevo niente). Siccome è un tema delicato, non siamo impiccioni, ma abbiamo fatto una legge in un ramo del Parlamento che ha deciso un tetto, piaccia o non piaccia, è all'esame nell'altro ramo (siccome c'è fretta di approvare la legge sull'editoria non so se ci tornerà per una quarta lettura, che eventualmente faremo la finché non ci sarà il referendum), vorremmo conoscere questo documento nei dettagli, perché la Rai è pubblica, è un'azienda, sta sul mercato, materia che conosciamo da qualche anno, però vorremmo che si agisse con una certa sintonia e che il criterio valesse un po'per tutto, perché alla fine c'è gente che fa cose più importanti per molto meno.

  SALVATORE MARGIOTTA. Sarò rapidissimo perché molte cose sono state dette e andrò per titoli più che per analisi dei singoli punti.
  Francamente, a fronte della delibera A.N.AC. certo non mi aspettavo una drammatizzazione e neanche il capo cosparso di cenere, però mi pare che si stia liquidando il tutto con poco più che un'alzata di spalle, ma probabilmente ho capito male. Spero invece che ci diciate qualcosa in più. È antipatico citarsi e dire «io l'avevo detto», ma avevo evidenziato che la nomina di troppi esterni a tempo indeterminato potesse di per sé, al di là delle procedure, essere un errore per l'azienda. Se ci aggiungiamo anche una censura dal punto di vista procedurale, forse un poco di autocritica si potrebbe anche fare, ma l'autocritica è sempre un bene prezioso che viene dispensato con le mani molto strette. Peraltro ricordo che il direttore del personale che vi era prima ha cambiato lavoro, ha trovato immediatamente lavoro essendo uno bravo, non so se essere uscito dalla Rai abbia qualcosa a che vedere con le procedure utilizzate, così come la condanna del giudice del lavoro per comportamento antisindacale su esposto dell'UsigRai, al di là dell'atto in sé, non mi può non far ricordare che nell'audizione del direttore di rete Daria Bignardi, avendo io chiesto come mai non si fosse utilizzata una risorsa interna per condurre questa trasmissione, mi fu detto che non aveva avuto tempo per cercare all'interno se ci fossero giornalisti bravi.
  Io sono convinto che si potesse fare il job posting e sono altrettanto convinto che in poco tempo un giornalista bravo in Rai, che riesca a fare più del 2,66 per cento, sia possibile trovarlo, quindi, al di là del pronunciamento del giudice del lavoro, sto ancora sul merito. Anche qui mi aspetterei che qualcuno dica «abbiamo sbagliato», perché non c'è proprio alcun motivo per non utilizzare un giovane magari. A proposito di giovani (mi aiuta la presenza della presidente Maggioni), perché non riprendere e valorizzare il ruolo della scuola di Perugia? Il Presidente della Repubblica ci si è recato qualche giorno fa, le iscrizioni sono in calo perché questi giovani fanno un percorso formativo in una struttura della Rai e poi non trovano sbocco, eppure è noto che i più bravi giornalisti Rai (e qui voglio citare appunto la presidente Maggioni) vengono da quel percorso. Si potrebbe fare qualcosa, invece di andare a cercare sempre all'esterno.
  La questione degli stipendi. Qui devo fare necessariamente una battuta: premesso che chi mi conosce sa bene che ritengo le retribuzioni alte, se giustificate, in un'azienda così importante assolutamente non sterco del diavolo, penso che ad alte competenze, ad alte professionalità e soprattutto ad alti risultati possano anche corrispondere alti stipendi, però quanto ho Pag. 14sentito mi mette in imbarazzo, perché non ho capito se il lavoro che state facendo è una proposta di emendamento che direte alla Camera di attuare (eppure sento dalla collega Bonaccorsi che la Commissione competente ha già approvato la legge senza modifiche, ha dato mandato al relatore, quindi è di tutta evidenza che la legge dalla Camera uscirà così com'è) oppure il consiglio di amministrazione – scusate la battuta – è una terza Camera per cui, approvata la legge, si fa un regolamento che contrasta quanto approvato dalla legge, perché questo è. Noi abbiamo scritto una norma sulla quale non credo si possa eccepire. È una norma che non mi piace, la ritengo forzata, l'ho anche votata ma è la tipica norma figlia dei tempi in cui non si riesce ad avere buonsenso e si segue il senso comune di manzoniana memoria, però, se c'è la norma, questo provvedimento fatto tre mesi fa aveva un senso, fatto ora francamente non lo capisco, però mi spiegherete.
  Come ha ricordato bene ieri il Sottosegretario Giacomelli, peraltro aprendo a un nuovo mandato di fiducia a questa amministrazione, stiamo sempre aspettando il Piano dell'informazione, il Piano editoriale, non arrivano le nomine dei vicedirettori di testata e credo che siano anche scaduti i tempi certo non perentori, ma ordinatori, non si capisce se ci sia una riorganizzazione delle reti, forse anche da questo punto di vista sarebbe bene accelerare, ma questi sono dettagli rispetto alle questioni un po'più profonde che ho provato a porre e che sono sempre le stesse, migliore utilizzo delle competenze interne e sulla questione degli stipendi non aggiungo altro a quanto ho già detto.

  PRESIDENTE. Vi raccomando i tempi, perché ci sono molti interventi e sono già le 15.10.

  MAURIZIO LUPI. Grazie, presidente. Senza alcuna polemica le dico che lei ha completamente ragione, io ho chiesto più volte di organizzare i lavori in maniera un po’ diversa, nel senso che almeno per queste audizioni così importanti sarebbe più utile fare un giro tra tutti i Gruppi e poi successivamente, come è legittimo, fare intervenire i gruppi più numerosi, perché altrimenti capita di intervenire per quarto o non intervenire per ragioni di orario mentre mi sembra che sia doveroso per gli auditi ascoltare una pluralità di interventi della Commissione.
  Cercherò di essere sintetico, però credo che questa audizione sia importante anche per chiarire (forse andrò controcorrente) i ruoli reciproci e imparare da quello che accade perché, se imparassimo da quello che accade, forse eviteremmo altri errori.
  Da una parte la Commissione di vigilanza non è il tribunale che deve giudicare, noi non facciamo alcun processo, vogliamo fino in fondo fare il nostro mestiere, svolgere il nostro compito paragonandoci con voi, però, se ci fossimo ascoltati reciprocamente forse non ci saremmo trovati in questa situazione, né in azioni da parte del Parlamento che nella sua autonomia (il legislatore fa il legislatore) a volte può magari reagire, e, come le leggi fatte in un momento particolare possono avere effetti sbagliati, forse è meglio evitare le reazioni. Voi avete posto due questioni, l'A.N.AC. e le retribuzioni, come si scelgono le professionalità, qui tutti abbiamo detto che il primo criterio generale per scegliere le professionalità (non ci vuole l'A.N.AC., altrimenti deleghiamo tutto all'A.N.AC., che fra un po’ interverrà su tutto, dall'educazione al cinema, sta succedendo questo ma la colpa non è di Cantone, la colpa è nostra e di chi crea questi spazi) è verificare se ci siano professionalità interne, se possano essere valorizzate e, come è giusto in un servizio pubblico, andare in quella direzione. In secondo luogo avevamo detto che, se non ci sono, ci si rivolgesse all'esterno, ma all'esterno si devono prendere professionalità che hanno un valore aggiunto, che dimostrino dei risultati. Terzo: rispettare le regole generali ma se la pubblica amministrazione si dà una regola per cui i pensionati non possono addirittura neanche andare per un anno in un consiglio di amministrazione ed essere a titolo gratuito, se un'azienda che deve stare sul mercato ma è pubblica, che prende l'80 per cento Pag. 15del suo fatturato dal canone vuole essere aiutata in questa dinamica, che è particolare, alla fine riconoscere degli errori è segno di intelligenza, perché ci si corregge insieme.
  Detto questo, non possiamo permetterci (qui vado un po’ controcorrente) di depauperare: abbiamo depauperato il Parlamento, stiamo depauperando il ruolo dei ministri, così andiamo nei confronti del mostro dell'antipolitica e distruggiamo le nostre aziende. Ci sono delle regole che ci diamo, si deve sapere che questa è un'azienda pubblica, ma attenzione, perché i segnali che ci arrivano sono devastanti (lo dico ai colleghi): se indipendentemente dalla lotta politica, non c'è più nessuno che vuole ricoprire un certo ruolo nel pubblico, attenzione a pensare che l'unica strada sia (lo dico anche ai 5 Stelle) arrivare a dare 30.000 euro, perché così almeno troviamo il miglior capo di gabinetto del mondo! Se si vuole lavorare insieme, fanno bene il consiglio di amministrazione, il presidente e il direttore a dire: «non aspettiamo, vedremo cosa succede in Parlamento, le leggi poi determineranno» e a dare un segnale. Quali sono i segnali che vogliamo? Come correggiamo gli errori fatti? Come proseguiamo nel futuro in questa direzione? A me interessa questo, perché a me interessa che il servizio pubblico non venga svilito, ma diventi sempre più forte, però attenzione: le reazioni ci sono quando si prende qualcuno dall'esterno, non dà risultati, viene pagato di più, magari era disoccupato e questo non funziona, perché fa arrabbiare tutti! Il problema che fa arrabbiare non è tanto lo stipendio quanto il non rapporto tra il risultato e lo stipendio, anche perché si può aggirare facilmente.
  Se il tetto di 240.000 in un'azienda pubblica permette a tutti di prendere 240.000 euro, avrò messo un tetto verso l'alto, ma verso il basso ho fatto dei disastri, perché avrò dirigenti, vicedirettori, assistenti dei vicedirettori che magari prendono 180.000, 200.000, ma che non fanno niente. Questo è il tema di un'azienda come quella pubblica: c'è un criterio in un'azienda pubblica, uno sa qual è il criterio, è 240.000 euro. Se, come avviene nel mondo, c'è una piccola parte variabile (ovviamente non può essere il doppio, negli NBO c'è una percentuale fissa per quanto riguarda i premi di risultato e le retribuzioni che non è mai il 60-70 per cento) che è giustificata, credo che questa possa essere una modalità non per bypassare la legge, ma per permettere, rispettando la legge ma iniziando a ripensare le strutture all'interno, alla riorganizzazione, non all'appiattimento generale che esiste in quell'azienda, di rispettare le leggi e contemporaneamente permetterle di essere un'azienda dinamica. Attenzione, però (lo dico al direttore generale), segnali in una certa direzione vanno dati, perché aiutano a non essere conflittuali, nel momento in cui si è conflittuali poi ognuno usa le armi che ha a disposizione per dare questi segnali.
  La cosa che più mi interessa è la trasparenza, non accetto per il ruolo della Commissione che quando in questa Commissione ci rivolgiamo a un direttore (parlo dell'ultima audizione con la dottoressa Andreatta), per la preoccupazione della trasparenza, dell'anticorruzione, della pluralità del mercato, ci viene detto che le aziende che lavorano non sono 3 ma 22, e noi domandiamo il nome di queste 22 e quanto fatturano, la risposta sia: «no, non ve lo possiamo dare». Facciamo un'interrogazione parlamentare con tanti colleghi su Rai Due e chiediamo quanto sia costata la trasmissione sui giovani ricchi che ha fatto imbestialire tutti, ma si risponde: era solo un documentario in una puntata, «per quanto riguarda i costi sono in linea con il mercato». Che risposta è? Questo ostacola il rapporto positivo tra funzione della Commissione e un'azienda pubblica come la Rai. Ribadisco quindi trasparenza e un criterio a cui ci si deve adeguare. Credo che il legislatore recepirà le osservazioni che state facendo, non di sviare con una norma il tetto, ma di permettervi solo su poche posizioni, solo su risultati una premialità, come avviene in tutto il mondo, e che questo possa essere utile non solo per voi, perché i criteri devono essere uguali per tutti, ma per alcune tipologie.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Mi unisco alle osservazioni dell'onorevole Lupi Pag. 16in relazione allo svolgimento dei lavori, credo che sia assolutamente giusto che l'ordine degli interventi sia orientato a garantire primariamente l'intervento dei gruppi parlamentari e successivamente ulteriori interventi di gruppi già intervenuti, tuttavia la ringrazio per avermi dato la parola in anticipo, dovendo raggiungere la Commissione sanità.
  Per compensare questo atto di grande cortesia sarò quindi estremamente breve, premettendo che il tenore del mio intervento sarebbe stato completamente o sostanzialmente diverso, se non mi trovassi a doverlo esprimere relativamente a un quadro che trovo sconsolante e preoccupante, intanto per una legge che non ho votato e che ritengo abbia indebitamente sottoposto l'organizzazione, il funzionamento e il controllo della Rai dal Parlamento al Governo, vulnerando così i princìpi costituzionali di pluralità e peraltro anche omettendo di considerare il contenuto di diverse sentenze del giudice delle leggi, se il 70 per cento del bilancio della Rai non provenisse da canoni che vengono riscossi con modalità che gli italiani stanno conoscendo in questi giorni, se non dovessi, oltre che in modo preoccupato anche indignato, constatare il perdurante stato di squilibrio nella informazione per quanto attiene il prossimo referendum. Ci dobbiamo purtroppo rassegnare forse ad attendere i giorni che ci separano dal 4 dicembre per recuperare quel principio di par condicio che non avevamo chiesto di rispettare perché la legge non lo prevede, ma avevamo chiesto di considerare (non eravamo i soli, c'erano anche altre autorità a richiederlo), al fine di fornire ai cittadini un'informazione più completa, più esaustiva e soprattutto plurale e democratica. Ancora, il mio intervento non sarebbe dello stesso tenore, se i livelli di funzionamento della Rai, del servizio radiotelevisivo pubblico, fossero ispirati ad un livello di trasparenza ed anche di «produttività», intendendo la qualità del prodotto realizzato, adeguato alle aspettative dei cittadini, di modo che voi come dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo patite le stesse conseguenze che patisce oggi la politica, che ha perduto il livello di riconoscibilità della sua funzione costituzionale (mi riferisco ai parlamentari, ma in senso più esteso a tutti coloro che svolgono una funzione pubblica elettiva in nome del popolo sovrano) e naturalmente siete vittime, come la cosiddetta «casta», di un dito che si allunga con atteggiamento di accusa determinata evidentemente da compensi troppo alti rispetto alla qualità del prodotto troppo basso.
  Questo naturalmente non può e non deve riferirsi alle singole persone, verso le quali esprimo stima e apprezzamento in termini generali per le competenze professionali, ma mi riferisco alla loro capacità di svolgere una funzione che si traduca in una percezione positiva da parte del cittadino fruitore.
  Il mio intervento è quindi di senso negativo in ordine a quanto ho ascoltato, perché non è tanto la necessità di ricondurre (mi sembra anche frettolosamente) le valutazioni in ordine al provvedimento dell'A.N.AC. a due raccomandazioni, in quanto credo che la delibera A.N.AC. vada valutata nel suo complesso anche con riferimento a tutta la parte istruttoria. Salto a piè pari la questione che il caso si apre con la denunzia dell'UsigRai, che nell'esercizio delle proprie funzioni sindacali dice: «signori, per cortesia, ci fate sapere se le procedure seguite sono rispettose delle vigenti disposizioni di legge e se le competenze interne alla Rai sono state tenute in considerazione prima di procedere?» e da lì parte un'istruttoria. La cosa che più mi preoccupa è che il presidente e il direttore generale della Rai, se non vado errato unitamente al responsabile dell'anticorruzione, sono stati auditi in sede di Autorità per il contrasto alla corruzione per portare le loro argomentazioni e le loro valutazioni in merito alle contestazioni mosse. Mi permetto di dire che questo mi lascia perplesso e anche preoccupato, nel senso che le argomentazioni che avete oggi fornito all'organo di vigilanza sono più o meno dello stesso tenore delle giustificazioni che avete offerto all'A.N.AC. in relazione ai fatti contestati, che sono state considerate assolutamente insufficienti. Pag. 17
  L'A.N.AC. dice: «le rilevate carenze solo in minima parte possono essere giustificate, così come evidenziato in sede di audizione dei vertici, per la novità della procedura di selezione per la prima volta utilizzata e con la riferita circostanza che alcune delle procedure erano state avviate prima dell'approvazione». In quella sede dico che c'è il momento della resipiscenza, così come avrei desiderato ascoltare in questa sede un recupero di responsabilità e un'assunzione di responsabilità in merito a fatti e ad atti che hanno formato oggetto di contestazione da parte dell'A.N.AC. e che non hanno trovato a mio sommesso avviso il necessario tenore di risposta, che pure questa Commissione avrebbe senz'altro apprezzato.
  Siccome sono un garantista solidamente convinto di questi princìpi, spero che non sia vero che, come qualcuno mi ha riferito (sono voci di corridoio, indiscrezioni di palazzo), qualche mio collega parlamentare abbia trasmesso gli atti alla Procura dalla Repubblica, perché altrimenti ha ragione Lupi nel sostenere che questo è un sistema incapace di sviluppare al suo interno gli anticorpi per potersi evolvere ed emendare rispetto agli errori che si commettono. Se così dovesse essere, c'è sempre bisogno di un giudice, che sia Cantone dell'A.N.AC. o un pubblico ministero di qualche procura un po'più effervescente, ma questo Paese evidentemente non si salva. Spero che non sia vero e sono tanto più speranzoso quanto maggiore è la certezza che coltivo che vogliate presto recuperare quel senso di garbata attenzione e rispetto per i ruoli e per le sedi, che peraltro farebbero rima anche con le vostre storie personali, per restituire parole di chiarezza e di precisione e per far recuperare alla Commissione non soltanto il suo ruolo, ma anche la sua fiducia.
  Trovo la questione relativa al padre che giudica il figlio non imbarazzante, ma assolutamente indecorosa e indegna, soprattutto in relazione (lo ricorda anche l'A.N.AC.) di quanto afferma il Consiglio di Stato, Sezione VI, relativamente ai princìpi di imparzialità e di terzietà, che sono concorrenti ma differenti rispetto alla stella polare che deve guidare i princìpi di scelta e di selezione del personale. Spero ancora che in tal senso possa quanto prima esserci una risposta più puntuale e precisa e possa cambiarsi registro in relazione anche alle prescrizioni che l'A.N.AC. ha fatto, ma che ancor prima dell'A.N.AC. fa la voce di una politica che non vuole speculare su nulla, ma evidenzia e mette a fuoco alcune criticità e porta un contributo costruttivo, anche se di natura critica, perché il sistema possa evolversi.

  JONNY CROSIO. Quello che hanno detto i colleghi va nella direzione giusta e ho molto apprezzato l'intervento del collega Lupi, che condivido nella quasi totalità.
  Vede, direttore, c'erano delle regole che non avete rispettato, credo che quanto scrive Cantone, del quale non sono innamorato, sia condivisibile e molto chiaro: ci sono regole che non sono state rispettate. Il rammarico è che si potrebbero anche non rispettare le regole se ci fossero dei risultati, ma purtroppo constatiamo che i risultati non sono neanche così entusiasmanti. Il collega Lupi ha perfettamente ragione: possiamo cambiarle noi le regole, in questa stagione voi fate parte come noi di un contesto in cui utilizzate i soldi dei cittadini, noi siamo il popolo ma siamo al servizio dei cittadini, voi utilizzate i soldi del canone e fino a prova contraria dovete renderne conto a noi e ai cittadini. Dobbiamo cambiarle noi le regole, presidente Maggioni, il Parlamento ha deliberato il tetto di 240.000 euro, posso anche non essere d'accordo perché posso capire che un fuoriclasse come il nostro direttore generale vada in contrasto con questo tetto, perché può raggiungere risultati che altri non potrebbero raggiungere, però ci sono delle regole.
  Spetta a noi cambiarle, la questione dei 240.000 euro in Senato siamo stati noi, in modo particolare con il collega Calderoli a spingere su questa questione, non l'abbiamo fatto in forma demagogica, poi condiviso da tutto il ramo del Parlamento, ma abbiamo voluto mettere questo tetto, giusto o sbagliato: sta a noi mettere le regole, ci sono e vanno rispettate perché davanti ai Pag. 18cittadini dobbiamo tutti rispettare le regole, le rispettiamo noi e deve rispettarle la Rai. Posso anche essere d'accordo, però la politica deve avere il coraggio di metterci mano, e non condivido le difese d'ufficio da parte dei colleghi del PD su questa questione. Sono stati fatti degli errori, la relazione di Cantone è molto chiara, i problemi sono stati sviscerati in modo puntuale. Finora ho cercato di essere discretamente collaborativo anche con voi che siete figli di una delibera e di una legge che non ho condiviso, aspetto sempre di essere smentito, ma purtroppo i fatti non mi stanno contraddicendo e per me è difficile accettarlo perché questo è un errore formale, lei ha delle regole e, piaccia o no, le deve rispettare. Se le regole vanno cambiate, saremo noi e non lei a cambiarle.
  Invito quindi i colleghi di maggioranza ad avere il coraggio di confrontarsi su questa questione.

  NICOLA FRATOIANNI. Tre questioni. In merito alle prime due, l'A.N.AC. e la vicenda delle retribuzioni, la dico così: a me pare che di fronte a quel che è successo nel caso del parere dell'A.N.AC. e a quello che sta succedendo rispetto all'evoluzione della normativa di legge, in particolare della legge già approvata al Senato e in fase di esame alla Camera, su queste due questioni sarebbe stato sufficiente un passaggio molto secco, cioè sarebbe stato sufficiente che foste venuti qui a dirci «ci adegueremo» in entrambi i casi.
  Naturalmente raccolgo una reazione labiale della presidente che obietta che vi abbiamo chiesto noi il 27 luglio di procedere con un codice di autoregolamentazione, non c'è dubbio che sia così e questo per quanto mi riguarda è apprezzabile. Ribadisco però che, essendoci una legge in via di approvazione, forse sarebbe più opportuno e anche più semplice dire «ci adegueremo», perché, giusto o sbagliato che sia (lo dico a proposito del nodo del tetto, degli stipendi, della rigidità di questa impostazione nello spirito dei tempi), questo è il quadro nel quale ci muoviamo e al quale tutti devono fare riferimento, provando a immaginare che è vero che siamo dentro una condizione ibrida per la Rai, quella di un'azienda che si misura anche con le leggi del mercato, ma è altrettanto vero che lo fa – differentemente da altre – disponendo di cospicui elementi di finanziamento pubblico e continuo a pensare che sia possibile immaginare di lavorare sulla forzatura dei meccanismi di mercato.
  Il direttore ha ragione quando dice che ci sono settori sui quali la Rai fa mercato e altri su cui oggi lo subisce, ma è anche vero che si può immaginare di costruire elementi di controtendenza, che magari non arrivano subito. Sono piuttosto convinto (naturalmente non ho qui una lista disponibile e, anche se l'avessi, non la fornirei per non rischiare che possano essere scambiate per singole segnalazioni) che in questo Paese ci siano oggi giovani professionalità di grande qualità, molto dinamiche e magari anche molto innovative che spesso vivono una condizione di invisibilità, di precarietà, di sottovalutazione, che forse con un tetto di 240.000 euro sarebbero in grado di dare straordinari contributi a un rinnovamento vero e anche molto discontinuo dell'azienda. Su queste due questioni, la prima e la seconda, l'A.N.AC. ha messo in campo un parere molto netto, che indica una serie di questioni e di punti sui quali le procedure della Rai non sono state sufficientemente attente perfino al proprio codice anticorruzione. Su questo bisogna che la Rai si adegui, che lo faccia oggi, che lo faccia per il futuro, punto a capo, credo che su questo tema come su quello degli stipendi non si debba continuare a sviluppare un'infinita discussione.
  La terza questione, quella che più mi preme anche se non è all'ordine del giorno, è che finalmente abbiamo una data, il 4 dicembre, non a caso la data più lontana possibile, anche di questo discutiamo da molto, oggi rinnovo ai vertici della Rai una richiesta molto forte, che è quella di prodigarsi perché si definiscano meccanismi di autoregolamentazione che garantiscano il pluralismo politico nella campagna referendaria. È una partita troppo rilevante per il Paese, continuiamo ad assistere a elementi di squilibrio molto forti non per la cattiveria dei giornalisti e dei dirigenti Rai Pag. 19(non sto insinuando questo), ma per la costruzione del meccanismo informativo.
  Riprendo quanto diceva prima il senatore Gasparri, perché non è possibile che da qui al 4 dicembre e in particolare all'entrata in vigore della par condicio possa continuare una situazione nella quale la tripartizione con cui è costruita l'informazione, Governo maggioranza e opposizione, venga considerata un elemento naturale, perché non siamo in una condizione naturale e normale.

  ALBERTO AIROLA. Abbiamo purtroppo pochissimi minuti, mi rendo conto anch'io che alcuni Gruppi sono penalizzati perché hanno parlato più esponenti per Gruppo.

  PRESIDENTE. Al massimo è colpa mia, ma hanno comunque parlato quasi tutti gli esponenti dei gruppi, tranne che per il gruppo PD, per il quale sono intervenute due persone.

  ALBERTO AIROLA. Sarò rapidissimo, se però il PD riesce, dopo aver scritto una legge che ritengo autoritaria e dittatoriale sulla governance Rai, anche a interrompere gli esponenti del Movimento 5 Stelle quando parlano in Vigilanza Rai...Siccome avrò pochissimo tempo, vi dirò brevemente come riteniamo si debba procedere. Evidentemente non amministriamo l'azienda, ma il job posting, che è uno dei punti fondamentali di tutto questo quadro, non funziona adeguatamente, ci arrivano numerose segnalazioni, ci continuano a far notare questo. Noi non siamo mai entrati nel merito delle nomine che lei ha fatto, perché la legge sulla governance Rai scritta dalla maggioranza le dava questi poteri ed era inutile criticare prima di vedere risultati. Fino adesso non abbiamo visto risultati, abbiamo visto questo pasticcio, ciò non toglie che si possa porre rimedio o comunque imboccare un'altra strada, perché adesso sul job posting e sugli stipendi si deve fare qualcosa, credo che sia una sfida che potreste raccogliere, cioè quella di gestire un'azienda adeguandosi alle normative e facendo un salto qualitativo, anzi un salto quantico, però bisogna cambiare chiaramente riferimenti, non posso prendere dei pensionati come Merlo o altri che non hanno nessun ruolo efficace, non posso vedere Verdelli che mi presenta un'ipotesi di piano per un anno, serve un cambio di marcia.
  Secondo noi 240.000 euro, premesso che il direttore della rete ammiraglia, quella che viene elogiata da tutti, il direttore Fabiano, sta al di sotto di questo tetto e prende addirittura meno di Orfeo (bisognerebbe valutare per quali ragioni), non vedo perché non si possa andare su questa linea, visto che si può fare TV, si può fare concorrenza, si può sbaragliare anche il mercato volendo pensare alla Rai come a un'azienda privata e non come a un'azienda che prende gran parte dei soldi pubblici, che fa dei buoni prodotti anche in questo modo.
  In Rai esiste (voi lo sapete, non è responsabilità vostra) una situazione drammatica dal punto di vista dei conflitti di interesse, di casi di corruzione, di tangenti e di mazzette. Il signor Salvatore Lo Giudice se n'è andato con una buonuscita dopo che la Guardia di finanza si è venuta a prendere 37 audit interni che la Rai non ha mai consegnato alla Corte dei conti o ha consegnato ma non sono mai arrivati alla magistratura ordinaria.
  Questo è un dato di fatto, in Rai ci sono tantissime situazioni del genere, quindi ringrazio l'avvocato Nicola Claudio, gli faccio un grosso augurio per il suo lavoro perché sarà difficile, perché da lì bisogna ripartire in un altro modo. Ci sono fatti che hanno risalto sulla stampa nazionale e che poi non hanno mai un'adeguata soluzione. Avete fatto un corso A.N.AC. ai dipendenti su anticorruzione, trasparenza e soprattutto conflitti di interesse con tutti ex dirigenti che lavorano fuori, cose che magari non si profilano come reati o magari sì, magari comunque sono sconvenienti, però continuano. Mi domando quindi come mai non scoppino ogni giorno dei pasticci, giacché molti dipendenti sono a conoscenza di vicende che probabilmente hanno intenzione di denunciare, ma poi non lo fanno Pag. 20magari anche per il timore di non essere adeguatamente protetti da rappresaglie.
  Bisogna ripartire da questi punti, recependo le indicazioni dell'A.N.AC., che non sono una sentenza, però seguirei questa linea, proverei a fare un'inversione di rotta, anche perché vi dicono che Giannini non va bene e va via, viene un altro che fa ancora meno, tra l'altro con programmi comprati fuori mentre si chiude Ambiente Italia, si chiude Scala Mercalli, tutti programmi su cui riceviamo tantissime richieste di continuare perché interessanti. A questo punto potete fare un cambio radicale, anche perché chi vi ha nominato (chiudo con questa mia valutazione politica) oggi vi sta attaccando, dopo aver fatto nomine che stavano bene al Governo, vi sta attaccando, vi taglieranno anche lo stipendio, sono d'accordo, ma questo è il premio, quindi o si cambia radicalmente e si dà l'indicazione che la Rai può essere altro, oppure è meglio chiuderla, perché non andremo mai da nessuna parte così.

  AUGUSTO MINZOLINI. Parto da un presupposto: se qualcuno mi chiede se un'azienda editoriale possa essere gestita senza fare assunzioni dall'esterno, io rispondo di no; se qualcuno mi chiede se un'azienda editoriale che sta sul mercato come la Rai e con un mercato molto particolare possa fare una politica degli stipendi con un tetto, io dico di no.
  Il punto però è un altro ed è in questo complesso rapporto tra questa azienda, la cui natura è complicatissima, il Governo, la Commissione di vigilanza e la politica, questo è il punto centrale. Se uno va a vedere quello che è successo, quando abbiamo fatto la politica del canone in bolletta, che probabilmente ha fatto arrabbiare un sacco di gente, si è detto che lo avremmo fatto ma avremmo messo il tetto degli stipendi, usando tanta demagogia che come al solito ci ricade addosso, ed è un problema enorme. Ancor meno posso immaginare (anzi vedo il più grande pericolo in questo) che uno possa aggirare gli errori o la demagogia, usando dei meccanismi, delle furbizie. Già si è fatto prima, già c'è stata una legge e abbiamo trasformato la Rai in un'azienda finanziaria, cosa estremamente improbabile con la vicenda dei bond, adesso ne facciamo un'altra e rischiamo di trovare un altro tipo di aggiustamento. Tutto questo rende enorme la zona grigia, e questa zona grigia rischia di avvolgere questa azienda che è importante per il Paese, una zona grigia che rischia di avvolgere il rapporto con l'opinione pubblica e con i cittadini, perché quando fai una cosa del genere e la proclami ai quattro venti come il ponte sullo stretto di Messina, dicendo che quel tetto sarà rispettato anche in Rai, e poi non lo fai, e in più metti il canone in bolletta, il rapporto tra l'azienda e l'opinione pubblica va a farsi friggere!
  Un altro problema è nel rapporto con la politica, perché tu poni delle regole e le regole vanno rispettate o vanno cambiate, perché intervengono nella stessa natura di questa azienda. Se diciamo con una legge che c'è quel tetto che poi viene aggirato con i bond, poi adesso ne facciamo un'altra e viene aggirata con una serie di autoregolamentazioni (poi non si capisce per quale motivo quello sì e quello no), rischi contemporaneamente di dimostrare che i proclami fatti dalla politica – come ho detto nella premessa, per me sbagliati, perché ogni cosa ha una sua peculiarità – alla fine non contano nulla, quindi delegittimi anche la politica.
  Terza questione, non indifferente perché io ci sono passato: tu crei una zona grigia dove fanno il lavoro i vertici, una cosa che per prassi diventa un'altra cosa e che improvvisamente può diventare una prassi che si sa che diventa peculato, tanto per essere chiari, cioè voi rischiate che, visto che non è chiaro il quadro giuridico in cui vi trovate, improvvisamente cambi la stagione politica e vi troviate nei guai. Questo è il punto. Corriamo un grande rischio, esattamente quello che diceva Lupi: nessuno entrerà più nell'amministrazione pubblica. Non si possono fare leggi demagogiche mettendo un tetto che poi non rispetti, è questo il problema, è inutile: le responsabilità sono della politica, ma anche dell'azienda che non le rispetta, questo è il punto centrale, perché tutto è spiegato con una serie di meccanismi subordinati che alla gente non arrivano. O uno fa una Pag. 21battaglia e dice che questa è un'azienda editoriale, o si riduce e diventa una cosa diversa, diventa un servizio pubblico semplice con due canali, o altrimenti deve avere un altro tipo di gestione. A quel punto è la stessa natura, lo dice uno che ha proposto di privatizzarla, ma per un motivo molto semplice: perché altrimenti noi di queste riunioni ne faremo tante e rischiamo in futuro oltretutto di mettere gente perbene in mezzo ai guai, perché purtroppo avviene, purtroppo è nel meccanismo perverso in cui non sappiamo esattamente cosa sia questa azienda.

  PINO PISICCHIO. Come immagina lei, signor presidente, di risolvere questa situazione per cui rischiamo di non aver risposte?

  PRESIDENTE. Ci aggiorneremo alla settimana prossima.

  PINO PISICCHIO. Benissimo, allora interverrò la prossima settimana.

  RAFFAELE RANUCCI. Intervengo sulla delibera. Sono abituato a leggere le delibere per quello che sono e le delibere hanno un «visto», hanno un «fatto», hanno un «ritenuto in diritto», dopodiché su questa delibera ci sono i punti salienti, ossia «delibera di aver accertato», la raccomandazione e il «dispone».
  Ho sentito le parole del presidente e dell'amministratore delegato, sicuramente uno di questi «delibera di aver accertato» è uno dei punti, il mancato utilizzo dello strumento del job posting nello svolgimento delle procedure «tranne che» e mi sembra che su questo già ci sia stata una risposta del direttore generale, dicendo «noi stiamo lavorando affinché questo venga attuato e tra l'altro molte di queste cose si riferiscono al passato e non a quello che è in atto in questo momento». La seconda è la sussistenza della direzione del CSO per quanto riguarda il conflitto d'interessi e anche questa mi sembra una cosa che avete già affrontato, la terza è il riferimento al direttore di staff con alcune irregolarità che si rimettono alla valutazione del Ministero dell'economia, quindi state già parlando con il Ministero dell'economia.
  Il «dispone» per cui mi sono «preso» con il mio collega Verducci, ossia la «sentenza», è la trasmissione della presente delibera al presidente della Rai, al responsabile della prevenzione della corruzione Rai, al Ministero dell'economia e delle finanze in quanto Ministero vigilante, quindi queste cose devono essere valutate dal Ministero. L'altro «dispone» è la trasmissione degli esposti ricevuti dal Codacons alla Corte dei conti. È normale che tutto ciò che il Codacons fa e le denunce vadano alla Corte dei conti, è lo stesso Codacons che le manda, quindi sono dell'opinione opposta: non è vero che questa delibera dell'A.N.AC. sia cattiva nei confronti della Rai, mette in luce alcune problematiche che mi sembrano in via di svolgimento e di soluzione.
  Non mi sentirete mai chiedere perché abbia spostato o non abbia preso un giornalista, perché ritengo che il giudizio sul consiglio di amministrazione, sull'amministratore delegato e sul presidente venga dato dopo l'approvazione del primo bilancio, come azionista faccio operare il consiglio di amministrazione e la riga si tira dopo aver ricevuto i risultati. I risultati anche come ascolti si avranno non prima di dicembre-gennaio e poi si avranno a maggio, quindi il giudizio sul consiglio di amministrazione e il resto sono giudizi che non ci competono, o almeno non penso che debbano essere dati, soprattutto con un'acredine che a volte è eccessiva e mi fa ritenere che nessuno abbia mai fatto parte di un consiglio di amministrazione, abbia fatto l'amministratore delegato o il presidente e forse nemmeno mai lavorato fuori del ruolo politico.
  Meritocrazia. Io ho votato il tetto dei 240.000 euro e – lo voglio dire chiaramente – l'ho votato soltanto perché rispetto il mio Gruppo, per ordine di Gruppo, perché nella mia testa 240.000 euro possono essere tantissimi per un incapace, o possono essere pochissimi perché ho necessità di avere professionalità che non ci sono in azienda, costano e hanno necessità di confrontarsi con il mercato (mi è piaciuta molto la parte in cui si evidenzia come la Pag. 22Rai influisca sul mercato o venga influenzata dal mercato). Questa è la realtà: ognuno ha un mercato che tiene in mano rispetto alle valutazioni delle professionalità. Credo che dobbiate ancora lavorare, ma state lavorando, che la strada che avete intrapreso sia la strada giusta della trasparenza, e mi collego al collega Lupi sulle fiction: sono 22 le aziende che lavorano in Rai, io le ho chiesto quale sia la percentuale delle prime 5, perché sappiamo che, come ci sono i top ten nelle comunicazioni, ci sono i top five nella Rai; questo è un discorso che abbiamo fatto il primo giorno, lo ricorderà direttore generale: le fiction servono per far crescere l'economia dei territori e vanno quindi distribuite ed è un'ennesima raccomandazione che le faccio perché lo considero un punto importante.
  Non so come usciremo fuori dalla questione del tetto di 240.000 euro, della legge o della possibilità, che ritengo giustissima, che ci siano delle variabili del 20-30 per cento, ma questo fa parte delle aziende. A me sembra che stiamo sempre parlando di cose che non conosciamo, di cui ignoriamo il funzionamento. Sarà comunque complicato uscirne perché c'è una legge, e ha ragione Minzolini quando parla della fascia grigia, problema che dovremo affrontare tutti insieme con molta serenità. Dico però a me stesso e a questa Commissione che questo consiglio di amministrazione praticamente lavora da marzo perché nei primi mesi sono state fatte le varie attuazioni, trascorso il primo anno di gestione daremo un giudizio, ma ribadisco che questa è un'aula non di giustizia, ma di confronto, in cui noi dobbiamo aiutare voi e voi dovete aiutarci a far sì che questa preziosissima azienda italiana, una delle più preziose del nostro Paese, rimanga il primo fornitore di cultura e oggi finalmente anche di tecnologia.

  PRESIDENTE. Sono le 15.55, ci dobbiamo aggiornare alla prossima settimana, ma la Presidente Maggioni aveva chiesto di fare un chiarimento e poi chiudiamo.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Dieci secondi perché è ritornata in così tanti interventi che non mi va di uscire da quest'aula senza chiarire, lo dico per me ma ci siamo confrontati così tante volte su questa cosa che credo di poterla dire per entrambi: questo esercizio dell'autoregolamentazione è stato fatto solo ed esclusivamente in rispetto a quanto convenuto tra noi e voi il 27 luglio. Se domani mattina per un equilibrio vostro, che io non so e non voglio sapere perché faccio un altro lavoro nella vita, vi alleate tutti e dite: «Sai cosa c'è di nuovo? Non ci interessa il tetto, andiamo in un'altra direzione», la Rai da azienda seria del pubblico ha una sua autoregolamentazione che è in grado di dire come ci si muove. Se questo non succede e c'è una legge, io non agisco come Rai, ma agisco come cittadino italiano: le leggi ci sono, si applicano e si rispettano, non ci siamo mai posti il tema di essere altro rispetto alla legge o di avere la terza Camera, a parte che non so neanche tecnicamente come si possa fare. La legge è la legge, fine.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Noi facciamo il nostro mestiere e dobbiamo adeguarci alle norme che fate, per cui non ci sono zone grigie in questo senso.

  PRESIDENTE. Ringrazio la presidente e il direttore generale della Rai e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.

Pag. 23