XVII Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Giovedì 23 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Manciulli Andrea , Presidente ... 3 

Audizione dell'Ambasciatore Claudio Bisogniero, Rappresentante Permanente d'Italia presso il Consiglio Atlantico, sul Vertice NATO di Varsavia (8-9 luglio 2016) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Manciulli Andrea , Presidente ... 3 ,
Bisogniero Claudio , Rappresentante Permanente d'Italia presso il Consiglio Atlantico ... 3 ,
Manciulli Andrea , Presidente ... 7 ,
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 7 ,
Battista Lorenzo  ... 8 ,
Distaso Antonio (Misto-CR)  ... 8 ,
Casini Pier Ferdinando , Presidente della 3a Commissione del Senato ... 8 ,
Distaso Antonio (Misto-CR)  ... 8 ,
Casini Pier Ferdinando , Presidente della 3a Commissione del Senato ... 9 ,
Panizza Franco  ... 9 ,
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 10 ,
Monaco Francesco (PD)  ... 10 ,
Manciulli Andrea , Presidente ... 11 ,
Alli Paolo (AP)  ... 11 ,
Manciulli Andrea , Presidente ... 12 ,
Bisogniero Claudio , Rappresentante Permanente d'Italia presso il Consiglio Atlantico ... 12 ,
Manciulli Andrea , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ANDREA MANCIULLI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'Ambasciatore Claudio Bisogniero, Rappresentante Permanente d'Italia presso il Consiglio Atlantico, sul Vertice NATO di Varsavia (8-9 luglio 2016) .

  PRESIDENTE. Le Commissioni esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica sono oggi riunite, alla presenza dei componenti della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO, che è rappresentata anche da me, in qualità di presidente, per svolgere l'audizione dell'Ambasciatore Claudio Bisogniero, Rappresentante permanente dell'Italia presso il Consiglio Atlantico, sul Vertice che avrà luogo a Varsavia dall'8 al 9 luglio 2016.
  Saluto il presidente della Commissione difesa della Camera, onorevole Garofani; il presidente della Commissione affari esteri, Fabrizio Cicchitto; il presidente della Commissione esteri del Senato, senatore Casini; nonché il presidente della Commissione difesa del Senato, senatore Latorre, che è presente in spirito e nei nostri cuori.
  Saluto e ringrazio, soprattutto per la disponibilità e per la gentilezza che ci ha riservato nel prendere parte ai nostri lavori, Sua Eccellenza l'Ambasciatore Claudio Bisogniero, che ricopre quest'incarico dal 7 marzo scorso, dopo essere stato Ambasciatore d'Italia a Washington e aver svolto in precedenza, proprio alla NATO, dall'ottobre 2007 al 2012, la funzione di vicesegretario generale.
  Devo dire che questa audizione, che si colloca a poche settimane dall'inizio del Vertice, è particolarmente importante perché il summit di Varsavia, trovandosi l'Alleanza stretta fra diversi fronti, a sud e a est, oggettivamente critici e con una diversa rilevanza, assume un'importanza davvero considerevole, anche per il modo in cui il nostro Paese intende queste vicende, con uno sforzo molto grande, del quale bisogna ringraziare le nostre rappresentanze e tutte le forze politiche, nella direzione di un forte riequilibrio a sud nell'attenzione della nostra Alleanza.
  A questo scopo, noi presidenti abbiamo deciso di fare questa audizione, anche per testimoniare la prossimità e l'interesse di tutto il Parlamento per questa vicenda, così importante per il futuro dell'Italia e dello spazio prossimo all'Europa.
  Prima di dare la parola all'Ambasciatore Bisogniero, chiederei agli altri presidenti se intendano esprimere adesso un saluto; in caso contrario, ci riserviamo di intervenire in fase di discussione.
  Invito, quindi l'Ambasciatore Bisogniero a svolgere il suo intervento.

  CLAUDIO BISOGNIERO, Rappresentante Permanente d'Italia presso il Consiglio Atlantico. Grazie, presidenti, parlamentari e senatori. È un piacere essere qui per un'audizione che credo sia molto tempestiva, perché siamo a poco più di due Pag. 4settimane dal Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio, che sarà una tappa fondamentale nel processo di continua riforma e adattamento dell'Alleanza atlantica di fronte a uno scenario di sfide internazionali in continua evoluzione, spesso non molto prevedibile.
  Tra l'altro, molti dei temi che svolgerò sono, come noterete, perfettamente coincidenti con una dichiarazione adottata dall'Assemblea parlamentare atlantica nella sessione di Tirana di poche settimane fa, nella quale sono stati, appunto, adottati degli obiettivi per il Vertice di Varsavia. L'Alleanza si sta muovendo, dunque, in maniera allineata e coerente con quegli obiettivi.
  Questo aspetto è molto importante, come sa il presidente Manciulli, capo della delegazione italiana in quell'Assemblea. L'Italia ha sempre sostenuto l'importanza della democrazia parlamentare, in tutti i contesti. Questo vale anche per le tematiche dell'Alleanza atlantica, quindi, credo ci sia una forte coincidenza di temi.
  Ovviamente, il Vertice di Varsavia prende le mosse da quello del Galles di due anni fa, nel corso del quale l'Alleanza si era posta l'interrogativo di come rispondere a una posizione russa più assertiva e, forse, anche più aggressiva dopo l'occupazione della Crimea sul piano militare.
  Peraltro, dal 2002, dopo il Vertice di Pratica di Mare e la costituzione del Consiglio NATO-Russia, l'Alleanza si era sforzata di sviluppare con la Russia un rapporto di dialogo e di collaborazione, con un processo che è durato positivamente dal 2002, appunto, fino a pochi anni fa. Tuttavia, dopo il 2014, ovvero dopo le vicende della Crimea e dell'Ucraina, c'è stata una battuta di arresto. Per certi versi, la NATO ha reagito agli sviluppi in Crimea riposizionandosi sul primo dei suoi compiti fondamentali, quello della difesa collettiva.
  Come sapete, i compiti fondamentali della NATO, descritti nel concetto strategico dell'Alleanza, sono tre: la difesa collettiva, la gestione delle crisi – come ad esempio in Afghanistan, nei Balcani, contro la pirateria – e la difesa collaborativa con i molti partner che l'Alleanza ha in giro per il mondo.
  Credo si possa sostenere che per molto tempo, forse per quindici anni dopo la fine del conflitto e del contrasto est-ovest, la NATO si sia concentrata soprattutto sulle seconde due responsabilità, ovvero la gestione delle crisi e la difesa collaborativa, invece le vicende dell'Ucraina hanno riposizionato la NATO sul compito fondamentale della difesa collettiva.
  In Galles, due anni fa, la NATO ha deciso alcune misure per tutelare la sicurezza specialmente dei Paesi più esposti, adottando un piano di reazione rapida. Si tratta, sostanzialmente, di misure di rinforzo rapido di quei Paesi dell'Alleanza sollecitati da una minaccia esterna.
  Come ricordava anche il presidente Manciulli, nelle discussioni in seno all'Alleanza, come Italia, ci siamo sempre battuti per sottolineare che questo nuovo approccio non si debba rivolgere soltanto a un certo tipo di minacce, per esempio, quelle che provengono da est, perché c'è un'ampia gamma di sfide alla sicurezza che provengono dal sud, quindi dal Mediterraneo. Si tratta di sfide di natura diversa, ma richiedono altrettanta attenzione.
  Devo dire che, nell'ambito dei lavori dell'Alleanza, siamo riusciti, ormai, a affermare il concetto che la NATO deve essere in grado di far fronte a tutte le sfide, da qualsiasi direzione esse provengano. Pertanto, in questi due anni, la NATO ha proseguito il lavoro di preparazione, come seguito delle decisioni del vertice del Galles.
  In termini di decisione tecnico-militare, a Varsavia si dovrà decidere il dislocamento di alcune forze numericamente molto limitate – parliamo di un battaglione per ciascuno dei quattro Paesi, i tre baltici e la Polonia – a rotazione, quindi non permanenti, e multinazionali per tutelare la sicurezza dei Paesi baltici e della Polonia, che attualmente non sono adeguatamente difesi.
  La natura di queste decisioni è pienamente compatibile con l'atto fondativo dell'accordo NATO-Russia del 1997, che prevedeva, appunto, che non si potessero dispiegare Pag. 5 delle forze permanenti e significative in questi Paesi. Infatti, la NATO sta dispiegando forze non significative, perché sono numericamente limitate, e non permanenti, perché sono a rotazione.
  Questo è ciò che riguarda il piano della difesa collettiva. L'altro grande obiettivo del Vertice è proiettare stabilità verso un'ampia regione che circonda l'Alleanza, specialmente sul fianco sud del Mediterraneo e del Medio Oriente.
  Ci sono nuove sfide alla sicurezza collettiva delle nostre città e dei nostri cittadini che, francamente, per molte opinioni pubbliche, sono prioritarie rispetto a sfide e minacce di altra natura.
  Uno studio di pochi giorni fa di un centro di ricerca molto autorevole, il Pew Research Center, ha evidenziato che in diversi Paesi si percepisce più una minaccia proveniente dall'immigrazione incontrollata, dalla diffusione del radicalismo, dal terrorismo e così via rispetto ad altro tipo di minacce. L'Alleanza dovrà, quindi, saper affrontare anche queste sfide, per certi versi più complesse e più difficili da fronteggiare, perché non è sufficiente una risposta di tipo puramente militare.
  In questo secondo comparto di attività, nel Vertice, l'Alleanza deciderà di sviluppare delle attività di sostegno ai Paesi della regione del Medio Oriente e del Mediterraneo per il rafforzamento delle loro strutture interne di sicurezza e di difesa.
  Ci saranno attività di addestramento delle forze irachene che verranno svolte, appunto, in Iraq. A questo riguardo, vorrei precisare che la NATO non fa – e non farà – parte della coalizione anti-ISIL, ma fornirà un'attività di supporto nel campo dell'addestramento, perché è uno dei settori in cui la NATO sa operare, avendo una lunga tradizione di operatività in questo ambito.
  Ci saranno altre decisioni, come quelle che vi ho descritto. Per esempio, un settore che verrà molto sviluppato è quello della sicurezza marittima, che forse è stato trascurato dalla NATO, negli ultimi decenni. Lo scenario di sicurezza che vi ho appena descritto e che interessa l'area del Mediterraneo e del Medio Oriente richiede che la NATO sviluppi meglio e di più la dimensione marittima rispetto a quanto avvenuto in passato.
  Questi sono i due grandi pilastri del Vertice: difesa e deterrenza, per assicurare la difesa del territorio dell'Alleanza in presenza di una Russia che è inevitabilmente più assertiva rispetto a qualche anno fa e proiettare stabilità in aree esterne all'Alleanza.
  Su questi due temi l'Italia si è sforzata, non soltanto per portare l'attenzione sulle sfide e le minacce che provengono da sud, ma anche per ribadire che queste decisioni che l'Alleanza adotta devono essere intese a trecentosessanta gradi, cioè devono permettere alla NATO di affrontare le sfide di minaccia di sicurezza da qualunque direzione esse provengano.
  Al Vertice ci sarà il classico comunicato, che forse alcuni di voi hanno già visto. È un documento tendenzialmente lungo, composto da molti paragrafi. Sarà, comunque, una sorta di compendio di quello che l'Alleanza sta facendo nei vari settori.
  Ci sarà, però, anche una dichiarazione politica molto più breve, che verrà adottata dai Capi di Stato e di Governo, che darà il senso della visione strategica e politica dell'Alleanza, che è molto importante.
  Tra l'altro, vorrei ricordare che l'Alleanza si fonda sui valori della coesione, ma anche della libertà e della democrazia, che saranno sicuramente richiamati nel Vertice.
  Allora, torno a dire che i punti centrali saranno difesa e deterrenza e proiezione di stabilità nelle aree limitrofe all'Alleanza, compreso Mediterraneo e Medio Oriente.
  C'è, però, un'altra importantissima dimensione che verrà evidenziata al Summit in Polonia. Si tratta di una dimensione verso la quale l'Italia ha molto spinto in questi anni, quella del rapporto fra l'Unione europea e la NATO. Voi siete sicuramente a conoscenza dei progressi che sono stati fatti, ma anche degli ostacoli che restano per la piena attuazione della completa collaborazione fra le due organizzazioni.
  La diversa composizione dei due organismi – ventidue Stati fanno parte sia della NATO sia dell'Unione europea, mentre gli Pag. 6altri no – fa sì che ci siano degli ostacoli di carattere politico, quasi ideologico, a superare certi livelli di collaborazione. Nella NATO c'è la Turchia; nell'Unione europea c'è Cipro; nella stessa NATO abbiamo sia la Turchia sia la Grecia che, come sapete, sono suddivise da alcune dispute di carattere territoriale. Nell'Unione europea ci sono, poi, vari Paesi neutrali – dalla Finlandia, all'Austria, all'Irlanda – quindi, mettere insieme queste diverse priorità e percezioni politiche, che si basano su delle precise impostazioni, talvolta di carattere anche costituzionale, non è facile.
  Detto questo sono stati fatti grandi progressi, in questi ultimi anni. La mia percezione, in linea con quello che l'Italia ha cercato di affermare in questo periodo, è che si vada verso risultati abbastanza concreti, o comunque più incisivi di quelli ottenuti in passato.
  Alla base di tutto questo c'è il riconoscimento che le sfide contemporanee sono multidimensionali e richiedono, dunque, risposte multidimensionali. È, quindi, non soltanto opportuno, ma necessario che due organismi diversi come la NATO e l'Unione europea possano mettere insieme le rispettive risorse per affrontare meglio sfide così complesse alla nostra sicurezza.
  Abbiamo una grande opportunità perché ci sarà una coincidenza fra i vertici dei due organismi, il Consiglio europeo del 29-30 giugno, che tra l'altro affronterà anche temi di politica estera e di sicurezza, e il Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio. È una coincidenza temporale che rappresenta un'opportunità da non perdere per portare avanti questo tipo di collaborazione, nel quale l'Italia è fortemente impegnata.
  Posso anche dire che i rapporti fra l'Alto Rappresentante Mogherini e il Segretario Generale della NATO. Stoltenberg sono molto intensi e frequenti e mirano proprio ad affermare queste possibilità di collaborazione, che vanno dalla risposta alle minacce ibride alla dimensione marittima.
  Quando si parla di dimensione marittima, come italiani non possiamo non pensare al Mediterraneo, a quello centrale, in particolare, dove è in corso la missione Eunavfor Med Sophia dell'Unione europea, ma c'è anche una missione della NATO nel mare Egeo. Inoltre, abbiamo anche la missione Active Endeavour dell'Alleanza atlantica, che fu creata dopo l'11 settembre come missione in base all'articolo 5, per cui è una classica operazione difensiva dell'Alleanza atlantica. Come Italia, in questi ultimi anni, abbiamo spinto per trasformare questa missione, che, francamente, come «articolo 5» non ha più ragion d'essere, in una vera missione di sicurezza e di sorveglianza nel Mediterraneo. Probabilmente al Vertice di Varsavia questo nostro obiettivo sarà realizzato, per cui la missione Active Endeavour sarà trasformata da «articolo 5» in una missione di sicurezza marittima. Ci sono, inoltre, tutte le premesse affinché la missione della NATO possa collaborare con la missione dell'Unione europea Eunavfor Med Sophia per la sicurezza nel Mediterraneo.
  Ci sono altri temi su cui le nostre due organizzazioni fondamentali possono meglio collaborare. Il primo è il tema della difesa cibernetica, ma ce ne sono sicuramente molti altri.
  Questo sottolinea – mi rifaccio di nuovo alla posizione italiana – che è importante che la NATO mantenga anche la sua dimensione politica, oltre naturalmente a quella militare.
  Tra l'altro, quest'anno rincorre il sessantesimo anniversario del rapporto dei tre saggi. Infatti, nel dicembre del 1956 Gaetano Martino, il canadese Lange e il norvegese Pearson pubblicarono un importantissimo rapporto che introdusse una dimensione di dibattito e discussione politica in un'Alleanza che era essenzialmente di natura militare. Questa è una dimensione estremamente importante che l'Italia, con diversi altri Paesi, mira molto a sostenere.
  Faccio qualche breve cenno sul rapporto con la Russia, con i Paesi del Mediterraneo e sull'Afghanistan.
  Riguardo ai rapporti con la Russia, a fronte della ridefinizione della strategia difensiva dell'Alleanza che vi ho descritto in apertura, l'Italia, con altri Paesi, si è molto adoperata per mantenere aperto un canale di dialogo con Mosca. I due pilastri della Pag. 7nostra azione erano il rafforzamento della sicurezza e il dialogo politico. Per la prima volta dopo due anni, con altri Paesi, siamo riusciti a far sì che si svolgesse una sessione del Consiglio NATO-Russia, che aveva sospeso i suoi lavori dopo la vicenda della Crimea. C'è stata, quindi, una riunione degli ambasciatori e direi che i risultati sono stati superiori alle attese. Il dialogo è stato franco. Non posso negare che ci sono stati molti punti in cui le opinioni erano, naturalmente, diverse, ma si è parlato di Ucraina e di sfide e minacce alla sicurezza, più che altro sotto l'ottica dei rischi che le attività militari sui due fronti possano portare a degli incidenti involontari o a delle incomprensioni che possono fare salire la tensione. Si tratta, quindi, di trovare dei modi che possano far calare la tensione tra NATO e Russia in caso di incidenti involontari. Abbiamo, però, parlato anche di Afghanistan.
  Dopo questa prima riunione, che si è svolta circa un mese fa, la NATO ha proposto di fare una seconda riunione del Consiglio NATO-Russia prima del Vertice, per illustrare a Mosca, in tutta trasparenza, i programmi che abbiamo in animo di attuare. Purtroppo, la Russia non ha accettato questa profferta, anche se ha accolto l'invito a fare una nuova riunione del Consiglio NATO-Russia subito dopo il Vertice. Quindi, verso la seconda metà di luglio potremo riunirci di nuovo per illustrare le rispettive posizioni. Per l'Italia questa – lo ripeto – è una dimensione fondamentale.
  In merito al Mediterraneo e Medio Oriente, per noi italiani, ma anche per altri, è una dimensione fondamentale. Le sfide e le minacce che provengono dalla regione del Nord Africa e dal Medio Oriente incidono sulla nostra sicurezza, per cui è importante che la NATO sviluppi un meccanismo per migliorare la conoscenza reciproca con questi Paesi.
  Abbiamo dei meccanismi che già esistono. Il primo è il dialogo mediterraneo, che esiste, appunto, da vent'anni, nel quale la NATO interagisce con sette Paesi della regione, sei Paesi arabi e Israele – questo è un dato politicamente molto significativo – per discutere temi di comune preoccupazione.
  L'altra struttura è con alcuni Paesi del Golfo, con i quali pure intendiamo sviluppare questo tipo di partenariato, che si articola su un dialogo politico e su di una collaborazione pratica. Aggiungo una notazione che può essere interessante e, per certi versi, anche sorprendente. Pochi giorni fa, la NATO ha deciso di approvare l'apertura di missioni diplomatiche delle ambasciate di alcuni di questi Paesi presso la NATO. Paesi come la Giordania, Israele, il Qatar, il Kuwait e il Bahrein sono stati autorizzati ad aprire loro missioni presso l'Alleanza. Credo che questo sia significativo su un piano politico sul fronte dell'Alleanza. Trovo, tuttavia, questo molto significativo anche sul fronte dei Paesi di cui stiamo parlando, che hanno avvertito la necessità politica di aprire una propria missione presso un organismo come l'Alleanza atlantica.
  Un altro tema che sarà affrontato a Varsavia sarà sicuramente quello dell'Afghanistan, laddove le sfide di sicurezza sicuramente permangono. Quindi, anche l'impegno della collettività internazionale, compresa l'Alleanza, a proseguire le azioni di sostegno al governo e alle forze di sicurezza afgane dopo il 2016 proseguirà in termini tecnici, che dovranno essere ridefiniti. Le forze afgane hanno fatto grandi progressi, come sapete, ma il sostegno occidentale, al momento, è ancora necessario.
  Mi fermo qui e resto, ovviamente, a disposizione dei presidenti e degli onorevoli membri del Parlamento e del Senato per qualsiasi ulteriore precisazione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ambasciatore. Si apre la fase di discussione. Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Ambasciatore. Farò un intervento molto breve perché Lei ha già toccato, in maniera esaustiva, tutti i punti che intendevo trattare. Le chiederei, però, un dettaglio maggiore sulla Turchia. La Turchia è un attore pesante nell'Alleanza, anche a fronte della visione Pag. 8su una parte della Siria e del rapporto conflittuale con la Russia.
  A fronte anche di quello che ha detto rispetto alla capacità di ricreare un rapporto con la Russia – che per noi è, volente o nolente, politicamente più importante – Le chiedo, in particolare, quale sarà la nostra azione rispetto alla Turchia e all'area del Medio Oriente.
  Inoltre, mi preme capire come finirà la vicenda Afghanistan. In particolare, mi chiedo se la NATO abbia compreso che applicare modelli teorici in una realtà come l'Afghanistan non funziona, nonostante venga procrastinata una presenza che pone anche per l'Italia – a fronte di quello che fu detto dal Ministro nel 2014 – un interrogativo sulla nostra effettiva volontà di continuare in quell'area (penso ad Herat), visto che vi sono obiettivi diversi rispetto all'inizio della Resolute Support.

  LORENZO BATTISTA. Ringrazio l'ambasciatore. Mi associo ai complimenti del collega Artini, perché ha toccato tutti i temi. Vorrei fare soltanto alcune considerazioni e una piccola integrazione sul tema della Georgia, che forse è sfuggito. Essendo stato in quel Paese, ritengo si viva una situazione critica e di difficile soluzione. Vedere gli abitanti della Georgia passare un confine gestito dai russi all'interno del proprio Paese è, appunto, un punto molto critico e meriterebbe maggiore attenzione.
  Torno a un tema che noto anche durante i lavori della nostra Assemblea parlamentare. Come Lei ha giustamente sottolineato, Ambasciatore, c'è stata la fatica ardua di portare l'attenzione sul fianco sud, quindi sulla questione del Mediterraneo. Adesso ci stiamo muovendo, ma non Le nascondo che, forse, il tema del fronte est e della Russia è stato un po’ troppo enfatizzato.
  A questo proposito, abbiamo più volte cercato di tranquillizzare i Paesi baltici e la Polonia, perché sono tutelati dall'articolo 5 del Trattato NATO, anche se sottolineano la posizione, molto strategica, della provincia di Kaliningrad e la costruzione di nuove centrali nucleari che Putin vuole creare al confine. Sono tutti temi molto sensibili, ma dovrebbero ricadere sotto l'ombrello del citato articolo 5.
  Riguardo al tema del Mediterraneo che Lei ha toccato e sul quale ho cercato di porre l'attenzione del Segretario Generale Stoltenberg, quando è venuto in audizione, si pone la questione della trasformazione della missione Active Endeavour. Auspicherei, quindi, un maggiore lavoro con l'Unione europea, pensando anche a quanto si è fatto di recente in merito alla Guardia costiera europea unica, con il superamento di Frontex, e così via.
  Le chiederei, dunque, un commento della NATO, vedendo anche la frammentazione delle Forze armate dei Paesi membri soprattutto nell'ambito navale, nell'ottica di una maggiore integrazione con l'Unione europea, proprio per cercare di far fronte alle crisi in Siria e in Libia, che conosciamo tutti.

  ANTONIO DISTASO. Saluto l'Ambasciatore e i presidenti delle Commissioni. Vorrei svolgere due brevi riflessioni, riferite sia al ruolo dell'Ambasciatore sia ai nostri presidenti di Commissione, della Camera e del Senato. Faccio parte di un partito all'opposizione di questo Governo, che, però, si inserisce in un solco solidamente filo-occidentale...

  PIER FERDINANDO CASINI, Presidente della 3a Commissione del Senato. Per ora.

  ANTONIO DISTASO. Mai dire mai. A ogni modo, credo che questo non ci debba impedire di guardare la realtà, soprattutto nei mutamenti che negli ultimi anni hanno cambiato in parte gli assetti internazionali.
  Per esempio, quando ci fu il vertice di Pratica di Mare, in Italia – nel 2002, vado a memoria – c'era il presidente Bush, per la Russia non c'era Putin, ma il suo alter ego Medvedev. Insomma, avevamo di fronte una Russia totalmente diversa da quella di oggi. Non era ancora una superpotenza, perché aveva ancora i problemi interni del dopo Eltsin, che Putin – non voglio addentrarmi su questo – in parte ha aggiustato. Infatti, oggi la Russia è di nuovo una superpotenza, sia per aver riacquisito una Pag. 9potenza economica, sia anche per un'azione di politica estera.
  Qui vengo al ruolo della NATO che, secondo me, deriva anche – vorrei dirlo con grande chiarezza – da un'azione non dico rinunciataria, ma più flebile degli Stati Uniti in alcuni Paesi, soprattutto del Medio Oriente. Mi riferisco, in particolare, alla Siria. Una superpotenza occupa, infatti, gli spazi che vengono lasciati. Questa è la mia riflessione.
  Inoltre, come comunità internazionale dobbiamo tutelare il diritto internazionale, per cui la questione della Crimea è stata oggetto di osservazioni e di sanzioni. Anche su questo dovremmo, però, riflettere. Per me, che vengo dal sud, dalla Puglia, le sanzioni non bastano a cambiare il quadro internazionale, ma si ripercuotono sulla nostra economia. Questa è – ripeto – una riflessione che dovremmo fare, rispetto alla quale occorre un'equanimità di comportamenti. Insomma, non è che il Governo italiano non debba fare affari con la Cina, anche se quest'ultima non credo possa dare lezioni di diritti umani e civili ad alcuno. Dico questo per fare un esempio e parlare con estrema chiarezza.
  Allora, mi chiedo se prevalgano le logiche commerciali o quelle del diritto internazionale. È vero che la Russia può spaventare. Tuttavia, vedo che l'approccio di questo documento, cui ho dato una scorsa, anche se, per la verità, non con la dovuta attenzione, per motivi di tempo, è sicuramente equilibrato e inquadra il ruolo che la NATO oggi deve avere, nonché la nostra posizione storica filoccidentale e degli Stati Uniti, in un mutato quadro di circostanza che dobbiamo affrontare con serenità ed equilibrio, anche perché l'Italia si trova in un crocevia di situazioni molto delicate.
  Lei ha fatto opportunamente riferimento al prossimo appuntamento del Consiglio europeo. Il Premier sarà alle Camere, lunedì prossimo, proprio su questo tema. Anche lì ci sono altri scenari, ma riguardano anche altri temi che oggi non si vogliono toccare, come quello dell'immigrazione. Oggi non è questo il tema, ma la stabilizzazione dell'area del Mediterraneo è sicuramente un elemento che ci deve riguardare anche come Alleanza occidentale ed atlantica.

  PIER FERDINANDO CASINI, Presidente della 3a Commissione del Senato. Il tema del Mediterraneo sta, naturalmente, a cuore a tutti noi, per cui è inutile che Le sottoponga altre osservazioni. È una sensibilità comune; vorremmo, infatti, che ci fosse una maggiore assertività della NATO sul tema del Mediterraneo. Vediamo, però, che c'è un certo squilibrio. A questo proposito, Le vorrei chiedere come valuta la situazione in ordine al tema dell'adesione del Montenegro e di altre realtà, quindi il rapporto NATO-Balcani.

  FRANCO PANIZZA. Grazie, Ambasciatore. Condivido tutto ciò che ha detto e l'analisi che ha fatto. Vorrei fare solo due brevissime riflessioni.
  Il collega Battista ha parlato di uno sbilanciamento dell'attenzione sulla Russia. Siamo reduci del seminario di Kiev, dove ci siamo resi conto che sia l'Ucraina sia tutte le repubbliche ex sovietiche, o, comunque, l'area d'influenza dell'ex Unione Sovietica, sono sul piede di guerra, infatti invocano non solo misure deterrenti, ma quasi una vera e propria aggressione.
  Abbiamo avvertito tutti l'esasperazione di questo scontro e la minaccia percepita di un'aggressione russa. Non sono consapevole, come chi mi ha preceduto, che la Russia sia forte oggi, anche perché, rispetto al passato, ha ridotto la sua sfera di influenza ed è debole economicamente. Sono convinto, viceversa, che il blocco NATO o, comunque, di influenza della NATO sia in grado di mettere in ginocchio, almeno economicamente, la Russia quando vuole. Credo – come, peraltro, si evince dal documento di Varsavia – che la questione russa vada certamente affrontata, ma non nei termini che sono emersi dal Vertice di Kiev.
  Invece, sono convinto anch'io – come ha ribadito chi mi ha preceduto – che ci si debba confrontare di più sul tema del Mediterraneo e con il problema dei migranti, se non altro perché la NATO e, soprattutto, i governi nazionali devono rispondere all'opinione Pag. 10 pubblica nel momento in cui si investono risorse per la difesa. È evidente che la minaccia del terrorismo e dell'immigrazione incontrollata è molto più grave o, quantomeno, molto più impellente e anche di soluzione più difficile rispetto alla minaccia russa o ai territori che oggi sono contesi tra un Paese e l'altro.
  Ritengo, quindi, che valga veramente la pena che i Paesi aderenti alla NATO – e la NATO stessa – si concentrino sul problema del Mediterraneo e sulla stabilità di quest'area, che rischia di diventare pericolosa.
  Forse esagero, ma penso anche alla stabilità dell'Unione europea, alla Brexit o alle elezioni in Austria, anche per i risvolti e i riflessi politici che abbiamo avuto anche qui, in Italia. Insomma, credo che sia davvero una questione urgente che dobbiamo affrontare al più presto, anche per le sue ripercussioni sull'opinione pubblica.
  Come ha detto anche chi mi ha preceduto, la Russia sta intervenendo in Siria e sta conquistando alcune città in mano all'ISIS. In questo momento ha più appeal sull'opinione pubblica italiana che non la NATO, cosa che credo sia assolutamente da evitare.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ho due domande e un apprezzamento. La prima domanda si riferisce al conflitto siriano. Come valuta e giudica, l'Alleanza atlantica, il ruolo della Russia in quel conflitto?
  Inoltre, riprendendo la domanda del senatore Battista, Le chiedo se ci può raccontare qualche cosa in più della trasformazione di «Active Endeavour» da «articolo 5» a maggiore sicurezza nel Mediterraneo, legandola anche al tema delle migrazioni, che sono, di fatto, abbastanza prevedibili. Infatti, due anni fa si parlava di un milione in arrivo e puntualmente si è verificato che sono arrivati 180 mila migranti in Italia e 850 mila in Grecia. Si tratta, quindi, di flussi prevedibili, ma se chiudiamo i Balcani, il Mediterraneo diventerà di nuovo una rotta importante, quindi vorrei avere maggiori particolari rispetto a questo cambiamento, o ampliamento di ruolo, che reputo giusto.
  Le faccio, infine, un apprezzamento per le iniziative di sviluppo di maggiori conoscenze e quindi relazioni con i sei Paesi più Israele, il che mi pare fondamentale e molto positivo.

  FRANCESCO MONACO. La prima è una domanda telegrafica. In un passaggio, Lei ha fatto cenno ai progressi che si sono compiuti nella direzione di una più stretta cooperazione tra l'Unione europea e la NATO. Lei ha detto che si sono registrati risultati concreti e più incisivi. Ci può illustrare telegraficamente questi risultati concreti e più incisivi?
  L'altra è un'osservazione che precipita in una domanda che hanno già fatto parecchi colleghi e che ha a che fare con l'equilibrio tra i due fronti, quello est e quello sud, sui quali si manifestano le sfide per la sicurezza.
  Allora, noi siamo reduci – mi è testimone il presidente Cicchitto – da una veloce visita a Varsavia, come Commissione esteri, dove abbiamo registrato una crescente attesa nei confronti dell'imminente Vertice, ma anche un investimento politico su questo, anche dal punto di vista delle domande di sicurezza di quel Paese. Come Lei può facilmente immaginare, è stato relativamente difficile interagire con questi nostri interlocutori. Infatti, da un lato, dobbiamo farli consapevoli che un canale di comunicazione e di dialogo con Mosca va tenuto, visto che sono sensibili, per evidenti ragioni, al carattere che Lei dice essere assertivo – o, forse, più precisamente, aggressivo – di Mosca negli ultimi anni, sulla questione della Georgia, ma soprattutto dell'Ucraina.
  Peraltro, le informazioni che ci danno, che sono più o meno quelle che abbiamo in sede OSCE, è che non c'è una de-escalation del conflitto. Loro lamentano semplicemente un deficit di informazione internazionale. Ci hanno fornito dei dati circa incidenti per niente casuali, secondo la loro versione, e vittime, nonché sullo stato di attuazione dell'Accordo di Minsk, che sono desolanti.
  È, forse, una visione unilaterale, ma è stato, da un lato, difficile spiegare che il nostro Paese ha condannato inequivocabilmente la violazione del diritto internazionale, ma si adopera per tenere aperto un Pag. 11canale di comunicazione, e, dall'altro, farli consapevoli – il presidente Cicchitto si affannava in questo senso – che siamo dentro una casa comune e che siamo più sensibili alle minacce che vengono dal fronte sud.
  Allora, la domanda – implicita in molti interventi – è come si riesce a persuadere la comunità che si raccoglie dentro la NATO che il fronte sud ha, non dico una priorità, ma carattere altrettanto strategico. Mi domando questo anche dal punto di vista della catalogazione. Lei diceva, infatti, che, dei tre obiettivi, oggi ci si sta riposizionando sul primo, originario e storico, della difesa collettiva. In questa catalogazione, il fronte sud è dentro il concetto di difesa collettiva o, piuttosto, in quello, più congiunturale, della gestione delle crisi? Credo che dovremmo far passare l'idea che – parlo da dilettante – debba o possa essere iscritto sotto la voce della difesa collettiva, ripristinando quella priorità che corrisponde anche alla ragione sociale originaria dell'Alleanza.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Alli, che saluto anche in quanto vicepresidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, nella quale svolge un lavoro davvero pregevole nel far sentire le ragioni del nostro Paese e mantenere viva questa discussione.

  PAOLO ALLI. La ringrazio per l'apprezzamento, che gradisco molto, anche se mi sembra un po’ esagerato, perché credo che l'intera delegazione italiana svolga, dentro l'Assemblea parlamentare dalla NATO, un lavoro prezioso, soprattutto grazie alla guida del nostro presidente.
  Mi scuso perché, per un impegno improvviso, non sono riuscito a seguire dall'inizio questa audizione, per cui non ho sentito la relazione dell'Ambasciatore, al quale, peraltro, avevo già avuto modo di manifestare tutto il mio apprezzamento per una scelta fondamentale, in un momento in cui l'Alleanza atlantica diventa sempre più – e non meno – importante, come qualcuno vorrebbe far apparire. La scelta di una persona come l'Ambasciatore Bisogniero, che ha lunga esperienza in quell'ambiente, non poteva essere migliore, per cui credo che siamo in mani eccellenti.
  Detto questo, ho un paio di considerazioni da fare. Non credo che la NATO sia immobile o poco reattiva. Al contrario, credo che negli ultimi anni abbia dato dimostrazione di una capacità di adattamento e di resilienza – oggi si usa questo termine – a situazioni molto variabili.
  Credo che quella che dovrebbe uscire dal Vertice di Varsavia sia una linea che segna uno sviluppo interessante rispetto al summit del Galles, che seguì quella della deterrenza e della riassicurazione, mentre qui dovrebbe emergere la linea della deterrenza e del dialogo perché ci siamo rafforzati e siamo, quindi, in grado di far capire ai nostri «avversari», in particolare alla Russia, che adesso non abbiamo complessi di inferiorità, che possiamo metterci al tavolo per lavorare. Credo che questa sarà la linea che consentirà un riequilibrio rispetto al tema russo, su cui anch'io condivido che ci sono state alcune esasperazioni, ma dobbiamo farlo con un atteggiamento di grande fermezza, che i nostri alleati orientali richiedono e di cui necessitano, perché sono certamente molto esposti ai rischi che vengono da quel fronte.
  Dall'altra parte, credo di poter dire che l'approccio al fronte sud sia migliorato in questi ultimi due anni. All'interno dell'Assemblea parlamentare, noi italiani e tutti i Paesi del Mediterraneo, abbiamo lavorato per rimarcare l'attenzione sulla necessità di un'attenzione particolare e mi sembra che la NATO abbia risposto bene da questo punto di vista, quindi, al di là del fatto che tutto è sempre migliorabile, credo che il tema della difesa collettiva oggi sia visto in un'ottica particolarmente ampia.
  Ci sarebbe da fare un ragionamento sulla cyber security, che mi sembra un punto molto delicato, perché oggi, forse, le guerre si combattono prima, e soprattutto, sul piano della sicurezza informatica. Credo, comunque, che ci avviamo a un rafforzamento dell'Alleanza. Sotto questo aspetto, sarà molto interessante capire come andranno le elezioni americane, anche se devo dire che, nella recente missione Pag. 12a Washington, ho avuto la sensazione netta che anche se vincesse Trump, che dice che la NATO non serve più a niente, il suo comportamento sarà, poi, ben diverso.
  Queste sono solo alcune riflessioni sulle quali vorrei avere un Suo commento, Ambasciatore.
  Concludo il mio intervento con il tema delle spese. Infatti, da due anni, soprattutto da quando c'è Stoltenberg, si pone il tema del 2 per cento delle spese e del 20 per cento degli investimenti. Credo che noi, come parlamentari, dobbiamo avere una consapevolezza su questo tema. È ovvio che il fatto che il 70 per cento delle spese della NATO siano ancora sostenute dai nordamericani andrà necessariamente riequilibrato da parte dei nostri Paesi, inclusa l'Italia.

  PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi intervenuti. Do, quindi, la parola all'ambasciatore Bisogniero per una breve replica.

  CLAUDIO BISOGNIERO, Rappresentante Permanente d'Italia presso il Consiglio Atlantico. Cercherò di essere rapidissimo, perché mi rendo conto che l'ora comincia a essere tarda. Comincerei dal tema di fondo, che ho sollevato e che è stato sviluppato da moltissimi degli intervenuti. Premetto immediatamente che i commenti che ho raccolto sono, per noi, veramente preziosi per incoraggiarci e per guidare il nostro lavoro nell'ambito dell'Alleanza. È fondamentale, per noi, capire dove si posiziona il sentire comune dei nostri ambienti parlamentari, per sostenere il nostro lavoro.
  Il tema di fondo è quello dell'equilibrio fra il rapporto con la Russia, che sta diventando problematico, per i motivi che sappiamo, e l'attenzione che, secondo noi e l'Italia – lo hanno detto praticamente tutti coloro che sono intervenuti –, va rivolto anche al fronte sud, ovvero alle problematiche del Mediterraneo, che sono estremamente complesse e che comportano delle minacce dirette, immediate e concrete alla nostra sicurezza. Penso, per esempio, agli attentati a Bruxelles, a Parigi ed ad altro.
  Questo sforzo sicuramente è stato svolto negli ambienti parlamentari. So quanto sia stato difficile, perché mi è stato più volte segnalato. Anche oggi ne ho avuto la riprova e vi posso assicurare che le stesse difficoltà si sono registrate anche nell'ambito dell'Alleanza. Insieme ad alcuni Paesi del fronte sud, abbiamo dovuto affermare il concetto che le sfide di sicurezza devono essere affrontate dalla NATO da qualsiasi di direzione esse provengano.
  In relazione al quesito se la difesa collettiva si deve applicare anche da sud, la nostra posizione è affermativa. Peraltro, questo punto è stato chiaramente riconosciuto dalla NATO e dallo stesso Segretario Generale. Quindi, direi che il vostro e il nostro sforzo, ovviamente nella distinzione dei compiti che ci caratterizza, è riuscito ad affermare, negli ambienti dell'Alleanza, la consapevolezza dell'esistenza di due minacce ben chiare, che hanno pari dignità e devono essere affrontate con la stessa attenzione. Non è facile; il lavoro non è compiuto e avremo molte difficoltà da affrontare nei mesi e negli anni a venire. Credo, però, che i risultati conseguiti finora siano incoraggianti.
  Vorrei citare anche l'eccellente lavoro che ha fatto la persona che era nel mio incarico prima di me, ovvero l'Ambasciatrice Zappia, che sicuramente conoscete e che ha fatto – lo ripeto – un eccellente lavoro nella direzione della sensibilizzazione sul sud.
  La Turchia è un alleato fondamentale, da sempre, per le dimensioni del Paese, per la forza delle sue forze armate e per la sua collocazione geografica, importante anche nei confronti di tematiche come la Siria, l'Iraq e la Russia. Devo dire che il nostro sforzo è stato sempre quello di accompagnare la Turchia verso un'ortodossia atlantica, anche in momenti in cui ha preso delle posizioni più radicali.
  Siamo anche riusciti a riprendere un filone di dialogo con la Russia, che è importante, come sottolineava l'onorevole Alli, superando qualche resistenza che la Turchia poteva avere inizialmente. Insomma, è un lavoro di collaborazione, di comprensione e di mantenimento con noi di un alleato che resta imprescindibile. Pag. 13
  In Afghanistan c'è una situazione complessa. Ha perfettamente ragione sul fatto che lo strumento militare non basta. Per questo la NATO sviluppa il concetto del comprehensive approach. Lo strumento militare è importante, perché senza la sicurezza non si fa molto altro, ma in un Paese come l'Afghanistan non è sufficiente. Bisogna fare interventi di carattere economico, di rafforzamento delle istituzioni, del Parlamento e della giustizia, nonché sulla crescita economica, sui diritti delle donne e sui diritti umani.
  Bisogna agire con una missione coesa della comunità internazionale – questo vale anche per l'Afghanistan – che veda partecipe non soltanto la NATO, ma anche l'Unione europea, l'ONU e così via.
  Continuiamo a seguire con grande attenzione la Georgia. Ci sono delle attività di collaborazione e di sostegno molto intense con la Georgia e con l'Ucraina da parte dell'Alleanza atlantica. Infatti, svolgiamo attività di addestramento e di sostegno alle istituzioni di sicurezza dei due Paesi e c'è un dialogo politico molto frequente con entrambi.
  Al Vertice di Varsavia ci sarà, addirittura, una sessione dei Capi di Stato e di Governo con il Presidente ucraino. Invece, la Georgia parteciperà, a livello di ministri degli esteri, a una riunione, appunto, dei ministri degli esteri. Ci saranno anche delle dichiarazioni nei confronti di entrambi i Paesi. Insomma, non perdiamo d'occhio la situazione nei due Paesi.
  Il presidente Casini, che ringrazio, ricordava le tematiche dei Balcani e del Montenegro. Ebbene, il Montenegro è ormai dei nostri. Nella riunione ministeriale di un mese fa è stato firmato lo strumento di adesione, quindi il Montenegro si avvia a diventare il ventinovesimo Stato membro della NATO, non appena i Parlamenti nazionali avranno approvato lo strumento di adesione, che è stato, appunto, sottoscritto dai governi, un mese fa. Questo è importante perché mostra ai Balcani che resta aperta la porta delle istituzioni euro-atlantiche. Sono personalmente convinto che avremo la stabilità e la sicurezza nei Balcani occidentali soltanto quando tutti i Paesi della regione saranno entrati nelle istituzioni euro-atlantiche.
  Per quello che riguarda la NATO, abbiamo un paio di Paesi sulla via dell'avvicinamento all'Alleanza, ovvero la Bosnia-Erzegovina e la Macedonia. Purtroppo, sono entrambi contrassegnati da aspetti problematici, quindi bisogna stare molto attenti. È giustissimo insistere per dei principi fondamentali di riforme che devono attuare per rispettare gli standard della NATO. Questo è – ripeto – imprescindibile. Tuttavia, questo processo di avvicinamento così complesso fa sì che in alcuni di questi Paesi si registrino addirittura dei passi indietro. Questo è, dunque, un aspetto al quale bisogna fare molta attenzione sul piano politico.
  Tornando al tema precedente dell'equilibrio fra Russia e il Mediterraneo, credo, in tutta onestà, che l'Italia abbia svolto quel ruolo di serenità ed equilibrio, che era stato ricordato negli interventi di poco fa, per un'Alleanza che sappia sicuramente riaffermare la solidità delle sue strutture di difesa, ma, al tempo stesso, promuovere i valori politici e di dialogo, che sono così importanti per l'Alleanza stessa.
  Il ruolo della Russia in Siria è un tema complesso, che riunifica in un'unica dimensione i due profili, quello della minaccia da est e quello della minaccia da sud. Comunque, quella russa è una presenza positiva nella misura in cui combatte il terrorismo di ISIL, ma è più problematica quando sostiene un governo come quello di Assad, che mira a perseguire i propri oppositori all'interno del Paese. Vediamo, quindi, gli interventi russi contro gli oppositori di Assad in maniera più problematica.
  Sul trasferimento di responsabilità dell'operazione Active Endeavour, posso dire che è una missione che fu creata dopo l'11 settembre come missione antiterrorismo nel Mediterraneo, per evitare che ci fossero flussi i terroristi in Europa attraverso il Mediterraneo. Quella funzione è ormai superata e l'Italia, con altri Paesi, specialmente negli ultimi due anni, ha molto insistito per trasformare la natura di questa operazione. Ci siamo quasi. Le autorità Pag. 14militari di SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe) hanno predisposto il piano operativo per cambiare la natura di questa operazione. Questo potrà permetterle di diventare una missione di sorveglianza marittima nel Mediterraneo, quindi di operare in stretto raccordo con Eunavfor Med Sophia dell'Unione europea, per il monitoraggio dei flussi nel mare Mediterraneo. Questo, peraltro, è uno degli aspetti più importanti quando guardiamo al futuro della collaborazione fra NATO e Unione europea.
  Credo di aver risposto a gran parte delle domande, ma vi assicuro che tutte le annotazioni e i commenti che sono stati fatti sono stati attentamente registrati e saranno molto importanti per il nostro lavoro futuro.
  Questa accresciuta collaborazione fra la NATO e l'Unione europea è un processo che dura da qualche anno. Nelle missioni nei Balcani c'è stata una fortissima collaborazione, per esempio in Bosnia, in Kosovo e così via, al punto che in alcuni di questi Paesi c'è stata una sorta di staffetta ideale dopo l'intervento iniziale della NATO, con una presenza militare che era necessaria in certi momenti di crisi; ma, poi, una volta stabilizzata la situazione, la NATO ha potuto ridurre, e spesso annullare, la sua presenza e passare il bastoncino della staffetta all'Unione europea, che si è concentrata di più sui temi che le sono propri (rafforzamento delle istituzioni democratiche, sostegno ai meccanismi di giustizia e agli affari interni di attività parlamentari).
  Insomma, è un meccanismo che ha funzionato molto bene nei Balcani. In Afghanistan accade la stessa cosa. Poc'anzi, parlavo dell'approccio complessivo della NATO; l'Unione europea si è concentrata molto sulla formazione delle forze di polizia in Afghanistan. In Egeo abbiamo adesso una missione navale della NATO che collabora molto strettamente con Frontex e con le altre organizzazioni e così via. Al Vertice di Varsavia ci sarà un'importante dichiarazione politica, breve ma incisiva, dei vertici della NATO e dell'Unione europea in questa direzione.
  Mi fermo qui. Ringrazio i presidenti della loro attenzione e della loro presenza, così lunga, e tutti gli onorevoli e i senatori presenti.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'Ambasciatore per l'importante contributo e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.05.

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