XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico

Seduta n. 17 di Mercoledì 15 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 2

Testo del resoconto stenografico

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE . Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
Apprezzate le circostanze, propongo di procedere all'audizione odierna in seduta segreta.

(La Commissione delibera all'unanimità di procedere in seduta segreta).

Audizione di ex militari commilitoni di Emanuele Scieri.

PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca l'audizione di un ex militare commilitone di Emanuele Scieri.
Do quindi la parola al signor Mirko Cafaro che ringrazio per aver accettato il nostro invito. Le faccio solo una domanda introduttiva e poi lascio la parola agli altri deputati. Noi sappiamo che lei era nella caserma Gamerra insieme a Emanuele Scieri e che ha fatto il CAR con lui. Ogni dettaglio, ogni notizia, anche per lei irrilevante, per noi può essere molto utile nella ricostruzione di questa vicenda molto drammatica che è la morte di Emanuele Scieri. Quindi, le chiediamo di raccontarci dettagli di quello che ricorda, a cominciare dal CAR a Scandicci fino all'arrivo alla caserma Gamerra.

MIRKO CAFARO . Come dettagli...

PRESIDENTE . Lei faccia finta che noi non sappiamo niente di quello che lei ha vissuto, ci racconti dal CAR fino all'entrata alla caserma Gamerra.

MIRKO CAFARO . Dall'inizio del CAR?

PRESIDENTE . Certo, i rapporti ovviamente con Emanuele Scieri.

MIRKO CAFARO . Dopo 17 anni i ricordi di quei momenti sono abbastanza...

PRESIDENTE . Ci interessa in relazione ad Emanuele Scieri.

MIRKO CAFARO . Il discorso del CAR.... Non è che uscivo con Scieri, quindi non avevo nemmeno dei contatti molto ravvicinati con lui.

PRESIDENTE . L'ha conosciuto Emanuele Scieri, se lo ricorda?

MIRKO CAFARO . Di vista principalmente, me lo ricordo perché era comunque con noi. Però solo di vista, non ci andavo in libera uscita insieme.
Riguardo al trasferimento, diciamo che è stato un po’ più anormale: finestrini chiusi, loro dicevano che c'era l'aria condizionata rotta quindi c'era caldo e ci fecero tenere il basco in testa.

PRESIDENTE . Questo durante il tragitto?

MIRKO CAFARO . Durante il tragitto fino alla caserma a Pisa.

PRESIDENTE . Che cosa c'entra il basco in testa con l'aria condizionata rotta?

MIRKO CAFARO . Non lo so, io le dico quello che hanno detto a noi durante il Pag. 3 trasferimento. Niente di più a parte il caldo perché comunque era caldo fuori.

PRESIDENTE . Ma fecero tenere chiusi anche i finestrini o con l'aria condizionata rotta li fecero aprire?

MIRKO CAFARO . Se non mi sbaglio, verso metà viaggio furono aperti un paio di finestrini.

PRESIDENTE . Metà viaggio, quindi alla partenza finestrini chiusi?

MIRKO CAFARO . Alla partenza erano chiusi.

PRESIDENTE . E non vi parve questo un atto di sopruso?

MIRKO CAFARO . Sa com'è, lì per lì non è che si sta... si fece il viaggio, punto e basta. Non fu una cosa... era caldo però... non so come spiegarlo.... Sei giovane, venne richiesto di aprire i finestrini e poi vennero aperti. A metà viaggio fu aperto qualche finestrino.

PRESIDENTE . Ma da chi vennero aperti?

MIRKO CAFARO . Penso dai caporali, non ricordo, lo direi a sproposito. All'arrivo mi ricordo che si presero tutti le lenzuola, i posti letto, ci vennero assegnate le camerate. Mi ricordo poi la sera, quando venne fatto il contrappello, che sentii dire che mancava una persona al contrappello, venne detto che sarebbe stato cercato e automaticamente poi si spensero le luci e noi ci mettemmo a dormire.

PRESIDENTE . La prego di essere più analitico su questo punto. La sera venne fatto il contrappello.

MIRKO CAFARO . Sì, venne fatto il contrappello.

PRESIDENTE . Lei sentì che mancava Scieri?

MIRKO CAFARO . Io di persona lo sentii dopo perché comunque era una camerata o due dopo la mia.

PRESIDENTE . Quindi, lei non era in camerata con Scieri.

MIRKO CAFARO . Non eravamo nella stessa camerata. Dopo ci fu un po’ di movimento e seppi che mancava Scieri al contrappello.

PRESIDENTE . Che vuol dire che ci fu un po’ di movimento?

MIRKO CAFARO . Non era una cosa normale che mancasse qualcuno al contrappello quindi si allarmarono anche loro, si chiesero come mai mancava. Però, lì per lì, a noi spensero le luci e ci dissero di dormire che lo avrebbero cercato. Altro non so rispetto a cosa è successo da quel momento lì, se è stato cercato.

PRESIDENTE . Ma lei ricorda se qualcuno disse che Scieri era dentro la caserma?

MIRKO CAFARO . Lì per lì no, perché io non ero in quella camerata e quindi non l'ho sentito. Io ho saputo dopo da altri commilitoni che era stato visto allontanarsi col cellulare in mano. Però, personalmente, io non l'ho visto perché siamo entrati dentro e non l'avevo visto se s'era allontanato o no.

PRESIDENTE . S'era allontanato dove?

MIRKO CAFARO . Lì fuori all'interno delle mura, però sempre in caserma.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Buongiorno.

MIRKO CAFARO . Buongiorno.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei cosa fa oggi nella vita?

MIRKO CAFARO . Meccanico, operaio.

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STEFANIA PRESTIGIACOMO . È in contatto con colleghi commilitoni?

MIRKO CAFARO . No, ho perso i contatti con tutti.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Con tutti?

MIRKO CAFARO . Sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma immediatamente dopo oppure...

MIRKO CAFARO . Sì, anche perché poi ognuno è ritornato alla sua vita normale, finito il servizio militare, siamo tornati ognuno al proprio lavoro e non siamo più rimasti in contatto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei sapeva che in questa caserma venivano fatti degli atti di nonnismo? Ne avevate parlato tra di voi?

MIRKO CAFARO . No, parlato no, però era comunque una cosa che si sapeva a tutti i livelli, anche fuori della caserma si sapeva che all'interno delle caserme c'erano gli atti di nonnismo. Io personalmente, non so se per questo motivo o per altri motivi non sono mai stato soggetto ad atti di nonnismo. Forse perché, essendo successa questa cosa in caserma, s'era fermato un po’ tutto, però non so, io non l'ho visto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma in che cosa consistevano questi atti di nonnismo di cui parlavate?

MIRKO CAFARO . Si parlava di flessioni o cose del genere però, che io abbia saputo o visto, nient'altro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Di violento niente?

MIRKO CAFARO . No, anche perché io ero stato assegnato in una compagnia dove erano tutti volontari, UFB, di mestiere, eravamo pochissimi di leva.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quindi, lei non aveva paura, non era spaventato?

MIRKO CAFARO . No, fondamentalmente all'interno della caserma no. Dico la verità.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Però, alcuni suoi colleghi che abbiamo interrogato, invece, hanno sostenuto che c'era un clima di paura.

MIRKO CAFARO . Probabilmente in altre zone della caserma.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma la caserma non era così grande.

MIRKO CAFARO . Comunque era divisa in compagnie, era quasi come se io facessi un lavoro, quasi come se fossi in fabbrica, ripiegavo i paracadute. Io facevo orario la mattina, finivo a mezzogiorno, mangiavo, riattaccavo dopo la pausa pranzo e staccavo alle quattro e mezzo. Era come se fossi un operaio, per capirsi. Non avevo contatti stretti anche con le altre compagnie della caserma. All'interno della caserma la nostra compagnia era un po’ più separata.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma non eravate preoccupati? Cosa avete detto tra voi commilitoni sia la stessa sera...

MIRKO CAFARO . Quando è successo eravamo anche preoccupati però non sai cosa è successo fondamentalmente e a quel punto lì ti domandi per cosa essere preoccupato. Se c'era qualcosa...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei cosa ha pensato? Secondo lei Scieri dove era finito?

MIRKO CAFARO . Non l'ho pensato, in quel momento non sapevo che tipo potesse essere Scieri, non lo conoscevo bene, lo conoscevo di vista. Per me poteva essere anche tornato a casa, anche se era una cosa strana perché non era stata una tortura e allora pensi che uno scappa, però lo si può anche pensare. Poi qualche giorno dopo venne detto Pag. 5 che era stato trovato, non so da chi, e nella zona dove è stato ritrovato non facevano avvicinare nessuno. Di conseguenza, non conosco nemmeno tutte le dinamiche, di come era stato ritrovato il corpo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma lei sa che lui era andato a telefonare da solo o era in compagnia?

MIRKO CAFARO . Da quello che ho sentito dire in caserma, si era allontanato un attimo da solo per telefonare, però poi non saprei.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . È successo un fatto gravissimo: i commenti tra di voi quali sono stati? Avete continuato la vita della caserma come se nulla fosse accaduto?

MIRKO CAFARO . È diverso da come se nulla fosse, però continui ad andare avanti. Non sai cosa è successo, non sai chi incolpare. Non sai se veramente è stato un incidente.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Non avete formulato delle ipotesi tra di voi?

MIRKO CAFARO . No, non è che ci sia stato chissà che scambio, anche perché all'interno della caserma non si poteva stare a parlare con chissà chi. Poi io ero anche separato dagli altri commilitoni in una compagnia dove di leva eravamo in undici e nemmeno tutti del mio scaglione: mi sembra che del mio scaglione eravamo in due. Quindi, non c'era nemmeno il discorso dell'aggregazione con il proprio scaglione.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma qualcuno le ha fatto intendere che era meglio che ognuno di voi si facesse i fatti suoi e non facesse troppe...

MIRKO CAFARO . A me no, agli altri non lo so. A me nessuno ha mai fatto intendere di stare zitto. Quando ci chiesero di dire quello che sapevamo, basta, punto. Poi non posso dire se con gli altri è stato parlato diversamente. A me non è stata fatta nessun tipo di minaccia, nemmeno velata. Normale vita di caserma, classica, come facevano tutti, anzi forse noi eravamo più agevolati essendo in una compagnia dove quasi tutti erano di firma invece che di leva.

GIANLUCA FUSILLI . Buongiorno.

MIRKO CAFARO . Buongiorno.

GIANLUCA FUSILLI . Grazie di aver accettato questo invito per aiutarci a fare chiarezza su questo evento anche se è passato un lasso di tempo molto lungo. Lei è consapevole del fatto che c'è una famiglia, una città intera, una comunità che ci chiede di fare chiarezza e per questo siamo qui oggi che, anche con il suo aiuto, cerchiamo di ricostruire e fare luce su quei punti bui che hanno riguardato anche le inchieste sia amministrative sia penali fatte sulla morte di Emanuele Scieri. Lei ha svolto tutto il periodo della leva militare presso la caserma Gamerra?

MIRKO CAFARO . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . E ci diceva prima che aveva una funzione specifica. La può precisare di nuovo?

MIRKO CAFARO . Ripiegavo paracadute.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi lei ripiegava i paracadute che venivano utilizzati.

MIRKO CAFARO . Per i lanci.

GIANLUCA FUSILLI . Prima di essere ripiegati venivano in qualche modo lavati, ripuliti?

MIRKO CAFARO . Anche.

GIANLUCA FUSILLI . E venivano messi ad asciugare...?

MIRKO CAFARO . Nelle torrette, ma lì non era ambito nostro. Non so nemmeno chi li portasse ad asciugare nelle torrette.

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GIANLUCA FUSILLI . C'era qualcun altro assegnato?

MIRKO CAFARO . Sì, noi della leva eravamo incaricati solo della ripiegatura e del lavaggio se erano sporchi.

GIANLUCA FUSILLI . E venivano messi ad asciugare sul tetto della torretta?

MIRKO CAFARO . Non lo so, io non ci sono mai entrato all'interno, so che erano come delle torri dove venivano agganciati e tirati su i paracadute. Però non sono mai entrato né li ho mai visti di persona.

GIANLUCA FUSILLI . Lei sa però, al di là del fatto che nei primi giorni non vi fu consentito di avvicinarvi al luogo in cui fu ritrovato il corpo di Emanuela Scieri che, all'interno della caserma, c'era una torretta che veniva utilizzata per l'asciugatura dei paracadute e che sotto quella torretta era stato ritrovato il corpo di Emanuele.

MIRKO CAFARO . Sì, so dove è la zona dove venne ritrovato, è logico, poi successivamente ci sono anche stato quando non c'era più niente.

GIANLUCA FUSILLI . Quando lei ha superato il momento di difficoltà, anche psicologica credo, legato alla morte di Scieri e avete ricominciato la vita ordinaria in caserma, nel luogo del ritrovamento era frequente passare durante la giornata, sia nel tempo operativo sia nel tempo libero? Si può dire che è un luogo di frequente passaggio?

MIRKO CAFARO . Non credo. Era dove c'era l'approvvigionamento delle lenzuola e un po’ più distante c'era lo spaccio, però non passavi di lì.

GIANLUCA FUSILLI . A che distanza?

MIRKO CAFARO . Ora i metri non li so ma la strada classica che si sarebbe fatta per andare allo spaccio era da dietro la piazza centrale.

GIANLUCA FUSILLI . Ma dallo spaccio si vedeva la torretta?

MIRKO CAFARO . No, forse la cima ma non ci ho mai fatto caso. La torretta non la vedevi c'erano almeno un edificio o due nel mezzo. Poi non era una zona di passaggio era più sull'esterno del muro di cinta. Se non ricordo male, c'era il muro di cinta sulla destra e la zona dell'approvvigionamento era in questo punto qui, leggermente sulla sinistra rispetto al muro di cinta e la torretta era in questa zona qui, subito dietro. Se non ricordo male, è passato qualche anno.

GIANLUCA FUSILLI . Dai ricordi che lei ha di quel periodo, quando si tornava dalla libera uscita, c'erano dei luoghi della caserma dove ci si intratteneva prima del contrappello? Magari a fumare una sigaretta, a chiacchierare con i commilitoni.

MIRKO CAFARO . Noi rientravamo di solito abbastanza precisi con il contrappello.

GIANLUCA FUSILLI . Magari subito dopo pranzo.

MIRKO CAFARO . Difficile perché durante la fase di tre settimane dell'addestramento eravamo comunque sempre tenuti tutti insieme e non ci lasciavano andare durante il giorno in giro per la caserma e, finito l'addestramento, almeno per il lavoro che facevo io, avevamo una piccola pausa pranzo ed era come un lavoro in fabbrica, non avevo la possibilità di andare in giro di giorno. Dopo mangiato mi riposavo quella mezz'oretta e poi ricominciavo a lavorare. La sera, appena c'era la possibilità, facevo la doccia e uscivo.

GIANLUCA FUSILLI . Le risulta, sempre dal suo ricordo, che durante la notte il perimetro interno della caserma fosse sorvegliato?

MIRKO CAFARO . Sì, c'erano i turni di guardia, anch'io ho fatto due turni di guardia e si facevano le ronde intorno alla caserma.

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GIANLUCA FUSILLI . Lei le ha fatte anche di notte?

MIRKO CAFARO . Sì, le ho fatte anche la notte. C'erano dei momenti in cui si usciva, non si girava continuamente.

GIANLUCA FUSILLI . Ci può spiegare come funzionavano i turni di guardia?

MIRKO CAFARO . C'erano delle ronde alle ore prestabilite in cui si usciva in pattuglia e si faceva il giro di tutto il perimetro, si guardava che fosse tutto a posto e si tornava nella zona centrale della caserma.

GIANLUCA FUSILLI . Se lei dovesse utilizzare un aggettivo per definire queste ispezioni, erano accurate o erano..?

MIRKO CAFARO . Erano visive.

GIANLUCA FUSILLI . Ma erano formalmente accurate? Si girava tutto il perimetro della caserma?

MIRKO CAFARO . Sì, si girava anche in quel caso il perimetro interno e comunque nelle zone dove c'erano le torrette di addestramento c'era anche una parte più larga dove c'erano delle reti di recinzione e laggiù non si andava. Si faceva tutto il perimetro interno della caserma.

GIANLUCA FUSILLI . E quindi si passava anche ad una certa distanza dallo spaccio, dalla torretta, dal magazzino di casermaggio.

MIRKO CAFARO . Sì, si faceva anche il giro di quella parte di dietro.

GIANLUCA FUSILLI . Posso farle una domanda? Chiaramente secondo i suoi ricordi e secondo la sua opinione e la risposta me la da senza che comporti nessun tipo d'impegno. Supponendo che non fosse arrivato in caserma il 13 di agosto e che quindi avesse già un po’ di anzianità e che avesse svolto la funzione di ronda proprio la notte del 13 – ha detto che ha fatto due volte questa ronda – , secondo lei l'avrebbe vista la gamba di Scieri nel normale passaggio? Con sincerità.

MIRKO CAFARO . Allora, non so come era quando è stato trovato quindi non ho idea di dove fosse.

GIANLUCA FUSILLI . Se ci fosse stato un corpo.

MIRKO CAFARO . Quella zona non era illuminata, per quanto ricordi erano illuminazioni molto blande non c'erano illuminazioni fisse come lampioni, quindi se uno passava lungo il muro di cinta, come ho fatto anch'io, non si vedeva nell'oscurità cosa ci fosse. Però, ripeto, non so come è stato trovato.

GIANLUCA FUSILLI . Se invece fosse stato illuminato di giorno?

MIRKO CAFARO . Di giorno probabilmente sì. Però, se non mi sbaglio, mi ricordo che lì c'erano degli armadietti ma non ho idea in che punto fosse.

GIANLUCA FUSILLI . Io mi permetto di fare qualche domanda sulle regole non scritte della caserma poiché tutte le persone finora audite hanno dato risposte discordanti tra loro, chi aveva determinate percezioni, chi ne aveva altre. Quando lei arrivò all'interno della caserma Gamerra aveva percezione del fatto che lì già c'erano dei commilitoni con una anzianità più elevata e che rispetto a queste persone avrebbe dovuto assumere un atteggiamento diverso rispetto a quello verso i commilitoni del suo stesso scaglione?

MIRKO CAFARO . Diverso in che senso?

GIANLUCA FUSILLI . Di maggiore rispetto, di attenzione alle loro istruzioni e a rispettarle.

MIRKO CAFARO . Diciamo che potrebbe anche essere un discorso del genere, io non sono mai stato irrispettoso neanche verso Pag. 8 gli altri, non mi permettevo neanche di fare cose che.... Non so come spiegarmi.

GIANLUCA FUSILLI . Lei conosce il termine anziano?

MIRKO CAFARO . Sì va be’, il termine sì.

GIANLUCA FUSILLI . Nell'ordinario svolgimento del servizio militare, lei sapeva, incrociandosi con i suoi commilitoni nell'esercizio delle funzioni quotidiane, chi erano gli anziani rispetto agli altri? Riusciva ad individuarli, li conosceva? C'erano dei simboli di riconoscimento particolari che potevano consentire a chi stava lì da quindici giorni di comprendere?

MIRKO CAFARO . C'erano magari quelli che avevano un atteggiamento un po’ diverso, magari nella divisa stessa c'erano delle piccole modifiche che erano apportate da chi era quasi in congedo rispetto a chi era appena arrivato. Però ora, se dovessi dire anche quali sono, non lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . No, no, a me basta anche la sensazione.

MIRKO CAFARO . Ci si riconosceva all'interno della caserma.

GIANLUCA FUSILLI . Le faccio un'altra domanda per comprendere meglio. Rispetto a questi commilitoni con un'anzianità superiore, lei era a conoscenza che, essendo appena arrivato, doveva avere un atteggiamento di particolare prudenza nel relazionarsi e che se loro avessero ordinato di eseguire..

MIRKO CAFARO . No, io le posso dire una cosa: l'impressione che ho avuto, a partire dal momento in cui è successa questa cosa, è che gli altri ci evitassero, almeno nella mia esperienza, come se avessero loro paura di noi e non noi di loro. Questa è la mia impressione e per questo ho detto che io non ho mai avuto problemi di nonnismo perché noi eravamo evitati, eravamo isolati dagli altri. Essendo passato poi in una compagnia dove erano quasi tutti di firma, automaticamente io ho bypassato tutta la parte classica della caserma, dello scaglione. Dove ero io in compagnia non c'era lo scaglione, lì erano caporale, caporal maggiore e così via. Noi eravamo forse un minimo ‘agevolati’.

GIANLUCA FUSILLI . Immagino che ci saranno state occasioni durante i dieci mesi di militare, man mano che aumentava anche la sua di anzianità, di discutere con i commilitoni. Qualcuno faceva commenti sul fatto che prima della morte di Scieri lì fosse molto diverso, se uno si fosse comportato in questo modo sarebbe accaduta questa cosa. O magari si raccontavano aneddoti di scaglioni precedenti, può succedere durante il militare: «quello fu chiuso dentro l'armadietto, a quell'altro misero il lucido sui piedi.» Succedeva nelle caserme dell'esercito.

MIRKO CAFARO . Può darsi, sono passati tanti anni, non saprei che dirle su discorsi così non ho ricordanza. Sicuramente qualcosa sarà successo, ne parlano da tutte le parti che c'è il nonnismo nelle caserme, di sicuro c'è stato. Io parlo per esperienza personale. Tra l'altro, ero anche vicino a casa e quindi spesso la sera prendevo la macchina e tornavo a casa.

GIANLUCA FUSILLI . Lei, rispetto all'ingresso nella caserma Gamerra del 13 di agosto, quando è stato assegnato al ruolo che ci ha illustrato?

MIRKO CAFARO . Finito il corso.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi dopo una trentina di giorni.

MIRKO CAFARO . Mi sembra fossero tre settimane, forse quattro, sì un mesetto.

GIANLUCA FUSILLI . Mi interessava il dato temporale per farle un'altra domanda. Quindi, quando il corpo di Emanuele viene ritrovato il 16 di agosto, lei era ancora inquadrato nello scaglione settimo ’99.

MIRKO CAFARO . Certo.

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GIANLUCA FUSILLI . Ricorda come venne a conoscenza della morte di Scieri? Voi eravate lo scaglione nel quale Scieri era inquadrato, eravate lo scaglione che, anche se lei era in un'altra camerata, ha avuto immediata percezione che Scieri non fosse rientrato perché mancava al contrappello. Io credo che lei, nell'immediatezza del momento del mancato rientro...

MIRKO CAFARO . Nell'immediatezza non ho capito chi era.

GIANLUCA FUSILLI . Però, mancava qualcuno del vostro scaglione.

MIRKO CAFARO . Poi, è logico, uno s'informa.

GIANLUCA FUSILLI . Poi il 16 di agosto, intorno alle 14, il corpo viene ritrovato. Immagino che non sia stato un fatto assolutamente ordinario nella sua vita: lei ricorda come voi dello scaglione avete avuto conoscenza del ritrovamento del corpo di Scieri?

MIRKO CAFARO . Il momento preciso non me lo ricordo, mi ricordo che quel giorno ci radunarono, ci dissero che era...

GIANLUCA FUSILLI . Chi vi radunò? Il comandante della caserma?

MIRKO CAFARO . Non me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ricorda il nome del comandante della caserma?

MIRKO CAFARO . No.

GIANLUCA FUSILLI . Poteva essere Ratti, ad esempio?

MIRKO CAFARO . No, se mi dice il nome, me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . Se mi aiuta la presidente, glielo ricordo.

PRESIDENTE . Romondia, Ratti, Amoriello, se li ricorda?

MIRKO CAFARO . Me li ricordo come nomi, però non mi ricordo chi era il comandante della caserma.

PRESIDENTE . Cirneco, si ricorda questo nome?

MIRKO CAFARO . No, questo no.

GIANLUCA FUSILLI . Continuo con la mia domanda. Ricorda se vennero alcuni vostri commilitoni che avevano proprio ritrovato il cadavere e magari uno di questi affermò: «hanno ritrovato Emanuele, lo hanno massacrato di botte!»?

MIRKO CAFARO . Non me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . E ricorda che vi riunirono e vi comunicarono, a prescindere da chi lo fece, che Scieri era deceduto e che ci fu anche, da parte dell'ufficiale che fece questa comunicazione, un riferimento alla possibilità che si fosse suicidato?

MIRKO CAFARO . Non me lo ricordo cosa ci dissero di preciso quel giorno, io mi ricordo che ci dissero semplicemente che era morto, l'avevano trovato sotto una scala di una torretta di asciugatura dei paracadute ma non ho ricordanza di cosa ci dissero nel dettaglio.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ricorda un suo commilitone che si chiamava e si chiama Cristofaro?

MIRKO CAFARO . Di nome sì, era di Pisa se non mi sbaglio.

GIANLUCA FUSILLI . Credo di sì. Di età...

MIRKO CAFARO . Un po'più grande di noi.

GIANLUCA FUSILLI . E ricorda che Cristofaro durante questa comunicazione prese la parola per lamentare, nei confronti di chi stava facendo la comunicazione, che presumere che Scieri si fosse suicidato era assolutamente prematuro perché non c'erano ancora le risultanze nemmeno delle Pag. 10 prime indagini che potevano in qualche modo avvalorare una tesi di quel tipo?

MIRKO CAFARO . No, non ho ricordanza.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ci ha detto che voi eravate stati un po’ isolati rispetto alla vita ordinaria della caserma ma, comunque, conoscevate le regole all'interno della caserma, sia quelle scritte, sia quelle non scritte. C'erano dei luoghi nella caserma per accedere ai quali quelli con minore anzianità dovevano rispettare l'autorità di uno più anziano? Lei ricorda se nella caserma si muoveva liberamente? Se voleva, ad esempio, andare nella zona del magazzino di casermaggio a fumare una sigaretta lo faceva tranquillamente?

MIRKO CAFARO . Ma io non la fumavo nel casermaggio, la fumavo dietro la compagnia che, rispetto al casermaggio, è dalla parte opposta della caserma.

GIANLUCA FUSILLI . Le faccio una domanda più precisa: se lei avesse voluto andare dopo quindici giorni a fumare una sigaretta di fronte alla porta del magazzino di casermaggio, c'era qualcuno che le aveva detto che c'erano alcuni luoghi della caserma che erano esclusivamente riservati alla frequentazione degli anziani e non erano accessibili a chi era appena arrivato in caserma e non aveva un'anzianità di servizio tale da potervi accedere?

MIRKO CAFARO . Non ho ricordanza di una cosa del genere, se è stata detta, non la ricordo. Io ricordo semplicemente che qualunque spostamento si faceva comunque si faceva in gruppo. Specialmente la prima settimana non eravamo liberi di andare dove ci pareva. Quello sì, ma che ci dicessero che in alcuni luoghi non si poteva andare, non ho ricordanza.

GIANLUCA FUSILLI . Sempre nella sua memoria – magari non sarà capitato a lei anche a causa dell'isolamento del suo scaglione –, le risulta, anche per quello che ha ascoltato dai commilitoni in caserma, che c'era l'usanza di una sorta di collegamento tra commilitoni nel quale c'era un anziano che adottava una persona al di sotto di lui e c'era una sorta di relazione biunivoca tra queste due persone?

MIRKO CAFARO . Non lo so, a me personalmente non è successo.

GIANLUCA FUSILLI . Non a lei, se magari ha ascoltato, anche non avendolo visto concretamente, che questa era una pratica frequente.

MIRKO CAFARO . No, dico la verità, non so che rispondere perché, come ho già detto, la mia vita di caserma è stata probabilmente diversa da quella degli altri. Non avendo nemmeno qualcuno sopra di me che potesse farmi degli atti di nonnismo, non ho nemmeno vissuto qualcosa di simile.

GIANLUCA FUSILLI . A lei non è capitato, ad esempio, di scambiare opinioni o di costruire un rapporto umano di amicizia con qualcuno di qualche scaglione precedente, al di fuori della compagnia in cui lavorava?

MIRKO CAFARO . Noi avevamo una camerata solo nostra.

GIANLUCA FUSILLI . Magari in libera uscita la sera, mangiando la pizza, si raccontano storie.

MIRKO CAFARO . Sì, si usciva con quei due o tre ragazzi, specialmente all'inizio poi, dopo il trasferimento alla compagnia, uscivamo con quelli che erano lì in compagnia. C'era, ad esempio, uno di Firenze però poi, essendo vicino a casa, spesso andavo anche a casa la sera e rientravo per il contrappello.

GIANLUCA FUSILLI . Posso chiederle che idea s'è fatto della morte di Emanuele Scieri?

MIRKO CAFARO . Per quello non saprei cosa dirle.

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GIANLUCA FUSILLI . La sua opinione personale. Si sarà chiesto cosa possa essere accaduto.

MIRKO CAFARO . Certo, ma non avendo nessun tipo di elemento di valutazione... che si sia suicidato mi sembra strano.

GIANLUCA FUSILLI . Questo è escluso.

MIRKO CAFARO . Però, non saprei che dirle riguardo a cosa è successo di preciso. Per ipotizzare cosa è successo uno deve sapere almeno qualcosa.

GIANLUCA FUSILLI . No, la domanda era se lei, nel suo intimo, non sulla base di informazioni, ma di valutazioni personali, si è fatto a suo tempo e poi ha maturato nel tempo – sono passati diciassette anni – un'idea di che cosa può essere successo.

MIRKO CAFARO . No, devo dire la verità non ho idea di come possa essere successa una cosa del genere. L'unica cosa che ci dissero è che, secondo qualcuno che non ricordo, sembrava che lui non trovasse la linea col telefono e per questo si fosse arrampicato sulla torretta. Queste erano voci che circolavano all'interno. Però, sono quelle cose che si pensa non abbiano senso. Tuttavia, cosa e perché sia successo realmente, non saprei.

GIANLUCA FUSILLI . Un'ultima domanda. Mi sembra di capire che qualche informazione girava dentro la caserma, proprio ora lei ci ha detto che qualcuno disse che era salito sulla torretta perché non prendeva il telefono.

MIRKO CAFARO . Quella fu una cosa che sentii.

GIANLUCA FUSILLI . Sì, in camerata, in mensa, allo spaccio.

MIRKO CAFARO . Ma nemmeno allo spaccio, fuori dalle camerate, non ricordo da chi, però nei giorni successivi al ritrovamento.

GIANLUCA FUSILLI . E magari, in questi momenti di comunità in cui si scambiavano idee, chiacchierate, opinioni, ha mai ricevuto l'informazione che quella torretta fosse stata usata in precedenza, non durante il suo periodo di militare, per prove di forza, quasi un test di virilità perché chi si arrampicava lì magari veniva considerata una persona particolarmente ardita?

MIRKO CAFARO . Alla faccia dell'ardita! Ho visto gente che ripara condizionatori che si arrampica su scale più ripide. Non mi sembrava una cosa tanto ardita, comunque non l'ho mai sentita.

GIANLUCA FUSILLI . Per prove di forza o comunque per test di machismo insomma.

MIRKO CAFARO . No.

GIANLUCA FUSILLI . Anche in precedenza non glielo hanno mai raccontato?

MIRKO CAFARO . No, quella cosa lì no, dico la verità.

PRESIDENTE . Senta, lei conosce Tatasciore, Cinelli, Mesiti?

MIRKO CAFARO . Di nome.

PRESIDENTE . Chi erano?

MIRKO CAFARO . Se non sbaglio, c'erano dei caporali con questo nome che fecero il contrappello quella sera probabilmente.

PRESIDENTE . Ricorda se questi caporali erano nel pullman in cui viaggiava lei?

MIRKO CAFARO . Non lo ricordo.

PRESIDENTE . Allora io le mostro adesso la mappa del suo pullman, il numero due, lei non era nel pullman con Scieri, dove erano presenti Cinelli, Tatasciore, lei e altri ovviamente. Si ricorda ora che vede la mappa se lei era seduto dietro?

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MIRKO CAFARO . No, non me lo ricordo.

PRESIDENTE . Senta, io adesso le mostro una mappa rudimentale della caserma che abbiamo agli atti e lei dovrebbe farci capire dove lavorava per la ripiegatura dei paracadute. Questa è l'entrata della caserma Gamerra: dall'entrata, andando a destra poi si percorre subito a sinistra il muro di cinta. Questa è la torretta dove è stato trovato Scieri. Rispetto alla torretta dove è stato trovato Scieri, lei dove effettuava la ripiegatura dei paracadute?

MIRKO CAFARO . Me la ricordavo diversa la caserma. Io entravo di qui.

PRESIDENTE . Infatti. Questo è il primo immobile delle camerate.

MIRKO CAFARO . Ah, sì le camerate sono qui.

PRESIDENTE . Sì, la prima compagnia.

MIRKO CAFARO . Se non mi sbaglio, era proprio questo.

PRESIDENTE . Dove ripiegava lei i paracadute?

MIRKO CAFARO . Sì, dalla parte opposta, quaggiù. Qui c'erano le torrette da cui si facevano i lanci, in questa zona qua c'era la compagnia di ripiegamento.

PRESIDENTE . Cioè, dalla parte opposta alla torretta dove è stato ritrovato Scieri?

MIRKO CAFARO . Sì. Qui c'era la zona di ripiegamento e questa forse era la vasca dove si lavavano i paracadute.

PRESIDENTE . Senta, quella torre dove è stato trovato Scieri defunto è la torre di asciugatura dei paracadute. Cosa vuol dire? Ce lo vuole spiegare?

MIRKO CAFARO . Io sapevo che venivano appesi per essere asciugati perché comunque quando venivano lavati erano bagnati. Non potevano essere impiegati bagnati perché non si sarebbero aperti durante il lancio e quindi venivano asciugati.

PRESIDENTE . E chi saliva per appendere i paracadute?

MIRKO CAFARO . Non so nemmeno come funzionava all'interno perché, comunque, venivano appesi all'interno di questa struttura. Non essendo addetto a quella funzione, non sono neanche mai entrato nelle torri.

PRESIDENTE . Ma lei ha finito il servizio militare alla Gamerra?

MIRKO CAFARO . Sì.

PRESIDENTE . Quindi, c'è stato dieci mesi.

MIRKO CAFARO . Dieci mesi, a parte il CAR.

PRESIDENTE . Lo sa se alcuni caporali sono stati messi sotto processo per atti di nonnismo e se sono stati applicati loro provvedimenti disciplinari?

MIRKO CAFARO . No, quello no.

PRESIDENTE . Non lo sa?

MIRKO CAFARO . No.

PRESIDENTE . In questi nove mesi di caserma Gamerra lei non ha più sentito parlare di Scieri?

MIRKO CAFARO . No, all'interno non ne parlava nessuno del fatto.

PRESIDENTE . Nemmeno tra voi dello scaglione settimo ’99?

MIRKO CAFARO . No, poi eravamo rimasti in due, io e... o ero da solo, non ricordo, lì nella zona di ripiegamento paracadute eravamo in due del settimo ’99.

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PRESIDENTE . Senta, lei ha detto che ha fatto due ronde.

MIRKO CAFARO . Sì.

PRESIDENTE . Sa se alla caserma Gamerra esisteva un varco nel perimetro del muro dove chiunque entrava e usciva notte e giorno?

MIRKO CAFARO . No.

PRESIDENTE . Non lo sa o non lo ricorda?

MIRKO CAFARO . Nel muro non l'ho mai trovato un varco.

PRESIDENTE . E non lo sa nemmeno se esisteva un varco da qualche parte?

MIRKO CAFARO . No.

PRESIDENTE . Sa se circolava droga dentro la caserma Gamerra?

MIRKO CAFARO . Che io sappia per fonte certa, no.

PRESIDENTE . Fonte certa no, fonte incerta, cioè per sentito dire?

MIRKO CAFARO . Sentito dire nemmeno, al massimo potrei fare delle supposizioni, se circola fuori circolerà anche dentro. Però non ho mai avuto a che fare con la droga.

PRESIDENTE . Senta, lo spaccio è abbastanza vicino alla torretta dove è stato trovato Emanuele Scieri?

MIRKO CAFARO . Se non sbaglio, proseguendo lungo il muro di cinta della caserma, continuando dritto dalle camerate dove eravamo noi all'inizio, passavamo lungo il muro, oltrepassato il punto dove hanno trovato Scieri, continuando avanti poi giravi a sinistra.

PRESIDENTE . Senta lei ha mantenuto contatti con altri commilitoni?

MIRKO CAFARO . No.

PRESIDENTE . Fa parte di gruppi WhatsApp o Facebook con altri commilitoni?

MIRKO CAFARO . No, non ho neanche Facebook.

PRESIDENTE . Ha parenti nelle forze dell'ordine?

MIRKO CAFARO . No.

MASSIMO ENRICO BARONI . Lei ha WhatsApp sul telefono?

MIRKO CAFARO . Sì.

MASSIMO ENRICO BARONI . È stato inserito in un gruppo che si chiama Giamaica?

MIRKO CAFARO . No, mai.

MASSIMO ENRICO BARONI . Quindi, non ha avuto contatti significativi negli ultimi cinque, sei anni col gruppo?

MIRKO CAFARO . Non sapevo nemmeno che ci fosse un gruppo.

MASSIMO ENRICO BARONI . Nessun contatto significativo con i suoi commilitoni?

MIRKO CAFARO . No, proprio nessun contatto, neanche non significativo. Io l'unica volta in cui ho visto un commilitone o altri due, fu quando ci chiamarono per un processo giù a Catania. Lì trovai alcuni ragazzi, altrimenti non ho mai avuto contatti con nessuno.

PRESIDENTE . Viberti lei lo conosce?

MIRKO CAFARO . Sì, di nome anche perché dopo che è successo il fatto poi in caserma si è visto poco.

PRESIDENTE . Come si è sempre visto poco, che vuol dire?

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MIRKO CAFARO . Non so a che compagnia sia stato assegnato, c'era poi stato anche il discorso dei processi militari.

PRESIDENTE . Era nello scaglione settimo ’99.

MIRKO CAFARO . Sì, però dopo quello che era successo ho saputo che l'avevano interrogato spesso.

PRESIDENTE . Sì.

MIRKO CAFARO . Quindi, non so neanche...

PRESIDENTE . Ma quella sera poi e nei giorni a seguire, cosa le raccontò Viberti?

MIRKO CAFARO . A me niente.

PRESIDENTE . Invece io le contesto che lei, interrogato dai carabinieri di Santa Croce sull'Arno, il 13 novembre ’99 ha riferito testualmente: «la sera del 13 agosto ’99 io e i miei sette commilitoni di camera eravamo tutti presenti: Coghe, Corso, Masè, Carlotti, Bergamaschi e due di cui non ricordo il nome. Parlandone occasionalmente con Viberti, era rientrato con lui, Scieri, si recavano presso le panchine tra la seconda e la terza compagnia. Quindi, entrando dalla porta carraia, sulla destra si va verso la prima compagnia e poi c'è tutto il muro di cinta, dopo la prima compagnia c'è la seconda, poi la terza compagnia. La seconda e la terza compagnia sono molto più vicine alla torretta.» Esatto? Se lo ricorda?

MIRKO CAFARO . No, non me lo ricordo.

PRESIDENTE . Guardi, questa è la cartina.

MIRKO CAFARO . Dopo diciassette anni non è semplice ricordare tutto.

PRESIDENTE . Si entra si va a destra e c'è la prima compagnia, poi c'è la seconda compagnia e poi la terza compagnia. La terza compagnia è vicina alla torretta dove è stato trovato il corpo di Scieri. Lei dice: «Viberti era rientrato con lui, si recavano verso le panchine tra la seconda e la terza compagnia a fumare una sigaretta prima di rientrare in camerata per il contrappello. In quella circostanza, sempre a dire del Viberti, si incamminava sulla strada lungo il muro di cinta in direzione spaccio vedendolo telefonare col suo cellulare. Dopo pochi minuti, finendo la sigaretta, il Viberti, essendo già ora di tornare in camerata per il contrappello, rientrava dicendo di aver lasciato lo Scieri fuori a telefonare. Mi ha detto Viberti che la sera del 13 agosto aveva detto ai caporali di non segnare Scieri assente perché era rientrato con lui.» Se lo ricorda?

MIRKO CAFARO . Dopo diciassette anni non posso ricordare tutto.

PRESIDENTE . E infatti, glielo sto leggendo.

MIRKO CAFARO . Comunque l'ho detto che mancava mi sono informato dopo e mi era stato detto, da chi non lo ricordavo.

PRESIDENTE . Ma si ricorda che Viberti le disse di aver detto ai caporali che era rientrato e che era fuori a fumare una sigaretta? Adesso che glielo sto leggendo, se lo ricorda?

MIRKO CAFARO . Mi sembra di averla detta una cosa del genere.

PRESIDENTE . Continuo a leggere il suo verbale perché rimanga agli atti: «a tali parole gli credevo perché anche io avevo visto dalla porta carraia quella sera entrare Scieri e Viberti...».

MIRKO CAFARO . Probabile, se l'ho scritto.

PRESIDENTE . «.... Insieme ad altri del loro gruppo. Io stesso ho sentito dire ai caporali che segnavano il mancato rientro che lo Scieri era rientrato in caserma ma era fuori della compagnia. Non sono in grado di dire chi lo abbia detto ai caporali perché gli stessi si trovavano nelle camerate più avanti della mia.» Infatti, lei era Pag. 15 nella camerata numero uno e Scieri era nella camerata numero quattro. Le camerate erano tutte aperte?

MIRKO CAFARO . Sì.

PRESIDENTE . C'era un corridoio e tutte le porte spalancate?

MIRKO CAFARO . Sì, non so neanche se c'erano le porte.

PRESIDENTE . «Quella sera ricordo di aver sentito dire i caporali che avrebbero pensato loro a fare il rapporto per il mancato rientro.» Questo lei, in effetti, lo ha detto prima.

MIRKO CAFARO . Se qualche parola non la ricordavo è perché dopo diciassette anni qualche ricordo può essere anche un pochino più labile.

PRESIDENTE . La firma di quest'altro verbale la riconosce? È un verbale del 19 agosto ’99.

MIRKO CAFARO . La firma non si vede.

PRESIDENTE . È una fotocopia della fotocopia.

MIRKO CAFARO . La firma non si legge, non saprei che dire.

PRESIDENTE . La scrittura è la sua? È un verbale manoscritto. È un'autocertificazione manoscritta, del ’99 ovviamente. È la sua scrittura questa? Si ricorda che siete stati chiamati a riferire tutto quello che era accaduto durante il viaggio?

MIRKO CAFARO . Non ho capito, mi scusi.

PRESIDENTE . Se si ricorda che siete stati chiamati a riferire tutto quello che era accaduto durante il viaggio da Scandicci a Pisa.

MIRKO CAFARO . Non ho ricordanza.

PRESIDENTE . Siete stati chiamati in gruppo, tutti i militari, settanta persone.

MIRKO CAFARO . Ripeto, sono passati diciassette anni.

PRESIDENTE . E non si ricorda che vi hanno tenuto lì tutta la sera a scrivere queste autocertificazioni?

MIRKO CAFARO . Dopo che è successo?

PRESIDENTE . Sì, dopo il fatto di Scieri.

MIRKO CAFARO . Sì, certo, pensavo il giorno stesso. Sì, tutta la sera ci fecero scrivere quello che era successo. Non ho ricordanza di quanto tempo abbiamo passato lì, non mi sembra che fosse per tutta la sera. Comunque, mi sembra quello che ho scritto io, la firma non si legge bene.

PRESIDENTE . Va bene, grazie per aver risposto al nostro invito.

MIRKO CAFARO . Sono venuto apposta. Purtroppo il tempo è passato e tanti ricordi sono svaniti.

PRESIDENTE . Sì, mi rendo conto. Poiché le audizioni sono secretate, la invito e la prego di non riferire a nessuno di quanto ha detto oggi in Commissione. Grazie ancora. La seduta è conclusa.

(I lavori riprendono in seduta pubblica)

PRESIDENTE . La seduta è conclusa.

La seduta termina alle 14.35.

* L'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 5 dicembre 2017 ha deliberato la classificazione di atto libero del resoconto stenografico della presente audizione. La Commissione ha preso atto di tale decisione nella seduta dello stesso giorno. A decorrere da tale data, il resoconto stenografico della presente seduta viene pertanto pubblicato, quale atto libero, ai sensi dell'articolo 1 della delibera della Commissione del 3 maggio 2016, recante i criteri generali per la classificazione degli atti e dei documenti ai sensi dell'articolo 19 del regolamento interno, pubblicata nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 3 maggio 2016, pag. 185.