XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico

Seduta n. 10 di Giovedì 19 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 3

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE . Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
Apprezzate le circostanze, propongo di procedere all'audizione odierna in seduta segreta.

(La Commissione delibera quindi all'unanimità di procedere in seduta segreta).

Audizione di un ex militare commilitone di Emanuele Scieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di un ex militare commilitone di Emanuele Scieri.
Prima di dare la parola al signor Mastrini, che ringrazio per aver accettato il nostro invito, pregherei lo stesso di non parlare con nessuno di quanto sarà detto oggi in questa sede in quanto, come già detto, l'audizione si svolgerà in seduta segreta. La ringrazio nuovamente per la sua presenza e le domando subito se lei ha fatto il servizio militare nella caserma Gamerra, se è ancora un militare o se ora è un civile e, se ha conosciuto Scieri, come lo ha conosciuto. Ci fornisca ogni dettaglio a sua conoscenza.

MICHELE MASTRINI . Io ho fatto il militare a Pisa e prima il CAR a Firenze.

PRESIDENTE . Senta, quando è stato trasferito a Pisa?

MICHELE MASTRINI . Se non ricordo male, agosto, perché il settimo era lo scaglione, il mese di luglio, eravamo a Firenze dopodiché ci hanno trasferito alla caserma Gamerra.

PRESIDENTE . Si ricorda come è stato il viaggio di trasferimento da Firenze a Pisa?

MICHELE MASTRINI . In pullman ma sinceramente non ricordo come è stato, ricordo solo che c'era caldo, quello sì, perché abbiamo fatto anche il giuramento in un caldo afoso.

PRESIDENTE . Faceva caldo in pullman o anche durante il giuramento?

MICHELE MASTRINI . Durante il giuramento a Firenze e anche durante il tragitto in pullman.

PRESIDENTE . Del tragitto in pullman ricorda qualcosa?

MICHELE MASTRINI . No, sinceramente non mi ricordo.

PRESIDENTE . Non ricorda del viaggio?

MICHELE MASTRINI . No. Ricordo che quando siamo arrivati a Pisa c'è stata l'assegnazione di giorni di libera uscita per mandare a casa i militari, quello sì, lo ricordo.

PRESIDENTE . Quando siete arrivati in caserma vi hanno radunato da qualche parte, in una piazza d'armi della caserma?

MICHELE MASTRINI . ....

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PRESIDENTE . Lei in camerata con chi era, si ricorda?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Ma si ricorda con chi era in camerata?

MICHELE MASTRINI . Mi ricordo che non ero in camerata con Scieri, quello assolutamente.

PRESIDENTE . E si ricorda se la camerata di Scieri era vicina alla sua?

MICHELE MASTRINI . Forse sì.

PRESIDENTE . Allora guardi, le mostro una mappa delle camerate.

MICHELE MASTRINI . Camerata cinque, se non ricordo male, ma non ricordo se ero in questa posizione, ricordo che era nella posizione vicino alla finestra quindi nella camerata tre, lato sinistro.

PRESIDENTE . E Scieri dove era?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

PRESIDENTE . Queste camerate erano unite in qualche modo?

MICHELE MASTRINI . Sì c'era un grande corridoio.

PRESIDENTE . Ma erano sempre aperte queste camerate?

MICHELE MASTRINI . Assolutamente sì.

PRESIDENTE . Come avveniva il contrappello?

MICHELE MASTRINI . Entravano dalla camerata uno, dal portone principale, dall'altra parte, camerata sei, c'era il portone secondario, entravano e facevano il contrappello per la stanza.

PRESIDENTE . Quante persone facevano il contrappello?

MICHELE MASTRINI . Forse due, tre.

PRESIDENTE . E si ricorda come è avvenuto il contrappello il giorno in cui siete arrivati?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo neanche il giorno in cui siamo rientrati dal CAR.

PRESIDENTE . Sì, infatti non le ho chiesto quale giorno, le ho chiesto che cosa ricorda. Come è avvenuto il contrappello il giorno in cui siete arrivati il primo giorno?

MICHELE MASTRINI . Alla stessa maniera degli altri giorni.

PRESIDENTE . E Scieri era presente?

MICHELE MASTRINI . Non era nella camerata.

PRESIDENTE . Allora torniamo alla prima sera. Siete usciti in libera uscita?

MICHELE MASTRINI . Sì, siamo stati in libera uscita la sera, io vagamente ricordo lo Scieri, mentre ero presso un bar vicino la caserma, che rientrava passandomi davanti dirigendosi verso la caserma.

PRESIDENTE . Ed era lo stesso giorno in cui siete arrivati?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo se era lo stesso giorno però ricordo che quella sera, nel momento in cui mancava al contrappello, io vedevo passare lo Scieri che si recava verso l'ingresso della caserma e poi mancava al contrappello. Questo lo ricordo.

PRESIDENTE . Si può dire che era la fine della libera uscita?

MICHELE MASTRINI . Al rientro dalla libera uscita.

PRESIDENTE . E lei dove si trovava?

MICHELE MASTRINI . Fuori da un bar.

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PRESIDENTE . Fuori della caserma c'era un bar?

MICHELE MASTRINI . Sì, uscendo dalla caserma, lato sinistro per recarsi alla caserma, c'era un bar nella via.

PRESIDENTE . Con chi era Scieri Emanuele? La prego di fare uno sforzo di memoria.

MICHELE MASTRINI . Sinceramente, non ricordo.

PRESIDENTE . E oltre Viberti chi c'era con Scieri?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo, sinceramente.

PRESIDENTE . Allora, mi rendo conto che è passato molto tempo, le leggo cosa lei ha dichiarato: «giunti alla torre di Pisa abbiamo incontrato altri commilitoni con i quali ci siamo messi a parlare del più e del meno. Poco dopo notavo arrivare altri commilitoni e precisamente Scieri Emanuele, Valentini Luca e Viberti Stefano i quali ci dicevano che avevano mangiato in caserma e successivamente erano usciti.». Se lo ricorda questo?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

PRESIDENTE . «Arriva Scieri, Valentini e Viberti i quali ci dicevano che avevano mangiato in caserma e poi erano andati in libera uscita.». Non ricorda questo particolare?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . «Successivamente, abbiamo deciso di rientrare in caserma. Prima di rientrare abbiamo incontrato altri ragazzi che erano fermi in un bar lungo la via.».

MICHELE MASTRINI . Sì, poi mi ricordo di essermi fermato a bere in un bar, mi ricordo vagamente la questione che io ero nel bar e che lo Scieri si dirigeva verso la caserma.

PRESIDENTE . E quindi siete rientrati assieme.

MICHELE MASTRINI . Questo non glielo so dire, non l'ho visto entrare io.

PRESIDENTE . A che ora avveniva più o meno il contrappello?

MICHELE MASTRINI . Verso le undici.

PRESIDENTE . Lei sentiva fare il nome di Scieri durante il contrappello?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

PRESIDENTE . Ma quella sera le è sembrato normale, le è sembrato strano?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

PRESIDENTE . Che cosa è avvenuto il giorno dopo, lei è andato in licenza?

MICHELE MASTRINI . No, non ero tra quelli destinati a rientrare a casa.

PRESIDENTE . Si ricorda il giorno dopo il 13 agosto? Il giorno dopo il contrappello.

MICHELE MASTRINI . Ripeto quello che ho già detto, non ricordo. Se è possibile leggere la mia deposizione io, eventualmente, confermo quello che ho scritto.

PRESIDENTE . Gliela leggo testualmente: «mi sono recato in servizio alla mensa fino alle 19.40. Dato che ero stanco avevo deciso di rimanere in camerata e quindi di non andare in libera uscita. Con alcuni commilitoni si ironizzava sulla fuga di Scieri».

MICHELE MASTRINI . Ripeto, non ricordo ma confermo quanto deposto.

PRESIDENTE . Ma quante persone erano assenti al contrappello il 13?

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MICHELE MASTRINI . Non ricordo ma in caserma c'erano persone che scappavano e che non rientravano neanche. Non è normale ma...

PRESIDENTE . Prima le ho letto una parte delle sue dichiarazioni all'indomani del ritrovamento del corpo; avete commentato in caserma con i militari, che cos'era accaduto, che Scieri era stato ritrovato sotto quella torre, ne avete parlato?

MICHELE MASTRINI . Il perché non lo potevamo sapere.

PRESIDENTE . Non il perché, il fatto, l'accaduto.

MICHELE MASTRINI . Sicuramente ha fatto scalpore.

PRESIDENTE . Sì, le chiedo se ne avete parlato, cosa avete detto.

MICHELE MASTRINI . Ne abbiamo sicuramente parlato.

PRESIDENTE . Ci racconti.

MICHELE MASTRINI . Le potrei dire più o meno, nel senso che non ricordo precisamente di cosa abbiamo parlato, però chiaramente si parla di come può essere successa una cosa del genere.

PRESIDENTE . Questo vogliamo sapere, la sua opinione, quello che avete detto quella sera con gli altri commilitoni.

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

PRESIDENTE . Allora, signor Mastrini, è avvenuto un fatto, un ragazzo che era al CAR con lei è stato trovato morto ai piedi di una torretta, non è un fatto ordinario.

MICHELE MASTRINI . Assolutamente, però essendo passato tutto questo tempo non riesco a ricordare nel dettaglio. Ripeto quello che ho detto nella mia deposizione: ricordo vagamente che il corpo era stato trovato da alcuni del mio stesso scaglione, era stato comunicato a marescialli o comunque ufficiali che erano in servizio in quel momento, siamo stati tutti radunati, se non ricordo male, o in una piazza o comunque tutti in camerata siamo rientrati e ci hanno descritto il fatto, cioè che era stato ritrovato all'interno della caserma il corpo del militare Scieri sotto, se non ricordo male, a degli armadietti, sotto una torretta dove a noi avevano assegnato, tra l'altro, non mi ricordo se le coperte per i letti o i cuscini. La zona comunque era quella. Altro non ricordo.

PRESIDENTE . Ricorda di essere uscito durante il CAR con Scieri?

MICHELE MASTRINI . Ci sta, nel senso che, nel momento in cui sei nello stesso scaglione, ci si ritrova magari fuori. Ripeto, però, non era una persona, a differenza di altri, con la quale uscivo e sono uscito nei periodi successivi in maniera continuativa.

PRESIDENTE . E se lo ricorda che tipo era Scieri? Era taciturno...

MICHELE MASTRINI . Molto taciturno. Più grande di me, io avevo ventuno anni, aveva un'impostazione molto precisa, determinata, forse anche per la sua età.

PRESIDENTE . Ha mai litigato con qualcuno?

MICHELE MASTRINI . Che io ricordi no.

PRESIDENTE . Le sembrava un ragazzo con dei problemi?

MICHELE MASTRINI . No, a prima vista no.

PRESIDENTE . Per stimolare il suo ricordo le leggo una sua deposizione: «in quanto era nella mia stessa camerata ed eravamo diventati amici. Scieri era un ragazzo che non parlava tanto ma non sembrava avesse particolari problemi, anzi a volte faceva battute di spirito rimanendo comunque alquanto distaccato. Che io sappia, Pag. 7 non ha mai litigato con nessuno, non sono in grado di riferire se aveva una fidanzata.». Se lo ricorda questo?

MICHELE MASTRINI . Parte di quanto ho detto è quello che era stato depositato all'epoca, non ricordavo di essere uscito frequentemente con lo Scieri.

PRESIDENTE . Senta, ritorniamo al pullman che vi porta dal CAR fino alla caserma: è accaduto qualcosa, vi hanno imposto un determinato comportamento? Gliel'ho chiesto prima.

MICHELE MASTRINI . Come le ho detto prima, non ricordo.

PRESIDENTE . Allora queste sono dichiarazioni scritte di suo pugno il 20 agosto ’99; se vuole leggerle, poi ci dice cosa ricorda. Diamo atto che sta leggendo il verbale del 20 agosto ’99.

MICHELE MASTRINI . Sì, una dichiarazione spontanea.

PRESIDENTE . È la sua firma questa?

MICHELE MASTRINI . Sì, le confermo che è la mia firma.

PRESIDENTE . Vuole dirci cosa ha dichiarato il 20 agosto ’99?

MICHELE MASTRINI . Che all'interno del pullman, durante il tragitto tra Scandicci e la caserma di Pisa, ci accomodavamo con braccia sulle ginocchia, dito pollice imboscato, schiena distaccata dallo schienale di circa un pugno e basco sopra la testa. Mi ricordavo che c'era molto caldo e infatti i finestrini erano chiusi.

PRESIDENTE . Chi vi aveva imposto questa posizione?

MICHELE MASTRINI . Sinceramente non vedo neanche scritto...

PRESIDENTE . Si ricorda se nel suo pullman c'erano dei caporali?

MICHELE MASTRINI . Sicuramente sì, c'erano delle persone in grado.

PRESIDENTE . Chi ha imposto di tenere questa posizione? Un camerata normale come lei?

MICHELE MASTRINI . Vuole nome e cognome o qualcuno in grado? Era sicuramente qualcuno in grado più di noi.

PRESIDENTE . Quello che si ricorda. L'autista...

MICHELE MASTRINI . No, sicuramente l'autista era solo l'autista, c'erano altri caporali o tenenti che tenevano le fila all'interno del pullman sia nella fase di salita sia in quella di discesa, come anche durante il viaggio.

PRESIDENTE . Sì, la mia domanda era chi vi aveva detto di rimanere in quella posizione.

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

PRESIDENTE . Non si ricorda il nome dei caporali che erano sul pullman?

MICHELE MASTRINI . Li sto leggendo adesso ma non sono nomi che ricordo.

PRESIDENTE . E chi sono?

MICHELE MASTRINI . Tenente Amoriello, vedo scritto qua, e caporal maggiore Infantino.

PRESIDENTE . Adesso che ha letto il verbale ricorda chi le ha imposto di tenere quella posizione?

MICHELE MASTRINI . Ripeto, non ricordo ma rileggendo quello che ho depositato confermo quello che ho scritto all'epoca.

PRESIDENTE . Quando siete arrivati nella caserma Gamerra le fu dato un foglio da leggere e da firmare che riguardava gli atti di nonnismo? A lei e a tutti gli altri?

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MICHELE MASTRINI . Non lo ricordo.

PRESIDENTE . Leggo: «incominciò a piovere, ci recammo a prendere i bagagli e ci recammo verso la camerata e ci fu assegnato un foglio da leggere e da controfirmare per quanto riguarda il nonnismo e un altro foglio in cui ci erano richiesti i nostri dati anagrafici. Poi ci portarono a prendere il cubo.». Si ricorda questo?

MICHELE MASTRINI . Il cubo erano le lenzuola, le coperte, penso anche il cuscino che ci hanno dato, come dicevo, nella zona dove è stato poi ritrovato Scieri.

PRESIDENTE . Poi lei dice ancora: «erano circa le ventidue, mi recai in compagnia e comunque come ho già detto, ho dichiarato che era stato dichiarato di Scieri il mancato rientro ma fu anche detto che era rientrato in caserma.». Lei in tutte le dichiarazioni afferma di aver sentito dire quella sera che Scieri era rientrato in caserma: se lo ricorda questo?

MICHELE MASTRINI . Sì, non sono stato io a dire che era rientrato in caserma ma sicuramente qualcuno l'avrà detto.

PRESIDENTE . Lei non si ricorda di essere rientrato in caserma insieme a Scieri e a Viberti?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Allora guardi, un altro verbale del 28 settembre ’99, davanti alla procura ordinaria di Pisa, davanti al pubblico ministero, lei davanti al sostituto procuratore Giambartolomei dice: «posso dire che quella dichiarazione, quella precedente, fu dettata dal fatto che sia io, sia il Viberti, sia lo Scieri eravamo rientrati insieme in caserma e quindi, anche per il fatto che il Viberti era nella camerata dello Scieri, ho pensato che il Viberti avesse detto che lo Scieri era rientrato.». Lei qui dice: «io, Viberti e Scieri siamo rientrati in caserma». Se lo sta ricordando? Lei prima ha detto che sono passati tanti anni però si ricorda che lei si trovava al bar al rientro dalla libera uscita, questo bar si trovava poco fuori dalla caserma, davanti a lei sono passati Viberti e Scieri. Forse poi lei si è alzato dal bar ed è andato...

MICHELE MASTRINI . Sono sicuramente rientrato perché poi prima del contrappello c'è la rientranza e bisogna rientrare all'interno del portone principale, per rientrare bisogna esibire i documenti quindi probabilmente in quella fase lì ci siamo trovati più persone nella fase di rientro. Quindi, un agglomerarsi di persone.

PRESIDENTE . E ha mostrato il tesserino per rientrare in caserma?

MICHELE MASTRINI . Il documento e il tesserino.

PRESIDENTE . Senta, nella sua camerata si ricorda che ci fossero Ravasi, Raggiri, Parodi, Picelli, Palatresi, Tatasciore, Mantovani, Maratea?

MICHELE MASTRINI . Palatresi no, gli altri nomi, Mantovani, Maratea sì, sono tutte persone che ricordo.

PRESIDENTE . Chi si ricorda, Mantovani sì?

MICHELE MASTRINI . Mi ricordo per cognomi.

PRESIDENTE . Mantovani sì?

MICHELE MASTRINI . Sì.

PRESIDENTE . Maratea?

MICHELE MASTRINI . Sì.

PRESIDENTE . Palastresi?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Tatasciore?

MICHELE MASTRINI . No.

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PRESIDENTE . Non ricorda che Palatresi e Tatasciore hanno fatto il viaggio con voi nell'altro pullman?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Amoriello se lo ricorda?

MICHELE MASTRINI . Amoriello, l'ho letto prima, è uno dei nomi che avevo segnato all'epoca ma oggi non mi direbbe niente quel nome.

PRESIDENTE . E non ricorda che Tatasciore frequentava il bar fuori della caserma?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Cinelli?

MICHELE MASTRINI . Cinelli è un nome che mi dice qualcosa ma non inquadro visivamente la persona.

PRESIDENTE . Mulè se lo ricorda?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Palatresi non se lo ricorda.

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Prima io ho sbagliato con il verbale, Palatresi non è un caporale, Tatasciore è il caporale. L'ultima domanda e poi passo la parola ai commissari che vogliano intervenire: ricorda se Scieri indossava la maglietta fuori o dentro i pantaloni solitamente quando era in libera uscita?

MICHELE MASTRINI . No, non ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . Grazie anzitutto per aver accolto il nostro invito. Pur comprendendo che il tempo trascorso annebbia il ricordo puntuale tuttavia credo che le sensazioni rimangano vive nella memoria e quindi faccio riferimento più che a risposte puntuali sui fatti e le circostanze a quello che lei latamente ricorda di quei momenti. È corretto dire che negli ultimi giorni del CAR presso la caserma di Scandicci per chi come voi era destinato a svolgere poi il mese di addestramento presso la caserma Gamerra di Pisa ci fosse la consapevolezza tra i commilitoni che il clima che avreste trovato, l'impatto con la caserma Gamerra sarebbe stato più severo dal punto di vista delle regole di ingaggio rispetto a quello che avevate trovato al CAR? Era notizia nota tra di voi, ne avevate parlato?

MICHELE MASTRINI . Era notizia nota anche perché comunque era la destinazione finale. Nel mese di CAR a Firenze non vengono effettuate attività specifiche come presso la caserma di assegnazione, in quel caso era Pisa dove venivi assegnato ad una compagnia dove si ha un obiettivo giornaliero, un'attività giornaliera da svolgere.

GIANLUCA FUSILLI . Non mi riferivo all'attività, preciso meglio la domanda: le regole di disciplina che sarebbero state imposte all'interno della caserma Gamerra erano più severe rispetto a quelle che avevate rispettato durante il periodo del CAR: c'era qualcuno che vi aveva avvertito che alla caserma Gamerra avreste trovato un clima assolutamente diverso da quello attuale? Che erano molto più rigidi nelle regole?

MICHELE MASTRINI . Sì, ma sinceramente non ricordo chi.

GIANLUCA FUSILLI . Chi è irrilevante.

MICHELE MASTRINI . Anche perché comunque, da un certo punto di vista lo posso capire, è un corpo speciale quello dei paracadutisti mentre l'altro, «i Lupi di Toscana», era un corpo non speciale. Il fatto anche di stare in una compagnia che poi veniva trasferita in un corpo speciale come quello dei paracadutisti, una compagnia che non è di nostra competenza, probabilmente ci faceva anche sfidare uno con l'altro tra le varie compagnie e ci indicavano Pag. 10 magari come destinazione Pisa molto più severa di quella che c'era lì a Scandicci.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi è corretto dire che al momento dell'inquadramento per la partenza vi aspettavate di entrare in una dimensione diversa rispetto a quella vissuta fino a quel momento.

MICHELE MASTRINI . Sì, però dipende non solo da come viene detta una cosa ma anche da come viene percepita. Magari persone si sono preoccupate molto di più, altre molto meno della questione.

GIANLUCA FUSILLI . Infatti, io mi sto preoccupando di recuperare la sua memoria legata al trasferimento in pullman nonostante che lei abbia dichiarato che i fatti che sono accaduti erano circostanziati. Quindi, una volta saliti sul pullman voi avete avuto il primo impatto con la nuova realtà, con i caporali. Era, ad esempio, per lei normale, al di là della posizione assunta, che – non so se ricorda – voi eravate in maglietta e vi fecero indossare anche la parte superiore della mimetica oltre al basco di lana?

MICHELE MASTRINI . La giacca, sì.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda che c'era, anche con il pullman fermo, l'aria condizionata calda accesa?

MICHELE MASTRINI . Calda no, però non era sicuramente fresca. E i finestrini chiusi: l'ho dichiarato all'epoca e me lo ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda se durante il viaggio di trasferimento ci fu una sosta tecnica del pullman in un autogrill?

MICHELE MASTRINI . Sì, forse sì.

GIANLUCA FUSILLI . Ha magari memoria se la sosta fu dovuta al malore di qualcuno per il caldo o a qualche ragione particolare?

MICHELE MASTRINI . No, sinceramente non ricordo la motivazione della sosta tra Firenze e Pisa.

GIANLUCA FUSILLI . Al momento dell'arrivo in caserma, al di là della sottoscrizione, che lei ha detto di non ricordare, di un modulo sul nonnismo, ricorda se siete stati radunati e un ufficiale della caserma vi ha illustrato i diritti i doveri, le regole, ma anche le pratiche che noi chiamiamo di nonnismo e il vostro diritto-dovere di denunciarle nel caso voi aveste subìto queste pratiche?

MICHELE MASTRINI . Ricordo che eravamo radunati non nel piazzale principale ma in un altro piazzale quando hanno assegnato le licenze.

GIANLUCA FUSILLI . Il 13 di agosto venite comunque inquadrati, lei va in libera uscita; al rientro lei ha dichiarato di essere stato identificato con tesserino e documento.

MICHELE MASTRINI . Sì, era una regola.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi, la domanda è questa: tutti coloro che rientravano in caserma dalla libera uscita, sia quel giorno sia nei giorni successivi come prassi abituale, venivano identificati e riconosciuti con documento e tesserino?

MICHELE MASTRINI . La regola era quella poi che sia....

GIANLUCA FUSILLI . Per lei è stata sempre rispettata quella regola?

MICHELE MASTRINI . Nei mesi successivi, essendo a Pisa, si cominciavano a riconoscere le persone e quelli che erano alla porta carraia ti riconoscevano e non era più necessario esibire il documento.

GIANLUCA FUSILLI . I primi giorni però tutti lo dovevano mostrare.

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MICHELE MASTRINI . Assolutamente sì, anche perché credo servisse per non far entrare persone estranee all'interno della caserma. Si voleva dare la possibilità al militare di andare in libera uscita ma si doveva evitare che entrassero estranei.

GIANLUCA FUSILLI . È corretto, pertanto, dire che quella sera Emanuele Scieri passa davanti a lei per rientrare in caserma, poi lei ascolta dal Viberti che era rientrato, lo riferisce anche al pubblico ministero, e quindi anche Emanuele Scieri è stato identificato come lei con tesserino e documento?

MICHELE MASTRINI . Presuppongo di sì.

GIANLUCA FUSILLI . Durante il contrappello che, se non ricordo male, veniva fatto in piedi a fianco alla branda, come ci è stato riferito da altri testimoni, ricorda se quella sera, terminato o in concomitanza con il termine del contrappello, ci furono due militari di guardia che attraversarono di corsa le camerate e uscirono dalla parte opposta dello stabile e la giustificazione che fu data è che era un'esercitazione?

MICHELE MASTRINI . No, non ricordo.

GIANLUCA FUSILLI . La presidente glielo ha già chiesto, io mi permetto di farle qualche altra domanda su questo anche perché ho visto che lei è stato sentito ripetutamente nei giorni vicini alla tragedia ed è stato sentito due volte dal nucleo dei carabinieri di Pisa, una delle quali addirittura all'una di notte, quindi credo che sia una circostanza rimasta viva nella sua memoria, non credo le sia capitato tante volte.

MICHELE MASTRINI . No, assolutamente no, infatti una delle cose che sicuramente rimane impressa è l'orario in cui ci hanno presi, portati in caserma, siamo rientrati dopo la deposizione che erano anche le quattro, le cinque di mattina perché ovviamente non mi hanno riportato in caserma terminata la mia deposizione, ma solo dopo la deposizione di tutti ci riportarono in caserma.

GIANLUCA FUSILLI . E quindi immagino che questo fatto abbia....

MICHELE MASTRINI . Con tanto di telecamere mentre uscivamo dai carabinieri.

GIANLUCA FUSILLI . Immagino che questo fatto abbia colpito anche la vostra sensibilità, eravate dei ragazzi giovani, di venti, ventuno anni a cui era morto un commilitone in circostanze comunque tragiche anche se non chiare. Nel giro di quattro, cinque giorni venivate ripetutamente ascoltati, anche in orari non ordinari, da inquirenti nell'esercizio di una funzione di polizia giudiziaria, quindi immagino che di questa cosa, la morte di Emanuele Scieri, ne avete fatto oggetto di discussione in camerata tra di voi. Riflettevate sul fatto che c'era un'intensa attività di indagine, che era capitata una circostanza straordinaria?

MICHELE MASTRINI . Certo, ma quello anche senza il contorno, nel senso che anche personalmente ci rendevamo conto che la morte di un militare all'interno di una caserma era un fatto eccezionale.

GIANLUCA FUSILLI . Ma la domanda che le faccio io è questa: nel momento in cui Scieri manca al contrappello – lei doveva avere una relazione amicale anche col Viberti perché se Viberti dice a lei e poi lei conferma che Scieri era rientrato in caserma evidentemente avevate un dialogo – il giorno successivo o addirittura il 15 di agosto quando io ho letto su una ricostruzione da lei fatta – lei incontra il Viberti in un bar nel quale stava prendendo una consumazione – lei non ha mai chiesto al Viberti che fine avesse fatto Emanuele, se lo avesse sentito? Era rientrato in caserma ma non lo abbiamo ritrovato: vi è venuto in mente il giorno successivo di fare un giro della caserma per capire dove fosse, considerato che lei era certo che era rientrato? Questo tipo di domande, tra di voi, al di là del momento dell'impatto con la nuova Pag. 12 realtà della caserma Gamerra, il dubbio, considerato che se lo Scieri era rientrato non poteva riuscire perché dalla porta carraia non lo avrebbero fatto passare a meno che non scavalcava.

MICHELE MASTRINI . Questo non è detto.

GIANLUCA FUSILLI . Non le è venuto il dubbio, non si è chiesto che fine avesse fatto, se magari fosse andato a dormire nel magazzino, non voleva capire dove fosse?

MICHELE MASTRINI . Be’, in autonomia lì...

GIANLUCA FUSILLI . Tra di voi non ne avete parlato?

MICHELE MASTRINI . Ne potremmo aver parlato ma in autonomia all'interno della caserma non ci si può muovere come si vuole, una volta che c'è il contrappello, si deve stare in camerata.

GIANLUCA FUSILLI . Io parlo durante la giornata di attività ordinaria.

MICHELE MASTRINI . Neanche durante l'attività ordinaria.

GIANLUCA FUSILLI . Durante momenti di relax presso lo spaccio, il bar, la mensa? Scieri non c'era neanche il giorno dopo.

MICHELE MASTRINI . Non è che ci mettiamo noi a fare indagini all'interno della caserma.

GIANLUCA FUSILLI . Non indagini, informazioni tra di voi, discussioni, considerazioni, chi lo sa cosa sarà accaduto...

MICHELE MASTRINI . Si ribadiva il fatto che era rientrato e non si capiva come mai non fosse al contrappello ma ci si fermava lì, non pensavamo a chissà cosa né ipotizzavamo un fatto del genere.

GIANLUCA FUSILLI . Lei non ha percepito, ad esempio, che persone più vicine allo Scieri o che fossero uscite con lui quella sera come il Viberti avessero una premura superiore rispetto alla sua che lo aveva visto solo passare? Chiedevano ai superiori, i superiori chiedevano a loro, c'era un interlocuzione di questo tipo?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo anche perché gli altri militari in grado non avevano la possibilità di interloquire con noi, soprattutto con le persone come me e le altre che hanno fatto le dichiarazioni. Noi le dichiarazioni le abbiamo fatte solo ed esclusivamente presso il nucleo dei carabinieri.

GIANLUCA FUSILLI . Dopo il ritrovamento del corpo di Emanuele, i superiori della caserma, il comandante, gli ufficiali, i caporali assegnati al vostro addestramento, hanno mai interloquito con lei chiedendole nuovamente informazioni, notizie, opinioni sulla morte di Emanuele Scieri?

MICHELE MASTRINI . No. Ricordo, sono certo di questo, che una delle mie mansioni era proprio lavorare all'ufficio del comando quindi a fianco al vicecomandante.

GIANLUCA FUSILLI . E lei percepiva preoccupazione, tensione lavorando proprio nell'ufficio del comandante?

MICHELE MASTRINI . Non nell'ufficio del comandante, lavoravo a fianco all'ufficio del vicecomandante della caserma presso il maresciallo Bonucci, se non ricordo male. Ci si chiedeva cosa sarà successo ma si finiva lì, non si arrivava a conclusioni o quantomeno nessuno dava le proprie conclusioni.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ricorda dove è stato rinvenuto il corpo dello Scieri?

MICHELE MASTRINI . Come ho già detto prima, nella zona dove venivano fornite le coperte.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda la torretta di asciugamento dei paracadute?

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MICHELE MASTRINI . Più che torretta è una scala di quelle chiuse in ferro, sì sono quelle classiche che si trovano anche sui pali.

GIANLUCA FUSILLI . Passavate frequentemente nella vita ordinaria di caserma di fronte a quel luogo?

MICHELE MASTRINI . No perché, se non ricordo male, era vicino alle mura di cinta che dividevano la zona militare da quella civile e la nostra camerata era di qua quindi si passava davanti al piazzale principale eventualmente per andare allo spaccio o a mangiare, in mensa.

GIANLUCA FUSILLI . Lei la ricorda bene questa circostanza?

MICHELE MASTRINI . Non era una zona che frequentavamo spesso quella, almeno io personalmente.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda se c'era una pizzeria vicino a quella scala, a quella torretta?

MICHELE MASTRINI . C'era lo spaccio che è un ambiente a fianco alla mensa.

GIANLUCA FUSILLI . E quindi non frequentavate lo spaccio?

MICHELE MASTRINI . Sì, ma non necessariamente si doveva passare da quell'ingresso, si poteva passare dal piazzale centrale. Con il posizionamento delle stanze in questo modo e gli ingressi, come dicevo prima, qui c'è il piazzale, di qua c'erano le mura di cinta, Scieri, se non ricordo male, era stato trovato in questa zona. Uscendo invece dal portone principale delle camerate si andava nel piazzale principale.

GIANLUCA FUSILLI . E per andare in mensa era necessario passare di fronte a quello spazio?

MICHELE MASTRINI . Come le ho detto, non era necessario, avevamo più alternative: o passare dall'altra parte o passare dal piazzale.

GIANLUCA FUSILLI . Era ipotizzabile che ci si passasse?

MICHELE MASTRINI . Sì. Non era un unico percorso, ecco.

GIANLUCA FUSILLI . Ho capito, era un quadrato, si poteva fare il giro dall'altra parte.

MICHELE MASTRINI . Sì, i passaggi per andare allo spaccio o comunque alla mensa...

GIANLUCA FUSILLI . Le mostro una ricostruzione della piantina: tratteggiato in fucsia c'è il percorso che dall'ingresso della caserma, dalla porta carraia, attraversa costeggiando il muro di cinta tutta la caserma. Lei sa indicarmi sulla cartina dov'è il luogo, diciamo non della torretta, ma dello spaccio che forse è più facile da identificare?

MICHELE MASTRINI . La parte quella in fondo, mi pare, però non vorrei dire una cavolata. A fianco alla mensa se non ricordo male. Questo è l'ingresso, giusto?

GIANLUCA FUSILLI . Sì.

MICHELE MASTRINI . Questo è il piazzale, la nostra camerata era questa, se non ricordo male. Per andare alla mensa io passo qua, come ho già detto prima, dall'ingresso principale posso passare qua.

PRESIDENTE . Dall'ingresso principale poteva passare là? Quindi, poteva passare dalla piazza d'armi evitando di passare dal muro di cinta.

MICHELE MASTRINI . Esatto. Non utilizzare il perimetro della caserma bensì il piazzale interno.

PRESIDENTE . Ma è sicuro che si poteva passare dalla piazza d'armi e non percorrere obbligatoriamente il muro di cinta per andare dall'entrata allo spaccio?

Pag. 14

MICHELE MASTRINI . Non che io ricordi.

PRESIDENTE . La piazza d'armi è utilizzata in tutte le caserme per esercitazioni militari, non per passare. Altri testimoni ci hanno detto che era vietato passare dalla piazza d'armi.

MICHELE MASTRINI . Tra la piazza d'armi c'è un passaggio, questo qua, dove era possibile passare a piedi che io ricordi.

PRESIDENTE . Non attraversare la piazza d'armi.

MICHELE MASTRINI . Non ho detto attraversare la piazza d'armi, c'è un corridoio che contorna tutta la piazza e che permette di entrare all'interno delle singole camerate e recarsi ad esempio verso la mensa. Io mi ricordo che per andare a mensa non passavo dal muro di cinta bensì dal corridoio tra le camerate e il piazzale.

GIANLUCA FUSILLI . Nella sua esperienza di addestramento all'interno della caserma Gamerra per il tempo che c'è stato, perché lei è stato il mese di addestramento e poi è stato trasferito altrove immagino, credo Livorno come gli altri.

MICHELE MASTRINI . Sono rimasto a Pisa. Come dicevo prima, ero presso l'ufficio del comando.

GIANLUCA FUSILLI . Fino a maggio. Il luogo dove c'era lo spaccio e dove c'era anche la torretta è un luogo di frequentazione abituale al di là del passaggio?

MICHELE MASTRINI . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . Lei ricorda, ad esempio, se il 14 agosto o il 15 lei si è recato presso lo spaccio?

MICHELE MASTRINI . Non lo posso escludere ma nemmeno confermare.

GIANLUCA FUSILLI . Le capitava giornalmente di andare allo spaccio?

MICHELE MASTRINI . Assolutamente sì.

GIANLUCA FUSILLI . E capitava, immagino, a quasi tutti.

MICHELE MASTRINI . Anche perché era l'unico punto dove si poteva consumare un caffè o altro e quindi fare anche delle chiacchierate.

GIANLUCA FUSILLI . Quindi si può dire che era un luogo frequentato abitualmente da tutti i militari, al di là se ci si passi davanti o meno. Era difficile durante la giornata non andare almeno una volta allo spaccio.

MICHELE MASTRINI . Non ho detto questo. È un luogo abituale ma non è detto che ci dovessi andare tutti i giorni.

GIANLUCA FUSILLI . Lei è rimasto in contatto con alcuni suoi commilitoni in questi quindici anni?

MICHELE MASTRINI . No, assolutamente no.

GIANLUCA FUSILLI . Non ha sentito più nessuno?

MICHELE MASTRINI . Ho rivisto in alcune occasioni, anche durante un richiamo a Catania, persone che erano con me al militare ma nulla di che. Abbiamo fatto delle deposizioni in occasione di un'altra convocazione.

GIANLUCA FUSILLI . Lei in questi quindici anni – considerato che credo per un ragazzo di ventuno anni una circostanza di morte violenta, al di là delle cause e dei responsabili, di un commilitone, comunque di una persona con la quale si ha avuto modo di costruire un rapporto seppur non di amicizia stretta, di condivisione di un'esperienza di formazione come quella del militare, quindi non sarà stato un fatto ininfluente nella sua formazione individuale – ha continuato a pensare al fatto che non si sia mai data una risposta chiara Pag. 15 alla morte di Emanuele e ci pensa ancora o lo ritiene un fatto naturale?

MICHELE MASTRINI . Non è assolutamente un fatto naturale, io sono dell'idea e sono qua per questo, di cercare di aiutarvi per scoprire chi è il colpevole se c'è un colpevole, per scoprire la causa della morte.

GIANLUCA FUSILLI . Al di là dei nomi, dei cognomi, delle circostanze e quindi senza avere la preoccupazione di dover ricordare, ma in quei dieci mesi e poi nel tempo successivo in cui lei ha avuto modo di incontrare, come ha detto, i suoi commilitoni in circostanze di ulteriore approfondimento rispetto alla morte di Emanuele, nella vostra interlocuzione è venuto a conoscenza di qualche informazione aggiuntiva? Anche di qualche indiscrezione, magari di qualche opinione che l'ha particolarmente colpita che non può verificare ma che può essere utile a questa Commissione per approfondire un aspetto che magari lei ha ascoltato, un relata refero non ricorda da chi, senza preoccupazione, però un'informazione che l'ha colpita in quel momento che può aiutare noi, senza naturalmente coinvolgere la sua persona, né riferirci chi è che gliela ha data, ma che ci apra una porta che ci possa aiutare a dare una risposta. Può capitare che dopo tanti anni si riesca ad interpretare, è vero che il tempo alleggerisce la memoria però permette di essere anche più distaccati.

MICHELE MASTRINI . È anche vero però che le precedenti convocazioni erano singole e non di gruppo quindi non si poteva ascoltare la deposizione di un altro.

GIANLUCA FUSILLI . Però, magari in quei dieci mesi di caserma potrebbe essere capitato. Ad esempio, lei è a conoscenza del fatto che mentre voi entravate nella caserma c'era uno scaglione in congedo? Lei ha mai incontrato questi cosiddetti anziani dello scaglione in congedo durante quei quattro, cinque giorni? C'è mai stata un'occasione di contatto? Magari questi avrebbero potuto durante quei quattro, cinque giorni dire ai nuovi arrivati cosa pensavano fosse accaduto, oppure dare qualche informazione. Lei potrebbe aver parlato con qualcuno che magari non c'entrava nulla con la vicenda e che potrebbe aver saputo da qualcun altro. Quello che le chiedo io è: in questi quindici anni ha mai, su di sé, recuperato un'informazione, un'indiscrezione, un chiacchiericcio, un relata refero che le ha fatto pensare che fosse una cosa interessante e che, se magari l'avessero approfondita, oggi si sarebbe potuto fare chiarezza?

MICHELE MASTRINI . No, posso solamente fare una mia considerazione sul fatto che una delle tante dichiarazioni che venivano fatte nelle deposizioni era che era stato costretto a salire sulla scala e non vedo il motivo per cui Emanuele dovesse essere stato costretto a fare una cosa del genere. Io, personalmente, non l'avrei mai fatto, anche se fossi stato costretto. Non riesco a concepire quella motivazione. Non può essere stato costretto a farlo, soprattutto all'interno di una caserma. Questa non la reputo una delle cause. Ho saputo che, durante le fasi di perquisizione dell'armadio, sono state trovate delle pillole antidepressive ma secondo me non c'è legame tra le due cose. È un fatto troppo strano, slegato da tutto il resto. Per come mi ricordo io Emanuele, per la sua inquadratura, non può essere stato costretto a fare una cosa del genere. Non lo avrebbe fatto lui, non si sarebbe abbassato.

GIANLUCA FUSILLI . Lei non ha mai maturato, mi scusi la franchezza, nei dieci mesi successivi dei dubbi, delle perplessità su qualche suo commilitone all'interno della caserma che in qualche modo poteva essere coinvolto?

MICHELE MASTRINI . No.

GIANLUCA FUSILLI . O che poteva avere qualche informazione che magari non aveva dato nell'immediatezza?

MICHELE MASTRINI . No, perché eravamo tutti nella stessa situazione, almeno per quello che pensavo all'epoca.

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GIANLUCA FUSILLI . Lei il 15 di agosto era in caserma?

MICHELE MASTRINI . Credo di sì.

GIANLUCA FUSILLI . Ricorda che alle 5.30 ci fu l'ispezione del generale Celentano?

MICHELE MASTRINI . No. Ricordo in un'altra occasione che era arrivato, ma era un pomeriggio.

GIANLUCA FUSILLI . Ma in concomitanza di quei giorni?

MICHELE MASTRINI . No, probabilmente la visita è stata successiva all'accaduto.

GIANLUCA FUSILLI . E lei ricorda il secondo giorno un'ispezione a sorpresa del generale Celentano alle 5.30-6.00 di mattina?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Signor Mastrini, noi la ringraziamo per il suo sforzo di memoria e le chiedo ulteriormente se lei, quando era in libera uscita, prima di rientrare, mentre era in piazza dei Miracoli, ha visto Valentini, Maratea, Viberti e Raggiri insieme a Scieri. Lei ha detto prima che Maratea se lo ricorda: Raggiri se lo ricorda?

MICHELE MASTRINI . No. Valentini sì perché è delle mie zone, se non ricordo male, di Carrara.

PRESIDENTE . Valentini è di Carrara, infatti, sì. Lo ha visto Valentini insieme a Scieri e Viberti in piazza dei Miracoli?

MICHELE MASTRINI . Ora non ricordo ma se l'ho dichiarato assolutamente sì nel senso che sono persone che erano vicine. Quando sei in uno scaglione in genere leghi più facilmente con persone che sono più vicine a dove abiti tu. Quindi un Lombardi, se non ricordo male, che era di Massa, poi c'era un ragazzo di Piacenza, uno di Parma e queste erano le persone con cui legavo di più.

PRESIDENTE . Sì, infatti lei ha detto il 28 settembre ’99 alla procura di Pisa: «non so dire se lo Scieri abbia bevuto qualcosa al chiosco in piazza dei Miracoli perché quando siamo stati lì io ho ricevuto una chiamata al cellulare e mi sono messo in disparte. Comunque sono rimasti con lui in piazza dei Miracoli il Valentini, il Maratea, il Viberti e il Raggiri non ho però visto bottiglie quando ci siamo avviati in piazza dei Miracoli.». Se lo ricorda questo? Comunque conferma questa dichiarazione?

MICHELE MASTRINI . Sì, sì.

PRESIDENTE . Poi lei in tutte le dichiarazioni dice che Scieri era una persona equilibrata, seria.

MICHELE MASTRINI . Lo ribadisco anche oggi: ho questa immagine di lui.

PRESIDENTE . Sì, quando lei a risposta della domanda dell'onorevole Fusilli ha detto «impossibile che sia stato costretto» che cosa vuole dire? La costrizione è anche con violenza fisica, quando si vuol far fare qualcosa a qualcuno.

MICHELE MASTRINI . Sì, però all'interno di una caserma quantomeno se hai bisogno di aiuto cerchi di chiamarlo. Non credo che nessuno abbia sentito nulla.

PRESIDENTE . Ma lei in quell'anno che è rimasto alla caserma Gamerra tra prima e dopo la morte di Emanuele Scieri ha notato un cambiamento all'interno della caserma? Prima di arrivare nella caserma Gamerra aveva appreso, anche tramite voci di corridoio, di atti di nonnismo? Naturalmente non di costringere a salire sulla torre.

MICHELE MASTRINI . Questo non è un atto di nonnismo, a mio avviso, è qualcosa di eccezionale.

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PRESIDENTE . Infatti, lo pensiamo anche noi. Aveva mai sentito parlare di altri tipi di atti di nonnismo prima di entrare alla caserma Gamerra o dopo?

MICHELE MASTRINI . Sì, perché comunque parli con gli scaglioni precedenti.

PRESIDENTE . E quali atti di nonnismo avevano subìto gli scaglioni precedenti?

MICHELE MASTRINI . Fare flessioni o cose di questo tipo, nulla a che vedere con quanto accaduto allo Scieri, assolutamente.

PRESIDENTE . Nessuno aveva parlato di prove di forza sulla torretta?

MICHELE MASTRINI . Sinceramente non ricordo di questo.

PRESIDENTE . Non se ne parlava all'interno della Gamerra di utilizzare la torretta come prova di forza, di resistenza?

MICHELE MASTRINI . Ma magari erano storie passate di cui poi si tornava a parlare in occasioni come questa. Nel mio scaglione queste cose non succedevano, magari negli scaglioni precedenti, negli anni precedenti, erano cambiate tantissime cose.

PRESIDENTE . Nel suo scaglione ad agosto ’99 non succedevano ma aveva sentito parlare...

MICHELE MASTRINI . Ma neanche nei mesi precedenti perché erano cambiate molte cose, li avevo visti già io i cambiamenti quando sono arrivato. Ogni camerata aveva, ad esempio, un'immagine e un nome, poi questa cosa qui non esisteva più, era un'unica camerata pure se con varie stanze unite da un corridoio.

PRESIDENTE . No, la mia domanda è se lei aveva sentito parlare di atti di nonnismo o di prove di forza sulla torretta anche prima che voi arrivaste in caserma.

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . E dopo la morte di Scieri è cambiato qualcosa in caserma?

MICHELE MASTRINI . Assolutamente sì.

PRESIDENTE . Che cosa, ce lo racconta?

MICHELE MASTRINI . C'era molto più controllo, nel senso che si era molto più attenti a quello che si faceva. Anche i superiori erano molto più attenti con i giovani che arrivavano. Un cambiamento nell'aria lo avevo percepito.

PRESIDENTE . Più attenti in che senso? Avevano più cura o cosa?

MICHELE MASTRINI . Un'attenzione nel senso che forse sì, avevano più cura, anche nel modo di esprimersi. Anche l'impatto che io ricordo: arrivare a Pisa, il modo in cui ti parlavano, come ti dicevano le cose probabilmente ha segnato alcune persone. Nel tempo, quel modo di parlare ... i rapporti chiaramente crescevano tra i vari militari, anche tra militari di grado diverso, e i rapporti cambiavano, si instauravano rapporti di maggiore vicinanza; nel mio caso, lavorando nell'ufficio del comando, avevo un diretto contatto col comandante di caserma, col vicecomandante e comunque con persone su in grado.

PRESIDENTE . All'interno della palestra Gamerra esistevano delle pertiche, delle torri di lancio simili a quella della torretta?

MICHELE MASTRINI . Quella dove è stato trovato lo Scieri?

PRESIDENTE . No, dentro la palestra di esercitazione della caserma esistevano delle prove di lancio?

MICHELE MASTRINI . C'erano delle prove di caduta.

PRESIDENTE . E come avvenivano queste prove di caduta dentro la palestra?

Pag. 18

MICHELE MASTRINI . Dentro la palestra c'erano le persone dello stesso scaglione che tenevano il materasso rotondo. Si saliva...

PRESIDENTE . Si saliva attraverso una scala?

MICHELE MASTRINI . Sì ma era completamente diversa da quella dove è stato ritrovato Emanuele e dove si mettevano ad asciugare i paracadute. Quella è una scala chiusa mentre quella è una struttura adibita solo a quello.

PRESIDENTE . Un'ultima domanda. Lei si ricorda Valentini? Era del vostro stesso scaglione.

MICHELE MASTRINI . Sì, il collega di Carrara.

PRESIDENTE . Ci può descrivere Valentini?

MICHELE MASTRINI . Valentini me lo ricordo anche fisicamente: molto piccolino, capelli ovviamente rasati, di carnagione leggermente scura, anche lui molto tranquillo come persona. A dire il vero, l'impressione che ho avuto io è che nel nostro scaglione non ci fosse nessun pazzo scatenato, erano tutte persone abbastanza tranquille. Lo Scieri, forse anche perché era più grande, non ricordo quanti anni avesse in più, aveva un'impostazione che a me dava tranquillità, come anche altre persone. C'erano anche altre persone che erano più grandi, già laureate addirittura...

PRESIDENTE . Si ricorda se Valentini era nel suo stesso pullman insieme a Scieri e ad altri?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo con chi ero nel pullman, né chi avevo a fianco. Ho letto prima che i pullman erano due ma non....

PRESIDENTE . A noi risulta dalla mappa che era nello stesso pullman con Valentini, Scieri ed altri.

MICHELE MASTRINI . Presumo, poiché c'erano due scaglioni, settimo ’99 e ottavo ’99, che i due pullman fossero divisi per scaglioni.

PRESIDENTE . Lei ha detto poc'anzi che Valentini lo conosce perché è di Carrara.

MICHELE MASTRINI . Lo conoscevo, non ho più avuto nessun tipo di rapporto con nessuna di queste persone.

PRESIDENTE . Lei aveva la patente all'epoca?

MICHELE MASTRINI . Sì.

PRESIDENTE . Sapeva se Valentini aveva la patente?

MICHELE MASTRINI . Sinceramente non ricordo. Io avevo la patente perché nei mesi successivi, quando già ero assegnato alla caserma di Pisa, molto spesso, essendo vicino, io dalla caserma mi recavo il venerdì sera a casa in macchina per poi rientrare la domenica sera in treno.

PRESIDENTE . Tatasciore lei non se lo ricorda affatto. Era un ufficiale.

MICHELE MASTRINI . Guardi, ricordo alcuni nomi del mio scaglione ma in merito ad ufficiali e alti in grado posso ricordarmi il vice comandante Ratti perché era di Santo Stefano, il comandante Bertolini che comandava la caserma, il mio maresciallo che era Bonucci, ma altri non ne ricordo.

PRESIDENTE . Non ha mai visto Tatasciore e Cinelli vicino a questo bar che si trova di fuori dalla caserma?

MICHELE MASTRINI . No, ripeto, non ricordo le persone.

PRESIDENTE . Lo spaccio e la mensa sono vicini tra loro?

MICHELE MASTRINI . Se non ricordo male, sì.

Pag. 19

PRESIDENTE . E lo spaccio fino a che ora era aperto?

MICHELE MASTRINI . Non lo so.

PRESIDENTE . Chiudeva alle nove, alle dieci, alle undici...?

MICHELE MASTRINI . Chiudeva, presumo, prima del contrappello. Sarebbe stato inutile mantenerlo aperto dopo.

PRESIDENTE . Senta, dallo spaccio alla torretta di asciugatura dei paracadute quanti metri ci sono ad occhio e croce?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo. Non ricordo neanche il posizionamento di entrambi.

PRESIDENTE . Neanche se le mostro questa rudimentale cartina?

MICHELE MASTRINI . Proviamo. La mensa la ricordo qua, alla posizione ventitré.

PRESIDENTE . Quella che sta indicando non è distante dalla torretta, la mensa è di fronte la torretta.

MICHELE MASTRINI . No, perché comunque c'è uno stabile in mezzo. Queste sono tutte le camerate.

PRESIDENTE . Lungo il muro di cinta ci sono le camerate, attaccate al muro di cinta.

MICHELE MASTRINI . Ni, perché comunque la parte perimetrale è sempre libera. C'è un ingresso principale e un ingresso secondario per ogni singola struttura.

PRESIDENTE . Quindi, la mensa è alla fine delle camerate?

MICHELE MASTRINI . No, la mensa è alla fine del piazzale.

PRESIDENTE . Alla parte opposta del piazzale è la mensa, quindi dalla parte opposta dell'entrata della Gamerra. Si può dire così?

MICHELE MASTRINI . Sì. Qui c'era una palestra dove effettuavano forse corsi di paracadutismo...

PRESIDENTE . Va bene, andremo poi a vederla. Lo spaccio è diverso dalla mensa ma c'era anche una pizzeria all'interno della Gamerra?

MICHELE MASTRINI . Una vera e propria pizzeria non me la ricordo.

PRESIDENTE . Quindi una vera e propria pizzeria all'interno della Gamerra non se la ricorda.

MICHELE MASTRINI . No, sinceramente ho mangiato talmente poche volte all'interno della caserma...

PRESIDENTE . Certo, preferivate andare fuori. Prima di dare la parola all'onorevole Greco, volevo dare atto della presenza, sin dall'inizio dell'audizione, dell'ufficiale della Guardia di finanza luogotenente Paolo Alviani, del giudice Luigi Pietro Caiazzo e del dirigente di polizia generale di Stato Valentinetti Alberto. Sono presenti ai lavori sin dall'inizio autorizzati dalla Commissione.

MARIA GAETANA GRECO . Lei ha riferito di essere rientrato in caserma e di avere mostrato il tesserino per essere identificato. Ricorda se il suo ingresso nella caserma veniva anche annotato su un elenco o da qualche parte?

MICHELE MASTRINI . No, sinceramente non ricordo che venissi smarcato da un elenco.

MARIA GAETANA GRECO . No? Visto che eravate appena arrivati probabilmente in quel momento ancora non vi conoscevano...

Pag. 20

MICHELE MASTRINI . Ma nel momento in cui ho un tesserino, comunque entro. Credo che questo tipo di controllo fosse fatto al momento del contrappello.

MARIA GAETANA GRECO . Quindi lei non ricorda se all'ingresso in caserma venisse annotato da qualche parte...

MICHELE MASTRINI . No.

MARIA GAETANA GRECO . Quante persone vi erano all'ingresso ad effettuare il controllo?

MICHELE MASTRINI . Almeno due, sicuramente.

MARIA GAETANA GRECO . Per quanto è a sua conoscenza, venivano effettuate di notte delle ispezioni all'interno della caserma?

MICHELE MASTRINI . All'interno della caserma c'era la guardia che faceva attività di controllo. All'interno delle camerate c'è un ufficiale di picchetto sull'ingresso principale che dovrebbe controllare quanto avviene all'interno delle camerate. Ispezioni particolari non ne ricordo.

MARIA GAETANA GRECO . Mi scusi, lei ha parlato di una convocazione che hanno fatto i vertici della caserma subito dopo il rinvenimento del corpo di Scieri. Si ricorda chi era presente? Quale caporale...

MICHELE MASTRINI . No. Nel momento in cui hanno ritrovato il corpo ci hanno radunati tutti nella nostra camerata per avvisarci dell'accaduto.

MARIA GAETANA GRECO . E quale ricostruzione hanno fatto?

MICHELE MASTRINI . Da lì in avanti ho un vuoto tale considerato l'avvenimento...

MARIA GAETANA GRECO . Cosa vi hanno detto?

MICHELE MASTRINI . Che probabilmente saremmo stati ascoltati dai carabinieri e sarebbero iniziate immediatamente le indagini all'interno della caserma; non so se prima si siano mossi all'interno della caserma in autonomia. Forse ci hanno radunati tutti insieme per non farci confrontare con altri. Non ricordo altro, sinceramente.

MARIA GAETANA GRECO . Senta, la presidente le ha mostrato un foglio scritto di suo pugno dove lei ricostruisce la vicenda. Si ricorda in quale contesto venne redatto il documento? Eravate tutti insieme, erano presenti i superiori...

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

MARIA GAETANA GRECO . Vi hanno dato indicazioni su come compilarlo?

MICHELE MASTRINI . No, abbiamo agito in autonomia, non vedo perché avrebbero dovuto costringerci o ....

MARIA GAETANA GRECO . Non costringere, non parlo di costrizione, è un'altra cosa.

MICHELE MASTRINI . ... o indicare cosa scrivere all'interno del documento.

MARIA GAETANA GRECO . Ma ne avete parlato tra di voi?

MICHELE MASTRINI . Io penso che ognuno abbia scritto quello che si ricordava.

MARIA GAETANA GRECO . Ma avendo ricevuto la richiesta di fornire una ricostruzione, tra di voi non vi siete detti cosa dovevate scrivere?

MICHELE MASTRINI . Non ricordo.

MARIA GAETANA GRECO . Senta, lei ha detto che è improbabile che lo Scieri potesse essere stato costretto a salire sulla scala; quale ricostruzione ha allora maturato Pag. 21 ? Come possono essere andate le cose secondo lei?

MICHELE MASTRINI . Non ne ho idea.

MARIA GAETANA GRECO . Lei non si è mai interrogato?

MICHELE MASTRINI . Probabilmente sarei arrivato ad una ipotetica conclusione se fossi stato da più tempo all'interno della caserma.

MARIA GAETANA GRECO . No, ma lei un'idea se la sarà fatta: si verifica un fatto, poi non è detto che sia andato come si ipotizza.

MICHELE MASTRINI . No, perché non conoscevo lo Scieri, non so i tipi di rapporti che avesse prima di entrare in caserma, suoi personali, la sua famiglia, non conosco le persone che erano all'interno della caserma, non ho idea di che personaggi possano essere.

MARIA GAETANA GRECO . Sì, ma a parte l'antefatto di natura familiare o altro: viene ritrovato Scieri alla base di una torretta, cosa può essere accaduto secondo lei?

MICHELE MASTRINI . Non arrivo ad una conclusione. Non ho ipotesi da proporre, anche perché non ho visto il corpo come è stato ritrovato, non ci hanno fatto vedere nulla, ci hanno soltanto detto che era stato ritrovato il corpo lì. Non so come era posizionato il corpo, dove effettivamente era, non ho visto con i miei occhi. Non posso arrivare ad ipotesi su cose che mi hanno riferito.

MARIA GAETANA GRECO . Vi hanno raccomandato di mantenere il riserbo?

MICHELE MASTRINI . Durante le deposizioni, assolutamente sì.

MARIA GAETANA GRECO . E al di fuori delle deposizioni?

MICHELE MASTRINI . Io, personalmente, di queste cose non ne parlo a meno che non mi si chieda di farlo.

MARIA GAETANA GRECO . No, no, dico qualcuno dei superiori vi raccomandò di evitare commenti, magari a tutela dell'immagine della caserma?

MICHELE MASTRINI . No. C'erano le telecamere, l'immagine ormai era bella che andata.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Glielo hanno già chiesto ma io le chiedo di fare un ulteriore sforzo: come è avvenuta la raccolta delle testimonianze? Lei prima, rispondendo alla presidente e al collega Fusilli, ha parlato della presenza di telecamere.

MICHELE MASTRINI . No, quando siamo usciti dalle deposizioni ai carabinieri, sul tragitto per il pulmino che ci riportava in caserma, al di fuori della caserma dei carabinieri, c'erano telecamere. Ci siamo rivisti più volte in televisione.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Come è avvenuta la raccolta delle testimonianze?

MICHELE MASTRINI . All'interno di una stanza presso i carabinieri, singolarmente. Ognuno faceva la sua deposizione e quando aveva terminato...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Singolarmente.

MICHELE MASTRINI . Sì, assolutamente sì.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ognuno veniva chiamato, fatto entrare nella stanza...

MICHELE MASTRINI . Se non ricordo male, eravamo io e un altro paio di persone, un carabiniere che scriveva e l'altro che ti chiedeva di raccontare cosa fosse successo, ti indicava il percorso, di ricordarsi bene quali fossero i fatti.

Pag. 22

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Vi aiutava nella modalità di compilazione?

MICHELE MASTRINI . Sì, noi dicevamo una frase e lui impostava quello che poteva essere un discorso.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Dove erano dislocati i suoi commilitoni?

MICHELE MASTRINI . In un altro ambiente, sicuramente non erano presenti mentre io facevo la deposizione.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Quanti eravate complessivamente?

MICHELE MASTRINI . Forse quattro o cinque.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Cioè a gruppi di quattro o cinque venivate...

MICHELE MASTRINI . No, quattro o cinque le persone che i carabinieri avevano chiamato a deporre. Ci hanno trasferito dalla nostra caserma a quella dei carabinieri con il pullman e, singolarmente, entravamo in una stanza a fare la deposizione. Però, mentre io ero dentro, non so dove gli altri quattro venissero lasciati, se separati, o se avevano la possibilità di stare nello stesso ambiente.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei ha detto che avete iniziato all'una di notte e poi avete finito...

MICHELE MASTRINI . La mattina presto. Mi ricordo che uscimmo dalla caserma che erano le tre o le quattro della mattina e la mattina dopo però bisognava alzarsi per andare a fare servizio.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Dove avete incontrato, in quale luogo della caserma, i militari del sesto scaglione che stavano per essere congedati? Dentro la caserma, fuori della caserma?

MICHELE MASTRINI . Sicuramente dentro perché fuori non posso riconoscere qualcuno di un determinato scaglione. Più che altro sono loro che riconoscono te perché sei nuovo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Dove li avete incontrati?

MICHELE MASTRINI . Probabilmente allo spaccio visto che era una delle zone di frequentazione.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei ricorda di aver incontrato militari del sesto scaglione appena arrivato in caserma?

MICHELE MASTRINI . No. Non ricordo neanche in che periodo loro si sono congedati, se noi entravamo e loro uscivano, se nei giorni successivi o lo stesso giorno.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Ma ricorda di aver parlato con qualcuno, di aver avuto uno scambio, di aver chiesto come si svolgeva la vita nella caserma. Immagino che uno che arriva e incontra uno pronto al congedo magari gli fa delle domande sul periodo trascorso in caserma.

MICHELE MASTRINI . Magari si parla con qualcuno più vicino al proprio scaglione, quindi magari con... scusi lei mi ha detto il sesto scaglione, giusto?

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Sì, voi eravate il settimo.

MICHELE MASTRINI . Noi eravamo il settimo quindi si congedava chi aveva fatto i dieci mesi, quindi non il sesto, si congedavano quelli dell'anno precedente.

GIANLUCA FUSILLI . Settimo novantotto.

MICHELE MASTRINI . No, erano dieci mesi, io ho fatto dieci mesi, non so se gli altri facevano dodici, erano già dieci mesi quando sono stato io.

PRESIDENTE . Il sesto si congedava, sì?

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MICHELE MASTRINI . No, il sesto novantanove era un mese avanti a me.

GIANLUCA FUSILLI . Era il nono novantotto.

MICHELE MASTRINI . Esattamente. Quindi si stava congedando il nono novantotto se facevano i dieci mesi perché non ricordo se anche prima erano già dieci mesi. Non so se gli scaglioni precedenti erano ancora nei dodici mesi.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . C'era uno scaglione in congedo, comunque.

MICHELE MASTRINI . Sì, ma quasi di un anno precedente, io non parlavo con persone di un anno precedente, tanto meno loro con me. Nel senso, si stavano congedando quindi non si confondevano con noi, non avrebbero più avuto nessun tipo di legame.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Nella serata del 13 qualche suo collega ha ricordato in Commissione che c'è stato un forte rumore di guardie che transitavano all'interno della caserma da una porta all'altra e che uscivano dal retro e che questo rumore era stato avvertito dai militari tanto che lui si era chiesto cosa fosse quel trambusto. Lei se lo ricorda?

MICHELE MASTRINI . No, non è una cosa che io ricordo. Forse dipende anche dalla posizione in cui si dormiva per sentire quello che accadeva al di fuori. Se uno è più vicino al portone...

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Come è successo che lei è stato selezionato per lavorare a fianco del vice comandante?

MICHELE MASTRINI . Presso quell'ufficio c'era in congedo un ragazzo – quindi sicuramente ho conosciuto qualcuno che si stava congedando –, una persona di Follonica, che sapeva utilizzare il computer; io avevo studiato informatica, il maresciallo di quell'ufficio stava cercando persone che sapessero già utilizzare il computer. Quindi, uscita quella persona, entrarono all'interno della compagnia a chiedere chi sapesse utilizzare il computer per destinare meglio le persone, credo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei aveva scelto di fare il paracadutista?

MICHELE MASTRINI . Sì, mia libera scelta. Durante la visita medica effettuata a Firenze era necessario indicare se si voleva far parte di un corpo speciale quale poteva essere quello dei paracadutisti e non tutti potevano entrare. Non era detto che chi faceva domanda entrava necessariamente nei paracadutisti.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei ha escluso che possa essere avvenuto un fatto di costrizione per cui Emanuele sarebbe salito spontaneamente sulla torretta. Ma lei è stato informato che sulle mani di Emanuele c'erano i segni di scarponi?

MICHELE MASTRINI . No.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . No? Lei questo non lo sa? Non lo ha mai letto neanche nei giornali successivamente?

MICHELE MASTRINI . No. Non sono voluto andare a rileggere quella situazione. Io voglio semplicemente capire cosa è successo. Non cosa è successo a lui ma come è successo, la motivazione.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Tra di voi non avete mai parlato del fatto che il corpo di Emanuele è stato trovato nascosto sotto delle tavole e che nelle sue mani sono state rinvenute...

MICHELE MASTRINI . Non ricordo le tavole, ricordo gli armadietti.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . E nelle sue mani sono stati rinvenuti dei segni evidenti di scarponi?

MICHELE MASTRINI . Sinceramente non ricordo.

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STEFANIA PRESTIGIACOMO . Nella vita di una persona non capita spesso di imbattersi in una vicenda così drammatica, è veramente incredibile il fatto che lei abbia rimosso tutta una serie di...

MICHELE MASTRINI . Forse volutamente l'ho rimosso.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Lei non ha desiderio di verità? Lei non era tra quelli che voleva la verità sulla morte di Emanuele? Per lei è normale che uno come lei sceglie di fare il militare e poi dopo un giorno in caserma...

MICHELE MASTRINI . Ripeto quello che ho detto prima: conoscevo lo Scieri ma non so quali fossero i suoi rapporti nella vita. Certo, voglio capire, se sono qua è perché voglio aiutarvi a capire, l'ho fatto all'epoca, lo sto facendo ora dopo tantissimi anni. Sto cercando di ricordare e di supportarvi in questo. Forse, ripeto, volutamente ho rimosso, per come è accaduto il tutto, troppo velocemente. Un mese a Firenze, siamo arrivati a Pisa, non lo hanno mandato a casa, non hanno mandato a casa me, dopo qualche giorno è morto, capite bene che a ventuno anni può segnare una cosa del genere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO . Appunto.

MICHELE MASTRINI . Se però tutti i giorni si vive con questo tipo di rimorso non si va avanti quindi bisogna cercare di accantonare certe cose. Sicuramente ho la volontà di arrivare ad una conclusione ma non devo essere io a farlo. Mi aspetto che tutti insieme si arrivi ad una conclusione.

MARIA GAETANA GRECO . Una sola cosa, il teste ha parlato di rimorso: rimorso per che cosa?

MICHELE MASTRINI . Rimosso.

MARIA GAETANA GRECO . Ha detto rimorso.

MICHELE MASTRINI . Rimosso, tolto dalla mente.

MARIA GAETANA GRECO . No, ha detto: «non si può vivere con questo rimorso».

MICHELE MASTRINI . Sì, perché comunque essendo una cosa eccezionale...

MARIA GAETANA GRECO . Lei che rimorso può avere in questa vicenda?

MICHELE MASTRINI . Rimorso nel senso che è un fatto talmente eccezionale e che non posso vivere ogni giorno, alzandomi la mattina, pensando a come è morto lo Scieri o chi è stato ad uccidere lo Scieri. Ci sono state delle indagini, ci sono in corso, ci saranno ancora probabilmente, sicuramente persone più specifiche e più determinate di me.

MARIA GAETANA GRECO . No, rimorso indica un'altra cosa. È quando una persona avrebbe potuto fare qualcosa ma non l'ha fatta.

MICHELE MASTRINI . Allora ho sbagliato il termine, mi scusi.

MARIA GAETANA GRECO . Magari potrebbe aiutare a ricostruire una verità.

MICHELE MASTRINI . È un vero e proprio rimorso se è inteso da quel punto di vista ma io intendevo quel pensiero. Non posso alzarmi tutti i giorni e avere quel pensiero fisso.

MARIA GAETANA GRECO . Lei non può avere il pensiero fisso però il rimorso indica il pensiero che magari si poteva fare qualcosa o riferire una circostanza che poteva essere utile alle indagini.

MICHELE MASTRINI . No, nulla di particolare.

GIANLUCA FUSILLI . Chiedo scusa, abuso ancora della sua pazienza e disponibilità, le chiedo due ultime cose. Lei Pag. 25 ricordava e ricorda, lo ha dichiarato, che faceva molto caldo in quei giorni?

MICHELE MASTRINI . Sì.

GIANLUCA FUSILLI . Dalla documentazione ufficiale da noi esaminata risulta che, chi ha ritrovato il corpo di Emanuele Scieri, ha dato, tra le giustificazioni del ritrovamento, anche un odore acre che emanava dal corpo in significativo stato di decomposizione. Considerato il caldo di quei giorni, un corpo che per tre giorni è esposto a quelle condizioni climatiche può ridursi in quello stato. Lei ricorda, come sensazione, non come fatto specifico, se passando davanti allo spaccio, magari il giorno prima del ritrovamento, anche lei ha avuto la sensazione di un cattivo odore?

MICHELE MASTRINI . No, anche perché dopo la zona è stata delimitata.

GIANLUCA FUSILLI . Io dico prima, dopo è chiaro, avranno anche rimosso il corpo.

MICHELE MASTRINI . No.

GIANLUCA FUSILLI . Un'ultima richiesta, questa più di aiuto considerato che, come lei ha giustamente detto, è vero che non si può vivere sempre con quel pensiero ma è vero anche che si matura nella vita e quindi c'è anche la possibilità a certo tempo data di.... Lei, se dovesse consigliarci, se fosse lei al mio posto, al nostro, a quello del presidente, rispetto.... Io mi sono fatto un'idea, per esempio, che lo scaglione di Emanuele, il settimo ’99 non ha niente a che vedere con la circostanza, se dal caso ne è stato in qualche misura vittima. Immagino che qualcuno però, non lei, abbia potuto in qualche modo acquisire informazioni, sensazioni diverse dalle sue. Ma lei che conosceva, anche se non ne ha memoria puntuale, l'ambiente della caserma, lei che ha vissuto in quell'ambiente per nove mesi dopo la morte di Scieri, lei che ha vissuto in quell'ambiente anche in una condizione «privilegiata», in un ufficio, avendo la possibilità di svolgere una mansione gratificante e vedendo, dalla sua posizione privilegiata, l'andamento ordinario di una caserma che comunque era operativa, una caserma addestrativa, un corpo speciale con determinati valori di riferimento, se lei oggi fosse componente di questa Commissione d'inchiesta, cioè essere prima un privato e come noi essere eletto in Parlamento e poi essere assegnato alla Commissione d'inchiesta Scieri, se si trovasse nei miei panni, di quelle persone di quell'ambiente, di quelle che lei ricorda, magari lo scaglione precedente, quello successivo, il furiere... con chi sceglierebbe di approfondire meglio la questione perché secondo lei potrebbe avere uno spunto in più di ricordo? Ad esempio tra i suoi compagni del settimo ’99 qualcuno che le sembrava più interessato o comunque altrove? Secondo lei dove noi dovremmo o potremmo andare ad approfondire la ricerca di questa verità che mi sembra di capire anche lei.... Lei è sposato?

MICHELE MASTRINI . No, convivo.

GIANLUCA FUSILLI . Ha figli?

MICHELE MASTRINI . Una bimba, sì.

GIANLUCA FUSILLI . Allora lei può comprendere, essendo padre, quale sia il dolore...

MICHELE MASTRINI . Assolutamente sì.

GIANLUCA FUSILLI . Al di là adesso della dignità dello Stato, dell'inaccettabilità, ma il dolore di quei genitori che dopo vent'anni si sono visti strappare via un figlio e non hanno né giustizia, né risposta alla domanda di cosa è successo. Immagini lei che ha detto di aver rimosso perché non riusciva pur non avendo nessun legame, immagini la madre, il padre, i fratelli, le sorelle di Emanuele come possono sentirsi. Lei, se fosse al posto mio, quale consiglio ci darebbe? Ad esempio di guardare se ci fosse qualche aspetto di opacità, o che potrebbe essere accaduto lì, magari chiedere a..., ad esempio, quelli dello scaglione precedente, un comandante particolare, un caporale particolarmente sensibile. È evidente Pag. 26 che noi, per arrivare a capo di questa vicenda, abbiamo bisogno, perché qualcuno che sa in quella caserma c'è con certezza...

MICHELE MASTRINI . Su questo sono d'accordo con lei.

GIANLUCA FUSILLI . Qualcuno che sa che Scieri non è caduto dal cielo, sia che sia salito volontariamente o meno, è morto lì, caduto da quella torretta con quelle ferite. Quindi, che qualcuno ci sia che sa in quella caserma è certo, che si è portato per tutto questo tempo il peso sulla coscienza non dico dell'atto commesso, perché potrebbe anche essere qualcuno che non ha compiuto l'atto, ma che sa chi lo ha compiuto o magari era presente, ha visto e non ha impedito. Secondo lei, se lei fosse un componente di questa Commissione, in quale ambiente della caserma noi dobbiamo... perché noi abbiamo la responsabilità, non veniamo qui a divertirci a fare le domande, abbiamo una responsabilità istituzionale alla quale si sta intrecciando sempre più una sensibilità umana. La madre di Emanuele è stata la prima persona che noi abbiamo audito, così come abbiamo audito i suoi amici e abbiamo visto la ferita che c'è nel cuore di questa donna e di queste persone. Pertanto, qualunque aiuto per trovare un punto in più di approfondimento per noi è straordinario. Noi siamo certi che quelli che come lei stavano lì probabilmente hanno avuto anche meno occasioni di altri di avere informazioni, perché magari eravate monitorati, era chiaro che voi avevate anche un legame affettivo con Emanuele quindi era difficile che ci si esponesse, però magari qualche sensazione in quei giorni. Quella persona lì, quel luogo lì, quel servizio lì, quella funzione lì. Non può non sapere. Questo ci aiuterebbe molto. Non perché di per sia un elemento di indicazione puntuale ma ci aiuterebbe molto nella ricerca della verità. Altrimenti noi continuiamo a fare audizioni nelle quali tutti ci dite che nulla si sa. Faccio appello non tanto alla sua memoria quanto alla sua sensibilità di padre, un aiuto a comprendere, noi non abbiamo fatto il militare alla Gamerra di Pisa, lei sì. Noi non c'eravamo quando Emanuele Scieri è morto, lei sì. Lei poi ha avuto anche, a differenza di altri colleghi suoi che abbiamo audito, la possibilità di vivere in quell'ambiente per un tempo più lungo e anche in una posizione «privilegiata» e di relativa tranquillità rispetto all'ambiente spartano, anche se modificato dopo la tragedia, anche avendo contatti con i vertici militari, un ambiente credo, anche dal punto di vista umano e professionale, più gratificante. Dove andrebbe lei se ci dovesse dare un consiglio?

MICHELE MASTRINI . La domanda mi piace, nel senso che mi dispiace che me l'abbiano fatta solo adesso e non quando la mente era più fresca. Indicare qualcuno o indicare qualcosa oggi...

GIANLUCA FUSILLI . Anche qualcosa.

MICHELE MASTRINI . Mi risulta difficile. Posso pensare o ipotizzare, nel momento in cui nella zona dove ci è stato dato il cubo qualcuno ci deve essere stato. Sono d'accordo con voi, anzi con lei, che qualcuno sa, secondo me più di uno perché non può essere stata una persona sola.

GIANLUCA FUSILLI . Il cubo sarebbe il magazzino?

MICHELE MASTRINI . Sì, dove davano le coperte. Mi chiedo: possibile che non sia un'area video sorvegliata quella? Io me le sono fatte delle domande. Oggi c'è video sorveglianza ovunque, è vero che sono passati tanti anni...

GIANLUCA FUSILLI . C'era, ad esempio, all'interno della caserma una persona in particolare, un ruolo al quale tutti i caporali istruttori facevano costantemente riferimento qualunque cosa accadesse? C'era una figura dentro la caserma particolarmente carismatica che lei ricordi? Sa, tra gli ufficiali c'è sempre uno che ha maggiore confidenza, è più considerato o in termini di cameratismo o di sensibilità personale. Ricorda una figura di questo tipo che magari noi audendola potremmo avere...

Pag. 27

MICHELE MASTRINI . Sinceramente no...

GIOVANNA PALMA . Vorrei che approfondisse meglio le sue considerazioni sulle telecamere.

MICHELE MASTRINI . Sì, perché non c'erano telecamere, perché nessuno ha sentito qualcosa. Perché, ripeto, io posso essere anche costretto ma, se non voglio fare una cosa, dovrò farmi sentire in qualche modo o per il dolore o perché mi stanno costringendo a fare qualcosa che non voglio, io qualcosa dirò. Ma non dico solo internamente alla caserma, al di fuori delle mura c'è gente che ci vive. A mio avviso, se fossero state lanciate delle urla, si sarebbero sentite anche fuori pur essendoci il muro di recinzione. Quindi, sinceramente io non saprei a cosa pensare. Preferisco essere in questa posizione che nella vostra: aiutare in qualche modo ma non poter essere più di tanto di aiuto.

PRESIDENTE . Lei dice che in teoria poteva esserci l'area videosorvegliata, anche se nel ’99 non lo era, comunque lo accerteremo.

MICHELE MASTRINI . Immagino di no.

PRESIDENTE . Le urla si sarebbero sentite fuori, su questo poi abbiamo..... altri consigli che le vengono in mente, questa è la domanda.

MICHELE MASTRINI . Come mai la guardia che opera e che ha operato in servizio all'interno della caserma non ha visto o sentito nulla quel giorno e nei giorni successivi prima del ritrovamento del corpo? In termini visivi ma anche in termini olfattivi. Inteso che se si passa di lì, la guardia non la fa una persona sola, ci sono un gruppo di persone che girano a controllare, quattro occhi vedono meglio di due, sei vedono meglio di quattro, quindi erano più persone che sicuramente avrebbero dovuto o comunque potuto scovare qualcosa, in questo caso un corpo.

PRESIDENTE . Lei se lo ricorda se le guardie ogni giorno erano undici?

MICHELE MASTRINI . No.

PRESIDENTE . Se lo ricorda se i turni di guardia erano settimanali? Se venivano cambiati ogni settimana e quindi la settimana dal 13 al 15 erano sempre le stesse guardie?

MICHELE MASTRINI . I turni di guardia, paragonandoli ad una guardia che avevo fatto io, erano settimanali e il gruppo era formato da quelle persone per tutta la settimana.

PRESIDENTE . Quindi i turni erano cambiati settimanalmente, giusto?

MICHELE MASTRINI . Sì.

PRESIDENTE . Quindi dal 13 al 15, da venerdì a domenica erano le stesse persone?

MICHELE MASTRINI . Sì, esattamente. C'è quello del week end e quello dei cinque giorni. Era un'assegnazione, era un'attività come un'altra, nel senso che io potevo essere assegnato in cucina, ma potevo anche essere di guardia tutta la settimana.

PRESIDENTE . Quindi, diciamo che di guardia potevano andare tutti, anche i commilitoni appena arrivati.

MICHELE MASTRINI . Probabilmente appena arrivati no, non ricordo questo, anzi sono certo che non fosse possibile. Dopo un po’ di mesi che eri dentro.

PRESIDENTE . Quindi nel vostro scaglione, settimo ’99, arrivato il 13 agosto, nessuno poteva ancora andare di guardia il 14, giusto? Quelli che venivano dal CAR insieme a lei.

MICHELE MASTRINI . Quelli del mio scaglione?

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PRESIDENTE . Sì. Voi arrivate in caserma Gamerra il 13 agosto...

MICHELE MASTRINI . Probabilmente, no.

PRESIDENTE . Non potevate essere messi di guardia, non conoscevate la caserma.

MICHELE MASTRINI . Mentre sicuramente potevamo essere adibiti ad altre attività, in cucina, allo spaccio o altre attività.

GIANLUCA FUSILLI . Dopo un certo tempo potevate andare di guardia perché, come diceva il presidente, la guardia presuppone anche una conoscenza puntuale dei luoghi. Io il secondo giorno non conosco cosa devo sorvegliare.

MICHELE MASTRINI . A parte le regole, comunque si ha in mano un'arma e i controlli che devono essere effettuati da parte della guardia non li può conoscere una persona appena arrivata in caserma. Io ho fatto la guardia non all'interno della caserma ma presso un deposito, se non ricordo male, a Firenze.

GIANLUCA FUSILLI . Ha fatto il piantone.

MICHELE MASTRINI . No, no, ho fatto la guardia, eravamo in quattro ed era a Firenze, Scandicci.

MARIA GAETANA GRECO . Ma lei ricorda chi era addetto al magazzino quella settimana?

MICHELE MASTRINI . Assolutamente no, anche perché penso che anche lì ci fossero dei turni.

MARIA GAETANA GRECO . Ci può indicare gli orari di apertura del magazzino? Fino a quando stava aperto il magazzino?

MICHELE MASTRINI . Non lo so. Io ricordo gli orari che facevo io. Dopo l'alzabandiera mi recavo in ufficio. Immagino che facessero i miei stessi orari di ufficio ma non ricordo. Anche perché non era una struttura che si frequentava periodicamente, come ad esempio lo spaccio, lì si andava solo a ritirare il materiale.

MARIA GAETANA GRECO . Va be’, ma qualcuno deve pure attendere a questa incombenza, deve pure stare lì.

MICHELE MASTRINI . Assolutamente sì, però magari non è detto che ci siano dalle otto alle cinque del pomeriggio, magari fanno altri orari e sicuramente, anche in quel caso, non è personale appena arrivato.

MARIA GAETANA GRECO . Senta, lei ha detto di aver lavorato nell'ufficio del vice comandante.

MICHELE MASTRINI . Era un maresciallo.

MARIA GAETANA GRECO . Io le faccio una domanda: chi teneva i rapporti con il generale Celentano?

MICHELE MASTRINI . Immagino il comandante Bertolini che era il comandante della caserma. Immagino, io non ho mai avuto a che fare...

MARIA GAETANA GRECO . Non lei personalmente...

MICHELE MASTRINI . Non ricordo di averlo visto, anzi forse una volta ricordo di aver visto dentro la caserma il generale Celentano.

MARIA GAETANA GRECO . Lei non ha avuto modo di assistere a qualche telefonata intercorsa tra i suoi diretti superiori?

MICHELE MASTRINI . No, perché sia il comandante sia il vice comandante Ratti avevano i propri uffici.

MARIA GAETANA GRECO . Dico, siccome il generale non era sempre presente in caserma, c'era qualcuno a cui faceva riferimento?

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MICHELE MASTRINI . Il generale non era mai presente in caserma che io ricordi. Non aveva un ufficio, c'era un comandante, che era Bertolini, e il vice comandante. Chiaramente poi, per impegni personali, a volte il comandante non c'era e allora la caserma era comandata dal tenente colonnello Ratti che diveniva responsabile di tutto l'andamento della caserma.

PRESIDENTE . Quindi, il comandante della Folgore era il generale Celentano.

MICHELE MASTRINI . Sì.

PRESIDENTE . Il comandante della caserma lei ricorda che era Bertolini.

MICHELE MASTRINI . Sì.

PRESIDENTE . E il vice comandante Ratti. Romondia se lo ricorda?

MICHELE MASTRINI . Come nome sì ma non...

PRESIDENTE . Il vice comandante Ratti, Romondia e Amoriello tutti insieme, loro tre, vi hanno radunato, appena siete scesi dai pullman che provenivano dal CAR di Scandicci, nella piazza d'armi e vi hanno fatto tutto un discorso sul nonnismo e vi hanno fatto firmare un foglio contro il nonnismo?

MICHELE MASTRINI . Forse sì. Eravamo seduti non nel piazzale principale ma... non so se è possibile vedere la cartina... era un piazzale forse tra i vari stabili, tra le nostre camerate e le successive. Non ricordo se eravamo là tra uno stabile e l'altro.

PRESIDENTE . Tra uno stabile e l'altro.

MICHELE MASTRINI . Questa qui è la compagnia CCS dove eravamo noi. Non ricordo se il piazzale, dove ci hanno radunato e ci hanno dato i giorni per andare a casa, fosse qua o là.

PRESIDENTE . Tra uno stabile e l'altro. Quindi, sta ricordando che Amoriello, Ratti e Romondia vi hanno fatto tutto un discorso sul nonnismo?

MICHELE MASTRINI . Mi ricordo il colonnello Ratti perché è un personaggio particolare, anche nel modo di esprimersi, e poi perché, comunque, avevo poi continuato ad avere rapporti con lui, avendo l'ufficio a fianco, ed era molto vicino a dove abito io.

PRESIDENTE . Ognuno di loro aveva il proprio ufficio?

MICHELE MASTRINI . Sì, quello tra il comandante Bertolini e il vice comandante Ratti era comunicante.

PRESIDENTE . Era un ufficio comunicante.

MICHELE MASTRINI . Sì, aveva una porta comunicante.

GIOVANNA PALMA . Alla fine i giudizi o comunque le sentenze si emanano subito, soprattutto nel popolo quando ci sono episodi particolari di cronaca. Io sono napoletana quindi a volte quando vediamo degli omicidi sappiamo già chi sono, se era una persona per bene o meno, c'è già quel giudizio di condanna veloce. All'interno della caserma, tra voi, qual è stato il pensiero? Che si fosse trattato di un incidente oppure effettivamente che fosse stato vittima di un atto di bullismo?

MICHELE MASTRINI . Sinceramente il mio primo pensiero fu che fosse stato un incidente più che una costrizione.

GIOVANNA PALMA . Lei magari pensa che un ragazzo di ventisei anni decide di salire e di lanciarsi?

MICHELE MASTRINI . No, un incidente nel senso che non si è lanciato volontariamente, magari ha inciampato in qualche modo. Ho anche ragionato sul perché fosse salito.

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GIOVANNA PALMA . Quindi riflettendo bene magari non è stato proprio un incidente, uno non è che è curioso di salire e poi dopo cade. Salire per andare a vedere cosa e dove?

MICHELE MASTRINI . Scivola e cade, magari voleva vedere fuori dalle mura. Non so cosa passa per la testa delle persone, ribadisco quello che ho detto prima: se fosse stato costretto, allora gli hanno tappato la bocca perché se fosse accaduto a me avrei provato a dimenarmi, a urlare, in qualche modo a farmi sentire.

GIOVANNA PALMA . Quindi, questo è stato il suo pensiero. E quello dei suoi commilitoni?

MICHELE MASTRINI . Anche loro rimanevano sul fatto che era stato costretto a salire o era stato un incidente. Comunque le ipotesi erano quelle.

GIOVANNA PALMA . Qual era l'ipotesi prevalente?

MICHELE MASTRINI . Che fosse stato costretto, però c'era sempre l'incognita perché non si fosse fatto sentire.

GIANLUCA FUSILLI . Ultime due domande. Ci dice il settore in cui lei opera?

MICHELE MASTRINI . Vendo programmi per avvocati. Lavoro presso la Zucchetti.

GIANLUCA FUSILLI . Era una curiosità aggiuntiva. Quindi, settore commerciale.

MICHELE MASTRINI . Sì nel settore commerciale quindi sono spesso via per lavoro ma, all'epoca in ufficio, avevo semplicemente finito di studiare informatica quindi non avevo un incarico particolare come quello che ho adesso.

GIANLUCA FUSILLI . Posso chiederle se nella fase di selezione le è stato utile nel curriculum essere stato paracadutista?

MICHELE MASTRINI . No. Nell'entrare in Zucchetti?

GIANLUCA FUSILLI . Sì.

MICHELE MASTRINI . No, anzi penso di non averlo nemmeno messo nel curriculum. Non punto su quello, addirittura ora si entra solo se si è laureati in Zucchetti, quando sono entrato io, gennaio 2002, bastava semplicemente la scuola superiore e chiaramente un ramo di perito informatico quale era il mio.

PRESIDENTE . Grazie signor Mastrini del suo sforzo e di essere venuto, alcune sue considerazioni ci saranno sicuramente utili. La invito cortesemente, come le ho detto all'inizio, a non parlare con nessuno di quanto detto e, qualora venisse contattato da qualcuno, di chiamare subito la Commissione e riferire, proprio per la ricerca accorata che stiamo facendo della verità. Grazie.

(I lavori riprendono quindi in seduta pubblica).

PRESIDENTE . Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 10.35.

(*) L'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 5 dicembre 2017 ha deliberato la classificazione di atto libero del resoconto stenografico della presente audizione. La Commissione ha preso atto di tale decisione nella seduta dello stesso giorno. A decorrere da tale data, il resoconto stenografico della presente seduta viene pertanto pubblicato, quale atto libero, ai sensi dell'articolo 1 della delibera della Commissione del 3 maggio 2016, recante i criteri generali per la classificazione degli atti e dei documenti ai sensi dell'articolo 19 del regolamento interno, pubblicata nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 3 maggio 2016, pag. 185