XVII Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 4 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mazziotti Di Celso Andrea , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), Giorgio Alleva, sui profili organizzativi relativi all'Istituto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Mazziotti Di Celso Andrea , Presidente ... 3 ,
Alleva Giorgio , Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ... 3 ,
Mazziotti Di Celso Andrea , Presidente ... 8 ,
Centemero Elena (FI-PdL)  ... 8 ,
Agostini Roberta (PD)  ... 8 ,
Costantino Celeste (SI-SEL)  ... 9 ,
Fabbri Marilena (PD)  ... 10 ,
Cozzolino Emanuele (M5S)  ... 11 ,
Pollastrini Barbara (PD)  ... 12 ,
Mazziotti Di Celso Andrea , Presidente ... 13 ,
Alleva Giorgio , Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ... 13 ,
Mazziotti Di Celso Andrea , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), Giorgio Alleva, sui profili organizzativi relativi all'Istituto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), Giorgio Alleva, sui profili organizzativi relativi all'Istituto.
  Do subito la parola al presidente Alleva, che ringrazio per la sua presenza.

  GIORGIO ALLEVA, Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT). Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. In questa audizione illustrerò lo stato di attuazione del programma di modernizzazione avviato all'interno dell'Istituto nazionale di statistica, come annunciato a codesta Commissione quasi due anni fa, durante l'audizione che ho reso ai fini dell'espressione del parere sulla mia nomina a presidente dell'Istituto.
  Il 15 aprile scorso, a seguito dell'entrata in vigore del nuovo assetto organizzativo approvato dal Consiglio dell'Istituto nel mese di febbraio, è stato ufficialmente avviato il programma di modernizzazione dell'ISTAT. Tale programma, coerentemente con la Vision 2020 di Eurostat – l'organismo che coordina la produzione di statistiche europee – e con le iniziative in tema di modernizzazione della Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Europa, intende disegnare il futuro dell'ISTAT, accrescendo la capacità dell'Istituto di rispondere in modo tempestivo e flessibile alla domanda emergente di dati.
  Ciò avverrà attraverso un'ottimizzazione dei processi di produzione dell'informazione statistica e una riduzione dei costi a carico della società. Per rendere più chiaro il senso di questo cambiamento, nella mia esposizione ripercorrerò in modo sintetico le diverse tappe che hanno portato al nuovo assetto organizzativo dell'Istituto, partendo dalla descrizione del ruolo della statistica ufficiale, rimandando per il resto alla relazione scritta consegnata alla Presidenza.
  L'ISTAT è uno dei maggiori enti di ricerca pubblici italiani; rappresenta il principale produttore di statistica ufficiale del Paese e coordina l'attività dell'intero sistema statistico nazionale, il SISTAN.
  In ambito internazionale, l'Istituto partecipa attivamente alla crescita del sistema statistico europeo e contribuisce alla produzione di informazioni comparabili e allo sviluppo di metodologie condivise. La missione dell'Istituto è quella di servire la collettività attraverso la produzione e la diffusione di statistiche ufficiali, di analisi e di previsioni, allo scopo di sviluppare un'approfondita conoscenza della realtà economica, sociale e ambientale dell'Italia, favorendo i processi decisionali di tutti gli attori della società.
  La produzione dell'Istituto è realizzata in piena autonomia, sulla base di rigorosi princìpi etico-professionali e avanzati standard scientifici definiti nel Codice europeo delle statistiche. Pag. 4
  L'indipendenza dell'Istituto nazionale di statistica è, del resto, un principio fondamentale di democrazia, ulteriormente rafforzato dalla nuova legge statistica europea. Ciò richiede un assiduo impegno scientifico-organizzativo, contrassegnato dal miglioramento continuo di concetti, definizioni, metodi, tecniche di raccolta e diffusione dei dati.
  L'Istituto pone al centro della sua azione la domanda di conoscenza degli utenti. La ricognizione dei bisogni informativi assume, quindi, un ruolo centrale e di primaria importanza al fine di adeguare, migliorare e ampliare la produzione di statistiche.
  Questa attività viene svolta costantemente attraverso il coinvolgimento di reti nazionali e internazionali di esperti, di Eurostat e altri organismi sovranazionali, secondo modalità e princìpi ben definiti e codificati.
  Di fondamentale importanza è il ruolo svolto dal Programma statistico nazionale, ovvero l'atto normativo che con cadenza triennale e aggiornamenti annuali stabilisce quali sono le rilevazioni statistiche di interesse pubblico affidate al Sistema statistico nazionale.
  Alla predisposizione del Programma statistico nazionale concorrono le attività di analisi della domanda di statistiche e di valutazione della rispondenza dei dati ufficiali alle esigenze degli utilizzatori svolte dai Circoli di qualità e dalla Commissione degli utenti dell'informazione statistica.
  La capacità della statistica ufficiale di rispondere alle esigenze informative espresse dagli utenti è oggetto di una specifica sezione del Programma statistico nazionale.
  Passando ad analizzare le ragioni del cambiamento, osservo che l'evoluzione del contesto in cui gli istituti di statistica si trovano a operare ha fatto emergere la necessità di una nuova strategia di produzione della statistica ufficiale. Da un lato, la crescente complessità delle società moderne e la natura multidimensionale dei fenomeni oggetti di studio – si pensi alla globalizzazione, al benessere, all'ambiente, alla competitività – richiedono un continuo ampliamento dell'informazione statistica e un aumento della sua tempestività, per soddisfare nuove e più specifiche esigenze conoscitive sia di carattere tematico sia di dettaglio territoriale e di tipologia di informazioni prodotte. Dall'altro lato, lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie digitali hanno abbattuto molti ostacoli, in primo luogo di costo per la produzione, la conservazione e l'analisi dell'informazione, e gli istituti di statistica si trovano oggi a competere con altri produttori che forniscono dati spesso più tempestivi, ma rispettando vincoli di qualità meno stringenti.
  Negli ultimi anni, proprio per affrontare le sfide poste da questi nuovi scenari, molti Istituti nazionali di statistica hanno avviato una serie di azioni straordinarie di revisione e innovazione dei loro processi di produzione, consapevoli che tale cambiamento rappresenti l'unica soluzione per mantenere l'autorevolezza della statistica ufficiale e la fiducia in essa.
  In tale contesto, nell'ambito del sistema statistico europeo è stato avviato un programma di modernizzazione, denominato «Vision 2020», basato sulla trasformazione digitale, sul ricorso a nuove fonti di dati, sul rafforzamento della logica di integrazione delle informazioni prodotte e sulla costruzione di registri statistici. Anche l'agenda della divisione statistica delle Nazioni Unite conferma la necessità di accelerare il processo di modernizzazione della produzione statistica.
  Passo adesso ad illustrare il nuovo modello dell'Istituto. Nell'agosto 2014 l'ISTAT, fondandosi su un modello integrato di rappresentazione dei processi e dell'attività, ha avviato una serie di attività specifiche volte allo sviluppo di un progetto di modernizzazione, con gli obiettivi di arricchire l'offerta e la qualità delle informazioni statistiche. In particolare, un team di ricercatori interni, coadiuvato da diversi esperti italiani e stranieri, che hanno partecipato a titolo gratuito, è stato incaricato di effettuare una ricognizione dei processi produttivi in essere, di analizzarli con appositi strumenti e di studiare le fasi necessarie per la transizione dallo stato attuale a quello futuro. Pag. 5
  Le attività del team di progetto sono state costantemente condivise e discusse con il personale dell'Istituto. La nuova Vision è stata inoltre presentata in diverse sedi internazionali, suscitando un notevole interesse.
  Il ritardo nella nomina del nuovo Consiglio dell'Istituto, nominato a dicembre 2015, mentre il precedente era scaduto un anno prima, pur rappresentando un freno per l'avvio della fase più operativa, ha costituito un'ulteriore occasione per definire più nel dettaglio l'operatività delle azioni della modernizzazione e avviare sperimentazioni per favorire una cultura dell'innovazione.
  Il progetto è stato presentato al nuovo Consiglio, che lo ha discusso in diverse sedute trasformandolo nel Programma di modernizzazione dell'Istituto, approvato il 28 gennaio 2016, che trovate in allegato al documento scritto. Il Programma prevede una profonda trasformazione, che può essere rappresentata sinteticamente con il passaggio da un modello di tipo tradizionale, basato prevalentemente sull'acquisizione diretta dei dati da cittadini e imprese attraverso le indagini, a un modello basato sull'integrazione di dati individuali provenienti da una pluralità di fonti (indagini, archivi amministrativi e nuove fonti come i big data).
  Il modello tradizionale che, portato all'estremo, possiamo immaginare formato da tante indagini condotte parallelamente da diverse strutture in modo indipendente, oltre a fare da ostacolo all'armonizzazione e alla standardizzazione dei processi e dei prodotti, porta alla proliferazione e alla duplicazione di soluzioni sviluppate a livello locale e non corporate, ovvero adottate dall'intero Istituto.
  Le inefficienze che si generano quando più persone risolvono in modo indipendente i medesimi problemi nelle diverse indagini dispendono inutilmente risorse e limitano le possibilità di investire sullo sviluppo tecnologico e metodologico.
  Il nuovo modello supera questi problemi attraverso la costruzione di un sistema di registri statistici che integrano tutte le informazioni, derivanti sia da fonti amministrative sia da rilevazioni relative a diversi soggetti di interesse: individui e famiglie, unità economiche e istituzioni, unità geografiche e territoriali.
  L'uso dei registri non ridurrà l'importanza delle indagini statistiche. Esse continueranno a rappresentare un fondamentale strumento di raccolta di dati. La sfida è quella di aumentare il potere informativo complessivo, mettendo a sistema le informazioni amministrative e quelle d'indagine.
  È bene sottolineare che il processo di modernizzazione rappresenta un'evoluzione piuttosto che una rottura rispetto al passato, quindi consente di capitalizzare le esperienze già compiute e di valorizzare il grande patrimonio esistente all'interno dell'Istituto in termini di conoscenze e di competenze.
  Per le imprese, ad esempio, l'integrazione di informazioni da fonte amministrativa con dati di indagini campionarie ha permesso di realizzare, a partire dal 2013, un sistema informativo complesso che offre la possibilità di fornire stime annuali accurate per le principali variabili del conto economico delle imprese, con un livello di dettaglio territoriale, dimensionale e settoriale precedentemente impensabile.
  Più in generale, l'attività di integrazione di informazioni derivanti da diverse fonti costituisce già da tempo uno strumento rilevante per la comprensione della società in cui viviamo. Solo a titolo di esempio, ricordo i recenti risultati pubblicati dall'ISTAT sulla speranza di vita per titolo di studio posseduto, frutto dell'integrazione tra dati di indagine e di censimento; si tratta di un importante contributo offerto al nostro Paese per leggere le disuguaglianze di salute e per orientare le scelte di investimento nel sociale.
  L'estensione a tutto il sistema di produzione dei dati di questa nuova concezione, che costituisce l'obiettivo del programma di modernizzazione, ha reso necessario un ripensamento della struttura organizzativa, in modo da renderla più idonea alla standardizzazione dei processi e al superamento della precedente organizzazione, basata su sistemi di indagini indipendenti. Pag. 6
  Per quanto riguarda il passaggio alla nuova struttura organizzativa, coerentemente con il nuovo modello produttivo e gli obiettivi appena illustrati, è stata progettata una nuova struttura organizzativa basata sulla centralizzazione dei servizi di supporto alla produzione statistica. A tale scopo si è scelto di costituire una Direzione generale che comprende i servizi di supporto a carattere giuridico-amministrativo; un Dipartimento che centralizza i servizi di supporto a carattere tecnico-scientifico (raccolta dati, informatica, metodologie e diffusione); un Dipartimento di produzione modellato sul sistema dei registri statistici e diviso in aree tematiche: Direzione centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione; Direzione centrale per le statistiche economiche; Direzione centrale per le statistiche ambientali e territoriali; Direzione centrale per la contabilità nazionale. A queste macrostrutture si aggiunge una Direzione che comprende tutte le funzioni di supporto all'azione di governance.
  La costituzione del Dipartimento nel quale accentrare tutti i servizi trasversali di supporto alla produzione contribuisce al superamento della logica di linee produttive indipendenti, permette di standardizzare i processi, gli approcci metodologici e tecnologici, e consente di individuare soluzioni ottimali e condivise all'interno dell'Istituto.
  La transizione alla nuova struttura organizzativa, necessaria per la piena realizzazione del programma, ha seguito diverse tappe. Nel mese di febbraio 2016, il Consiglio ha adottato l'Atto organizzativo generale n. 1, contenente le nuove linee fondamentali di organizzazione e funzionamento. Rispetto all'assetto precedente, è stata operata una complessiva riduzione del numero degli uffici generali, direttori centrali e di dipartimento, da 19 a 15 posizioni.
  Il Consiglio, definiti i criteri di valutazione, ha dato mandato all'amministrazione di procedere all'avvio delle call per la selezione dei direttori. A tal fine, è stato pubblicato un avviso pubblico, aperto anche agli esterni, per la raccolta di manifestazioni di interesse al conferimento degli incarichi, nel quale sono stati esplicitati i criteri di valutazione comparativa e le competenze tecniche e manageriali necessarie per ricoprire l'incarico.
  L'avviso pubblico richiedeva la presentazione del curriculum e di una lettera nella quale esplicitare le motivazioni e il contributo che si intendeva apportare alla struttura per la quale si concorreva. Le valutazioni comparative sono state condotte dal presidente, coadiuvato da esperti qualificati, quali ex presidenti dell'ISTAT, professori di chiara fama e altri esperti nelle diverse materie.
  Il Consiglio ha anche approvato le linee fondamentali di organizzazione degli uffici tecnici non generali e quelle degli uffici amministrativi di seconda fascia, coerenti con il programma di modernizzazione e in linea con le attività già in essere in Istituto, nonché la relativa procedura per l'attribuzione degli incarichi.
  In sintesi, con il nuovo assetto organizzativo che a partire dal 15 aprile 2016 ha sostituito integralmente quello precedente in vigore, delle 71 posizioni dirigenziali previste per norma ne sono state definite complessivamente 67; di queste ne sono state attribuite 60.
  In merito, vorrei sottolineare che 16 dei nuovi dirigenti hanno meno di cinquant'anni; 26 sono donne e 23 sono alla prima esperienza di dirigenza. I direttori sono stati scelti sulla base delle loro competenze e del contributo proposto per l'attuazione del programma.
  L'approvazione del Programma di modernizzazione e il cambiamento nella struttura organizzativa dell'Istituto si è dunque accompagnato con un rinnovo significativo del management, sia di primo sia di secondo livello, dando opportunità di progettualità nonché responsabilità di realizzazione a nuovi dirigenti.
  Nell'analizzare i vantaggi derivanti dal modello, sottolineo che la realizzazione del Programma di modernizzazione produrrà ampi vantaggi, sia in termini di minore disturbo statistico su cittadini e imprese, riducendo la richiesta di informazioni che di fatto sono state già fornite a un ufficio Pag. 7pubblico, sia in termini di qualità e arricchimento dell'offerta informativa.
  Alcuni esempi possono aiutare a comprendere le prospettive che il nuovo modello sta aprendo in diversi campi. Nella produzione delle statistiche sulle imprese, l'uso delle fonti amministrative, in particolare di quelle fiscali, è diventato elemento comune in tutti gli Istituti di statistica europei. Come già detto, anche l'ISTAT si sta muovendo decisamente in questa direzione. Oltre a ridurre i costi, aumentare la copertura dell'universo delle imprese, l'uso di dati amministrativi permetterà di spostare risorse su indagini campionarie specifiche, volte a migliorare la conoscenza della struttura e della capacità competitiva del sistema produttivo.
  L'integrazione tra dati amministrativi e dati di indagine consentirà di migliorare anche la produzione delle statistiche sociali, aumentando l'offerta informativa e la capacità di leggere i cambiamenti demografici e sociali.
  Vorrei sottolineare che questa integrazione è proprio alla base del nuovo modello europeo per le statistiche sociali in fase di regolamentazione. Anche per le statistiche sociali l'ottimizzazione conseguente al maggior utilizzo dei dati amministrativi permetterà di destinare risorse e indagini focalizzate su particolari gruppi – gli immigrati, i giovani, gli homeless – e temi quali la povertà, la disabilità, le diverse forme di discriminazione, rispetto ai quali è importane mantenere alta l'attenzione.
  Questo consentirà di sviluppare modelli interpretativi più efficaci, valutando l'interconnessione tra fenomeni economici e sociali: lavoro-istruzione; redditi-consumi-ricchezza; salute-sanità-assistenza sociale; domanda-offerta di lavoro.
  Ad aumentare sarà anche il dettaglio delle informazioni statistiche disponibili. L'integrazione tra tutte le fonti permetterà di ottenere dati e indicatori per differenti dimensioni e sotto popolazioni e, di conseguenza, definire quadri informativi sempre più completi. Si pensi, ad esempio, alla capacità di descrivere le diverse realtà territoriali del Mezzogiorno.
  Senza dubbio un grande lavoro andrà fatto nel monitorare e stimolare l'accesso e i requisiti di qualità degli archivi amministrativi. L'ISTAT ha maturato nel tempo una solida esperienza nel trattare dati amministrativi, definendo regole e procedure specifiche.
  Nel futuro, quando altre fonti di dati saranno disponibili, il modello che abbiamo adottato permetterà di sfruttare in modo ottimale le nuove informazioni. A questo proposito, trovo utile ricordare il lavoro che attende la Commissione statistica sui big data, recentemente rinnovata in ISTAT, con l'impegno di guidare l'Istituto nella produzione di statistiche basate sull'utilizzo di queste nuove e importanti fonti di dati.
  Infine, desidero sottolineare come il nuovo modello richieda anche un incremento delle collaborazioni, sia con i soggetti che raccolgono informazioni di tipo amministrativo sia con quelli che possono contribuire allo studio e all'approfondimento di fenomeni rilevanti per la nostra società.
  Anche sotto questo profilo, perciò, stiamo portando avanti nuove azioni. Ricordo innanzitutto l'accordo tra ISTAT, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, INPS e INAIL, per migliorare la qualità delle statistiche in tema di occupazione; il protocollo di intesa con l'Autorità nazionale anticorruzione per lo studio dei fenomeni corruttivi; quello con l'Associazione nazionale comuni italiani e l'Unione province d'Italia per il rafforzamento dell'attività statistica per il governo locale; l'accordo con il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati per la fornitura di dati ed elaborazioni utili al controllo della finanza pubblica.
  In conclusione, due anni fa, di fronte a codesta Commissione, ho preso l'impegno di attuare una profonda riorganizzazione del processo di produzione dell'informazione statistica ufficiale in Italia. Quell'impegno sta ora prendendo forma.
  Desidero ribadire oggi, come allora, che il successo di questo Programma non può prescindere dal prezioso patrimonio di competenze presente nell'Istituto. Per questa Pag. 8 ragione, sono state intraprese le azioni necessarie per realizzare tre linee programmatiche, che avevo presentato per la mia presidenza e che costituiscono elementi fondamentali per il successo del Programma di modernizzazione dell'Istituto: la formazione e la valorizzazione di tutto il personale; il percorso per garantire la stabilizzazione del personale a tempo determinato; l'individuazione della soluzione tecnico-finanziaria per realizzare il progetto della sede unica.
  Le trasformazioni in atto nella società e la nuova domanda di informazione statistica chiamano l'ISTAT a un forte cambiamento. Sono certo che la strada intrapresa accrescerà il ruolo della statistica ufficiale come strumento di democrazia per il Paese.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Alleva.
  Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELENA CENTEMERO. Nel sottolineare l'importanza dell'ISTAT e della raccolta dei dati ai fini della ricerca e della valutazione di impatto delle politiche decisionali, vorrei rivolgere al presidente Alleva alcune domande.
  In primo luogo, lei ha parlato di modernizzazione nell'ambito della policy e della riorganizzazione dell'ISTAT. Noi sappiamo quanto, nel settore sociale, le indagini multiscopo abbiano arricchito le nostre conoscenze sulle forze lavoro, sui consumi, sui cambiamenti che all'interno della società italiana si sono avuti nel corso del tempo. Sappiamo anche che molti di questi dati non sarebbero reperibili – perché non evidenziati dall'elemento statistico in sé, ma dati sommersi – se non attraverso indagini multiscopo. Quindi, ci chiediamo che cosa intenda fare l'Istituto rispetto alle indagini multiscopo, che sono stati il fiore all'occhiello dell'ISTAT per moltissimi anni, a partire dagli anni Novanta, e che hanno contribuito a garantire la qualità dei dati.
  La seconda domanda riguarda lo spoil system. Abbiamo assistito, all'interno dell'ISTAT, a dei cambiamenti consistenti soprattutto nell'ambito che riguarda il settore povertà, disuguaglianze, redditi, che è un fiore all'occhiello dell'ISTAT, unico tra i modelli in Europa. Molti dirigenti sono stati cambiati, nonostante il grande contributo dato negli anni. In particolar modo, ci chiediamo come mai la dottoressa Linda Laura Sabbadini, premiata come una delle cento eccellenze italiane per la categoria donne, che è stata uno dei dirigenti al vertice dell'ISTAT, sia stata rimossa dall'incarico che ricopriva e quali siano le prospettive.
  Inoltre, nell'organizzazione e nell'organigramma dell'ISTAT, soprattutto nella costituzione della Direzione centrale presso la presidenza, ci chiediamo in che modo lei ritenga non siano stati violati il decreto legislativo n. 165 del 2001, che all'articolo 4 pone il divieto di costituzione di uffici di diretta collaborazione, anche camuffati, e pone questo divieto anche per il principio di separazione tra politica e amministrazione. Chiediamo, altresì, in che modo lei ritenga che non sia stato violato il decreto del Presidente della Repubblica n. 166 del 2010, che prevede che le attività di tipo amministrativo, giuridico e gestionale siano svolte dalla Direzione generale e quelle di produzione e di ricerca dalla dirigenza tecnica presso i Dipartimenti. Grazie.

  ROBERTA AGOSTINI. Ringrazio il professor Alleva per la sua presenza oggi in Commissione. Anche io penso che la statistica sia un bene pubblico, che ci consente di decidere con cognizione di causa e anche di valutare ex post le decisioni prese. Da questo punto di vista, l'indipendenza e l'autonomia dell'Istituto di statistica sono un bene assolutamente prezioso per la democrazia del nostro Paese.
  Penso che sia giusto il processo di innovazione e di ammodernamento che è stato intrapreso, e il presidente e l'ISTAT hanno tutta l'autonomia per farlo. Tuttavia, mi riaggancio anche alle domande della collega Centemero, in particolare a quella che riguarda competenze preziose dell'Istituto nazionale di statistica: per rinnovare e ammodernare l'Istituto è necessario che siano coinvolte le competenze migliori, e d'altra parte il presidente ha parlato di Pag. 9evoluzione della politica dell'Istituto rispetto al passato, più che di rottura.
  In queste settimane abbiamo assistito, attraverso le pagine di tutti i giornali, a numerosi appelli, prese di posizione di persone anche molto diverse, persone di cultura – da Settis a De Mauro – e di associazioni anche molto diverse tra loro, dalla Caritas ad associazioni delle donne. Secondo me, queste prese di posizione dimostrano che il lavoro di indagine sociale svolto dall'ISTAT negli anni passati, in particolare appunto da Linda Laura Sabbadini, è stato un lavoro molto importante, che ha consentito di guardare in profondità ai cambiamenti della società italiana.
  Le indagini sono state numerose, tutte molto importanti: da quella sull'inclusione sociale dei migranti fino a quelle sul bullismo e sugli omosessuali; penso in particolare a quella sulla violenza, che è stata per il movimento delle donne un'indagine molto importante, perché ha portato alla luce un fenomeno sommerso. Quindi, si è trattato di indagini che hanno avuto il merito di cogliere una realtà profonda, che non è immediatamente leggibile dai dati amministrativi.
  Naturalmente le cose che lei ha detto sono essenziali, come mettere a sistema gli archivi, far dialogare la rete dei comuni, degli enti locali, dei ministeri, ed è altrettanto essenziale promuovere ricerche che tengano insieme anche informazioni diverse: l'età, il sesso, la provenienza territoriale e geografica, le condizioni sociali.
  Per noi il lavoro dell'ISTAT di questi anni è stato molto importante, ed è stato importante anche il fatto che queste ricerche poi sono state messe a disposizione; c'è stato un aiuto e un sostegno per far capire come si leggevano alcuni dati. Quindi, dietro a queste prese di posizione c'è il timore che, nonostante le rassicurazioni del presidente, la riorganizzazione possa portare a un indebolimento delle statistiche sociali, che sono state così importanti.
  Cito un articolo di una importante sociologa, Chiara Saraceno, che scrive che nel momento in cui si accorpano il Dipartimento delle statistiche economiche e il Dipartimento delle statistiche sociali ed ambientali, nessun dirigente delle statistiche sociali è stato riconfermato, mentre sono stati rinominati due su tre dei dirigenti delle statistiche economiche. Cito un articolo che mi aveva colpito, tra le prese di posizione di questi giorni.
  Poiché, invece, la parte delle statistiche sociali e delle indagini multiscopo è stata un'esperienza positiva, di successo, un fiore all'occhiello per l'ISTAT, mi chiedo le ragioni di scelte che sono apparse penalizzanti in particolare per alcuni dirigenti di valore. Grazie.

  CELESTE COSTANTINO. È del tutto evidente che ritorniamo più o meno sulle stesse argomentazioni che sono state già esposte dall'onorevole Centemero e dall'onorevole Agostini. Quello che mi colpisce – ed è il punto su cui proverò a ritornare – è che, rispetto a quest'opera di modernizzazione così come ci è stata raccontata dal presidente Alleva, è stato cambiato più o meno il 50 per cento dei dirigenti. Questo vuol dire dare un giudizio fortemente negativo sull'operato precedente.
  Nel settore povertà, disuguaglianze e redditi che, come è stato già detto, è stato sempre considerato un fiore all'occhiello, sono stati cambiati gran parte dei responsabili.
  Della vicenda di Linda Laura Sabbadini si sa perché, in questi mesi, ci sono stati appelli e c'è stata una sommossa da parte soprattutto di movimenti – parlo dei movimenti delle donne e del movimento LGBTQ – che, tramite anche gli studi che sono stati fatti, hanno permesso di ricercare il sommerso, cioè quello che i freddi dati non riescono a individuare.
  Riguardo all'altro tema, al netto anche della dimensione più interna di riorganizzazione del sistema, mi interrogo anche sulla nuova metodologia che evidentemente vuole mettere in campo l'ISTAT.
  L'ISTAT, a quanto pare, privilegia molto di più un'indagine di carattere quantitativo – questo è un giudizio che do io – con, evidentemente, un abbassamento dell'indagine qualitativa che non può essere frutto esclusivamente dei dati di archivio, ma che deve essere approfondita appunto attraverso le domande e il lavoro di indagine Pag. 10che veniva fatto e che, da quello che emerge, sembrerebbe si voglia mettere un po’ da parte.
  Il caso specifico di Linda Laura Sabbadini risulta assolutamente straniante perché ha ricevuto premi e perché è stato riconosciuto, non solo nel nostro Paese, il lavoro che ha svolto. Questo vale chiaramente per tutti, però, nel suo caso specifico, ci sono stati anche dei premi che hanno, in qualche modo, attestato una sua autorevolezza e competenza in questo campo.
  La domanda è esattamente la stessa, cioè sullo spoil system e su quali criteri sono stati individuati, anche rispetto a questa riorganizzazione interna. Nel fare riferimento anche ad articoli di giornali che sono usciti in questi mesi, chiedo al presidente Alleva: com'è possibile che molti posti di capi servizio sono stati vinti da persone di secondo livello e non da dirigenti di ricerca, anche a fronte di candidati forti e con esperienza di direzione di caposervizio?
  Per un'altra domanda, mi ricollego a quella posta dall'onorevole Centemero sulla violazione rispetto alla struttura della direzione centrale, quindi faccio riferimento al decreto legislativo n. 165 del 2001, articolo 4, e al decreto del Presidente della Repubblica n. 166 del 2010 che prevede che le attività di tipo amministrativo, giuridico e gestionale siano svolte dalla direzione generale e quelle di produzione e ricerca della direzione tecnica presso i dipartimenti. A noi sembra che questi due decreti siano stati in qualche modo violati dal nuovo assetto di modernizzazione. Mi fermo qui.

  MARILENA FABBRI. Ringrazio il Presidente dell'ISTAT Alleva e i dirigenti che sono presenti, oggi, in Commissione.
  Io mi associo alle considerazioni che sono già state svolte dalle colleghe Centemero, Agostini e Costantino e aggiungo alcune domande.
  Intanto, c'è una domanda profetica (o una preoccupazione) che avevo posto in occasione della presentazione del presidente, il professore Alleva, in Commissione.
  Vi chiedevo se poi, nel nuovo programma di ISTAT, sarebbero state garantite, in particolare, le indagini di carattere sociale, cioè, come abbiamo già detto, quelle campionarie e multiscopo, o quelle che indagano ciò che non è raccolto nelle banche dati, rilevando appunto, come si ricordava, il sommerso delle tendenze e dei fenomeni che non sono ancora rilevati magari dei vari soggetti ufficiali e che, di fatto, imperversano nella società, evidenziando un disagio o una difficoltà che, in questo caso, la politica o la società dovrebbe in qualche modo saper leggere, accogliere e ascoltare, per anticipare situazioni più gravi.
  In merito, vi chiedevo: siamo sicuri che sarà garantita questa parte? Si tratta di una parte che è stato un fiore all'occhiello e che rappresenta un aspetto innovativo di ISTAT, al di là delle regole, perché appunto questa è una parte dove – lo diciamo da profani – ISTAT è andata oltre le regole e la tecnica conosciuta fino a quel momento dalla statistica, quindi ha indagato delle parti magari o ha forzato dei settori che non erano così evidenti in passato. Inoltre, devo dire che queste indagini sono state utili sicuramente.
  Mi ha stupito un passaggio della sua risposta nel precedente incontro, in cui diceva che il Bes, cioè l'indicatore di benessere, era stato un'importante innovazione di ISTAT che doveva essere, in qualche modo, rafforzato e non essere usato esclusivamente per motivi comunicativi; quindi mi piacerebbe sapere che cosa intendeva allora e come, invece, intende valorizzare questo particolare patrimonio di ISTAT, cioè come le indagini sociali o campionarie o multiscopo rimangono all'interno dell'attività e del programma di ISTAT.
  È sicuramente interessante e penso sia necessario e anche utile quello che è stato detto, cioè di dover creare partnership e alleanze con tutti gli altri soggetti che in qualche modo costruiscono e raccolgono banche dati e magari migliorare anche la qualità della raccolta di quei dati, in modo da poterli leggere in modo integrato e non separato, come avviene oggi. Pag. 11
  Quale ruolo si pensa poi di lasciare o di prevedere, all'interno di ISTAT, per queste indagini che ritengo siano, sempre di più, utili per il futuro e che dovrebbero essere utili alla politica per poter guidare le scelte decisionali.
  Faccio solo un esempio. Io ho lavorato con ISTAT e ho chiesto la collaborazione, in particolare, a Linda Laura Sabbadini perché c'era stata un'occasione di conoscenza, per il provvedimento sul progetto di legge sulla cittadinanza ai minori stranieri.
  Devo dire che ho sottolineato come ISTAT sia stata particolarmente importante per poter estrapolare, in tempi velocissimi, quindi poter accedere alla banca dati e alle indagini che erano state fatte da ISTAT, per capire a quale popolazione ci stavamo rivolgendo, quali dimensioni aveva e quali caratteristiche aveva.
  Lo porto come esempio perché è stato utile per sfatare una serie di pregiudizi che ci sono nella società, rispetto al fenomeno dei migranti e soprattutto degli stranieri irregolari presenti nel nostro fenomeno, ed è servito a far cambiare idea rispetto a scelte che sono state poi inserite in questa legge.
  Lo dico perché c'è un altro passaggio che ho visto, invece, nel programma di oggi, cioè quello di dire che si intendono rafforzare le collaborazioni con Camera e Senato, soprattutto in riferimento alle decisioni che riguardano i dati economico-finanziari. Vorrei sottolineare che, secondo me, il rapporto con Camera e Senato sarebbe importante anche per rafforzare le scelte negli altri settori.
  Certo, capisco che l'economia e la finanza hanno un peso di primo piano ormai per qualsiasi elemento, però credo che non debbano rappresentare il principale e l'unico elemento di decisione, quindi sarebbe importante che i dati che ha ISTAT servano anche a guidare o a rafforzare le scelte in campo sociale, educativo, scolastico, insomma in tutte le altre politiche, quindi a continuare a indagare i dati non solo nelle banche dati, ma anche nelle indagini.
  Soprattutto vorrei che ISTAT continuasse, pur inseguendo il metodo, la tecnica e la scienza consolidata e condivisa negli ambiti europei e internazionali, a indagare anche degli ambiti innovativi, che magari oggi non sono all'avanguardia, ma potrebbero essere buone pratiche da esportare in un futuro.
  L'ultima domanda la pongo come donna: come mai solo tre donne su quindici? Nei ruoli di alta dirigenza, sono quindici, se non ho capito male, i ruoli dirigenziali, quelli alla stretta dipendenza della direzione principale, almeno quella che ho visto nell'organigramma pubblicato da ISTAT; anzi 14 perché uno ha un doppio incarico, se non ho letto male, infatti è direttore generale e capo dipartimento per la raccolta dei dati e sviluppo dei metodi; quindi ci sono solo tre donne.
  Penso che sicuramente le competenze in ISTAT ci fossero anche forse per valorizzare altre figure femminili. Non sono per la parità a tutti i costi, però penso che ci sia, nel nostro Paese, ancora una visione miope rispetto alle reali capacità delle donne. In merito, chiedo una conferma.
  Dalla valutazione dei curricula, io ho capito che sono stati valutati principalmente due elementi: le competenze e l'approccio al cambiamento. Io ho inteso così la lettera sulle motivazioni e il contributo che ciascun soggetto intendeva portare, ma, vedendo poi il risultato (abbassamento dell'età e numero nuovo di dirigenti), mi viene da pensare, quindi chiedo se sono state diverse le valutazioni, che abbia pesato maggiormente l'approccio e la disponibilità al cambiamento o l'adesione al nuovo programma aziendale, rispetto eventualmente alle competenze.
  Si tratta di una lettura, non avendo ovviamente né visto i curricula né gli elementi di valutazione e chiedevo se eventualmente, da questa lettura superficiale, ci può dare degli elementi di una valutazione diversa.

  EMANUELE COZZOLINO. Molti degli aspetti sono già stati espressi, per cui mi limito semplicemente a chiedere, dato che Linda Laura Sabbadini faceva parte di quel personale che era prima in dirigenza e che è stato collocato in strutture di staff, come si intende utilizzare queste professionalità e, visto che sono risorse interne che sono Pag. 12già comunque dipendenti e stipendiate, se verranno utilizzate non in strutture di staff, ma almeno in strutture operative per poter valorizzare le loro competenze. Le chiedo se magari ci può chiarire se e come verranno utilizzate queste professionalità.

  BARBARA POLLASTRINI. Mi scuserà lei, presidente, e mi scuseranno anche le colleghe e i colleghi, se tornerò su una domanda che è già stata rivolta. Mi scuserà anche il professore Alleva, ma forse l'insistenza di tanti e tanti di noi è significativa di un tema che ci sta a cuore. In merito, io dico in poche parole la mia opinione.
  È evidente che l'Italia sia ricca di professionalità, di qualità e di talenti femminili, cui l'ISTAT, nel suo processo di modernizzazione, può accedere. Non è questo in discussione perché non ce n'è una che vale per tutti e non ce n'è uno, però, che vale per tutti.
  Tuttavia, anch'io vorrei tornare sulle ragioni che non hanno visto – lo dico con schiettezza e forse qualche piattezza – la dottoressa Linda Laura Sabbadini fra le presenze nei punti apicali perché appunto i curricula e le biografie delle persone parlano di qualcosa che va oltre quelle persone e che riguarda le altre e gli altri.
  Mi sono permessa di aggiungere la mia parola, a quella di altre colleghe che hanno espresso benissimo peraltro ciò che anch'io pensavo, per un'esperienza diretta che in un secondo voglio raccontare, al fine di rappresentare che qualità, professionalità e competenze poi incrociano un altro tratto della personalità di ogni essere umano che è la passione per il proprio lavoro, ma anche uno spirito pionieristico, indispensabile a chi vuole guardare appunto con un occhio innovativo i mutamenti della società.
  A cosa mi volevo riferire? Mi volevo riferire a qualcosa che adesso viene data per assodata, ma allora non lo era, cioè il fatto che io mi sono rivolta all'allora presidente di ISTAT, nel 2006, quando ho svolto la funzione di Ministra per i diritti e le pari opportunità, e alla dottoressa Sabbadini per condurre la prima inchiesta scientifica – per questo mi sono rivolta appunto all'ISTAT – che avesse un valore per la società italiana, sulle persecuzioni, sulle molestie e sulla violenza alle donne.
  Riguardo agli esiti, credo che tanti di noi – in particolare, dico «tanti di noi», ma vale per tutti – li conosciamo. L'esito è stato uno shock, non solo per le istituzioni e per il Parlamento italiano, ma per l'opinione pubblica più diffusa perché, per la prima volta in Italia, si è alzato il sipario al primo dei diritti umani feriti.
  Quella è stata un'inchiesta che ha fatto scuola, in Italia e in Europa, ed è stata l'inchiesta da cui, poi, è derivato il primo piano di contrasto, contro la violenza, condotto dai Governi che si sono succeduti, cioè da Governi, come voi sapete bene, di vario orientamento politico, perché tutti si sono sempre richiamati a quell'esperienza che poi è stata rinnovata successivamente.
  Ho voluto ricordare questo dato non tanto perché io avessi avuto il privilegio e l'occasione di poter dare una mano, insieme a tante altre colleghe e colleghi di allora, per ottenere quel risultato, cioè che l'ISTAT, per prima, ci aiutasse, in quello che poi era un atto dovuto in fondo, per un'idea di istituzioni vera e seria.
  L'ho voluto ricordare – e chiudo – perché ho seguito la sua relazione di oggi e mi ero documentata, per quel poco che posso fare io naturalmente, quindi dico quello che dico in punta di piedi. Secondo me, non vedere riconosciuto quel profilo, quindi quella personalità, mi sembra – lo dico con la modestia del caso – in contraddizione con quei principi, che lei ha esposto anche oggi e che condivido, di una necessaria e costante innovazione e della sfida scientifica e tecnologica che ha innanzi a sé l'ISTAT e che sta a cuore a tutti noi.
  Lo dico perché, secondo me, tutto ciò offusca un po’ quell'idea, che lei ha riproposto e che io condivido moltissimo, dell'altro tratto che deve caratterizzare un istituto importante come l'ISTAT. Quello della necessaria innovazione scientifica e tecnologica e della serietà dello studio, si accompagna sempre a un tratto – lei l'ha definito giustamente – di autonomia e di indipendenza. Mi fermo qui perché il tratto Pag. 13dell'autonomia e dell'indipendenza fa la differenza fra un istituto all'altro istituto.
  In una parola, io penso che, in realtà, noi tutti soffriamo, in Italia e non solo in Italia, ma siamo in Italia, di una caratteristica, cioè del fatto che le classi dirigenti della politica, dell'economia, della cultura e dell'università siano caratterizzate e segnate, involontariamente o meno che sia, da un certo spirito conservativo, da una pigrizia nei confronti dei poteri dati e da un'inclinazione al familismo e alle lobby accademiche, cioè al mainstreaming di turno.
  Ora, avere uno sguardo, d'insieme e tutti insieme, è molto importante perché riguarda tutti noi il fatto di colpire i conservatorismi. Inoltre, io credo che lo sguardo che ne deriva, non piattamente dalle quote che io peraltro difendo, ma dall'esperienza, dalla cultura e dalla professionalità femminile, sia indispensabile, per qualsiasi istituto, per avere la garanzia di una forte innovazione e per avere qualche garanzia in più di un'autonomia appunto da consuetudini e poteri che spesso impediscono a tutti noi di guardare in avanti e di confrontarci con mutamenti che ci attraversano.
  Per questo motivo, mi scuserete se mi sono sentita di riproporre questo tema che non riguarda una persona, ma un'idea di professionalità e la capacità delle istituzioni di esprimere riconoscenza verso chi ha uno spirito pionieristico.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  GIORGIO ALLEVA, Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT). Vi ringrazio molto perché, in questa occasione, mi avete permesso non solo di aggiornarvi sul lavoro, rispetto al quale mi avevate dato un mandato, cioè questo Programma di modernizzazione, ma perché mi permettete anche di rispondere ad alcune preoccupazioni che mi sembrano essere emerse e anche a qualche perplessità. Qui lo posso fare facilmente perché ho sentito da parte vostra forte questa convinzione per questa richiesta di chiarimento, quindi con piacere accetto di rispondere alle vostre domande.
  Intanto, vorrei chiarire che non c'è in programma alcun arretramento nei confronti delle statistiche sociali e delle indagini come modalità per acquisire informazioni.
  Come ho cercato anche di illustrare, quello che produce l'ISTAT è il risultato di un processo, in cui gli utenti sono al centro e in cui abbiamo tutta una serie di strutture preposte all'ascolto e alla collazione dei fabbisogni informativi. Inoltre, insieme agli altri produttori, decidiamo cosa mettere nell'impegno legale che è il Programma statistico nazionale, quindi le statistiche sociali fanno parte del Programma statistico nazionale che è il risultato di un processo importante di ascolto, ma anche poi di organo e di indirizzo e controllo, fino al Consiglio dei ministri.
  Quello che l'ISTAT produce non è il risultato dell'operato di un dirigente o anche dell'organo di Governo dell'Istituto, ma di un processo molto più ampio che è il Programma statistico nazionale, il quale, a sua volta, è interno al Programma statistico europeo. Gran parte delle cose che produciamo sono in relazione a regolamenti europei e a politiche europee, quindi anche le statistiche sociali fortemente rispondono a fabbisogni che sono anche parte integrante di norme europee e nazionali.
  Questo è sempre più vero anche per le statistiche sociali. Non è solo la statistica economica e i conti nazionali che sono sottoposti ai regolamenti, ma anche le statistiche sociali, quindi il processo decisionale su che cosa si produce è un processo importante che va al di là del singolo ricercatore o dirigente di un settore, quindi vorrei chiarirlo.
  Detto questo, l'ISTAT è fortemente convinto dell'importanza di fornire un quadro di trasformazioni sociali in cui viviamo. Questo fa parte del DNA dell'istituto perché noi, a livello internazionale, siamo stati tra i primi a rendere sistematica l'indagine su alcuni aspetti e, a volte, è stato il sistema statistico europeo che ci ha seguito a ruota.
  Abbiamo una grande tradizione in questo senso. È stata ricordata l'indagine multiscopo Pag. 14 che nasce negli anni Ottanta. Fu Guido Maria Rey, il presidente di allora, che decise di investire risorse pubbliche, in relazione alle statistiche sociali e all'indagine multiscopo che alimentava il rapporto annuale, quindi l'informazione tempestiva che l'ISTAT dava tutti gli anni. C'è una grande tradizione che è un patrimonio dell'ISTAT e che non è in discussione, nella maniera più assoluta. Questo riguarda i regolamenti, ma anche il resto, perché noi siamo attenti anche alle domande e alle emergenze che abbiamo sul piano nazionale.
  Devo dire che la capacità dell'ISTAT, cioè dei dirigenti dell'ISTAT, è appunto quella, anche attraverso relazioni istituzionali, ma anche con associazioni, studiosi, esperti eccetera, di raccogliere domande su aspetti che possono essere studiati dall'Istituto nazionale di statistica e, all'interno di quel quadro legale, se ne promuove anche l'inserimento.
  Ci sono tanti esempi. Ne ho messo alcuni nella relazione e altri sono stati fatti da voi che riguardano fenomeni emergenti sui quali facciamo luce, dando importanza, di volta in volta, anche a dinamiche più rare nella popolazione o difficili da indagare. Su questo, le indagini sono importanti.
  Il fatto di puntare fortemente a usare in sinergia tutte le fonti non vuol dire mettere le indagini contro le altre fonti, ma vuol dire rafforzare la qualità delle indagini, attraverso l'utilizzo congiunto anche dell'informazione amministrativa.
  Vi ho fatto l'esempio del tassi di sopravvivenza per titolo di studio, ma sono tantissimi casi che possiamo considerare, quindi non c'è nessuna contrapposizione tra indagine e altre fonti, ma l'idea di costruire una piattaforma informativa, cioè questo sistema integrato di registri, che, con l'azione, metta in sinergia l'insieme delle informazioni disponibili.
  Non c'è dubbio che è sempre più difficile fare indagini e che ci dobbiamo attrezzare perché è sempre più difficile avere la partecipazione dei cittadini alle nostre indagini, anche dei giovani, quindi il fatto di riuscire a utilizzare, in un clima più difficile, altre fonti di informazioni date ai cittadini in altre occasioni è fondamentale. Inoltre, disegnare questo per il futuro vuol dire trovarsi pronti a fronteggiare crisi che in altri Paesi già ci sono perché è sempre più difficile immaginare di raccogliere i dati direttamente dai cittadini, quindi questo fatto di puntare fortemente su altre fonti e di mettere tutto insieme è essenziale e rafforza il ruolo dell'indagine.
  Non c'è dubbio che ci sono fenomeni e popolazioni che possono essere studiati esclusivamente con le indagini. Questo, per noi, è ben chiaro ovviamente. Mi riferisco a comportamenti, ad atteggiamenti, a opinioni e a un livello di soddisfazione, ma anche a fenomeni, che sono difficili da raccogliere perché su popolazioni nascoste ed elusive e che non possono che essere studiati che con le indagini. Vi ho fatto degli esempi, come l'accordo con l'Anticorruzione, ma anche con le tante associazioni con cui Linda Laura Sabbadini e anche altri ricercatori dell'ISTAT hanno rapporti. Possiamo dire che rispondiamo alla domanda e che le indagini sono a pieno titolo su tali aspetti.
  La multiscopo è uno dei fiori all'occhiello, certamente, dell'ISTAT antico. L'anno scorso abbiamo festeggiato non ricordo quale anno dalla prima tornata di indagine multiscopo. Anche questa, la classica multipurpose, che c'è in tutti i Paesi, in cui si riesce con moduli variabili a indagare sempre cose nuove, è uno dei modi di fare innovazione. Questo vorrei sottolinearlo.
  L'attitudine all'innovazione, anche nell'area sociale, non può essere limitata al fatto di inserire nuove variabili nei questionari delle indagini sulle famiglie. Questo è un aspetto, ma non è l'innovazione che abbiamo in mente. L'innovazione che abbiamo in mente è qualche cosa di più complesso. Certamente è un'attenzione che continueremo ad avere quella di rispondere con le indagini anche per studiare nuovi temi, ma è solo un tipo di innovazione perché ci sono innovazioni di carattere tecnologico e metodologico finalizzate a studiare la qualità di queste integrazioni che sono sfide molto complesse. Pag. 15
  Le indagini ci sono certamente, non in contrapposizione con le altre fonti. Per altro, i big data sono una frontiera sulla quale abbiamo fatto tante sperimentazioni e un altro modo per raccogliere informazioni dei cittadini, date spontaneamente e senza essere richieste. Si tratta di cose difficili, ma stiamo studiando in questa direzione.
  Le statistiche sociali sono parte integrante del Programma statistico nazionale, ma anche della sensibilità e dell'attenzione storica dell'Istituto nazionale di statistica, anche del sottoscritto, come mi permetto di dire, che certo non è così interessato esclusivamente alla finanza pubblica. Lo dico perché le trasformazioni della società, oltre che del sistema produttivo, sono naturalmente straordinariamente importanti.
  Vorrei fornirvi qualche dato. Gran parte delle indagini che svolgiamo sono nel campo sociale. Adesso, abbiamo fatto, in questi grandi movimenti interni, l'attribuzione del personale. Il 54 per cento del personale è sulle statistiche sociali e ambientali. Nella parte economica e di contabilità nazionale, ce ne sono di meno; quindi, anche se poi quella parte è così importante perché ci sono meccanismi regolamentari rischiosi, c'è un investimento e c'è un capitale umano importantissimo che lavora sulle statistiche sociali. Questo vorrei che fosse ben chiaro, cioè che non c'è nessun arretramento, ma l'idea di fondo del programma è arricchire l'informazione statistica.
  Mettere insieme vuol dire connettere fenomeni e vuol dire dare quadri informativi più completi e più larghi, quindi consentire interpretazioni e approfondimenti. Il dettaglio territoriale che può dare l'uso della fonte amministrativa è straordinario. Qualsiasi indagine condanna l'informazione a non essere spendibile a livello territoriale perché nei campioni non si può andare oltre il dominio regionale e provinciale, ma è solo l'utilizzo di altre fonti che consentirà di studiare il territorio con riferimento alle città, alle aree interne, di montagna e costiere e alle periferie; è solo questo tipo di informazione.
  Noi stiamo investendo fortemente per riuscire a fare sistema con il complesso d'informazione. Di statistiche sociali ce ne sono di più, grazie alla sinergia con le altre fonti. Naturalmente, ci sono le statistiche di genere che sono una chiave di lettura fondamentale a 360 gradi dell'Istituto. Da molti anni, cioè dalla Conferenza di Pechino del 1995, ormai, in ogni occasione regolamentare, viene specificata l'importanza di una conoscenza specifica delle informazioni di genere, quindi ci mancherebbe altro che, all'interno delle statistiche sociali, il nostro patrimonio in questa direzione possa essere messo in discussione. Questo vorrei averlo chiarito.
  Sulla questione del rinnovo del management, intanto io vorrei segnalare che l'Istituto nazionale di statistica che ha 2.300 dipendenti, di cui 2.000 sono a Roma, è un ente di ricerca dove lavorano moltissime ricercatrici e ricercatori con dei curricula prestigiosi e che fanno parte di gruppi istituzionali e coordinano ricerche sul piano nazionale e internazionale, quindi sono punti di riferimento a livello istituzionale, nazionale e internazionale.
  Abbiamo una partecipazione molto attiva in Europa perché abbiamo tanti bravi ricercatori e dirigenti che hanno anche un ruolo di leadership all'interno della comunità statistica internazionale. Siamo un Paese che non subisce i regolamenti internazionali, ma contribuisce fortemente all'adozione delle nuove metodologie e delle nuove regole.
  Abbiamo, quindi, un patrimonio di competenze grande che ci può permettere anche di avere un insieme di dirigenti di elevatissimo livello.
  Detto questo, Linda Laura Sabbadini è una ricercatrice molto competente e molto nota. Linda Laura Sabbadini è molto nota e, da oltre quindici anni, dirige le statistiche sociali dell'Istituto nazionale di statistica, quindi ha avuto la grande opportunità e il merito di avere relazioni istituzionali e di ricerca, sul piano nazionale e internazionale. Linda Laura Sabbadini è stata il dirigente che, su posizioni tecniche importanti, ha avuto ripetutamente questo incarico e che, in quindici anni, come oggi Pag. 16ho potuto apprezzare, ha ben costruito e valorizzato le statistiche sociali dell'Istituto, mostrando capacità nel raccogliere le domande e nel valorizzare i risultati.
  Linda Laura Sabbadini, naturalmente, è il risultato di competenze grandi dell'Istituto perché le collaboratrici e i collaboratori, come tanti ricercatori e centinaia di persone che operano all'ISTAT nelle statistiche sociali, sono un grande patrimonio dell'Istituto. Inoltre, grazie a questo grande patrimonio, siamo riusciti a fare tutto questo e vorrei anche dire grazie alle scelte degli organi di governo e ai finanziamenti che il Parlamento ci ha dato nella direzione di riuscire a realizzare questo lavoro. Quindi, certamente questo è un ruolo importante che è il risultato di processi solidi e di tante competenze.
  È difficile immaginare di potere intestare, a una persona, la grande qualità dei prodotti di questi anni. Come è anche difficile immaginare che l'Istituto nazionale di statistica possa dipendere dalla scelta organizzativa nei confronti di una persona. Potrei stare tranquillo al mio posto, se pensassi che la qualità del nostro lavoro nonché la responsabilità che abbiamo possa dipendere da qualcuna di queste scelte.
  Io ho avuto la responsabilità, dopo un anno di studio di questo programma, di scegliere, facendomi coadiuvare, i nuovi dirigenti dell'Istituto nazionale di statistica e l'ho fatto al meglio, con grande senso di responsabilità e consapevole dell'importanza di questa scelta e anche dell'impatto che hanno sulla persona, quindi l'ho fatto con una grande scrupolo e con grande senso di responsabilità.
  Inoltre, l'ho fatto sulla base dei criteri che sono stati indicati dal Consiglio dell'Istituto e che fanno parte dell'avviso pubblico, in cui sono specificati; non sono due, ma più di due. Il risultato di questo avviso sono state le scelte nei confronti di altri bravi e brave dirigenti dell'Istituto, per gli elementi che abbiamo preso in considerazione che sono l'esperienza, il profilo delle competenze, le motivazioni, l'attitudine all'innovazione e il contributo che hanno indicato di voler apportare al programma e che sono emersi.
  Naturalmente, l'esperienza è importante, ma non è certo questa l'occasione per dare premi alle carriere, perché è uno degli elementi importanti, ma ce ne sono altri. Da questa valutazione, è emerso un quadro di un'alta dirigenza dell'Istituto. Peraltro, alle statistiche sociali, abbiamo una donna, una bravissima dirigente dell'Istituto di grande esperienza e con una notevole competenza sulle tematiche sociali e con una solida ossatura metodologica e tecnologica. Abbiamo fatto delle scelte, io e i miei colleghi, convinte per l'Istituto. Naturalmente, questo non vuol dire che non immaginiamo di riuscire a mobilitare al massimo tutte le risorse e le grandi competenze che abbiamo.
  Linda Laura Sabbadini, come altri, sono dirigenti di ricerca dell'Istituto nazionale di statistica. Ho sentito parlare di spoil system, ma sono dirigenti e avranno, eccome, la possibilità di contribuire, per l'Istituto e per il Paese, sulla base delle loro competenze.
  Personalmente, ho prospettato a Linda Laura Sabbadini un incarico importante, cioè quello di continuare sulle sue grandi competenze, quindi di dirigere un progetto rilevante e trasversale che è quello di sviluppare e valorizzare le statistiche di genere a 360 gradi, in tutti i campi; eventualmente anche con un ruolo di carattere internazionale perché è una persona con grandi competenze e capacità.
  L'alternanza, negli enti di ricerca, tra fasi in cui si hanno responsabilità gestionali e fasi in cui si fa il più bel mestiere del mondo, cioè il ricercatore, in cui si studia, si approfondisce e ci si concentra su progetti magari importanti e istituzionali, è normale.
  Io credo che la rotazione di incarichi tecnici, per natura temporanei, sia una buona pratica della pubblica amministrazione, quindi non trovo straordinario che, con un grande cambiamento, poi sia emersa nella valutazione, posizione per posizione, anche un rinnovo del management.
  Lo trovo coerente, non straordinario. La mia contabilità guarda avanti rispetto a Pag. 17guardare «quanti non». Inoltre, devo dire che la spinta e il clima che sta dando la nuova dirigente all'Istituto è importante. Riuscire a dare opportunità a nuovi dirigenti, per me, è un valore che credo vada segnalato.
  Non c'è nessun giudizio negativo su quel risultato emerso del 50 per cento sul passato, ma c'è semplicemente un assoluto equilibrio fra continuità e innovazione che è una situazione tipica, in cui sono gli istituti nazionali di statistica, che sono per definizione conservatori perché devono mantenere i processi solidi continuamente. Inoltre, c'è la necessità sempre di migliorarsi e di innovare, quindi io trovo che quello che è successo è anche naturale.
  Vorrei sottolineare che, sulle strutture di secondo livello, la selezione è stata fatta dai direttori di dipartimento e dai direttori centrali, quindi è successo che, anche a quel livello, i nuovi direttori, con il grande impegno che si sono assunti, abbiano scelto di rinnovare. C'è stata, quindi, un'azione di questo tipo.
  Detto questo, è fondamentale, non solo nei confronti di quanti avevano posizioni dirigenziali e oggi non le avranno, ma di tutti, riuscire a coinvolgere, dare il massimo. Vorrei, su questo, sottolineare che l'idea di fondo di questo progetto è quella dell'integrazione, non solo delle fonti, ma anche delle competenze, cioè l'interdisciplinarità, quindi una maggiore collaborazione fra le strutture e un'integrazione fra i processi, che apriranno tanti spazi per responsabilità e incarichi importanti.
  Sono state nominate altre figure che non sono state rinnovate nel campo sociale e non soltanto. Per ognuna di queste, sono stati prospettati incarichi importanti e qualificanti perché l'idea di fondo è, naturalmente, di riuscire a mobilitare al meglio le competenze di tutti quanti.
  Prima di arrivare alla parte legale, devo ringraziarvi perché siete stati molto attenti al lavoro che abbiamo fatto.
  Riguardo ai vincitori tra i servizi di secondo livello, io ricordo che c'è una norma che prevede che si possa essere di primo o di secondo livello e trovo normale, forse anche non mi dispiace, l'idea che anche qualche secondo livello sia stato individuato come più adatto. Ricordo anche che, purtroppo, sui livelli noi abbiamo una situazione che non è coerente con le competenze perché, nel pubblico impiego, c'è una tale difficoltà a dare prospettiva alle persone che la fotografia per livelli non è la più fedele per quello che abbiamo in campo, quindi io devo dire che apprezzo il fatto che qualche nuovo dirigente sia anche di secondo livello. Trovo anche questo un elemento non negativo senz'altro.
  Inoltre, quando dicevo «arricchimento dell'informazione», naturalmente sottintendevo di qualità. Sappiamo bene quanto l'utilizzo dei dati amministrativi sia una sfida anche su quel fronte. Da tanti anni, maneggiamo gli errori non campionari e sappiamo trattare e validare la qualità anche degli archivi amministrativi. Certamente, la legge nuova europea ci aiuterà a essere anche più capaci nel migliorare, a monte, la qualità degli archivi amministrativi, ma è un lavoro che non ci spaventa e su cui abbiamo delle competenze.
  Sulla questione della nuova organizzazione, sono state svolte un paio di osservazioni, di cui una con riferimento alla direzione centrale della pianificazione strategica, all'indirizzo del Sistema statistico nazionale, alle relazioni istituzionali e agli affari istituzionali. Questa direzione, nel nostro modello, è quella della strategia, cioè la direzione in cui ci sono le competenze trasversali che indirizzano l'attività dell'Istituto. Questa è una direzione tecnica, quindi non appartiene al perimetro delle direzioni giuridico-amministrative.
  D'altra parte, si tratta di una direzione che non dipende dalla presidenza, quindi non è un ufficio di diretta collaborazione. La presidenza non ha alcuna struttura, se non l'ufficio di presidenza, come previsto dal regolamento, quindi questa è una direzione centrale autonoma che, anche se non dipende dai dipartimenti, è una terza gamba dell'Istituto, che è tecnica e che non dipende dal presidente.
  Questo è stato il risultato di una discussione e di una valutazione in sede di consiglio, con il collegio dei revisori, quindi abbiamo già verificato, prima internamente Pag. 18all'Istituto e poi in seno alla discussione del consiglio, che fosse una direzione con caratteristiche tali da non dover richiedere cambiamenti regolamentari. Questo è il lavoro che abbiamo svolto. Poi, naturalmente tutto si può contestare.
  L'altra questione, sempre legale, è relativa all'atto organizzativo che è comunque, anche questo, pubblico. Peraltro, noi siamo, come tutti gli enti, vigilati sotto il profilo normativo ed economico. Abbiamo un'interlocuzione corrente con il Dipartimento della funzione pubblica e con la Ragioneria del Ministero dell'economia e delle finanze, quindi abbiamo fatto delle valutazioni anche ben meditate da questo punto di vista.
  Sulla questione genere, ho fatto una verifica e devo dire che ero stato colpito dal fatto che i direttori e i capi dei dipartimenti, sulla parte tecnica delle 40 strutture, avevano – alla fine, è il loro lavoro, che è indipendente – fatto emergere 18 donne e 22 uomini. Comunque, ho i conti complessivi dell'Istituto, in cui abbiamo considerato, per il top e il middle management (primo e secondo livello), una quota del 43 per cento di donne, quindi di 26 su 60.
  Inoltre, facendo un confronto con altri istituti nazionali di statistica di Paesi partner europei, come quello francese, tedesco e spagnolo, questa percentuale è la più alta. Dal punto di vista dei nostri dirigenti, abbiamo non solo un sostanziale equilibrio di genere, ma anche una posizione maggiormente contraddistinta da un equilibrio maggiore rispetto ad altri Paesi.
  Tuttavia, se consideriamo soltanto il top management, quindi il primo livello, ci sono, rispetto alla precedente organizzazione, in cui sono diminuite le posizioni, due donne di meno e tre uomini di meno, quindi c'è stata una riduzione di posizioni di questo tipo. In questo caso, abbiamo, invece, una quota di donne pari al 29 per cento che è la stessa che c'è in Spagna, mentre in Francia è al 33 per cento. Solo la Germania ha una quota di donne più elevata, significativamente di due terzi delle donne.
  Devo dire che l'altro elemento che è emerso, in questa piccola analisi che ho voluto fare, è che noi comunque abbiamo più posizioni dirigenziali degli altri, quindi, anche se sono state da me diminuite, come vi avevo preannunciato nell'audizione che feci allora, perché credo che nella deframmentazione e nella riduzione di posizioni organizzative siamo comunque, in questi confronti, amministrazioni che hanno molti ruoli dirigenziali.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Alleva e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.20.