XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 12 aprile 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 

Comunicazioni della Presidente:
Amoddio Sofia , Presidente ... 3 ,
Schirò Gea (PD)  ... 4 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 4 ,
Fusilli Gianluca (PD)  ... 6 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 6 ,
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 9 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 9 ,
Fusilli Gianluca (PD)  ... 10 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 10 ,
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 13 ,
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 14 ,
Fucci Benedetto Francesco (Misto-CR)  ... 14 ,
Fusilli Gianluca (PD)  ... 15 ,
Greco Maria Gaetana (PD)  ... 16 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 16 ,
Fusilli Gianluca (PD)  ... 17 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 ,
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 17 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 ,
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 17 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 ,
Fusilli Gianluca (PD)  ... 17 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 ,
Fusilli Gianluca (PD)  ... 17 ,
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 17 ,
Amoddio Sofia , Presidente ... 17 

ALLEGATO: Documento riassuntivo «Sulla morte di Emanuele Scieri» ... 19 

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
SOFIA AMODDIO

  La seduta inizia alle 18.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE . Se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
  Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è assicurata mediante la trasmissione attraverso il circuito chiuso della Camera dei deputati. Se non ci sono obiezioni, ne disponiamo l'attivazione.

Comunicazioni della Presidente.

  PRESIDENTE . Ricordo che l'ordine del giorno reca comunicazioni della presidente.
  Illustro un documento riassuntivo da me predisposto nelle materie di competenza della Commissione, che verrà poi immediatamente pubblicato in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi Allegato). Andrà, dunque, in distribuzione questo documento riassuntivo, che era stato sollecitato. È una sorta di relazione sui fatti. Ovviamente, non è completa. È una sorta di riassunto. Lo distribuiamo.
  Desidero ripercorrere preliminarmente alcuni punti salienti di questa vicenda, tratti – tengo a specificarlo – dagli atti relativi alle indagini giudiziarie e alla richiesta amministrativa redatta dal generale Antonelli.
  Passerò, quindi, a un'analisi sintetica delle criticità riscontrate nell'ambito delle indagini che sono state svolte sulla morte del militare Emanuele Scieri. Cercherò di indicare, in conclusione, alcune modalità di intervento della Commissione d'inchiesta che ritengo utili ai fini del prosieguo dei lavori e che sottopongo fin d'ora all'attenzione di voi commissari.
  Innanzitutto svolgo un'analisi cronologica degli eventi che hanno condotto alla morte del militare Emanuele Scieri.
  In data 21 luglio 1999 il dottor Emanuele Scieri, nato a Cuneo il 31 agosto 1972, iniziava a frequentare il centro di addestramento reclute in servizio di leva a Firenze, presso la caserma «Lupi di Toscana», 78° Reggimento. Scieri prima di essere chiamato in servizio di leva si era laureato in giurisprudenza a Catania il 6 novembre 1998 con voto 106/110 e svolgeva già con passione la pratica forense, promettendo ottimi risultati.
  In data 13 agosto 1999, terminata la fase di addestramento, Scieri, insieme a 69 allievi paracadutisti, veniva trasferito a Pisa presso la caserma Gamerra, dove arrivava in tarda mattinata. Troverete nella richiesta di archiviazione della procura di Pisa nei confronti di ignoti anche questa cronistoria. Il virgolettato è tratto da questa richiesta di archiviazione: «Il trasferimento da Firenze a Pisa, avvenuto a bordo di due pullman militari, era stato caratterizzato da due atteggiamenti “anomali” tenuti da alcuni caporali istruttori preposti al comando delle reclute, atteggiamenti che hanno assunto una rilevanza penale militare e, per tale, hanno costituito un separato procedimento penale» a carico dei caporali. Sembra non esservi stata, però, alcuna attinenza tra l'evento morte di Scieri e questi atti di nonnismo.
  Sulla base di queste sommarie informazioni, raccolte da colleghi commilitoni, sia la procura militare di La Spezia, sia la procura di Pisa – perché la procura di Pisa non è militare; si tratta della procura militare Pag. 4  di La Spezia e della procura di Pisa – ricostruivano la giornata trascorsa da Scieri. Scieri arriva in caserma il 13 agosto 1999. Venivano sentiti in particolare – leggo solo i cognomi – Gelli, Valentini, Mastrini, Mura, Viberti, Marras e Achilli. Sono molti di più quelli che sono stati sentiti. Questi sono i più rilevanti.
  Una volta che Emanuele giunge alla caserma Gamerra, viene inquadrato nella 1a compagnia corsi, unitamente agli altri militari del proprio scaglione. Tra le 14.00 e le 17.30 tutte le reclute effettuavano le operazioni relative all'incorporamento. Alle ore 16.30 circa ritiravano il cosiddetto cubo, ovvero il corredo militare personale (lenzuola, cuscino, federe), che veniva distribuito – attenzione – nel magazzino di casermaggio, situato proprio di fronte alla scala metallica dove poi è stato rinvenuto il cadavere. La scala metallica è attaccata a una torretta in cemento armato.
  Durante tale periodo le reclute erano indottrinate – questo è un particolare molto importante, a mio avviso – circa le regole della vita di caserma, i diritti, i doveri, le responsabilità e la necessità di denunciare anche ogni minimo atto di prevaricazione. Da chi vengono indottrinate? Dal comandante del reparto, tenente colonnello Ratti, dall'aiutante maggiore Salvatore Romondia, e dal comandante di compagnia, tenente Amoriello.
  In particolare, Amoriello faceva firmare loro una scheda con indicazioni relative al fenomeno di nonnismo. Si impegnava, quindi, ogni militare a denunciare i fenomeni di nonnismo. Tale circostanza da dove risulta? Dall'inchiesta amministrativa a firma del generale Antonelli e da diversi commilitoni assunti a sommarie informazioni. A titolo solo semplificativo cito Marras Simone e Achilli Alessandro. Ciò vuol dire che in caserma c'erano atti di nonnismo.

  GEA SCHIRÒ . Queste schede sottoscritte non sono mai state acquisite?

  PRESIDENTE . No. Acquisiremo tutto.
  Alle 18.00 circa Scieri si recava a consumare il pasto in mensa. Alle 18.30, insieme ad alcune reclute appena arrivate quel giorno, in particolare 27 reclute su 70, veniva concessa la licenza, mentre le rimanenti reclute, tra i quali Scieri, si recavano in libera uscita. Emanuele usciva in compagnia di alcuni commilitoni, tra i quali Viberti Stefano e Luca Valentini, e passeggiava al centro di Pisa.
  Alle 22.15 in punto Scieri rientrava in caserma con Viberti, Daniele Gelli, Mastrini, Luca Valentini. Due di loro si recavano in camerata e da questo momento la versione dei fatti è solamente quella che ci racconterà il militare Viberti, ovvero che Scieri era rientrato regolarmente in caserma. Anziché ritirarsi direttamente in camerata, dice a Viberti di volersi attardare per effettuare una telefonata e per fumare una sigaretta.
  Dove lo lascia Scieri? Lo lascia in un vialetto antistante la camerata, non molto distante dal posto in cui viene trovato deceduto. Dopo alcuni minuti Viberti rientra in camerata, mentre Scieri non vi fa più rientro.
  Alle 23.45, come di regola, veniva effettuato il contrappello. Anche qui sono importanti i nomi perché il contrappello veniva effettuato da Simeone Pugliese, maggiore, e dal caporale di giornata De Silvestris Gianluca, assistiti dal furiere De Martin Roberto. Emanuele non rispondeva al contrappello perché non si era mai recato da fuori, cioè da dentro la caserma, alla camerata. Non aveva fatto mai ritorno in camerata.
  Risulta dalle dichiarazioni di Marras, Bellacima, Cafaro e da altre testimonianze acquisite sempre al fascicolo dell'indagine preliminare della procura di Pisa che questi e altri commilitoni segnalarono al sergente maggiore Pugliese e al caporale De Silvestris, coloro che procedevano al contrappello, in maniera chiara che Scieri era rientrato in caserma, che fino a pochi minuti prima era stato visto passeggiare insieme a Viberti e che ritenevano stranissima la circostanza che Scieri avesse deciso di non rientrare in camerata. Su questo ci sono tantissime testimonianze.
  Nonostante queste informazioni, appare incomprensibile perché il sergente maggiore Pag. 5  Pugliese e il caporale De Silvestris Gianluca si siano limitati semplicemente ad annotare nel rapporto – si chiama «rapportino della sera» – del contrappello serale, che consegnavano alle 24 poi all'ufficiale di picchetto Stefano Messina, il mancato rientro dalla libera uscita. Quindi, non scrivono che Scieri era rientrato appunto in caserma, ma che non era rientrato dalla libera uscita, senza precisare che alle 22.15 era rientrato in caserma, come avevano invece riferito diversi militari, oppure che era stato lasciato dall'allievo paracadutista Viberti presso la torre, non molto lontano dalla torre. Emergerà poi che alle 23.48, mentre alla caserma Gamerra era in corso il contrappello dei nomi che vi ho appena detto, qualcuno da Pisa con un cellulare telefonava all'utenza dell'abitazione del generale Celentano, il comandante della brigata paracadutisti Folgore, che si trovava a Livorno. Il cellulare che da Pisa chiamava il comandante della Folgore era un apparecchio utilizzato sempre dal generale Celentano. Ovviamente, quella sera era in possesso di qualcun altro, certamente non di un militare semplice. Intorno alla mezzanotte del 13 agosto all'interno della caserma Gamerra nessuno ha mostrato preoccupazione per quest'assenza improvvisa e strana dell'allievo paracadutista Scieri.
  Nel corso della notte del 14 agosto alla caserma Gamerra non viene effettuata alcuna ricerca. In tutto il giorno 14 non viene effettuata alcuna ricerca. Né l'ufficiale di picchetto Messina, né i 9 militari di guardia (Carramello, Esemplare, Guli, Schiparo, Miazzi, Basile, Lepre, Manias, Vanin), né il capo-posto Caporale Marroccoli – il capoposto in una caserma solitamente annota l'entrata e l'uscita di ogni militare, in particolare dei militari nuovi; questi 70 militari, insieme a Scieri, erano appena arrivati quella sera; magari si riscontra una certa fisionomia se uno è già di servizio o è in caserma da tanti mesi, ma sicuramente per i militari appena arrivati questo viene annotato e vengono fermati nei pressi del cancello in entrata o in uscita – né il sottufficiale d'ispezione Galdi, né l'ufficiale di ispezione Pellegrini si accorgevano che nei pressi del magazzino di casermaggio (vi ricordo che nei pressi del casermaggio erano state consegnate le vettovaglie, il cosiddetto cubo e gli arnesi personali di ogni militare) ai piedi della torre di asciugatura dei paracadute, zona discretamente illuminata, c'era il corpo agonizzante di Lele Scieri. Del resto, nessuno aveva dato l'allarme per la scomparsa di Scieri. Nessuno aveva cercato vicino al magazzino dove era stato visto per l'ultima volta dal Viberti.
  Durante la giornata del 14 agosto di Scieri continuava a non esserci alcuna notizia e alla caserma Gamerra nessuno pareva curarsene. L'allievo paracadutista Viberti continuava a mostrarsi del tutto indifferente per l'improvvisa scomparsa del commilitone Emanuele Scieri. Guardate che abbiamo poi scoperto che Viberti era in branda di fronte a Scieri, dormiva nella branda di fronte a Scieri, nella stessa camerata. Erano vicini. Ripeto, era la prima sera che doveva dormire in caserma. Viberti, quindi, si mostrava del tutto indifferente per l'improvvisa scomparsa di Emanuele Scieri e nel corso della notte le varie ronde che ispezionavano la caserma dichiaravano negli atti dell'indagine di non accorgersi che il corpo giaceva senza vita ai piedi della torre di prosciugamento dei paracadute.
  Domenica 15 agosto – giornata doppiamente festiva – sia per il giorno 15, sia perché era domenica, alla caserma Gamerra, alle 5.30 del mattino, il comandante della Folgore in persona, generale Celentano, accompagnato dal colonnello Fantini, effettuava un’«ispezione straordinaria» all'interno della caserma. In serata, alle 21.30, un'altra «ispezione straordinaria» – siamo al 15 agosto – era condotta dal comandante interinale del centro di addestramento, colonnello Pier Angelo Corradi. Calogero Cirneco, che era il generale della caserma Gamerra, era allora in ferie per cure termali. In nessuna di queste ispezioni è stato rilevato il corpo di Scieri.
  Durante la notte tra il 15 e il 16 agosto neanche le ronde di turno dichiaravano di accorgersi del corpo di Emanuele Scieri, che era già scomparso, che, essendo veramente un periodo di grande caldo, cominciava Pag. 6  a decomporsi, appestando l'aria. Il corpo veniva scoperto solamente il 16 agosto, tra le 13.50 e le 14, in maniera del tutto casuale, da quattro compagni di corso. In particolare, lo scopre Raggiri Walter. Qui sono riportati i nomi. Magari faccio una sintesi. Questi soggetti si erano recati lì perché vi era situato il magazzino di casermaggio. Erano di turno al magazzino di casermaggio e, quindi, vi si erano recati per espletare il servizio per cui erano stati comandati.
  Sorge spontaneo chiedersi il 13, il 14 e il 15 agosto chi fossero gli addetti al magazzino casermaggio e come mai non si siano accorti che lì c'era Scieri. Il luogo in cui è stato trovato Scieri...

  GIANLUCA FUSILLI . Abbiamo già queste informazioni?

  PRESIDENTE . Queste sono le domande che mi sono posta dopo aver letto centinaia di pagine, ma chiaramente non tutte. Le leggeremo insieme, le acquisiremo insieme e potremo così dar corso non solo a queste domande, ma anche a tante altre.
  Il luogo in cui è stato trovato Scieri è nelle immediate vicinanze della camerata. Anticipo che sarà doveroso fare anche un'ispezione in questa caserma per vedere l'ubicazione dei luoghi. La scoperta era provocata dal cattivo odore del cadavere in stato di decomposizione. Il corpo era in mezzo a dei tavoli in disuso e ad altri oggetti di magazzinaggio accatastati alla rinfusa. Ci sono le foto, che possiamo acquisire.
  Iniziano, quindi, indagini da parte della procura ordinaria di Pisa e della procura militare di La Spezia. Inizialmente le indagini sono per omicidio preterintenzionale. Accenno subito al fatto che successivamente, poiché queste due indagini sull'omicidio preterintenzionale si chiudono con un'archiviazione, o comunque i procuratori anticipano sui giornali che non vi erano rilevanti dati dopo quattro giorni e che le indagini, dopo quattro giorni, non stavano portando a nulla, la famiglia presenta un'altra denuncia per omicidio colposo, ovvero per le mancate ricerche.
  Dalle indagini svolte dalle due procure e dalle perizie medico-legali redatte dai consulenti del PM e dai consulenti nominati dai familiari si giungeva alla conclusione che Scieri, dopo essere stato lasciato dal Viberti, fu costretto da alcuni soggetti, rimasti purtroppo ignoti, ad arrampicarsi sulla scala della torretta senza alcuna protezione, avvalendosi della forza delle braccia, mentre uno o più ignoti si arrampicavano dalla parte interna, che è protetta, e gli schiacciavano brutalmente le mani, in modo da fargli perdere la presa. Vi dico già che nel libro che riceverete si vede proprio la foto di come è composta questa scala. C'è una sorta di protezione esterna in ferro. Inevitabilmente, Scieri precipitava al suolo e moriva dopo diverse ore di agonia, durante le quali avrebbe potuto essere soccorso e salvato.
  È molto importante un altro elemento. Vi accenno subito che i medici legali della procura sostengono che Scieri sia morto sul colpo, mentre i medici legali di parte, della famiglia, il dottor Coco e il dottor Bulla – l'onorevole Prestigiacomo conosce bene la valenza professionale di questi medici, perché vengono chiamati in tribunale in moltissimi processi penali – raccolgono elementi sufficienti per ritenere che all'episodio delittuoso siano presenti altre persone e che queste si siano adoperate attivamente per occultare il corpo di Scieri ancora in vita, celandolo tra i tavoli dismessi.
  Questo, per sintesi, non l'ho scritto. La modalità con cui è stato occultato il corpo, cioè al di sotto dei tavoli, con la testa sotto un tavolo, è incompatibile, secondo i medici legali, con una caduta dall'alto, perché Scieri sarebbe dovuto cadere sopra i tavoli. Invece, il corpo è messo sotto i tavoli.
  L'altra cosa molto importante è che la consulenza medico-legale di Bulla e Coco, i dottori, riscontra che sul corpo ci sono diversi lividi e un'importantissima lesione al piede sinistro, incompatibile con la caduta.
  La procura di Pisa affidava perfino una consulenza psichiatrica per verificare se in Scieri emergessero «elementi che potessero avvalorare l'ipotesi suicidiaria, o l'ipotesi Pag. 7  di una personale dimostrazione di efficienza fisica o nessuna delle due». La professoressa Dell'Osso arrivava alla conclusione che non emergevano assolutamente «alterazioni psichiche di rilievo attribuibili ad un disturbo dell'umore o ad uno stato di intossicazione alcolica tale da poter determinare un comportamento» simile in Scieri, cioè di atti autolesivi. Conclude la dottoressa che «non sono emersi elementi psicopatologici che possano avvalorare l'ipotesi suicidiaria o l'ipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica».
  Sulla scorta dei primi risultati dell'attività tecnica svolta dai consulenti di parte, dottori Coco e Bulla, i familiari di Emanuele Scieri decidevano di presentare un atto di denuncia – come vi accennavo poco fa – depositandolo presso entrambe le procure giudiziarie inquirenti, sia ordinaria, sia militare, in cui prospettavano l'ipotesi che la caduta dello Scieri dalla scala della torre non fosse da attribuirsi a un evento di natura accidentale, soprattutto per le lesioni riscontrate di cui vi dicevo prima, ma sicuramente a una caduta operata da altri, ossia a una spinta operata da altri. In tale atto veniva segnalata l'esistenza di un documento – i familiari l'allegavano alla denuncia – che costituiva una raccolta di scritti inneggianti al fenomeno del nonnismo, il cui autore era il generale di tutta la brigata, non solo della caserma, Enrico Celentano, comandante della brigata paracadutisti Folgore.
  Sulla base di questa consulenza medico-legale – ripeto, redatta dai medici di parte – si riteneva che la morte fosse avvenuta diverse ore dopo. Non scendo nei dettagli, perché li ritroverete nella consulenza.
  La famiglia depositava un altro atto in cui denunciava che la morte era derivata anche dalle omesse ricerche, perché i medici sostenevano che non fosse stata istantanea. Venivano iscritti, quindi, nel registro degli indagati – questa è la terza iscrizione nel registro degli indagati, di cui una della procura militare di La Spezia per omicidio preterintenzionale, una della procura militare ordinaria per omicidio preterintenzionale e questa della procura ordinaria di Pisa per omicidio colposo; tutte e tre si chiudono con un'archiviazione – i nomi che vi ho detto all'inizio, che erano addetti al contrappello, ovvero Calogero Cirneco, che era il comandante della caserma, Pugliese Simone e De Silvestris Gianluca, gli addetti al contrappello, e De Martin Roberto, il furiere che li accompagnava, per non avere disposto in via preventiva e non aver adottato, in questo caso, tutte le misure idonee a evitare l'evento attraverso le opportune ricerche. Quindi, le mancate ricerche ne avrebbero determinato la morte. Il procedimento, come ho già detto, si concludeva con un'archiviazione.
  Nella richiesta di archiviazione, però – questo è molto importante – il dottor Iannelli, sostituto procuratore di Pisa, scriveva: «È certo che Emanuele Scieri cadde la notte del 13 agosto 1999 dall'esterno della protezione della scala messa in opera dalla torre di prosciugamento della caserma Gamerra, è certo che cadde con le scarpe slacciate da un'altezza che è stata indicata dai consulenti tra i 5-6 metri o, al massimo, 9-10 metri – 9-10 metri è quanto è alta la scala; non sappiamo fino a che altezza fosse arrivato – è certo, altresì, che sul dorso dell'avampiede sinistro sono state rilevate tre aperture cutanee a stampo che non è stato possibile ricollegare all'impatto con il piede durante la caduta con qualsiasi ostacolo presente sul luogo di precipitazione». Non c'erano a terra una lama o un bastone. «A stampo» indica una lesione netta.
  «La deduzione logica, nel senso che Emanuele Scieri fu costretto o indotto a salire sulla scala da altri militari che ne provocarono la caduta, procurandogli, con uno strumento non rinvenuto, la lesione “a stampo” sul dorso del piede è supportata dalle dichiarazioni di Stefano Viberti, personaggio sotto tanti aspetti inquietante nella scena procedimentale». Queste sono le parole del procuratore.
  Il procedimento si concludeva il 22 dicembre 2000: il giudice per le indagini preliminari disponeva l'archiviazione perché il fatto non sussiste. Non lo fece perché ci fossero soggetti ignoti, ma perché il fatto Pag. 8 non sussisteva. Le mancate ricerche, quindi, erano una cosa normale.
  Anche il procedimento principale, ossia quello avente a oggetto la ricerca degli autori dell'omicidio preterintenzionale Scieri, veniva archiviato, per essere rimasti ignoti gli autori del reato. Il procuratore di Pisa sui giornali dichiarava: «Ci sono anche i delitti perfetti, quelli che nessuno scopre. Perché scandalizzarsi? La mia opinione è che questo sia un fatto di violenza andato oltre le intenzioni di chi lo ha posto in essere. Sono convinto che si tratti di un omicidio preterintenzionale, ma il colpevole, se c'è, ha il volto coperto».
  A proposito dell'allievo paracadutista Viberti il procuratore precisava: «È una figura enigmatica. La sua deposizione presenta stranezze, lacune, forti contraddizioni. Dopo l'archiviazione, la sua posizione sarà valutata dal pubblico ministero ai fini di un'incriminazione per reticenza; cosa che per motivi procedurali – dice sempre il procuratore – non si è potuta fare durante l'inchiesta».
  L'ultimo pensiero del magistrato è per l'opinione pubblica. Dice testualmente alla stampa: «Sono consapevole che l'archiviazione dell'inchiesta non possa suscitare consensi nella pubblica opinione. Ma in un sistema giudiziario ci sta che un rebus non venga risolto».
  Anche il gip della procura militare di La Spezia (quello di prima era il Gip della procura ordinaria) archivia e scrive nel provvedimento di archiviazione: «Sono emersi elementi per affermare che la morte dello Scieri possa essere ricondotta nella forma dell'omicidio doloso o preterintenzionale alla responsabilità penale di determinati soggetti dei quali comunque non è stata possibile l'identificazione». Si tratta di una tesi in linea con la richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Pisa.
  Passo alle considerazioni critiche. Da quanto esposto deriva che le rilevanti responsabilità per la morte di Emanuele Scieri restano ancora tutte da essere accertate. Si tratta di un evento ancora oggi inquietante, in quanto è accaduto a un servitore dello Stato, a causa del suo stato di servizio, in un luogo di esclusiva e assoluta pertinenza dello Stato, una caserma militare. I familiari e l'opinione pubblica nel corso di questi diciassette anni, come evidenziato anche dall'audizione, cui eravamo tutti presenti, della signora Isabella Guarino, madre di Emanuele Scieri, e dei rappresentanti dell'associazione Giustizia per Lele, svolta il 7 aprile, anelano ancora – non hanno mai smesso – a verità e giustizia, così come richiesto anche da ben 13 comuni d'Italia, tra cui Pisa, luogo dove è morto Scieri, e Siracusa, luogo dove abitava.
  Numerosi dubbi sono stati avanzati dai genitori e dal fratello sullo svolgimento delle indagini. Hanno presentato, come vi ho già detto, una richiesta di opposizione all'archiviazione e si sono determinati allora anche a rivolgere un appello al Presidente della Repubblica. Gli aspetti trascurati dalle indagini della procura di Pisa, ma anche della procura militare di La Spezia sono contenuti in un'opposizione all'archiviazione che i genitori, però, presentano solo alla procura ordinaria di Pisa. Ve ne evidenzio alcuni.
  Il 13 agosto, mentre era in corso il contrappello, c'è stata quella famosa telefonata dal cellulare in uso al generale Celentano, che però non si trovava in caserma, ma a casa a Livorno. Chi e perché telefona da Pisa al generale a Livorno pochi minuti prima della mezzanotte del venerdì di Ferragosto? Chi aveva la responsabilità di gestione del cellulare in uso al Celentano? La magistratura pisana e quella di La Spezia, nonostante la richiesta dei genitori, non l'hanno mai appurato, anche se tale accertamento era stato richiesto.
  Un'altra défaillance riguarda il fatto che Viberti sia stato sottoposto a intercettazione telefonica non nell'immediatezza, bensì un mese dopo. Un mese dopo, chiaramente, era già passato molto tempo. In un delitto di questo tipo il tempo è veramente fondamentale. Costui era stato l'ultimo ad aver avuto un contatto con Scieri e poteva essere presumibilmente testimone oculare di fatti. Avrebbe potuto nell'immediatezza e nei giorni successivi riferire a qualcuno quanto visto, magari al telefono. Pag. 9 
  L'indicazione dell'ora esatta della caduta di Emanuele Scieri – anche questo è molto importante – risulta dagli atti processuali indicata alle 22.30. Ricordiamoci, però, che Emanuele Scieri è rientrato in caserma alle 22.15. Se la morte è stata accertata, come dicono i consulenti del PM, alle 22.30, in soli quindici minuti Emanuele Scieri deve essere rientrato, essersi fermato a chiacchierare con Viberti, salito sulla scala e così via. Se veramente fossero state le 22.30, diventa un po’ incredibile questa dinamica di soli quindici minuti per arrampicarsi ad almeno 5-6 metri di altezza e poi cadere. È una ricostruzione tutta da verificare.
  C'è stata poi un'infiltrazione di due carabinieri nella caserma Gamerra. La procura ha mandato sotto copertura due carabinieri per cercare di rilevare il non detto o dei dialoghi tra militari. Questi carabinieri sono stati subito scoperti proprio perché maldestri. È stato scritto anche negli atti di indagine. Se c'era qualcuno che poteva parlare, si è sicuramente chiuso a riccio.
  Numerosi militari hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza della morte di Scieri in tempi antecedenti alla scoperta del corpo. La procura di Pisa rispetto a questo fatto di grande gravità ha affermato solamente che si trattava di incongruenze evidentemente da attribuire a ricordi errati.
  Voglio inserire una nota di esperienza personale. C'è anche l'avvocato Greco. Nei processi penali, quando si chiede a un testimone che ora e che giorno fossero... Qui si tratta di un giorno vicino a Ferragosto, di due giorni prima di Ferragosto, di un giorno in cui la caserma non è così piena di militari. Devo dire che non si tratta di giorni ordinari. Sono anche facili da ricordare. Numerosi militari, quindi, hanno dichiarato di aver appreso prima della morte di Scieri.
  In particolare, ci sono ancora altre carenze di indagine che si rilevano dall'inchiesta amministrativa – lo ritengo un documento molto importante; l'avete ricevuto tutti – redatta dal generale Antonelli, consegnata alla procura di Pisa, ma non inclusa negli atti di indagine. A questa inchiesta amministrativa non si fa alcun riferimento in nessuna delle tre archiviazioni. In tre archiviazioni non c'è alcun riferimento a questa inchiesta amministrativa. Non è stata utilizzata, quindi, neanche dai genitori nell'opposizione all'archiviazione. I genitori ne sono venuti a conoscenza dopo.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO . Questa inchiesta amministrativa è stata fatta ex post?

  PRESIDENTE . No, l'inchiesta amministrativa è stata fatta a settembre. La richiesta di opposizione all'archiviazione è successiva.
  Il rapporto del generale Antonelli, ossia questa inchiesta amministrativa – ripeto, l'avete avuta tutti via e-mail, perché vi è stata mandata – evidenzia che ben due ispezioni, come è stato già detto, sono state effettuate nel giorno festivo del 15 agosto, ripeto, alle 5.30 e alle 21.30. Queste «ispezioni straordinarie» furono fatte – attenzione – non da un gruppo di ispettori della procura oppure da carabinieri e forze armate, ma dal comandante Celentano insieme al colonnello Pier Angelo Corradi (quella alle 5.30 di mattina) e da una sola persona ossia, Pier Angelo Corradi, alle 21.30. Non sono diverse persone che se ne vanno in giro per fare le ispezioni alla caserma. Comunque sicuramente sono state fatte da alti graduati militari. Tali ispezioni comprovano, quindi, che i vertici della caserma non consideravano affatto ordinaria l'assenza di Emanuele Scieri al contrappello due giorni prima, come invece si è sostenuto nella richiesta di archiviazione.
  Nella richiesta di archiviazione viene scritto che diversi militari, graduati soprattutto, hanno ribadito di non aver pensato a cercare Emanuele Scieri la sera del 13 agosto 1999 perché avevano ritenuto che fosse uscito dalla caserma. Nessuno, però, ha scritto che era rientrato.
  Nessuno del personale in servizio all'interno della caserma aveva iniziato le ricerche di Emanuele Scieri, come già detto Pag. 10 all'inizio. Si deve aggiungere a tutto questo che nel corso delle indagini non è stato accertato se fosse davvero possibile dopo il contrappello uscire dalla caserma. Posto che era stato segnalato che Emanuele Scieri era rientrato in caserma, se non fosse stato possibile allontanarsi senza essere visti dalla caserma Gamerra, perché il militare assente al contrappello non veniva cercato immediatamente nella struttura militare? In una caserma sappiamo tutti che vengono annotate le reclute in entrata e in uscita, soprattutto se trattasi di militari non conosciuti, perché arrivati quel giorno, come nel caso di Scieri.
  Perché non furono immediatamente richieste all'ufficiale di picchetto o al servizio di guardia della caserma, composto da 9 persone, informazioni sull'eventuale uscita di qualche militare a un orario insolito, cioè compreso tra le 22.45 e le 23.45?
  Il rientro in caserma di Emanuele Scieri era stato trascritto nel registro delle presenze in entrata, quando è rientrato dalla libera uscita? Perché non è stato trascritto nel rapportino della sera dai militari addetti al contrappello che era rientrato?
  Sul telefono di Emanuele Scieri – questa è un'altra circostanza che ha veramente dell'incredibile – risulta composta, come ultimo numero, un'utenza sconosciuta a familiari ed amici, che poi è stata indicata come quella del primo carabiniere che ha accertato la morte di Emanuele Scieri. Un carabiniere si è recato a vedere il corpo di Emanuele, ha aperto il suo marsupio e ha preso il telefonino, il cellulare di Emanuele Scieri, per chiamare se stesso per vedere il numero chiamante, ossia il numero di Emanuele Scieri, per poi sottoporre l'utenza a intercettazione dei tabulati telefonici. Ovviamente, questo è qualcosa di incredibile, perché su una scena del delitto non si tocca nulla. Addirittura vennero trovate le tracce di sangue di questo carabiniere nella scaletta della torretta, specificando che si era ferito durante i rilievi.

  GIANLUCA FUSILLI . Si era arrampicato?

  PRESIDENTE . Sono state trovate tracce di sangue. Acquisiremo poi anche le relazioni di servizio.
  Ancora, chi c'era in servizio al cosiddetto magazzino di casermaggio nei giorni 13, 14 e 15 agosto? Fino a che ora e chi erano i militari che avevano frequentato lo spaccio, cioè il bar dei militari, che, secondo l'inchiesta amministrativa, risulterebbe aver avuto come orario di chiusura le ore 22? Lo spaccio era molto vicino all'area dove è stato ritrovato il corpo di Emanuele Scieri. Come si può escludere che in una notte afosa di agosto, a ridosso del fine settimana di Ferragosto, non fossero presenti anche oltre l'orario di chiusura altri militari, per esempio anziani, che si intrattenevano nei pressi dello spaccio vicino alla torretta di asciugamento dei paracadute, ai piedi della quale è stato trovato Scieri?
  Chi era effettivamente presente in caserma il 13 agosto 1999, giorno della morte di Scieri?
  Chi erano i commilitoni con cui ha condiviso la camerata oppure il percorso da Scandicci a Pisa?
  Si tratta di interrogativi ai quali questa Commissione cercherà di fornire risposte. È opportuno, quindi, che si proceda con una metodologia articolata per completare prima possibile il quadro delle conoscenze relative alla morte di Emanuele Scieri.
  Come metodologia di lavoro – ovviamente, la relazione non è esaustiva; ne indico alcune – la Commissione parlamentare si prefigge lo scopo di chiarire come sono andati gli eventi relativi alla morte del giovane paracadutista e di individuarne i responsabili. Solo facendo varco alla verità su quello che è avvenuto il 13 agosto 1999 alla caserma Gamerra di Pisa e nei giorni successivi sarà riaffermata la vigenza dello Stato di diritto nel nostro ordinamento.
  Come abbiamo deliberato all'Ufficio di presidenza scorso – vado per sintesi – la Commissione dovrà procedere ad acquisire tutte le informazioni utili dai soggetti coinvolti, che siano attraverso audizioni o esami di testimonianze previste dal regolamento della Commissione, sia attraverso l'acquisizione diretta di documenti che Pag. 11 possano essere acquisiti dai soggetti coinvolti, siano essi avvocati, periti o autorità competenti. In questo senso ritengo che documenti fondamentali da acquisire siano il regolamento del 1998 appunto delle forze armate e poi, se esiste, il regolamento della caserma Gamerra. Dobbiamo capire, appunto, nel caso in cui un militare non risponda al contrappello, come ci si comporta secondo il regolamento. Lo dico per sintesi.
  Dobbiamo poi anche capire il riferimento alle consegne assegnate ai militari di guardia, che – ripeto – erano ben 9 la sera del 13. La guardia durava per tutta la settimana. Gli stessi militari la facevano per tutta la settimana. Teniamo conto, però, che il 15 agosto era domenica e che il corpo viene rilevato solo il giorno 16. Non so se la guardia iniziasse il lunedì e finisse la domenica e, quindi, se fossero sempre gli stessi nomi addetti alla guardia. Questi nomi sono nell'inchiesta amministrativa.
  Bisogna acquisire l'ordine di servizio con cui si evincono le modalità di vigilanza della caserma. Voglio specificare, per conoscenza di tutti, che la caserma è un luogo altamente vigilato, perché in qualsiasi momento una caserma, in teoria, può essere attaccata. Pertanto, ogni zona della caserma è vigilata, ogni zona della caserma è sezionata e a ogni zona della caserma corrisponde una persona, con un nome e un cognome, che ne ha la vigilanza. Chi aveva la vigilanza dell'area dove è stato trovato Scieri?
  La Commissione dovrà ricostruire il complesso iter dell'attività parlamentare svolta dalla Camera dei deputati e dal Senato sulla morte del militare Scieri nell'arco di ben sei legislature. Avete già ricevuto gli atti in casella. È mia intenzione sviluppare un esame approfondito degli atti processuali relativi ai militari con cui è rientrato in caserma Emanuele Scieri. Mi riferisco in particolare a Viberti, che l'ha lasciato vicino alla torre, all'allievo Gelli, all'allievo Mastrini e all'allievo Valentini.
  Al tempo stesso, credo che sia necessario procedere a esaminare i testimoni, al riscontro del personale di servizio al reparto corsi il 13 agosto 1999, che risulterebbero essere stati avvertiti lo stesso giorno alle 23.45 dell'assenza di Scieri al contrappello ma che era rientrato in caserma. Mi riferisco – vado per sintesi – al sergente maggiore Pugliese, che è stato poi messo sotto processo per omicidio colposo e archiviato, al caporale di giornata Gianluca De Silvestris e all'ufficiale di picchetto Stefano Messina. Tutti questi sono stati indagati per omicidio colposo. Appare necessario, quindi, acquisire il rapporto redatto da De Silvestris e Pugliese, che effettuano il contrappello, ma non scrivono in questo famoso rapporto che Scieri era rientrato in caserma.
  Ritengo ancora utile acquisire informazioni dal personale di servizio addetto al centro addestramento paracadutisti del 13 agosto 1999. Nessuno di loro assunse l'iniziativa di cercare Scieri, pur sapendo che era rientrato in caserma. Mi riferisco al capitano Alfio Pellegrini, effettivo del Centro addestramento di paracadutismo, e all'ufficiale di picchetto Stefano Messina. Per esempio, questo è molto importante, perché va precisato che, se Scieri fosse uscito nuovamente dopo il rientro in caserma alle 22.15, avrebbero dovuto annotarlo. Nessuno può entrare e uscire dalla caserma senza che ciò sia annotato. Come si legge nell'inchiesta amministrativa, in particolare il Tenente Messina – questo è un dato molto importante – effettuò l'ispezione la sera del 14 dopo l'1.30.
  Ancora, occorre sentire il sottufficiale di ispezione Emilio Galdi, effettivo capoguardia, il quale, come si legge nell'inchiesta amministrativa, ha effettuato l'ispezione dopo l'1.30 del mattino del 14 agosto. Per gli stessi motivi ritengo sia necessario audire, in qualità di testimoni, tutto il personale predisposto alla guardia del 13 agosto 1999. Sono indicati i nomi nella relazione che avete avuto.
  È fondamentale individuare con precisione quale sia il personale venuto a conoscenza dei fatti il 14 agosto e ascoltare tali soggetti come testimoni. Mi riferisco al colonnello Pier Angelo Corradi, al comandante di brigata, generale Calogero Cirneco, che era assente per le cure termali, ma che è stato a sua volta indagato per Pag. 12 omicidio colposo e prosciolto, e all'aiutante del reparto corsi Salvatore Romondia. Il comandante del reparto corsi, colonnello Emilio Ratti, era assente, ma dall'inchiesta amministrativa risulta che lo stesso giorno viene informato che Scieri è rientrato alle 22.15; anche Emilio Ratti, che era assente, non dispone l'effettuazione di alcuna ricerca e si limita a telefonare al cellulare del deceduto Scieri e a casa dei genitori.
  Il 14 agosto Emilio Ratti, o Romondia – adesso non ricordo effettivamente – telefonano solamente al cellulare di Scieri e a casa alla famiglia, che non risponde, perché non risulta in casa. Non risulta, quindi, effettuare alcuna ricerca, ma comunica la scomparsa al colonnello Pier Angelo Corradi, il quale solo il 15 agosto alle 21.30 procede all'ispezione interna della caserma senza rilevare il corpo.
  Ancora, credo sia utile ascoltare il comandante della 1a compagnia Amoriello. Ancora, credo sia indispensabile acquisire informazioni in merito al personale che ha ritrovato il corpo di Scieri. Mi riferisco ai nomi che ho già elencato e che trovate nella relazione.
  Dagli eventi indicati è chiaro – mi avvio alla conclusione – che un ruolo significativo è stato assunto dal Comandante della brigata Celentano, il quale effettua, insieme al colonnello Fantini, l'ispezione alle 5.30 del mattino del 15 agosto, o dal Colonnello Corradi, che effettua l'ispezione alle 21.30 del 15 agosto. Nessuna delle due ispezioni rinviene il cadavere. In che cosa sono consistite queste ispezioni, condotte in un giorno preciso e a orari così particolari? È stata redatta una relazione di queste ispezioni? Questo non lo sappiamo.
  Per esigenze di sintesi mi riservo di evidenziare altri soggetti e ulteriori atti da acquisire. Appare rilevante in questo senso acquisire gli atti processuali relativi agli atti di nonnismo compiuti dai militari condannati durante il trasporto in pullman da Scandicci a Pisa e le dichiarazioni di diversi commilitoni, segnate nello speech che avete in copia, per verificare se e come segnalarono ai militari del contrappello, Pugliese e De Silvestris, che Scieri era rientrato in caserma. Occorre sentire anche il militare Stefano Marras – che è stato richiamato nel corso dell'audizione dello scorso 7 aprile – il quale si sarebbe affacciato più volte dalla finestra per vedere se Scieri stesse rientrando. Ancora, occorre acquisire l'elenco di tutti i paracadutisti che arrivarono col pullman insieme a Scieri da Firenze e l'elenco di coloro che erano in caserma il 13 agosto. Ancora, occorre acquisire l'elenco di coloro che si trovavano in camerata con Scieri, documentazioni e perizie medico-legali, le dichiarazioni del tenente colonnello Ratti e dell'aiutante maggiore Romondia e tutte le dichiarazioni importanti che possiamo avere anche – ripeto – tramite i difensori o direttamente acquisendoli dalle procure. Ancora, è importante la testimonianza di Amoriello, che fece firmare una scheda con cui si denunciavano eventuali atti di nonnismo.
  Vado per sintesi. Ancora elementi di conoscenza potremmo acquisirli da Mario Ciancarella in merito a informazioni circostanziate a lui riferite da un anonimo per opera di alcuni commilitoni, con particolare riferimento al fatto che gli stessi commilitoni erano soliti rivolgersi a Scieri con l'appellativo di «avvocato». Scieri rappresentava un punto di riferimento per ottenere consigli e soluzioni di carattere pratico, essendosi laureato in giurisprudenza. Tali caratteristiche erano manifestate presso il 78° Reggimento «Lupi di Toscana» di Firenze, dove lo Scieri aveva trascorso una ventina di giorni.
  Sulle dichiarazioni del comportamento tenuto dal militare Viberti nel corso degli eventi e durante le indagini saranno da acquisire tutti gli atti e senz'altro la testimonianza di Viberti, mai peraltro sfociata in indagini formali per reticenza o falsa testimonianza. Viberti, nonostante quello che avete appreso aver detto il procuratore, non è stato mai messo sotto processo per falsa testimonianza.
  Ancora, occorre acquisire informazioni dal militare Guidi Nidio, che da voci di commilitoni apprese che Scieri aveva avuto una discussione sul pullman. Occorre acquisire, ancora, la dichiarazione del militare Ferri Alessandro, che era in servizio Pag. 13 dal 13 al 16 agosto e che il giorno 13 fu a disposizione dell'ufficiale di servizio, tenente Magia, fino alle 00.30, e del militare Gardella Alan, che il medesimo giorno, 13 agosto, era in servizio ed era stato comandato di recarsi in caserma per ricevere gli allievi ed era sul pullman.
  La Commissione potrà poi assumere tutte le iniziative che riterrà utili e idonee.
  Concludo. Il compito che ci attende è senz'altro molto gravoso e impegnativo. Si tratta, però, di un dovere morale, oltre che istituzionale, al quale tutti noi della Commissione, che ho veramente l'onore di presiedere, sono certa che non intenderemmo sottrarci per addentrarci in questa ricerca della verità. Si tratta di un dovere di rispondere a quell'esigenza di giustizia e di certezza del diritto a cui per primo lo Stato non può e non deve sottrarsi, questa giustizia che è da troppo tempo attesa dai familiari, dagli amici e da tanti cittadini.
  Pur senza voler entrare nei dettagli di questa nota e triste pubblicazione chiamata Zibaldone – si tratta di uno scritto di 120 pagine acquisito agli atti del processo, che acquisiremo – uno scritto redatto dall'allora comandante della brigata Celentano e inviato a 18 destinatari nel dicembre 1998 come regalo di Natale, più volte citato negli anni passati anche di recente, è significativo ricordare che a pagina 1 di questo scritto c'è un elogio del paracadutista: «Paracadutista il coraggio e la lealtà sono la tua virtù. Non abbandonare mai i tuoi morti, i tuoi feriti».
  È proprio appellandoci a questo spirito positivo dei paracadutisti, da sempre impegnati in difesa della libertà e della pace in giro per il mondo, che noi stessi, da esseri umani prima che da italiani e prima ancora che da parlamentari, intendiamo procedere all'accertamento della verità. Emanuele Scieri è stato abbandonato, ferito, agonizzante, e poi morto, proprio da coloro che per primi avrebbero dovuto dimostrare coraggio e lealtà più dei civili – intendo i suoi commilitoni, la caserma Gamerra, la brigata, la Folgore e i paracadutisti – che per primi avrebbero dovuto soccorrerlo. Forse è stato abbandonato da chi non ha potuto, non ha saputo o non ha voluto giungere alla verità e per tutti questi anni si è nascosto o ha voluto tacere.
  Colleghi, noi non possiamo e non vogliamo credere che Emanuele sia stato aggredito «come un cane morto» – queste sono le parole che si leggono nello Zibaldone – un cagnaccio che rifiuta le «tradizioni» (questo si legge) del reparto dei paracadutisti, quelle tradizioni che nello Zibaldone di Celentano sono veri e propri atti di nonnismo, quando non addirittura atti delinquenziali. Con il nostro lavoro intendiamo, invece, riaffermare che lo Stato è presente, che è stato sempre presente e che saprà fare giustizia per uno dei suoi figli caduti, che non intende abbandonare nemmeno dopo tanti anni. Grazie infinite della vostra pazienza.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO . Grazie, presidente, per il lavoro impegnativo che ha svolto attraverso questa relazione. A mio avviso, è utilissima per tutti noi, non soltanto perché riassume i fatti salienti tratti dagli atti sia dell'inchiesta amministrativa, sia delle indagini giudiziarie, ma anche perché lei ha già fatto lo sforzo, aiutando tutti noi, di porre in evidenza numerose incongruenze che sono assolutamente palesi. Molte di queste le avremmo anche potute dedurre dai fatti noti e dalla lettura del libro. Il lavoro di leggere tutti gli atti dell'indagine è un lavoro pesantissimo. Infatti, rinnovo la richiesta di avvalerci di consulenti, possibilmente nelle figure di giovani magistrati, che possano, anche a tempo parziale, aiutarci proprio nella lettura e nella rivisitazione di tutti gli atti dell'indagine, cosa che, ovviamente, noi non riusciremmo a fare, perché è una mole gigantesca.
  Mi sento, quindi, di approvare e di sottoscrivere la relazione della presidente. Ovviamente, ci riserviamo tutti di riflettere su questa relazione e anche sugli atti, che abbiamo tutti ormai a disposizione, per aggiungere eventualmente altre considerazioni. Una cosa che mi sembra incredibile è che l'inchiesta giudiziaria non si sia avvalsa dell'inchiesta amministrativa. Probabilmente occorre vedere le date, perché Pag. 14 questo non è veramente possibile. Numerose incongruenze e numerose domande emergono spontanee dal confronto della ricostruzione dei fatti.
  Volevo chiedere una precisazione a proposito di Ciancarella. Ciancarella era dentro la caserma? Ricordo di aver letto qualcosa di Ciancarella relativamente al processo su Ustica. Fece una dichiarazione a proposito di una persona che custodiva un segreto e che è morta in circostanze strane, con un incidente aereo e fu dichiarato non attendibile. Lo stesso Ciancarella poi interviene su questa vicenda dicendo che aveva ricevuto una telefonata anonima, perché aveva parlato con alcuni commilitoni a lungo. Ciancarella era un commilitone della Folgore o era un tenente? Che grado aveva e che ruolo ricopriva? Questo, secondo me, lo dovremmo capire.
  Il carabiniere che ha ritrovato Emanuele Scieri, quello che ha fatto la telefonata dal suo telefono, era uno dei carabinieri del comando dei carabinieri dentro la caserma? Devo ancora approfondire meglio la lettura degli atti, ma anche da una conversazione svolta con l'avvocato a suo tempo ricordo che sono state rivolte molte critiche alle deposizioni raccolte dal comando dei carabinieri dentro la caserma, perché le prime indagini le hanno svolte lì. Questo carabiniere faceva parte del comando dentro la caserma?

  MARIA GAETANA GRECO . In maniera quasi telegrafica voglio formularle un ringraziamento e un plauso per la relazione, che, tra l'altro, in poco tempo ha messo a disposizione di tutti noi e che ripercorre una complessa vicenda, che per molti aspetti è intricata e per altri lascia parecchie zone d'ombra. Ho seguito con attenzione la sua relazione. Ho letto anche gli atti che ci sono pervenuti in casella. Trovo davvero che la sua ricostruzione, sia pure sintetica e pur non potendo, per ovvie ragioni, essere esaustiva, rappresenti, tuttavia, per noi tutti un punto importante di partenza in questo compito così gravoso che ci è stato assegnato.
  Vorrei farle, più che una domanda, una richiesta. Per quello che ho letto io in ordine alla domanda posta dall'onorevole Prestigiacomo, ricordo che Ciancarella, che era un tenente in pensione, venne un po’ tacciato di protagonismo, un protagonismo che forse aveva manifestato anche in altre circostanze. È stata richiamata l'inchiesta su Ustica. Tuttavia, lui non venne mai indagato dalla procura per queste sue dichiarazioni. Anche questa rappresenta, a mio avviso, un'incongruenza nel complesso iter che portò alle diverse assoluzioni o proscioglimenti sia nell'inchiesta di natura militare, sia in quelle svolte dalla procura ordinaria. Voglio formulare, più che altro, una richiesta. Proprio perché gli atti processuali sono tantissimi e abbiamo già capito da questa relazione quantomeno come dobbiamo muoverci inizialmente nelle audizioni e nelle testimonianze, formulo una richiesta perché il nostro lavoro, così come tutti ci auguriamo, sia utile e conducente rispetto al fine.
  Chiedo che rispetto ai testi che sono stati escussi o sentiti nelle diverse indagini, prima della nostra audizione qui, vengano fornite e acquisite tutte le dichiarazioni che si trovano agli atti di quei procedimenti. Questo, a mio avviso, è importantissimo, perché il compito nostro è ripercorrere la verità fattuale che i testi hanno ritenuto di esporre allora ai magistrati inquirenti e cercare di vedere le lacune e le zone d'ombra, magari confrontandole con altre dichiarazioni con testi che si trovano nelle stesse condizioni ambientali nella ricostruzione dei fatti nell'arco dei tre giorni che portarono poi al ritrovamento del corpo di Emanuele Scieri.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI . Spendo solo due parole. Grazie per la relazione che ha sottoposto alla nostra attenzione. Metodologicamente devo evidenziare la mia difficoltà. Voglio entrare in sintonia, ma vedo che molti colleghi che hanno vissuto personalmente i fatti, sia per vicinanza geografica, sia perché già presenti in Parlamento, sia perché protagonisti di iniziative a supporto di questa vicenda, sono già mentalmente... eccetera. Visto che ritengo nobile ed estremamente importante lo scopo di questa Commissione, non voglio essere presente solo come una statuetta. È per questo che il mio ringraziamento nei Pag. 15 suoi riguardi è doveroso. Lei ha già tracciato le problematiche che dobbiamo porci. L'argomento pone alla nostra attenzione tanto materiale che non è facile poter inquadrare l'angolatura da cui cominciare ad affrontare questo problema.
  L'onorevole Prestigiacomo, giustamente, essendo stata anche protagonista di varie iniziative, focalizza l'attenzione su particolari personaggi o su particolari situazioni che, purtroppo, non riesco a collegare in maniera fondante al prosieguo della nostra attività. I quesiti che ha posto già potrebbero essere, specialmente per voi, che siete maggiormente a conoscenza della vicenda, i punti iniziali di riferimento. Per poter fornire queste risposte, potete aiutarci a capire qual è il materiale specifico che può essere utilizzato per venire incontro ai quesiti da lei posti? Capisce bene che dovremmo darci del tempo perché tutti possano capire di che cosa stiamo parlando e, quindi, possano essere messi nelle condizioni di essere fattivamente contributivi alla ricerca della verità. Parlo per me, chiaramente. Credo che un'onestà intellettuale in questa situazione debba essere anteposta a tutto, all'interesse di far parte di una Commissione d'inchiesta o ad altro. Se riusciamo a focalizzare la questione in maniera chiara, servendoci di materiale che i vari quesiti vanno a supportare, credo che questo sarebbe un ulteriore ausilio. Plaudo all'iniziativa e alla sollecitazione dell'onorevole Prestigiacomo quando diceva che, con la buona volontà di qualche amico che è già a conoscenza di gran parte della questione, si possa formulare una relazione che vada a condensarla e metterci magari nelle condizioni di poter poi approfondire questo o quell'aspetto, senza rimanere di fronte a una montagna di documenti che già rendono un'idea di impossibilità a proseguire con cognizione di causa.
  Inoltre, con quali modalità possiamo servirci della nomina di consulenti? Capisce che anche questa è una questione molto importante. Avere la possibilità di nominare uno, due, mezzo o dieci consulenti che possano essere anche ubicati geograficamente vicino ai nostri territori e con cui confrontarsi anche fuori dalle sedute della Commissione può essere un ausilio maggiore per affrontare con più velocità e con più cognizione di causa queste questioni.

  GIANLUCA FUSILLI . Signora presidente, senza adesso entrare nel merito del contenuto della relazione, che, seppur sintetica, è assolutamente chiara dal punto di vista della dinamica dei fatti e anche rispetto al percorso del lavoro da fare, da parte mia – dovrei dire anche da parte del gruppo del Partito Democratico, ma abbiamo scelto di approcciarci a questo lavoro considerandoci al di fuori delle appartenenze politiche e, quindi, lo faremo senza formalismi – esprimo il ringraziamento per il lavoro fatto.
  In merito credo sia bene fare un approfondimento da parte di ciascuno di noi. In attesa dell'arrivo del libro, che lei più volte ci ha detto sarà esaustivo rispetto a una conoscenza preliminare di ciò che è accaduto in quei giorni, credo che questa relazione e gli altri documenti, tra cui la relazione amministrativa e le richieste di archiviazione, possano, anche in relazione a quello che diceva giustamente il collega Fucci prima, portarci, al di là di quelli che hanno avuto la passione di approfondire questo tema per anni e che, quindi, ne sapranno certamente più di noi, dei commissari nuovi, alla conoscenza del problema e metterci nella condizione di avere un livello di informazione adeguato a poter svolgere il nostro compito.
  Non vorrei entrare nel merito di ciò che mi ha sollecitato la sua relazione. Per esempio, però, mi viene in mente che mi piacerebbe chiedere sia al generale Celentano, credo oggi in pensione, sia al comandante Corradi se fosse normale e usuale effettuare ispezioni alle 5.30 di mattina presso quella caserma, quante altre volte questa ispezione fosse stata effettuata e con quale consuetudine e che cosa significasse fare un'ispezione presso una caserma. Ho letto, per esempio, in un articolo di stampa che il generale Celentano ha dichiarato che il giorno di Ferragosto ha fatto l'ispezione di 7 caserme dei paracadutisti e che è partito dalla sua abitazione – credo – o comunque dal comando di Livorno alle 9 di sera, ritornando alle 7 di mattina, al termine Pag. 16  dell'ispezione di tutte le caserme. Mi piacerebbe chiedergli, quando verrà – magari annotiamocelo – quante volte nella sua carriera abbia intrapreso un'iniziativa di questo tipo e se per circostanza casuale magari gli sia capitato di intraprenderla proprio il giorno del 15 agosto 1999. Così capiamo se questa fosse una sua attività usuale.
  Questa è la prima sottolineatura, ma credo che, leggendo, ci verrà in mente molto da approfondire rispetto a quello che lei dice. La ringrazio molto per il lavoro di preparazione e di sintesi che ha fatto in questa relazione.

  MARIA GAETANA GRECO . Sono d'accordo con la richiesta che è stata formulata da più parti, dall'onorevole Prestigiacomo e anche dal collega che ci ha preceduto: potrebbe essere un valido ausilio affidare a persone che hanno una competenza specifica un compito siffatto.
  Tuttavia, vorrei reiterare la richiesta che ho già fatto. Per quello che riguarda le persone che sentiremo come testimoni in questa sede, dobbiamo acquisire le trascrizioni delle dichiarazioni rese che si trovano agli atti e non un eventuale compendio o riassunto che possa essere fatto, perché ci serviranno anche per le contestazioni o per quant'altro riterremo poi di dover effettuare.

  PRESIDENTE . Sono d'accordissimo con tutte le vostre richieste e proposte. Vado per ordine.
  Questo testo, che non è tanto una relazione, quanto un documento riassuntivo, come ho indicato, è il frutto anche della vostra sollecitazione venuta da parte dell'onorevole Prestigiacomo e di altri commissari di questa Commissione. Mi era stata richiesta una relazione. È chiaro che ogni relazione non può essere approfondita, perché l'approfondimento viene dagli atti giudiziari e anche, in parte, dal libro. Ripeto, il libro è scritto molto bene, perché ripercorre gli atti processuali. È diviso in due parti: la seconda parte contiene la richiesta di archiviazione delle due procure e l'inchiesta amministrativa, mentre la prima è un riassunto che cita anche alcuni testi. Vi si trovano, quindi, anche i nomi. Dico questo semplicemente perché la relazione non vuole essere assolutamente esaustiva. Questo riassunto intendeva essere solo uno strumento, un inizio, anche per dare uno spunto, oltre a quello che leggerete direttamente dagli atti parlamentari, dalla rassegna stampa, dal libro e dagli atti che riceverete. Tutte le idee che vi verranno in mente sono ben opportune e dovute.
  Per quanto riguarda i consulenti, ne parleremo all'Ufficio di presidenza. Se qualcuno ha un'idea... Ovviamente, devono depositare il loro curriculum. Ne parliamo all'Ufficio di presidenza. Inoltrate le richieste all'Ufficio di presidenza.
  Quanto a Ciancarella, brevissimamente, Ciancarella Mario non era, a quanto ho appreso dalle notizie che sono riuscita a leggere – sono centinaia di atti parlamentari – all'epoca un paracadutista. Non ha l'età di Scieri. Ciancarella Mario viene fuori sulla scena del processo perché gli telefona un certo Spadafora Francesco. Spadafora è un cognome siracusano. Ritengo che sia siracusano, ma acquisiremo le sommarie informazioni. Leggerete negli atti che acquisiremo SIT, ossia sommarie informazioni testimoniali. I pubblici ministeri, quando fanno le indagini, assumono i testimoni a sommarie informazioni.
  A Ciancarella Mario telefona questo tale Spadafora – ripeto, ritengo che sia di Siracusa, ma non ne sono certa; lo vedremo – raccontando che alcuni militari l'avevano raggiunto al proprio cellulare raccontandogli com'era morto Scieri. Non dice mai, però, i nomi di questi militari. Chiaramente, Ciancarella Mario e Spadafora vengono sentiti dal pubblico ministero. Acquisiremo le SIT. Ovviamente, mi trova pienamente d'accordo. Prima di sentire i testimoni, chiunque essi siano, vedremo se ci sono prima delle sommarie informazioni.
  Ciancarella Mario – dico anche questo brevemente, per ragioni di sintesi – viene messo sotto processo per calunnia. Risulta che sia stato assolto nel 2000. Il delitto Scieri è del 1999. Dopo un anno, quindi, viene assolto. Il processo è abbastanza veloce.

Pag. 17  

  GIANLUCA FUSILLI . È stato anche arrestato.

  PRESIDENTE . Sì, è stato anche arrestato, ma viene comunque assolto per calunnia. Anch'io ho letto notizie giornalistiche secondo cui è stato testimone della strage di Ustica, ma quello è un altro fatto. Ho letto, sempre da notizie giornalistiche, che però ci riserviamo di accertare, che Ciancarella...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO . È stato definito un mitomane.

  PRESIDENTE . Sì, è stato definito anche dalla procura un mitomane. Possiamo senz'altro, con le dovute accortezze, sentirlo. Decidiamo se risentirlo. Sicuramente mi risulta che Ciancarella abbia già scritto una mail ad alcuni parlamentari. Forse non ce ne siamo accorti tutti nella nostra mail della Camera. Vedremo, strada facendo, se sentirlo.
  Per quanto riguarda i carabinieri, il corpo di Scieri è stato trovato da quattro militari di leva, in particolare da uno che ho elencato. Poi sono stati subito chiamati i carabinieri. Non so se siano i carabinieri addetti alla caserma. Dentro la caserma Gamerra c'era un posto dei carabinieri, ma vi devo dire, perché l'ho letto, che sono stati delegati a svolgere le indagini dalla procura i carabinieri di Pisa, non quelli dentro la caserma. Quando la procura svolge un'indagine, qualunque indagine, delega la guardia di finanza, la polizia, i carabinieri o la forestale. In questo caso hanno agito i carabinieri di Pisa.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO . Non c'era, quindi, dentro la caserma...?

  PRESIDENTE . Sì, l'ho detto prima. Dentro la caserma c'era un posto dei carabinieri, con alcuni addetti. Il carabiniere che ha preso il telefono dal corpo di Scieri non so se fosse uno addetto alla caserma. Ritengo di no – ritengo, però; questo è da accertare – perché la procura ha delegato i carabinieri e non sono i carabinieri della caserma.

  GIANLUCA FUSILLI . Ho una domanda su questo: la ricostruzione secondo la quale il carabiniere avrebbe utilizzato il telefonino di Emanuele per auto-farsi una telefonata è del carabiniere? Come l'hanno accertata? Uno potrebbe anche presumere che magari qualcun altro abbia chiamato quel carabiniere, se era interno alla caserma, per farlo intervenire.

  PRESIDENTE . No, è del carabiniere. Il carabiniere era stato delegato ad avvicinarsi e ad andare a rilevare il corpo di Scieri, ma non era stato delegato a prendere...

  GIANLUCA FUSILLI . Quindi, è lui che lo dichiara?

  STEFANIA PRESTIGIACOMO . Era già stato trovato il corpo.

  PRESIDENTE . Sì. Il corpo è stato scoperto dai quattro militari. Dopodiché, i quattro militari hanno chiamato il capitano e il capitano ha chiamato il pubblico ministero. Una cosa che posso rilevare e rilevarvi è che il pubblico ministero non si è mai recato sul luogo del delitto. Vi si sono recati i carabinieri. Uno di questi carabinieri ha aperto il marsupio, come vi ho già detto, e ha preso il telefonino.
  Perché? Perché poi il telefonino di Scieri è stato messo sotto intercettazione. È chiaro che, nel momento in cui Scieri non può più parlare, l'intercettazione del telefonino riguarda i tabulati telefonici, ovvero il traffico in entrata e in uscita il giorno in cui è morto, qualche giorno prima e qualche giorno dopo, se qualcuno ha chiamato, nonostante ovviamente Scieri non fosse più vivo.
  Per quanto riguarda le SIT degli auditi, non ci sono dubbi che le acquisiremo. Volevo dirvi anche che l'avvocato che ha seguito il processo è l'avvocato Randazzo. Per fare prima, chiederemo numerosi atti all'avvocato Randazzo. Quello che mancherà all'avvocato Randazzo lo chiederemo alla procura. Questo è quanto possiamo fare in maniera spedita. Gli atti sono tutti ufficiali. Pag. 18 
  Onorevole Fucci, non è senz'altro facile. Non è facile per nessuno, soprattutto dopo tanti anni. Ripeto, una fonte inesauribile è il libro. Molti quesiti sono stati posti e altri potranno essere posti da voi, anzi, più quesiti ci poniamo, meglio è. Poi magari scarteremo quelli che possono essere utili o meno utili, meno veloci o più veloci. Il procedimento è tutto da rivedere.
  Credo di avere risposto, bene o male, a tutto. Dei consulenti abbiamo parlato. Ritengo che anche da questa seduta di Commissione emerga un'enorme collaborazione tra noi commissari, che credo continuerà in maniera sempre più stretta ed efficace. Mi dispiace che non siano presenti gli altri, ma giustamente oggi è una giornata particolare. Abbiamo finito anche anticipatamente le votazioni. Sicuramente avremo un bel lavoro e qualcosa su cui meditare.
  Questa settimana non ci saranno più sedute. Pertanto, potremmo utilizzarla per la lettura degli atti. Orientativamente, la prossima seduta – riceverete il messaggio – si terrà martedì prossimo. Possiamo farla precedere da un Ufficio di presidenza in cui rileveremo anche se ci siano delle istanze che arrivano.
  Dichiaro chiusa la seduta.

  La seduta termina alle 19.45.

ALLEGATO

Documento riassuntivo «Sulla morte di Emanuele Scieri»
presentato dalla presidente Amoddio

  1. Premesse.
  Desidero ripercorrere preliminarmente alcuni punti salienti della vicenda, tratti dagli atti relativi alle indagini giudiziarie ed alla inchiesta amministrativa redatta dal generale Antonelli (la redazione è avvenuta il 15 settembre del 1999, consegnata alla Procura di Pisa il 30 settembre 1999 e coperta dal segreto istruttorio). Passerò quindi ad un'analisi sintetica delle criticità riscontrate finora nell'ambito delle indagini svolte sulla morte del militare Emanuele Scieri. Cercherò di indicare, in conclusione, alcune modalità di intervento della Commissione di inchiesta, che ritengo utili al fine del prosieguo dei lavori e che sottopongo fin d'ora all'attenzione degli altri commissari.
  Innanzitutto quindi un'analisi cronologica degli eventi.

  2. Gli eventi che hanno condotto alla morte del militare Emanuele Scieri.
  In data 21 luglio 1999, il dottor Emanuele Scieri, nato a Cuneo il 31 agosto 1972, iniziava a frequentare il centro addestramento reclute (CAR) in servizio di leva a Firenze, presso la caserma «Lupi di Toscana», 78° reggimento. Scieri prima di essere chiamato al servizio di leva, si era laureato in giurisprudenza a Catania il 6 novembre 1998 con voto 106/110 e svolgeva con passione e diligenza la pratica forense, promettendo ottimi risultati.
  In data 13 agosto 1999, terminata la fase di addestramento, Scieri insieme a 69 allievi paracadutisti veniva trasferito a Pisa, presso la caserma «Gamerra», dove arrivava in tarda mattinata. Si legge nella richiesta di archiviazione della procura di Pisa proc. n. 227/B/99/BL-TN - nei confronti di ignoti - la seguente cronistoria: «il trasferimento da Firenze a Pisa avvenuto a bordo di due pullman militari era stato caratterizzato da due atteggiamenti "anomali" tenuti da alcuni caporali istruttori preposti al comando delle reclute, atteggiamenti che hanno assunto una rilevanza penale militare e, per tale, hanno costituito un separato procedimento penale». Sembra non esserci stata alcuna attinenza tra questo evento e la successiva morte di Scieri.
  Sulla base di sommarie informazioni, raccolte dai colleghi commilitoni, la Procura militare di La Spezia e la Procura di Pisa ricostruivano la giornata trascorsa da Scieri. In particolare, venivano sentiti Daniele Gelli, Luca Valentini, Michele Mastrini, Marco Mura e Stefano Viberti, Marras Simone, Achilli Alessandro.
  Una volta che Emanuele giunge alla caserma «Gamerra» viene inquadrato nella 1° compagnia corsi, unitamente agli altri militari del proprio scaglione. Tra le 14.00 e le 17.30 tutte le reclute effettuavano le operazioni relative all'incorporamento. Alle ore 16.30 circa ritiravano il c.d cubo, ovvero il corredo militare personale, lenzuola, cuscino, federe, che veniva distribuito nel magazzino di casermaggio - collocato di fronte la scala metallica - dove era poi rinvenuto il cadavere.
  Durante tale periodo le reclute erano indottrinate circa le regole della vita di caserma, i diritti, i doveri, la responsabilità e la necessità Pag. 20 di denunciare ogni, seppur minimo, atto di prevaricazione, dal comandante del Reparto tenente colonnello Ratti, dall'aiutante maggiore, maggiore Salvatore Romondia, e dal comandante di compagnia tenente Amoriello. In particolare quest'ultimo faceva firmare loro una scheda con indicazioni relative al fenomeno del nonnismo: tale circostanza risulta dalla inchiesta amministrativa redatta dal generale Antonelli e da diversi commilitoni ascoltati a sommarie informazioni (a titolo indicativo Marras Simone e Achilli Alessandro).
  Alle ore 18.00 circa Scieri si recava a consumare il pasto alla mensa. Alle 18.30 circa, ad alcune reclute appena arrivate quel giorno (n. 27 su 70) veniva concessa la licenza, mentre i rimanenti, tra i quali Scieri, si recavano in libera uscita. Emanuele, in compagnia di alcuni commilitoni, tra i quali Viberti Stefano e Luca Valentini, passeggiava per il centro di Pisa.
  Alle ore 22.15 Scieri rientrava in caserma con Viberti, Daniele Gelli, Matrini Michele, Luca Valentini. Due di loro si recavano in camerata e da questo momento la versione dei fatti è solo quella soggettiva che racconterà il commilitone Stefano Viberti, ovvero che Scieri dopo essere rientrato regolarmente in caserma, anziché ritirarsi direttamente in camerata, riferiva a Viberti di volersi attardare solo per effettuare una telefonata e fumare una sigaretta. Il vialetto antistante la camerata è il posto in cui veniva lasciato dal Viberti e non è distante dal luogo in cui veniva poi trovato deceduto. Dopo pochi minuti, il Viberti rientrava in camerata, mentre Scieri non vi faceva più rientro.
  Alle 23.45, come di regola, veniva effettuato il contrappello dal sergente maggiore Pugliese Simone e dal caporale di giornata De Silvestris Gianluca, assistiti dal furiere De Martin Roberto: Emanuele non rispondeva al contrappello in quanto assente; quindi dopo essere rientrato in caserma non aveva fatto ritorno in camerata.
  Risulta dalle dichiarazioni di Simone Marras, Bellacima Marco, Cafaro Mirko, e da altre testimonianze acquisite nel fascicolo delle indagini preliminari dalla Procura di Pisa che costoro ed altri commilitoni segnalarono al sergente maggiore Simeone Pugliese ed al caporale De Silvestris Gianluca che procedevano al contrappello che:

   Scieri era regolarmente rientrato in caserma;

   fino a pochi minuti prima era stato visto passeggiare in compagnia del Viberti;

   ritenevano stranissima l'assenza di Emanuele e davvero improbabile che lo stesso, dopo essere regolarmente rientrato in caserma, avesse deciso di non ritirarsi in camerata.

   Nonostante tali informazioni, appare incomprensibile perché il sergente maggiore Simeone Pugliese, il caporale De Silvestris Gianluca si limitassero ad annotare nel rapporto del contrappello serale - che consegnavano alle ore 24.00 all'ufficiale di picchetto Messina Stefano - «il mancato rientro dalla libera uscita» di Scieri, senza precisare che alle 22.15 era rientrato in caserma, come riferito da diversi militari o che era stato lasciato dall'allievo paracadutista Viberti presso la torre.

   Emergerà poi che alle ore 23,48 - cioè mentre alla «Gamerra» era in corso il contrappello - qualcuno da Pisa telefonava all'utenza dell'abitazione del generale Enrico Celentano, comandante della brigata paracadutisti «Folgore», a Livorno.

Pag. 21 

   Il cellulare che da Pisa chiamava il comandante della «Folgore» era un apparecchio utilizzato dallo stesso generale Celentano.

   Intorno alla mezzanotte del 13 agosto, all'interno della caserma «Gamerra» nessuno mostrava di preoccuparsi per la strana e improvvisa assenza dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri dal suo posto-branda.

   Nel corso della notte del 14 agosto, alla caserma «Gamerra», né l'ufficiale di picchetto Messina, né nove militari di guardia (Carramello, Esemplare, Guli, Schiparo, Miazzi, Basile, Lepre, Manias, Vanin) né il capo-posto caporale Marroccoli, che solitamente deve annotare l'entrata e l'uscita di ogni militare, né il sottufficiale d'ispezione Galdi, né l'ufficiale di ispezione Pellegrini, si accorgevano che nei pressi del magazzino di casermaggio, ai piedi della torre di asciugatura dei paracaduti - zona discretamente illuminata - c'era un corpo agonizzante. Del resto, nessuno aveva dato l'allarme per la scomparsa di Scieri e nessuno l'aveva cercato vicino al magazzino, dove sarebbe stato visto per l'ultima volta dal Viberti.

   Durante la giornata di sabato 14 agosto, di Scieri continuava a non esserci nessuna notizia, ma alla caserma «Gamerra» nessuno pareva curarsene: l'allievo parà Stefano Viberti continuava a mostrarsi del tutto indifferente per l'improvvisa scomparsa del commilitone Emanuele, e nel corso della notte, le varie ronde che ispezionavano la caserma dichiaravano negli atti dell'indagine di non accorgersi del corpo che giaceva senza vita ai piedi della torre di prosciugamento dei paracaduti.

   Domenica 15 agosto - giornata doppiamente festiva - alla caserma «Gamerra» alle ore 5.30 del mattino il comandante della brigata paracadutisti «Folgore» in persona, generale Enrico Celentano, accompagnato dal colonnello Fantini, effettuava una «ispezione straordinaria» all'interno della caserma. In serata, alle ore 21,30 una seconda «ispezione straordinaria» era condotta dal comandante interinale del centro addestramento di paracadutismo, il colonnello Pier Angelo Corradi; il comandante titolare, generale Calogero Cirneco, era in ferie alle cure termali.

   In nessuna delle due ispezioni si rilevava che ai piedi della scala di asciugatura dei paracadute c'era il corpo senza vita dell'allievo paracadutista. Durante la notte tra il 15 ed il 16 agosto 1999, neanche le varie ronde di turno dichiaravano di accorgersi che nei pressi del magazzino c'era il corpo di Scieri scomparso il quale, anche a causa dell'alta temperatura estiva, cominciava a decomporsi appestando l'aria.

   Il corpo veniva scoperto privo di vita intorno alle ore 13,50-14.00 di lunedì 16 agosto, da quattro compagni di corso (Raggiri Walter, Carlo Picelli, Marco Parodi e Marco Ravasi) i quali si erano recati nella zona ove era situato il magazzino di casermaggio, per intraprendere il servizio al quale erano stati comandati. Sorge spontaneo chiedersi ma nei giorni 13-14 - e 15 agosto chi erano gli addetti al magazzino - casermaggio che non si sono accorti di Scieri? Il luogo in cui è stato trovato Scieri si trovava nelle immediate vicinanze della camerata. La Pag. 22 scoperta era provocata dal cattivo odore del cadavere in avanzato stato di decomposizione. Il corpo era riverso in mezzo a tavoli in disuso e altri oggetti di magazzinaggio, accatastati alla rinfusa ai piedi della scala.

   Iniziavano quindi le indagini da parte della Procura ordinaria di Pisa e della Procura militare di La Spezia.

   Le indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Pisa, nonché le perizie medico-legali redatte dai consulenti tecnici del pubblico ministero e dai consulenti tecnici nominati dai familiari, hanno consentito di giungere alla conclusione che, presumibilmente, Emanuele Scieri, dopo essere stato lasciato dal Viberti, fu costretto da alcuni soggetti, rimasti purtroppo ignoti, ad arrampicarsi sulla scala della torretta di prosciugamento dei paracadute dalla parte esterna, e quindi senza alcuna protezione, avvalendosi della sola forza delle braccia, mentre uno o più ignoti, che invece si arrampicavano dalla parte interna e protetta, gli schiacciavano brutalmente le mani in modo da fargli perdere la presa.

   Inevitabilmente, Emanuele Scieri precipitava al suolo e moriva dopo diverse ore di agonia, durante le quali poteva essere soccorso e salvato.

   Aggiungevano i medici legali di parte, dottor Coco e dottor Bulla, nominati dalla famiglia Scieri, che gli elementi raccolti erano sufficienti per ritenere che «all'episodio delittuoso siano state presenti altre persone, e che queste si siano adoperate attivamente per occultare il corpo dello Scieri, ancora in vita, celandolo tra tavoli dismessi». La consulenza medico legale riscontrava sul corpo diversi lividi ed una importante lesione al piede sinistro incompatibile con la caduta dall'alto.

   La Procura di Pisa affidava alla professoressa Liliana Dell'Osso una consulenza tecnica in materia psichiatrica al fine di verificare se emergevano «elementi che potessero avvalorare l'ipotesi suicidiaria o l'ipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica o nessuna delle due». La professoressa Dell'Osso arrivava alla conclusione che nel periodo antecedente il decesso «non emergono nello Scieri alterazioni psichiche di rilievo attribuibili ad un disturbo dell'umore o ad uno stato di intossicazione alcolica tale da potere determinare un comportamento finalizzato alla morte o ad un discontrollo degli impulsi che si possa essere tradotto in comportamenti potenzialmente autolesivi, per cui ....ella conclude che "non sono emersi elementi elementi psicopatologici che possano avvalorare l'ipotesi suicidiaria o l'ipotesi di una personale dimostrazione di efficienza fisica"» .«Sulla scorta dei primi risultati della attività tecnica svolta dai consulenti di parte dott. Coco e dott. Bulla i familiari di Emanuele Scieri decidevano di presentare un atto di denuncia formale depositando presso entrambe le autorità giudiziarie inquirenti, ordinaria e militare, nel quale si prospetta l'ipotesi che la caduta dello Scieri dalla scala della torre non fosse da attribuirsi ad un evento di natura accidentale, in considerazione della apparente della scarsa compatibilità di alcune delle lesioni riscontrate sul corpo dello Scieri rispetto al dinamismo causale della caduta. In tale atto veniva inoltre, segnalata l'esistenza di un documento costituente una raccolta di Pag. 23 scritti assertivamente inneggiante al fenomeno del c.d "nonnismo" il cui autore, ....veniva indicato nella persona del generale di brigata Enrico Celentano, comandante della brigata paracadutisti folgore». (si precisa che il virgolettato è riportato nella richiesta di archiviazione della procura militare di La Spezia).

   Sulla base della consulenza medico legale di parte, redatta dal dott. Bulla e dott. Coco, si riteneva anche che la morte era avvenuta diverse ore dopo. La famiglia Scieri depositava altro atto in cui denunciava che la morte era derivata anche dalle omesse ricerche. Venivano iscritti nel registro degli indagati (procura penale 1343/2000 Pisa) Cirneco Calogero, Pugliese Simone, De Silvestris Gianluca, De Martin Roberto per non avere disposto in via preventiva e non avere adottato, nel caso concreto, tutte le misure idonee ad evitare l'evento, attraverso le opportune ricerche di Scieri, così concorrendo a determinarne la morte. Il procedimento però non arrivava mai al dibattimento e si concludeva con una archiviazione. Nella richiesta di archiviazione il pubblico ministero dottor Iannelli scriveva: «è certo che Emanuele Scieri cadde la notte del 13 agosto 1999 dall'esterno della protezione della scala messa in opera dalla torre di prosciugamento della caserma Gamerra, è certo che cadde con le scarpe slacciate da una altezza che è stata indicata dai consulenti del Pm tra i 5-6 metri o, al massimo 9-10 metri, è certo, altresì, che sul dorso dell'avampiede sinistro sono state rilevate tre aperture cutanee, a stampo che non è stato possibile ricollegare all'impatto con il piede durante la caduta con qualsiasi ostacolo presente sul luogo di precipitazione» «la deduzione logica, nel senso che Emanuele Scieri fu costretto o indotto a salire sulla scala da altri militari che ne provocarono la caduta, procurandogli, con uno strumento non rinvenuto, la lesione “a stampo” sul dorso del piede è supportata dalle dichiarazioni di Stefano Viberti personaggio sotto tanti aspetti inquietante nella scena procedimentale».

   Il procedimento si concludeva il 22 dicembre 2000: il giudice per le indagini preliminari (GIP) disponeva l'archiviazione perché il fatto non sussiste.

   Anche il procedimento principale, ossia quello avente ad oggetto la ricerca degli autori dell'omicidio di Emanuele Scieri veniva archiviato per essere rimasti ignoti gli autori del reato: «Mi arrendo», dichiarava il procuratore di Pisa «Del resto, ci sono anche i delitti perfetti, quelli che nessuno scopre. Perché scandalizzarsi? La mia opinione è che questo sia un fatto di violenza andato oltre le intenzioni di chi lo ha posto in essere. Sono convinto che si tratti di un omicidio preterintenzionale, ma il colpevole, se c'è, ha il volto coperto». A proposito dell'allievo parà Stefano Viberti, il procuratore precisava: «È una figura enigmatica, la sua deposizione presenta stranezze, lacune, forti contraddizioni. Dopo l'archiviazione, la sua posizione sarà valutata dal pubblico ministero ai fini di un'incriminazione per reticenza; cosa che per motivi procedurali non s'è potuta fare durante l'inchiesta». L'ultimo pensiero del magistrato è per l'opinione pubblica: «Sono consapevole che l'archiviazione dell'inchiesta non possa suscitare consensi nella pubblica opinione. Ma in un sistema giudiziario ci sta che un rebus non venga risolto».

Pag. 24 

   Il GIP della procura militare della Repubblica della Spezia su questa storia scriveva: «Sono emersi elementi per affermare che la morte dello Scieri possa essere ricondotta nella forma dell'omicidio doloso o preterintenzionale alla responsabilità personale di determinati soggetti dei quali comunque non è stata possibile l'identificazione». Tesi in linea con la richiesta di archiviazione presentata dalla procura della Repubblica di Pisa.

  3. Profili problematici e considerazioni critiche.
  Da quanto esposto deriva che rilevanti responsabilità per la morte del militare Emanuele Scieri restano ancora in attesa di essere accertate. Si tratta di un evento che risulta ancora oggi inquietante in quanto occorso ad un servitore dello Stato, a causa del suo stato di servizio, in un luogo di esclusiva e assoluta pertinenza statale: una caserma!
  I familiari e l'opinione pubblica, nel corso di quasi diciassette anni, come evidenziato anche nell'audizione della signora Isabella Guarino (madre di Scieri) e dei rappresentanti dell'associazione «Giustizia per Lele» - svolta dalla Commissione lo scorso 7 aprile 2016 - anelano a verità e giustizia, così come richiesto anche da ben 13 comuni, tra cui Siracusa e Pisa. Numerosi dubbi furono avanzati dai genitori e dal fratello di Emanuele Scieri, Francesco, sullo svolgimento delle indagini, i quali presentarono a suo tempo una richiesta di opposizione all'archiviazione e si determinarono a rivolgere un appello al Presidente della Repubblica.
  Molteplici appaiono, infatti, gli aspetti trascurati dall'indagine della Procura, che di seguito si evidenziano:

   1) la telefonata che il 13 agosto, mentre era in corso il contrappello, è stata effettuata dalla caserma, da un cellulare, verso l'utenza telefonica dell'abitazione del comandante della brigata «Folgore», generale Celentano: tale telefonata non è stata presa in considerazione nella richiesta di archiviazione. Chi e perché telefona da Pisa al generale a Livorno pochi minuti prima della mezzanotte del venerdì prima di Ferragosto? Chi aveva la responsabilità di gestione il cellulare in uso al gen. Celentano? La magistratura pisana e quella militare della Spezia non lo hanno appurato, anche se tale accertamento era stato richiesto con l'opposizione all'archiviazione presentata dai genitori di Scieri Emanuele;

   2) l'intempestiva intercettazione telefonica dell'utenza cellulare della recluta Viberti - avvenuta trenta giorni dopo l'evento-morte e nella consapevolezza dell'intercettato - Costui aveva avuto l'ultimo contatto con Emanuele Scieri ancora in vita ed essendo presumibilmente testimone oculare di fatti rilevanti, avrebbe potuto, nelle immediatezze e nei giorni successivi, riferire a qualcuno quanto visto.

   3) l'indicazione dell'ora esatta della caduta di Emanuele Scieri dalla torretta che dagli atti processuali risulta essere indicata alle ore 22.30, ma senza che sembri esserci alcuna evidenza obiettiva di tale circostanza. L'orario della caduta è fondamentale perché accerterebbe il tempo intercorso tra le 22.15, orario di rientro in caserma di Emanuele Scieri e l'evento. Se veramente fossero state le ore 22.30, infatti, ciò significherebbe che in soli quindici minuti dalla porta carraia della caserma lo Scieri passeggia con Viberti fino a quel punto Pag. 25 della caserma - che vede per la prima volta nella sua vita...- si arrampica fino ad almeno 5-7 metri di altezza e di spalle, cade. Una ricostruzione questa che appare quanto meno da verificare;

   4) la tardiva e maldestra infiltrazione di due carabinieri nella caserma «Gamerra», che subito scoperti hanno rappresentato per gli allievi parà un ulteriore ammonimento ad evitare l'argomento Scieri tra commilitoni all'interno della caserma;

   5) numerosi militari hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza della morte dello Scieri in tempi precedenti alla scoperta del corpo. La procura pisana rispetto ad un fatto di tale gravità peraltro afferma trattarsi di «incongruenze evidentemente da attribuire a ricordi errati»;

   6) in particolare, le carenze dell'indagine appaiono evidenti alla luce delle risultanze dell'inchiesta sommaria amministrativa del 15 settembre 1999, redatta dal generale Giancarlo Antonelli della regione militare nord, consegnata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Pisa il successivo 30 settembre e non inclusa negli atti di indagine, depositati dai magistrati della suddetta procura insieme alla richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio colposo. Rimasta, pertanto, ignota nella fase delle indagini, ai difensori della famiglia Scieri, non è stata utilizzata nell'istanza di opposizione all'archiviazione.

  Il rapporto del generale Antonelli evidenzia che ben due «ispezioni straordinarie» furono disposte all'interno della caserma «Gamerra» nel giorno festivo di domenica 15 agosto 1999, la prima alle ore 5,30 dal Comandante della brigata «Folgore» generale Celentano, la seconda alle ore 21,30 dal Comandante del centro addestramento di paracadutismo colonnello Pierangelo Corradi. Esse comprovano che i vertici della caserma non consideravano affatto «ordinaria» l'assenza dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri al contrappello di due giorni prima, come invece si è sostenuto nella richiesta di archiviazione. Mentre nessuno del personale di servizio all'interno della caserma aveva iniziato le ricerche dello scomparso Emanuele Scieri il giorno 13 e 14 agosto, soltanto in data il 15 agosto la caserma «Gamerra» venne sottoposta a ben due ispezioni di massimo livello e da tali ispezioni, in un luogo abbastanza circoscritto, non viene rilevato il corpo di Scieri, che viene scoperto, per puro caso, solo il 16 agosto da quattro allievi paracadutisti.
  A ciò si aggiunga:

   a) nel corso delle indagini non è stato accertato se era davvero possibile dopo il contrappello uscire dalla caserma. Posto che era stato segnalato che Emanuele Scieri era rientrato in caserma, se non fosse stato possibile allontanarsi inosservatamente dalla caserma «Gamerra», perché il militare - assente al contrappello - non veniva cercato immediatamente all'interno della struttura militare? In una caserma militare vengono annotate le reclute in entrata ed in uscita, soprattutto se trattasi di militari non conosciuti perché appena arrivati quel giorno, come nel caso di Scieri. Perché non furono immediatamente richieste all'ufficiale di picchetto o al servizio di guardia della Pag. 26 caserma informazioni sull'eventuale uscita di qualche militare dalla caserma all'orario insolito compreso tra le 22.45 e le 23.45?

   b) Il rientro in caserma di Emanuele Scieri, era stato trascritto nel registro delle presenze in entrata? Perché non è stato trascritto nel rapportino della sera dai militari addetti al contrappello?

   c) Sul telefono cellulare di Emanuele Scieri risulta composto come ultimo numero un'utenza sconosciuta sia ai familiari che agli amici che è stata indicata come quella del primo carabiniere che accertò la morte di Emanuele Scieri. Perché non è mai stato accertato se lo stesso carabiniere ha agito quanto meno con colpa nel prelevare quel cellulare che dice di avere preso dal marsupio del ragazzo, aprendolo, inquinando tutta la scena del crimine? Addirittura vennero trovate tracce di sangue di questo carabiniere nella scaletta della torretta, specificando che si era ferito durante i rilievi.

   d) Chi c'era in servizio al cosiddetto magazzino casermaggio i giorni di venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 agosto 1999?

   e) Fino a che ora e chi erano i militari che avevano frequentato il cosiddetto spaccio, il bar dei militari, che secondo l'inchiesta amministrativa risulterebbe avere avuto come orario di chiusura le ore 22,00 ed essere molto vicino all'area del ritrovamento del corpo di Emanuele Scieri? Come si può escludere che in una notte afosa di agosto, a ridosso del fine settimana di ferragosto, non fossero presenti anche oltre l'orario di chiusura, altri militari, magari cosiddetti «anziani», che si intrattenevano nei pressi di quel locale, vicino alla torretta di asciugamento ai piedi della quale è stato poi trovato il corpo di Emanuele?

   f) Chi era effettivamente presente nella Caserma Gamerra il 13 agosto 1999, giorno della morte di Scieri?

   g) Chi erano i commilitoni con i quali Emanuele Scieri aveva condiviso la camerata durante il periodo del corso presso la caserma di Scandicci?
   Si tratta di interrogativi rilevanti ai quali si cercherà di fornire risposta attraverso lo svolgimento di un lavoro complesso e articolato che spetta alla Commissione e che certo non si esaurisce nelle domande elencate. È opportuno quindi che la Commissione possa procedere con una metodologia articolata, per completare, prima possibile, il quadro di conoscenze relative alla morte di Emanuele Scieri.

  4. Metodologia di lavoro.
  L'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri si prefigge l'obiettivo di chiarire effettivamente come sono andati gli eventi relativi alla morte del giovane paracadutista e individuarne i soggetti responsabili.
  Solo facendo varco alla verità su quello che è avvenuto quella sera del 13 agosto 1999 alla caserma «Gamerra» di Pisa e nei successivi tre giorni, sarà riaffermata la vigenza dello Stato di diritto del nostro ordinamento.
  Come deliberato dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione di giovedì 7 aprile 2016, la Commissione Pag. 27  dovrà procedere all'acquisizione di tutte le informazioni utili da parte dei soggetti coinvolti, sia attraverso audizioni e esami di testimonianze (previsti dal suo regolamento interno approvato nella seduta del 5 aprile 2016 e dal Regolamento della Camera dei deputati) sia attraverso l'acquisizione diretta di documenti direttamente dai soggetti coinvolti siano essi avvocati, periti o autorità competenti.
  In questo senso, un documento fondamentale da acquisire è il regolamento interno del 1998 delle Forze Armate ed il regolamento della caserma Gamerra, volto a disciplinare le modalità di svolgimento della vita della caserma, con particolare riferimento alle consegne assegnate ai militari di guardia; l'ordine di servizio con cui si evincono le modalità di vigilanza della caserma.
  Parallelamente, la Commissione dovrà ricostruire il complesso iter dell'attività parlamentare svolta dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica sulla morte del militare Emanuele Scieri nell'arco di ben sei legislature, dalla XIII alla XVII, quella in corso. Preannuncio da subito che è mia intenzione sviluppare un esame approfondito degli atti processuali relativi ai militari con cui è rientrato in caserma Emanuele Scieri ed eventualmente l'esame di alcuni di loro; mi riferisco a:

   a) allievo paracadutista Stefano Viberti, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti; che lasciò Scieri non distante dalla torre di asciugamento dei paracaduti;

   b) allievo paracadutista Daniele Gelli;

   c) allievo paracadutista Michele Mastrini;

   d) allievo paracadutista Luca Valentini.

  Allo stesso tempo, ritengo necessario procedere ad esaminare i testimoni al riscontro del personale di servizio al Reparto corsi il 13 agosto 1999, che risulterebbero essere stati avvertiti lo stesso giorno alle ore 23.45 dell'assenza di Scieri al contrappello e che era rientrato dalla libera uscita:

   1) Ufficiale di servizio, sergente maggiore Simeone Pugliese, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti, il quale effettua il contrappello insieme al caporale De Silvestris .Preciso che si tratta di persone che sono state indagate per omicidio colposo per non avere adottato tutte le misure idonee ad evitare l'evento morte per non avere attivato le opportune ricerche di Emanuele Scieri che non era presente la sera del 13 agosto 1999 al contrappello dopo essere rientrato in caserma (R.G.N.R 1343/2000 pubblico ministero dottor Iannelli – Pisa) con esito di archiviazione.

   2) Caporale di giornata: caporale volontario a ferma breve (vfb) Gianluca De Silvestris, effettivo al Reparto corsi del Centro di addestramento paracadutisti. Alle ore 24 della notte tra il 13 e il 14 agosto 1999 il caporale De Silvestris consegna il rapporto del contrappello all'Ufficiale di picchetto Stefano Messina, con l'indicazione che Scieri non era rientrato in caserma. De Silvestris è stato anch'egli indagato per omicidio colposo per non avere adottato tutte le misure ideone ad evitare l'evento attraverso le opportune ricerche di Emanuele Scieri Pag. 28 (R.G. 1343/2000 PM Iannello - Pisa) anche in questo caso con esito di archiviazione.

   Appare quindi necessario acquisire il rapporto redatto da De Silvestris e Pugliese i quali effettuano il contrappello in camerata ma non scrivono nel rapporto che Scieri è rientrato alle 22.15 anche se altri commilitoni dichiararono che era rientrato con loro, in particolare i militari Valentini, Gelli, Mastrini, Viberti, ed altri ancora sostennero che era rientrato in caserma Stefano Marras, Stefano Cristoforo, Marco Bellacima, Mirko Cafaro.

   Ritengo necessario altresì assumere informazioni dal personale di servizio al Centro addestramento paracadutismo il giorno 13 agosto 1999: nessuno di loro infatti assunse alcuna iniziativa dopo avere appreso che Scieri era rientrato in caserma ma non aveva risposto al contrappello. Si tratta in particolare di:

   • Ufficiale di ispezione: capitano Alfio Pellegrini, effettivo al Centro di addestramento di paracadutismo;

   • Ufficiale di picchetto: tenente Stefano Messina, effettivo alla compagnia genio guastatori (cp.g.gua.) della Brigata paracadutisti «Folgore». In questo caso, va precisato che se Scieri fosse nuovamente uscito, dopo il rientro in caserma alle 22,15 avrebbero dovuto annotarlo. Come si legge nella inchiesta amministrativa, in particolare il tenente Messina effettuò l'ispezione dopo le ore 1.30 della sera del 14 agosto 1999.

   • Sottufficiale di ispezione: caporale maggiore Emilio Galdi, effettivo al cp.g.gua. della Brigata paracadutisti «Folgore», il quale, come si legge dall'inchiesta amministrativa, risulta anch'egli aver effettuato l'ispezione dopo le ore 1.30 del mattino del 14 agosto 1999.

   Per gli stessi motivi, ritengo necessario audire, in qualità di testimoni, personale di guardia il giorno 13 agosto 1999:

   • Capo posto: caporale Giuseppe Marroccoli, effettivo alla compagnia Comando e S. del Centro di addestramento di paracadutismo;

   • Guardia: caporale Fabio Carramello

   • Guardia: paracadutista Luca Esemplare

   • Guardia: paracadutista Carlo Gulì

   • Guardia: paracadutista Alex Schiparo

   • Guardia: paracadutista Davide Miazzi

   • Guardia: paracadutista Filippo Basile

   • Guardia: soldato Franco Lepre

   • Guardia: soldato Marino Manias

   • Guardia: paracadutista Alex Vanin.

   È fondamentale individuare con precisione quale sia il personale venuto a conoscenza dei fatti, in data 14 agosto 1999, ed ascoltarli come testimoni:

Pag. 29 

   a) Comandante interinale del Centro addestramento paracadutisti (Ceapar): col. Pier Angelo Corradi. Il comandante titolare brig. gen. Calogero Cirneco che era assente per cure termali, ma è stato indagato per omicidio colposo nel processo 1343/2000 (procura di Pisa, dottor Iannelli);

   b) Aiutante maggiore del Reparto corsi del Ceapar: maggiore Salvatore Romondia. Il comandante del Reparto corsi ten. col. Emilio Ratti era assente, ma dall'inchiesta amministrativa risulta che lo stesso giorno viene informato che Scieri è rientrato alle ore 22.15 ma non effettua nessuna ricerca e si limita a telefonare al cellulare del deceduto Scieri ed a casa dei genitori in Sicilia non trovandoli .Non risulta quindi effettuare alcuna ricerca, però comunica la scomparsa al colonnello Corradi Pierangelo, il quale solo il 15 agosto alle ore 21.30, risulterebbe procedere ad una ispezione interna senza rilevare il corpo.

   c) Il comandante della 1ª compagnia ten. Marco Amoriello.
   Considero inoltre indispensabile procedere all'acquisizione di informazioni in merito al personale che ha ritrovato il corpo di Emanuele Scieri il giorno 16 agosto 1999:

   • allievo paracadutista Walter Raggiri: effettivo alla 1ª Compagnia del Reparto corsi del Centro addestramento di paracadutismo, 7° sc. 99, il quale vede Scieri per primo riverso a terra;

   • allievo paracadutista Carlos Picelli;

   • allievo paracadutista Marco Parodi;

   • allievo paracadutista Marco Ravasi;

   • maresciallo ordinario Giuliano Bortolotto.

   Dagli eventi indicati è chiaro anche che un ruolo significativo è stato assunto dal comandante della Brigata, gen. Celentano il quale effettua insieme al colonnello Fantini una prima ispezione straordinaria alla Caserma Gamerra alle ore 5.30 del 15 agosto 1999. Come pure dal col. Pierangelo Corradi che effettua un'altra ispezione straordinaria alle ore 21.30 dello stesso 15 agosto 1999 e viene poi avvertito dal paracadutista Raggiri che il 16 agosto alle ore 14 rinviene il cadavere. In che cosa sono consistite in particolare le ispezioni condotte in un giorno e ad orari così particolari. È stata redatta una relazione di queste ispezioni?

   Per esigenze di sintesi, mi riservo di seguito di evidenziare altri soggetti e ulteriori atti da acquisire. Appare rilevante in questo senso acquisire: gli atti processuali relativi agli atti di nonnismo compiuti dai militari condannati durante il trasporto in pullman da Scandicci a Pisa; le dichiarazioni dei commilitoni – tra i quali Viberti, Ravasi, Raggiri, Picelli, Parodi, Galli, Valentini, Mastrini, Muta, Marras, Bellacima, Cristofaro, Cinelli, Tatasciore – per verificare se e come segnalarono ai militari del contrappello Pugliese e De Silvestri che Scieri era rientrato in caserma; il militare Stefano Marras, anche richiamato nel corso dell'audizione della Commissione svolta lo scorso 7 aprile 2016, il quale si sarebbe affacciato più volte dalla finestra della camerata per vedere se Scieri stesse rientrando; acquisire l'elenco di tutti i paracadutisti che arrivarono sul pullman con Scieri da Firenze e l'elenco di coloro che Pag. 30 erano in caserma il giorno 13 agosto 1999; l'elenco di coloro che si trovavano in camerata con Scieri; documentazione e perizie medico-legali di parte e disposte dal pubblico ministero; le dichiarazioni rese dal ten. col. Ratti, dall'aiutante maggiore Romondia e dal ten. Amoriello, i quali tutti e tre il giorno di arrivo 13 agosto 1999 informarono le reclute di denunciare eventuali atti di nonnismo - Romondia il 14 agosto dispose ricerche solo fuori dalla caserma mentre Amoriello fece firmare alle reclute una scheda con i relativi atti di nonnismo, da denunciare -; l'identità dei militari, numerosi secondo la procura pisana, che «hanno dichiarato che si era venuti a conoscenza della morte dello Scieri in tempi precedenti alla scoperta del corpo», seppure qualificando tali dichiarazioni come «incongruenze evidentemente da attribuire a ricordi errati»; elementi di conoscenza in merito alle dichiarazioni rese dal signor Mario Ciancarella in merito a informazioni circostanziate a lui riferite da un anonimo, - riscontrate peraltro indirettamente anche negli atti dell'autorità giudiziaria militare – in merito alla morte di Emanuele Scieri per opera di alcuni commilitoni, con particolare riferimento al fatto che «gli stessi (commilitoni) erano soliti rivolgersi a lui (Scieri) con l'appellativo di ’avvocato’ e, nella sostanza, faceva sì che egli rappresentasse un fermo punto di riferimento per ottenere dei consigli o delle soluzioni di carattere pratico, in ordine a quelle problematiche connaturate a giovani in età di servizio di leva. Tali caratteristiche si erano manifestate, evidentemente, presso il 78° reggimento ’Lupi di Toscana’ di Firenze, dove lo Scieri aveva trascorso una ventina di giorni tra il 21 luglio e il 13 agosto 1999(...)»(1) ; le dichiarazioni e il comportamento tenuto dal militare Viberti nel corso degli eventi e durante le indagini, con particolare riferimento alle contraddizioni riscontrate dagli inquirenti, mai peraltro sfociate in indagini formali per reticenza o falsa testimonianza; e così via con altre informazioni da acquisire dal militare Guidi Nidio che da voci di commilitoni apprese che Scieri aveva avuto discussione su pullman, dal militare Ferri Alessandro che era in servizio dal 13 al 16 agosto 1999 e il giorno 13 in particolare fu a disposizione dell'ufficiale di servizio, tenente Magia sino alle ore 00.30 e il militare Gardella Alan che il medesimo giorno 13 agosto era in servizio ed era stato comandato di recarsi a Firenze per ricevere gli allievi ed era sul pullman.

   Oltre a ciò la Commissione potrà assumere tutte le iniziative che riterrà più utili e idonee all'accertamento della verità e delle responsabilità connesse alla morte di Emanuele Scieri.

  5. Considerazioni finali
  Onorevoli colleghi, mi avvio alla conclusione.
  Il compito che attende la nostra Commissione è senz'altro gravoso e impegnativo. Si tratta però di un dovere morale, oltre che istituzionale, al quale tutti noi componenti della Commissione, che ho l'onore di presiedere, sono certa non intenderemo sottrarci. Si tratta del dovere di rispondere a quell'esigenza di giustizia e di certezza del diritto a cui per primo lo Stato non può e non deve sottrarsi. Giustizia che è da troppo tempo attesa dai familiari, dagli amici e dai cittadini tutti. Pag. 31 
  Pur senza voler entrare nei dettagli della tristemente nota pubblicazione Zibaldone, lo scritto di centoventi pagine redatto dall'allora comandante della Brigata Folgore, generale Enrico Celentano, inviato ad alcuni selezionati destinatari il 18 dicembre 1998, più volte citato negli anni passati e anche di recente, è significativo ricordare come a pag. 101, nell'elogio del paracadutista, si scriva: «paracadutista... il coraggio e la lealtà sono la tua virtù; ...non abbandonare mai i tuoi morti, i tuoi feriti...»(2) .
  È proprio appellandoci a questo spirito positivo dei paracadutisti, da sempre impegnati in difesa della libertà e della pace in giro per il mondo, che noi stessi da essere umani, prima ancora che da italiani e parlamentari, intendiamo procedere nell'accertamento della verità. Emanuele Scieri è stato abbandonato, prima ferito, agonizzante, e poi morto, proprio da coloro che per primi avrebbero dovuto dimostrare coraggio e lealtà: i suoi commilitoni, la caserma Gamerra, la brigata Folgore, i paracadutisti che per primi dovevano soccorrerlo. Forse, è stato abbandonato anche da chi non ha potuto o non ha saputo o non ha voluto giungere alla verità e per tutti questi anni si è nascosto o ha voluto tacere.
  Noi invece, colleghi, non possiamo e non vogliamo credere che Emanuele sia stato aggredito come un cane morto, come si legge nello Zibaldone di Celentano, un cagnaccio che rifiuta le «tradizioni» del reparto dei paracadutisti(3) : quelle tradizioni che nello Zibaldone del generale Celentano sono veri e propri atti di nonnismo, quando non addirittura atti delinquenziali.
  Con il nostro lavoro intendiamo invece riaffermare che lo Stato è presente e saprà fare giustizia per uno dei suoi figli caduti che non intende abbandonare, anche dopo tanti anni.
  Grazie.

(1)  Sul punto si veda I. Guarino – C. Scieri, Folgore di morte e di omertà, cit., p. 226.

(2)  Così I. Guarino – C. Scieri, Folgore di morte e di omertà, Milano, 2007, p. 24.

(3) Si veda I. Guarino – C. Scieri, Folgore di morte e di omertà, cit., p. 26.