XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 16 di Mercoledì 30 marzo 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 

Audizione congiunta di Luigi Buonincontro, Carlo Calcagni, Adamo Ferrara, Lorenzo Motta, Vincenzo Riccio e Giuseppe Tripoli:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 ,
Calcagni Carlo  ... 3 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 6 ,
Buonincontro Luigi  ... 7 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 9 ,
Ferrara Salvatore Adamo Maria  ... 9 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11 ,
Motta Lorenzo  ... 12 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12 ,
Riccio Vincenzo  ... 13 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 14 ,
Riccio Vincenzo  ... 14 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 14 14 14 ,
Tripoli Giuseppe  ... 14 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 16 ,
Capelli Roberto (DeS-CD)  ... 16 ,
Tripoli Giuseppe  ... 16 ,
Capelli Roberto (DeS-CD)  ... 17 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 17 ,
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 17 ,
Amato Maria (PD)  ... 17 ,
Carrozza Maria Chiara (PD)  ... 17 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 17 ,
Capelli Roberto (DeS-CD)  ... 17 ,
Ferrara Salvatore Adamo Maria  ... 17 ,
Riccio Vincenzo  ... 18 ,
Motta Lorenzo  ... 18 ,
Tripoli Giuseppe  ... 18 ,
Buonincontro Luigi  ... 18 ,
Calcagni Carlo  ... 18 ,
Scanu Gian Piero , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIAN PIERO SCANU

  La seduta comincia alle 14,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione congiunta di Luigi Buonincontro, Carlo Calcagni, Adamo Ferrara, Lorenzo Motta, Vincenzo Riccio e Giuseppe Tripoli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione congiunta dei militari in congedo Carlo Calcagni, Salvatore Adamo Maria Ferrara, Lorenzo Motta, Giuseppe Tripoli, Vincenzo Riccio e del signor Luigi Buonincontro, fratello del militare Roberto Buonincontro.
  Abbiamo invitato in questa sede una rappresentanza dei militari interessati dalle patologie connesse all'oggetto della nostra inchiesta e il signor Luigi Buonincontro, che ha chiesto di essere audito per testimoniare la vicenda del fratello, purtroppo scomparso nel lontano 1996. Si tratta di un atto doveroso nei confronti di persone che hanno subìto e stanno ancora soffrendo le drammatiche conseguenze dell'esposizione a fattori patogeni di riconosciuta dannosità, ma che non per questo si sono sottratte all'adempimento del proprio dovere, scontando spesso l'inadeguatezza della normativa in materia e talvolta anche le mancanze di altri soggetti.
  Chiediamo ai nostri ospiti perciò di esporre alla nostra Commissione il frutto della loro personale esperienza, perché se ne possano trarre le necessarie conclusioni e perché si abbia piena contezza del fatto che la tutela della salute di tutti i cittadini, così come quella di tutti i militari che operano per la tutela del Paese, va garantita come una priorità assoluta in ogni campo e in ogni territorio.
  Saluto quindi i graditi ospiti anche a nome di tutti i colleghi presenti, ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  A titolo meramente organizzativo invito gli auditi a prendere la parola per una decina di minuti al massimo, in modo da consentire ai commissari di porre eventualmente qualche domanda, con riserva di ricevere risposte anche in una sede successiva o per iscritto.
  Per evidenti esigenze di carattere medico lascio la parola al colonnello Carlo Calcagni, che ringrazio per la propria presenza.

  CARLO CALCAGNI. Buon pomeriggio, dovrei dire di essere il colonnello Carlo Calcagni ed invece sono una persona gravemente malata, ma non per una fatalità. Quotidianamente, per contrastare o almeno attenuare i danni dell'intossicazione da contaminazione delle nanoparticelle necessito di un rigidissimo regime alimentare privo di molti elementi, di una dieta molto selettiva (pressoché frutta e verdura) e ogni giorno sono costretto ad assumere oltre 300 compresse, praticare 7 iniezioni di immunoterapia appena sveglio, che devo autosomministrarmi, che sono 7 cocktail di 25 sostanze l'uno, quindi circa 175 sostanze Pag. 4alle quali sono sensibile, tra cui farmaci, alimenti, sostanze chimiche volatili, fumi.
  I medici mi hanno prescritto di sottopormi a ossigenoterapia per grave ipossia tissutale e anossia cellulare per almeno 18 ore al giorno, devo anche praticare 2 ore di ossigenoterapia in camera iperbarica, al fine di assicurare un sufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, nonché mantenere l'ossigenazione notturna attraverso l'uso costante di un ventilatore meccanico polmonare.
  Ho inoltre la prescrizione di praticare quotidiana terapia infusionale, effettuo saune a infrarossi per detossificare almeno 30 minuti al giorno, oltre ad almeno 30 minuti di attività aerobica, e una volta a settimana effettuo plasmaferesi presso il centro trasfusionale dell'Ospedale Vito Fazzi di Lecce, una sorta di dialisi, e all'occorrenza mi somministrano anche delle trasfusioni.
  A ciò si aggiunga la difficile gestione delle frequentissime infezioni batteriche in ragione di una severa condizione di immunodepressione e delle frequenti setticemie batteriche a causa degli impianti presenti nel mio corpo, i cosiddetti Port-a-cath, che quotidianamente utilizzo e quindi purtroppo spesso si infettano, dando origine a setticemie molto gravi e pericolose.
  Ogni tanto si rendono anche necessari interventi clinico-chirurgici da eseguire in condizioni di urgenza. Tre anni fa ho subìto un intervento molto invasivo ai polmoni con l'asportazione di tre noduli dalle dimensioni di 2,5 centimetri ciascuno e circa due anni fa mi hanno asportato un nodulo al collo.
  Questi trattamenti quotidiani combinati però mi permettono di condurre una vita che definisco «normale», con tutte le difficoltà che comunque questo comporta. Ovviamente c'è stato anche un inserimento nel registro internazionale per la ricerca di midollo osseo già dal 2009, ma questo trapianto certificato urgente sia dall'Ematologia di Lecce sia dal centro di riferimento europeo di Perugia non ha ancora trovato un donatore compatibile.
  Tutto questo volendo sottacere i gravi problemi psicologici connessi alla mia condizione quotidiana di uomo, ma ancor più di padre, che purtroppo ha scoperto di aver trasmesso le mutazioni genetiche che ho subìto e che hanno intaccato il mio DNA ai miei due figli, e questa è stata per me una delle cose più devastanti.
  Quella che in poche battute vi ho descritto è la mia guerra personale, quotidiana contro gli effetti devastanti di un nemico purtroppo invisibile, un susseguirsi quotidiano di battaglie alla continua ricerca di un sempre precario equilibrio fra la cronicità della malattia e la salute psicofisica necessaria per sopportare tutte le conseguenze.
  Questa è la storia con cui combatto ormai da quasi 14 anni, sin dal giorno in cui mi è stato diagnosticato il primo problema di salute, una condizione che nel tempo si è evoluta in modo drastico, fino ad avere una patologia multiorgano da contaminazione di metalli pesanti.
  Anche a nome degli altri colleghi che da anni portano su di sé e sulle proprie famiglie il carico di veleni dai quali non siamo stati protetti nell'esercizio del nostro dovere, voglio esprimere il mio rammarico quanto la rabbia per non essere stato sostenuto proprio dalle istituzioni che ho sempre servito.
  Nel momento in cui la malattia è divenuta palese, con estrema difficoltà e grazie al supporto dei familiari sono riuscito a far fronte a richieste burocratiche e a giri spesso a vuoto tra uffici e amministrazioni. In più occasioni noi vittime ci siamo sentite abbandonate e ancora oggi spesso avvertiamo la distanza delle istituzioni.
  Molti malati non sono stati sottoposti a sufficienti controlli né prima delle missioni, né al rientro, né negli anni successivi, e non si dimentichi che gli effetti dell'uranio e delle nanoparticelle si verificano anche a distanza di tempo. Un gran numero di militari colpiti da gravi patologie è stato costretto a curarsi a proprie spese, non essendo stata riconosciuta la causa di servizio.
  La mia riflessione è che, se io affronto una miriade di difficoltà (ovviamente dietro di me c'è la famiglia con tutti gli affetti) e sono stato riconosciuto quale militare affetto da infermità contratta durante la Pag. 5missione internazionale di pace nei Balcani, non oso farvi immaginare cosa deve sopportare un militare o – peggio ancora – i familiari dei militari che non hanno nemmeno ottenuto il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio e sono deceduti, lasciando quindi in uno stato di totale abbandono la propria famiglia.
  Contrariamente a quanto più volte sostenuto dalle istituzioni, le vittime vivono e muoiono in un limbo di non riconoscibilità, e ciò fa tanto più male quando si pensa a come il fattore di coesione dovrebbe essere forte nelle Forze armate, un fattore di importanza fondamentale specie nella tradizionale retorica delle Forze armate che si considerano come una grande famiglia militare. È triste constatare come in realtà spesso rimaniamo orfani, laddove un padre di famiglia, quando il figlio si ammala, non l'abbandona, ma anzi fa cerchio attorno a lui, e questo dovrebbe avvenire anche con le istituzioni.
  Tralascio la parte che illustra dettagliatamente come ho contratto l'infermità, come è stata riconosciuta nel tempo, come vengono applicati i benefici, perché lascio agli atti questa relazione che potrete leggere e di cui per qualsiasi chiarimento vi potrò documentare il contenuto. Le grosse difficoltà burocratiche si rilevano proprio con l'amministrazione della Difesa, che nell'applicare quanto previsto dalla legge trova ogni cavillo – spesso incredibile – per non applicare, sembra quasi che si vada a cercare il modo per non riconoscere un beneficio.
  Proprio questa mattina, prima di arrivare qui, ho avuto una discussione assurda per l'ennesima volta: ho chiamato Persomil, la dottoressa Turchet, e le ho detto che non voglio avere le idee confuse, quindi volevo mi chiarisse per l'ennesima volta questa questione dell'infermità di natura traumatica o non traumatica, e per l'ennesima volta ho avuto la stessa risposta: poca disponibilità a discutere. «Faccia ricorso» è la risposta che si ottiene spesso dall'ufficio che dovrebbe tutelarci, mentre in presenza di cose così eclatanti, così evidenti, non capisco perché un militare in condizioni di difficoltà debba continuamente farsi sostenere dagli avvocati e quindi veder allungare i tempi per ottenere dei benefici previsti, sottolineo «previsti».
  È importante la rapidità con cui si interviene in questi casi. Fra l'altro, la legge prevede per chi contrae determinate infermità un iter d'urgenza, che però poi non viene mai rispettato.
  Bisogna dar merito a questa Commissione di essere finalmente riuscita dopo anni a fare affermare al professor Trenta che i danni alla salute dei militari impiegati in particolari teatri operativi sono causati dalle nanopolveri. Che poi sia l'uranio il mandante, le nanopolveri gli esecutori per noi poco cambia: il danno c'è stato, quindi è giusto che venga riconosciuto ai militari che hanno operato in quelle zone, e questo è fondamentale.
  Sorvolo sull'audizione del professor Giorgio Trenta di cui chiunque può rileggere il resoconto stenografico, ma per chi pensa che le nanopolveri generino solo tumori è bene precisare che le nanopolveri attraverso le vie olfattive raggiungono direttamente l'encefalo e causano danni permanenti al sistema nervoso centrale.
  Quanto affermato dal professor Trenta la settimana scorsa era già stato dettagliatamente descritto nel 2010 in una relazione relativa alla mia condizione di salute dalla dottoressa Jane Morrow, direttore medico di un centro di altissima specializzazione dove mi curo da qualche tempo. Già nel 2004 e successivamente nel 2006 avevo fatto delle biopsie sia al fegato che al midollo, in seguito alle quali era stata riscontrata la presenza di corpi estranei, come riscontrata anche nei polmoni.
  Riprendendo quanto già esaustivamente descritto dal professor Trenta e dalla dottoressa Morrow, in una recentissima relazione del 10 marzo 2016 il professor Giancarlo Ugazio, medico patologo di fama nazionale ed internazionale, con comprovata esperienza scientifica di ricerca universitaria e di insegnamento nel campo della tossicologia ambientale, aggiunge quanto segue: «riguardo alla nocività intrinseca dei metalli pesanti, in questi ultimi anni la ricerca biomedica internazionale ha fatto passi da gigante, producendo una grande Pag. 6quantità di pubblicazioni scientifiche autorevoli anche e soprattutto per l'innesco di alterazioni molecolari del protoplasma cellulare, che configurano sia lo stress ossidativo e/o lo stress nitrosativo, sia l'azione genotossica di tutti gli elementi sopra elencati.
  La stimolazione che i metalli pesanti esercitano sulla formazione di molecole nocive e sulle alterazioni genomiche sopra dette ha una ricaduta sfavorevole per la salute. Si tratta di un profondo sovvertimento dello scenario metabolico dell'organismo colpito, più o meno gravemente diverso da quello normale congenito».
  Mi ritengo comunque assolutamente fortunato perché un numero notevole di colleghi non può essere qui oggi con noi a rendere testimonianza della propria storia di vittima, e anche per loro io ho il dovere di essere qui e di portare il mio contributo alla Commissione. Il dolore della malattia e poi della perdita resta nella vita di chi rimane, di chi era a loro legato, di madri, mogli, figli che prematuramente hanno dovuto lasciare, purtroppo spesso abbandonati dalle istituzioni responsabili di questo dolore.
  Ad un malato ed alla sua famiglia andrebbero garantiti sostegno, sollievo, conforto, ad un paziente che ha già un terribile nemico con cui combattere non si può chiedere di lottare anche contro le istituzioni, contro la burocrazia, che – vi assicuro – spesso è molto peggio della malattia stessa, perché la malattia l'ho fatta mia, fa parte ormai della mia quotidianità, quella è la mia vita e la devo vivere fino in fondo, ma frapporre continuamente ostacoli inutili per forme o virgole della burocrazia è inaccettabile.
  Qualcuno in questi anni, pur ben informato della severità clinica della mia condizione e dell'appurato riconoscimento della causa di servizio, ha comunque ripetutamente tentato di infangare la mia lotta. Purtroppo, quando ci si espone cercando di aiutare gli altri, si diviene bersaglio di persone vili e ignobili, che si ergono a paladini dei deboli vantando successi personali e vittorie in sede amministrativa e legale, fingendosi amici, fratelli di battaglie, vicini nella sofferenza e capaci di sostenere il peso e la fatica ai fini del riconoscimento di diritti già sanciti, per poi screditare chi vive lo stesso dramma.
  Non vorrei pensare che quanto professato e praticato da questa gente sia mosso solo da scopi personali o da interessi economici o di potere, perché speculare sul dolore altrui non fa certo onore a nessuno, ancor peggio quando si consideri che queste infamanti affermazioni giungono da chi non è vittima del dovere e nemmeno familiare di vittima. Mi chiedo quindi come queste persone possano comprendere sino in fondo, non essendo state toccate in maniera diretta o indiretta da un dolore così pervasivo, che una vittima vive quotidianamente sulla propria pelle e che non si può nemmeno descrivere, perché solo vivendolo si può capire cosa significa.
  Essere stato convocato in audizione da questa Commissione parlamentare può essere il segno tangibile di come la mia esperienza rappresenti la memoria storica di un monitoraggio e di un'inchiesta che da anni intendono fare luce sui danni biologici e morali provocati dall'esposizione per ragioni di servizio alle nanoparticelle da metalli pesanti. C'è inoltre il segno tangibile della volontà di questa Commissione di definire finalmente una problematica che va avanti ormai da troppi anni.
  Noi vittime siamo quindi soddisfatte dei lavori della Commissione, che finalmente hanno portato alla luce verità importanti, anche se questo non ci ripaga di quanto viviamo quotidianamente e non ci darà giustizia perché i veri responsabili non saranno mai perseguiti per le loro colpe.
  Nel ringraziare tutti i presenti, mi dichiaro nuovamente disponibile per qualsiasi esigenza e per fornire il mio contributo ai lavori della Commissione, come ho già fatto con la precedente Commissione di cui ero consulente, quando con il Presidente Scanu abbiamo avuto modo di lavorare. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Siamo noi che la ringraziamo, colonnello. Se lei può trattenersi fino alla conclusione dei lavori, lasciamo prima la parola agli altri auditi e poi ciascuno Pag. 7 di noi svilupperà le proprie argomentazioni.
  Lascio ora la parola al signor Luigi Buonincontro.

  LUIGI BUONINCONTRO. Buonasera a tutti. Prima di riferire sul caso specifico di mio fratello Roberto, desidero innanzitutto ringraziare il presidente e tutti i membri della Commissione per l'attività profusa nel fare chiarezza sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale militare impiegato in missioni all'estero e nei poligoni di tiro.
  Questo mi offre l'opportunità di riferire nuovamente su quanto è capitato a mio fratello Roberto Buonincontro, che ha svolto il servizio militare di leva obbligatorio nel poligono di Salto di Quirra in Sardegna dal luglio 1992 al luglio 1993. Nel luglio del 1994, a distanza di circa un anno, presso la struttura di cura dei tumori di Napoli, Giovanni Pascale, a Roberto fu diagnosticato un linfoma di Hodgking nel mediastino, la malattia ebbe un decorso fulminante, tanto che persino il primario del reparto di ematologia rimase colpito dalla sua progressività, in quanto su 62 ammalati di linfoma di Hodgkin in quel reparto dal gennaio 1986 al 23 marzo 1996, giorno del suo decesso alla tenera età di 22 anni, Roberto era l'unico deceduto.
  Sul decorso della malattia vorrei dirvi tante cose, ma oggi più che mai ad alcune domande fattemi allora da Roberto, dopo aver approfondito attraverso i mezzi di comunicazione e dopo aver ascoltato l'audizione del dottor Fiordalisi nella precedente Commissione d'inchiesta, comincio a darmi una risposta.
  Nel periodo in cui lo accompagnavo all'ospedale per sottoporsi alle cure di chemioterapia, più volte Roberto mi diceva: «Gigi, potrei aver contratto la malattia durante il militare», ma io gli rispondevo che era impossibile, che sono cose che capitano, che è solo sfortuna, ed ogni volta che mi poneva la solita domanda e io gli davo la solita risposta abbassava la testa mormorando: «lo so io!», oppure mi diceva «io muoio e non capisco perché muoio».
  Questo mi induce a ritenere che già allora si vociferasse qualcosa del genere intorno al poligono, in seguito alle morti di militari e civili che lavoravano all'interno del poligono, dei pastori che portavano a pascolare gli animali, dei bimbi nati malformati. Il dubbio Roberto l'ha portato con sé nella tomba.
  Dalla lettura degli atti amministrativi della Difesa è emerso che Roberto durante il periodo di leva era stato addetto a non meglio precisate lavorazioni, conseguenti ad una specializzazione di «addetto alle lavorazioni» con elevato profitto, con tanto di diploma. È emerso che Roberto era stato assegnato alla sezione operativa di Capo San Lorenzo in qualità di addetto con il compito di effettuare posti di blocco nelle zone interdette durante le operazioni di esercitazione, al fine di impedire il transito di mezzi e persone lungo le strade.
  Il rapporto informativo delle sue mansioni giornaliere, quello originale, l'ha salvato mia madre nella sua testa, visto che quando Roberto tornava a casa raccontava di fare un po’ di tutto in caserma come ai magazzini. Raccontava: «mamma, mi fanno mettere delle tute e andiamo a raccogliere i proiettili dopo le esercitazioni degli altri Corpi armati», perché era un poligono interforze dove c'erano diverse tipologie di forze armate.
  Rammento che nel periodo interessato era ancora in atto la guerra del Golfo, dove gli eserciti di tutto il mondo erano impegnati come teatro di guerra. Nel poligono ove prestava servizio Roberto si sperimentavano armi e munizionamento poi dichiarato pericoloso, non so se ci fosse anche l'uranio impoverito, ma questo non l'hanno mai ammesso.
  Mi domando se si potrà mai sapere quali armi siano state utilizzate nel poligono di Salto di Quirra, il più grande d'Europa, che viene affittato o noleggiato (non conosco il termine giusto) a tutte le Forze armate soprattutto di altre nazioni per esercitazioni e sperimentazioni. Credo sia stato utilizzato di tutto.
  Sicuramente Roberto ha partecipato attivamente in qualità di addetto ai posti di blocco al trasporto delle armi, all'esplosione Pag. 8 e al recupero dei residui di materiale esploso. Roberto ogni volta che tornava a casa raccontava di spettacolari esplosioni di missili e in una lettera spedita a mia madre (ho qui la fotocopia) si legge: «inoltre mi sto divertendo molto perché ci sono gli aggregati che lanciano i missili (Nike), che sono veramente spettacolari».
  Si tratta di quei missili dei quali si è accertata la pericolosità e dei quali lo stesso CISAM aveva stabilito la rimozione e che invece sono rimasti abbandonati in un deposito per 10 anni, sprovvisti di segnalazioni di pericolo, prove accertate dall'indagine giudiziaria condotta dal procuratore dottor Fiordalisi.
  Mio fratello ha svolto attività di servizio in un poligono internazionale dove tra l'altro sono stati testati in quel periodo circa 1.187 missili Milan prima del 1999, con dispersione di torio, e missili Nike con dispersione di trizio, laddove la concentrazione di metalli pesanti ha superato tutti i valori soglia previsti dalla normativa vigente. Il tutto senza che i militari potessero avvalersi di misure protettive adeguate.
  Roberto era perfettamente sano al momento dell'arruolamento e non aveva mai sofferto di niente, ma sin dalle prime licenze diceva che più volte era stato costretto a marcare visita in quanto soffriva di sindrome diarroica, cefalee e faringiti, gastralgie e problemi influenzali, accompagnati da sudore e febbre bassa. Malgrado si sia recato spesso presso la struttura di sanità militare, non si è ritenuto di approfondire la diagnosi di tali sintomi.
  In un primo momento, dopo la morte di nostro padre nel novembre del 1993, quando lui ha dovuto chiedere anche una licenza di GMF perché mio padre stava per morire di cirrosi epatica all'età di 48 anni, non riuscivamo a capire la sfortuna che si era accanita su di noi, portandoci via anche Roberto, credevamo al segno del destino, ma tutto questo con il passare degli anni è diventato un martello nella mia mente, che mi imponeva di andare alla ricerca di un colpevole invisibile.
  Mia madre non era d'accordo sulla mia presenza qui oggi, perché sinceramente ormai non ci crede più nessuno, sono stato io ad insistere perché lo dovevo a Roberto, a me personalmente, ma ancora di più a voi della Commissione, dopo aver ascoltato l'audizione del professor Trenta e aver constatato il vostro impegno ed in particolar modo la caparbietà del Presidente Scanu nel far ammettere al professor Trenta quello che mai aveva ammesso nelle precedenti audizioni presso le varie Commissioni.
  Se proprio devo trovare un punto da consigliarvi, dopo le affermazioni del professor Trenta e la sua ammissione che all'esplosione di armi di qualsiasi natura si possono sprigionare nell'aria nanoparticelle che possono causare eventuali malattie e decessi, io avrei chiesto se questo ragionamento valesse anche per i poligoni.
  Chiedo a voi infatti la massima attenzione alle problematiche dei poligoni nazionali, in particolar modo a quello di Quirra. Mio fratello è stato ucciso due volte, allorché il Comitato di verifica per le cause di servizio ha giudicato l'infermità da linfoma di Hodgkin seguita da decesso non dipendente da causa di servizio e non riconducibile alle particolari condizioni ambientali ed operative, ovvero a particolari fattori di rischio, le suddette infermità non dipendenti dal servizio.
  «Nel servizio prestato – è stato precisato dal Comitato di verifica – non si rilevano specifiche noxae, potenzialmente idonee ad assurgere a fattori causali e concasuali efficienti e determinanti», quindi è come se il Comitato di verifica non fosse stato informato dell'attività svolta dalla magistratura e delle risultanze della vostra Commissione.
  Cari onorevoli, ve lo dico sinceramente: io non ce la faccio più, non posso più sopportare che ci sia iniquità di giudizio, per cui in alcuni casi il linfoma di Hodgkin è dipendente da causa di servizio e in altri no. Rammento che si tratta della diagnosi più frequente tra i militari ammalatisi e deceduti.
  In virtù di tale parere e di tale ultima, insanabile ferita, mi rivolgo a voi, espressione del Parlamento, voi che siete un tribunale, perché ritengo che nel diniego degli indennizzi e del risarcimento siano stati commessi degli errori, in quanto tali indennizzi Pag. 9 dovevano essere conferiti perché mio fratello è morto in seguito ad un tumore in rapida evoluzione, perché mio fratello si trovava in permanenza di servizio, aveva effettuato vigilanze alle infrastrutture del poligono di Salto di Quirra e quindi doveva essere considerato vittima del dovere, perché mio fratello si è trovato ad operare in un ambiente ad alto rischio, ha svolto attività in un poligono di interesse internazionale, dove sono stati impiegati missili Milan con emanazione di torio e missili Nike con emanazione di trizio, perché mio fratello non ha potuto avvalersi delle misure protettive adeguate, specie tenendo conto degli ossidi di metalli pesanti che si sviluppano nel maneggiare le armi a cui era addetto Roberto, perché il diniego è basato su una valutazione dell'insorgenza dei tumori su base deterministica anziché su base probabilistica.
  Roberto non si è arruolato volontariamente, Roberto non ha potuto né scegliere, né decidere: ha dovuto obbedire e rispettare la legge, la legge che poi gli ha voltato le spalle.
  Ringrazio tutti infinitamente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Luigi, per questa toccante e importante testimonianza. Le chiedo la gentilezza di lasciare nella disponibilità della Commissione la sua relazione ed eventuali altri allegati.
  Lascio ora la parola a Salvatore Adamo Maria Ferrara.

  SALVATORE ADAMO MARIA FERRARA. Buonasera a tutti, il mio nome completo è Salvatore Adamo Maria Ferrara, riconosciuto vittima del dovere dello Stato. Prima del congedo ero effettivo al 7° Reggimento difesa NBC "Cremona" con l'incarico di specializzato NBC, specializzazione che presi a Rieti alla Scuola Interforze NBC.
  La mia brutta storia ha inizio nel gennaio del 2010, quando, a seguito di un controllo che facevo sempre, il famoso Protocollo Mandelli, un'ecografia alla tiroide evidenzia un nodulo operato a luglio, riguardo al quale la biopsia ad ottobre sentenzia: «carcinoma follicolare minimamente invasivo del lobo sinistro della tiroide di 5,5 centimetri», quindi mi vengono asportate anche le paratiroidi.
  Il giorno dopo la biopsia mi recai subito all'ospedale militare di Palermo, perché ero convinto che fosse colpa dell'uranio impoverito. Feci quindi istanza di pensione privilegiata quale vittima del dovere ed equi indennizzi come si fa in questi casi. Ad aprile 2011 mi chiama la CMO di Palermo, mi fanno entrare in una stanza in cui, anche se una Commissione dovrebbe essere composta da più medici, c'era solo un medico, che mi chiede le generalità, mi dice che godo di ottima salute e mi fa attendere fuori, senza effettuare un'analisi o un'ecografia.
  Mi presentano quindi un verbale che riportava vari copia/incolla e delle cartelle cliniche dei vari ospedali. Ho fatto radioterapia metabolica con iodio 131 e ad oggi sono sottoposto a continui controlli all'ospedale di Catania. Nel 2011, quando la Commissione mi ha chiamato, non mi ha dato quindi alcuna ascrivibilità a tabella, ma nello stesso anno il Comitato di causa di servizio mi dà la causa di servizio per patologia, quindi mi trovo una patologia non riconosciuta dalla CMO ma una causa di servizio per patologia.
  Nello stesso anno, essendo vittima del dovere, mi dovevano dare una percentuale dell'invalidità, quindi mi viene riconosciuto il 15 per cento, e a marzo del 2016 ottengo una pensione privilegiata di VIII categoria. Questo è un breve racconto della mia situazione.
  Vorrei parlare della mia esperienza come specializzato NBC in missione all'estero, quindi di come ci comportavamo nel campo quando si parlava di uranio impoverito. Ho partecipato alla missione Joint Enterprise in Kosovo dal 19 luglio del 2005 al 17 gennaio del 2006, facevo parte della squadra C.R., rivelazione chimica-radiologica, unitamente alla mia squadra NBC ho effettuato monitoraggi in un container contenente dardi d'uranio impoverito all'interno del Villaggio Italia, ho partecipato ad attività ispettive nelle fabbriche che utilizzavano e stoccavano sostanze chimiche e industriali e anche alla loro inventariazione Pag. 10 e bonifica, sono intervenuto in operazioni di messa in sicurezza di siti ad alto rischio di rilascio di sostanze chimiche nell'ambiente, eventi ROTA, sono stato addetto alla manutenzione della strumentazione NBC, ho partecipato alle attività di rilevazione di tutti i siti bombardati che la NATO ha dichiarato della Brigata Sud Ovest.
  Ricordo che quell'anno ci fecero visita i membri della Commissione Mandelli e ho ricevuto un elogio per essermi distinto nel campo chimico e radiologico.
  L'addestramento che precede l'invio in missione si svolge in due fasi. La prima fase riguarda l'addestramento militare in generale, quindi azioni di guerra, guida dei veicoli in zone di guerra, centri abitati, cartografia, tutto quello che riguarda il militare in generale. La seconda fase riguarda la nostra specificità, quindi l'uso della strumentazione NBC, le tecniche di bonifica.
  Durante tutto l'addestramento non si è mai parlato di uranio impoverito, se non in una sola occasione, quando ho sentito parlare di uranio impoverito al CISAM, durante la nostra permanenza, quando ci addestravamo a San Piero a Grado, dal dottor Benedetti come esperto qualificato e dal dottor Pasquinelli in qualità di biologo.
  Ho avuto la fortuna di accompagnare il dottor Pasquinelli in un teatro operativo, in quanto era un biologo civile comandato dal CISAM per valutare l'ecosistema al fine di salvaguardare noi militari e anche la popolazione civile. Veniva accompagnato da noi NBC nelle fasi del campionamento in quanto unici esperti di quella materia in teatro operativo.
  Il dottor Benedetti ci parlò della radioattività in generale, della sua pericolosità in campo operativo perché non ci si accorge della presenza della radiazione, ci troviamo in un campo radioattivo ma non ne abbiamo la percezione nel nostro corpo, e anche del munizionamento al DU e della particolarità che emana particelle di tipo alfa, che le cellule morte della pelle sono in grado di schermare, ma che hanno un alto potere ionizzante, perché è molto importante la distinzione tra potere ionizzante e potere penetrante.
  Appena arrivati in Kosovo, però, la prima attività che svolgemmo fu quella di entrare in un container che conteneva i dardi – esplosi e non – di uranio impoverito, che i militari italiani dei contingenti precedenti avevano ritrovato in Kosovo. Quando i militari trovavano questi proiettili, li mettevano all'interno di questo container con della sabbia, questo container a febbraio del 2006 è stato svuotato da personale americano, ma si trovava all'interno del Villaggio Italia, a poche centinaia di metri da dove dormivamo.
  La rilevazione all'interno di questo container veniva fatta con una tyvek e con maschera anti NBC o mascherine, ma quando sono venuti gli americani sono entrati con una tuta impermeabile e le bombole di ossigeno (ho lasciato agli atti anche delle foto che lo dimostrano). Dopo ogni attività di rilevazione in questo container le nostre tyvek venivano buttate, se utilizzavamo i filtri usa e getta anche, ma se utilizzavamo la maschera anti NBC il filtro veniva riutilizzato. Io ho utilizzato due filtri per tutta la durata della missione e mi sono serviti sia per la rilevazione radiologica che per quella chimica, perché facevamo altro.
  La presenza di questo container dimostrava la consapevolezza dell'uso di proiettili, ma la cosa ancora più grave è la mancanza di procedure per la rilevazione, manipolazione e stoccaggio in sicurezza di questo tipo di munizionamento. A queste carenze si aggiungevano la sua ubicazione in un luogo frequentato da tutto il contingente italiano e la conservazione dei dardi in contenitori non idonei a munizionamento radioattivo. Nessuno della truppa (nessuno tranne noi dell'NBC) ne conosceva il contenuto e la pericolosità.
  Un altro sito molto bombardato si trovava a Gjakova ed era l'ex caserma-deposito serba. In questo piazzale il nucleo NBC ha censito circa un centinaio di proiettili di uranio impoverito, la zona era di interdizione ordinata, con cancello e lucchetto che però spesso veniva rotto da ignoti del posto. Tutte le misurazioni strumentali fatte in quella caserma rilevavano vicino a tutti i fori d'entrata dei proiettili di uranio segnali Pag. 11di radioattività e in molte occasioni venivano trovate radiazioni non solo di tipo alfa, ma anche di tipo beta e gamma, in quanto la rilevazione veniva fatta anche a distanza dal terreno.
  Gli strumenti utilizzati erano due: la NPDR 77, che ha due sonde, una sonda beta e una gamma, e uno spettrometro. Lo spettrometro, oltre a darci la dose assorbita di radiazione, fornisce anche lo spettro, che è l'impronta digitale di un elemento. Più volte è stato riscontrato il nuclide di cesio 137, segno evidente che oltre l'uranio erano presenti altri radionuclidi.
  Altri siti pesantemente contaminati da DU erano le fabbriche, soprattutto la Zastava a Pec e a Mitrovica, dove i problemi erano tanti, perché i bombardamenti, che già contaminavano, provocavano la fuoriuscita di sostanze tossiche e nocive utilizzate dalle fabbriche nel loro ciclo di produzione. Dovete immaginare una fabbrica piena di sostanze per la lavorazione bombardata e abbandonata con tutti questi agenti chimici che si miscelano tra loro.
  Durante la mia permanenza a Pec, precisamente in una fabbrica di lavorazione di pelli, la Kombinati Lekure, constatato l'alto rischio di un effetto ROTA, siamo intervenuti con la bonifica, catalogazione e messa in sicurezza di tutte le sostanze tossiche e nocive presenti, il tutto effettuato con tute tyvek e mascherine di scadentissima qualità, che si rompevano appena ci appoggiavamo.
  Durante la mia permanenza nel teatro operativo tutti i soldati, come penso ancora oggi, avevano in dotazione un dosimetro, che era sempre tenuto nella tasca interna della mimetica e quindi sicuramente non riusciva a misurare le radiazioni alfa emesse dall'uranio impoverito.
  Di una cosa sono certo e penso lo sia anche questa Commissione: il personale impiegato nell'area non era adeguatamente informato della presenza di un container contenente proiettili di uranio impoverito all'interno del Villaggio Italia, che ne testimoniava tra l'altro la massiccia presenza in tutta l'area di competenza italiana, perché erano dardi trovati dai nostri militari nella loro area di competenza, che le bonifiche e le protezioni del personale non erano sufficienti e funzionali all'uranio impoverito, in quanto riguardavano solamente i rischi chimici e biologici riferiti per lo più ad un attacco con armi non convenzionali con gas nervino, d'iprite o vescicanti, cose tra l'altro poco probabili in Serbia e in Kosovo negli ultimi tempi, che il Protocollo Mandelli era ed è insufficiente ed inefficace in quanto non esamina il fattore scatenante delle patologie legate all'aspetto radiotossicologico e alle nanopolveri sviluppate in sospensione.
  Nel mio caso, ad esempio, mi ha salvato un'ecografia alla tiroide, in quanto dagli esami, seppur con un carcinoma, la mia tiroide funzionava perfettamente, però avevo un nodulo. Le uniche analisi fatte prima e dopo il rientro in patria sono infatti un emocromo e l'analisi delle urine, mentre manca il monitoraggio degli organi bersaglio.
  Un altro aspetto di cui tenere conto è il tempo di impiego del personale nelle aree. Il 7° Reggimento NBC è unico nel suo genere e si trova in tutti i teatri operativi. Nella mia caserma c'erano persone che in 7 anni avevano svolto 8 missioni, trascorrendo quindi più tempo nei teatri operativi che in Italia.
  Chiedo a questa Commissione se sia già possibile sapere o eventualmente di indagare se si sia mai pensato di analizzare le polveri dei filtri d'aria dei mezzi che escono in ricognizione all'estero. Prima di analizzare un rene malato, non sarebbe stato meglio vedere cosa c'era nell'aria?
  Vorrei sapere inoltre se siano mai stati studiati i dosimetri e quale sia il risultato ottenuto, e da dove provenga l'uranio impoverito utilizzato per fare i proiettili, da quale processo di arricchimento venga, se contenga percentuali di scorie, visto che lo spettrometro rileva cesio 137. Se sì, sono state mai fatte analisi radiometriche dei dardi integri o esplosi, e cosa c'era?
  Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di essere audito.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ferrara. Cedo ora la parola al signor Lorenzo Motta.

Pag. 12

  LORENZO MOTTA. Grazie, signor presidente e commissari tutti, per avermi concesso l'opportunità di esporre in breve la mia storia, informandovi di aver depositato ulteriore documentazione a vostra disposizione.
  Sono Lorenzo Motta, ex sottocapo di terza classe della Marina militare, posto in congedo nell'anno 2007 per linfoma di Hodgkin a cellularità mista stadiazione 2A, diagnosticata nell'anno 2005 e presumibilmente causata da contaminazione da nanoparticelle di metalli pesanti e somministrazione di vaccini.
  Detta patologia è stata curata con 8 cicli di chemioterapia e 35 sedute di radioterapia ed attualmente risulta in remissione. Ignoro il decorso che avranno le sostanze inquinanti presenti ancora nel mio corpo.
  Onorevole Commissione, la mia come quella di tanti altri militari è una lotta per il riconoscimento della causa di servizio che ormai dura da oltre 11 anni, una lotta che ha sottratto energia a chi si trova a combattere contro un tumore, causando conseguenze e malesseri ai nostri cari.
  Mi sono arruolato nell'aprile del 2002, a 21 anni, e nella scuola della Marina militare mi sono state somministrate varie vaccinazioni, nel 2003 per ottenere l'idoneità alla frequenza del corso Arditi incursori del Comsubin, le forze speciali della Marina militare, venni sottoposto a visite e ad esami approfonditi, riscontrando la piena idoneità.
  Ho proseguito il mio servizio su Nave Scirocco con il ruolo di specialista nel sistema di combattimento telecomunicatore, tra il 2003 e il 2005 ho compiuto varie missioni (Golfo Persico, Somalia, Turchia, Grecia, Tunisia e Marocco). Prima di ciascuna missione sono stato nuovamente sottoposto sulla Scirocco a numerose vaccinazioni, che non posso ricordare in quanto la documentazione è stata inspiegabilmente smarrita.
  Oggi, dopo aver vinto i due gradi di giudizio della giustizia amministrativa, sono ancora in attesa che il Comitato di verifica possa per l'ennesima volta riunirsi e rivedere i documenti, dando seguito a quanto stabilito dalle sentenze.
  Signor presidente, onorevole Commissione, tengo a precisare che non sono un esperto del settore, ma quando dai miei campioni bioptici si evince che sono presenti svariati tipi di metalli, attestando l'inequivocabilità della mia esposizione, non riesco a capire l'accanimento del Comitato di verifica che ha negato per ben tre volte la dipendenza da causa di servizio.
  Le mie prime due richieste, fatte al fine di porre fine a questa vicenda senza ricorrere ad una sentenza della giustizia amministrativa, la terza avendo ottenuto una sentenza del TAR Lazio il Comitato avrebbe dovuto dare esecuzione a ciò che era prescritto nella sentenza, ma mi ha risposto con l'ennesimo decreto di non dipendenza da causa di servizio con la seguente motivazione: «non si evincono elementi scientifici tali da poter modificare detto parere».
  Cosa ben diversa per il TAR, che ha constatato il difetto motivazionale. A quel punto sono stato costretto ad attendere la risoluzione dell'appello proposto dalle pubbliche amministrazioni. A tale appello il Consiglio di Stato ha emesso una condanna definitiva verso le pubbliche amministrazioni e in data 27 aprile prossimo venturo verrà discusso in udienza il giudizio di ottemperanza per elusione del giudicato. Spero vivamente che sia l'ultimo tentativo di allontanare il doveroso riconoscimento della causa di servizio per quanto mi è successo.
  Signor presidente e onorevole Commissione, è innegabile che ogni militare nel suo impiego è soggetto a una multiesposizione, che va dallo stress psicofisico all'eventuale somministrazione di vaccini, ad esposizioni in ambienti e territori contaminati da nanoparticelle di metalli pesanti, spesso senza essere dotati di sufficienti dispositivi di protezione individuale.
  Nonostante questo, le amministrazioni fanno di tutto per non riconoscere i benefici dovuti quando si verificano gravi patologie. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Motta. Lascio ora la parola al signor Vincenzo Riccio.

Pag. 13

  VINCENZO RICCIO. Illustrissimo signor presidente, illustri commissari e consulenti, desidero innanzitutto ringraziarvi per avermi dato la possibilità di esporre il mio caso a questa Commissione. Mi chiamo Vincenzo Riccio, ho 45 anni e sono un ex primo maresciallo dell'Aeronautica militare.
  Sono stato posto in congedo dopo 24 anni di servizio per inabilità assoluta e senza possibilità di reimpiego nei ruoli civili dell'amministrazione per aver contratto nel 2010 un carcinoma neuroendocrino ileale con metastasi multiple al fegato, una forma neoplastica estremamente rara, in seguito a due missioni svolte per la durata complessiva di un anno nel 2004 e nel 2006 in forza al 6° Reparto autonomo presso l'aeroporto di Tallil a Nassiriya, in Iraq, nonché all'esposizione durante i 24 anni passati in Forza armata a svariati fattori di rischio, dovuti alla categoria di appartenenza.
  Ho infatti svolto per 10 anni la mansione di operatore radar e per i successivi 14 la mansione di elettromeccanico di bordo al 15° Stormo Combat SAR.
  A causa del poco tempo a mia disposizione, vengo subito al punto, presidente. Io sono stato già audito presso la Commissione d'inchiesta del Senato istituita nella precedente legislatura, a dicembre del 2012, Commissione che diede a me e ad altri militari auditi all'epoca, alcuni dei quali come il caporalmaggiore Erasmo Savino di 31 anni deceduti nel frattempo, scarsissime risposte.
  Dopo questa deludente esperienza, quindi, non ero intenzionato ad accettare questa convocazione, ma mi sono deciso ad accettarla soprattutto alla luce dei molteplici decessi di miei colleghi susseguitisi negli ultimi mesi, tra i quali vorrei ricordare il maresciallo Gianluca Danise di 43 anni, il maresciallo Luciano Cipriani di 47 anni e il maresciallo Francesco Rosito di 46 anni, tutti miei coetanei di pari corso che conoscevo da quasi 30 anni e con i quali ho condiviso anche alcuni ricoveri presso l'Istituto europeo di oncologia di Milano.
  Sono qui anche per portare la loro voce, sono qui per confermarvi come il patto citato alcuni giorni fa dal Generale Magrassi durante l'audizione tenuta innanzi a questa Commissione, patto tra lo Stato e il militare in servizio in patria o comandato di missione all'estero sia stato nel mio caso e in quello di migliaia di altri militari ammalati e morti più volte infranto.
  È stato infranto nel momento in cui siamo stati inviati, come nel mio caso, in un'area dove diversi studi commissionati dal Ministero della difesa come il progetto Signum o come studi del CISAM, pubblicati nelle documentazioni Iraq 2003-2006, parte A, area A di Nassiriya, avevano evidenziato un livello di radioattività anche mille volte superiore al normale fondo ambientale sia all'interno dei carri colpiti da proiettili all'uranio impoverito, sia sul terreno, nelle immediate vicinanze dei carri e nei dintorni, dove noi dormivamo ed avevamo i campi.
  Questi studi avevano sottolineato la necessità di attenersi alle misure di protezione impartite per situazioni analoghe in altri teatri di guerra, e cioè riduzione al tempo strettamente necessario della presenza del personale in tali aree e nei pressi di obiettivi colpiti, comunque accompagnato da personale NBC munito di strumentazioni di rilevazione, e adozione di dispositivi di protezione individuale, delimitazione delle aree contaminate e adeguata informazione al personale sui rischi di contaminazione. Sono stato invece inviato con altri colleghi in quest'area senza mai essere informato sui rischi legati all'esposizione, con un paio di braghe corte e una maglietta a maniche corte verde.
  È stato infranto all'atto del mio congedo, quando il presidente della Commissione medico-ospedaliera mi ha giudicato in modo frettoloso ed asettico totalmente inabile, facendomi di fatto perdere il posto di lavoro e costringendomi ad affrontare una grave malattia, oltre alle solite spese dell'affitto e delle bollette, con metà dello stipendio che percepivo da sano, per poi giudicarmi (il medesimo presidente) soltanto 15 giorni dopo non più totalmente inabile, in modo da negarmi i benefici della legge n. 335, la pensione di inabilità. Pag. 14
  È stato infranto quando il Comitato di verifica mi ha negato per due volte il riconoscimento della dipendenza della causa di servizio, costringendomi ad un lungo e costoso ricorso al TAR, di cui sono ancora in attesa che venga fissata la prima udienza dopo tre anni e mezzo.
  È stato infranto quando lo Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, che si è interessato al mio caso dopo 4 anni, ha scritto al Ministero della difesa pregandolo di rivedere il giudizio negativo nei miei riguardi, citando le sentenze che in altri casi avevano riconosciuto la mia patologia come dipendente da causa di servizio, ma la risposta del Ministero è stata, rinunciando alla possibilità di agire in autotutela, di volersi rimettere al giudizio del tribunale, aggravando così le spese sia da parte mia che da parte dello Stato.
  Viene infine infranto ancora oggi quando, in seguito alle sempre più numerose sentenze che condannano l'amministrazione al risarcimento di militari morti o ammalati, il Ministero della difesa presenta subito appello, prolungando così il nostro calvario, tanto che sono pochi quelli che riescono a ottenere giustizia ed a vedere riconosciuti i propri diritti da vivi.
  Illustrissimo signor presidente, illustri commissari e consulenti, sono venuto qui non per cercare di dimostrare il nesso tra le nostre malattie e l'esposizione all'uranio impoverito, ma a raccontarvi solo una piccolissima parte di quello che succede quando il militare scopre di essere ammalato di cancro a causa dell'esposizione, raccontarvi come gli ostacoli posti dall'amministrazione su questo già lunghissimo ed impervio percorso si siano moltiplicati dalla mia scorsa audizione in Commissione di inchiesta al Senato e come questa non abbia potuto riesaminare la mia pratica tramite i suoi consulenti a causa della sua prematura interruzione.
  Se ci sarà l'opportunità, illustrissimo presidente, in una successiva audizione con più tempo a disposizione potrò essere più esaustivo riguardo ai dettagli del mio caso e su come la burocrazia dell'amministrazione trasformi quelli che l'hanno servita in ammalati poveri, che devono lottare duramente, oltre che per sopravvivere al cancro, per vivere in maniera dignitosa.
  Sono certo altresì che questa Commissione verificherà l'operato del Comitato per le cause di servizio, che a mio parere, oltre ad essere in evidente conflitto d'interesse, decide le dipendenze in maniera randomica, con una scarsa e non obiettiva verifica di tutti i precedenti di servizio dei richiedenti e la non applicazione delle norme.
  Vi ringrazio ancora ed infinitamente per la cortesia e la disponibilità mostrata.

  PRESIDENTE. Siamo noi che la ringraziamo, signor Riccio.

  VINCENZO RICCIO. Se possibile, vorrei rilasciare una dichiarazione secretata.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio-video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta)

  PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audio-video.

  (La Commissione prosegue in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Cedo quindi la parola al signor Giuseppe Tripoli.

  GIUSEPPE TRIPOLI. Buonasera a tutti. Desidero innanzitutto ringraziare la Commissione ed i commissari per avermi dato l'opportunità di riferire oggi qui. Mi chiamo Giuseppe Tripoli, sono un caporalmaggiore paracadutista in congedo assoluto. Stavo svolgendo la mia carriera militare presso il 9° Reggimento Col Moschin ma dopo 2 anni di servizio mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin secondo stadio A, sclerosi nodulare, per il quale il Ministero della difesa, Centro di medicina legale (CML) mi riformava.
  Questa riforma equivale ad un vero e proprio licenziamento, perché mi è stata tolta la possibilità di fare carriera, dandomi un'inabilità che mi ha impedito anche di partecipare a concorsi, oltre al fatto che Pag. 15la mia famiglia si è dovuta indebitare per permettermi di curarmi e di essere qui a parlare.
  Sono stato audito due volte dalla scorsa Commissione del Senato della Repubblica e dopo quelle audizioni la Commissione ha incaricato il dottor Bruno Causo, consulente e collaboratore della Commissione, di verificare la congruità dei pareri di insussistenza della dipendenza da causa di servizio emessi dal predetto Comitato di verifica per le cause di servizio.
  Detto medico legale, che naturalmente non conoscevamo perché era un membro della Commissione, ha valutato gli stessi fascicoli valutati dal Comitato di verifica e si è espresso favorevolmente su 70 dei 226 fascicoli di diniego depositati presso la Direzione della previdenza militare. Questo medico ha quindi stabilito che 70 militari affetti da linfomi e varie patologie tumorali, tra i quali il sottoscritto, avevano diritto alla causa di servizio ma, nonostante ciò, nulla è stato fatto.
  Io ho chiesto la relazione con un'istanza di accesso fatta all'allora Commissione parlamentare d'inchiesta e quindi ne sono in possesso. Fortunatamente il TAR Lazio con la sentenza n. 777 del 2014 che ho già lasciato agli atti di questa Commissione mi ha dato pienamente ragione, perché, oltre ad annullare gli atti, ha individuato un nesso di causalità stringente e ha vincolato l'amministrazione a riconoscermi la causa di servizio.
  Nella motivazione il TAR dice che «il ricorrente ha dato la prova dell'omissione dolosa delle misure di precauzione e individuali previste dalla normativa sulla sicurezza del lavoro».
  Visto che un parere medico-legale espresso da un medico super partes imparziale ha già ribaltato 70 su 226 dinieghi espressi dal Comitato di verifica, ritengo che questo debba essere nuovamente preso in considerazione da questa Commissione chiedendo attraverso la Direzione generale della previdenza militare che queste pratiche vengano riconsiderate, perché non è possibile che dopo 15 anni in cui ho girato tutte le Commissioni parlamentari d'inchiesta non si riesca ad avere un diritto!
  Questi mi hanno licenziato, non mi hanno dato un minimo di assistenza, mi hanno tolto il lavoro, non mi hanno dato la possibilità di curarmi negli ospedali militari, cosa gravissima, presidente, perché le persone che svolgono una carriera e sono alle dipendenze del Ministero della difesa non possono essere abbandonate in questo modo.
  A me è successa una cosa particolarmente grave, per la quale devo fare nomi anche di illustri magistrati, quindi vorrei chiedere di secretarne quantomeno i nomi. Nel 2012 (ho qui la documentazione) il Ministero dell'economia, Comitato di verifica, nell'adunanza n. 343 del 2012 ha chiesto all'amministrazione militare la conferma che il sottoscritto fosse adibito specificamente a compiti di bonifica di mezzi direttamente coinvolti in operazioni comportanti l'impiego di uranio impoverito.
  Da questo è scaturita un'istruttoria abbastanza lunga, in cui l'amministrazione militare, Comando operativo di vertice interforze Stato Maggiore della Difesa, a firma del comandante che mi ha avuto alle dirette dipendenze, «conferma che il militare succitato sia stato specificamente adibito a compiti di bonifica di mezzi provenienti o comunque che sono stati coinvolti in operazioni comportanti l'impiego di uranio impoverito o comunque di altro materiale bellico».
  Tutti i rapporti informativi emessi dall'amministrazione militare dicono che io ero un soggetto esposto, nei miei tessuti malati sono stati trovate nanoparticelle di metalli pesanti individuate tra l'altro dalla normativa vigente ma, nonostante ciò, il Comitato di verifica continua ad eludere la normativa.
  È inutile che il Generale Magrassi venga a citare questo patto che io non conosco perché da 15 anni nessuno si è preso cura di me e dei miei colleghi qui presenti o dei familiari, non conosco il patto di cui parlava il Generale Magrassi e comunque non serve una normativa che elimini questo blocco, perché la normativa in vigore è sufficiente per riconoscere la causa di servizio ai militari anche attraverso la multifattorialità. Pag. 16
  Il problema è che il Comitato di verifica, essendo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, è composto da generali dipendenti del Ministero della difesa, presidente, quindi è come se io fossi nel contempo il magistrato e l'imputato.
  Io sono stato convocato dal Comitato di verifica per le cause di servizio e con me c'era anche un senatore, sulla mia questione il relatore, un noto magistrato della Corte dei conti, stava emettendo parere favorevole perché una dirigente della Direzione generale della previdenza militare mi aveva detto: «ho appreso in via informale che il Comitato di verifica ti ha riconosciuto la causa di servizio, aspetto che mi arrivi il fascicolo, ti chiederò l'Iban ed emetterò il decreto». Questo relatore è stato sostituito da un nuovo relatore, un generale, che ha cambiato totalmente l'orientamento.
  Mi hanno chiamato dal Comitato di verifica per le cause di servizio alcuni dirigenti, di cui ho elencato nomi e cognomi, che mi hanno illuso dicendo: «ti arriverà una bella sorpresa, finalmente ce l'abbiamo fatta!», ma alla fine così non è stato.
  Non possiamo aspettare un intervento normativo che potrebbe impiegare anni, la Commissione si deve far carico di queste pratiche, rinviarle al Comitato e magari, vista la leale collaborazione tra le istituzioni, mandarle anche all'Ufficio medico-legale dell'INAIL e verificare i pareri espressi dall'INAIL e dal Comitato sugli stessi casi, per valutare eventuali discordanze, perché che il Comitato sia negligente, presidente (mi permetto di utilizzare questo termine e me ne assumo la responsabilità) non lo dico io, ma lo dice l'ultima sentenza del TAR Toscana, che parla di «reiterata e denotante negligenza», cosa gravissima, quindi o questo Comitato si scioglie o li costringe a riconoscere la causa di servizio.
  Questa Commissione ha i poteri per farlo, presidente, perché ha i poteri della magistratura senza alcuna limitazione, può disporre anche delle CTU come avviene nei tribunali, può verificare chi abbia diritto e chi meno e far cambiare idea alla banda che è il Comitato di verifica.
  Lascerò agli atti la relazione più dettagliata sui fatti di servizio assieme a tutta la documentazione e chiedo solo l'oscuramento dei nomi della relazione. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Tripoli. Facciamo il punto: sono le 15.50, mi pare che le votazioni inizino alle 16.30, quindi contiamo di concludere per le 16.20. Vi chiederei la cortesia di fare interventi brevi e possibilmente di porre non più di una domanda, perché altrimenti non potremo dare a tutti la possibilità di intervenire.
  Lascio quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROBERTO CAPELLI. Ringrazio tutti gli auditi e sarò brevissimo. Una domanda soprattutto in merito alle ultime dichiarazioni e una domanda lei, presidente. Mi è sembrato di capire che un suo comandante in sede di valutazione abbia dichiarato che lei era adibito al recupero di materiale bellico arricchito con uranio impoverito. È testuale questa dichiarazione?

  GIUSEPPE TRIPOLI. Non è proprio così: il Comitato di verifica emette un'istruttoria perché io ho prestato servizio in Italia, nei poligoni di tiro, ed ero adibito alla bonifica di tutti i mezzi e i materiali che rientravano dai teatri operativi. Poiché ho fatto parte di un reparto speciale, il 9° Reggimento Col Moschin, ci sono delle cose che vorrei dire, però eviterei di farlo in seduta pubblica, perché ho scaricato anche diverse casse metalliche recanti il simbolo radioattivo.
  A seguito di questa istruttoria al comandante venne chiesto se effettivamente fossi impiegato nella bonifica di questi mezzi direttamente coinvolti in operazioni comportanti l'impiego di uranio impoverito e lui rispose affermativamente che «il militare succitato era adibito specificamente a compiti di bonifica di mezzi direttamente coinvolti in operazioni comportanti l'uranio impoverito o comunque di altro materiale bellico».

Pag. 17

  ROBERTO CAPELLI. Sì, mi interessava questo. Una domanda a lei, presidente: abbiamo la possibilità di audire i componenti del Comitato di verifica?

  PRESIDENTE. Diciamo che registro la sua domanda, poi valuteremo in Ufficio di Presidenza come comportarci.

  GIANLUCA RIZZO. Cercherò di essere molto breve, però voglio ringraziare ognuno di voi, ed è un ringraziamento particolare perché penso che con l'audizione di oggi abbiate dato un peso diverso alla responsabilità che abbiamo sulle spalle, come si legge anche negli occhi dei colleghi.
  Qualche spunto di riflessione. Pensavo alla lettera di Roberto Buonincontro alla mamma, quando racconta delle esplosioni dei razzi, e mi rivedo in una circostanza in cui un ragazzo a 20-22 anni si ritrova inconsapevole in un teatro diverso della propria vita, ma soprattutto inconsapevole. Credo che sia struggente quando poi si scopre che quella situazione non era così «bella» come poteva sembrare, quindi davvero grazie a ognuno di voi per la testimonianza che avete portato.
  Ci risulta, signor Tripoli, che la sua pratica, a seguito della sollecitazione della scorsa Commissione, sia stata rinviata al Comitato di verifica. Potrebbe dirci cosa è successo?
  Due velocissime domande tecniche. Il signor Ferrara ha parlato delle maschere con i filtri, quindi vorrei capire quanto questi riuscissero a trattenere, e che risultati venissero fuori dai dosimetri. Grazie.

  MARIA AMATO. Grazie a tutti per essere riusciti in una comunicazione che arriva in maniera diretta e forte. È stata descritta in uno degli interventi un'evidente differenza di mezzi di radioprotezione personale tra i militari italiani e quelli americani. Si tratta di un fatto episodico o è la costante?
  È stato fatto cenno ai vaccini in rapporto a più missioni e più inoculazioni vaccinali. C'è stato il momento del consenso informato, c'è stata la possibilità di un diniego consapevole, le è stato chiesto quali vaccinazioni avesse già fatto in precedenza e di quali malattie – come, ad esempio, il morbillo – si fosse ammalato in precedenza e quindi avesse già gli anticorpi?

  MARIA CHIARA CARROZZA. Vorrei fare una domanda al signor Ferrara, che ha una specializzazione tecnica e ha fatto delle affermazioni sulle tute e i filtri che mi hanno colpito.
  Lei dice da tecnico che avevate delle tute e delle mascherine che non erano adeguate alla mansione che vi era stata attribuita. È corretto? Vorrei conoscere la sua opinione, visto che lei possiede le competenze tecniche adeguate, rispetto ai filtri.
  Qualcuno di voi ha detto delle polveri dei filtri che non sono mai state analizzate. È vero? Il signor Motta che ha parlato di più vaccinazioni ha detto che le cartelle cliniche erano state smarrite. È possibile? Lei quindi non ha una cartella clinica che ricostruisca le vaccinazioni cui si è dovuto sottoporre per avere le qualifiche necessarie nei reparti specializzati?
  Mi scusi se non uso il linguaggio adeguato, però mi ha colpito il fatto che non abbia la sua cartella clinica.

  PRESIDENTE. Grazie. I colleghi sono stati molto bravi e sono sicuro che sarete veloci anche voi. Anche chi non dovesse rispondere a una domanda specifica, in un minuto potrà esprimere ciò che ritiene alla Commissione.

  ROBERTO CAPELLI. Vi sarei grato se poteste dirci anche di dove siete.

  SALVATORE ADAMO MARIA FERRARA. Rispondo all'onorevole Rizzo in merito al filtro. Il filtro anti-NBC è composto da una maglia che non riesce a trattenere particelle inferiori a 5 micron. Dopo la maglia è presente uno strato di carboni attivi, che viene utilizzato in caso di aggressivi chimici. Questo filtro quindi non riuscirebbe a trattenere né le nanoparticelle, né le particelle perché la radiazione alfa è corpuscolare come la radiazione beta e a differenza della redazione gamma, quindi Pag. 18è fatta proprio di particelle inferiori a 5 micron che vengono inalate.
  Vorrei ricordare da semplice tecnico, non da medico, che l'inalazione è il modo più pericoloso con cui queste particelle possono entrare nel nostro corpo, in quanto con l'ingestione vengono espulse più facilmente, mentre l'inalazione ne provoca il deposito nei famosi organi bersaglio (polmoni, testicoli, tiroide).
  Per quanto riguarda i dosimetri, non so che fine abbiano fatto, l'unica cosa che so è che vengono fatti al CISAM, a San Piero a Grado, e che quando li consegniamo tornano al CISAM, quindi sono gli esperti del CISAM sia fisici che biologi che dovrebbero sapere cosa c'è nei nostri dosimetri. Sono di San Cataldo in provincia di Caltanissetta.

  VINCENZO RICCIO. Non avrei altro da aggiungere, presidente. Io sono di Napoli, ho depositato la mia documentazione vaccinale nella precedente audizione della Commissione del Senato, non c'era alcun consenso informato, non c'era alcuna possibilità di rifiutarsi, era una specie di tiro al bersaglio.

  LORENZO MOTTA. In merito alla domanda postami sulle vaccinazioni, per quanto riguarda la mia cartella vaccinale sono riuscito ad estrapolare solo il libretto vaccinale dell'inserimento alle scuole militari di Taranto. Successivamente, avendo chiesto l'accesso agli atti del mio fascicolo matricolare all'Ufficio leva di Palermo, ho constatato che il fascicolo matricolare sia a Palermo che a Roma non esiste.
  Ovviamente stiamo parlando di dieci anni fa. A parte che la somministrazione veniva fatta non da un medico competente ma da un infermiere, ricordo che le somministrazioni non erano tanto regolari, ossia punture in pancia, punture nelle braccia e pasticche.

  GIUSEPPE TRIPOLI. In merito alla domanda dell'onorevole Rizzo su cosa sia successo dopo, la Commissione del Senato presieduta da Costa sollecitò il Comitato per vedere cosa decidesse e il Comitato di verifica per decidere aspettò che la Commissione chiudesse i propri lavori in seguito a problemi legati al Governo. A quel punto il Comitato si espresse negativamente, dopo aver modificato tutto il collegio che componeva l'adunanza precedente.
  Dicono che sono sensibili, ma io ho vinto al TAR che mi ha dato pienamente ragione e mi hanno fatto appello, quindi dopo 15 anni devo aspettarne ancora altri 4! Grazie.

  LUIGI BUONINCONTRO. Vengo dalla provincia di Napoli, anche io sto aspettando che venga fissata un'udienza al TAR, ma avrei preferito evitare questa ulteriore agonia, perché sicuramente anche se vincessimo al TAR, essendo già passati 20 anni, diventeranno 40, penso che morirò e che non vedremo mai giustizia per Roberto.
  Ringrazio infinitamente tutti voi per l'opportunità che mi avete dato. Grazie e buon lavoro.

  CARLO CALCAGNI. Io volevo solo aggiungere una cosa per quanto riguarda i risarcimenti, perché depositerò un documento che riporta tutte le transazioni effettuate o in corso del Ministero della difesa.
  Dico questo perché quando ho ottenuto il primo riconoscimento della dipendenza da causa di servizio nel 2005, dopo che il Ministero della Difesa aveva anche quantificato l'invalidità permanente, per non chiamare in causa il Ministero (come vedete, ancora oggi, nonostante tutto, indosso una divisa e ne sono orgoglioso), non volevo chiamare in causa quella che ritenevo la mia famiglia e quindi ho chiesto una semplice transazione bonaria di risarcimento, perché era mia facoltà.
  Purtroppo, proprio per aver chiesto una transazione bonaria e non averli chiamati in causa, dopo 11 anni sono ancora in attesa di una risposta. Le mie telefonate per chiedere a che punto fosse la mia pratica, i vari solleciti della precedente Commissione d'inchiesta non hanno ottenuto mai una risposta se non quella che non possono dare informazioni e che comunque Pag. 19 non hanno mai fatto transazioni, mentre vi deposito un elenco delle transazioni effettuate.
  In un caso non solo è stata fatta la transazione dal Ministero per l'importo di 923.000 euro, ma è stata anche riconosciuta la speciale elargizione prevista per le vittime del dovere, che normalmente, quando il risarcimento viene fuori da una sentenza, il giudice va a detrarre dall'importo come somme erogate d'ufficio.
  Vi ringrazio ancora e spero che anche questo documento vi possa essere utile.

  PRESIDENTE. Grazie, colonnello, certamente ci sarà utile. A nome di tutti i colleghi vi ringrazio, le relazioni e il dibattito svolto questo pomeriggio diventeranno molto presto oggetto di un'apposita riunione che svolgeremo per approfondire quanto ci avete detto, perché ciò di cui ci avete parlato, come è evidente, non può risolversi in due ore.
  Noi abbiamo fatto tesoro della vostra testimonianza, delle vostre angosce, delle vostre delusioni e anche dei vostri dolori, e intendiamo rispettare tutto quanto, dando a queste testimonianze il massimo dell'attenzione e dell'importanza.
  Noi siamo rappresentanti della Camera dei deputati, del Parlamento, siamo rappresentanti delle istituzioni, ma la nostra prima caratteristica è quella di essere rappresentanti del popolo. Noi vi ringraziamo perché nelle modalità che avete utilizzato nel parlarci di cose talvolta strazianti non avete mai fatto venire meno una evidente, sentita forma di rispetto nei confronti di un Parlamento che deve rappresentare anche voi.
  Questa Commissione vuole farsi carico, nello svolgimento delle proprie funzioni, di rappresentare in maniera particolare gli interessi legittimi di coloro che non hanno altre forme di tutela e di difesa.
  Anche a nome dei colleghi vi chiedo quindi di continuare a seguire il lavoro di questa Commissione, perché abbiamo bisogno dei vostri suggerimenti e anche delle vostre critiche. Se mi posso permettere di darvi un consiglio, anche se non avete certo bisogno di paternalismi, evitate di dividervi tra voi, perché spesso le guerre fra poveri sono quelle che lasciano sul campo morti e feriti, e sono sempre poveri.
  Vi rivolgo quindi un'esortazione non soltanto a seguirci, ma anche a fare fronte comune, perché voi siete i nostri privilegiati interlocutori. Questo non significa che ci sia un atteggiamento di pregiudizio nei confronti di chicchessia, in quanto noi chiediamo, diamo ed esercitiamo la più leale collaborazione con le articolazioni dello Stato, a partire dalle Forze armate, però abbiamo dei compiti precisi e intendiamo portarli avanti.
  Come credo sia già giunto alle vostre orecchie, questa sarà l'ultima Commissione d'inchiesta, perché un Paese civile non può inanellare un'infinità di Commissioni d'inchiesta senza trovare la forza di risolvere le cose.
  Sarà l'ultima Commissione d'inchiesta e non saremo sorpresi dal fattore tempo che può portare le rondini a diventare falchi o i delfini a diventare pescecani: noi faremo le cose per tempo, riuscendo a dare al nostro Paese entro il periodo che c'è stato concesso un impianto normativo, organizzativo, procedurale, un impianto di diritti che sia degno di un Paese civile.
  Vi chiediamo quindi di continuare a seguirci in maniera costruttiva e correttamente critica, abbiamo bisogno dei vostri suggerimenti e dei vostri consigli e, poiché non sempre la conduzione di certe battaglie favorisce la collezione di simpatie e di sentimenti di amorosi sensi, abbiamo bisogno che troviate le modalità giuste per far capire al Paese che questa è una battaglia giusta.
  Voi siete venuti non per rappresentare il vostro personale interesse, ma per fare una battaglia che vi accomuna e che ci accomuna.
  Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.

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