XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 72 di Mercoledì 2 marzo 2016

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Audizione del maresciallo Giuseppe Mango:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
Mango Giuseppe  ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Mango Giuseppe  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Buemi Enrico  ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Buemi Enrico  ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Mango Giuseppe  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Buemi Enrico  ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Buemi Enrico  ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Buemi Enrico  ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Liuzzi Pietro  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Mango Giuseppe  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Liuzzi Pietro  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Liuzzi Pietro  ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Buemi Enrico  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Buemi Enrico  ... 9 
Mango Giuseppe  ... 9 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Buemi Enrico  ... 10 
Liuzzi Pietro  ... 10 
Mango Giuseppe  ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 11 
Mango Giuseppe  ... 11 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Mango Giuseppe  ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Mango Giuseppe  ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Mango Giuseppe  ... 12 
Grassi Gero (PD)  ... 12 
Buemi Enrico  ... 12 
Mango Giuseppe  ... 12 
Buemi Enrico  ... 12 
Mango Giuseppe  ... 12 
Buemi Enrico  ... 12 
Liuzzi Pietro  ... 12 
Mango Giuseppe  ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.30.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Nel corso dell'odierna riunione, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di:
   richiedere al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza di integrare la documentazione trasmessa in data 9 febbraio 2016;
   incaricare il dottor Salvini di svolgere un approfondimento relativo agli atti della Procura militare di Padova recentemente acquisiti;
   incaricare la dottoressa Picardi, il generale Scriccia e il maresciallo Pinna di approfondire, anche tramite l'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali, il ruolo di alcune persone a vario titolo coinvolte nella vicenda Moro;
   delegare la dottoressa Tintisona a partecipare ad attività investigative promosse dalla Procura generale presso la Corte di appello di Roma e trasmettere alla stessa Procura alcuni esiti di indagine, come da questa richiesto;
   richiedere, per il tramite degli ufficiali di collegamento, alla Polizia di Stato e all'Arma dei carabinieri di trasmettere ogni documentazione in loro possesso relativa a una persona informata dei fatti;
   declassificare il documento 277/9 dell'archivio della Commissione, che pertanto è di libera consultazione;
   desecretare la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche relative a utenze di collaboratori di Aldo Moro citate nell'audizione del dottor Nicola Rana; i testi delle trascrizioni di tali intercettazioni sono riprodotti nel documento 41/3, di libera consultazione;
   procedere alla desecretazione della seconda e della terza parte segreta dell'audizione di monsignor Fabio Fabbri, nonché della prima e della seconda parte segreta dell'audizione del dottor Nicola Rana, che – ove si concordi – saranno pertanto pubblicate nei resoconti;
   autorizzare la dottoressa Picardi e il generale Scriccia, unitamente a due marescialli della Guardia di finanza assegnati all'archivio della Commissione, a svolgere una missione a Perugia per l'acquisizione di atti processuali;
   autorizzare il dottor Allegrini, unitamente a un maresciallo della Guardia di finanza assegnato all'archivio della Commissione, a svolgere una missione a Venezia per l'acquisizione di atti processuali;
   trasmettere alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria alcuni esiti di indagine, come da essa richiesto;
   autorizzare uno studioso ad acquisire copia di un documento di libera consultazione;
   dissequestrare l'Alfetta della scorta di Aldo Moro al fine di garantirne la conservazione e la valorizzazione.

  Comunico inoltre che:
   il 13 febbraio 2016 Pierdomenico Corte ha inviato una proposta istruttoria, di libera consultazione;
   il 16 febbraio il colonnello Pinnelli ha depositato una nota riservata relativa a una persona informata dei fatti;Pag. 4
   il 18 febbraio 2016 Vladimiro Satta ha inviato alcune precisazioni, di libera consultazione, relative a un passaggio che lo riguarda, contenuto nel resoconto dell'audizione di monsignor Fabbri;
   nella stessa data il generale Scriccia ha trasmesso una nota riservata relativa alle materie oggetto dell'audizione del dottor Andreassi;
   nella stessa data è stata acquisita una lettera, segreta, di Maria Fida Moro, che integra alcune tematiche già oggetto della sua audizione;
   il 22 febbraio 2016, l'Archivio storico del Senato ha trasmesso due DVD, uno libero e uno riservato, contenenti atti già acquisiti dalla Commissione stragi;
   il 26 febbraio 2016 è pervenuta una nota, segreta, del Ministro della giustizia, relativa alla posizione processuale di una persona coinvolta nei fatti;
   il 29 febbraio 2016 il generale Scriccia ha depositato una nota, riservata, relativa all'audizione di Giuseppe Mango;
   il 1o marzo il colonnello Pinnelli ha depositato una nota, riservata, relativa ad esiti di indagine;
   nella stessa data il dottor Salvini ha depositato un appunto, di libera consultazione, relativo alle tematiche oggetto dell'audizione del maresciallo Mango.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del maresciallo Giuseppe Mango.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del maresciallo Giuseppe Mango, che ringraziamo per la sua cortese presenza oggi.
  Entrato nella Pubblica sicurezza nel 1954, svolse il suo servizio dal 1969 al 1987 presso la segreteria della Divisione degli affari riservati del Ministero dell'interno, che all'epoca del sequestro e dell'assassinio di Aldo Moro aveva appena preso la denominazione di UCIGOS.
  Il capo dell'UCIGOS era il dottor Antonio Fariello, poi sostituito nel maggio 1978 dal dottor Gaspare De Francisci. Giuseppe Mango si occupava della corrispondenza e dei pagamenti fiduciari alle fonti confidenziali, che avvenivano mensilmente; in alcuni casi provvedeva personalmente al pagamento, in altri forniva le somme ai funzionari che gestivano le varie fonti.
  La Commissione è interessata anzitutto ad acquisire elementi informativi su tre aree di interesse: la gestione delle fonti confidenziali all'epoca della vicenda Moro e nel periodo immediatamente precedente; la gestione delle segnalazioni che pervenivano all'UCIGOS da tali fonti; le fonti informative specificatamente riguardanti le Brigate Rosse.
  Adesso formulerò una serie di quesiti, procedendo singolarmente, per consentirle di rispondere puntualmente a ciascuna domanda.
  Quali e quante erano, a sua memoria, le fonti confidenziali che fornivano notizie sull'eversione armata di sinistra ? Quali funzionari le gestivano ? A quali ambienti appartenevano gli informatori: università, luoghi di lavoro, giornalismo o altro ? Si trattava di informatori esterni alle organizzazioni eversive oppure vi erano anche persone che ne facevano parte, magari infiltrati ?

  GIUSEPPE MANGO. Informatori nelle organizzazioni eversive non ne avevamo. Non è che trattavamo direttamente. Avevamo il personale distaccato nelle varie città d'Italia, nel nord, le squadrette informative. Loro avevano i contatti e poi trasmettevano le notizie all'ufficio centrale, il quale trasmetteva a costoro, che era personale dell'UCIGOS, le somme da versare agli interessati.Pag. 5
  A quanto mi risulta, non c'erano contatti diretti tra i fiduciari e le organizzazioni eversive. Più di tutti erano persone da loro conosciute che erano infiltrate in diverse attività, ma a noi poi quelli delle «squadrette» comunicavano soltanto il nominativo del fiduciario, con un nome di fantasia; poi ogni fine mese venivano a Roma e davamo loro le somme necessarie per il pagamento.

  PRESIDENTE. Ha memoria di qualche fonte con la quale lei si è incrociato ? Che provenienza aveva ? Leggendo relazioni, lei cita personaggi all'interno dei partiti, cita giornalisti, ma nell'ambito dell'eversione di sinistra o dell'eversione di destra cita solo...

  GIUSEPPE MANGO. Nell'ambito dei partiti sì, ma dell'eversione no. Non avevamo contatti con elementi... Erano fiduciari alcuni elementi del Partito comunista, del Partito socialista, del Movimento sociale italiano...

  PRESIDENTE. E rapporti con personaggi della malavita ?

  GIUSEPPE MANGO. No, assolutamente.

  PRESIDENTE. Quali attività vennero svolte dall'UCIGOS in riferimento alle Brigate Rosse nel 1977 e 1978, e in particolare in relazione alla strage di via Fani e al sequestro dell'onorevole Moro ? Giunsero notizie di fonti confidenziali e, se sì, rammenta quali erano ?

  GIUSEPPE MANGO. Nessuna notizia. Fu un fulmine a ciel sereno il sequestro dell'onorevole Moro e l'uccisione degli agenti della scorta.
  Si interessarono le varie squadre, perché c'era una squadra abbastanza solida di 30-40 persone della IV divisione dell'UCIGOS...

  PRESIDENTE. Però preventivamente non seppe nulla. Se ne occupò dopo il sequestro e dopo la morte.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  PRESIDENTE. Ha mai inteso parlare di una fonte denominata «Franco» ?

  GIUSEPPE MANGO. No.

  PRESIDENTE. Il 5 settembre del 1976, a Roma, nel quartiere Aurelio, furono arrestate sei persone in un covo dei NAP. Nella sentenza-ordinanza del giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni, nel procedimento «Argo 16», del 10 dicembre 1998, si riferisce che secondo quanto dichiarato dal dottor Schiavone, dal dottor Ferrigno, da lei e da altri, tale operazione è stata resa possibile grazie a una notizia confidenziale fornita da tale Giovanni Rega.

  GIUSEPPE MANGO. Sì, Giovanni Rega.

  PRESIDENTE. Sempre nella stessa sentenza-ordinanza, il giudice Mastelloni riporta che il dottor Noce, anzi il prefetto Noce, riguardo alla fonte confidenziale nota come «cardinale», dichiarava: «Era di estrazione malavitosa e in passato era stato conosciuto anche dalla squadra mobile di Roma e si era proposto a me quale confidente nel 1975. Era una fonte interna ai Nuclei armati proletari, almeno così ritengo. Il “cardinale” già ci aveva consentito, in passato, di individuare e arrestare ben sei o sette nappisti, indicandoci il luogo dove avrebbero tenuto una riunione: un residence alla via Aurelia».
  Da queste dichiarazioni sembrerebbe quindi doversi concludere che la fonte «cardinale» – che, lo ricordo, consentì di arrivare alla scoperta della tipografia di via Pio Foà – sia da identificare in Giovanni Rega, allora poco più che quarantenne, malavitoso e cognato di tale Navarro. È così ?

  GIUSEPPE MANGO. Sì, è così. Non ricordavo questo particolare.

  PRESIDENTE. Cioè, «è così» nel senso che quelle caratteristiche sono di Giovanni Pag. 6Rega oppure nel senso che possiamo ritenere che Giovanni Rega sia la fonte «cardinale» ?

  GIUSEPPE MANGO. Sì, lo chiamavano il «cardinale».
  Venne diverse volte anche al ministero – me lo ricordo, lo vidi di persona – per parlare con Noce, con il dottor Schiavone e con altri.

  PRESIDENTE. Quindi, a sua memoria, molto probabilmente la fonte «cardinale» era Giovanni Rega.

  GIUSEPPE MANGO. Giovanni Rega, sì. Poi morì.

  PRESIDENTE. Perché mi soffermo su questo ? Perché c’è un'altra teoria secondo cui la fonte «cardinale» era una delle persone legate alla tipografia di via Pio Foà (Spadaccini, Lugnini, Pinsone, Triaca, Maraglino).

  GIUSEPPE MANGO. No, no.

  PRESIDENTE. Sia pur dubitativamente il giudice Mastelloni formulava questa ipotesi. Quindi, lei propende per ricordare che «cardinale» era Giovanni Rega, che aveva già fatto arrestare quelli in via Aurelia...

  GIUSEPPE MANGO. Sì, sì.

  PRESIDENTE. ... e che non era, come ipotizzava Mastelloni, uno dei cinque...

  GIUSEPPE MANGO. Assolutamente. Sì.

  PRESIDENTE. Il 19 aprile 1997 lei disse al giudice istruttore Mastelloni che presso la segreteria della Divisione affari riservati c'era un registro con i nominativi delle fonti confidenziali, la data di assunzione e lo pseudonimo usato...

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  PRESIDENTE. ... precisando che al momento che ella lasciò la segreteria, nel 1987, il registro era ancora in uso.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  PRESIDENTE. Che lei rammenti, nel registro erano annotate tutte le fonti confidenziali oppure alcune venivano gestite senza lasciarne traccia scritta ?

  GIUSEPPE MANGO. No, quelli per cui versavamo i soldi erano tutti quelli iscritti in quel registro che poi fu sequestrato da Mastelloni.

  PRESIDENTE. Ha mai avuto occasione di occuparsi di attività o di ricerca di notizie che portarono alla scoperta del nascondiglio, in via Giulio Cesare, di Valerio Morucci e Adriana Faranda ?

  GIUSEPPE MANGO. No.

  PRESIDENTE. Non se ne è mai occupato e non ne ha mai saputo niente ?

  GIUSEPPE MANGO. No, mai.

  PRESIDENTE. Nel 1997 lei affermò ripetutamente (il 29 maggio e il 20 giugno), in dichiarazioni rese al giudice istruttore Mastelloni, che Anna Laura Braghetti venne pedinata da un'appartenente alla polizia, tale Paola Carraresi.

  GIUSEPPE MANGO. Carraresi, sì.

  PRESIDENTE. E precisò che, secondo il suo ricordo, ciò avvenne durante il periodo del sequestro dell'onorevole Moro e non dopo il suo assassinio.
  In una dichiarazione di poco successiva, il 10 settembre del 1997, resa allo stesso magistrato, lei affermò invece di non voler confermare che la Carraresi aveva seguito la Braghetti durante il sequestro di Moro. La mia domanda è: perché cambiò idea ?

  GIUSEPPE MANGO. Forse ricordavo... La Carraresi seguiva delle donne. Le Pag. 7donne venivano seguite da altre donne. Quindi pensai che fosse plausibile, dato che la Braghetti era una delle persone che avevano agito per il sequestro di Moro, che pedinasse...

  PRESIDENTE. Cioè, inizialmente lei ha dichiarato che la Carraresi l'avesse fatto anche prima, poi dopo ha ritenuto che così non fosse.

  GIUSEPPE MANGO. Sì, è giusto.

  ENRICO BUEMI. Vorrei capire meglio qual è la ragione che l'ha portata a cambiare idea. Ci sono elementi di fatto o sollecitazioni esterne che l'hanno portata a cambiare idea ?

  GIUSEPPE MANGO. Magari col tempo ho riflettuto sulle cose. Mastelloni faceva interrogatori di quattro, cinque ore. Non potevo ricordare a distanza di anni anche i particolari di quello che era successo. Poi riflettendoci sopra...

  ENRICO BUEMI. Quindi, lei sostiene che era dopo...

  GIUSEPPE MANGO. Dopo, sì.

  PRESIDENTE. Ancora qualche altra domanda. Quali furono le qualifiche e le mansioni a lei attribuite dal 1970 in poi e quali uffici espletò il suo servizio ? Chi furono i suoi superiori gerarchici immediati o i dirigenti di riferimento ?

  GIUSEPPE MANGO. Quando arrivai a quello che all'epoca si chiamava «Affari riservati», direttore della Divisione era il dottor Catenacci e vicequestore il dottor D'Amato. Io stavo con D'Amato, alla segreteria. Nel 1970 D'Amato assunse la direzione della Divisione affari riservati, che mantenne fino al 1974.

  PRESIDENTE. E poi ?

  GIUSEPPE MANGO. E poi dal 1974 venne Fariello, che rimase però pochi mesi. No, dopo D'Amato non Fariello...

  PRESIDENTE. Facciamo così. Magari le mandiamo una nota scritta, così lei ha tempo di...

  GIUSEPPE MANGO. No, me lo ricorderò adesso, subito... Era Santillo.

  PRESIDENTE. Comunque, credo che nella nota di libera consultazione predisposta dal nostro collaboratore, il generale Scriccia, siano riportate le risposte di Mango al dottor Mastelloni. Lì c’è l'elenco di tutte le mansioni che ha svolto. Quindi, se lei non ha nulla da rettificare rispetto a quanto ha detto a Mastelloni, troveremo lì la risposta.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  PRESIDENTE. E quando iniziò a occuparsi delle fonti confidenziali ?

  GIUSEPPE MANGO. Dal 1968.

  PRESIDENTE. I compiti che in concreto le erano stati assegnati quali erano ? Quello di pagarli...

  GIUSEPPE MANGO. Di pagarli, a fine mese fare la contabilità che poi arrivava al capo della Polizia, che ci assegnava una somma complessiva da dare a tutti i fiduciari delle varie città d'Italia. Spedivamo queste somme e basta.

  PRESIDENTE. Quindi era lei che li contabilizzava.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  PRESIDENTE. E i fondi arrivavano dal ministero...

  GIUSEPPE MANGO. Dal capo della Polizia. Noi facevamo un rendiconto di tutte le fonti.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Cioè le risorse arrivavano dal capo della Polizia e lei le ripartiva e poi le rendicontava sempre al capo della Polizia.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  ENRICO BUEMI. Chi stabiliva l'importo da erogare mensilmente ?

  GIUSEPPE MANGO. Era stato già stabilito. Io mi trovai con delle somme già assegnate; dovevo soltanto liquidare.
  Poi c'erano i nuovi fiduciari...

  ENRICO BUEMI. A sua conoscenza, chi stabiliva l'importo ?

  GIUSEPPE MANGO. Il direttore della Divisione.

  PRESIDENTE. Che era la IV Divisione.
  Le fonti come venivano classificate ?

  GIUSEPPE MANGO. C'erano quelle squadrette di dipendenti della Polizia che venivano distaccati nelle varie città: Genova, Milano, Torino...

  PRESIDENTE. Ma c'era una classificazione ? Al di là del nome, delle generalità...

  GIUSEPPE MANGO. Il nome di fantasia...

  PRESIDENTE. Sì, ma c'era anche una gerarchia ? Ad esempio, fonte importante, fonte meno importante...

  GIUSEPPE MANGO. No.

  PRESIDENTE. L'unica differenziazione – così mi sembra, dalle carte che ho letto – era la cifra che veniva pagata. Chi veniva pagato di più era quello più importante, chi veniva pagato di meno era quello meno importante.

  GIUSEPPE MANGO. Sì, probabilmente dava notizie di scarsa rilevanza.

  PRESIDENTE. Che lei ricordi, è mai capitato che vostre fonti fossero arrestate da altri corpi di polizia ?

  GIUSEPPE MANGO. Assolutamente no.

  PRESIDENTE. Quindi non le risulta che quelli che lei pagava furono mai arrestati.
  Lei ha memoria se la fonte «cardinale» di cui abbiamo parlato fu mai arrestata e, se lo fu, per quali motivi ?

  GIUSEPPE MANGO. Penso che l'arrestarono per fatti comuni. Fu implicato in alcune vicende. Trattavano direttamente con il «cardinale» il dottor Noce e il dottor Schiavone.

  PRESIDENTE. Il dottor Noce avremo modo di ascoltarlo, quindi approfondiremo.

  ENRICO BUEMI. Che età aveva la fonte «cardinale» ?

  GIUSEPPE MANGO. Ricordo che aveva intorno ai quarant'anni. Trentacinque o quarant'anni.

  PIETRO LIUZZI. Che tipo di reati ?

  PRESIDENTE. Comuni.
  Quindi, i funzionari con cui parlava «cardinale» erano Noce...

  GIUSEPPE MANGO. Noce e Schiavone.

  PRESIDENTE. Secondo lei, finché lei è rimasto in servizio «cardinale» era sempre fonte attiva ?

  GIUSEPPE MANGO. No.

  PRESIDENTE. Era stata disattivata ?

  GIUSEPPE MANGO. Sì. Soltanto in quel periodo aveva sentito qualche notizia, ma poi scomparve dalla circolazione.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Si è mai dovuto far carico di fonti da mandare all'estero per evitare complicazioni ?

  GIUSEPPE MANGO. Assolutamente no.

  PIETRO LIUZZI. Una richiesta di precisazione: che cosa significa reati comuni ?

  PRESIDENTE. Sempre sulla fonte «cardinale» ha memoria di quali potevano essere i reati comuni da lui commessi ?

  GIUSEPPE MANGO. Credo reati contro il patrimonio.

  PRESIDENTE. Furti.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  PIETRO LIUZZI. Sequestro di persona ?

  GIUSEPPE MANGO. No.

  PRESIDENTE. Però adesso questo lo verificheremo.

  GIUSEPPE MANGO. Noce potrebbe...

  PRESIDENTE. Può essere utile Noce e possiamo vedere anche noi la scheda di Rega e tutte le altre cose, se Rega è «cardinale».

  ENRICO BUEMI. Vorrei qualche notizia in più rispetto ai NAT, i Nuclei antiterrorismo...

  PRESIDENTE. Venivano chiamati in questo modo. Prima lei li ha chiamati «squadrette», però successivamente ci furono trasformazioni. Io riferisco quel che ho tratto dalla lettura della nota preparata dal generale Scriccia: le squadrette sul territorio, che riferivano all'UCIGOS, quando ci furono ulteriori trasformazioni si trasformarono in NAT, Nuclei antiterrorismo. Ne ha memoria ?

  GIUSEPPE MANGO. Questi collaboravano sempre, erano all'infuori di tutti gli altri servizi e rimasero in vita fino al 1981-1982. (1)

  PRESIDENTE. Era questo ?

  GIUSEPPE MANGO. Poi successe un fatto banale per cui vennero soppressi.

  ENRICO BUEMI. Maresciallo, come erano organizzati, a sua conoscenza, come funzionavano questi Nuclei ?

  GIUSEPPE MANGO. C'erano due o tre sottufficiali delle DIGOS che vennero distaccati al ministero, però continuarono a prestare servizio a Genova, Torino, Milano, Venezia, Firenze, Bari e Napoli. Poi Napoli e Bari furono soppressi.
  Rimasero in vita fino al 1981-1982, quando Milano fece una segnalazione al direttore della Divisione, dicendo che la prefettura di Milano era accessibile per un tentativo di sequestro, per un'attività delittuosa, attraverso una porta corrispondente all'altra parte del palazzo. Segnalarono il caso al direttore della Divisione, De Francisci, il quale ne informò il capo della Polizia. Il capo della Polizia chiese notizie in merito al prefetto di Milano, il quale penso se ne ebbe a male e rispose che erano chiacchiere, che non era assolutamente vero.
  Il capo della Polizia chiamò De Francisci e disse che dal quel momento il personale delle squadre doveva essere assegnato alle questure. Andarono tutti via dall'UCIGOS.
  (1) Ad integrazione di quanto dichiarato nel corso dell'audizione, il maresciallo Mango, con lettera pervenuta il 21 marzo 2016, ha comunicato: «Le squadrette e le squadre antiterrorismo sono due cose diverse. I nuclei antiterrorismo furono istituiti nel 1974, quando la direzione dell'UCIGOS venne assunta dal dottor Santillo, per intensificare la lotta al terrorismo. Essi avevano carattere regionale e interregionale. Essi avevano sede nei capoluoghi di regione con uffici nelle Questure ed alle dirette dipendenze dell'UCIGOS. Avevano un organico di 20 uomini al comando di un vice questore. In tutta Italia erano una quindicina. Le squadrette invece operano dall'immediato dopo guerra nelle più importanti sedi del Paese: Genova – Milano – Torino – Bolzano – Verona – Bologna – Firenze – Napoli – Bari. Ogni squadretta era costituita da 2-3 elementi provenienti dalle DIGOS e dipendenti dall'UCIGOS e relazionava soltanto con l'ufficio centrale. Non avevano una sede ma operavano dalle proprie abitazioni».

Pag. 10

  ENRICO BUEMI. Quindi erano insediate presso le prefetture, ho capito bene ?

  GIUSEPPE MANGO. No, loro lavoravano...

  ENRICO BUEMI. Lei dice che la porta di accesso posteriore alla prefettura...

  GIUSEPPE MANGO. Avevano saputo da fonti confidenziali che era possibile che malintenzionati si potessero recare in prefettura attraverso una porta laterale che non era custodita. Il capo della Polizia chiese informazioni al prefetto, il quale negò, dicendo che non era assolutamente vero. Dopo di allora, il capo della Polizia disse di mettere tutti questi uomini a disposizione delle questure e cessarono ogni attività.

  ENRICO BUEMI. Continua a non essermi chiara la questione. Non riesco a stabilire il nesso tra l'attività che si riferiva all'edificio della prefettura rispetto all'attività... Quindi questi dove avevano sede ?

  GIUSEPPE MANGO. A casa loro. Facevano sede a casa loro.

  ENRICO BUEMI. Pur essendo funzionari di polizia ?

  GIUSEPPE MANGO. No, erano sottufficiali.

  ENRICO BUEMI. Sì, appunto, sottufficiali di polizia. Quindi non avevano un luogo fisico dove...

  GIUSEPPE MANGO. No, non avevano nessun ufficio.

  ENRICO BUEMI. Quindi la dipendenza era direttamente...

  GIUSEPPE MANGO. All'abitazione.

  ENRICO BUEMI. All'ispettorato, come si chiamava ?

  GIUSEPPE MANGO. Sì, con la Divisione.
  Quando dovevamo comunicare loro qualcosa, avevamo il numero di telefono di casa e comunicavamo. Loro attraverso la posta ci mandavano, quando era necessario – ogni settimana di solito – tutti i resoconti delle note fiduciarie avute.

  ENRICO BUEMI. Quindi l'edificio della prefettura era il luogo fisico dove veniva consegnato...

  GIUSEPPE MANGO. No, assolutamente no. Non c'entra niente.

  ENRICO BUEMI. Non capisco. Chiedo scusa, ma non capisco.

  PRESIDENTE. L'organizzazione delle squadrette e dei Nuclei era un'organizzazione dove il personale lavorava su input centrale e riferiva su input centrale. I sottufficiali dal loro domicilio...

  ENRICO BUEMI. Ho capito, ma il nesso con la porta posteriore della prefettura di Milano ?

  GIUSEPPE MANGO. No, lo dissero per prevenire un eventuale attentato, siccome la porta laterale della prefettura non era ben sorvegliata...

  ENRICO BUEMI. Ah, come fonte confidenziale !

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  ENRICO BUEMI. Ho capito. Poteva essere un prevedibile attentato alla prefettura, come alla fabbrica tal dei tali o...

  PRESIDENTE. È stato il punto di caduta per cui si è smantellata la cosa.

  ENRICO BUEMI. Ho capito.

  PIETRO LIUZZI. Erano domicili privati, se ho ben capito, comunque appartamenti pagati sempre dall'Amministrazione ?

Pag. 11

  GIUSEPPE MANGO. No, presso la propria abitazione.

  PRESIDENTE. Presso la loro abitazione.

  GERO GRASSI. Vorrei porre alcune domande, signor presidente.
  Maresciallo, lei ricorda i nomi dei funzionari, degli ufficiali e dei sottufficiali che ebbero contatto con la fonte «cardinale» ?

  GIUSEPPE MANGO. Il dottor Schiavone e il dottor Noce, più la Carraresi e altri sottufficiali della IV Divisione, che era la divisione operativa.

  GERO GRASSI. Quanti ? I nomi.

  GIUSEPPE MANGO. Disansa è uno, altri non me li ricordo. Poi Cecchini, quelli che facevano in effetti attività di polizia esterna all'ufficio.

  GERO GRASSI. Quindi, la fonte «cardinale» era nota, da quello che dice, ad almeno dieci persone.

  GIUSEPPE MANGO. Mah, quattro o cinque persone penso di sì.

  GERO GRASSI. Beh, lei ne ha già citati sei o sette.

  GIUSEPPE MANGO. Sì.

  GERO GRASSI. Un'altra domanda: lei ha mai provveduto ad operazioni di esfiltrazione di fonti all'estero ?

  GIUSEPPE MANGO. Assolutamente no.

  GERO GRASSI. Ultima domanda: dov'era e quale ruolo svolgeva lei nel periodo dal 16 marzo al 9 maggio 1978 ? Dove lavorava ?

  GIUSEPPE MANGO. Alla Divisione affari riservati, che si chiamava allora UCIGOS.

  GERO GRASSI. Il capo chi era ?

  GIUSEPPE MANGO. Quando venne sequestrato Moro il capo era Fariello.

  GERO GRASSI. Fariello, il questore...

  GIUSEPPE MANGO. Il questore di Sassari.

  GERO GRASSI. ... di Sassari, che era venuto a Roma un mese prima.

  GIUSEPPE MANGO. Un mese prima, sì.

  GERO GRASSI. E il 9 maggio ?

  GIUSEPPE MANGO. Il 9 maggio sempre Fariello.

  GERO GRASSI. Sempre Fariello.

  GIUSEPPE MANGO. Sì, rimase per qualche mese, poi venne sostituito da De Francisci.

  GERO GRASSI. Esattamente il 16 marzo lei dov'era ?

  GIUSEPPE MANGO. Stavo alla segreteria della Divisione...

  GERO GRASSI. Della ?

  GIUSEPPE MANGO. Della Divisione, l'UCIGOS.

  GERO GRASSI. E dove si trovava ?

  GIUSEPPE MANGO. Verso le 9.30 arrivò un sottufficiale di Santillo, che era vice capo della polizia e disse che avevano sequestrato Moro. Allora Fariello andò dal capo della polizia, avvertimmo tutti i funzionari di venire in ufficio. Successe il finimondo.

  GERO GRASSI. Ma lei c'era quando il questore Fariello fece il telegramma ai commissariati di polizia, alle questure e alle prefetture ?

  GIUSEPPE MANGO. Che telegramma ?

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  GERO GRASSI. Quella mattina il questore Fariello insieme con il capo della Polizia Parlato fecero un telegramma firmato «pro ministro». Il telegramma fu inviato alle questure, ai commissariati e alle prefetture, e parlava di un piano per la liberazione di Moro.
  Lei non ha partecipato alla stesura di quel documento ?

  GIUSEPPE MANGO. Assolutamente no. Lo apprendo adesso per la prima volta. Io stavo lì la mattina, rimasi tutti il giorno... (2)

  GERO GRASSI. Guardi, le sto parlando di una cosa arcinota, perché questa cosa l'ha svelata Cossiga in una delle Commissioni...

  GIUSEPPE MANGO. Può darsi che l'abbia fatto pure Cossiga, il gabinetto di Cossiga... (3)

  GERO GRASSI. No, Cossiga dice che l'ha fatto Fariello che, essendo venuto da Sassari, dava un input di applicazione del «Piano zero», che valeva soltanto per i rapimenti delle persone in Sardegna. Per cui, chi ricevette questo telegramma andò in tilt, perché in Italia il «Piano zero» non esisteva.

  GIUSEPPE MANGO. Poi ricordo tutte le discussioni su quel «Piano zero», che invece non c'entrava per niente...
  (2) A rettifica di quanto dichiarato nel corso dell'audizione, il maresciallo Mango, con lettera pervenuta il 21 marzo 2016, ha comunicato che la risposta corretta è la seguente: «Sì, il dottor Fariello dettò a me il telegramma a firma “pro ministro” circa il piano per la liberazione di Moro».
  (3) Vedi nota precedente.

  GERO GRASSI. Esatto, non c'entrava assolutamente niente. Peccato che Cossiga quando diventò Presidente della Repubblica si dimenticò di questa gaffe fatta da Fariello e lo nominò grande ufficiale al merito della Repubblica.

  ENRICO BUEMI. A sua memoria, fino a che data è rimasta attiva la fonte «cardinale» ?

  GIUSEPPE MANGO. Poi morì. Fino ad allora.

  ENRICO BUEMI. Fino alla morte.

  GIUSEPPE MANGO. Credo di sì, fino alla morte. Lui trattava direttamente con Noce e con Schiavone. Non è che noi con Noce abbiamo avuto alcun rapporto...

  ENRICO BUEMI. Va bene. Grazie.

  PIETRO LIUZZI. Ricorda che c'era una cosiddetta «squadretta delle donne» ? Ricorda qualche nome, a tale proposito ?

  GIUSEPPE MANGO. Sì, c'erano due donne, due assistenti di polizia, all'UCIGOS, inserite nella IV Divisione, la divisione operativa di Schiavone e Noce. Erano Paola Carraresi e Maura Madia. Erano due assistenti.

  PRESIDENTE. La Carraresi era quella che faceva il pedinamento della Braghetti.
  Non essendoci altri commissari che intendono intervenire, ringrazio il maresciallo Mango e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.