XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 76 di Mercoledì 13 gennaio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Comunicazioni sul calendario dei lavori.
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del presidente e del consiglio di amministrazione della Rai:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 3 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 4 
Fornaro Federico  ... 5 
Rossi Maurizio  ... 6 
Gasparri Maurizio  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Gasparri Maurizio  ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Gasparri Maurizio  ... 8 
Crosio Jonny  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Crosio Jonny  ... 9 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 10 
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 11 
Ciampolillo Lello  ... 11 
Airola Alberto  ... 12 
Verducci Francesco  ... 14 
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 17 
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 17 
Fico Roberto , Presidente ... 17 
Crosio Jonny  ... 17 
Gasparri Maurizio  ... 17 
Crosio Jonny  ... 17 
Fico Roberto , Presidente ... 17 
Verducci Francesco  ... 17 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 17 
Siddi Franco , consigliere di amministrazione della Rai ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Airola Alberto  ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Fornaro Federico  ... 18 
Verducci Francesco  ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 13.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Comunicazioni sul calendario dei lavori.

  PRESIDENTE. Ricordo che il prossimo mercoledì 20 gennaio, alle ore 14.00, proseguirà l'audizione del presidente e dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai.
  Faccio altresì presente che, come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dello scorso 17 dicembre, mercoledì 27 gennaio, alle ore 14.00, sarà audito il direttore generale della Rai, Antonio Campo dall'Orto, e che mercoledì 3 febbraio, alle ore 14.00, sarà audito il dottor Verdelli, coordinatore dell'area informativa della Rai.

Audizione del presidente e del consiglio di amministrazione della Rai.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente e del consiglio di amministrazione della Rai, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Do la parola alla presidente Maggioni, che svolgerà una relazione introduttiva e successivamente, se dovessero richiederlo, ad altri componenti del consiglio di amministrazione, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere, al termine di questi interventi, eventuali domande e richieste di chiarimento sia alla Presidente, sia a tutti gli altri componenti il Consiglio di amministrazione.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Non svolgerò una vera relazione introduttiva. Abbiamo appena concluso una seduta del consiglio di amministrazione in cui abbiamo convenuto di dedicare il tempo della seduta soprattutto all'interazione con voi. Ho peraltro già esposto in questa sede a più riprese le linee guida della presidente e, di conseguenza, del consiglio di amministrazione.
  Vi fornirò solo qualche dato ulteriore sull'attività del consiglio. Dal momento dell'insediamento a oggi ci siamo riuniti nove volte: la nostra media di riunione è di circa una volta ogni tre settimane. Abbiamo affrontato i temi chiave per il governo dell'azienda, adottando 28 delibere. Un dato che personalmente giudico molto positivo di questo consiglio è che la larga maggioranza di queste delibere è stata presa all'unanimità. Quando non è stato così, le divergenze sono sempre state motivate dalla volontà di arricchire il dibattito. Avrete modo di verificare voi stessi e lo sapete, perché lo avete votato, che il consiglio ha fatto e sta facendo delle proprie differenze, delle proprie diversità di esperienza, provenienza e visione un elemento di ricchezza dal punto di vista Pag. 4del confronto e della possibilità di elaborare un progetto di governo per l'azienda, come quello che sta mettendo in campo.
  Tra i temi più rilevanti affrontati in questi mesi, ci sono stati la raccolta pubblicitaria, come gestire le risorse umane, le strategie per Rai Cinema, per Rai Way e per Rai Fiction, la questione della trasparenza. Soprattutto, ci stiamo concentrando moltissimo su che cosa sia la Rai come servizio pubblico e cosa ci definisca nel nostro essere servizio pubblico, ragione per la quale tutto ciò che concerne questa dimensione per noi è un elemento di discussione e confronto molto importante, direi addirittura centrale rispetto alla nostra discussione e alla nostra azione. Dall'altra parte, il fatto di proiettare l'azienda, come abbiamo detto anche in quest'aula a più riprese, nel tempo in cui viviamo, dandole quindi un carattere di contemporaneità, è centrale, al punto che oggi – credo, consiglieri, di poterlo dire senza violare nessun segreto, stiamo facendo già i comunicati – abbiamo approvato definitivamente la nascita di questa direzione digital. A differenza di alcune esperienze del passato, non si tratta solo del pezzetto tecnologico o del pezzetto di gestione dei contenuti multipiattaforma, ma di una vera direzione, che ha al suo centro l'idea di come declinare il prodotto enorme che Rai già fa anche attraverso tutte le piattaforme. Ha al suo interno, quindi, più componenti: editoriale, tecnologica, marketing per essere in grado di prendere l'intera, direi enorme massa dei contenuti che Rai ha e produce e tradurli in un contenuto appetibile, quindi interessante da fruire, sulle diverse piattaforme attraverso i vari device. Abbiamo già anche detto che si tratta di un passaggio a più riprese, fondamentale per riconnetterci con chi non viene a cercarci sul televisore, ma dialoga o entra in collegamento con noi attraverso tutti gli altri sistemi. È uno dei passi che stiamo compiendo per diventare una vera e propria media company. Devo dire che oggi c’è questa singolare e positiva coincidenza di potervelo raccontare un'ora e mezzo dopo averlo approvato. Mi fermo qui, perché credo sia molto più interessante l'interazione tra voi e tutto il consiglio.

  PINO PISICCHIO. Vorrei esprimere un saluto, un ringraziamento e anche una considerazione carica di ammirazione per l'impianto stacanovistico che questo nuovo consiglio di amministrazione ci ha manifestato, avendo da qualche momento concluso la sua attività interna e quindi apprestandosi da questo momento al confronto con il Parlamento. Mi fa piacere continuare a registrare questo scambio, quest'interazione, così come diceva la presidente, che voglio considerare come l'elemento distintivo di questa nuova stagione, di questo nuovo consiglio di amministrazione, che si muove all'interno della nuova stagione anche normativa che riguarda il servizio pubblico. Del resto, sulla missione abbiamo già avuto modo di confrontarci con la presidente.
  Quest'oggi mi fa piacere salutare l'intero consiglio di amministrazione. Con ogni probabilità, farà piacere a me e anche ai colleghi comprenderne l'orientamento. La presidente faceva riferimento al pluralismo delle culture di questo consiglio di amministrazione, con i suoi componenti e personalità provenienti da mondi che hanno grande storia in termini di comunicazioni ed esperienza professionale anche con la dimensione televisiva. Evidentemente, queste culture sono anche portatrici di visioni e sensibilità che sarà per noi molto interessante incontrare. Forse oggi i nostri sono un po’ impulsi volti ad ascoltare che cosa ognuno dei consiglieri desidera mettere dentro quest'esperienza.
  Passerò adesso a due brevissime domande. Consegniamo, infatti, insieme a questi stimoli generali, anche degli stimoli più specifici. Rispetto all'ultima volta che ci siamo visti con la presidente, sono intervenuti nel quadro dell'esperienza del servizio pubblico quelli che sono stati definiti, anche con qualche enfasi, gli «infortuni di Capodanno», almeno dal mio punto di vista un po’ troppo enfatizzati, appunto, dalla stampa. Qualcosa, però, è avvenuto che potrebbe anche essere rubricato Pag. 5all'interno di quella «cultura situazionistica» che il consigliere Freccero ben conosce, che ha praticato e che è diventata anche per certi versi un interessante modo di interpretare la televisione e, da un certo un momento, il modo di interagire con il pubblico. Mi domando se questo lacerto di situazionismo del sms, che ha creato quel genere di difficoltà anche nei rapporti con altre istituzioni, non sia da mettere nel conto di un'attività che si muove fuori dall'ambito Rai. Intendo dire troppo outsourcing: torniamo in Rai, utilizziamo la gente Rai, chi ci sta dentro, lavoriamo con chi ha una presenza, un rapporto di colleganza e di lavoro con la Rai. Che cosa si pensa di questa questione ?
  Vengo alla seconda breve considerazione. Come ricordava il nostro presidente, abbiamo in programma l'incontro con Verdelli, che per noi assumerà un valore altissimo, perché vogliamo comprendere direttamente dal nuovo direttore editoriale, una figura peraltro inedita, quale sia il progetto di offerta informativa che la Rai sta immaginando di mettere in campo.
  Nel frattempo alcune cose stanno accadendo. La presidente ben conosce la situazione di Televideo: il comitato di redazione ha fatto circolare un documento nel quale si ricorda che Televideo rischia, dopo la fusione tra Teletex e Web, di non farcela, di non andare avanti, di non fornire una puntuale esecuzione del suo mandato; peraltro, nel giro di qualche mese gli addetti sono stati dimezzati. Citavo Televideo, ma c’è anche la situazione della responsabilità di Rai News, in questa stagione intermedia, fino a quando non si arrivi alla definizione del quadro generale. Che cosa accade pro tempore ? Come immaginano la presidente e il consiglio di affrontare queste situazioni che riguardano il nodo centrale dell'informazione e che manifestano la loro difficoltà nel tempo intermedio ?

  FEDERICO FORNARO. Mi associo anch'io agli auguri di buon lavoro. Vorrei però sottoporre alla vostra attenzione una questione che si potrebbe definire di carattere pregiudiziale. Molti ragionamenti esposti dall'onorevole Pisicchio, che verranno ripresi da altri colleghi e che si collocano all'interno del piano industriale, hanno come presupposto la ricezione del segnale. Vorrei cogliere quest'occasione per tornare su un argomento che i colleghi mi hanno già sentito richiamare in altre occasioni. Mi riferisco ai problemi che si verificano in molti territori per la mancata o parziale ricezione del segnale Rai. Credo ci sia oggi un'occasione unica, in qualche modo irripetibile, ossia la riforma del sistema di riscossione del canone, con la previsione di un possibile gettito aggiuntivo. A questo scopo, la proposta e la richiesta è che il consiglio di amministrazione valuti anzitutto un tavolo di monitoraggio che coinvolga anche le regioni. Segnalo i dati di un'indagine del Co.Re.Com. Piemonte del 2014 che indicano come, rispetto al solo Mux 1, il 50 per cento dei comuni denunci problematiche di ricezione: 600.000 piemontesi non vedono il segnale regionale del TGR, e 500.000 nel Piemonte orientale hanno problemi relativi al Mux 2 e al Mux 3. Io vivo in un piccolo comune, non so che cosa sia Rai Storia, non so che cosa siano altre offerte.
  Accanto a questo tavolo di monitoraggio credo che, alla luce di questo possibile gettito aggiuntivo, possa essere pensato un piano straordinario di potenziamento degli impianti di ricezione. Ritengo, infatti, assolutamente insufficienti le risposte che arrivano da Rai Way, che ancora ieri, di fronte alla segnalazione dell'Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem), ha risposto che va tutto bene ed è tutto perfetto perché l'articolo 6 del contratto di servizio prevede che il 99 per cento della popolazione italiana sia servito almeno col Mux 1. Segnalo che ci sono il Mux 2 e il Mux 3, e che questi dati, in una regione non marginale come il Piemonte, non sono rispettati. La risposta che queste persone possono tranquillamente ricevere attraverso il satellite, e quindi sulla piattaforma gratuita TivùSat, ha ovviamente come elemento e corollario il fatto che l'utente debba sostenere un costo aggiuntivo. Pag. 6Segnalo che in Francia, per esempio, di fronte a situazioni di questo genere è l'azienda che si occupa di mettere l'antenna, cioè di mettere nelle condizioni di parificazione il cittadino che abita in un comune di montagna con quello che abita in una grande città, perché entrambi pagano lo stesso canone.
  Concludo con una battuta che non è provocatoria, ma credo che dia il senso del discorso: abbiamo, rispetto al segnale Rai, e quindi rispetto a questa problematica, cittadini di serie A e cittadini di serie B. Cogliamo l'occasione della riforma del canone per avere il più possibile cittadini di serie A. Lo si faccia o attraverso un potenziamento o con altre iniziative. Da questo punto di vista, credo che possa esserci spazio anche per altro. Diversamente, questa situazione rischia di non essere più sostenibile. Ci sono segnali di protesta e in questa fase cresceranno, evidentemente, anche azioni tese a boicottaggi. Credo che sia una questione basica mettere tutti nella condizione di ricevere.

  MAURIZIO ROSSI. Ringrazio il presidente e tutto il consiglio. È la prima volta che ci vediamo e mi fa molto piacere poter esporre alcune mie posizioni, che certamente potrete tenere in considerazione. Mi spiace rimarcare il fatto che, rispetto ai quesiti da me posti, spesso vi siano delle risposte molto evasive da parte di Rai: così è successo sino a oggi. Feci, ad esempio, un'interrogazione sul caso del reality del Monte Bianco, in cui sostenevo che volevo capire le sponsorizzazioni che erano arrivate, l'ospitalità della Valle d'Aosta, quanto avesse pagato la Valle d'Aosta, e a chi poi finissero questi soldi. È un caso molto simile a quello che è successo a Matera, e io ho sollevato la questione prima. È il caso di quanto accaduto negli anni scorsi a Courmayeur. Si dice – il dato non mi è mai stato fornito – che per gli ultimi tre Capodanni siano stati pagati da 3 a 5 milioni di euro e 5.000 ospitalità alberghiere dalla regione Valle d'Aosta. Non ho mai avuto una risposta e faccio queste domande da anni. Sono totalmente insoddisfatto delle risposte che fino a oggi sono state fornite da Rai, e forse sono molto attinenti proprio ai fatti che si sono verificati a Matera.
  Il punto principale che a me interessa portare all'attenzione del consiglio di amministrazione, del presidente e del direttore generale, però, è il fatto che il 22 dicembre scorso il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla Rai, che quindi doveva entrare in vigore quindici giorni dopo, il 7 gennaio, ma a oggi non risulta ancora pubblicato. Finché non c’è la pubblicazione non entra in vigore: aspettiamo. Il tema principale che vorrei segnalarvi e su cui occorre porsi delle domande riguarda la nuova concessione. Come fa la Rai a preparare un piano industriale se non sa quando e come sarà la concessione dopo il 7 maggio 2016 ? Sapete bene che non si può rinnovare direttamente la concessione alla Rai. Scade e poi dovrà esserci un passaggio parlamentare per l'assegnazione del servizio pubblico dal prossimo 7 maggio. Peraltro, l'articolo 5 del disegno di legge sulla Rai, anche se non ancora in vigore, è stato modificato dalla Camera nel senso di prevedere una consultazione pubblica, proprio per ricevere indicazioni su come dovrà essere il servizio pubblico dal 7 maggio 2016. Mi chiedo come faccia la Rai a preparare oggi un piano industriale in mancanza dei risultati di quella consultazione, prevista addirittura dalla legge, tanto promossa e pubblicizzata sullo stile della BBC, che peraltro lo fa seriamente con due anni di anticipo e non solo pro forma con tre mesi di anticipo sulla scadenza, come nel caso che stiamo seguendo, che non riguarda la Rai, ma che cosa dovrà essere il servizio pubblico dal 7 maggio.
  Avrete letto l'articolo del vicedirettore del Corriere della Sera Fubini, dove si diceva che la Commissione europea starebbe valutando gli aspetti di concorrenza relativamente al fatto che il servizio pubblico in Italia non sia messo a gara. Come fa la Rai a fare valutazioni di palinsesto, differenziando bene i programmi di servizio pubblico, pagati con il denaro pubblico, che devono avere una netta separazione Pag. 7contabile da quelli commerciali, secondo parametri che non potranno essere dal 7 maggio, qualora la Rai sarà ancora il futuro concessionario, quelli utilizzati sino a oggi, che rientravano nella filosofia della Rai secondo cui tutto quello che fa la Rai è servizio pubblico ?
  È molto simile a quello che ho letto su un giornale inglese sulla BBC: «Noi siamo la BBC, facciamo quello che vogliamo». È proprio riportata questa frase. È molto contestato attualmente in Inghilterra il rinnovo della BBC secondo le modalità del passato. Tante sono ancora le incognite. Non funziona così in altri Paesi. Non a caso, la Commissione europea se ne sta interessando, perché il problema non è solo italiano, anche se l'Italia sembra prima di tutto quella messa peggio e con scadenza a pochi mesi, a differenza di altri. Tante sono ancora le incognite relative al rinnovo della concessione. Per ricordarne alcune, per quanti anni verrà data la concessione del servizio pubblico ? Per quanti canali ? Dal 7 maggio si potrà inserire pubblicità nei programmi di servizio pubblico pagati con i soldi del canone o no ? Questo verrà considerato un approfittare dell'aiuto di Stato per acquistare prodotti o diritti anche sportivi con denaro pubblico, quindi aiuti di Stato. Parliamo di programmi comprati con soldi pubblici, in cui inserire pubblicità anche a prezzi particolarmente vantaggiosi, se non di dumping, com’è successo in passato da parte di Sipra.
  Quanti canali potrà fare il servizio pubblico nella futura concessione ? Uno, due, tre, quindici ? Come pensate di sviluppare il Web ? Come ho già detto in altre occasioni, in Germania è stato fortemente limitato dal governo tedesco alla concessionaria di servizio pubblico proprio per non ledere la concorrenza degli altri player sul mercato che non ricevono aiuti di Stato. In Germania, il concessionario pubblico non può tenere servizi archiviati per più di una settimana o quindici giorni.
  Vorrei sapere che cosa pensa Rai che accadrà il 6 maggio, alla scadenza della concessione della Rai, che cosa accadrà dal 7 maggio, quando ci sarà una nuova concessione per il servizio pubblico. Questi sono punti secondo me fondamentali. Non so che orientamento abbia in questo momento il Governo per arrivare da qui al 6 maggio e poi al 7. Poi sarà la Rai, poi sarà tutto uguale, ma non è stato detto da nessuno. Penso che questo sia da tenere in considerazione, così come gli aspetti di eventuali interessamenti dell'Europa.

  MAURIZIO GASPARRI. Non vedo ancora chiaro il piano che la Rai dovrà seguire in questa fase. Del resto, anche il consiglio, a cui rivolgo auguri di buon lavoro, è alle prese, eletto da poco, con norme entrate recentemente in vigore, che considero incostituzionali perché in contrasto con le norme e con i princìpi che la Corte costituzionale più volte ha sottolineato rispetto alla funzione del Parlamento come editore sostanziale della Rai. Lo dico a consiglieri che sono stati eletti da questa Commissione: si può anche dire che c’è la lottizzazione, ma è la democrazia. Anche noi siamo stati eletti da qualcuno: siamo lottizzati o siamo eletti ? Voi siete stati eletti da un organo parlamentare. Ognuno di noi ha fatto le scelte che ha ritenuto liberamente, attingendo dal campo delle competenze a questa o a quella persona. Ritengo quindi che a forza di fare una contestazione generale, poi si finisca per comprimere gli spazi di democrazia e di pluralismo, di cui il consiglio mi auguro riesca, pur negli spazi angusti lasciati, a essere garante finché la Corte costituzionale non cancellerà, come sarà inevitabile, la norma appena varata. Le sentenze dicono, infatti, che non può essere il Governo dominante sul servizio pubblico. Il senatore Rossi parla giustamente di concessione, il senatore Fornaro si riferisce a chi non riesce a vedere la televisione. Ci sono dei fattori preliminari: poterla vedere e avere la concessione. Poi c’è il problema di come articolare una sua vita democratica finché sarò un servizio pubblico. Quando sarà venduto o ceduto sarà un'altra storia. Mi auguro che riusciate, anche in questa fase di temporanea applicazione di una legge incostituzionale, finché non ci sarà più, a fare quello che Pag. 8potrete per garantire il pluralismo delle idee, anche di quelle molto diverse dalle mie.
  Cito un esempio di cronaca. Ho letto oggi sul giornale che un rappresentante del Movimento 5 Stelle ieri sera avrebbe rifiutato il confronto nella trasmissione Ballarò con un altro esponente politico, non del mio partito, perché doveva parlare da solo sulla vicenda di Quarto. Il conduttore Giannini è esterno, strapagato, percepisce un sacco di soldi. Quanta gente in Rai, di qualsiasi orientamento, sta senza far nulla e potrebbe condurre con costi minori un talk show ? È vero o non è vero quello che ho letto sul giornale ? Anche a me piacerebbe parlare da solo, senza contraddittorio. Si potrà dire che sarà il giornalista a garantirlo, ma il contraddittorio è fatto anche di certe parti, il giornalista dovrebbe essere un moderatore. Collego le due cose. Quello del pluralismo non è un discorso astratto, ma è costituito da fatti concreti. Questo fatto concreto che ho letto sul giornale mi ha meravigliato. Nei talk show c’è sempre un sacco di gente che discute, li conosco, sono luoghi che mi capita di frequentare. Che cosa pensa il consiglio di una vicenda del genere ? È vera o no ? Se lo è, secondo me è sbagliato, poi si può decidere di intervistare comunque qualcuno, ma perché è il conduttore che può stabilire di fare quattro interviste con quattro persone. Se, però, uno di noi pretende di partecipare senza contraddittorio, il servizio pubblico si appiattisce e non fa un buon lavoro. Lo dico perché c’è da fare per il consiglio, e mi auguro anche nella definizione dei piani. Non posso esprimere un giudizio su quello che avviene, perché il direttore generale, o amministratore delegato, dovrà venire in audizione prossimamente. Finora ho letto interviste e sono quelle che leggo da anni: vogliamo la qualità, non ci importa degli ascolti, dobbiamo fare le cose bene... Poi il giornalista forza il titolo, per cui si parla della Rai pop, della Rai sexy, ma capisco come funziona: sono titoli che non servono a niente. Vedremo come sarà all'opera dei fatti.
  Dico al nuovo consiglio che abbiamo discusso per mesi delle news room. Io ero uno di quelli contrari. Adesso questo piano è stato archiviato. C’è un direttore editoriale, vedremo quando verrà audito: allo stato, non sappiamo di cosa parlare. Parleremo limitatamente alla parte di competenza della commissione di vigilanza, poi come cittadini ognuno dice quello che vuole nelle varie sedi. Il mio auspicio è che il consiglio possa comunque assolvere alle funzioni di garanzia democratica e pluralista. Diversamente, possiamo abolire il consiglio di amministrazione, abolire il Parlamento e decide uno solo. A me non piace come opzione, nonostante si possa immaginare il contrario: preferisco una cosa plurale e articolata, che abbia anche dei poteri. Vi esorto, se posso permettermi, a esercitare, al di là della lettera della legge, la vostra funzione rappresentativa – ognuno ha poi la sua storia. Resta la domanda sulla vicenda di Ballarò dell'altro giorno, collegata al pluralismo.
  Non posso, inoltre, evitare di citare un fatto di attualità recente. Mi sono anche portato l’iPad, in cui c’è la canzone di Masini intitolata «Vaffanculo». Si è parlato molto della bestemmia e molto dell'orario. A me ha fatto più arrabbiare – è una canzone carina, che si può anche sentire, la conosciamo, ha vent'anni – che a mezzanotte e venti il saluto della Rai sia stato «Vaffanculo», con Masini che la cantava, e con Azzalini che cantava con qualcuno sul palco insieme a lui.

  PRESIDENTE. Gasparri, grazie, abbiamo capito.

  MAURIZIO GASPARRI. Se la manda la Rai in casa mia, posso mandarla anche io qua, siamo tutti maggiorenni.

  PRESIDENTE. È un altro discorso.

  MAURIZIO GASPARRI. Si può dire anche in Commissione di vigilanza. Se può dirlo la Rai, lo posso dire anch'io. Giusto, Freccero ? Siamo in libertà. Ero a casa mia, non partecipo a veglioni... Non ho Pag. 9detto una parolaccia, ho citato un testo musicale. Sono pop anch'io, ha detto Campo Dall'Orto che fa la Rai pop ! Mi avvio a concludere.
  Mi fido della Rai e dei suoi orari: ma anche col telegiornale, certe volte la sera arrivo alle 19.59 e siamo già alla pagina degli esteri ! Capisco che bisogna anticipare il TG1, perché a volte il TG5 anticipa, ma alle 19.59 hanno già detto tutto e ci tocca poi cercare le notizie sull’iPad. Considero marginale la questione dell'orario, mi interessano di più i telegiornali: se iniziassero alle 20 – fate una tregua tra Mediaset e Rai – uno va a casa e sceglie quello che vuole. È come il film di don Camillo e Peppone – vi ricordate ? – quando facevano la gara sull'orario. Alla fine, nessuno sapeva a Brescello che ora fosse, perché don Camillo e Peppone mettevano l'orologio indietro. Cerco di sdrammatizzare, ma mi hanno offeso più l'insulto e la bestemmia. È colpa di Azzalini ? Non lo è ? Ci sono state tante accuse ? Si faceva sempre ? Io credo di no. Ci vorrebbe un po’ di controllo su questo, non per fare il moralista d'antan. Anch'io ho trasgredito facendo sentire la canzone per un attimo... Si è parlato di gesto situazionista, ma sono un situazionista anch'io. Freccero lo sa, non ha lui il monopolio del situazionismo.
  Abbiamo interesse a che la funzione sia rispettata e che il consiglio possa svolgere le sue funzioni. Non ho votato la legge, ma c’è un problema anche di trasparenza, che l'onorevole Brunetta ha sempre rappresentato, e a cui quindi invitiamo anche il consiglio, ovvero la questione dei tetti di spesa. Abbiamo votato una risoluzione all'unanimità. Alcuni stanno gratis in Rai, anche tra i presenti, alcuni percepiscono un sacco di soldi. Abbiamo chiesto la pubblicità di alcuni compensi: che male c’è ? Facciamo parte di una casta vituperata, ma giustamente dobbiamo pubblicare tutto quello che si deve e a volte abbiamo visto che non è nemmeno sufficiente. Sulla trasparenza dei trattamenti economici invitiamo il consiglio a essere rigoroso. Peraltro, nei confronti di alcuni di voi la trasparenza è assoluta. State svolgendo il vostro lavoro gratis e vi ringrazio. Non lo ritengo giusto e mi auguro che questa distorsione venga corretta, ma non si può passare dalla gratuità allo sperpero.

  JONNY CROSIO. Posso garantirle che, se oggi il collega Gasparri sarà di turno in Senato, ci metteremo a cantare...

  PRESIDENTE. Gasparri, se è congruo l'argomento, allora voglio vedere la prossima volta in Senato. Andiamo avanti.

  JONNY CROSIO. Presidente, a parte le battute, mi hanno molto colpito le sue parole nel passaggio in cui diceva che si vuole proiettare quest'azienda nel mondo in cui viviamo. Sarebbe opportuno. Senza riallacciarmi a quello che diceva il collega Gasparri, a quello che abbiamo visto l'ultimo dell'anno – qualcuno farà chiarezza, stendiamo un velo pietoso – le cito un esempio che credo sia molto significativo accaduto qualche giorno fa in un paesino sperduto della Valtellina, Santa Caterina Valfurva, e di cui parlavo con autorevoli esponenti di televisioni nazionali europee in occasione delle tre gare di Coppa del Mondo di sci alpino, 29 dicembre 2015 e 6 e 7 gennaio 2016. Tra l'altro, siamo stati molto bravi: altri Paesi europei non sono riusciti a realizzare la neve artificiale, mentre noi ci siamo riusciti e abbiamo fatto due gare che si dovevano disputare a Zagabria. Una cosa ci ha lasciati un po’ indispettiti. Il sottoscritto fa politica, per cui non è attendibile sotto certi aspetti – mettiamola così – ma c'erano autorevoli esponenti di televisioni nazionali ed europee, l'SSR svizzera, gli austriaci, gli olandesi, i canadesi e sono rimasti allibiti, in modo particolare, anche il mio caro amico Alberto Tomba, che era presente, Deborah Compagnoni e Antonio Rossi, che conosciamo, assessore regionale in Lombardia.
  La telecronaca è avvenuta da Saxa Rubra, non c'era nessuno sul posto, forse perché è stato deciso all'ultimo momento. Benissimo, potrebbe anche andare, ma il problema è che chi da Saxa Rubra ha fatto la telecronaca non ha mai sciato, glielo garantisco. Sono un discreto sciatore: è Pag. 10andato al massimo su uno slittino – è una battuta – non sapeva di che cosa stesse parlando, un maldestro. Non pretendo le telecronache che fanno altri, in Svizzera o a Eurosport, dove sono molto bravi, ma arrivo al punto. Dico da valtellinese che dobbiamo volere che il servizio pubblico sia tale. In questo momento abbiamo subìto il calo del 60 per cento perché non c’è la neve, ma l'abbiamo prodotta noi, con grandi costi. Alla fine della stagione vedremo che cosa succederà, ma sono molto preoccupato. Credo che un punto di riflessione possa essere il seguente. Quando nel nostro Paese siamo impegnati in avvenimenti così importanti (sci alpino, sci nordico o di fondo) – anche se non abbiamo più Tomba o Deborah, dei campioncini stanno venendo fuori – se pensassimo a mandare in onda su Rai Due e Rai Tre, come succedeva una volta, alle 21.30 la prima manche e poi la seconda, facendo una telefonata a Deborah Compagnoni, che lo farebbe gratis, per un servizio di cinque minuti sulla Valfurva, su Bormio, su Livigno, per fare promozione turistica e dare una mano ai territori in difficoltà, secondo me faremmo servizio pubblico.
  Potrei polemizzare ponendo la questione di quanto abbiamo speso per Matera, ma non mi interessa. Sono cose vostre: chi è responsabile ne risponderà. Se però veramente vogliamo un'azienda al passo con i tempi, che scenda sulla Terra, dobbiamo avere un parametro di riferimento diverso. Quando siamo al Sestriere o altrove, cerchiamo di esserci. Non dico di trasmettere il campionato di curling o il salto del trampolino che sono sport di nicchia, ma abbiamo ancora dietro territori in sofferenza dal punto di vista turistico. È un'occasione per fare promozione a livello nazionale e probabilmente anche internazionale. Sarebbe importante. Presidente, se veramente vogliamo stare sulla Terra, questo è solo un esempio dei tanti a cui comunque si potrebbe pensare, ma che sarebbero funzionali a un'azienda che dovrebbe essere su questo pianeta, e sono servizio pubblico.

  MIRELLA LIUZZI. Riprendendo la questione del Capodanno, dato che vivo anche a Matera, mi sento chiamata in causa e non potevo esimermi dal porre una domanda e fare una considerazione sull'evento, non legata però né all'anticipo né ad altro, argomenti a mio avviso non così interessanti, ma ai costi e allo spostamento delle troupe televisive.
  Risulta che il personale che doveva essere presente per il Capodanno dovesse venire in parte da Roma e in parte da Napoli, mente è arrivato da Milano. Si tratta di strutture tecniche, appalti esterni e così via. Ci chiedevamo la ragione di questo cambiamento, dato che la sede di Napoli era quella più vicina all'evento.
  Un'altra considerazione è relativa a quanto è stato speso per la trasferta, o meglio per gli alloggi. Da notizie stampa, si parla di 130.000 euro per la trasferta di 300, che non è il film su Sparta, ma il numero di addetti della Rai, costata appunto alla regione Basilicata ben 130.000 euro. Questo dipende dal fatto che, secondo accordi sindacali, la categoria degli alberghi in cui può essere alloggiato il personale della Rai non deve essere inferiore a 3 stelle. Mi chiedo se a questo proposito non si potesse fare una maggiore economia.
  Un altro argomento si allontana da quelli che sono stati trattati fino adesso e riguarda il digitale e internet. Oggi ho letto su Repubblica un'interessante intervista a Tim Berners-Lee, padre fondatore dell'ipertesto, del world wide web. A una domanda del giornalista in cui gli si chiede come giudichi il fatto che l'Italia abbia così pochi utenti di internet lui risponde che la televisione pubblica dovrebbe avere un ruolo civile nell'alfabetizzazione di questi italiani, come è avvenuto con la BBC nel Regno Unito. Parla di questa missione civile soprattutto di questo attuale consiglio di amministrazione.
  Mi chiedo se sarete pronti e consapevoli – lo diciamo spesso – e sarebbe bene capire che cosa si intenda fare dal punto di vista meramente pratico per riuscire ad alfabetizzare così tanti italiani, che probabilmente non hanno mai usato internet.

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  NICOLA FRATOIANNI. Mi scuso, sono arrivato in ritardo, quindi non ho potuto ascoltare la relazione della presidente Maggioni. Anch'io faccio gli auguri di buon lavoro al nuovo consiglio.
  Erano tre le questioni che volevo porre, ma due sono state poste, dunque non le ripeterò, una dal senatore Fornaro sul tema dell'accesso effettivo al servizio pubblico. È del tutto evidente che questo è un tema ancora tutto presente, che rischia di mettere in discussione in radice ogni prospettiva e riflessione sullo sviluppo, sull'impianto dell'offerta, sull'adeguamento del servizio pubblico alla società nella quale viviamo, comprese le questioni che in ultimo venivano ricordate dalla mia collega. Su questo non dirò altro.
  La seconda questione è stata posta dall'onorevole Pisicchio. Anche a me era stata segnalata la vicenda di Televideo, in particolare una segnalazione è arrivata a lui come a me, come forse ad altri, per una difficoltà vera dal punto di vista dell'organico, per la copertura di servizi. Anche qui si tratta di capire, anzitutto, se è vero, e che valutazione ne fate; in secondo luogo, se sulla base di quest'elemento c’è una valutazione rispetto all'utilità o meno di uno strumento. Può darsi che si decida di considerare uno strumento e una parte dell'offerta inutile, non attuale, e si faccia un'altra valutazione. Si tratta però naturalmente di saperlo e di costruire su questo un elemento di programmazione trasparente.
  Infine, ho una piccolissima segnalazione, poi mi taccio perché vorrei anch'io viceversa ascoltare voi e il vostro punto di vista. Come sapete, con l'approvazione della nuova legge sulla Rai è cambiata la modalità di riscossione del canone. In occasione dell'approvazione in Senato della legge è stato approvato dal Governo un ordine del giorno, presentato tra gli altri da alcune senatrici e senatori del mio gruppo, che impegnava il Governo a valutare le soluzioni per dare continuità lavorativa a circa 100 addetti agenti di riscossione a partita IVA che da molti anni lavorano e hanno lavorato in Rai per la riscossione del canone. Il Governo non se n’è occupato, ma questa non è una novità. Gli ordini del giorno, come si dice e mi hanno insegnato il primo giorno in Parlamento, non si negano a nessuno. Io non lo sapevo, ma sono quelle cose che capitano in tutti gli ambiti della vita, quindi anche in Parlamento. Di fatto, però, a fine dicembre 2015 dalla Rai hanno cominciato ad arrivare lettere di licenziamento per alcuni questi lavoratori. Così ci segnalano 50 di questi circa 110. Ai lavoratori è stata comunicata l'interruzione del rapporto di lavoro. Per 65 restanti, si parla di una ridefinizione dei compiti dell'attività, dell'impianto contrattuale. Vorrei capire se ne siete a conoscenza, che valutazione ne fate, se c’è l'intenzione di intervenire in qualche modo. Mi rendo conto che si tratta di una piccola questione, ma è mio dovere riportarla qui.

  LELLO CIAMPOLILLO. Faccio i miei auguri di buon lavoro a tutti voi e vi ringrazio per essere qui oggi.
  Vorrei parlare brevemente di tre questioni. A proposito di ordini del giorno, durante la discussione della riforma Rai in Senato è stato approvato un ordine del giorno che prevede l'implementazione di due nuovi canali nei Mux Rai, per cui ci sarebbero due nuovi LCN da inserire sui Mux della Rai. Entrambi prevedono la diretta di Camera e Senato. A oggi vanno soltanto in streaming e attraverso satellite, quindi chi non ha una parabola, un decoder satellitare, tra l'altro spesso a pagamento, non riesce a vedere la diretta di Camera e Senato. Certo, è un input che dovrebbe partire, perché è un impegno del Governo, ma vorrei sapere se ci sono novità riguardo l'implementazione di questi due nuovi LCN. Peraltro, la Rai ha diversi Mux e si tratta, inoltre, di un'immagine di bassa qualità. So che anche la Rai possiede Mux che trasmettono in digitale con un sistema statistico, quindi occuperebbe una parte veramente minima della banda. Ne approfitto per chiedere a voi, se si può, di inserirlo sul Mux 1, che sicuramente è quello con una copertura maggiore a livello nazionale.Pag. 12
  Dei segnali ha parlato già un collega: in alcuni comuni in Puglia, nel subappennino foggiano, come Ascoli Satriano, addirittura non si riescono a vedere i canali principali, Rai Uno, Rai Due e Rai Tre. Dovrebbe essere così anche per altri comuni. Chiedo di intervenire, ove possibile, visto che ce n’è la possibilità. Almeno sfruttiamo i vantaggi del digitale terrestre: prevede, infatti, a differenza di prima, un numero eccessivo di impianti, come si sapeva sin dall'inizio, per illuminare la stessa area di copertura dell'epoca in cui Rai lavorava in analogico, ma per contro con la tecnologia digitale è possibile inserire un gap filler, per cui basterebbe mezzo watt o un watt in ogni comune non coperto, sincronizzarlo in SFN e dare la possibilità a questi comuni di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo.
  Ancora, di Radio Parlamento abbiamo parlato più volte sia in Commissione 8a, al Senato, sia in questa sede. Con la legge di stabilità è stato rinnovato l'affidamento dei servizi parlamentari a Radio Radicale con 10 milioni di euro. Non si capisce a questo punto la necessità di tenere in piedi una rete FM come quella di Radio Parlamento, visto che ci è già stato anche più volte risposto che la sua copertura non è sufficiente, essendo di gran lunga inferiore rispetto a quella di Radio Radicale. Non si capisce a questo punto la necessità di spendere soldi pubblici dei cittadini per un servizio che si duplica, ma neanche: infatti non è possibile farla ascoltare perché, a dire sia della Rai sia del ministero, il servizio di Radio Parlamento non è sufficiente.
  Ne approfitto per ricordare che questi canali – questo è un caso abbastanza anomalo – sono stati comprati dalla Rai dai privati. I privati dei servizi radiofonici locali, che avevano ricevuto dallo Stato gratuitamente quelle frequenze, le hanno vendute a Rai: una cosa abbastanza anomala. Ricordo anche che una norma consente a Rai Parlamento di accendere nuovi impianti: basta fare una richiesta al ministero. Se è un problema di copertura, Rai Way o Rai stessa possono fare richiesta presso gli ispettorati locali e chiedere l'attivazione di nuovi impianti. Questa questione è quindi da definire. In particolare, aggiungo anche una questione tecnica: Radio Parlamento ha un volume bassissimo. Il livello dell'audio che dovrebbe mantenere un impianto radiofonico è più o meno 75 kHz, mentre abbiamo verificato che è al di sotto dei 45-50. È un volume davvero basso e spesso si fa fatica ad ascoltare. In provincia di Bari, ad esempio, c’è un impianto a Cassano sui 101.07 con un volume praticamente quasi inascoltabile. Di notte trasmette musica, quindi con ulteriori costi SIAE. Qual è il futuro di Radio Parlamento in FM ? Ha senso continuare a mantenerla ? Oltretutto, l'impianto di Bari, ad esempio, va avanti addirittura con 12.000 watt, un costo sicuramente enorme per i cittadini che pagano il servizio, poi di fatto affidato a una radio privata come Radio Radicale.

  ALBERTO AIROLA. Vi ringrazio di essere qui. Vorrei farvi un appello più che entrare nel merito del servizio pubblico, in cui siamo già entrati con la presidente e il direttore generale. Questa Commissione ha prodotto parecchi atti, che vi invito a consultare e a leggere, perché ci sono parecchie indicazioni del nostro lavoro. L'appello che voglio rivolgervi è questo. La nostra precedente esperienza con lo scorso consiglio di amministrazione è stata piuttosto deludente. Pur essendoci profili anche di grande onorabilità, in realtà è stato un consiglio di amministrazione molto, troppo silenzioso.
  Da Giacomelli, durante la discussione di questa riforma Rai, abbiamo avuto garanzie che il consiglio di amministrazione sarebbe diventato un vero supporto per il direttore generale vista la configurazione verticistica e gli ampi poteri del direttore, e avrebbe avuto anche una funzione di contrappeso. Quando a Giacomelli, infatti, si muovevano giuste obiezioni, ad esempio, sulla centralizzazione delle scelte dei direttori di testate e si diceva che c’è il vaglio del consiglio di amministrazione, Giacomelli rispondeva Pag. 13che se il consiglio di amministrazione si oppone è chiaro che il direttore non può ignorarlo.
  Sulla base di questo vi chiedo di non essere assolutamente timidi. Se fosse stato per la nostra legge sulla governance della Rai, probabilmente solo un paio di voi sarebbero in consiglio di amministrazione, ma le cose sono andate così, perché chiedevamo competenza, onorabilità e soprattutto indipendenza. Probabilmente molti di voi non sarebbero in questo consiglio di amministrazione più per questioni legate alla competenza e assolutamente all'indipendenza che per l'onorabilità, ma questo è stato, la storia è questa, la Rai che abbiamo di fronte ha pochissimo tempo per cercare di sistemarsi, perché poi sarà travolta inevitabilmente dall'adeguamento dei media, del mercato e della situazione tecnologica che attualmente è molto più avanti della Rai.
  Adesso non esprimo critiche, ma vi esorto a essere operativi, intanto perché presidente e direttore hanno una grande sfida e non possono gestirla da soli, e in secondo luogo perché i problemi sono tanti. Prima facevamo la battuta «chissà se avrà più potere la vigilanza o il consiglio di amministrazione ?», noi non ne abbiamo quasi nessuno, però oggi siete qua, vi posso parlare e vi dico che potreste diventare un referente interno ai dipendenti e alle eccellenze per la segnalazione di tutti i problemi. Non c’è bisogno di venire in Commissione di vigilanza, anche se è giusto e utile confrontarsi, ma se saprete ascoltare chi in Rai ha degli argomenti, e lo fate indipendenti e proiettati alla qualità del servizio pubblico, avete tutte le risorse che vi servono.
  Vi inviano migliaia di mail e dovete rispondere. Questo è un ruolo importante, che svolgo anch'io perché anche a me arrivano. Ci sono molti interni Rai che si sono stancati di essere considerati solo una quota politica e vogliono cambiare le cose, vogliono partecipare. Questa partecipazione è sempre stata negata.
  Quando mi trovo con un caso Verro e un consiglio di amministrazione inattivo (parlo del precedente), quando mi trovo con 37 audit di un'indagine legata a gravi violazioni interne sugli appalti e continuo a sentire un triste silenzio, questo è inaccettabile. Voi avete una responsabilità, come l'abbiamo noi, politica, voi l'avete esecutiva, non posso entrare nel merito della gestione aziendale, ma posso dire al direttore come dico a voi che gli appalti al 50 per cento al ribasso non giovano alla qualità del servizio pubblico, perché non penso che mandereste vostro figlio in una scuola dove la mensa è appaltata al 50 per cento sotto costo !
  Questo è il ruolo centrale che potete avere, poi aspettiamo anche noi di avere un piano industriale perché ci sono moltissimi problemi. Avete recentemente approvato la figura di Verdelli. Senza entrare nel merito dei compiti e delle competenze di Verdelli, indubbiamente, come denunciato da USIGRAI e da altri giornalisti interni, ci si trova di fronte a delle disparità, perché avremo giornalisti non inquadrati sotto un direttore di testata che è responsabile per loro, giornalisti inquadrati sotto la Rete, che non risponde, e Verdelli si inserisce in questo sistema, quindi sarà una figura solo di coordinamento editoriale, non avrà voce in capitolo sui contenuti dell'informazione ? Forse «ni». O avrà una figura giornalistica, quindi una responsabilità ? Evidentemente no. Dobbiamo capire come avviene questo superamento della news room e, siccome è in progress e voi approvate queste cose, è giusto che si faccia chiarezza come su tutto il resto della trasparenza, ma sono questioni di cui abbiamo discusso talmente tanto che non voglio sprecare il poco tempo che ho per tornare su questi punti.
  Sulla questione dell'informazione c’è molto da dire, sicuramente in questi giorni si sono fatte tante polemiche, polemiche che all'inizio accusavano noi di fare, ma ultimamente sono state più strumento della maggioranza. Non entro nella questione di quanto sia stata sovraesposta la questione di Quarto, perché va bene fare le pulci a tutti, ma perché non vedo a Un giorno in pretura mafia capitale ? Quando ho fatto l'interrogazione mi è stato risposto che è troppo complesso, invece secondo Pag. 14me c’è un problema politico, perché quello su Tarantini e le «Olgettine», che è un processo altrettanto complesso, sta andando in onda, e con ottimi risultati di share.
  Vogliamo veramente il pluralismo, come inneggiano sempre i colleghi del centrodestra ? Bene, allora fate le pulci a noi e fatele a loro, fate l'intervista unica a Fico e fatela anche agli altri. Come se Renzi non avesse questa possibilità, da Giletti e in tutti i programmi della Rai, però non entriamo in polemica, facciamo questo.
  Ancora una cosa sugli appalti. La questione è che adesso c’è un vero disordine in Rai, perché nel timore di quanto è successo si stanno dando appalti senza una strategia, senza feedback qualitativi, in maniera molto disordinata perché si teme di concentrare gli appalti su figuri che non sono così puliti. Bisogna agire in fretta perché ci sono lavori che si possono fare in Rai ed è giusto valorizzare le professionalità interne, e lavori che si danno per forza in appalto. Su questi appalti ci sono professionisti seri, ci sono appalti seri e appalti ladri, quindi bisogna identificare un sistema e farlo in fretta perché altrimenti le aziende chiudono e muoiono.
  La stessa cosa si può dire rispetto ad altre strutture (Rai Cinema, Rai Fiction), che hanno coltivato circoletti di amici. Non si capisce perché dei film di Rai Cinema non si vedono sulla Rai, né perché dobbiamo avere una società di distribuzione, la 01, che distribuisce film al cinema evidentemente per dare un ulteriore servizio agli amici a cui si producono i film. Sono strutture vecchie che c'erano all'inizio dell'industria cinematografica. Non si capisce perché Del Brocco viene a dirci di aver prodotto 200 documentari in un anno, che sono circa 4 alla settimana, ma io non ne vedo neanche uno: dove stanno le coproduzioni internazionali, dove stanno i documentari ? C’è solo il gioco dei pacchi, ci sono soltanto le repliche degli anni ’80 in prima serata perché non si sa come riempire uno spazio intermedio tra il telegiornale e l'inizio del talk show o del programma in prima serata ? Basta ! Il servizio pubblico non può andare in vacanza in certe fasce orarie e in certi periodi dell'anno, e voi potete fare molto su questo.
  Siete andati a vedere la sede di Rai Expo ? La sede è vuota, quindi basta anche con questi sprechi. So che il direttore e il presidente si stanno adoperando per questo, ma basta con gli sprechi. Ci sarebbero molte altre cose che vorrei dirvi, ma per ora concludo. Buon lavoro.

  FRANCESCO VERDUCCI. Si tratta di un'importante audizione che attendevamo da tempo e anch'io mi unisco ai colleghi nel fare i migliori auguri di buon lavoro a questo consiglio di amministrazione che è operativo ormai da un semestre e ha il compito fondamentale di interpretare al meglio una fase particolarmente importante, una fase di passaggio nell'ottica di un rilancio dell'azienda che possa contribuire (lo dico senza enfasi) al rilancio del Paese.
  L'attenzione delle forze parlamentari che sostengono il Governo nei confronti della Rai ha questo significato: non un'attenzione capziosa, ma fare in modo che l'azienda non abbia più alibi ma possa avere tutti gli strumenti necessari al suo rilancio, per poter competere ed eccellere. Oggi, nel quadro generale della grande rivoluzione dei media, dove sempre più contano i palinsesti on demand, sappiamo che la Rai potrà vincere questa competizione solamente tornando a fare del prodotto la sua centralità. Questo naturalmente richiama il rilancio di una nuova vocazione industriale della Rai, quindi siamo molto interessati a capire già oggi in questa audizione quali siano le intenzioni in merito al nuovo piano industriale, anche perché la vitalità dell'azienda, la sua capacità di competere è assolutamente significativa per un settore industriale decisivo come quello dell'audiovisivo, che garantisce lavoro a migliaia di persone estremamente qualificate.
  Sempre più il tema Rai si lega a questo settore, sul quale come Paese abbiamo storicamente un presidio fondamentale che dobbiamo rilanciare con forza. La Pag. 15riforma vuole servire a questo, è una riforma anche organizzativa, che presuppone una fortissima innovazione di cambiamento culturale, che siamo qui a chiedere ai componenti di questo consiglio di amministrazione. La chiediamo noi, facendoci interpreti di una forte esigenza di cambiamento della società italiana.
  Bene hanno fatto all'inizio di questa audizione i colleghi Fornaro e Fratoianni a cominciare il loro intervento ponendo il tema dell'accesso, che non va banalizzato, è un tema fondamentale, spesso relegato a tema marginale mentre non lo è affatto se crediamo nel servizio pubblico, laddove grandi parti del nostro Paese vivono ancora non solo un digital divide pesantissimo, ma anche un divario legato alla fruizione del servizio pubblico che è inaccettabile e insostenibile. Da questo punto di vista vorrei che questo consiglio di amministrazione avesse la forza di recuperare fino in fondo una cultura del servizio pubblico. Il limite più grande è stato infatti averla persa o comunque offuscata in questi ultimi anni, cosa che ha nuociuto alla qualità della Rai. Spesso parliamo degli ascolti alti della Rai e poco della perdita di credibilità e di riconoscimento sociale che l'azienda ha avuto in questi anni, tema cardine del lavoro di questo consiglio di amministrazione.
  La riforma non solo fornisce strumenti, riscrive ruoli e funzioni, ma riscrive ruoli e funzioni anche di questa Commissione di vigilanza e di indirizzo, volendo accantonare ingerenze asfissianti della politica e talvolta di questa Commissione nei confronti dell'azienda. Si tratta quindi di una riforma importante anche per questo.
  Credo che una cultura del servizio pubblico sia un tema cardine e significhi non sottrarsi alla competizione del mercato, ma stare nel mercato con la capacità di distinguersi e costruire in questa distinzione una sua riconoscibilità e una sua credibilità. Il servizio pubblico deve costruire inclusione, saper raccontare i cambiamenti di una società profondamente trasformata e in trasformazione e i profondi mutamenti sociali. Quando abbiamo audito la presidente e il direttore Campo Dall'Orto ho evidenziato l'esigenza di recuperare l'ambizione di essere un pezzo non solo della cultura europea, ma di una cultura euromediterranea di fronte ai grandi sconvolgimenti internazionali.
  Servizio pubblico significa anche ripensare la pubblicità. È importante che dal 1 maggio (voglio rimarcare come risponda a un'esigenza che questa Commissione più volte ha manifestato nei confronti dell'azienda, del presidente e del consiglio di amministrazione) Rai YoYo, Rai 5 e Rai Cultura non abbiano più pubblicità, però molto ancora si può fare.
  Il tema della credibilità è fondamentale per il servizio pubblico, non voglio fare di questa l'audizione in cui parlare di quanto è avvenuto la notte del 31 dicembre, però banalmente credibilità significa anche avere le lancette giuste al posto giusto senza troppe ansie di prestazione. Penso che questa sia una cosa banale, ma nella sua banalità certamente fondamentale, fondativa di cosa significhi essere un servizio pubblico che permette di rimettere le lancette degli orologi degli italiani, anche se poi riconoscibilità naturalmente è molto altro.
  Chiudo parlando del tema dell'informazione, che attiene a noi come Commissione di indirizzo e di vigilanza ed è tanta parte del servizio pubblico. Ho letto anch'io di questa volontà di approfondire tutta la materia che riguarda le news room, la riforma dell'informazione è certamente decisiva e penso che sia stato fondamentale da parte vostra aver voluto un ulteriore approfondimento di una riforma delle news room, che come Commissione di vigilanza abbiamo non solo accompagnato, ma anche incentivato, una riforma dell'informazione in Rai che vada avanti spedita, legandola però al tema delle risorse, alla grande attenzione ai lavoratori della Rai che penso debba avere questo consiglio di amministrazione.
  In proposito vorrei conoscere la vostra opinione su un tema sul quale penso ci sia un ritardo, quello di riconsiderare pienamente alcune potenzialità in base alla riconsiderazione di alcune figure professionali. Spesso c’è un caos nell'azienda Pag. 16sulla valorizzazione delle figure professionali, sul chi fa cosa, si sono persi alcuni appuntamenti, così come rimarco uno dei temi evidenziati dalla presidente Maggioni, il tema della trasparenza su tutto, a partire dalla vostra conduzione, da quella dei ruoli apicali, degli appalti, perché ha a che fare con credibilità e riconoscibilità sociale, e il tema del web.
  Molto è stato detto su un tema che spesso la presidente Maggioni ma immagino tutto il consiglio di amministrazione reclama, quello di una nuova connessione con fasce di pubblico che in questi anni si sono allontanate dalla Rai (millennials, nativi digitali, nuove generazioni). Qui c’è un tema che riguarda i mutamenti sociali che non vengono raccontati, un servizio pubblico in cui non ci si riconosce, ma poi c’è un tema che riguarda l'offerta sul web, su cui c’è un ritardo insostenibile e reclamiamo di sapere come e in quanto tempo questo ritardo sul web, sulla rete, sulle nuove piattaforme possa essere recuperato dall'azienda.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Ho ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi e mettendo in fila le osservazioni, le proposte, le considerazioni emerge un quadro estremamente complesso. Se poi aggiungiamo l'esito dell'odierna audizione a quello dell'audizione che abbiamo avuto con la presidente Maggioni e con il direttore generale, credo che complessivamente si sia offerta al nuovo governo della Rai una posizione assolutamente chiara, forse anche esaustiva in merito alle problematiche, naturalmente ciascuno con le sfumature più attinenti alle proprie sensibilità che rappresentano la visione che la vigilanza Rai ha della difficile situazione della Rai e delle strade da imboccare per creare una prospettiva di sviluppo che la riscatti dalla situazione di impasse e di difficoltà nella quale si trova per una serie di motivi.
  Faccio un intervento molto breve e per motivi di brevità rimando al resoconto dei lavori della scorsa riunione, nella quale sono intervenuto con alcune considerazioni e richieste al presidente e al direttore generale, che non ripeto ma ho riascoltato da alcuni colleghi che sono intervenuti, né mi soffermerò su argomenti critici, che potrebbero essere oggetto di polemica.
  Non voglio fare polemiche, vorrei che con il 31 dicembre fossero consegnate al passato, gli auguri migliori per il nuovo anno sono quelli di girare pagina o di cambiare addirittura libro in merito alla mission della Rai e alle modalità con cui la nuova dirigenza intende muoversi per una sfida che considero epocale, perché potremmo dire «adesso o mai più», è cominciato un countdown rispetto agli appuntamenti che abbiamo con la storia.
  Siccome la Rai fonda la sua ragion d'essere sul nobilissimo fine di servizio pubblico che presidia le istituzioni democratiche e ne è cinghia di trasmissione all'interno di sistemi di formazione, di informazione e anche di educazione, dal piano industriale riusciremo a capire se le dichiarazioni di carattere generale che il presidente e il direttore generale hanno fatto e che in linea di principio possono essere condivise troveranno riscontro in tempi compatibili con le scadenze e gli appuntamenti che ci siamo dati anche in relazione alla legge recentemente approvata.
  Vorrei fare un flash su alcune parole, se mi permettete. Accesso: trovo quello dell'accesso un aspetto assolutamente importante ed è stato evidenziato da alcuni colleghi come sia la parola d'ordine, il passaporto di ingresso nel diritto alla fruizione.
  Mission: il nuovo consiglio di amministrazione muove i suoi primi passi in una situazione resa complicata soprattutto dall'applicazione della nuova legge, che personalmente non ho condiviso e rispetto alla quale credo non tarderà un pronunciamento della Corte costituzionale, che spero non voglia smentire se stessa in relazione ai princìpi di rappresentatività del consiglio di amministrazione stesso sia sotto il profilo numerico, sia sotto il profilo della qualità e dell'organizzazione, anche con riferimento alle funzioni del direttore generale.Pag. 17
  Il consiglio di amministrazione muove i suoi primi passi in un terreno estremamente delicato, dove la sfida maggiore è rappresentata dall'avvento delle nuove tecnologie che hanno di fatto espropriato un'intera generazione dalla fruizione dei servizi della Rai Radiotelevisione italiana. C’è infatti un'intera generazione che non accede, per cui emerge la necessità di investimenti tecnologici che creino un riallineamento e che accanto alla modalità tradizionale facciano fare sostanziali passi avanti sul versante tecnologico con un potenziamento del web che rappresenta un aspetto di particolare rilevanza, perché altrimenti rischiamo di vedere espulsa dal sistema di accesso un'intera generazione.
  Infine, gli aspetti relativi alla trasparenza, che non può essere soltanto una parola enunciata, ma deve necessariamente trovare la sua concreta e puntuale declinazione negli adempimenti, la trasparenza negli atti, nella qualità della spesa, nella possibilità di accesso alle informazioni, nei rapporti con i dipendenti.
  Di materiale ce n’è. Credo che la commissione di vigilanza abbia fornito con spirito propositivo – e in tal senso mi inserisco anche io – al consiglio di amministrazione elementi di stimolo e spunti probabilmente interessanti. Adesso non ci resta che attendere per capire se e quanto queste nostre osservazioni, valutazioni e proposte possano essere accolte.
  In tal senso, in conclusione, formulo un auspicio di buon lavoro per una Rai che possa declinare i verbi della modernità e risintonizzarsi con il cuore e con la testa del Paese. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Sono le 14.35 e abbiamo finito gli interventi, quindi chiedo anche ai vice presidenti se vogliamo andare avanti per iniziare ad ascoltare qualche risposta o rimandiamo tutto alla prossima seduta. Potremmo iniziare e andare avanti fino alle 15.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Vorrei riproporre all'attenzione sua, dell'Ufficio di presidenza e della Commissione tutta il problema della compatibilità degli orari con l'attività dell'Aula e delle Commissioni, problema che ci portiamo avanti perché c’è una sovrapposizione frequente, quindi chiederei di valutare se possa essere utilmente risolto tramite sedute serali o notturne. Sono arrivato tardi e me ne dolgo perché abbiamo terminato la riunione in Senato alle 13.03, il collega Gasparri che ha il passo più veloce del mio è arrivato un minuto e mezzo prima, ma siamo arrivati comunque in ritardo. Siccome desidereremmo assolvere al nostro dovere con la presenza costante, chiedo cortesemente che il problema venga posto all'esame dell'Ufficio di presidenza.

  PRESIDENTE. Abbiamo già scritto una lettera ai Presidenti di Camera e Senato rispetto alla compatibilità degli orari e in Ufficio di presidenza cerchiamo di organizzare le sedute nel migliore dei modi, anche in accordo con la Presidente Boldrini e il Presidente Grasso.

  JONNY CROSIO. Per evitare malintesi: in 8a Commissione al Senato abbiamo un'audizione sulla privatizzazione delle ferrovie con i sindacati e devo andare, ma andarmene da questa riunione senza ascoltare le risposte mi sembrerebbe scortese.

  MAURIZIO GASPARRI. Propongo anch'io un rinvio.

  JONNY CROSIO. Presidente, le offro una chicca: ieri Padoan non è stato così refrattario all'ipotesi di privatizzare anche la Rai.

  PRESIDENTE. Non è tema all'ordine del giorno.

  FRANCESCO VERDUCCI. Sono per terminare alle 15, cominciando con una serie di risposte in modo da utilizzare il tempo che abbiamo. Se però ci sono colleghi e capigruppo che non possono rimanere, mi rimetto a loro.

  GIORGIO LAINATI. È dal 2001 che si pone questo problema, quindi chi non era Pag. 18nelle precedenti legislature lo dice adesso, ma siamo qui da tanti anni e la sovrapposizione c’è sempre stata, quindi andiamo avanti, facciamo come dice il vice presidente Verducci e restiamo fino alle 15.

  FRANCO SIDDI, consigliere di amministrazione della Rai. Chiedo se si possa esaminare la possibilità di slittare o anticipare l'audizione del 20, perché per quella data è previsto un incontro che riguarda tutto il sistema radiotelevisivo. Certo l'Istituzione viene prima, ma questo incontro coinvolge tutti gli organismi del sistema radiotelevisivo italiano, anche quello privato, quindi alcuni di noi avrebbero delle difficoltà. Ovviamente il Parlamento viene prima, però glielo segnalo solo come problematica.

  PRESIDENTE. La ringrazio per la segnalazione, ma le dico che rimaniamo con l'audizione già fissata dall'Ufficio di presidenza per la settimana prossima, anche perché è importante completare la discussione iniziata oggi.

  ALBERTO AIROLA. Propongo una soluzione: i consiglieri che lo desiderano possono rispondere ai parlamentari che si trattengono, in modo che gli altri colleghi almeno non perdano le risposte dirette a loro. Potrebbe essere un buon compromesso.

  PRESIDENTE. Avendo ascoltato tutte le opinioni, mancano esattamente venti minuti alle 15.00, quindi potrebbero intervenire solo alcuni consiglieri. Propongo quindi di aggiornarci alla prossima seduta.

  FEDERICO FORNARO. Segnalo che il 20 è stato cambiato il calendario e, se verrà confermato il cambiamento, il Senato sarà in seduta senza interruzione sulla riforma costituzionale.

  FRANCESCO VERDUCCI. In Senato abbiamo un calendario ancora aperto, quindi la nostra convocazione per la prossima settimana è subordinata a questo.

  PRESIDENTE. Per ora rimane fermo così, poi valuteremo le esigenze del Senato.
  Ringrazio la presidente e i componenti del consiglio di amministrazione della Rai e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.40.