XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 63 di Giovedì 26 novembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Augusto Rollandin, sul federalismo fiscale nelle regioni a statuto speciale (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione):
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Rollandin Augusto , Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste ... 3 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 7 
Guerra Maria Cecilia  ... 7 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 7 
Rollandin Augusto , Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste ... 8 
D'Incà Federico (M5S)  ... 9 
Fornaro Federico  ... 9 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 9 
Rollandin Augusto , Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste ... 9 
Zanoni Magda Angela  ... 10 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 10 
Rollandin Augusto , Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste ... 10 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Augusto Rollandin ... 13

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Augusto Rollandin, sul federalismo fiscale nelle regioni a statuto speciale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione, del presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Augusto Rollandin, sul federalismo fiscale nelle regioni a statuto speciale.
  Si tratta della prima delle audizioni, dedicate al federalismo fiscale, nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano.
  Ringrazio il presidente Rollandin per la sua disponibilità e gli cedo la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  AUGUSTO ROLLANDIN, Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste. Grazie, presidente. Saluto tutti i presenti e li ringrazio per la presenza, legata alla particolare importanza del tema. Colgo con piacere l'opportunità di esprimermi in questa sede sulla questione del federalismo fiscale, un tema di cruciale importanza, che ha dato luogo nell'ultimo quinquennio a non pochi malintesi. Ritengo che questa sia la sede in assoluto più idonea per un approfondimento serio.
  Le finalità generali dell'applicazione dei princìpi contenuti nell'articolo 119 della Costituzione, cui il Parlamento ha dato attuazione attraverso la legge n. 42 del 2009 – ossia la necessità di una più equa distribuzione del carico fiscale delle imposte riscosse rispetto ai singoli territori regionali, a mezzo di compartecipazioni al gettito di tributi erariali a loro riferibili e la contemporanea perequazione a favore dei territori con minore capacità fiscale per abitante – erano già in precedenza, in larga misura, attuate per la regione Valle d'Aosta come per le altre regioni a statuto speciale.
  Passiamo a esaminare la particolarità della nostra situazione. La tecnica della compartecipazione ha consentito una crescita responsabile del sistema di autogoverno regionale a partire dalla legge n. 690 del 26 novembre 1981, recante «Revisione dell'ordinamento finanziario della regione Valle d'Aosta». La disponibilità di adeguate risorse ha consentito, nell'arco di tre decenni, non solo di far fronte all'ordinaria e corretta amministrazione, ma anche di impegnare l'ente regionale in azioni a carattere straordinario, che hanno visto la regione affiancarsi allo Stato, quando non addirittura sostituirsi a esso, rispetto a funzioni che in gran parte nel resto del Paese quest'ultimo assolve direttamente. Ricordo, a titolo di esempio, l'essenziale ruolo svolto dalla nostra regione, che si è esposta finanziariamente in prima persona a sostegno della costruzione di un'arteria di traffico internazionale come l'autostrada Aosta-Courmayeur, Pag. 4o ancora le opere di ricostruzione successive alla disastrosa alluvione del 2000, che abbiamo realizzato con nostre risorse, con un esborso pari a quasi la metà dell'intero nostro bilancio.
  Nella normalità dei casi è comunque sempre la regione a farsi carico, nella loro totalità, degli oneri relativi a servizi come l'istruzione (dalla scuola dell'infanzia all'università compresa), la sanità e l'assistenza sociale (la sanità assorbe un terzo del bilancio), il trasporto pubblico locale, la protezione civile, la motorizzazione civile, i servizi antincendio, i servizi di prefettura, il trasporto ferroviario regionale e così via, senza dimenticare l'accollo integrale della finanza locale da parte della stessa regione.
    Per converso, non va dimenticato che la modesta spesa diretta dello Stato a Trento, a Bolzano e in Valle d'Aosta, riflette gli esiti di un lungo processo di negoziazione, che dura ormai da quasi 60 anni e in base al quale le competenze statali, esercitate sui rispettivi territori e finanziariamente rilevanti, si riducono alla gestione di tributi, alla giustizia e alla pubblica sicurezza. Anche in questi casi la regione entra a sostegno delle attività statali: agli uffici dell'amministrazione della giustizia, ad esempio, assicura adeguato supporto in termini logistici, nonché il distacco di oltre dieci dipendenti all'anno per sostenere le normali attività di istituto. Anche in favore delle forze dell'ordine si realizzano, con una certa regolarità, iniziative volte a favorirne l'operatività e la situazione logistica (fornitura di attrezzature informatiche, messa a disposizione di spazi). Questo è stato finora possibile perché il livello molto alto di compartecipazione tributaria in essere – che suscita talvolta banali e superficiali accuse per un suo presunto carattere privilegiato – ha assicurato una buona capacità di spesa, per far fronte a oneri che sono quantitativamente diversi rispetto ad altre aree del Paese. Questa affermazione è però oggi meno certa che in passato – mi duole sottolinearlo – viste le pesantissime e oltremodo penalizzanti riduzioni del bilancio che il nostro consiglio regionale si troverà a dover discutere la prossima settimana, che si chiude con una cifra inferiore del 40 per cento rispetto a quello di soli cinque anni fa.
  Ritengo necessario tenere conto di contesti istituzionali radicalmente diversi, che vedono nella nostra regione, come nel Trentino-Alto Adige, un insediamento in contesto montano che sostiene costi (per servizi, scuole, trasporti e infrastrutture) con un'incidenza totalmente diversa rispetto ad aree pianeggianti. Si potrebbe a questo proposito, ad esempio, guardare attentamente al sistema di perequazione recentemente introdotto in Svizzera dalla Réforme de la péréquation financière et de la répartition des tâches entre la Confédération et les cantons (RPT), che prevede nuove modalità di compensazione degli aggravi geotopografici, in relazione ai maggiori oneri sostenuti dai cantoni di montagna, basandosi su un indice di aggravio riferito a quattro indicatori: altitudine degli insediamenti, declività del terreno, struttura dell'insediamento e densità demografica, che sono i princìpi con cui noi lavoriamo per la distribuzione dei fondi ai comuni della regione.
  I risultati di questo regime di relazioni finanziarie, molto simile concettualmente a quello federale tedesco che, come ho visto con piacere, avete approfondito nelle vostre precedenti audizioni, sono stati a mio avviso positivi. L'analisi semplicistica che spesso si prospetta in base alla spesa pro capite deve essere corretta alla radice nel metodo, perché induce talvolta a valutazioni totalmente errate. I costi sostenuti dall'amministrazione devono essere valutati complessivamente, in relazione alle funzioni complessivamente svolte e tenendo comunque sempre presente l'incidenza fatalmente più elevata della spesa nei contesti come il nostro, contraddistinti dai piccoli numeri. La maggiore dimensione demografica – è evidente – fa scendere i costi anche senza particolare virtù di chi amministra e il mantenimento della Pag. 5popolazione a bassa densità in montagna – come è altrettanto noto – comporta spese più elevate. Se, però, valutiamo la bilancia delle nostre spese pubbliche regionali sulla base del residuo fiscale, cioè della differenza tra tutte le entrate pubbliche prelevate sul nostro territorio e le risorse che vi vengono spese, molte delle leggende metropolitane diffuse negli ultimi anni sono facilmente sfatate e il dato anomalo dell'elevata spesa localizzata è riportato nella sua giusta luce.
  Abbiamo quindi affrontato senza pregiudizi la fase di revisione delle nostre relazioni finanziarie con lo Stato, convinti di dover fare anche noi la nostra parte nella ripartizione dei sacrifici necessari per il risanamento economico e il contrasto agli effetti della crisi. Gli accordi intervenuti in attuazione dell'articolo 27 della legge n. 42 del 2009, che portano all'attuazione del federalismo fiscale, non ci hanno colto impreparati: è stata l'occasione per una riscrittura di tutte le regole cardine delle relazioni finanziare con lo Stato. In base all'accordo che ho sottoscritto con il Ministro per le riforme Calderoli nel 2010, di poco successivo all'accordo di Milano con le province di Trento e di Bolzano, non soltanto è stato assegnato alla regione Valle d'Aosta l'intero gettito delle imposte erariali sul reddito e sul patrimonio dell'IVA, delle accise sulla benzina e sugli altri prodotti energetici, sui tabacchi, sull'energia elettrica, oltre ad alcune imposte erariali minori e sui proventi del lotto. Con quell'accordo, infatti, è stata anche disposta l'eliminazione della somma forfettaria sostitutiva dell'IVA da importazione che lo Stato versava alla regione fin dal 1993, in relazione alla caduta delle barriere doganali intraeuropee. Questa assegnazione statale sostitutiva ha avuto una riduzione progressiva e sarà definitivamente abrogata nel 2017. Per dare un'idea dell'impatto di questa variazione, che abbiamo accettato per l'esigenza di dare maggiore trasparenza al rapporto tra l'imposizione fiscale territoriale e la spesa sostenuta, ricordo che l'ammontare di essa raggiungeva, all'epoca dall'accordo, circa il 20 per cento dell'intero bilancio regionale.
  Questa ristrutturazione finanziaria, oggi trasfusa nella norma di attuazione del decreto legislativo n. 12 del 3 febbraio 2011, è coincisa anche con il sacrificio per la popolazione residente della parziale esenzione sulle accise dei carburanti, risalente all'immediato dopoguerra e direttamente connessa con la mancata attuazione della zona franca ancora oggi formalmente prevista dallo statuto.
  Occorre essere obiettivi e sfatare una volta per tutte il pregiudizio che nelle nostre valli si goda di condizioni di particolare privilegio.
  Tre ordini di fattori, come è stato correttamente rilevato da studiosi attenti che hanno analizzato in concreto tutti i dati disponibili sul nostro federalismo fiscale e non solo letto qualche libercolo scandalistico, devono essere tenuti presenti. Il primo fattore è la maggiore ampiezza delle competenze esercitate e la valutazione del rapporto tra le risorse e i fabbisogni. Praticamente, tranne la giustizia e gli uffici delle entrate, non c’è più nessuna funzione statale esercitata direttamente in Valle d'Aosta, in quanto esse sono tutte trasferite alla regione. Il secondo è il peso dei differenziali territoriali legati alla montanità. In base alle stime ISTAT, una strada di montagna costa tre volte di più che in pianura e il costo della vita è mediamente più elevato di circa 1.000 euro per abitante. Il terzo è l'assorbimento totale nella nostra finanza del complesso della finanza locale, alimentata direttamente dalla regione in luogo dello Stato. Questi fattori dovevano e devono essere opportunamente tenuti presenti.
  Per quanto riguarda lo stato di eccezione delle finanze pubbliche e le sue conseguenze, la raffica di interventi legislativi straordinari che, in aggiunta al patto attuativo del federalismo fiscale, mai attuato fino in fondo – la legge n. 42 ancora oggi è una chimera – ha imposto contributi a carico della regione Valle Pag. 6d'Aosta e dei suoi enti locali per il risanamento della finanza pubblica (manovre finanziarie statali nel 2010 e nel 2011, i decreti-legge cosiddetti «Salva-Italia» nel 2012, «Sviluppo e Semplificazione» nel 2012, «Spending review» nel 2012, le leggi di stabilità per il 2013 e il 2014, il decreto-legge recante «misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale 2014») ha però ormai destabilizzato profondamente l'equilibrio finanziario, facendo anche perdere alcuni vantaggi competitivi che si erano consolidati nel tempo.
  Si è trattato di un vero e proprio «stravolgimento della normale relazione paritaria di stampo assolutamente bilaterale (...) per effetto della finanza d'eccezione avviata nel 2010 per fronteggiare l'imprevista crisi dell'intera finanza pubblica italiana e che ha favorito l'assunzione di decisioni unilaterali totalmente scisse dalla ridefinizione complessiva del riparto delle risorse disponibili». C’è un'ulteriore complicazione per le regioni a statuto speciale, in quanto non sono stati fissati i criteri e devono essere questi ultimi a creare le premesse. Come capite, è abbastanza difficile trovare una soluzione, perché quello che avvantaggia uno penalizza l'altro.
  Sentiamo ormai come irrinunciabile l'avvio di una fase di normalizzazione dei rapporti, che salvaguardi i margini di autonomia decisionale che il sistema di compartecipazione consente a una regione a forte vocazione autonomistica.
  L'accordo sottoscritto l'8 maggio di quest'anno dal Presidente Renzi con la nostra regione in materia di finanza pubblica ha posto parziale rimedio ad alcuni problemi urgenti, in particolare in ordine alla disciplina del Patto di stabilità interno alla regione, ma non ha messo la parola fine a una stagione emergenziale che ha obbligato negli ultimi anni la nostra regione a sacrifici rilevantissimi e percentualmente superiori a quelli di tutte le altre regioni a statuto speciale.
  Cogliamo perfettamente i segni del mutamento di clima politico generale rispetto ai primi anni 2000, quando tutte le autonomie regionali avevano complessivamente goduto di un considerevole favore. Oggi non vorremmo che si intervenisse con intenti ingiustamente punitivi nei confronti di un sistema autonomistico come il nostro, che ha saputo assicurare nel lungo periodo garanzie elevate di prestazioni sociali e di investimento, insieme a un'attenta gestione amministrativa.
  Quello che si chiede è sicuramente un ritorno alla normalità. La necessità di ritornare a un quadro di normalità, con risorse adeguate e la salvaguardia di un'autonomia reale, è percepita molto realmente dalla nostra comunità, che non chiede di godere e non gode certamente di particolari privilegi, ma intende nondimeno esercitare concretamente l'autonomia finanziaria che lo statuto speciale le riconosce e che trova nelle norme d'attuazione concertate bilateralmente con lo Stato la chiave regolativa più opportuna e ponderata. La fiscalità non è neutra, ma condiziona sia le relazioni fra la società e i poteri pubblici che quelle tra i vari livelli di governo. In questo senso, il federalismo fiscale è anche strumento di allocazione del potere di decisione, un potere che la nostra regione, secondo quanto le riconosce la legge costituzionale approvativa del suo statuto, intende esercitare responsabilmente.
  Riteniamo che a questo punto il processo di attuazione del federalismo fiscale, brutalmente interrotto negli ultimi anni dalla necessità di ricorrere a una finanza emergenziale, debba riprendere il suo corso. A oggi, di fatto, è assolutamente inattuato sotto tutti i profili. Gli accordi che dovevano essere siglati non sono stati conclusi, ma sono stati imposti unilateralmente.
  Il nostro intento costante sarà anche quello di contribuire lealmente, sulla scorta di intese finanziarie globali e che non riducano in modo avvilente il rapporto Stato-regione a un costante mercanteggiamento, al riequilibrio della finanza Pag. 7pubblica e di accrescere nel contempo e valorizzare la nostra reale autonomia.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi per formulare quesiti, vorrei porre una questione. La specialità della Valle d'Aosta risiede sicuramente, sotto un profilo costituzionale, nella minoranza linguistica riconosciuta. Mi sembra che il presidente Rollandin abbia molto insistito, aldilà di questo dato, sulle caratteristiche proprie di un territorio montano, che ha una serie di problematiche che evidentemente richiedono un'attenzione specifica. La seconda questione che vorrei porre è quella relativa alla competenza propria di questa Commissione. Si sa che i cosiddetti «costi e fabbisogni standard» sono stati prodotti ed elaborati per tutti gli enti locali che fanno riferimento alle regioni a statuto ordinario, mentre sono state escluse le regioni a statuto speciale. Aldilà delle riserve sui risultati che sono stati ottenuti, che questa Commissione ha abbondantemente studiato, l'approccio dei costi standard, anche relativamente all'estensione alle regioni a statuto speciale, è visto con favore ? Può essere gestito dalla regione ? Non può essere assolutamente accomunato a un'analisi standard effettuata sulle altre regioni ? Questo è un tema che è tornato più volte nell'ambito delle nostre riunioni e che metto sul tavolo, perché mi sembra che sia una questione aperta.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio per questa presentazione e mi collego a quanto diceva il presidente. Abbiamo affrontato il problema dei costi standard anche come elemento conoscitivo. Secondo il parere di questa Commissione, almeno dal punto di vista conoscitivo, sarebbe stato positivo estendere la rilevazione che è stata fatta su tutti i comuni delle regioni ordinarie anche alle regioni a statuto speciale. Aldilà dell'applicazione o meno dei costi standard nelle regioni a statuto speciale, ciò avrebbe potuto dare un'informazione più completa. Mi collego a questo tema per porre una domanda. Lei ha ribadito più volte che rientra nelle vostre competenze anche il comparto della finanza locale. Vorrei alcune precisazioni su questo: vorrei capire cosa si intenda dal punto di vista finanziario.
  Nel processo di federalismo, anche gli enti locali andrebbero verso una finanza assolutamente autonoma, aldilà di quello che è successo. Si finanzierebbero con tributi e con partecipazioni ampiamente definiti. Il tema del trasferimento, che forse sarebbe quello più caratteristico entro cui sviluppare spazi di autonomia all'interno delle regioni, è ridotto al cosiddetto «trasferimento perequativo». Vorrei capire in che senso la finanza locale è gestita a livello regionale e, in particolare, come affrontate, con riferimento agli enti decentrati, il tema della perequazione.
  Lei ci ha parlato di riduzione di risorse, che ovviamente è un tema comune. L'abbiamo seguita bene negli enti decentrati e non solo, in relazione alla crisi, al consolidamento delle finanze pubbliche. Vorrei capire se, aldilà di una comparazione storica, avete anche costruito degli indicatori, per potere sostenere la sufficienza o l'insufficienza delle risorse complessive. Si tratta di un tema rilevante in generale, perché anche il sistema dei fabbisogni e dei costi standard, usato in questo caso per la finanza decentrata, ma in futuro anche per quella regionale per le regioni a statuto ordinario, è affrontato in termini di criteri di ripartizione, ma non di rispetto del principio costituzionale di adeguatezza delle risorse alle funzioni che si è chiamati a svolgere.

  PRESIDENTE. Mi permetto di aggiungere qualche domanda: la vicenda dell'IMU sulla prima casa come impatta sulla Valle d'Aosta ? Cambia qualcosa rispetto a prima ? È una curiosità mia: vorrei conoscere il sistema previgente e quello in vigore.Pag. 8
  Noi sappiamo tutti che l'impalcatura della legge n. 42 si basava sull'imposizione immobiliare. È chiaro che, smontata pezzo per pezzo, questa è l'ultima tappa. Per i comuni della Valle d'Aosta questo passaggio di eliminazione dell'IMU sulla prima casa cosa significa concretamente ? Se si passa al trasferimento, a questo punto chi fa il trasferimento, lo Stato o la regione ?
  Do la parola al presidente Rollandin per la replica.

  AUGUSTO ROLLANDIN, Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste. Per quanto riguarda i chiarimenti chiesti dal presidente Giorgetti, noi abbiamo insistito sul discorso del territorio montano non per un caso, ma perché, essendo una regione interamente montana e avendo calcolato il costo differenziale tra la funzione dei servizi offerti in una regione come la nostra e quella relativa ad altre regioni, abbiamo visto quali sono le differenze in tutti i settori, in particolare alcuni. Oltre al settore dei trasporti, che evidentemente ha questi dati «delta», anche il settore sanitario, quello scolastico e così via hanno differenziali di cui dobbiamo tener conto.
  Pertanto, noi siamo d'accordo sull'applicazione dei costi standard e non ci sottraiamo a essi, però dobbiamo tener conto che per fare soccorso in Valle d'Aosta vi è un «delta» di differimento di circa il 25 per cento rispetto al soccorso in una zona che si può raggiungere in qualsiasi momento con tempi certi. Questo è determinante. Inoltre, dobbiamo attrezzarci, perché, se dobbiamo raggiungere un soggetto durante l'inverno con le strade chiuse per valanghe o così via, mediante il sistema di elisoccorso, questo ha un costo oggettivamente molto superiore, di cui dobbiamo tener conto. Ciò nonostante, noi vogliamo adottare i costi standard, sia a livello di gestione territoriale che nelle strutture ospedaliere.
  Per quanto riguarda la finanza locale, come ho detto, noi abbiamo una gestione regionale, che ha portato i comuni all'associazionismo: abbiamo istituito le unioni di comuni, prevedendo volontariamente eventuali fusioni di comuni, che a oggi non sono state fatte. Tuttavia, sono previsti ambiti comunali con un minimo di tre comuni. Avevamo, infatti, comuni con 100-200 abitanti – credo che non siamo gli unici – e, quindi, abbiamo dovuto aggregare e fare le unités des communes, a cui abbiamo indicato obbligatoriamente una serie di servizi da mettere in comune, dovendo dimostrare il risparmio rispetto alla situazione precedente. Come finanziamento, noi avevamo affidato il 95 per cento delle entrate IRPEF regionali. Queste risorse venivano tradotte ai comuni e ripartite con i criteri di cui ho parlato prima, elaborati dalla Svizzera: territorialità, intensità di popolazione e numero di recettività (per valutare il «delta» che si registra durante l'afflusso turistico rispetto agli altri settori). Con questi quattro-cinque criteri, vengono ripartite le somme tra i comuni in due distinti capitoli: uno per gli investimenti e uno per le spese di funzionamento, che adesso devono essere ridotte in funzione della normativa che ho appena ricordato.
  Lei ha parlato della «storia della riduzione delle risorse». Questa è una realtà, non una «storia». È documentato che noi siamo passati da un bilancio di 1,7 miliardi a un bilancio di 932 milioni. A ciò si aggiunge il Patto di stabilità eurocompatibile, che praticamente ci blocca gli investimenti, che non ne sono esclusi. Pertanto, di fatto, anche se avessimo risorse in più, non le potremmo spendere, perché con il Patto di stabilità eurocompatibile dobbiamo rientrare entro limiti che ritengo assurdi. Lo stesso criterio è applicato anche ai comuni: il problema vale per tutti.
  Noi abbiamo chiesto, anche ultimamente, di passare già al regime di pareggio di bilancio, in modo da poter almeno utilizzare quelle poche risorse disponibili per gli investimenti, perché siamo bloccati anche su quel fronte. Inoltre, con il sistema in vigore non riusciamo nemmeno a pagare gli investimenti che sono stati avviati Pag. 9in precedenza. Parlo di investimenti importanti per l'infrastrutturazione, che non riusciamo a utilizzare nel modo che riteniamo opportuno e che sarebbe giusto utilizzare.

  FEDERICO D'INCÀ. Io mi aspettavo una relazione migliore. Credo che lei potesse venire in audizione con dati più pertinenti. Finalmente abbiamo saputo che il bilancio è passato da 1,7 miliardi a 932 milioni di euro. Infatti, lei aveva fatto riferimento a una spesa diminuita del 40 per cento in cinque anni. È una relazione «povera», secondo me, e spiego anche il perché. A me, che sono bellunese e, quindi, vengo da un'altra provincia interamente montana, viene da fare un confronto tra due realtà che sono simili. Lei mi dice che il suo è un territorio di 3.260 chilometri quadrati, con 128.000 persone. Quello della mia provincia è un territorio di 3.672 chilometri quadrati, con 207.000 persone.
  Io capisco perfettamente la sua realtà montana e comprendo i costi che lei deve sostenere (il costo di 1.000 euro in più per abitante e il costo triplicato per le strade). Tuttavia, ci sono realtà alpine che non hanno nemmeno i suoi soldi. La sua relazione a mio parere «povera» mi fa arrabbiare, pensando alle difficoltà che affrontano altre realtà: la sua conclusione non mi piace.
  Detto questo, che è la base del mio intervento, le vorrei chiedere innanzitutto se ci può inviare una relazione un po’ migliore, con dati che possano far capire esattamente le modalità di spesa della sua regione e che mi permettano di fare un confronto con la mia realtà.
  In secondo luogo, vorrei chiederle se si rende conto che vi sono altre zone delle Alpi, come la provincia di Sondrio, Verbania e il bellunese, che hanno problematiche identiche alle sue e che non hanno pochi soldi, ma non ne hanno proprio in questo momento; sono realtà poverissime, che vivono uno spopolamento che in 20-25 anni ci vedrà passare molto probabilmente al di sotto delle 128.000 persone che abitano in Val d'Aosta. Le chiedo, quindi, dati più concreti sulla situazione della Val d'Aosta.

  FEDERICO FORNARO. Le chiedo di inviarci cortesemente la normativa relativa al finanziamento dei comuni a cui ha fatto cenno, perché mi sembra un tema interessante da approfondire, anche in relazione al modello svizzero. È una questione su cui abbiamo più volte interloquito e, quindi, se fosse possibile avere un maggiore dettaglio, sarebbe molto utile.

  PRESIDENTE. Con il dottor Tucciarelli abbiamo osservato che la normativa svizzera a cui ha fatto riferimento poc'anzi potrebbe essere interessante da acquisire. Aldilà del contributo che può dare il presidente Rollandin, la Commissione può fare autonomamente un approfondimento specifico, per vedere come un Paese che è un po’ maestro del federalismo...

  AUGUSTO ROLLANDIN, Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste. In questa prospettiva, mi permetto di segnalare il lavoro svolto dal Canton Ticino per la riorganizzazione delle realtà comunali, che peraltro è disponibile sul web. Si tratta di un lavoro di straordinario interesse, soprattutto perché non parte, come facciamo noi, da una dimensione ottimale (3.000 o 5.000 abitanti), ma disegna i cosiddetti «bacini ottimali» partendo dalle realtà socio-economico-culturali, in base alle quali ci possono essere comuni ottimali da 15.000 abitanti e comuni ottimali da 3.000 abitanti. Intere valli, probabilmente, hanno un certo numero di abitanti, quindi non si può forzare più di tanto.
  Sarebbe molto interessante se riuscissimo ad acquisire documentazione su questo. Se riuscissimo a trovare un'interlocuzione con loro sarebbe molto utile anche rispetto al ridisegno delle unità comunali che loro hanno iniziato, che assomiglia al nostro Piemonte dal punto di vista del numero di abitanti e della proliferazione di realtà comunali.

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  MAGDA ANGELA ZANONI. Rivolgo al presidente Rollandin una breve domanda. Ho colto il segnale al quale faceva riferimento, soprattutto nella parte finale della relazione. Lei, presidente, parla della necessità di ritornare a un quadro di normalità, con risorse adeguate e autonomia reale, che è percepita molto realmente dalla nostra comunità, che, se non chiede di godere e non gode certamente più di particolari privilegi, intende nondimeno esercitare concretamente l'autonomia finanziaria.
  Forse è il momento di ripensare il rapporto fra le regioni a statuto speciale e le regioni ordinarie, a ormai 70 anni dalla Costituzione e, soprattutto, a decenni dal nuovo sistema di regolazione delle regioni. Infatti, le regioni a statuto speciale non sono più regioni che godono di privilegi, anche se sono ancora percepite come tali dalle altre regioni, perché comunque hanno avuto redditi medi più elevati, trasferimenti e così via. A suo avviso, non potrebbe essere utile un ripensamento del modello ?

  PRESIDENTE. Concludo con una riflessione «politica». Mi sembra di poter dire che il sistema delle regioni in senso lato è sicuramente «sotto attacco». Dietro alla filosofia della riforma costituzionale che proprio in queste ore viene votata dalla Camera ci sono oggettivamente una ridiscussione e un ridimensionamento dell'istituto regionale.
  Al momento, l'istituto delle regioni a statuto speciale e delle province autonome è stato preservato da questo tipo di «attacco». Mi sembra però di poter dire, senza offendere nessuno, che, nel dibattito politico, la prossima tappa, quantomeno per un ridisegno e un ridimensionamento degli spazi di autonomia, cominci a farsi strada: non è più un tabù discutere rispetto a delle questioni che fino a qualche anno fa erano quasi intoccabili, in termini di riserva costituzionale in qualche caso e politica in qualche altro.
  Quella che in qualche modo, sotto traccia, ho ascoltato anche nelle premesse è una tendenza che qui si percepisce, nel senso che il ridimensionamento di tutto l'istituto regionale inevitabilmente porterà a riconsiderare, come ha detto la senatrice Zanoni, anche il ruolo delle regioni a statuto speciale.
  Come si approcciano le regioni a statuto speciale, in particolare la Val d'Aosta, a questo dato ?
  L'attacco, finora, è stato sostanzialmente finanziario, nel senso che è stato operato per progressivi tagli unilaterali, non so quanto compatibili con la normativa e con gli statuti speciali di riferimento.
  Presumibilmente – magari sarò smentito dai fatti – prima o poi ci sarà anche un ridisegno sotto il profilo istituzionale. Questo è un dato che, secondo me, si vede all'orizzonte e di cui bisogna cominciare inevitabilmente a parlare.

  AUGUSTO ROLLANDIN, Presidente della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste. Per quanto riguarda le valutazioni sulla relazione che ho esposto, non mi aspettavo che fosse un esame: la sua valutazione non mi preoccupa.
  Ciò che ho ritenuto di dire oggi era una valutazione, aldilà dei numeri specifici che sono tutti pubblici, su qual è stato, in questi pochi anni, il percorso legato all'attuazione della legge n. 42 del 2009 sul federalismo, che non è stata applicata e che, a oggi, è uno degli argomenti più delicati.
  Infatti, tutti i provvedimenti che ho enumerato, che sono stati approvati nel periodo della crisi, prevedevano che ci fosse comunque un accordo con le regioni per capire quali fossero le difficoltà, cosa che non è avvenuta, tant’è che sono stati presentati numerosi ricorsi alla Corte costituzionale, alcuni dei quali ancora pendenti. Alcuni di questi ricorsi hanno avuto esito positivo, nel senso che si è affermato che con quel metodo non poteva essere attuato un certo principio che invece è stato adottato. I ricorsi che sono già stati esaminati hanno previsto il rispetto di alcune regole che non erano state tenute in considerazione.Pag. 11
  Io non conosco bene Belluno come lei, se ho ben capito, conosce la Val d'Aosta. Tuttavia, non credo che questo impedisca a noi delle regioni a statuto speciale di parlare regolarmente e di discutere delle tematiche in comune, che anche gli statuti prevedono in forma differenziata. Non c’è uno statuto uguale all'altro e le forme con cui si dà attuazione allo statuto danno, di conseguenza, valutazioni diverse. Non credo che su questo fronte ci siano difficoltà. Per quanto riguarda le regioni a statuto speciale, lo fanno regolarmente. C’è un coordinamento, anche per valutare quale sia, oggi, la possibilità di prevedere negli statuti adattamenti che per le altre non ci sono. Noi vogliamo ricordare che le modifiche del 2001 prevedevano che anche le regioni a statuto ordinario potessero avere forme «incrementate» di autonomia, cosa che non è avvenuta, non per colpa delle regioni speciali, ma perché non ci sono state le condizioni per arrivare a quel «delta».
  Lei parlava della ripartizione tra i comuni. Io vi potrò fare avere la legge che noi adesso stiamo rivedendo. Infatti, prima questa legge teneva conto solo della disponibilità dei comuni. Adesso, invece, avendo aggregato i comuni, abbiamo distinto le funzioni da coordinare, cioè da gestire insieme, come nel caso delle comunità montane di cui parlavo prima. Vi farò avere questa legge, in modo che possiate vedere cosa si vuole fare oggi, tenendo conto anche dei criteri. Vogliamo, infatti, tener conto dei «delta» tra i comuni che hanno già entrate proprie, ad esempio attraverso lo sfruttamento delle acque. Se un comune ha una centralina, evidentemente è in una posizione di vantaggio rispetto al comune vicino. Nel coordinamento delle unité des communes (unioni di comuni) facciamo in modo che venga messo a disposizione di tutti, per valorizzare i servizi sociali o i servizi che devono essere portati avanti insieme con questo distinguo.
  Per quanto riguarda il ritorno alla normalità, la normalità per noi è uscire dall'impatto dei continui prelievi che, anno per anno, vanno a incidere sulla programmazione. Quest'anno ce ne sono stati un po’ meno, ma negli anni precedenti, le leggi di stabilità prevedevano prelievi tra le regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale, che dovevano ripartirseli con la formula SIOPE (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), che aveva effetti distorsivi enormi, invece che in base al PIL, come sarebbe stato più corretto. Questo portava a discussioni infinite e «sballava» completamente il sistema di programmazione, perché venivano operati tagli che non erano previsti. In tal modo, non si può fare nemmeno il bilancio annuale, oltre a quello pluriennale.
  Per noi, il ritorno alla normalità significa sapere che cosa può succedere anche dal punto di vista dell'applicazione delle leggi che ricordavo sui riparti finanziari, in modo da dare certezza alla valutazione sui bilanci. Noi oggi stiamo redigendo il bilancio regionale, ma, se succede qualcosa, dobbiamo rimodificarlo in funzione delle norme che di volta in volta vengono approvate a livello nazionale.
  Per ciò che concerne il rapporto tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario, noi ci confrontiamo in sede di Conferenza e, tranne alcuni casi in cui vengono fatti salvi alcuni adeguamenti, in linea generale adeguiamo le nostre regole a quelle nazionali, anche quelle riguardanti la parte sanitaria.
  In merito ai costi standard, purtroppo non ancora resi operativi, noi attuiamo puntualmente i livelli essenziali di assistenza (LEA) e le azioni da collegarsi con le regole generali.
  A proposito del dibattito sul ruolo delle regioni, nel Nord abbiamo compiuto uno sforzo per arrivare alla macroregione alpina, che ha un senso non di fusione, ma di associazione collegata con lo svolgimento di determinate funzioni, che vanno nella logica di creare le premesse per analizzare insieme i problemi. Ad esempio, nel caso dell'arco alpino, io credo che Pag. 12i temi dei trasporti, dell'ambiente e del monitoraggio di una serie di sviluppi che devono essere svolti possano essere affrontati meglio in modo coordinato.
  Noi ci crediamo e riteniamo che la specialità sia difendibile, come abbiamo cercato di spiegare, non per avere dei privilegi, ma per avere la possibilità di far capire quale sia il risultato ottenuto e che cosa si possa ancora fare, mantenendo uno statuto che, come dicevo, va nella direzione di utilizzare al meglio le risorse, per tener conto delle differenze che ci sono.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Rollandin per il suo contributo e per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Avverto, inoltre, che questo ciclo di audizioni sul federalismo fiscale nelle Regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano proseguirà da mercoledì 9 dicembre, mentre il 2 dicembre ascolteremo il dottor Bilardo, della Ragioneria generale dello Stato.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.

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