XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 27 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, nell'ambito della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00769  Capozzolo, 7-00800  Zaccagnini, 7-00806  Rizzetto e 7-00807  Labriola, in materia di interventi per la prevenzione e il contrasto del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Sani Luca , Presidente ... 3 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Vico Ludovico (PD)  ... 7 
Zaccagnini Adriano (SEL)  ... 7 
Miccoli Marco (PD)  ... 8 
Mongiello Colomba (PD)  ... 9 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 10 
Damiano Cesare (PD) , Presidente della XI Commissione ... 10 
Sani Luca , Presidente ... 11 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 11 
Sani Luca , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, nell'ambito della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00769 Capozzolo, 7-00800 Zaccagnini, 7-00806 Rizzetto e 7-00807 Labriola, in materia di interventi per la prevenzione e il contrasto del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, nell'ambito della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00769 Capozzolo, 7-00800 Zaccagnini, 7-00806 Rizzetto e 7-00807 Labriola, in materia di interventi per la prevenzione e il contrasto del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura.
  Saluto il Ministro Martina, che ringrazio per aver raccolto l'invito delle Commissioni, e gli cedo la parola.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie alle due Commissioni per questa occasione e grazie, ovviamente, ai presidenti, onorevole Damiano e onorevole Sani, e a tutti voi per l'opportunità. Io credo che sia utilissimo fare il punto della situazione sulle attività di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare e del caporalato che abbiamo intrapreso in particolare in questo periodo.
  Come sapete, si tratta, purtroppo, di una piaga antica, che incrocia complessi fenomeni territoriali, ma anche sovraterritoriali. Penso, in particolare, ovviamente, alla questione migratoria, che incrocia in tante realtà questo problema. Si tratta di un fenomeno che il Governo è impegnato, insieme al Parlamento, a contrastare in maniera forte e alzando il più possibile il livello di risposta da parte di tutte le istituzioni territoriali e nazionali, delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali e dei cittadini stessi.
  Stiamo lavorando a questo necessario salto di qualità nel contrasto a questa inaccettabile piaga, che mette a rischio migliaia di lavoratori e compromette la credibilità di un settore composto da centinaia di migliaia di aziende oneste che rispettano la legge. È un problema di cui non ci accorgiamo certo oggi, tenuto conto che, negli anni, il Parlamento stesso ha approvato alcune novità legislative importanti.
  Io qui voglio richiamare, in particolare, ciò che abbiamo fatto insieme nel 2014, quando introducemmo, proprio con il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014 (il famoso progetto «Campolibero» cosiddetto «decreto-legge competitività»), il primo passo della Rete del lavoro agricolo di qualità. Quello fu un momento molto importante, perché, per la prima volta dopo tempo, concretizzavamo Pag. 4una strumentazione coerente anche con le tante segnalazioni e le proposte che da più parti ci erano state immediatamente fatte su questo fronte, ossia sul lato dell'innovazione degli strumenti di contrasto di un fenomeno particolare come questo.
  Insieme poi ai Ministri Orlando e Poletti in questi mesi abbiamo rafforzato la politica di contrasto al fenomeno del caporalato partendo da un immediato aumento dei controlli, con un incremento di oltre il 20 per cento rispetto ai primi otto mesi del 2014. In particolare, la Direzione generale per l'attività ispettiva del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha dato indicazione alle Direzioni interregionali e territoriali del lavoro di coinvolgere al massimo i responsabili dei servizi di prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali nelle attività di vigilanza già programmate, sulla base di intese preventive o prassi consolidate.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha così svolto ulteriori specifiche attività di vigilanza, partendo da un'analitica mappatura delle aree geografiche che negli ultimi anni hanno fatto registrare la maggiore concentrazione dei fenomeni di irregolarità e di criticità. L'obiettivo è stato quello di accertare e contrastare fenomeni di caporalato, lavoro nero o irregolare e di assicurare il rispetto delle condizioni di sicurezza in cui devono operare anche i lavoratori del settore agricolo.
  Per il 2016 abbiamo già impostato un Piano ispettivo mirato e capillare, concordato fra tutte le Istituzioni centrali e locali, proprio per combattere in tutti i territori questa battaglia. Per raggiungere il risultato sarà indispensabile la collaborazione, innanzitutto, delle migliaia di imprese agricole che, come dicevo prima, spesso anche con grandi sacrifici aziendali e facendo fronte anche a difficili condizioni di mercato, in particolare in alcuni settori, rispettano fino in fondo tutte le regole sul lavoro.
  Non ci siamo limitati al rafforzamento, nel breve periodo, dei controlli, com'era anche doveroso fare, ma abbiamo lavorato a un'azione più complessiva, con strumenti da dispiegare in stretta sinergia tra le istituzioni coinvolte. Mi riferisco innanzitutto alla «Rete del lavoro agricolo di qualità», che, come ho detto, abbiamo fortemente voluto inserire in «Campolibero» e che per la prima volta in Italia istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro agricolo.
  La Rete è guidata, come sapete, da una cabina di regia presieduta dall'INPS e composta dalle organizzazioni sindacali e dalle organizzazioni professionali agricole insieme ai rappresentanti dei ministeri interessati (ossia i Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze) e alla Conferenza delle regioni e delle province autonome. La cabina è, ad oggi, a tutti gli effetti un organo permanente di coordinamento per le politiche di contrasto al caporalato e al lavoro nero.
  Insieme al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti, abbiamo chiesto alla cabina di regia della Rete di proporre un Piano in più azioni per la lotta al caporalato e al lavoro nero. Il Piano, presentato dall'INPS, è in fase di discussione con tutte le componenti della cabina, proprio per avanzare con strumenti immediatamente operativi nel contrasto al fenomeno e anche per qualificare quest'azione per fasi successive, andando oltre il fondamentale potenziamento dei controlli sul campo. Questo rimane pur sempre il primo step cruciale che noi abbiamo fatto e che intendiamo confermare anche, come dicevo prima, per il 2016 e, quindi, per i mesi a venire.
  Con la Rete abbiamo introdotto un meccanismo che premia le imprese che si contraddistinguono per la regolarità nei vari ambiti della loro attività, al fine di innescare un circolo virtuoso volto a contrastare il fenomeno del lavoro sommerso in agricoltura. Possono fare richiesta di iscrizione alla Rete, infatti, le imprese agricole che siano in possesso dei requisiti di regolarità sotto il profilo lavoristico, previdenziale e tributario previsti dalla legge. In poche settimane già 400 imprese agricole hanno chiesto di aderire alla Rete. Io qui colgo l'occasione per ringraziare Pag. 5l'INPS, i sindacati e le associazioni di categoria per il lavoro prezioso che è stato istruito finora.
  È motivo di ulteriore impegno, inoltre, l'attenzione che la «Rete del lavoro agricolo di qualità» sta ottenendo anche presso la grande distribuzione organizzata e presso i buyer internazionali che hanno mostrato interesse alla certificazione garantita dalla Rete per la selezione dei loro fornitori.
  È finalmente possibile potenziare il percorso di contrasto al fenomeno dello sfruttamento e delle illegalità nel lavoro agricolo, che sia, nello stesso tempo, di semplificazione e di trasparenza per le aziende, cui l'iscrizione alla Rete garantisce un minor peso dei controlli. La vera sperimentazione che stiamo cercando di concretizzare con la Rete sta proprio in questo: creare un meccanismo virtuoso in cui la certificazione della legalità assoluta sul versante lavoristico diventi fattore qualitativamente premiante per quelle stesse aziende. Questo si garantisce con un livello di gestione dell'attività di controllo sulle imprese certificate di minore impatto burocratico-amministrativo per le imprese stesse.
  È del tutto evidente che si tratta di una scommessa, ma è anche del tutto evidente che si tratta della frontiera più avanzata e potenzialmente, a mio giudizio, più interessante di questa sperimentazione. Questo sarà possibile se riusciremo a costruire anche una «fase 2», come molto spesso abbiamo discusso, ossia se questo meccanismo virtuoso si traduce anche in un nuovo strumento di relazione con il cittadino consumatore e, quindi, nella possibilità che il cittadino consumatore possa riconoscere nella leva della «Rete del lavoro agricolo di qualità» un elemento virtuoso, che orienti la sua capacità di scelta rispetto ai prodotti agricoli che acquista.
  Da questo punto di vista, si tratta, come dicevo prima, di un cambiamento significativo anche nel rapporto tra Stato, imprese e consumatori, perché, a seguito di puntuali verifiche preventive effettuate anche grazie alla preziosa collaborazione delle associazioni di categoria, si comporrà una griglia selettiva per individuare, valorizzare e premiare le aziende che sapranno essere virtuose nel tempo. Rafforzare la premialità a favore delle imprese sarà uno degli obiettivi attorno ai quali coordinare le politiche nazionali e regionali, per esempio in relazione anche alla programmazione dei Fondi strutturali fino al 2020.
  Noi vogliamo che questo strumento diventi ancora più forte e sottolineo con soddisfazione che le risoluzioni presentate vanno in questo senso. Si tratta di una direzione su cui si è già, peraltro, raggiunta una condivisione di intenti tra il Governo e il Parlamento in sede di approvazione in prima lettura al Senato del disegno di legge Atto Senato n. 1328 (il cosiddetto «collegato agricoltura»). Proprio l'articolo 30 del disegno di legge collegato prevede l'introduzione di una serie di integrazioni e modifiche alla disciplina istitutiva della «Rete del lavoro agricolo di qualità». In particolare, voglio sottolineare la previsione che alla Rete possano aderire, attraverso apposite convenzioni, gli Sportelli unici per l'immigrazione, le Istituzioni locali, i Centri per l'impiego e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura.
  Dobbiamo dare, quindi, alla cabina di regia della «Rete del lavoro agricolo di qualità» questa capacità di intervento, più trasversale e diffuso. Desidero anche sottolineare la necessità che la cabina di regia lavori, come sta facendo, per impostare delle vere e proprie task force a livello territoriale, in particolare, ovviamente, in alcuni contesti.
  Molto importanti sono anche le innovazioni relative a una tematica molto delicata, quella che afferisce al trasporto dei lavoratori agricoli, questione affrontata anche nelle risoluzioni in discussione. Con le innovazioni contenute nel richiamato articolo 30, i soggetti provvisti di autorizzazione al trasporto di persone che intendano provvedere al trasporto di lavoratori agricoli avranno la possibilità di stipulare apposite convenzioni proprio con la Rete. Pag. 6Gli enti locali potranno stabilire che la stipula della convenzione sia condizione necessaria per accedere ai contributi istituiti allo scopo dai medesimi enti. I costi del trasporto e le modalità della loro ripartizione tra aziende e lavoratori saranno stabiliti dalla contrattazione con le organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
  Stiamo, inoltre, studiando la possibilità di mettere a disposizione della Rete, in collaborazione con l'INPS, il potente strumento telematico georeferenziato del SIAN, il Sistema informativo agricolo nazionale, rafforzato dal progetto «Agricoltura 2.0» nella «Strategia per la crescita digitale 2014-2020» per una gestione semplificata, non burocratica e non cartacea, di un unico registro all'interno del fascicolo aziendale, di tutti i documenti dell'impresa agricola relativi al lavoro utilizzato, con il supporto sussidiario, naturalmente, anche dei Centri di assistenza agricola.
  La semplificazione è stata ed è una strada necessaria anche per rendere i controlli ispettivi più efficaci. L'abbiamo sempre detto: noi abbiamo bisogno di investire sulla semplificazione per rendere più pregnanti le attività ispettive e di controllo. Questo meccanismo di investimento anche sulle nuove frontiere dell'innovazione tecnologica è un punto irrinunciabile, se vogliamo che il saldo sia positivo per l'intera operazione che stiamo cercando di fare, in particolare nell'implementazione delle attività di controllo e di contrasto al lavoro nero e al caporalato.
  Insieme al Ministero della giustizia e al Ministro Orlando abbiamo messo a punto un importante pacchetto di norme penali che rafforzano il contrasto al fenomeno, consapevoli della necessità di accompagnare la fase preventiva con ancora più efficaci strumenti di repressione. Il Governo ha presentato il 20 ottobre scorso, nell'ambito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti «Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata» (Atto Camera n. 1138 e abbinate), specifici emendamenti volti a prevedere la confisca di tutti i beni che servirono o che furono destinati a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto e il profitto. In caso di indisponibilità di questi beni, sarà consentita la confisca, per equivalente, su altri beni di cui il reo ha comunque disponibilità.
  Abbiamo, inoltre, proposto l'introduzione del principio della responsabilità oggettiva degli enti per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Lo sfruttamento dei lavoratori, infatti, va sempre a vantaggio delle aziende, che spesso sono costituite in forma societaria o associativa. La modifica proposta prevede, di conseguenza, un ulteriore caso di responsabilità dell'ente, a prescindere da quella individuale, in tutti i casi in cui il reato sia stato commesso nel suo interesse o a suo vantaggio.
  A tali misure, già proposte, potranno affiancarsi specifiche disposizioni, per la tutela delle vittime del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, e circostanze attenuanti, per chi decida di collaborare con la giustizia per scoprire tale reato. La consapevolezza è quella che noi, ovviamente, dobbiamo rompere il «muro di gomma» che troppo spesso scherma ancora questo reato, che crea connivenze e si nutre del timore di chi, per disperazione, accetta qualsiasi condizione pur di lavorare.
  Il rispetto dei lavoratori e la garanzia della loro sicurezza sono per noi tutti princìpi non trattabili e io sono sicuro che su questo punto ci sarà, come c’è stata fin qui, la fattiva collaborazione operativa di tutte le forze politiche, perché di lavoro non si può e non è più tollerabile pensare che si possa morire in questo Paese. Io rivendico l'impostazione che il Governo ha dato, in particolare in questa fase, alla sua strategia di contrasto a questo fenomeno e, naturalmente, sono a disposizione per implementare ulteriormente il set di interventi che abbiamo sin qui impostato e per raccogliere tutte le sollecitazioni che, giustamente, questa grande e delicata materia merita.
  Grazie.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Grazie. Per l'organizzazione dei nostri lavori avverto che abbiamo a disposizione circa venti minuti. Pertanto, io darei priorità a un intervento per gruppo, nell'ordine di tre o quattro minuti, per poi consentire al ministro una breve replica.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUDOVICO VICO. Grazie, presidente. È fuori discussione che l'impegno del ministro e dei ministeri su questa grande questione del fenomeno del caporalato sia ripreso con elementi di grande positività, senza dimenticare le vicende che hanno sollecitato nuovamente la sensibilità nel Paese, che spero non vada alla deriva, e i loro protagonisti, che sono importanti al pari delle dinamiche di cui sono rimasti vittima.
  Svolgo due considerazioni semplici. In primo luogo, mi sia consentito di riferire che sabato mattina ero a Grottaglie, comune della provincia di Taranto, zona importante per la diffusione del fenomeno per tante ragioni, che qui non elenco. Come parlamentare, sono stato avvicinato da un lavoratore maschio. Nel fenomeno c’è una prevalenza, come sapete, di lavoratrici. Si è avvicinato – era una persona che conoscevo superficialmente – e mi ha esibito la seguente busta paga: 27 giorni di lavoro per 1.250 euro – ci sono anche molti elementi di regolarità, anche se limitata, da questo punto di vista – di cui 350 consegnati al conduttore del pullman che lo porta al lavoro. Non aggiungo altro: 350 euro sono stati consegnati al conduttore del pullman da 50 posti. Io penso che non ci sia commento a quanto vi riferisco in qualità di parlamentare.
  Cosa voglio dire ? A tutto quello su cui stiamo lavorando – è giusto dire che stiamo lavorando e il ministro ci riferisce oggi in sede di discussione di diverse risoluzioni – io mi permetto di aggiungere un elemento. So che «aggiungere» non è un termine giusto, perché i problemi sono già tanti e il fenomeno è complicato e molto interessante da investigare, per uno che si occupa di studiarlo nell'arco degli ultimi trent'anni. Io mi permetto di invitarvi a non sottovalutare il peso che hanno i trasporti, cosa non riduttiva di tutto quanto è stato detto, nonché il valore dell'impegno temporale con cui i ministri, in maniera integrata tra loro, ritengono, non solo di giungere con rapidità all'approvazione di singoli provvedimenti, come è ovvio, ma anche di aprire una nuova stagione con una legge più organica. Come ogni legge, essa assume senso e significato nelle sue dinamiche applicative, ma una parte sensibile del Paese, e del Mezzogiorno in particolare, e molte lavoratrici e molti lavoratori attendono questo segnale, che il ministro con grande sensibilità ha saputo dare durante i suoi interventi insieme agli altri ministri.
  Grazie.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, ministro. Cercherò di essere breve. È molto positivo che lei abbia affrontato la questione della lotta al caporalato in questi termini con il Ministro Orlando e che voglia mettere in campo una serie di misure per contrastarlo.
  Vengo subito alle misure che probabilmente diventeranno legge prima del decreto, che forse verrà emanato a breve, ossia alla questione della confisca dei beni e della dimensione mafiosa del reato. Io vorrei, se possibile, fare un distinguo.
  Esistono «caporali bianchi» e «caporali neri». Il «capobianco» è quello che fa parte di una associazione mafiosa – perché c’è una dimensione associativa e sistemica. Si tratta di una persona che riesce ad operare in maniera coerente con le norme antimafia già vigenti e gestisce anche trenta squadre di lavoro e ha i contatti con la criminalità organizzata del territorio.
  Il «caponero», invece, è il singolo che in quel momento guida il pulmino, che non è neanche suo, e che gestisce soltanto una squadra di lavoratori e si trova poi a essere erroneamente colpito dalle norme sull'associazione mafiosa, al contrario della realtà dei fatti. Secondo me, è importante tenere presenti queste differenze Pag. 8e punire con la normativa antimafia chi effettivamente ha contatti con la criminalità organizzata, laddove c’è una dimensione associativa e sistemica.
  L'altra questione è quella dell'intermediazione, che è la principale con riguardo al caporalato. Qui ci vuole uno sforzo maggiore, io credo, o almeno occorre definire misure operative efficaci per creare un'intermediazione pubblica o una convenzione fra la Rete e i centri per l'impiego. Questa convenzione esiste ma bisogna darle corpo. Bisogna capire di che cosa si tratterà e se saranno effettivamente i centri per l'impiego a svolgere il ruolo di intermediazione nei territori.
  Forse, per non creare duplicazioni, questa sarebbe la scelta opportuna, ma i centri per l'impiego, a questo punto, dovrebbero essere provvisti di strumenti anche eccezionali, vista la stagionalità delle produzioni – e anche orari eccezionali di apertura mattutina all'alba – in modo da essere in grado di creare liste di lavoratori, il giorno prima o in tempo reale. Con gli strumenti di oggi forse è possibile.
  Io credo che incrociare i dati e le banche dati, riferirsi agli indici di congruità e trovare altre misure possa veramente dare la possibilità di ricreare un'intermediazione pubblica, che sappiamo ormai essere svanita da alcuni decenni, obbligando le aziende a chiamare i lavoratori dalle liste. Questo non è più possibile, ma dobbiamo ricreare un meccanismo per cui non sia soltanto il mercato, in questo caso la criminalità, a offrire il servizio di messa a disposizione della manodopera.
  L'ultima questione – e chiudo, presidente – è la questione della Rete. La Rete era stata proposta dalla FLAI-CGIL un po’ di tempo fa proprio per svolgere il ruolo di intermediazione. È positivo per noi che sia previsto anche un meccanismo di premialità, attraverso una white list, cui le aziende hanno la possibilità di accedere. Noi crediamo, però, che debba essere mantenuto un regime di controlli per un biennio, o, quanto meno, per il primo anno, per poi, eventualmente, passare a un regime semplificato.

  MARCO MICCOLI. Grazie, ministro. Io parto proprio dall'approccio che il ministro ha adottato quest'estate quando, a seguito delle vicende drammatiche delle morti sui campi del nostro Paese, ha definito la nostra battaglia contro il caporalato simile a quella che abbiamo condotto fin qui contro la mafia.
  Io sono d'accordo e apprezzo lo sforzo che in questo momento è stato messo in campo per essere conseguenti a quell'affermazione, che sicuramente ha stimolato anche l'iniziativa delle Commissioni lavoro e agricoltura, non solo con la presentazione delle risoluzioni oggi in discussione, ma anche con la presentazione di specifiche proposte di legge.
  Vengo al punto. Ho apprezzato molto le cose che ha detto il ministro e i provvedimenti messi in campo. Tuttavia, c’è un punto che riguarda un aspetto dei provvedimenti da mettere in campo, che devono incidere, secondo me, sull'aspetto più drammatico, in cui il caporalato opera con più efficacia e in cui la criminalità organizzata nasconde meglio il proprio interesse. Il tema consiste nel comprendere come noi, a monte del fenomeno del caporalato, possiamo dare la possibilità ai migranti di avere la forza di opporsi a questo stato di cose. L'aspetto che ha reso finora insufficienti le normative vigenti è rappresentato sostanzialmente dalle inefficienze rispetto a questo quadro, ossia alla possibilità che i migranti hanno di contrastare in prima persona questo fenomeno.
  Il fenomeno del caporalato, peraltro, sta cambiando. Il caporale non è più un nostro connazionale. I caporali ora sono dei migranti. Ogni etnia ha il suo caporale, che raccoglie i lavoratori migranti in giro per i nostri territori. Devo dire che questo è l'espediente che ha reso il sistema più difficile da attaccare, perché, ovviamente, quel migrante, quel caporale, spesso è un migrante senza permesso di soggiorno, che non ha prospettive e che non ha lavoro.
  Il problema è che noi nella serie di provvedimenti attualmente in discussione dovremmo anche prevedere alcuni punti che non riguardano, ovviamente, la competenza Pag. 9del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ma che comunque andranno a incidere, anche indirettamente, su tutto quello che tale Ministero sta facendo. Dovremmo cioè prevedere modifiche al Codice penale e alle norme sull'immigrazione della la cosiddetta «legge Bossi-Fini». Se non andiamo a incidere su quegli aspetti, non riusciremo a rafforzare la possibilità dei migranti di aiutarci a contrastare, insieme a loro, questo fenomeno.
  Ripeto, spesso si è giocato molto sull'individuare i caporali come i veri soggetti da colpire. Oggi, essendoci questa nuova organizzazione del caporalato, c’è da spostare l'attenzione sui datori di lavoro. Oltre alla confisca dei beni, bisognerà prevedere un inasprimento delle pene per i datori di lavoro che utilizzano migranti senza permesso di soggiorno e rafforzare i controlli, non limitandoli a quelli strettamente connessi al lavoro agricolo, ma estendendoli anche all'accoglienza, ai territori, al rapporto con le questure e con le stazioni dei Carabinieri. C’è poi l'altro aspetto, che riguarda la possibilità di rivalsa di questi lavoratori migranti anche quando non stanno più nel nostro Paese. Si punta molto, infatti, da parte delle organizzazioni criminali e dei datori di lavoro che utilizzano questi lavoratori, sull'impossibilità da parte dei lavoratori migranti di fare una azione di rivalsa anche in un secondo momento, anche quando sono espulsi o anche quando cambiano Paese.
  Quello che voglio dire è che noi dovremmo individuare tutti gli strumenti utilizzabili in questa fase. Nelle proposte di legge che abbiamo presentato noi parlamentari ci sono previsioni che non ritroviamo nei provvedimenti preannunciati dal Governo. Volevo capire dal ministro come possiamo lavorare in sinergia, portando avanti le nostre proposte insieme a quelle che il Governo sta opportunamente proponendo in questo periodo.

  COLOMBA MONGIELLO. Intervengo brevemente. Il tema è complesso e il collega Miccoli mi offre anche l'opportunità di affrontare una questione che non è venuta fuori, ossia il tema dell'assunzione di migranti clandestini. In alcune proposte di legge questo tema era stato affrontato introducendo una sorta di meccanismo di premialità per coloro che denunciano. È un tema che io pongo all'attenzione del ministro.
  Noi non siamo intervenuti – a me fa piacere questo – sull'onda dell'emozione, perché il problema deve essere affrontato in maniera strutturale. Questo è il tema di fondo. Un conto è il caporale, un conto è l'intermediazione illecita. Ricordo che è stata approvata in Commissione giustizia anche l'estensione al caporalato delle norme del Codice penale, riguardanti la confisca e la sanzione dei committenti, perché era inaudito che venisse colpito colui che guida il pulmino e non colui che ha dato la commissione. Tuttavia, c’è l'altro aspetto, di natura strutturale, che richiede un intervento che incida un po’ su tutte le regole del lavoro agricolo.
  La white list che il ministro ha previsto in «Campolibero» offre l'opportunità di avere un luogo fisico di intermediazione per fare incontrare domanda e offerta. È una sorta di white list positiva, in cui tutti coloro che vogliono iscriversi devono avere determinati requisiti, altrimenti la white list non potrebbe essere una sorta di marchio di qualità rispetto al lavoro vero e non al lavoro nero. Questa è la prima risposta a un tema complesso.
  Nell'articolo 30 del disegno di legge collegato in materia di agricoltura c’è un altro punto che riguarda un'altra questione. Io ne sono anche molto contenta, perché si tratta dello stralcio di una proposta di legge che avevo presentato io. Ne sono molto contenta anche perché, evidentemente, funziona. Che cosa diciamo noi parlamentari ? Diciamo quello che ha detto il mio collega Vico: va benissimo la white list, ma dobbiamo portarla, con il supporto telematico dell'INPS, anche a livello territoriale. Lo stesso schema nazionale deve essere ripetuto a livello territoriale. Noi dobbiamo interdire la figura del caporale, ma la elimineremo soltanto se riusciremo a fare incontrare le due Pag. 10parti. Quindi, dobbiamo avvalerci del luogo fisico, del sistema telematico dell'INPS e soprattutto di tutto il sistema di servizi e – in particolare – dei trasporti, in maniera tale da eliminare la necessità di ricorrere al caporale.
  È ovvio che, in questa sede, si sarebbe potuto fare una discussione più ampia per quel che riguarda il meccanismo di premialità delle imprese, basato sulla convenienza per le imprese di emergere. Noi avevamo pensato a un euro a giornata lavorativa. Era un'ipotesi di lavoro, ma ce n'erano anche altre. Il tema è complesso, ma questo significa anche dare una risposta strutturale.
  In conclusione, io dico sempre che questo è un problema legato al mondo del lavoro agricolo, che è un mondo a sé stante rispetto ad altri tipi di lavoro, che non abbiamo affrontato neanche in sede di discussione su altre tipologie di lavoro, per il quale la sola risposta non può essere il voucher. Approfitto di questa sede per parlarne.
  Noi abbiamo definito il voucher in una maniera particolare, come modalità di regolarizzazione del lavoro occasionale. Ma non può diventare il sistema strutturale di intervento per colmare una mancanza. Va bene la white list e vanno bene le convenzioni a livello territoriale e tutto il sistema dei trasporti da introdurre. Lo facciamo con l'articolo 30 del disegno di legge collegato in materia di agricoltura ? Va benissimo. Lo facciamo con un altro strumento ? Io sono contenta lo stesso. Evidentemente queste idee funzionavano. Se lo fa il ministro, sono contenta lo stesso, purché diamo una risposta seria a un problema che, purtroppo, è stato visto negli ultimi tempi come un problema che macchia un made in Italy di qualità.

  SILVIA BENEDETTI. Come Movimento 5 Stelle, noi ci siamo resi conto di una cosa, ossia che tante norme magari sono già vigenti. È chiaro che si può sempre migliorare, ma è mancato proprio il controllo, la presenza dello Stato a fronte di questo fenomeno.
  È per questo motivo che volevo chiedere al ministro, visto che noi puntiamo all'incremento dei controlli su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle aree dove questo fenomeno è presente in maniera radicata, se ha già predisposto azioni in tal senso.
  Un'altra cosa che ci è venuta in mente e che troviamo possa essere, a sua volta, uno strumento di controllo è la possibilità di attivare un «numero rosso nazionale», un numero di riferimento cui possano essere trasmesse le denunce di situazioni di questo tipo. Quello che è mancato negli anni è anche conoscere i ruoli e le competenze in questa materia. Questo potrebbe essere un altro modo per arrivare alle informazioni che servono per controllare e per applicare la legge.
  È chiaro che noi auspichiamo un'azione sinergica: da una parte il controllo e dall'altra l'azione dello Stato che, in un certo senso, dovrebbe diventare «caporale di riferimento» – passatemi il termine –; lo Stato dovrebbe, cioè, rendere più facile e più fruibile quel servizio di intermediazione e di trasporto che molte aziende dell'agricoltura, purtroppo, usano perché per loro è più realizzabile e più fattibile. Abbiamo proposto anche tutta una serie di impegni in tal senso.
  Quello che mi premeva capire era se ci fosse già la previsione di un aumento dei controlli per renderli più efficaci e più capillari sul territorio. Grazie.

  CESARE DAMIANO, Presidente della XI Commissione. Io ho molto apprezzato l'azione del Governo, del Ministro Martina e degli altri ministri quando, questa estate, sono scoppiati gli ultimi casi di cronaca. Noi abbiamo una sensibilità particolare sul problema del caporalato.
  Io non voglio aggiungere altre argomentazioni rispetto a quelle che ho sentito. Sono d'accordo sul fatto che non si debba concentrare l'azione solo sui caporali, ma anche su coloro che chiedono ai caporali l'intermediazione di manodopera. Io sono molto colpito dal fatto che poche «mele marce» – le chiamo così – deturpino territori straordinari, dal Nord al Sud. Pag. 11Penso alla mia terra, la Langa, patrimonio dell'UNESCO, con i caporali macedoni. È un'offesa all'intelligenza e allo sviluppo di qualità, oltre al fatto che si mettono in pericolo le vite umane e non si pagano nel modo giusto le persone.
  Quello che io chiedo al ministro, però, è questo: presenti in Parlamento il decreto, così ci lavoriamo, in modo tale che ci sia un'accelerazione. Io credo che il decreto sia pronto, mi risulta che sia già stato esaminato in un pre-Consiglio dei ministri. Bisognerebbe, secondo me, chiedere un'accelerazione al Governo, in modo da potere entrare nel merito. Possiamo aggiungere, migliorare e ottenere quello che ci viene proposto, anche perché le linee-guida mi sembrano estremamente importanti e mi pare che colgano l'essenza della questione, ossia il lavoro trasparente e la salvaguardia della dignità e della vita delle persone.
  Io farei, dunque, questa richiesta di un'accelerazione, cioè di arrivare subito al punto, pur sapendo che c’è, come si dice, tanta carne al fuoco e che ci sono tanti decreti da esaminare. Questo, però, mi sembrerebbe un punto essenziale da trattare con urgenza.

  PRESIDENTE. Grazie. Ministro, abbiamo pochissimo tempo.
  Do la parola al Ministro Martina per la replica.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Voglio ringraziarvi per le indicazioni che sono arrivate dagli interventi che ho sentito. Alcuni punti me li sono segnati. Sarebbe, anzi sarà importante riprenderli nel lavoro che faremo insieme.
  Per quanto riguarda l'iniziativa di Governo nell'impostazione anche di una strumentazione d'urgenza, noi siamo pronti. Abbiamo condiviso una serie di passaggi fondamentali con gli altri due ministeri di riferimento, cioè il Ministero del lavoro delle politiche sociali e quello della giustizia. Vediamo come si può sviluppare esattamente l'indicazione che anche il Presidente Damiano ha richiamato.
  Mi sembra che anche alcuni spunti, che aggiungono all'impostazione che ci siamo dati alcuni elementi di novità, possano essere senz'altro accolti all'interno della strategia più generale. Anch'io sono dell'idea di immaginare questo intervento, così come avevamo pensato all'avvio della «Rete del lavoro agricolo di qualità», non a caso, in «Campolibero», nella logica di risposte strutturali e non solo emergenziali o emotive al fenomeno. Questa è la chiave vera che, credo, tutti noi riconosciamo e che ci induce a un lavoro che prepari anche la nuova stagione, introducendo alcune novità fondamentali.
  Da parte mia vi riconfermo la totale attenzione su questo fronte. L'impegno è anche coordinato con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della giustizia, con la necessità di arrivare poi a una iniziativa del Governo su questo fronte, che dia modo anche al Parlamento di affrontare la questione in tutta la sua complessità. Da qui viene anche, secondo me positivamente, l’input per uno strumento come il decreto, se ce la facciamo a farlo, che ci consentirebbe di affrontare nella sua unitarietà tutta la sfida. Questo sarebbe, ovviamente, molto interessante e molto utile. Continuiamo a lavorare insieme e vedrete che queste novità saranno utili, in particolare al settore agricolo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Martina e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.50.